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Ieri si è svolto nella sede partenopea un referendum analogo a quelli che si sono tenuti nei giorni scorsi in tutti i siti del colosso dei call center, a Roma, Palermo, Milano, Catania e Rende. Lavoratori e lavoratrici hanno rifiutato la breve proroga dei Contratto di Solidarietà (CdS) come strumento di gestione della crisi, dopo che per anni l'azienda ha accumulato profitti grazie a sgravi ed incentivi ricevuti dallo Stato. Almaviva ha infatti iniziato ad usufruire dei CdS già dal 2013, non tanto per evitare licenziamenti, quanto per aumentare al massimo la flessibilità dei lavoratori.\r\n\r\nIl risultato partenopeo va ad aggiungersi ai dati delle precedenti consultazioni, che parlano - con grande \"sorpresa\" da parte delle stesse organizzazioni sindacali confederali che avevano promosso le consultazioni - di un plebiscito di NO nei siti che sarebbero colpiti dagli esuberi (Roma e Palermo), ma anche a Milano (non toccata dagli esuberi), esempio emblematico della grande solidarietà espressa tra lavoratori e lavoratrici in lotta: \"se toccano un* toccano tutt*\"! Vittoria del SI’, invece, a Catania e (di misura) a Rende, entrambe sedi non toccate dagli esuberi. In definitiva, comunque, il 95% dei dipendenti ha detto NO ad un accordo-farsa, che incide sul costo del lavoro, sui salari, sull'occupazione, senza dare alcuna certezza per il futuro.\r\n\r\nIn reazione a questo risultato, Almaviva si è subito affrettata a dichiarare conclusa \"la fase sindacale del procedimento\". Per cui ora la vertenza si sposta al ministero del Lavoro, il che, tradotto, significa che riparte l'iter per i licenziamenti. La legge prevede 30 giorni di confronto, scaduti i quali l'azienda avrà altri 120 giorni di tempo per formalizzare i licenziamenti.\r\n\r\nLa lotta di lavoratori e lavoratrici, però, non si ferma. Come hanno ben chiaro i dipendenti della Almaviva di Napoli, che oggi hanno pubblicato una lettera da cui traspare tutta la determinazione di cui sono capaci: \"Ora dobbiamo fare un passo avanti. Non possiamo adagiarci. È ancora il momento di lottare, di presidiare, volantinare, scioperare. Se i dirigenti di Almaviva hanno le orecchie dure, dovremo fare così tanto rumore da farci comunque sentire. La vittoria del NO ci dice che, se vogliamo, siamo forti. Ora bisogna volerlo. Dimostrare e dimostrarci che siamo all’altezza. Insieme possiamo strappare tutto ciò che nelle chiacchiere di queste settimane, tra lacrime e sorrisi, ci siamo detti gli uni con gli altri: vogliamo salvare i nostri posti di lavoro, il nostro presente ed il nostro futuro. Ma, col ricatto occupazionale, non possono calpestare la nostra dignità. Non glielo permetteremo: MAI!\"\r\n\r\nAscolta la diretta di questa mattina da Napoli con Vlad dei Clash City Workers:\r\n\r\nAlmaviva\r\n\r\nSul fronte del conflitto capitale/lavoro questa mattina abbiamo approfondito anche la situazione della Media Market. L'azienda, dopo aver incassato il contratto di solidarietà gentilmente offerto da Filcams, Fisascat e Uiltucs, ha deciso di andare giù pesante con l'accetta, comunicando di voler licenziare su tutto il territorio nazionale 311 lavoratori full-time equivalenti (Fte), corrispondenti a non meno di 400 persone. Ancora una volta è la \"crisi\" ad essere accampata dall'azienda come scusa per scaricare le proprie colpe sui salariati. Lavoratrici e lavoratori però non ci stanno e si sono uniti, capendo che la solidarietà è un'arma molto più efficace di vane e sterili trattative. La loro rivendicazione è precisa: \"La soluzione alla crisi di Media Market non può passare per la riduzione del numero dei dipendenti, oggi appena sufficienti a mandare avanti i negozi, ma dalla riduzione d'orario a parità di salario per tutti i lavoratori e le lavoratrici del gruppo. La dirigenza deve essere messa di fronte al suo fallimento senza poter ricorrere al comodo capro espiatorio dei dipendenti.\"\r\n\r\nDomani a Torino è previsto uno sciopero indetto dalla FLAICA-CUB, con presidio davanti al punto vendita di corso Giulio Cesare 202 dalle 15 alle 20.\r\n\r\nAscolta la diretta da Torino con Cosimo della CUB:\r\n\r\nMedia Market","6 Maggio 2016","2016-05-09 14:02:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/2016_03_27_almaviva2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/2016_03_27_almaviva2-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/2016_03_27_almaviva2-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/2016_03_27_almaviva2-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/2016_03_27_almaviva2.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Le lotte di lavoratori e lavoratrici Almaviva e Media Market",1462546228,[101,102,103,61,104,105,106],"http://radioblackout.org/tag/almaviva/","http://radioblackout.org/tag/capitale/","http://radioblackout.org/tag/conflitto/","http://radioblackout.org/tag/licenziamenti/","http://radioblackout.org/tag/mediamarket/","http://radioblackout.org/tag/sciopero/",[108,109,110,17,111,112,20],"Almaviva","capitale","conflitto","licenziamenti","Mediamarket",{"post_content":114,"post_title":118},{"matched_tokens":115,"snippet":116,"value":117},[69],"anche la situazione della Media \u003Cmark>Market\u003C/mark>. 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Almaviva ha infatti iniziato ad usufruire dei CdS già dal 2013, non tanto per evitare licenziamenti, quanto per aumentare al massimo la flessibilità dei lavoratori.\r\n\r\nIl risultato partenopeo va ad aggiungersi ai dati delle precedenti consultazioni, che parlano - con grande \"sorpresa\" da parte delle stesse organizzazioni sindacali confederali che avevano promosso le consultazioni - di un plebiscito di NO nei siti che sarebbero colpiti dagli esuberi (Roma e Palermo), ma anche a Milano (non toccata dagli esuberi), esempio emblematico della grande solidarietà espressa tra lavoratori e lavoratrici in lotta: \"se toccano un* toccano tutt*\"! Vittoria del SI’, invece, a Catania e (di misura) a Rende, entrambe sedi non toccate dagli esuberi. In definitiva, comunque, il 95% dei dipendenti ha detto NO ad un accordo-farsa, che incide sul costo del lavoro, sui salari, sull'occupazione, senza dare alcuna certezza per il futuro.\r\n\r\nIn reazione a questo risultato, Almaviva si è subito affrettata a dichiarare conclusa \"la fase sindacale del procedimento\". Per cui ora la vertenza si sposta al ministero del Lavoro, il che, tradotto, significa che riparte l'iter per i licenziamenti. La legge prevede 30 giorni di confronto, scaduti i quali l'azienda avrà altri 120 giorni di tempo per formalizzare i licenziamenti.\r\n\r\nLa lotta di lavoratori e lavoratrici, però, non si ferma. Come hanno ben chiaro i dipendenti della Almaviva di Napoli, che oggi hanno pubblicato una lettera da cui traspare tutta la determinazione di cui sono capaci: \"Ora dobbiamo fare un passo avanti. Non possiamo adagiarci. È ancora il momento di lottare, di presidiare, volantinare, scioperare. 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E cosa fanno allora le aziende leader del complesso militare-industriale italiano? Portano all’estero la produzione di sistemi di morte utilizzando i cantieri d’oltreoceano in mano alle proprie società controllate.\r\n\r\nIl 27 dicembre 2019 il gruppo Fincantieri di Trieste ha reso noto che la Marina Militare statunitense aveva assegnato ad un consorzio guidato dal colosso mondiale “Lockheed Martin” e di cui fa parte Fincantieri Marinette Marine (società del gruppo con sede negli Stati Uniti), la costruzione di quattro unità navali MMSC – Multi Mission Surface Combatants destinate all’Arabia Saudita. “Fincantieri sarà il costruttore delle navi presso il suo stabilimento di Marinette, nel Wisconsin, recentemente visitato dal Vice Presidente degli Stati Uniti Mike Pence”, riportava la nota del gruppo italiano.\r\nLa commessa dovrebbe assicurare a Fincantieri un miliardo e trecento milioni di dollari. Il Dipartimento della Difesa ha già anticipato ai contractor 450 milioni di dollari per l’avvio della progettazione per la costruzione delle quattro unità da guerra nell’ambito del programma Foreign Military Sales destinato ai partner strategici USA a livello internazionale.\r\n\r\n“Alcuni ordini come questo, oltre ad avere una notevole rilevanza economica, si connotano anche per importanti aspetti industriali”, ha dichiarato Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri S.p.A.. “Un tale risultato corona uno straordinario lavoro che ci ha portato a consolidare una reputazione di assoluta eccellenza anche nel mercato statunitense, notoriamente molto complesso, ed è un attestato delle capacità strategiche, tecnologiche e gestionali che Fincantieri è in grado di esprimere sempre al più alto livello e in qualsiasi contesto”.\r\n\r\n“La vendita delle unità MMSC all’Arabia Saudita è un risultato importante per la Marina Militare USA”, ha commentato il capitano Danny Hernandez, portavoce del Dipartimento ricerca, sviluppo e acquisizione di US Navy. “Il finanziamento con il programma Foreign Military Sales delle imbarcazioni militari assicurerà una domanda di manodopera aggiuntiva e un’ulteriore stabilità occupazionale nel settore della cantieristica industriale. I cantieri dove saranno realizzate le MMSC sono gli stessi in cui si stanno costruendo le unità della classe Littoral Combat Ship (LSC) di US Navy”.\r\nLa consegna della prima nave ai sauditi è prevista nel giugno 2023. “L’MMSC si distinguerà per essere altamente manovrabile, caratterizzata dalla flessibilità derivata dal mono-scafo delle Littoral Combat Ship, classe Freedom, con un’autonomia incrementata a 5.000 miglia nautiche e una velocità superiore a 30 nodi, che la renderanno capace di operazioni di pattugliamento sia costiero che in mare aperto, e in grado di affrontare tutte le moderne minacce alla sicurezza marittima ed economica”, spiegano i manager di Fincantieri.\r\nLunghe 118 m, le MMSC – Multi Mission Surface Combatants potranno imbarcare sino a 75 militari tra marinai ed avieri e svolgere un ampio raggio di missioni militari, dal pattugliamento marittimo al combattimento contro i sottomarini, dalla guerra elettronica e anti-mine alle operazioni di pronto intervento delle forze speciali. Le unità saranno dotate di un variegato e micidiale armamento gestito dal sistema di combattimento integrato “Aegis”: un modulo a otto celle VLS Mk-41 per 32 missili superficie-aria RIM-162; un lanciatore “Sea Ram”; otto lanciatori per missili antinave “Harpoon”; un cannone BAE Systems “Bofors”da 57mm Mk-110; due impianti remoti Nexter “Narwhal” da 20mm.. Non è escluso che le forze armate saudite possano installare a bordo delle MMSC anche un cannone MK-75 da 76mm prodotto a La Spezia da Oto Melara, società controllata da Leonardo-Finmeccanica.\r\nSecondo la società capofila del maxi-contratto, Lockheed Martin, a bordo delle unità da guerra potrebbero essere imbarcati pure gli elicotteri bi-turbina MH-60R “SeaHawk” prodotti da Sikorsky Aircraft Corporation. Gli hangar delle MMSC saranno predisposti per ospitare due di questi elicotteri o, in alternativa, fino a tre droni a decollo verticale MQ-8B/C “Firescout” di Northrop Grumman.\r\n\r\nLa trattativa di vendita delle unità da guerra era stata avviata dai manager di Locheed Martin e Fincantieri già nell’autunno del 2015, dopo che il Dipartimento di Stato aveva autorizzato il trasferimento di nuovi sistemi d’arma all’Arabia Saudita per un importo complessivo di 11 miliardi e 250 milioni di dollari. Una lettera d’intenti venne sottoscritta nel maggio 2017 tra le marine militari di Stati Uniti e Arabia Saudita: essa individuava come main conctrator per le navi multi-missione la Lockheed Martin Corporation di Bethesda, Maryland.\r\n\r\nLa partecipazione all’affaire da parte del gruppo Fincantieri, grazie ai propri stabilimenti di Marinette (Wisconsin), veniva rivelata al pubblico italiano solo il 20 luglio 2018, grazie ad un articolo di Analisi Difesa. La cerimonia di taglio delle lamiere della prima unità si è tenuta il 24 ottobre 2019 alla presenza dei vertici di US Navy, Lockheed Martin e Fincantieri Marinette Marine, del Comandante della flotta orientale della Marina saudita, ammiraglio Fahad Al-Shimrami e di alcuni leader politici del Wisconsin (il senatore Tammy Baldwin e il membro della Camera dei rappresentanti Mike Gallagher), nonché del sindaco di Marinette, Steve Genisot.\r\n\r\nIn Wisconsin, oltre ai cantieri navali di Marinette, la Fincantieri Marine Group controlla pure quelli di Sturgeon Bay (“Fincantieri Bay Shipbuilding”) e Green Bay (“Fincantieri Ace Marine”). Per modernizzarli, negli ultimi dieci anni l’holding industriale-finanziaria ha investito più di 180 milioni di dollari; la forza lavoro complessiva nei tre siti è di circa 2.500 persone.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, antimilitarista, insegnante e blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020-11-17-mazzeo-fincantieri.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 11 17 mazzeo fincantieri","17 Novembre 2020","2020-11-17 15:23:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/Fincantieri-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"134\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/Fincantieri-300x134.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/Fincantieri-300x134.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/Fincantieri-1024x458.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/Fincantieri-768x343.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/Fincantieri-100x44.jpg 100w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/Fincantieri.jpg 1217w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Fincantieri e Arabia Saudita: business di guerra",1605623971,[175,176,177,178,179,180],"http://radioblackout.org/tag/arabia-saudita/","http://radioblackout.org/tag/busuness-di-guerra/","http://radioblackout.org/tag/fincantieri/","http://radioblackout.org/tag/loockeed-martin/","http://radioblackout.org/tag/marinette/","http://radioblackout.org/tag/stati-uniti/",[182,183,184,185,186,187],"arabia saudita","busuness di guerra","fincantieri","loockeed-Martin","marinette","Stati Uniti",{"post_content":189,"tags":194},{"matched_tokens":190,"snippet":192,"value":193},[191],"Marinette","di cui fa parte Fincantieri \u003Cmark>Marinette\u003C/mark> Marine (società del gruppo con","Fincantieri ha deciso di esternalizzare negli Stati Uniti la produzione di navi da guerra destinate all’Arabia Saudita per aggirare l’embargo europeo.\r\nIl 17 settembre 2020 una risoluzione del Parlamento europeo ha esortato i paesi membri Ue “ad astenersi dal vendere armi e attrezzature militari all’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e a qualsiasi membro della coalizione internazionale, nonché al governo yemenita e ad altre parti del conflitto”. E cosa fanno allora le aziende leader del complesso militare-industriale italiano? Portano all’estero la produzione di sistemi di morte utilizzando i cantieri d’oltreoceano in mano alle proprie società controllate.\r\n\r\nIl 27 dicembre 2019 il gruppo Fincantieri di Trieste ha reso noto che la Marina Militare statunitense aveva assegnato ad un consorzio guidato dal colosso mondiale “Lockheed Martin” e di cui fa parte Fincantieri \u003Cmark>Marinette\u003C/mark> Marine (società del gruppo con sede negli Stati Uniti), la costruzione di quattro unità navali MMSC – Multi Mission Surface Combatants destinate all’Arabia Saudita. “Fincantieri sarà il costruttore delle navi presso il suo stabilimento di \u003Cmark>Marinette\u003C/mark>, nel Wisconsin, recentemente visitato dal Vice Presidente degli Stati Uniti Mike Pence”, riportava la nota del gruppo italiano.\r\nLa commessa dovrebbe assicurare a Fincantieri un miliardo e trecento milioni di dollari. Il Dipartimento della Difesa ha già anticipato ai contractor 450 milioni di dollari per l’avvio della progettazione per la costruzione delle quattro unità da guerra nell’ambito del programma Foreign Military Sales destinato ai partner strategici USA a livello internazionale.\r\n\r\n“Alcuni ordini come questo, oltre ad avere una notevole rilevanza economica, si connotano anche per importanti aspetti industriali”, ha dichiarato Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri S.p.A.. “Un tale risultato corona uno straordinario lavoro che ci ha portato a consolidare una reputazione di assoluta eccellenza anche nel mercato statunitense, notoriamente molto complesso, ed è un attestato delle capacità strategiche, tecnologiche e gestionali che Fincantieri è in grado di esprimere sempre al più alto livello e in qualsiasi contesto”.\r\n\r\n“La vendita delle unità MMSC all’Arabia Saudita è un risultato importante per la Marina Militare USA”, ha commentato il capitano Danny Hernandez, portavoce del Dipartimento ricerca, sviluppo e acquisizione di US Navy. “Il finanziamento con il programma Foreign Military Sales delle imbarcazioni militari assicurerà una domanda di manodopera aggiuntiva e un’ulteriore stabilità occupazionale nel settore della cantieristica industriale. I cantieri dove saranno realizzate le MMSC sono gli stessi in cui si stanno costruendo le unità della classe Littoral Combat Ship (LSC) di US Navy”.\r\nLa consegna della prima nave ai sauditi è prevista nel giugno 2023. “L’MMSC si distinguerà per essere altamente manovrabile, caratterizzata dalla flessibilità derivata dal mono-scafo delle Littoral Combat Ship, classe Freedom, con un’autonomia incrementata a 5.000 miglia nautiche e una velocità superiore a 30 nodi, che la renderanno capace di operazioni di pattugliamento sia costiero che in mare aperto, e in grado di affrontare tutte le moderne minacce alla sicurezza marittima ed economica”, spiegano i manager di Fincantieri.\r\nLunghe 118 m, le MMSC – Multi Mission Surface Combatants potranno imbarcare sino a 75 militari tra marinai ed avieri e svolgere un ampio raggio di missioni militari, dal pattugliamento marittimo al combattimento contro i sottomarini, dalla guerra elettronica e anti-mine alle operazioni di pronto intervento delle forze speciali. Le unità saranno dotate di un variegato e micidiale armamento gestito dal sistema di combattimento integrato “Aegis”: un modulo a otto celle VLS Mk-41 per 32 missili superficie-aria RIM-162; un lanciatore “Sea Ram”; otto lanciatori per missili antinave “Harpoon”; un cannone BAE Systems “Bofors”da 57mm Mk-110; due impianti remoti Nexter “Narwhal” da 20mm.. Non è escluso che le forze armate saudite possano installare a bordo delle MMSC anche un cannone MK-75 da 76mm prodotto a La Spezia da Oto Melara, società controllata da Leonardo-Finmeccanica.\r\nSecondo la società capofila del maxi-contratto, Lockheed Martin, a bordo delle unità da guerra potrebbero essere imbarcati pure gli elicotteri bi-turbina MH-60R “SeaHawk” prodotti da Sikorsky Aircraft Corporation. Gli hangar delle MMSC saranno predisposti per ospitare due di questi elicotteri o, in alternativa, fino a tre droni a decollo verticale MQ-8B/C “Firescout” di Northrop Grumman.\r\n\r\nLa trattativa di vendita delle unità da guerra era stata avviata dai manager di Locheed Martin e Fincantieri già nell’autunno del 2015, dopo che il Dipartimento di Stato aveva autorizzato il trasferimento di nuovi sistemi d’arma all’Arabia Saudita per un importo complessivo di 11 miliardi e 250 milioni di dollari. Una lettera d’intenti venne sottoscritta nel maggio 2017 tra le marine militari di Stati Uniti e Arabia Saudita: essa individuava come main conctrator per le navi multi-missione la Lockheed Martin Corporation di Bethesda, Maryland.\r\n\r\nLa partecipazione all’affaire da parte del gruppo Fincantieri, grazie ai propri stabilimenti di \u003Cmark>Marinette\u003C/mark> (Wisconsin), veniva rivelata al pubblico italiano solo il 20 luglio 2018, grazie ad un articolo di Analisi Difesa. La cerimonia di taglio delle lamiere della prima unità si è tenuta il 24 ottobre 2019 alla presenza dei vertici di US Navy, Lockheed Martin e Fincantieri \u003Cmark>Marinette\u003C/mark> Marine, del Comandante della flotta orientale della Marina saudita, ammiraglio Fahad Al-Shimrami e di alcuni leader politici del Wisconsin (il senatore Tammy Baldwin e il membro della Camera dei rappresentanti Mike Gallagher), nonché del sindaco di \u003Cmark>Marinette\u003C/mark>, Steve Genisot.\r\n\r\nIn Wisconsin, oltre ai cantieri navali di \u003Cmark>Marinette\u003C/mark>, la Fincantieri Marine Group controlla pure quelli di Sturgeon Bay (“Fincantieri Bay Shipbuilding”) e Green Bay (“Fincantieri Ace Marine”). Per modernizzarli, negli ultimi dieci anni l’holding industriale-finanziaria ha investito più di 180 milioni di dollari; la forza lavoro complessiva nei tre siti è di circa 2.500 persone.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, antimilitarista, insegnante e blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020-11-17-mazzeo-fincantieri.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 11 17 mazzeo fincantieri",[195,197,199,201,203,206],{"matched_tokens":196,"snippet":182},[],{"matched_tokens":198,"snippet":183},[],{"matched_tokens":200,"snippet":184},[],{"matched_tokens":202,"snippet":185},[],{"matched_tokens":204,"snippet":205},[186],"\u003Cmark>marinette\u003C/mark>",{"matched_tokens":207,"snippet":187},[],[209,214],{"field":34,"indices":210,"matched_tokens":211,"snippets":213},[11],[212],[186],[205],{"field":80,"matched_tokens":215,"snippet":192,"value":193},[191],{"best_field_score":84,"best_field_weight":217,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":46,"score":218,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":11},14,"578729985926234226",{"document":220,"highlight":245,"highlights":266,"text_match":82,"text_match_info":274},{"cat_link":221,"category":222,"comment_count":46,"id":223,"is_sticky":46,"permalink":224,"post_author":49,"post_content":225,"post_date":226,"post_excerpt":52,"post_id":223,"post_modified":227,"post_thumbnail":228,"post_thumbnail_html":229,"post_title":230,"post_type":57,"sort_by_date":231,"tag_links":232,"tags":239},[43],[45],"39416","http://radioblackout.org/2016/12/bologna-il-no-dei-movimenti-sociali-al-progetto-fi-co/","Dopo Expo 2015 che aveva come motto \"Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita!\" si torna a parlare di speculazioni sull'industria del cibo che nuovamente passa da bisogno basilare dell'essere umano a parcogiochi destinato al profitto di grandi aziende, multinazionali e sedicenti progetti per una \"nuova economia\" che come cambiamento introducono solo una facciata e una retorica costruita ad hoc grazie a tecniche di greenwashing che portano l'etichetta \"Bio\", \"eco-sostenibile\", \"km-0\" e via discorrendo.\r\nParliamo del progetto Fi.Co. pensato da Oscar Farinetti, la “Fabbrica Italiana Contadina” che dovrebbe costituire a Bologna a partire dal 2017 la nuova Disneyland del cibo costruita sulla falsa riga del modello Coop, Slow Food e Eataly.\r\nProgetto che nasce in una città che ha visto a fine ottobre diversi giorni di violente cariche nei confronti di studenti e attivisti che protestavano nei confronti di una delle mense più care d'Italia e che si erano recati alla mensa con l'intento di praticare l'autoriduzione.\r\nDal lato dei produttori la rete Capi Aperti da tempo denuncia le contraddizioni del modello Slow Food, per non parlare di quanto una città fondata sul modello Eataly può significare sul piano della gentrification dei quartieri, dove la costruzione di vetrine corrisponde quasi sempre ad espulsioni ed esclusioni spacciate per riqualificazione, come segnalato da realtà in lotta per il diritto all'abitare come Social Log o XM24 in territori come la Bolognina.\r\nTutto questo ha dato origine a una contestazione durante lo show in Santa Lucia del 12 dicembre di presentazione del progetto.\r\n\r\nPer approfondire l'argomento abbiamo avuto ai nostri microfoni Michele, redattore di InfoAut \r\nfic_bol","14 Dicembre 2016","2016-12-16 14:55:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/vermifico2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/vermifico2-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/vermifico2-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/vermifico2-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/vermifico2.jpg 990w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Bologna. 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Questa spudorata raccolta fondi era presentata dall'inventore di Slow Food come un tacon appiccicato all'expo, utilizzando l'accondiscendenza di autentici contadini, che spesso condividono approcci meno legati al marketing e che invece in questo caso hanno voluto vedere la propria via campesina attraversare i padiglioni di cemento di Rho, quindi del lavoro si è in questo caso ritagliato l'aspetto contadino e le sfumature che distinguono un approccio autogestito e di distribuzione di prossimità rispetto ai criteri di Slowfood (polemico verso i modi in cui è evoluto Expo) o addirittura di Farinetti, contiguo allo scempio fatto a Milano\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nPer quel che riguarda le condizioni di lavoro e gli effetti prodotti dalle modalità di assunzione di chi ha accettato di lavorare per Expo (e di venire licenziato); per i salari sottopagati o addirittura il volontariato e la sperimentazione del jobs act fatta all'Expo abbiamo chiamato Paolo, perché tra gli organizzatori dell'iniziativa di domani 12 giugno (tra le 13 e le 19) al Lingotto dove si sta consumando l'Assemblea mondiale delle camere di comercio, che vede la presenza delle peggiori multinazionali, delle più impresentabili istituzioni, le più feroci aziende di rating, gli affamatori più intollerabili e produttori di Ogm... perciò l'assemblea torinese contro l'Expo ha individuato questo consesso di organismi nocivi e produttori di nocività per puntualizzare la critica all'Expo attraverso uno sguardo attento al coinvolgimento del mondo del lavoro, senza tralasciare gli aspetti che trovano espressione negli accordi Ttip, che ieri dovevano essere discussi e ratificati al parlamento europeo, ma Schultz si è trovato a dover far slittare la discussione, visto il forte movimento contrario agli accordi tra Usa e paesi europei volti a cancellare vincoli che tutelano la salute e gli interessi dei cittadini a favore del business delle stesse multinazionali che sponsorizzano l'Expo e si riuniscono al Lingotto\r\n\r\nUnknown","11 Giugno 2015","2015-06-18 11:22:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/2015_06_11-stop_expo-ttip-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"269\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/2015_06_11-stop_expo-ttip-300x269.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/2015_06_11-stop_expo-ttip-300x269.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/2015_06_11-stop_expo-ttip-768x689.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/2015_06_11-stop_expo-ttip-1024x918.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/06/2015_06_11-stop_expo-ttip.jpg 1025w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Expo condiziona il lavoro: effetti collaterali e partecipazione campesina",1434031673,[289,290,291,292,293,294],"http://radioblackout.org/tag/assemblea-no-expo/","http://radioblackout.org/tag/carlin-petrini/","http://radioblackout.org/tag/modelli-di-sviluppo-e-lavoro/","http://radioblackout.org/tag/ogm/","http://radioblackout.org/tag/oscar-farinetti/","http://radioblackout.org/tag/via-campesina/",[296,297,33,298,29,27],"assemblea no expo","Carlin Petrini","OGM",{"post_content":300,"tags":304},{"matched_tokens":301,"snippet":302,"value":303},[154],"evoluto Expo) o addirittura di \u003Cmark>Farinetti\u003C/mark>, contiguo allo scempio fatto a","Due dirette per aspetti contigui degli effetti collatterali dell'Expo milanese sul mondo del lavoro.\r\n\r\nCon Luca abbiamo preso spunto da un articolo de \"La Stampa\" di venerdì scorso, 5 giugno, dove a pagina 45 si poteva leggere di una questua organizzata dal giocatore a lungo juventino Del Piero e da Carlìn Petrini per accompagnare all'Expo alcune organizzazioni di giovani contadini a ottobre. 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