","Cinque nuovi data center in programma a Torino","post",1739459183,[60,61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/consumo-di-suolo/","http://radioblackout.org/tag/consumo-idrico/","http://radioblackout.org/tag/data-center/","http://radioblackout.org/tag/intelligenza-artificiale/","http://radioblackout.org/tag/leonardo/",[66,67,23,68,69],"consumo di suolo","consumo idrico","intelligenza artificiale","leonardo",{"post_content":71,"post_title":77,"tags":80},{"matched_tokens":72,"snippet":75,"value":76},[73,74],"data","center","di ben cinque progetti di \"\u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark>\" nella città di Torino e","In questi giorni è uscita la notizia di ben cinque progetti di \"\u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark>\" nella città di Torino e nella cintura. A cosa servono i \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark> è un primo aspetto che va indagato: per l'archiviazione, l'elaborazione e l'accesso di dati. Un secondo fattore da tenere in considerazione riguarda le proprietà degli investimenti che stanno dietro questi progetti, quindi Leonardo, Avio, Bbbell, Enel e, soprattutto, Hines, che prepara un maxi progetto con la costruzione di sei edifici alti 30 metri a due passi dall’aeroporto. \r\n\r\nParticolare attenzione va poi posta alle sedi individuate per questi progetti, nello specifico quella che riguarda l'ex Bonafous, quartiere Lucento, alle spalle della ThyssenKrupp, dove è previsto un \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark> al posto di una residenza per studenti come voleva una precedente pianificazione per quella zona. Area già interessata dalla necessità di bonifica e quindi dalla necessità di importanti investimenti, che hanno fatto sì che non venisse presa in considerazione come proposta per costruirvi il nuovo ospedale Maria Vittoria, invece di cementificare un'area verde, come nel caso del parco della Pellerina. Un chiaro esempio di messa in contrapposizione di esigenze diverse, dalla salute all'ambiente all'accesso allo studio, privilegiando lo sviluppo delle infrastrutture utili alla transizione tecnologica e digitale e dell'AI. \r\n\r\nInoltre, è importante sottolineare la materialità e gli impatti ecologici di queste infrastrutture che si può evidenziare nell'enorme consumo di acqua, oltre che di suolo (basti pensare che l'estensione del progetto di \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark> a Caselle equivale a 20 campi da calcio), e di energia. Per dare qualche dato, una sessione tra 10 e 40 domande a chat gpt consuma fino a mezzo litro di acqua, mentre un solo \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark> può arrivare a consumare l'equivalente di una città di medie dimensioni. \r\n\r\nNe parliamo con Diego, compagno e software developer\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/Data-center-to-2025_02_13_2025.02.13-09.00.00-escopost.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":78,"snippet":79,"value":79},[73,74],"Cinque nuovi \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark> in programma a Torino",[81,83,85,88,90],{"matched_tokens":82,"snippet":66},[],{"matched_tokens":84,"snippet":67},[],{"matched_tokens":86,"snippet":87},[73,74],"\u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark>",{"matched_tokens":89,"snippet":68},[],{"matched_tokens":91,"snippet":69},[],[93,98,101],{"field":34,"indices":94,"matched_tokens":95,"snippets":97},[38],[96],[73,74],[87],{"field":99,"matched_tokens":100,"snippet":79,"value":79},"post_title",[73,74],{"field":102,"matched_tokens":103,"snippet":75,"value":76},"post_content",[73,74],1157451471441625000,{"best_field_score":106,"best_field_weight":107,"fields_matched":108,"num_tokens_dropped":46,"score":109,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,3,"1157451471441625195",{"document":111,"highlight":138,"highlights":170,"text_match":179,"text_match_info":180},{"cat_link":112,"category":113,"comment_count":46,"id":114,"is_sticky":46,"permalink":115,"post_author":49,"post_content":116,"post_date":117,"post_excerpt":52,"post_id":114,"post_modified":118,"post_thumbnail":52,"post_thumbnail_html":52,"post_title":119,"post_type":57,"sort_by_date":120,"tag_links":121,"tags":134},[43],[45],"23386","http://radioblackout.org/2014/05/sgomberi-degrado-indotto-e-riqualificazione-gli-stadi-della-gentrificazione/","Prendendo spunto dallo sgombero di ieri del bar-libreria Rabél, abbiamo voluto allargare il discorso alle politiche di urbanizzazione che sottendono alle scelte speculative del comitato d'affari politico-finanziario dell'aministrazione torinese, esemplificativo di quelli che sono i criteri e le forme in cui opera il processo di degrado/riqualificazione di aree urbane volte a favorire la creazione di quartieri destinati dalla speculazione a modelli di vita che possono permettersi gli oneri di urbanizzazione, in modo da ripianare i debiti olimpici.\r\n\r\nIl modello di sviluppo dell'urbanizzazione non è una esclusiva torinese, ma è informato da una prassi europea ben incarnata dallo Urban Center, che si fa un vanto di prendere decisioni in modo partecipato con la cittadinanza (come si vede dall'esempio dell'ex Diatto, o dai molti sfratti e sgomberi operati per fare posto ai progetti avveniristici delle archistar). Tutto si fonda non sui servizi ma è asservito ai grandi capitali e volto a creare una rete transnazionale di città fatte con lo stampino a livello europeo. Queste trasformazioni sono poi comunicate da giornalisti, antropologi e intellettuali di vario tipo che devono fare in modo che l'idea di urbanizzazione venga acquisita capillarmente e data come già decretata e soluzione ottimale, compresa la sostenibilità, che prevede anche un minimo di fondi per gli sfratti inevitabili per il buon esito dell'operazione.\r\n\r\nI processi si fondono su un primo momento di disinvestimento che conduce al degrado una zona, per poi riqualificarla una volta estromessi gli autoctoni di quel quartiere, quando diventa conveniente al capitale cambiarne i connotati, che non si adattano più a quei cittadini che non si possono permettere gli affitti che la riqualificazione impone e lasciano il posto ai clienti delle grandi agenzie miste con una quota di minoranza pubblica ma controllate dai grandi capitali privati (banche e immobiliaristi) che quindi possono dettare le logiche sottese alla progettazione delle città attraverso un investimento integrato nel territorio al fine di avere un profitto sicuro. A Torino i processi di riqualificazione in corso sono 17 e quasi tutti si rifanno a Torino Immobiliare, come ci spiega con maggior precisione Luigi in questo intervento:\r\n\r\n2014.05.29-luigi\r\n\r\nLuigi ha accennato nel suo discorso all'area ex Diatto di Borgo san Paolo, quartiere ex operaio del cui intervento di gentrificazione ci parla più diffusamente Manuel della Snia Rischiosa, in vista anche della manifestazione del 7 giugno che lambirà quasi tutte le aree sotto osservazione da parte dei palazzinari che vogliono riprogettare la vita di buona parte del quartiere nel cui tessuto erano incastonate molte industrie ormai in disuso e quindi appetibili per affari assimilabili a quelli descritti nell'analisi della \"variante 200\" o dell'attacco portato in Barriera, o con minime variazioni nel sito della Thyssen, su cui sono già stati avanzati progetti improntati al solito schema, nonostante non insista su un'area già \"vissuta\" da famiglie e storie popolari, magari centenarie, come quelle dello storico borgo proletario di sanpaolino.\r\n\r\nLaddove non è tanto il degrado indotto a porre le premesse per gli affari sulla riqualificazione fatti dalle agenzie colluse con il potere amministrativo, il lavoro sporco viene eseguito dall'incuria, se non la distruzione del patrimonio culturale: siano esse vestigia del recente passato industriale, siano acquedotti romani. Il comitato Snia Rischiosa ha già sbugiardato più volte l'amministrazione (che aveva addirittura postdatato la costruzione per far saltare i vincoli sui monumenti storici con la connivenza della sovrintendenza), ha colto in fallo anche l'ente dell'asl preposto alla bonifica dall'amianto. I lavori erano iniziati a spron battuto un anno fa nei modi incauti e sprovveduti raccontati da Manuel nel podcast allegato... ora da dicembre il cantiere è vuoto, non ci lavora nessuno e non ci sono progetti conosciuti sulla ex fabbrica come sull'intero quartiere, su cui campeggia imponente l'inquietante grattacielo di Intesa-Sanpaolo.\r\n\r\n2014.05.29-manuel","29 Maggio 2014","2014-06-02 16:10:09","Sgomberi, degrado e riqualificazione: gli stadi della gentrificazione",1401373222,[122,123,124,125,126,127,128,129,130,131,132,133],"http://radioblackout.org/tag/degrado/","http://radioblackout.org/tag/diatto/","http://radioblackout.org/tag/diritto-alla-casa/","http://radioblackout.org/tag/gentrificazione/","http://radioblackout.org/tag/investimento-integrato/","http://radioblackout.org/tag/palazzinari/","http://radioblackout.org/tag/rabel/","http://radioblackout.org/tag/riqualificazione/","http://radioblackout.org/tag/sgomberi/","http://radioblackout.org/tag/speculazione/","http://radioblackout.org/tag/urban-center/","http://radioblackout.org/tag/westinghouse/",[19,17,31,29,33,21,15,135,136,137,27,25],"riqualificazione","Sgomberi","speculazione",{"post_content":139,"tags":144},{"matched_tokens":140,"snippet":142,"value":143},[141],"Center","europea ben incarnata dallo Urban \u003Cmark>Center\u003C/mark>, che si fa un vanto","Prendendo spunto dallo sgombero di ieri del bar-libreria Rabél, abbiamo voluto allargare il discorso alle politiche di urbanizzazione che sottendono alle scelte speculative del comitato d'affari politico-finanziario dell'aministrazione torinese, esemplificativo di quelli che sono i criteri e le forme in cui opera il processo di degrado/riqualificazione di aree urbane volte a favorire la creazione di quartieri destinati dalla speculazione a modelli di vita che possono permettersi gli oneri di urbanizzazione, in modo da ripianare i debiti olimpici.\r\n\r\nIl modello di sviluppo dell'urbanizzazione non è una esclusiva torinese, ma è informato da una prassi europea ben incarnata dallo Urban \u003Cmark>Center\u003C/mark>, che si fa un vanto di prendere decisioni in modo partecipato con la cittadinanza (come si vede dall'esempio dell'ex Diatto, o dai molti sfratti e sgomberi operati per fare posto ai progetti avveniristici delle archistar). 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Pillole sintetiche dal mondo-guerra.\r\n1.3 (24.02.25)\r\n\"Torino, l’Ai cerca spazio in città: in arrivo altri 5 data center. Appena inaugurato quello di Rai way in via Verdi, la Cittadella dell’Aerospazio di corso Marche ipotizza un grande server in tandem con Leonardo. Ma altri sono in (probabile) arrivo targati Avio, Bbbell, Enel e, soprattutto, Hines, che prepara un maxi progetto con la costruzione di sei edifici alti 30 metri a due passi dall’aeroporto di Caselle\".\r\n\r\nDalla rassegna stampa delle ultime settimane lo spunto per provare ad interrogare un'industria, in larga parte urbana, centrale per alimentare il mondo-guerra e quanto mai \"nebulosa\". Non soltanto in quanto sostrato materiale della \"nuvola\" (il cloud), ma piuttosto perchè le infrastrutture raggruppate sotto il termine di \"Datacenter\" sono estremamente varie e i luoghi in cui sorgono securizzati e poco inclini alla visibilità. Spazio fisico di archiviazione e di analisi in tempo reale di dati - la cantina di Internet e dell'AI - e al contempo tecnologia della memoria funzionale alla governamentalità algoritmica, il Datacenter è un apparato centrale del tecno-capitalismo e delle sue guerre.\r\nQui gli indirizzi dei datacenter a Torino.\r\n\r\n \r\n\r\n[caption id=\"attachment_95926\" align=\"aligncenter\" width=\"696\"] Un pezzo di internet andato a fuoco, il datacenter OVH a Strasburgo, marzo 2021.[/caption]\r\n\r\n \r\n\r\nOltre al comparto bellico, al ruolo del Politecnico, di Leonardo, dell'aerospazio, uno dei fronti interni a noi prossimi su cui affinare lo sguardo sarà il nesso tra Datacenter e agroindustria. Il 31 gennaio 2024 è stato approvato un protocollo di intesa relativo all’agricoltura di precisione, o agricoltura 4.0, tra il Politecnico di Torino e il Comune di Saluzzo, che da 78 anni ospita la \"Mostra della Meccanica Agricola\", dove oggi vengono esposti enormi trattori e macchine per lavorare la terra sempre più \"smart\" e costosi. Dopo lo sradicamento dell'agricoltura contadina, di fronte alla possibile conflittualità dei braccianti sfruttati, la pax capitalista sancita dall'alleanza tra grande capitale agroindustriale, politica, polizia e cooperative trova nel Datacenter un fondamentale alleato. 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Si mettono insieme quel poco di conoscenze che permettono ad occhio e croce di individuare il poliziotto. In altre parole, se dobbiamo attaccare il poliziotto, che è una cosa che ci piace moltissimo, non ci facciamo poliziotti per questo, ci limitiamo ad acquisire alcune conoscenze in merito alla polizia. Per attaccare la nuova tecnologia, allo stesso modo, non è necessario essere ingegneri, ma possiamo acquisire delle conoscenze abbastanza facili, tutte quelle indicazioni pratiche che ci permettono di poterla attaccare. Ma da questo problema viene fuori un altro problema, molto più importante: la nuova tecnologia non è un fantasma astratto, è una cosa concreta. Ad esempio, il sistema internazionale delle comunicazioni è un fatto concreto. Per riuscire a costruirci immagini astratte nella testa, deve distribuirsi nel territorio. È in questo campo che vengono usati i nuovi materiali, poniamo nella costruzione dei cavi di trasmissione, ed è in questo campo che diventa importante conoscere la tecnologia, non come funziona nel suo aspetto produttivo, ma come si distribuisce realmente nel territorio. Cioè dove sono i centri di gestione (che sono sempre molteplici), dove sono i canali di comunicazione, tutte cose che non sono idee astratte, ma cose fisiche, oggetti che corrono nello spazio e che garantiscono il controllo. Intervenire con un sabotaggio in queste strutture, è facilissimo, difficile è sapere dove sono collocati i cavi. Ad un certo punto diventa indispensabile conoscere la distribuzione della tecnologia. Questo, pensiamo, sarà sicuramente il problema rivoluzionario più importante dei prossimi anni\". (Nuove svolte del capitalismo)\r\n\r\n[caption id=\"attachment_95929\" align=\"aligncenter\" width=\"1024\"] A Saluzzo, i droni dell'israeliana Tevel raccolgono la frutta per l'azienda Rivoira.[/caption]","25 Febbraio 2025","2025-06-01 18:36:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/incendie-ovh-1-696x435-1-200x110.jpg","Datacenter, il lato sommerso dell'AI-ceberg. Tecnica, guerra, sacralità.","podcast",1740515886,[243],"http://radioblackout.org/tag/guerra/",[210],{"post_content":246},{"matched_tokens":247,"snippet":248,"value":249},[73,74],"città: in arrivo altri 5 \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark>. Appena inaugurato quello di Rai way","Happy Hour. Pillole sintetiche dal mondo-guerra.\r\n1.3 (24.02.25)\r\n\"Torino, l’Ai cerca spazio in città: in arrivo altri 5 \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark>. 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Spazio fisico di archiviazione e di analisi in tempo reale di dati - la cantina di Internet e dell'AI - e al contempo tecnologia della memoria funzionale alla governamentalità algoritmica, il Datacenter è un apparato centrale del tecno-capitalismo e delle sue guerre.\r\nQui gli indirizzi dei datacenter a Torino.\r\n\r\n \r\n\r\n[caption id=\"attachment_95926\" align=\"aligncenter\" width=\"696\"] Un pezzo di internet andato a fuoco, il datacenter OVH a Strasburgo, marzo 2021.[/caption]\r\n\r\n \r\n\r\nOltre al comparto bellico, al ruolo del Politecnico, di Leonardo, dell'aerospazio, uno dei fronti interni a noi prossimi su cui affinare lo sguardo sarà il nesso tra Datacenter e agroindustria. Il 31 gennaio 2024 è stato approvato un protocollo di intesa relativo all’agricoltura di precisione, o agricoltura 4.0, tra il Politecnico di Torino e il Comune di Saluzzo, che da 78 anni ospita la \"Mostra della Meccanica Agricola\", dove oggi vengono esposti enormi trattori e macchine per lavorare la terra sempre più \"smart\" e costosi. Dopo lo sradicamento dell'agricoltura contadina, di fronte alla possibile conflittualità dei braccianti sfruttati, la pax capitalista sancita dall'alleanza tra grande capitale agroindustriale, politica, polizia e cooperative trova nel Datacenter un fondamentale alleato. I droni con AI per la raccolta delle mele fabbricati dall'israeliana Tevel e sperimentati a Saluzzo dall'azienda Rivoira possono lavorare 24 ore su 24, svolgendo la loro mansione con efficienza e soprattutto senza protestare.\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nContro la sacralizzazione della tecnologia, apriamo la scatola nera del Datacenter con un compagno con cui in passato abbiamo già abbozzato alcune riflessioni sull'endiadi guerra e tecnica.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/datacenterfin.mp3\"][/audio]\r\n\r\n00:00:00 - Aprire la scatola nera: cos'è un datacenter?\r\n00:07:37 - Storia sociale del datacenter (I): centralizzazione e guerra di classe\r\n00:14:13 - Storia sociale del datacenter (II): un'industria urbana\r\n00:19:00 - Guerra esterna e interna, agricoltura di precisione, telemedicina, e-governance, fintech: il boom dell'AI e dei \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark>\r\n00:28:11 - Spazialità (I): Starlink, Armada, la \"nuova frontiera\" dello spazio e la centralità dello Stato nei processi di accumulazione del capitalismo digitale\r\n00:38:42 - Spazialità (II): datacenter e \"città dei varchi\"\r\n00:45:10 - Torino e i datacenter: spazi industriali dismessi, vicinanza a Milano e ruolo di Politecnico, Leonardo e comparto militare dell'Aerospazio\r\n00:53:46 - Italia, perno digitale nel Mediterraneo?\r\n00:55:58 - Tecnologia della memoria e vita umana: il datacenter come oracolo\r\n01:02:47 - La macchina che si emancipa dall'uomo, il cervello come macchina. Contro il millenarismo tecnologico tecno-utopico e tecno-distopico, contro il mito dell'equivalenza tra umano e tecnica, l'impensato della sacralizzazione della tecnologia\r\n01:13:43 - Datacenter e regimi di visibilità (I): il mito della sostenibilità ambientale, tra nucleare e geoingegneria\r\n01:17:39 - Datacenter e regimi di visibilità (II): il mito dell'automazione, l'addestramento alla vergogna prometeica\r\n01:20:22 - Vampirizzazione dell'ecosistema e rimosso delle miniere\r\n01:25:58 - \"Se Google diventa il mio vicino, ci sarà ancora acqua?\": ambiguità delle proteste contro i datacenter, indicazioni per una lotta fondamentale\r\n\r\n \r\n\r\n\"Come possiamo attaccare una realtà che ci è nemica, senza conoscerla a fondo? Ecco, a ben riflettere, la risposta non era difficile. In effetti, ad esempio, ci piace molto attaccare la polizia, ma nessuno di noi si fa poliziotto per questo. Ci si documenta: la polizia che cosa fa? che tipo di randello usa? Si mettono insieme quel poco di conoscenze che permettono ad occhio e croce di individuare il poliziotto. In altre parole, se dobbiamo attaccare il poliziotto, che è una cosa che ci piace moltissimo, non ci facciamo poliziotti per questo, ci limitiamo ad acquisire alcune conoscenze in merito alla polizia. Per attaccare la nuova tecnologia, allo stesso modo, non è necessario essere ingegneri, ma possiamo acquisire delle conoscenze abbastanza facili, tutte quelle indicazioni pratiche che ci permettono di poterla attaccare. Ma da questo problema viene fuori un altro problema, molto più importante: la nuova tecnologia non è un fantasma astratto, è una cosa concreta. Ad esempio, il sistema internazionale delle comunicazioni è un fatto concreto. Per riuscire a costruirci immagini astratte nella testa, deve distribuirsi nel territorio. È in questo campo che vengono usati i nuovi materiali, poniamo nella costruzione dei cavi di trasmissione, ed è in questo campo che diventa importante conoscere la tecnologia, non come funziona nel suo aspetto produttivo, ma come si distribuisce realmente nel territorio. Cioè dove sono i centri di gestione (che sono sempre molteplici), dove sono i canali di comunicazione, tutte cose che non sono idee astratte, ma cose fisiche, oggetti che corrono nello spazio e che garantiscono il controllo. Intervenire con un sabotaggio in queste strutture, è facilissimo, difficile è sapere dove sono collocati i cavi. Ad un certo punto diventa indispensabile conoscere la distribuzione della tecnologia. Questo, pensiamo, sarà sicuramente il problema rivoluzionario più importante dei prossimi anni\". (Nuove svolte del capitalismo)\r\n\r\n[caption id=\"attachment_95929\" align=\"aligncenter\" width=\"1024\"] A Saluzzo, i droni dell'israeliana Tevel raccolgono la frutta per l'azienda Rivoira.[/caption]",[251],{"field":102,"matched_tokens":252,"snippet":248,"value":249},[73,74],1157451471441100800,{"best_field_score":255,"best_field_weight":182,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":256,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},"2211897868288","1157451471441100913",{"document":258,"highlight":272,"highlights":277,"text_match":253,"text_match_info":280},{"comment_count":46,"id":259,"is_sticky":46,"permalink":260,"podcastfilter":261,"post_author":262,"post_content":263,"post_date":264,"post_excerpt":52,"post_id":259,"post_modified":265,"post_thumbnail":266,"post_title":267,"post_type":240,"sort_by_date":268,"tag_links":269,"tags":271},"95067","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-23-01-2025-la-nuova-era-del-multipolarismo-muscolare-di-trump-il-tecno-feudalesimo-dei-padroni-dellintelligenza-artificiale-condiziona-gli-equilibri-mondiali-algeria-e-francia-rap/",[201],"radiokalakuta","Bastioni di Orione continua a provare a leggere la fase che si apre con la presidenza Trump confrontandosi con Giorgio Monestarolo ,insegnante e ricercatore che si occupa di storia economica e sociale .Trump e il suo movimento Maga hanno raccolto senza dubbio gli scontenti della globalizzazione interpretando un disagio sociale che ha trovato espressione in un epifenomeno che apparentemente non è effimero ma probabilmente destinato a caratterizare la società americana per un periodo abbastanza lungo. Trump ha accettato ,a differenza della visione del globalismo ideologico dei neocon democratici, la natura multipolare degli equilibri mondiali così come si sono configurati in questa fase di post globalizzazione . Naturalmente la sua interpretazione si discosta dal concetto di multilateralismo ,che suppone un sistema di non ingerenza e riconoscimento reciproco dei soggetti ,ma si concretizza in un multipolarismo muscolare in cui ciascun polo dominante ha mano libera nella sua sfera d'influenza riformulando ed adattando teorie ritenute ormai desuete come la dottrina Monroe o quella del \"big stick\" ,cara agli imperialisti americani nel primo novecento. La nuova età dell'oro richiamata da Trump evoca una nuova fase di accumulazione originaria selvaggia in risposta alla crisi di profitto del capitale ,che presuppone la ricerca di nuovi territori di espansione per la valorizzazione dei capitali e lo sfruttamento di risorse. Questa logica sottende una competizione interimperialista che porta a confliggere gli interessi statunitensi con quelli dell'Europa ,dove una classe dirigente inetta sta portando il continente verso uno scenario bellico senza uscita. L'annunciata politica dei dazi ,foriera di processi inflazionistici , porterà alla crescita di sentimenti anti americani in Europa che purtroppo in mancanza di una visione di classe articolata da soggetti politici rappresentativi degli interessi dei subalterni,verranno manipolati dall'ultradestra populista.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/bastioni-di-Orione-Monestarolo-23012025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Alessandro Aresu consigliere scientifico di \"Limes\" e autore del libro \"Geopolitica dell'intelligenza artificiale \", parliamo degli scenari legati alla diffusione dell'intelligenza artificiale commentando la notizia dell'annunciato investimento di 500 miliardi di dollari in Stargate ,join venture composta da \"Open AI\",\"Oracle\" e \"Softbank\" ,sostenuta dal fondo emiratino Mgx per la realizzazione in Texas di 20 data center da circa 5 gigawatt ciascuno. La filiera industriale dell'intelligenza artificiale ha al suo centro la costruzione dei \"data center\", grossi magazzini con all'interno supercomputer .La manifattura elettronica viene sostenuta da ingenti investimenti provenienti dalle società high tech che sono espressione della grande concentrazione di capitali e potere economico che decide d'investire anche nella politica americana .Attraverso il meccanismo dei \"superpac\" hanno sostenuto la campagna elettorale di Trump anche grazie alle enormi plusvalenze ricavate dal loro valore azionario ,spesso enormemente gonfiato . Si assiste ad una interconnessione fra le strutture governative,l'industria militare e le aziende tecnologiche che ha portato ad una supremazia americana nella tecnologia spaziale attraverso aziende private. Questa struttura produttiva ha come conseguenza una dipendenza dalla tecnologia di aziende come \"Space x\" che consente agli Stati Uniti di ottenere la riusabilità dei vettori con enorme vantaggio sui concorrenti. Lo strapotere di queste corporation high tech pone la questione delle ricadute sociali di un capitale che non considera nulla al di fuori di sè e la sua regolazione .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BASTIONI-23012025-ARESU.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Karim Metref ,giornalista algerino, parliamo dello stato delle relazioni fra Francia ed Algeria che si stanno rapidamente deteriorando. I nodi sono legati alla memoria coloniale ,ai casi dello scrittore Boualem Sansal ,arrestato ad Algeri e difeso a spada tratta da Macron , all'arresto di influencer filo governativi algerini residenti in Francia fino alla proposta di rivedere gli accordi del 1968 che regolano la presenza degli algerini in Francia. Ma dietro questa ennesima crisi diplomatica c'è il voltafaccia francese sulla questione del Sahara occidentale ,in quanto Parigi ha riconosciuto la sovranità marocchina sul territorio saharawi allineandosi di fatto alle posizioni statunitensi ed israeliane. Algeri da sempre sostenitrice della causa del popolo saharawi non ha digerito lo sgarbo e da qui sono partite una serie di ritorsioni reciproche che hanno invelenito i rapporti fra Parigi ed Algeri. L'aumento della retorica anticoloniale del presidente algerino è anche proporzionale alla crisi di legittimità del \"pouvoir\" ,il sistema di potere corrotto consolidato nel paese frutto del deviazionismo della classe dirigente uscita dalla lotta liberazione che portò all'indipedemza del paese nel 1962.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BASTIONI-23012025-ALGERIA.mp3\"][/audio]","25 Gennaio 2025","2025-01-25 17:27:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 23/01/2025-LA NUOVA ERA DEL MULTIPOLARISMO MUSCOLARE DI TRUMP-IL TECNO FEUDALESIMO DEI PADRONI DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE CONDIZIONA GLI EQUILIBRI MONDIALI-ALGERIA E FRANCIA RAPPORTI DIFFICILI E STRASCICHI COLONIALI.",1737826062,[270],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[220],{"post_content":273},{"matched_tokens":274,"snippet":275,"value":276},[73,74],"realizzazione in Texas di 20 \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark> da circa 5 gigawatt ciascuno.","Bastioni di Orione continua a provare a leggere la fase che si apre con la presidenza Trump confrontandosi con Giorgio Monestarolo ,insegnante e ricercatore che si occupa di storia economica e sociale .Trump e il suo movimento Maga hanno raccolto senza dubbio gli scontenti della globalizzazione interpretando un disagio sociale che ha trovato espressione in un epifenomeno che apparentemente non è effimero ma probabilmente destinato a caratterizare la società americana per un periodo abbastanza lungo. Trump ha accettato ,a differenza della visione del globalismo ideologico dei neocon democratici, la natura multipolare degli equilibri mondiali così come si sono configurati in questa fase di post globalizzazione . Naturalmente la sua interpretazione si discosta dal concetto di multilateralismo ,che suppone un sistema di non ingerenza e riconoscimento reciproco dei soggetti ,ma si concretizza in un multipolarismo muscolare in cui ciascun polo dominante ha mano libera nella sua sfera d'influenza riformulando ed adattando teorie ritenute ormai desuete come la dottrina Monroe o quella del \"big stick\" ,cara agli imperialisti americani nel primo novecento. La nuova età dell'oro richiamata da Trump evoca una nuova fase di accumulazione originaria selvaggia in risposta alla crisi di profitto del capitale ,che presuppone la ricerca di nuovi territori di espansione per la valorizzazione dei capitali e lo sfruttamento di risorse. Questa logica sottende una competizione interimperialista che porta a confliggere gli interessi statunitensi con quelli dell'Europa ,dove una classe dirigente inetta sta portando il continente verso uno scenario bellico senza uscita. L'annunciata politica dei dazi ,foriera di processi inflazionistici , porterà alla crescita di sentimenti anti americani in Europa che purtroppo in mancanza di una visione di classe articolata da soggetti politici rappresentativi degli interessi dei subalterni,verranno manipolati dall'ultradestra populista.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/bastioni-di-Orione-Monestarolo-23012025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Alessandro Aresu consigliere scientifico di \"Limes\" e autore del libro \"Geopolitica dell'intelligenza artificiale \", parliamo degli scenari legati alla diffusione dell'intelligenza artificiale commentando la notizia dell'annunciato investimento di 500 miliardi di dollari in Stargate ,join venture composta da \"Open AI\",\"Oracle\" e \"Softbank\" ,sostenuta dal fondo emiratino Mgx per la realizzazione in Texas di 20 \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark> da circa 5 gigawatt ciascuno. 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Questa struttura produttiva ha come conseguenza una dipendenza dalla tecnologia di aziende come \"Space x\" che consente agli Stati Uniti di ottenere la riusabilità dei vettori con enorme vantaggio sui concorrenti. Lo strapotere di queste corporation high tech pone la questione delle ricadute sociali di un capitale che non considera nulla al di fuori di sè e la sua regolazione .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BASTIONI-23012025-ARESU.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Karim Metref ,giornalista algerino, parliamo dello stato delle relazioni fra Francia ed Algeria che si stanno rapidamente deteriorando. I nodi sono legati alla memoria coloniale ,ai casi dello scrittore Boualem Sansal ,arrestato ad Algeri e difeso a spada tratta da Macron , all'arresto di influencer filo governativi algerini residenti in Francia fino alla proposta di rivedere gli accordi del 1968 che regolano la presenza degli algerini in Francia. 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Fa parte del gruppo di ricerca DiPLab.\r\n\r\nAllora Antonio, noi ti abbiamo contattato perché al di là del tuo libro che ha avuto un discreto successo, è che sia in Italia che in Francia, dove mi pare l'hai pubblicato la prima volta nel 2019, sappiamo anche che a breve verrà pubblicato in un'edizione inglese, aggiornata, non ho capito se è già pubblicato o verrà pubblicato a quest'autunno.\r\n\r\nAllora, sto rivedendo per l'ennesima volta le bozze, quindi esce tra qualche mese in America con la Chicago University Press e quindi siamo molto eccitati tutti.\r\nPer questa opportunità di parlare a un pubblico più vasto, ecco.\r\n\r\nEcco, allora a partire proprio dal tuo lavoro abbiamo diverse domande per arrivare poi anche agli ultimissime ricerche che hai fatto con i tuoi collaboratori e altri ricercatori. Ma prima di arrivare un attimo a questo tema vorremmo un attimo definirne dei contorni e quindi incominciare chiedendoti un pochino come sei arrivato negli ultimi anni nel tuo lavoro di ricerca a occuparti di lavoro digitale e in particolar modo di intelligenza artificiale e la sua intersezione col mondo del lavoro.\r\n\r\nAllora diciamo che io ho un percorso un po' lungo perché sono vecchietto e strano perché comincia in Italia diciamo in giri operaisti e autonomi, stiamo parlando di diversi decenni fa, e poi quando mi sono trasferito all'estero il tutto si è articolato, si è complessificato perché ho iniziato soprattutto a interessarmi alla sociologia di internet, quindi da sociologo e un po' economista, decisamente interessato alle tematiche del lavoro, sono arrivato a questa grande questione che è: che cosa fa l'intelligenza artificiale al lavoro?\r\nLa risposta tipica sarebbe: l'intelligenza artificiale distrugge il lavoro, ma dopo anni di ricerche con i miei collaboratori in diverse parti del mondo e poi ne riparleremo quali, sono arrivato a una conclusione un po' diversa e cioè sarebbe a dire che tanto per cominciare questa idea della distruzione dei posti di lavoro è un pretesto.\r\nI posti di lavoro sono distrutti ma sono distrutti per una scelta degli imprenditori, per una scelta dei poteri pubblici, per una scelta dei capitalisti sostanzialmente e si usano le macchine.\r\nMa queste macchine in realtà non funzionano tanto bene, perché per farle funzionare ancora oggi c'è bisogno di tantissimo lavoro nascosto e questo lavoro nascosto viene chiamato digital labor o micro lavoro o lavoro dei dati, insomma ci sono tante maniere di definirlo, ma è sostanzialmente un lavoro che è necessario per tenere su grandi exploit tecnologici come per esempio ChatGPT.\r\nChatGPT non funziona soltanto per la magia degli algoritmi, ma come è stato dimostrato già subito dopo il suo lancio nel novembre 2022 ci sono diverse migliaia di persone che stanno lì a filtrare i dati e tantissime altre ancora di più che stanno lì a verificare se le risposte sono corrette, a volte siamo noi stessi, a volte sono delle persone pagate.\r\nMa queste persone sono pagate molto poco, vivono in condizioni di lavoro terribili che noi documentiamo un po' in tutto il mondo perché, e qui riveniamo a dove sono messi, anche se queste grandi imprese tecnologiche sono spesso presentate come la Silicon Valley o tutt'al più facciamo lo sforzo di vederle anche in Cina, nei grandi distretti industriali cinesi, in realtà sono largamente delle tecnologie sviluppate in paesi a basso reddito.\r\nQuindi quelli che venivano una volta chiamati paesi in via di sviluppo che nel frattempo si sono ampiamente sviluppati ma che continuano a avere seri problemi di distribuzione ineguale dei redditi, forti tassi di povertà, forti percentuali di persone che sono pronte a lavorare per pochissimo e quindi sono lì che le grandi imprese come OpenAI, come Meta vanno a raccogliere, per aiutare questi lavoratori poveri dei dati.\r\n\r\nPrendiamo un tema che tu hai affrontato più volte sia nel tuo libro ma anche in numerose ricerche che hai pubblicato, che è quello della scomparsa del lavoro, un tema che cerchi di andare a smontare a più riprese su come le nuove tecnologie, che siano l'automazione nei processi produttivi o le intelligenze artificiali nei servizi e nel commercio vadano a rendere inutile il lavoro umano. Ecco secondo te a quali fenomeni possiamo invece ricondurre quello che è poi l'impatto reale dell'adozione di prodotti commerciali basati su intelligenza artificiale nel mondo del lavoro? E poi come nasce questo mito della scomparsa del lavoro?\r\n\r\nSe vogliamo il mito della scomparsa del lavoro è un prodotto ideologico del sistema capitalistico attuale.\r\nQuando parlo di ideologia parlo veramente del fatto che è un mito che introduce un forte elemento di propaganda. Siamo tutti purtroppo confrontati all'emergenza di questa retorica politica del great replacement, la grande sostituzione, che di solito è un elemento, diciamo così, un argomento che è tirato fuori da razzisti e fascisti di diversa appartenenza politica. Quando sentiamo parlare di great replacement, di grande sostituzione, perché arrivano gli immigrati o arrivano altre persone che entrano nel mondo del lavoro, identifichiamo immediatamente queste persone come dei razzisti.\r\nMa non li identifichiamo altrettanto facilmente quando invece ci viene presentata questa idea della grande sostituzione tecnologica. Cioè l'idea secondo la quale i lavoratori non perderanno il loro lavoro a causa di immigrati o nuovi soggetti sociali, ma a causa delle macchine. In realtà si tratta dello stesso tipo di ragionamento e se guardiamo bene chi lo porta, chi veicola questo tipo di discorso, sono le stesse persone. Una persona che purtroppo qui in Francia è molto conosciuta, che è Jordan Bardellà, e ci sono delle possibilità, una percentuale non nulla di possibilità che ce lo ritroviamo come prossimo presidente del Consiglio.\r\nJordan Bardellà è un noto esponente neofascista del partito Rassemblement National e lui ha più volte detto che ci sono due tipi di grandi sostituzioni che si preparano, quella da parte dell'ondata migratoria e poi quella da parte delle tecnologie. Quindi mette sullo stesso piano questo tipo di discorso. E lo stesso tipo di discorso, come dire, lo possiamo smontare nella stessa maniera, sostanzialmente dicendo che non è l'immigrato che ruba il lavoro all'autoctono, che non è la tecnologia che ruba il lavoro ai lavoratori attuali, ma si tratta di una scelta di investitori e di grandi capitalisti di far presentare queste tecnologie come potenzialmente distruttrici di lavoro.\r\nQuando in realtà, se noi guardiamo la storia di tutta l'automazione, dall'automazione meccanica di diversi secoli fa all'automazione detta intelligente di oggi, vediamo che queste tecnologie sono fatte per lavorare con gli esseri umani e che permettono, in linea di principio, a più esseri umani di accedere al lavoro.\r\nMa c'è un ma, non è una visione ottimistica la mia, queste tecnologie dette intelligenti, ovvero tutto quello che ha a che fare con soluzioni algoritmiche, con l'uso di dati, le tecnologie di machine learning, ovverosia di apprendimento automatico, hanno bisogno di tantissima gente che insegna le macchine a fare quello che fanno.\r\nChatGPT è un esempio che tutti hanno sotto gli occhi, che è capace di generare testo, ma se guardiamo anche nell'acronimo GPT, la P di GPT significa pre-trained, significa pre-addestrato. Significa che qualcuno gli ha insegnato a questa macchina a fare quello che fa, come si addestra un atleta, o come si insegna ad uno studente.\r\nE questo qualcuno, noi ce lo immaginiamo sempre come un ingegnere, un data scientist, un software developer, ma in realtà si tratta, nella maggior parte dei casi, che significa che abbiamo anche delle cifre che sono abbastanza impressionanti, parliamo di diverse centinaia di milioni di persone nel mondo, che fanno un lavoro molto più terra terra.\r\nPer esempio, non lo so, prendiamo delle immagini, che ne so, generate da utilizzatori su Instagram e iniziamo a taggare queste immagini, oppure a identificare oggetti in queste immagini. Per esempio, se c'è un viso umano, mettiamo un tag uomo o essere umano. Se c'è un animale, mettiamo animale, il tipo di animale. A cosa serve tutto questo? La prossima volta che queste immagini verranno, tra virgolette, mostrate a un'intelligenza artificiale, questa intelligenza artificiale poi, a forza di esempi, imparerà a riconoscere gli esseri umani e a fare la differenza tra un essere umano e un animale. Quindi questo è un esempio molto facile, molto terra terra.\r\nUn altro esempio potrebbe essere che ChatGPT ha bisogno che qualcuno annoti i testi, ovvero sia, , che questo testo sia segnato, sia etichettato come un testo in inglese che parla di sport e che è lungo 300 parole.\r\nQueste informazioni sono necessarie alla macchina, perché la macchina impari. Queste operazioni in realtà sono delle operazioni relativamente semplici, metto molto l'accento sul relativamente, e soprattutto molto mal pagate. Molto mal pagate, stiamo parlando in realtà di un pagamento che a volte può arrivare a 1 o 2 dollari all'ora, perché queste persone sono pagate o all'ora o sono pagate addirittura a contimo, ovvero per ogni tipo di piccola informazione che aggiungono al database vengono pagate qualche centesimo.\r\nCi sono delle piattaforme che sono accessibili a tutti, purtroppo, un po' in tutto il mondo, che permettono ai lavoratori di iscriversi e quindi di accettare, di realizzare queste task, questi compiti, queste mansioni molto mal pagate e alle aziende di reclutare a volte centinaia, di migliaia, a volte addirittura milioni di persone che sono messe a lavoro per sviluppare questa intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo, l'anno scorso hai pubblicato insieme ad altri due ricercatori, Maxime Cornet e Clement Leclerc. Un paper dal titolo appunto \"The problem with annotation. Human labour and outsourcing between France and Madagascar\". Ecco, abbiamo letto il paper, è molto interessantecome avete ricostruito insomma la filiera, stai dicendo già adesso, della catalogazione e della categorizzazione condotta da due start-up francesi attive in questo settore.\r\nMa nel mentre vi siete presi la briga di andare a intervistare nello specifico qua in Madagascar, ma poi sappiamo che avete fatto anche altre ricerche da altre parti.\r\nEcco, ti chiederei un pochino adesso di entrare un po' magari più nel dettaglio della ricerca, nel senso di darci magari un po' conto di come avete condotto la ricerca e farci anche magari qualche esempio concreto. E poi, dall'altro lato, come vengono utilizzate queste tecnologie poi nella pratica, sia quella di sorveglianza, sia quella di organizzazione, sia poi il risultato delle interviste.\r\n\r\nÈ più facile se ti racconto un pochettino come lavoriamo in generale. Allora, noi siamo un gruppo di una ventina di persone, si chiama DiPLab, che significa Digital Platform Labor, quindi è un laboratorio di ricerca sostanzialmente, e praticamente quello che facciamo è realizzare delle inchieste un po' dappertutto nel mondo, ma siamo molto specializzati sull'America Latina e l'Africa, abbiamo fatto una ventina di inchieste in 20 diversi paesi negli anni, a partire dal 2018, e questi paesi sono molto diversi.\r\nAllora, ci sono sostanzialmente dei paesi molto poveri, come per esempio il Venezuela in America Latina o il Madagascar in Africa che sono diventati dei centri nevralgici di questo lavoro mal pagato ma necessario per produrre le intelligenze artificiali.\r\nSostanzialmente noi abbiamo raccolto testimonianze di migliaia, quasi 4 mila, lavoratori e lavoratrici un po' in tutto il mondo. Stiamo adesso iniziando anche a guardare altri paese e altri continenti come l'India e il Bangladesh che come potrai immaginare sono enormi e sostanzialmente negli anni abbiamo visto che ci sono dei tipi molto chiari, che diventano chiari dal punto di vista dei profili socio-demografici delle persone che lavorano per queste piattaforme.\r\nTanto per cominciare abbiamo a che fare con delle persone che sono nel fiore degli anni, quindi sarebbe dire delle persone che dovrebbero essere ben piazzate sul mercato del lavoro, stiamo parlando di persone dai 20 a massimo i 40 anni e queste persone sono anche delle persone che hanno un alto livello di specializzazioni di educazione, cioè hanno dei diplomi, intervistiamo abbastanza frequentemente delle persone che hanno lauree, master, quindi ti puoi immaginare che queste persone ancora una volta dovrebbero essere le più avvantaggiate dal punto di vista del mercato del lavoro e invece non accedono a delle buone posizioni, non accedono a dei posti di lavoro e quindi devono accettare delle forme di lavoro molto più informali, molto più precarie, quindi lavorare per queste piattaforme.\r\nA volte lavorano da casa, per esempio in paesi come il Venezuela sono sostanzialmente delle persone che lavorano da casa, quindi ci possiamo sostanzialmente immaginare delle persone che hanno già un computer, di solito un vecchio computer distribuito dallo Stato una decina di anni fa, che fortunatamente, perché sono in Venezuela, non pagano l'elettricità o gli viene offerta a prezzi controllati,e quindi possono permettersi di fare una piccola aziendina a casa loro, dico un'aziendina per modo di dire perché in realtà non c'è nessun contratto, quindi si connettono a una piattaforma, accettano di realizzare dei task, ottengono dei pagamenti di qualche centesimo che alla fine del mese gli fa qualche dollaro. Siccome in Venezuela 6 o 8 dollari sono un buon salario mensile, e soprattutto il dollaro è più apprezzato del bolivar che è la moneta locale che ha tendenza a svalutarsi da un giorno all'altro, queste persone trovano questo lavoro abbastanza interessante e sostanzialmente si creano delle delle piccole collettività familiari. C'è certe volte, non lo so, certe ore del giorno è il padre che lavora a questa piattaforma, su questa piattaforma altre volte è la nonna, altre volte sono i figli. Questa è la situazione in un paese come il Venezuela.\r\nLa situazione in Madagascar è completamente diversa perché certo ci sono anche lì delle persone che lavorano da casa, molto meno perché la connessione costa cara e l'elettricità costa cara e in più ha tendenza al blackout, diciamo così, ma ci sono tantissime altre situazioni. Persone che lavorano in cybercafè, io per esempio in Madagascar sono andato in diversi cybercafè dove c'erano da una parte quelli che giocavano ai videogiochi e dall'altra quelli che facevano annotazione di immagini, o che facevano altri task.\r\nCi sono anche persone che lavorano da casa, come dicevo, e ci sono a volte degli uffici e delle aziende più classiche che assomigliano veramente a degli open space dove ci sono centinaia di persone che fanno dei turni di giorno e di notte e che fanno lavori di diverso tipo. Di solito queste sono delle mansioni un pochettino più complesse e delle mansioni soprattutto con aziende che lavorano da casa. Ci sono anche persone che impongono un certo livello di segreto industriale. Possono essere dei ministeri di governi stranieri, come abbiamo potuto vedere in Madagascar, a volte anche, e questo è molto più preoccupante, dei ministeri della difesa in diversi paesi stranieri e altre volte invece si tratta di grandi aziende, possono essere dei Google o delle Amazon, che hanno bisogno di dati di qualità.\r\nE' un'altra cosa che è stata molto eclatante, quello che quando noi l'abbiamo vissuto è stato certamente il più forte a livello di risultati. Stiamo parlando di un paio di anni fa, quando giustamente con i miei colleghi siamo andati andati diverse volte in Madagascar in realtà, perché è un paese abbastanza centrale.\r\nNel corso di questa missione, come la chiamiamo, nel 2022, siamo stati una settimana praticamente a vivere dentro, quasi, una casa che era stata trasformata in una fabbrica di click per l'intelligenza artificiale, una fabbrica di dati. Quindi ci dobbiamo immaginare una piccola casetta su due piani, con un garage, una soffitta, e praticamente in ogni stanza si entrava e c'erano da 20 a 30 persone su diversi computer che facevano dei task, che realizzavano della traduzione di dati o della notazione di dati, mettevano dei tag su delle immagini, vedi questo passo. Giorno e notte.\r\n\r\nNel caso specifico, uno dei casi, diciamo, più normali era quello di una azienda che aveva venduto degli scanner per i ristoranti aziendali. È presente quel tipo di situazione nei ristoranti aziendali. Si arriva con il vassoio, si passa il vassoio sotto uno scanner e questo vassoio ci dice automaticamente quanto dobbiamo pagare e quindi è tutto compactless e senza cassiere.\r\nQuello che non vi dicono è che però dall'altra parte del mondo ci sono delle persone che a volte in tempo reale fanno un lavoro di identificazione dei piatti del vostro vassoio. E questo è un lavoro che può diventare abbastanza complesso, soprattutto se consideriamo che, che ne so, i vassoi sono a volte in Germania e le persone che vedono che cosa c'è in questi vassoi si trovano in Mozambico, per esempio, e non ci sono gli stessi sistemi alimentari, non mangiano le stesse cose, non riconoscono gli stessi cibi. Quindi ci vuole tutto un lavoro di adattazione, di adattamento culturale. E un altro lavoro, invece, che è un altro progetto, che invece ci è sembrato particolarmente strano, poi siamo andati a grattare, lì era un'altra conferma di quello che sapevamo in realtà da lontano 2017, era che alcune di queste intelligenze artificiali non sono artificiali per niente. Ovvero, ossia, non c'è un vero e proprio algoritmo, ma c'è un finto algoritmo che in realtà è un certo numero di persone che a distanza realizzano questi task.\r\n\r\nQuindi l'esempio tipico, l'esempio vero, di cui parliamo poi nell'articolo, ma ne parliamo anche in altri contesti, è che, alcune persone che erano nel garage di questa casa di cui parlavo prima, facevano finta di essere una camera di videosorveglianza intelligente di quelle che si trovano nei supermercati.\r\nÈ una camera di videosorveglianza che viene venduta ai supermercati che riesce a riconoscere le persone e a interpretare i comportamenti delle persone. Se qualcuno ruba, non lo so, del cioccolato, del cibo per cani, questa camera, questa videocamera, invia un SMS al cassiere o alla cassiera e ci può essere un intervento in cui si può bloccare il ladro potenziale. Quello che non vi dicono è che in realtà questa videocamera intelligente è intelligente perché c'è l'intelligenza di questi lavoratori che vengono pagati molto poco e hanno dei turni abbastanza stretti, infatti devono in tempo reale comprendere quello che succede nei supermercati, hanno da 2 a 5 secondi per reagire e devono anche inviare dei finti sms automatici ai cassieri e alle cassiere in Europa, per esempio.\r\nQuindi si tratta di un caso che potrebbe essere assimilato a una frode, in realtà, ma che è molto più complesso e molto più comune, in realtà, perché tantissimi esempi di grandi intelligenze artificiali hanno dimostrato, e ci sono delle parti che non sono artificiali per niente.\r\nNel lontano 2019 abbiamo intervistato una persona che lavorava per Siri, quindi l'intelligenza artificiale di Apple, che diceva: \"io certe volte facevo l'intelligenza artificiale, perché certe volte Siri non funzionava bene e bisognava intervenire per fare un debugging in tempo reale\", per esempio. Solo che questo debugging in tempo reale significa simulare che ci sia un'intelligenza artificiale quando in realtà ci sono degli esseri umani. E questi esseri umani, questa è la parte più preoccupante, con questo finisco questo siparietto, erano anche molto mal pagati.\r\nPerché dobbiamo immaginarci che comunque, Antananarivo, la capitale del Madagascar, è una città grande, è una città relativamente cara rispetto al paese, che è un paese povero, ammettiamolo, però al tempo stesso la città non è una città nella quale si può vivere facilmente con qualche euro al mese. E nel caso specifico queste persone che addestravano o \"impersonavano\" un'intelligenza artificiale, venivano pagate tra i 90 e i 120 euro al mese. 90-120 euro al mese è ufficialmente il doppio del salario minimo del Madagascar, ma al tempo stesso non è sufficiente, soprattutto se queste persone hanno che ne so, una famiglia o dei figli . Quindi, sostanzialmente, queste persone erano anche bloccate in un lavoro precario e mal pagato che non gli permetteva di andare avanti.\r\nCon la loro carriera, con la loro vita, e ad avere delle prospettive, sostanzialmente, con il classico vicolo-ceco lavorativo che incontriamo tanto spesso ovunque nel mondo e sempre più spesso, ma che in questo caso diventa molto più grave perché è ufficialmente nel contesto della produzione di una delle più grandi fonti di ricchezza e di profitti degli ultimi anni, ovvero sia le intelligenze artificiali.\r\n\r\nE infatti l'esempio che hai dato mi ha ricordato due casi che erano emersi recentemente che avevamo avuto modo di commentare su questi microfoni , che uno è quello di Amazon dei negozi \"cashless\", che sembrava avere questo magico algoritmo che riesce a riconoscere in automatico quando le persone prendono un oggetto da uno scaffale, lo mettono nel carrello, gli addebitava diciamo il valore dell'oggetto, poi se magari lo rimettevano sullo scaffale glielo riaccreditava, eccetera. E rivelarono poi in realtà, si venne poi a scoprire che dietro questo magico algoritmo c'era un bacino di 20.000 lavoratori collocati in India, così come è uscito recentemente il caso di Presto Automation, una azienda in America che vendeva servizi di automazione alle casse per i fast food, il cui prodotto si era poi scoperto che aveva bisogno dell'intervento umano nel circa 70% dei casi. Quindi diciamo che la maggioranza poi delle azioni compiute da questi sistemi di appunto come dici te giustamente intelligenza artificiale dove poi dietro di artificiale non c'è niente, sono poi in realtà mantenuti da persone che spesso lavorano anche per una semplice questione di costi in paesi del secondo mondo, a prezzi che sarebbero diciamo inaccettabili nei paesi in cui quei negozi, quelle casse sono effettivamente collocate che poi alla fine è questo il vero vantaggio di questi strumenti. Perché tu alla fine hai un cassiere, , però lo paghi non al costo francese ma lo paghi al costo del Madagascar.\r\n\r\nCerto e c'è anche da aggiungere per esempio che non è soltanto questione di pagare i cassieri, ma cosa questo caso di off-shoring forzato determina per esempio per gli stati.\r\nTanto gli stati dei paesi a reddito basso, che hanno un costo di circa 25 miliardi di euro. C'è un costo di circa 25 miliardi di euro di reddito basso che per gli stati di paesi come per esempio, non lo so, i paesi europei c'è una perdita in termini di introiti fiscali, in termini di contributi, in termini di tutta una serie di altri servizi che normalmente sono dei servizi pubblici che sono finanziati a partire dal lavoro delle persone e a partire dalle aziende che pagano correttamente i lavoratori.\r\nSe queste aziende si sottraggono ai loro obblighi che ripeto sono di natura fiscale, contributiva, di previdenza sociale. Se si sottraggono a questi obblighi sostanzialmente stiamo sabotando lo stato sociale europeo in più oltre a danneggiare gli stati dei paesi terzi.\r\nNonché anche una cosa interessante che veniva fuori dalla ricerca, questo processo modifica anche il lavoro di chi rimane nel paese dove viene erogato il servizio.\r\nNella parte dei cassieri era anche abbastanza interessante vedere come il lavoro, per la parte delle videocamere di sicurezza, il lavoro dei cassieri e delle cassiere che rimangono sul posto viene a tutti gli effetti modificato perché si devono fare carico anche delle segnalazioni che vengono fatte dalle intelligenze artificiali o non artificiali remote, e quindi c'è paradossalmente un aumento del lavoro o anche una degradazione di chi mentre sta facendo un mestiere ne deve affiancare un'altro perché deve farsi interfaccia dell'intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo infatti ti volevo chiedere, riguardo poi a quella che è stata la vostra ricerca, se magari avete avuto modo di parlarne sia con chi in questo caso in Francia si trovava appunto ad avere il proprio lavoro modificato da queste intelligenze artificiali o nel caso specifico in Madagascar da chi è, nella componente degli sfruttati in questo colonialismo digitale, come queste persone poi percepiscano questa nuova trasformazione.\r\nMi riferisco in particolare a chi poi dà animo e forza a questi presunti algoritmi artificiali, di come poi questi percepiscano il fatto che quegli strumenti, quei prodotti in occidente vengano venduti come frutto della dell'intelligenza artificiale, e non come invece frutto del loro lavoro costante e quotidiano.\r\n\r\nGiustissima domanda che permette, che mi permette anche di raccontare un po' cosa facciamo oltre a girare il mondo e risolvere misteri come Scooby Doo.\r\nQuesta è la parte dove andiamo a raccogliere dati, intervistare persone, è una parte del nostro lavoro, poi c'è tutto quello che ha a che fare con aiutare i lavoratori a prendere coscienza, sviluppare soggettività, a organizzarsi e aiutare anche a volte stati, istituzioni internazionali o addirittura sindacati a inquadrare e aiutare e accompagnare meglio questi lavoratori, questo è un lavoro molto più vasto che però facciamo in diversi paesi del mondo. Ti do qualche esempio di come si può lavorare con per esempio i lavoratori in Europa che sono direttamente in Europa.\r\n\r\nPoi abbiamo un altro problema è che i lavoratori non sono stati colpiti da questa situazione, spesso sapendolo, cioè noi abbiamo a che fare con, per esempio non lo so, giusto ieri stavo continuando un lavoro con un'azienda francese, questa azienda francese ha subito un piano di ristrutturazione che è risultato in 250 licenziamenti, questi licenziamenti sono stati giustificati dall'arricuz di CIGPT e dell'intelligenza artificiale come se fosse una novità, il solito pretesto, in realtà i lavoratori hanno scoperto immediatamente dietro questa finta automatizzazione si nascondeva un caso di outsourcing di diverse centinaia di persone in un paese africano che erano messe lì a lavoro per far finta di essere un'intelligenza artificiale che ufficialmente ha distrutto i loro posti di lavoro. Quindi in questo caso la rivendicazione dei lavoratori licenziati che cercano di essere reintegrati o che cercano di essere rimborsati dei danni subiti si combina con il riconoscimento, con il fatto che sono oramai coscienti del fatto che ci sono masse di altri lavoratori in paesi terzi, nel caso specifico non soltanto in Africa ma anche in India per questa azienda di cui sto parlando e che quindi diventa una lotta internazionalista, ma perché internazionale di fatto?\r\n\r\nPerché non si possono risolvere i problemi di gente in Europa senza al tempo stesso prendere in conto quale ruolo e quali sono anche i danni subiti da persone in paesi terzi. Naturalmente noi lavoriamo anche in diversi paesi nei quali abbiamo condotto queste inchieste, nel caso specifico i due paesi sui quali stiamo lavorando di più ancora sono Madagascar e Kenya in Africa ci sono altri lavori in corso per paesi sudamericani come il Brasile e altri paesi africani come l'Egitto ma sono più diciamo così embrionali come come tipi di lavoro. Che tipo di lavoro facciamo? Beh a volte lavoriamo con le aziende, le aziende significa le piattaforme, per convincerle\r\nqueste piattaforme che sfruttano i lavoratori a trattarli meglio.\r\nE quindi adottare degli standard di lavoro equo, questi sono degli standard che sono stabiliti da un'organizzazione che si chiama Fair Work Project, che è condotta da nostri colleghi dell'Università di Oxford. Altre volte si tratta di applicare sostanzialmente le regole di gli standard internazionali di difesa del lavoro degno che invece sono stabiliti dall'ILO, cioè la International Labour Organization e con i quali, lavoriamo su altri progetti.\r\nQuindi sostanzialmente si tratta in certi casi di far applicare la legge, in altri casi si tratta di aiutare lo sviluppo di soggettività collettive da parte dei lavoratori. Per esempio quello che sta succedendo in Kenya è da una parte preoccupante, perché l'ordine pubblico del paese si è molto degradato, ma allo stesso molto interessante perché il Kenya è un paese che è stato al centro di una serie di rivelazioni molto forti negli ultimi due anni. Si è scoperto sostanzialmente che sia Meta, ovvero sia Facebook, che OpenAI, ovvero sia ChatGPT, si sono serviti di lavoratori keniani per adestrare le loro intelligenze artificiali, produrre dati e fare altri tipi di lavoro.\r\nQueste persone si sono in frattempo organizzate in diversi sindacati, uno si chiama Tech Workers, un altro si chiama African Content Moderators, sono dei sindacati che hanno oramai migliaia di iscritti e che partecipano anche alle manifestazioni che si stanno svolgendo in questo momento in Kenya contro la riforma finanziaria di quel paese. Quindi sostanzialmente vediamo progressivamente delle persone, delle organizzazioni che nascono all'interno di questo settore, che è dopo tutto un settore abbastanza sconosciuto, anche se veramente avrei dei dubbi a definirlo come un settore di nicchia, visto il numero di persone che secondo le stime degli ultimi anni iniziano ad esserci dentro, ma che si articolano, si combinano con movimenti molto più vasti e quindi ci sono anche delle forme embrionali di costruzione di coscienza di classe, se vogliamo, o di costruzione di movimenti multitudinari nei quali questi laboratori di dati entrano a far parte.\r\n\r\nMi sposterei un attimo su una questione che avevo ripreso appunto dal tuo libro Schiavi del Clic, ma che poi insomma è anche ricitato in vari articoli, che è noto come il paradosso di Solow su come sia stato misurato che la digitalizzazione nella manifattura e l'automazione nei servizi non abbiano poi portato a un reale aumento della produttività, anzi addirittura all'inizio del ventunesimo secolo si misura una decrescita nella produttività portata da questi strumenti.\r\nStrumenti che invece avrebbero dovuto, non dico sostituire il lavoro umano, ma quantomeno aumentarne la capacità produttiva.\r\nDa questo punto di vista, se la digitalizzazione ha avuto un impatto tanto trascurabile, perché rimane comunque una delle principali voci di investimentoda parte di grandi corporazioni e dei governi?\r\n\r\nAllora, do una precisazione piccolissima di natura statistica, anche se poi un po' scocciante, pedante da parte mia, quello che diminuisce è il tasso di crescita della produttività, quindi significa che la produttività continua a crescere, certo, ma in maniera molto meno veloce e in certi casi la crescita si è interrotta, non c'è una diminuzione della produttività, ecco, significa che sostanzialmente a forza tu puoi introdurre tutta l'automazione che vuoi, la produttività non cresce, poi la produttività cresce anche per altri motivi, perché sostanzialmente se ci sono altri metodi che non sono di natura automatica, ma possono essere, che ne so, riorganizzazione del lavoro, oppure la disponibilità di infrastrutture, la produttività potrebbe crescere, ma quello che giustamente sottolinei nella tua domanda è per quale motivo, malgrado i risultati dell'automatizzazione non ci siano dal punto di vista della produttività, si continua a investire tanto?\r\nBeh, perché risponderei, ci sono dei risultati per gli investitori in termini di profitto, in termini di rendita economica, quindi malgrado la produttività non aumenti, loro riescono comunque a creare dei profitti, e creare dei profitti sostanzialmente grazie al fatto che oggi come oggi non hai bisogno di avere un prodotto che funziona e nemmeno di venderlo volendo, perché le grandi aziende e le grandi piattaforme degli ultimi anni sono basate su un'idea di, a grosso modo, di soppensioni da parte dei produttori. Quindi, la città è un'azienda, che ha delle piccole aziende che vengono fatte a volte di stati e a volte di grandi investitori, è quello che si chiama il venture capitalism, quindi significa che ci sono dei grandi finanziatori che ti pagano, ti danno dei finanziamenti, delle sovvenzioni di centinaia di miliardi e sperano che un giorno forse tu riuscirai a fare un profitto, ma in certi casi, ti posso citare il caso di Uber, questo profitto non arriva mai.\r\nUber è arrivato a fare un utile , alla fine dell'anno scorso, a mostrare per la prima volta da quando è stata creata un minimo di profitto, non perché è riuscita a vendere meglio il suo prodotto, ovvero la sua piattaforma, che continua a essere in perdita. Uber in realtà spende molto di più a convincerti a usare Uber che non quello che guadagna facendoti usare Uber.\r\nSono riusciti a fare un minimo di profitto perché hanno fatto un'acquisizione di un'altra azienda che aveva un bilancio positivo.\r\nMa questo significa sostanzialmente che ci sono delle incitazioni, degli incentivi per i grandi investitori di continuare a investire nell'intelligenza artificiale, anche se poi il tornaconto non c'è. Certo non c'è il tornaconto a livello collettivo perché gli stati non ci guadagnano abbastanza, i lavoratori certamente non ci guadagnano in questa situazione e le aziende stesse continuano a fare perdite, ma in questo caso di venture capitalism ci sono ancora degli imbecilli che continuano a finanziarli. Questi imbecilli sono degli imbecilli pericolosi.\r\nStiamo parlando di persone del calibro di Mark Andresen o Peter Thiel. Dei nomi che forse non dicono niente alle persone che ci ascoltano. La cosiddetta paypal mafia anche nota. Sì esattamente. Persone che sono vicine a noti esponenti dell'estrema destra come Elon Musk e compagnie. Loro stessi sono delle persone di estrema destra. Mark Andresen è uno che pubblicamente ha dichiarato di quanto era bello il colonialismo. Peter Thiel è un eugenista dichiarato. Un pro-trumpiano nichilista , e queste persone sono quelli che continuano a finanziare questi grandi sforzi di investimento che sono pericolosi dal punto di vista sociale, dal punto di vista economico e aggiungerei anche, anche se poi di questo ne parliamo più recentemente in testi che non sono ancora stati tradotti in inglese in certi casi, anche hanno un impatto ecologico serissimo.\r\nPerché investire in grandi infrastrutture come ChatGPT significa anche investire in data center, significa investire nell'estrazione mineraria e nell'uso di energie che non sono certamente sostenibili.\r\nNon sono certamente un caso di tecnologia verde malgrado il fatto che cerchino costantemente di vendersi come green AI, quindi di fare un pochettino di ripulitura e di riciclaggio. Quindi l'uso fatto della retorica ecologista per cercare di vendere quello che fanno ha un serio impatto se pensiamo soltanto agli investimenti proposti da Sam Altman, quindi uno dei principali creatori di ChatGPT, stiamo parlando di un fabbisogno energetico che supera ampiamente tutte le tecnologie che abbiamo avuto finora.\r\nE quindi questo servirebbe soltanto a creare cosa? Un chatbot che risponde alle mie richieste astuse di ricette, magari la ricetta di una torta ssacher ma scritte come fosse un sonetto di Shakespeare, che è la cosa più inutile del mondo a pensarci.\r\n\r\n\r\nAntonio su questo non so se ci puoi dedicare ancora qualche minuto, volevo su questo farti ancora due domande proprio sul tema ambientale.\r\nAnche da questi microfoni abbiamo più volte portato approfondimenti, per esempio un dato delle ultime settimane è che le previsioni sono che i data center negli Stati Uniti consumeranno il 10% di tutta l'elettricità prodotte nel paese entro il 2030, ogni settimana escono annunci di questo tipo. E in generale, anche invece riportando un po' l'argomento su un piano politico, negli ultimi anni c'è stato un tentativo a più riprese di creare punti di convergenza tra quelle che sono le distopie digitali che con te abbiamo sottolineato in questa intervista e invece delle lotte ambientali che rappresentano sicuramente un punto di vista anche un po' più avanzato dal punto di vista anche dello stato di salute dei movimenti. Basti pensare appunto che termini costrutti di ricerca come l'estrattivismo digitale e altri sono stati proprio mutuati da una parte all'altra, presi dal mondo dell'ecologia.\r\nEcco, questo è sicuramente un tentativo che si è fatto, molto interessante, però noi rileviamo anche che negli ultimi anni questa potenziale alleanza e punti di convergenza stenta un po' a costruirsi. Non so, anche dal nostro punto di vista spesso e volentieri abbiamo cercato di portare questi discorsi all'interno anche di iniziative politiche e movimenti, ma si fa un po' fatica, un po' per la natura delle lotte ambientali che pur essendo a una vocazione sicuramente internazionale di ampio respiro spesso sono estremamente localizzate, e invece lavori come il tuo ad esempio che ci portano a attraversare delle filiere che poi camminano un po' in tutto il mondo.\r\nEcco, tu come vedi questa situazione? Come vedi il rapporto in generale e quali potrebbero essere secondo te nuovi punti di convergenza tra le movimenti nel digitale sia sindacali che internazionali?\r\n\r\nAllora, diciamo che in un certo senso penso che i problemi siano di due tipi il primo è che attualmente i movimenti ambientalisti a livello internazionale sono ancora molto diversi e che non c'è stata una chiara separazione tra, diciamo, un'ala riformista, chiamiamola così sostanzialmente quella che è più compatibile con delle istanze capitaliste e quindi sostanzialmente per farla corta sono quelli che propongono l'idea che c'è una tecnologia sostenibile basta semplicemente scegliere il meno peggio o addirittura pensare a una tecnologia che possa essere effettivamente green e dall'altra parte un'area massimalista dei movimenti ecologistici che invece sostanzialmente sostengono quella che possiamo chiamare una redirezione ecologica ovvero bisogna veramente avere un sussulto politico per cambiare completamente la maniera di considerare queste cose e né l'una né l'altra nel caso specifico al di là di queste diciamo di questa complessità dei movimenti ecologici attuali ambientalisti attuali né l'una né l'altra ha una visione completa se vogliamo forse un po' quelli della redirezione ecologica perché ci sarebbe bisogno di avere una specie di cartografia di che cosa fanno le intelligenze artificiali a non soltanto le filiere o le supply chains ma anche a posti che sono a volte molto distanti da noi ed è difficile immaginarsi quali sono le condizioni di vita o quali sono le condizioni stesse ambientali in paesi come la Bolivia considerando che la maggior parte di noi non ci ha mai messo piede in Bolivia immaginarsi che ci siano l'adi di sale come è il caso di Bolivia e di Uyuni che è il più grande giacimento di litio del mondo che è talmente centrale per le nostre batterie di tutto quello che abbiamo in tasca dallo smartphone al tablet per chi ce l'ha le biciclette elettriche o i veicoli elettrici, le automobili questa cosa di immaginarsi quanto importante sia un posto talmente lontano da noi da qualcosa che è così vicino a noi che abbiamo nelle nostre tasche questo è uno sforzo serio è uno sforzo serio che però ha nel futuro una necessità di svilupparsi e che si svilupperà purtroppo perché queste lotte ecologiche arrivano sempre più vicino a noi se pensiamo in particolare a una faccenda che è un po' diversa la questione dei data center i data center non sono per la maggior parte situati in paesi terzi a basso reddito ma sono per la maggior parte dei casi messi dietro l'angolo rispetto a noi sono in Italia, sono in Francia sono negli Stati Uniti certo sono anche in Cina e in maniera crescente perché la Cina non è più da tanti tanti anni un paese povero ma sono sostanzialmente nel nord del mondo e nel nord del mondo sono dei posti dove sono delle strutture che pesano molto sul consumo energetico paesi come l'Irlanda che sono oggi dei grandi hub per i data center sono dei paesi nei quali l'infrastruttura di produzione dell'elettricità è molto affaticata dalla presenza di questi data center in Spagna si stanno sviluppando dei collettivi che mettono insieme tecnologia e piuttosto critica tecnologica e critica ecologica che si oppongono per esempio alla creazione di nuovi data center in posti che specialmente in Spagna sono già desertici e che quindi non hanno bisogno in più di questo ennesimo peso quindi queste sono delle prospettive che sono interessanti e aggiungo che sono interessanti purtroppo perché sono delle questioni e dei problemi ecologici sempre più pressanti che arrivano sempre più vicino alle nostre case e che se finora non c'è stata una diciamo così un'alleanza tra movimenti di critica tecnologica e movimenti di rivendicazione legate all'ambiente questo secondo me cambierà molto presto\r\n\r\n \r\n\r\nHai qualcosa da aggiungere o altri riferimenti che vuoi darci per chi ci ascolta per seguire il vostro lavoro o anche altri lavori che reputi interessanti su questi temi?\r\n\r\nAllora voglio invitare coloro che ci ascoltano se sono interessati e interessate, l'otto luglio c'è il lancio a distanza, nel senso che è un evento virtuale ed è gratis, e si può partecipare da tutto il mondo, che si chiama Workers Inquiry. Per gli italiani traduzione è semplicemente inchiesta operaia.\r\nWorkers Inquiry è il lavoro, la produzione di una mia carissima collega e amica e anche lei membra di DiPLab che si chiama Milagros Miceli che è una ricercatrice che da tanti anni lavora a Berlino per il Weizenbaum Institute e che ha avuto questa idea assolutamente geniale, ovvero piuttosto che, come lo facciamo noi da tanti anni, girare il mondo e andare a intervistare persone, aiutare i lavoratori dei dati, ovvero i microlaboratori di cui ho parlato finora, questi che attestano l'intelligenza artificiale, a raccontare le loro stesse condizioni di lavoro e a condurre loro stessi delle inchieste sulle proprie condizioni di lavoro.Ed è una maniera di effettivamente ricollegarsi alla grande tradizione operaista.\r\nMa vi posso anche assicurare che è un risultato anche da un punto di vista sociale, politico, perché ci sono queste persone che l'8 luglio parleranno durante il lancio di questa iniziativa e quindi vedrete testimonianze di persone dal Kenya, dall'Iran, dal Venezuela, da tanti altri posti e dalla Germania ovviamente, ma soprattutto ci sono anche degli estratti video che sono di grandissima qualità. Quindi vi consiglio di cercare Workers Inquiry Milagros Miceli su internet e di connettervi l'8 luglio, quindi tra qualche giorno.","11 Luglio 2024","2024-07-11 12:19:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/rick-rothenberg-kroIft6D9wk-unsplash-scaled-1-200x110.jpg","StakkaStakka 3 Luglio 2024 – Intervista Antonio Casilli",1720700396,[],[],{"post_content":296},{"matched_tokens":297,"snippet":298,"value":299},[73,74],"ChatGPT significa anche investire in \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark>, significa investire nell'estrazione mineraria e","Puntata completa\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stakkastakka-231.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIntervista Antonio Casilli\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/stakkastakka-casilli.mp3\"][/audio]\r\n\r\nCollegato con noi c'è Antonio Casilli, professore dell'Istituto Politecnico di Parigi e autore di diversi lavori, tra cui un libro pubblicato in Italia nel 2021, Schiavi del Click. Fa parte del gruppo di ricerca DiPLab.\r\n\r\nAllora Antonio, noi ti abbiamo contattato perché al di là del tuo libro che ha avuto un discreto successo, è che sia in Italia che in Francia, dove mi pare l'hai pubblicato la prima volta nel 2019, sappiamo anche che a breve verrà pubblicato in un'edizione inglese, aggiornata, non ho capito se è già pubblicato o verrà pubblicato a quest'autunno.\r\n\r\nAllora, sto rivedendo per l'ennesima volta le bozze, quindi esce tra qualche mese in America con la Chicago University Press e quindi siamo molto eccitati tutti.\r\nPer questa opportunità di parlare a un pubblico più vasto, ecco.\r\n\r\nEcco, allora a partire proprio dal tuo lavoro abbiamo diverse domande per arrivare poi anche agli ultimissime ricerche che hai fatto con i tuoi collaboratori e altri ricercatori. Ma prima di arrivare un attimo a questo tema vorremmo un attimo definirne dei contorni e quindi incominciare chiedendoti un pochino come sei arrivato negli ultimi anni nel tuo lavoro di ricerca a occuparti di lavoro digitale e in particolar modo di intelligenza artificiale e la sua intersezione col mondo del lavoro.\r\n\r\nAllora diciamo che io ho un percorso un po' lungo perché sono vecchietto e strano perché comincia in Italia diciamo in giri operaisti e autonomi, stiamo parlando di diversi decenni fa, e poi quando mi sono trasferito all'estero il tutto si è articolato, si è complessificato perché ho iniziato soprattutto a interessarmi alla sociologia di internet, quindi da sociologo e un po' economista, decisamente interessato alle tematiche del lavoro, sono arrivato a questa grande questione che è: che cosa fa l'intelligenza artificiale al lavoro?\r\nLa risposta tipica sarebbe: l'intelligenza artificiale distrugge il lavoro, ma dopo anni di ricerche con i miei collaboratori in diverse parti del mondo e poi ne riparleremo quali, sono arrivato a una conclusione un po' diversa e cioè sarebbe a dire che tanto per cominciare questa idea della distruzione dei posti di lavoro è un pretesto.\r\nI posti di lavoro sono distrutti ma sono distrutti per una scelta degli imprenditori, per una scelta dei poteri pubblici, per una scelta dei capitalisti sostanzialmente e si usano le macchine.\r\nMa queste macchine in realtà non funzionano tanto bene, perché per farle funzionare ancora oggi c'è bisogno di tantissimo lavoro nascosto e questo lavoro nascosto viene chiamato digital labor o micro lavoro o lavoro dei dati, insomma ci sono tante maniere di definirlo, ma è sostanzialmente un lavoro che è necessario per tenere su grandi exploit tecnologici come per esempio ChatGPT.\r\nChatGPT non funziona soltanto per la magia degli algoritmi, ma come è stato dimostrato già subito dopo il suo lancio nel novembre 2022 ci sono diverse migliaia di persone che stanno lì a filtrare i dati e tantissime altre ancora di più che stanno lì a verificare se le risposte sono corrette, a volte siamo noi stessi, a volte sono delle persone pagate.\r\nMa queste persone sono pagate molto poco, vivono in condizioni di lavoro terribili che noi documentiamo un po' in tutto il mondo perché, e qui riveniamo a dove sono messi, anche se queste grandi imprese tecnologiche sono spesso presentate come la Silicon Valley o tutt'al più facciamo lo sforzo di vederle anche in Cina, nei grandi distretti industriali cinesi, in realtà sono largamente delle tecnologie sviluppate in paesi a basso reddito.\r\nQuindi quelli che venivano una volta chiamati paesi in via di sviluppo che nel frattempo si sono ampiamente sviluppati ma che continuano a avere seri problemi di distribuzione ineguale dei redditi, forti tassi di povertà, forti percentuali di persone che sono pronte a lavorare per pochissimo e quindi sono lì che le grandi imprese come OpenAI, come Meta vanno a raccogliere, per aiutare questi lavoratori poveri dei dati.\r\n\r\nPrendiamo un tema che tu hai affrontato più volte sia nel tuo libro ma anche in numerose ricerche che hai pubblicato, che è quello della scomparsa del lavoro, un tema che cerchi di andare a smontare a più riprese su come le nuove tecnologie, che siano l'automazione nei processi produttivi o le intelligenze artificiali nei servizi e nel commercio vadano a rendere inutile il lavoro umano. Ecco secondo te a quali fenomeni possiamo invece ricondurre quello che è poi l'impatto reale dell'adozione di prodotti commerciali basati su intelligenza artificiale nel mondo del lavoro? E poi come nasce questo mito della scomparsa del lavoro?\r\n\r\nSe vogliamo il mito della scomparsa del lavoro è un prodotto ideologico del sistema capitalistico attuale.\r\nQuando parlo di ideologia parlo veramente del fatto che è un mito che introduce un forte elemento di propaganda. Siamo tutti purtroppo confrontati all'emergenza di questa retorica politica del great replacement, la grande sostituzione, che di solito è un elemento, diciamo così, un argomento che è tirato fuori da razzisti e fascisti di diversa appartenenza politica. Quando sentiamo parlare di great replacement, di grande sostituzione, perché arrivano gli immigrati o arrivano altre persone che entrano nel mondo del lavoro, identifichiamo immediatamente queste persone come dei razzisti.\r\nMa non li identifichiamo altrettanto facilmente quando invece ci viene presentata questa idea della grande sostituzione tecnologica. Cioè l'idea secondo la quale i lavoratori non perderanno il loro lavoro a causa di immigrati o nuovi soggetti sociali, ma a causa delle macchine. In realtà si tratta dello stesso tipo di ragionamento e se guardiamo bene chi lo porta, chi veicola questo tipo di discorso, sono le stesse persone. Una persona che purtroppo qui in Francia è molto conosciuta, che è Jordan Bardellà, e ci sono delle possibilità, una percentuale non nulla di possibilità che ce lo ritroviamo come prossimo presidente del Consiglio.\r\nJordan Bardellà è un noto esponente neofascista del partito Rassemblement National e lui ha più volte detto che ci sono due tipi di grandi sostituzioni che si preparano, quella da parte dell'ondata migratoria e poi quella da parte delle tecnologie. Quindi mette sullo stesso piano questo tipo di discorso. E lo stesso tipo di discorso, come dire, lo possiamo smontare nella stessa maniera, sostanzialmente dicendo che non è l'immigrato che ruba il lavoro all'autoctono, che non è la tecnologia che ruba il lavoro ai lavoratori attuali, ma si tratta di una scelta di investitori e di grandi capitalisti di far presentare queste tecnologie come potenzialmente distruttrici di lavoro.\r\nQuando in realtà, se noi guardiamo la storia di tutta l'automazione, dall'automazione meccanica di diversi secoli fa all'automazione detta intelligente di oggi, vediamo che queste tecnologie sono fatte per lavorare con gli esseri umani e che permettono, in linea di principio, a più esseri umani di accedere al lavoro.\r\nMa c'è un ma, non è una visione ottimistica la mia, queste tecnologie dette intelligenti, ovvero tutto quello che ha a che fare con soluzioni algoritmiche, con l'uso di dati, le tecnologie di machine learning, ovverosia di apprendimento automatico, hanno bisogno di tantissima gente che insegna le macchine a fare quello che fanno.\r\nChatGPT è un esempio che tutti hanno sotto gli occhi, che è capace di generare testo, ma se guardiamo anche nell'acronimo GPT, la P di GPT significa pre-trained, significa pre-addestrato. Significa che qualcuno gli ha insegnato a questa macchina a fare quello che fa, come si addestra un atleta, o come si insegna ad uno studente.\r\nE questo qualcuno, noi ce lo immaginiamo sempre come un ingegnere, un \u003Cmark>data\u003C/mark> scientist, un software developer, ma in realtà si tratta, nella maggior parte dei casi, che significa che abbiamo anche delle cifre che sono abbastanza impressionanti, parliamo di diverse centinaia di milioni di persone nel mondo, che fanno un lavoro molto più terra terra.\r\nPer esempio, non lo so, prendiamo delle immagini, che ne so, generate da utilizzatori su Instagram e iniziamo a taggare queste immagini, oppure a identificare oggetti in queste immagini. Per esempio, se c'è un viso umano, mettiamo un tag uomo o essere umano. Se c'è un animale, mettiamo animale, il tipo di animale. A cosa serve tutto questo? La prossima volta che queste immagini verranno, tra virgolette, mostrate a un'intelligenza artificiale, questa intelligenza artificiale poi, a forza di esempi, imparerà a riconoscere gli esseri umani e a fare la differenza tra un essere umano e un animale. Quindi questo è un esempio molto facile, molto terra terra.\r\nUn altro esempio potrebbe essere che ChatGPT ha bisogno che qualcuno annoti i testi, ovvero sia, , che questo testo sia segnato, sia etichettato come un testo in inglese che parla di sport e che è lungo 300 parole.\r\nQueste informazioni sono necessarie alla macchina, perché la macchina impari. Queste operazioni in realtà sono delle operazioni relativamente semplici, metto molto l'accento sul relativamente, e soprattutto molto mal pagate. Molto mal pagate, stiamo parlando in realtà di un pagamento che a volte può arrivare a 1 o 2 dollari all'ora, perché queste persone sono pagate o all'ora o sono pagate addirittura a contimo, ovvero per ogni tipo di piccola informazione che aggiungono al database vengono pagate qualche centesimo.\r\nCi sono delle piattaforme che sono accessibili a tutti, purtroppo, un po' in tutto il mondo, che permettono ai lavoratori di iscriversi e quindi di accettare, di realizzare queste task, questi compiti, queste mansioni molto mal pagate e alle aziende di reclutare a volte centinaia, di migliaia, a volte addirittura milioni di persone che sono messe a lavoro per sviluppare questa intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo, l'anno scorso hai pubblicato insieme ad altri due ricercatori, Maxime Cornet e Clement Leclerc. Un paper dal titolo appunto \"The problem with annotation. Human labour and outsourcing between France and Madagascar\". Ecco, abbiamo letto il paper, è molto interessantecome avete ricostruito insomma la filiera, stai dicendo già adesso, della catalogazione e della categorizzazione condotta da due start-up francesi attive in questo settore.\r\nMa nel mentre vi siete presi la briga di andare a intervistare nello specifico qua in Madagascar, ma poi sappiamo che avete fatto anche altre ricerche da altre parti.\r\nEcco, ti chiederei un pochino adesso di entrare un po' magari più nel dettaglio della ricerca, nel senso di darci magari un po' conto di come avete condotto la ricerca e farci anche magari qualche esempio concreto. E poi, dall'altro lato, come vengono utilizzate queste tecnologie poi nella pratica, sia quella di sorveglianza, sia quella di organizzazione, sia poi il risultato delle interviste.\r\n\r\nÈ più facile se ti racconto un pochettino come lavoriamo in generale. Allora, noi siamo un gruppo di una ventina di persone, si chiama DiPLab, che significa Digital Platform Labor, quindi è un laboratorio di ricerca sostanzialmente, e praticamente quello che facciamo è realizzare delle inchieste un po' dappertutto nel mondo, ma siamo molto specializzati sull'America Latina e l'Africa, abbiamo fatto una ventina di inchieste in 20 diversi paesi negli anni, a partire dal 2018, e questi paesi sono molto diversi.\r\nAllora, ci sono sostanzialmente dei paesi molto poveri, come per esempio il Venezuela in America Latina o il Madagascar in Africa che sono diventati dei centri nevralgici di questo lavoro mal pagato ma necessario per produrre le intelligenze artificiali.\r\nSostanzialmente noi abbiamo raccolto testimonianze di migliaia, quasi 4 mila, lavoratori e lavoratrici un po' in tutto il mondo. Stiamo adesso iniziando anche a guardare altri paese e altri continenti come l'India e il Bangladesh che come potrai immaginare sono enormi e sostanzialmente negli anni abbiamo visto che ci sono dei tipi molto chiari, che diventano chiari dal punto di vista dei profili socio-demografici delle persone che lavorano per queste piattaforme.\r\nTanto per cominciare abbiamo a che fare con delle persone che sono nel fiore degli anni, quindi sarebbe dire delle persone che dovrebbero essere ben piazzate sul mercato del lavoro, stiamo parlando di persone dai 20 a massimo i 40 anni e queste persone sono anche delle persone che hanno un alto livello di specializzazioni di educazione, cioè hanno dei diplomi, intervistiamo abbastanza frequentemente delle persone che hanno lauree, master, quindi ti puoi immaginare che queste persone ancora una volta dovrebbero essere le più avvantaggiate dal punto di vista del mercato del lavoro e invece non accedono a delle buone posizioni, non accedono a dei posti di lavoro e quindi devono accettare delle forme di lavoro molto più informali, molto più precarie, quindi lavorare per queste piattaforme.\r\nA volte lavorano da casa, per esempio in paesi come il Venezuela sono sostanzialmente delle persone che lavorano da casa, quindi ci possiamo sostanzialmente immaginare delle persone che hanno già un computer, di solito un vecchio computer distribuito dallo Stato una decina di anni fa, che fortunatamente, perché sono in Venezuela, non pagano l'elettricità o gli viene offerta a prezzi controllati,e quindi possono permettersi di fare una piccola aziendina a casa loro, dico un'aziendina per modo di dire perché in realtà non c'è nessun contratto, quindi si connettono a una piattaforma, accettano di realizzare dei task, ottengono dei pagamenti di qualche centesimo che alla fine del mese gli fa qualche dollaro. Siccome in Venezuela 6 o 8 dollari sono un buon salario mensile, e soprattutto il dollaro è più apprezzato del bolivar che è la moneta locale che ha tendenza a svalutarsi da un giorno all'altro, queste persone trovano questo lavoro abbastanza interessante e sostanzialmente si creano delle delle piccole collettività familiari. C'è certe volte, non lo so, certe ore del giorno è il padre che lavora a questa piattaforma, su questa piattaforma altre volte è la nonna, altre volte sono i figli. Questa è la situazione in un paese come il Venezuela.\r\nLa situazione in Madagascar è completamente diversa perché certo ci sono anche lì delle persone che lavorano da casa, molto meno perché la connessione costa cara e l'elettricità costa cara e in più ha tendenza al blackout, diciamo così, ma ci sono tantissime altre situazioni. Persone che lavorano in cybercafè, io per esempio in Madagascar sono andato in diversi cybercafè dove c'erano da una parte quelli che giocavano ai videogiochi e dall'altra quelli che facevano annotazione di immagini, o che facevano altri task.\r\nCi sono anche persone che lavorano da casa, come dicevo, e ci sono a volte degli uffici e delle aziende più classiche che assomigliano veramente a degli open space dove ci sono centinaia di persone che fanno dei turni di giorno e di notte e che fanno lavori di diverso tipo. Di solito queste sono delle mansioni un pochettino più complesse e delle mansioni soprattutto con aziende che lavorano da casa. Ci sono anche persone che impongono un certo livello di segreto industriale. Possono essere dei ministeri di governi stranieri, come abbiamo potuto vedere in Madagascar, a volte anche, e questo è molto più preoccupante, dei ministeri della difesa in diversi paesi stranieri e altre volte invece si tratta di grandi aziende, possono essere dei Google o delle Amazon, che hanno bisogno di dati di qualità.\r\nE' un'altra cosa che è stata molto eclatante, quello che quando noi l'abbiamo vissuto è stato certamente il più forte a livello di risultati. Stiamo parlando di un paio di anni fa, quando giustamente con i miei colleghi siamo andati andati diverse volte in Madagascar in realtà, perché è un paese abbastanza centrale.\r\nNel corso di questa missione, come la chiamiamo, nel 2022, siamo stati una settimana praticamente a vivere dentro, quasi, una casa che era stata trasformata in una fabbrica di click per l'intelligenza artificiale, una fabbrica di dati. Quindi ci dobbiamo immaginare una piccola casetta su due piani, con un garage, una soffitta, e praticamente in ogni stanza si entrava e c'erano da 20 a 30 persone su diversi computer che facevano dei task, che realizzavano della traduzione di dati o della notazione di dati, mettevano dei tag su delle immagini, vedi questo passo. Giorno e notte.\r\n\r\nNel caso specifico, uno dei casi, diciamo, più normali era quello di una azienda che aveva venduto degli scanner per i ristoranti aziendali. È presente quel tipo di situazione nei ristoranti aziendali. Si arriva con il vassoio, si passa il vassoio sotto uno scanner e questo vassoio ci dice automaticamente quanto dobbiamo pagare e quindi è tutto compactless e senza cassiere.\r\nQuello che non vi dicono è che però dall'altra parte del mondo ci sono delle persone che a volte in tempo reale fanno un lavoro di identificazione dei piatti del vostro vassoio. E questo è un lavoro che può diventare abbastanza complesso, soprattutto se consideriamo che, che ne so, i vassoi sono a volte in Germania e le persone che vedono che cosa c'è in questi vassoi si trovano in Mozambico, per esempio, e non ci sono gli stessi sistemi alimentari, non mangiano le stesse cose, non riconoscono gli stessi cibi. Quindi ci vuole tutto un lavoro di adattazione, di adattamento culturale. E un altro lavoro, invece, che è un altro progetto, che invece ci è sembrato particolarmente strano, poi siamo andati a grattare, lì era un'altra conferma di quello che sapevamo in realtà da lontano 2017, era che alcune di queste intelligenze artificiali non sono artificiali per niente. Ovvero, ossia, non c'è un vero e proprio algoritmo, ma c'è un finto algoritmo che in realtà è un certo numero di persone che a distanza realizzano questi task.\r\n\r\nQuindi l'esempio tipico, l'esempio vero, di cui parliamo poi nell'articolo, ma ne parliamo anche in altri contesti, è che, alcune persone che erano nel garage di questa casa di cui parlavo prima, facevano finta di essere una camera di videosorveglianza intelligente di quelle che si trovano nei supermercati.\r\nÈ una camera di videosorveglianza che viene venduta ai supermercati che riesce a riconoscere le persone e a interpretare i comportamenti delle persone. Se qualcuno ruba, non lo so, del cioccolato, del cibo per cani, questa camera, questa videocamera, invia un SMS al cassiere o alla cassiera e ci può essere un intervento in cui si può bloccare il ladro potenziale. Quello che non vi dicono è che in realtà questa videocamera intelligente è intelligente perché c'è l'intelligenza di questi lavoratori che vengono pagati molto poco e hanno dei turni abbastanza stretti, infatti devono in tempo reale comprendere quello che succede nei supermercati, hanno da 2 a 5 secondi per reagire e devono anche inviare dei finti sms automatici ai cassieri e alle cassiere in Europa, per esempio.\r\nQuindi si tratta di un caso che potrebbe essere assimilato a una frode, in realtà, ma che è molto più complesso e molto più comune, in realtà, perché tantissimi esempi di grandi intelligenze artificiali hanno dimostrato, e ci sono delle parti che non sono artificiali per niente.\r\nNel lontano 2019 abbiamo intervistato una persona che lavorava per Siri, quindi l'intelligenza artificiale di Apple, che diceva: \"io certe volte facevo l'intelligenza artificiale, perché certe volte Siri non funzionava bene e bisognava intervenire per fare un debugging in tempo reale\", per esempio. Solo che questo debugging in tempo reale significa simulare che ci sia un'intelligenza artificiale quando in realtà ci sono degli esseri umani. E questi esseri umani, questa è la parte più preoccupante, con questo finisco questo siparietto, erano anche molto mal pagati.\r\nPerché dobbiamo immaginarci che comunque, Antananarivo, la capitale del Madagascar, è una città grande, è una città relativamente cara rispetto al paese, che è un paese povero, ammettiamolo, però al tempo stesso la città non è una città nella quale si può vivere facilmente con qualche euro al mese. E nel caso specifico queste persone che addestravano o \"impersonavano\" un'intelligenza artificiale, venivano pagate tra i 90 e i 120 euro al mese. 90-120 euro al mese è ufficialmente il doppio del salario minimo del Madagascar, ma al tempo stesso non è sufficiente, soprattutto se queste persone hanno che ne so, una famiglia o dei figli . Quindi, sostanzialmente, queste persone erano anche bloccate in un lavoro precario e mal pagato che non gli permetteva di andare avanti.\r\nCon la loro carriera, con la loro vita, e ad avere delle prospettive, sostanzialmente, con il classico vicolo-ceco lavorativo che incontriamo tanto spesso ovunque nel mondo e sempre più spesso, ma che in questo caso diventa molto più grave perché è ufficialmente nel contesto della produzione di una delle più grandi fonti di ricchezza e di profitti degli ultimi anni, ovvero sia le intelligenze artificiali.\r\n\r\nE infatti l'esempio che hai dato mi ha ricordato due casi che erano emersi recentemente che avevamo avuto modo di commentare su questi microfoni , che uno è quello di Amazon dei negozi \"cashless\", che sembrava avere questo magico algoritmo che riesce a riconoscere in automatico quando le persone prendono un oggetto da uno scaffale, lo mettono nel carrello, gli addebitava diciamo il valore dell'oggetto, poi se magari lo rimettevano sullo scaffale glielo riaccreditava, eccetera. E rivelarono poi in realtà, si venne poi a scoprire che dietro questo magico algoritmo c'era un bacino di 20.000 lavoratori collocati in India, così come è uscito recentemente il caso di Presto Automation, una azienda in America che vendeva servizi di automazione alle casse per i fast food, il cui prodotto si era poi scoperto che aveva bisogno dell'intervento umano nel circa 70% dei casi. Quindi diciamo che la maggioranza poi delle azioni compiute da questi sistemi di appunto come dici te giustamente intelligenza artificiale dove poi dietro di artificiale non c'è niente, sono poi in realtà mantenuti da persone che spesso lavorano anche per una semplice questione di costi in paesi del secondo mondo, a prezzi che sarebbero diciamo inaccettabili nei paesi in cui quei negozi, quelle casse sono effettivamente collocate che poi alla fine è questo il vero vantaggio di questi strumenti. Perché tu alla fine hai un cassiere, , però lo paghi non al costo francese ma lo paghi al costo del Madagascar.\r\n\r\nCerto e c'è anche da aggiungere per esempio che non è soltanto questione di pagare i cassieri, ma cosa questo caso di off-shoring forzato determina per esempio per gli stati.\r\nTanto gli stati dei paesi a reddito basso, che hanno un costo di circa 25 miliardi di euro. C'è un costo di circa 25 miliardi di euro di reddito basso che per gli stati di paesi come per esempio, non lo so, i paesi europei c'è una perdita in termini di introiti fiscali, in termini di contributi, in termini di tutta una serie di altri servizi che normalmente sono dei servizi pubblici che sono finanziati a partire dal lavoro delle persone e a partire dalle aziende che pagano correttamente i lavoratori.\r\nSe queste aziende si sottraggono ai loro obblighi che ripeto sono di natura fiscale, contributiva, di previdenza sociale. Se si sottraggono a questi obblighi sostanzialmente stiamo sabotando lo stato sociale europeo in più oltre a danneggiare gli stati dei paesi terzi.\r\nNonché anche una cosa interessante che veniva fuori dalla ricerca, questo processo modifica anche il lavoro di chi rimane nel paese dove viene erogato il servizio.\r\nNella parte dei cassieri era anche abbastanza interessante vedere come il lavoro, per la parte delle videocamere di sicurezza, il lavoro dei cassieri e delle cassiere che rimangono sul posto viene a tutti gli effetti modificato perché si devono fare carico anche delle segnalazioni che vengono fatte dalle intelligenze artificiali o non artificiali remote, e quindi c'è paradossalmente un aumento del lavoro o anche una degradazione di chi mentre sta facendo un mestiere ne deve affiancare un'altro perché deve farsi interfaccia dell'intelligenza artificiale.\r\n\r\nEcco, su questo infatti ti volevo chiedere, riguardo poi a quella che è stata la vostra ricerca, se magari avete avuto modo di parlarne sia con chi in questo caso in Francia si trovava appunto ad avere il proprio lavoro modificato da queste intelligenze artificiali o nel caso specifico in Madagascar da chi è, nella componente degli sfruttati in questo colonialismo digitale, come queste persone poi percepiscano questa nuova trasformazione.\r\nMi riferisco in particolare a chi poi dà animo e forza a questi presunti algoritmi artificiali, di come poi questi percepiscano il fatto che quegli strumenti, quei prodotti in occidente vengano venduti come frutto della dell'intelligenza artificiale, e non come invece frutto del loro lavoro costante e quotidiano.\r\n\r\nGiustissima domanda che permette, che mi permette anche di raccontare un po' cosa facciamo oltre a girare il mondo e risolvere misteri come Scooby Doo.\r\nQuesta è la parte dove andiamo a raccogliere dati, intervistare persone, è una parte del nostro lavoro, poi c'è tutto quello che ha a che fare con aiutare i lavoratori a prendere coscienza, sviluppare soggettività, a organizzarsi e aiutare anche a volte stati, istituzioni internazionali o addirittura sindacati a inquadrare e aiutare e accompagnare meglio questi lavoratori, questo è un lavoro molto più vasto che però facciamo in diversi paesi del mondo. Ti do qualche esempio di come si può lavorare con per esempio i lavoratori in Europa che sono direttamente in Europa.\r\n\r\nPoi abbiamo un altro problema è che i lavoratori non sono stati colpiti da questa situazione, spesso sapendolo, cioè noi abbiamo a che fare con, per esempio non lo so, giusto ieri stavo continuando un lavoro con un'azienda francese, questa azienda francese ha subito un piano di ristrutturazione che è risultato in 250 licenziamenti, questi licenziamenti sono stati giustificati dall'arricuz di CIGPT e dell'intelligenza artificiale come se fosse una novità, il solito pretesto, in realtà i lavoratori hanno scoperto immediatamente dietro questa finta automatizzazione si nascondeva un caso di outsourcing di diverse centinaia di persone in un paese africano che erano messe lì a lavoro per far finta di essere un'intelligenza artificiale che ufficialmente ha distrutto i loro posti di lavoro. Quindi in questo caso la rivendicazione dei lavoratori licenziati che cercano di essere reintegrati o che cercano di essere rimborsati dei danni subiti si combina con il riconoscimento, con il fatto che sono oramai coscienti del fatto che ci sono masse di altri lavoratori in paesi terzi, nel caso specifico non soltanto in Africa ma anche in India per questa azienda di cui sto parlando e che quindi diventa una lotta internazionalista, ma perché internazionale di fatto?\r\n\r\nPerché non si possono risolvere i problemi di gente in Europa senza al tempo stesso prendere in conto quale ruolo e quali sono anche i danni subiti da persone in paesi terzi. Naturalmente noi lavoriamo anche in diversi paesi nei quali abbiamo condotto queste inchieste, nel caso specifico i due paesi sui quali stiamo lavorando di più ancora sono Madagascar e Kenya in Africa ci sono altri lavori in corso per paesi sudamericani come il Brasile e altri paesi africani come l'Egitto ma sono più diciamo così embrionali come come tipi di lavoro. Che tipo di lavoro facciamo? Beh a volte lavoriamo con le aziende, le aziende significa le piattaforme, per convincerle\r\nqueste piattaforme che sfruttano i lavoratori a trattarli meglio.\r\nE quindi adottare degli standard di lavoro equo, questi sono degli standard che sono stabiliti da un'organizzazione che si chiama Fair Work Project, che è condotta da nostri colleghi dell'Università di Oxford. Altre volte si tratta di applicare sostanzialmente le regole di gli standard internazionali di difesa del lavoro degno che invece sono stabiliti dall'ILO, cioè la International Labour Organization e con i quali, lavoriamo su altri progetti.\r\nQuindi sostanzialmente si tratta in certi casi di far applicare la legge, in altri casi si tratta di aiutare lo sviluppo di soggettività collettive da parte dei lavoratori. Per esempio quello che sta succedendo in Kenya è da una parte preoccupante, perché l'ordine pubblico del paese si è molto degradato, ma allo stesso molto interessante perché il Kenya è un paese che è stato al centro di una serie di rivelazioni molto forti negli ultimi due anni. Si è scoperto sostanzialmente che sia Meta, ovvero sia Facebook, che OpenAI, ovvero sia ChatGPT, si sono serviti di lavoratori keniani per adestrare le loro intelligenze artificiali, produrre dati e fare altri tipi di lavoro.\r\nQueste persone si sono in frattempo organizzate in diversi sindacati, uno si chiama Tech Workers, un altro si chiama African Content Moderators, sono dei sindacati che hanno oramai migliaia di iscritti e che partecipano anche alle manifestazioni che si stanno svolgendo in questo momento in Kenya contro la riforma finanziaria di quel paese. Quindi sostanzialmente vediamo progressivamente delle persone, delle organizzazioni che nascono all'interno di questo settore, che è dopo tutto un settore abbastanza sconosciuto, anche se veramente avrei dei dubbi a definirlo come un settore di nicchia, visto il numero di persone che secondo le stime degli ultimi anni iniziano ad esserci dentro, ma che si articolano, si combinano con movimenti molto più vasti e quindi ci sono anche delle forme embrionali di costruzione di coscienza di classe, se vogliamo, o di costruzione di movimenti multitudinari nei quali questi laboratori di dati entrano a far parte.\r\n\r\nMi sposterei un attimo su una questione che avevo ripreso appunto dal tuo libro Schiavi del Clic, ma che poi insomma è anche ricitato in vari articoli, che è noto come il paradosso di Solow su come sia stato misurato che la digitalizzazione nella manifattura e l'automazione nei servizi non abbiano poi portato a un reale aumento della produttività, anzi addirittura all'inizio del ventunesimo secolo si misura una decrescita nella produttività portata da questi strumenti.\r\nStrumenti che invece avrebbero dovuto, non dico sostituire il lavoro umano, ma quantomeno aumentarne la capacità produttiva.\r\nDa questo punto di vista, se la digitalizzazione ha avuto un impatto tanto trascurabile, perché rimane comunque una delle principali voci di investimentoda parte di grandi corporazioni e dei governi?\r\n\r\nAllora, do una precisazione piccolissima di natura statistica, anche se poi un po' scocciante, pedante da parte mia, quello che diminuisce è il tasso di crescita della produttività, quindi significa che la produttività continua a crescere, certo, ma in maniera molto meno veloce e in certi casi la crescita si è interrotta, non c'è una diminuzione della produttività, ecco, significa che sostanzialmente a forza tu puoi introdurre tutta l'automazione che vuoi, la produttività non cresce, poi la produttività cresce anche per altri motivi, perché sostanzialmente se ci sono altri metodi che non sono di natura automatica, ma possono essere, che ne so, riorganizzazione del lavoro, oppure la disponibilità di infrastrutture, la produttività potrebbe crescere, ma quello che giustamente sottolinei nella tua domanda è per quale motivo, malgrado i risultati dell'automatizzazione non ci siano dal punto di vista della produttività, si continua a investire tanto?\r\nBeh, perché risponderei, ci sono dei risultati per gli investitori in termini di profitto, in termini di rendita economica, quindi malgrado la produttività non aumenti, loro riescono comunque a creare dei profitti, e creare dei profitti sostanzialmente grazie al fatto che oggi come oggi non hai bisogno di avere un prodotto che funziona e nemmeno di venderlo volendo, perché le grandi aziende e le grandi piattaforme degli ultimi anni sono basate su un'idea di, a grosso modo, di soppensioni da parte dei produttori. Quindi, la città è un'azienda, che ha delle piccole aziende che vengono fatte a volte di stati e a volte di grandi investitori, è quello che si chiama il venture capitalism, quindi significa che ci sono dei grandi finanziatori che ti pagano, ti danno dei finanziamenti, delle sovvenzioni di centinaia di miliardi e sperano che un giorno forse tu riuscirai a fare un profitto, ma in certi casi, ti posso citare il caso di Uber, questo profitto non arriva mai.\r\nUber è arrivato a fare un utile , alla fine dell'anno scorso, a mostrare per la prima volta da quando è stata creata un minimo di profitto, non perché è riuscita a vendere meglio il suo prodotto, ovvero la sua piattaforma, che continua a essere in perdita. Uber in realtà spende molto di più a convincerti a usare Uber che non quello che guadagna facendoti usare Uber.\r\nSono riusciti a fare un minimo di profitto perché hanno fatto un'acquisizione di un'altra azienda che aveva un bilancio positivo.\r\nMa questo significa sostanzialmente che ci sono delle incitazioni, degli incentivi per i grandi investitori di continuare a investire nell'intelligenza artificiale, anche se poi il tornaconto non c'è. Certo non c'è il tornaconto a livello collettivo perché gli stati non ci guadagnano abbastanza, i lavoratori certamente non ci guadagnano in questa situazione e le aziende stesse continuano a fare perdite, ma in questo caso di venture capitalism ci sono ancora degli imbecilli che continuano a finanziarli. Questi imbecilli sono degli imbecilli pericolosi.\r\nStiamo parlando di persone del calibro di Mark Andresen o Peter Thiel. Dei nomi che forse non dicono niente alle persone che ci ascoltano. La cosiddetta paypal mafia anche nota. Sì esattamente. Persone che sono vicine a noti esponenti dell'estrema destra come Elon Musk e compagnie. Loro stessi sono delle persone di estrema destra. Mark Andresen è uno che pubblicamente ha dichiarato di quanto era bello il colonialismo. Peter Thiel è un eugenista dichiarato. Un pro-trumpiano nichilista , e queste persone sono quelli che continuano a finanziare questi grandi sforzi di investimento che sono pericolosi dal punto di vista sociale, dal punto di vista economico e aggiungerei anche, anche se poi di questo ne parliamo più recentemente in testi che non sono ancora stati tradotti in inglese in certi casi, anche hanno un impatto ecologico serissimo.\r\nPerché investire in grandi infrastrutture come ChatGPT significa anche investire in \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark>, significa investire nell'estrazione mineraria e nell'uso di energie che non sono certamente sostenibili.\r\nNon sono certamente un caso di tecnologia verde malgrado il fatto che cerchino costantemente di vendersi come green AI, quindi di fare un pochettino di ripulitura e di riciclaggio. Quindi l'uso fatto della retorica ecologista per cercare di vendere quello che fanno ha un serio impatto se pensiamo soltanto agli investimenti proposti da Sam Altman, quindi uno dei principali creatori di ChatGPT, stiamo parlando di un fabbisogno energetico che supera ampiamente tutte le tecnologie che abbiamo avuto finora.\r\nE quindi questo servirebbe soltanto a creare cosa? Un chatbot che risponde alle mie richieste astuse di ricette, magari la ricetta di una torta ssacher ma scritte come fosse un sonetto di Shakespeare, che è la cosa più inutile del mondo a pensarci.\r\n\r\n\r\nAntonio su questo non so se ci puoi dedicare ancora qualche minuto, volevo su questo farti ancora due domande proprio sul tema ambientale.\r\nAnche da questi microfoni abbiamo più volte portato approfondimenti, per esempio un dato delle ultime settimane è che le previsioni sono che i \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark> negli Stati Uniti consumeranno il 10% di tutta l'elettricità prodotte nel paese entro il 2030, ogni settimana escono annunci di questo tipo. E in generale, anche invece riportando un po' l'argomento su un piano politico, negli ultimi anni c'è stato un tentativo a più riprese di creare punti di convergenza tra quelle che sono le distopie digitali che con te abbiamo sottolineato in questa intervista e invece delle lotte ambientali che rappresentano sicuramente un punto di vista anche un po' più avanzato dal punto di vista anche dello stato di salute dei movimenti. Basti pensare appunto che termini costrutti di ricerca come l'estrattivismo digitale e altri sono stati proprio mutuati da una parte all'altra, presi dal mondo dell'ecologia.\r\nEcco, questo è sicuramente un tentativo che si è fatto, molto interessante, però noi rileviamo anche che negli ultimi anni questa potenziale alleanza e punti di convergenza stenta un po' a costruirsi. Non so, anche dal nostro punto di vista spesso e volentieri abbiamo cercato di portare questi discorsi all'interno anche di iniziative politiche e movimenti, ma si fa un po' fatica, un po' per la natura delle lotte ambientali che pur essendo a una vocazione sicuramente internazionale di ampio respiro spesso sono estremamente localizzate, e invece lavori come il tuo ad esempio che ci portano a attraversare delle filiere che poi camminano un po' in tutto il mondo.\r\nEcco, tu come vedi questa situazione? Come vedi il rapporto in generale e quali potrebbero essere secondo te nuovi punti di convergenza tra le movimenti nel digitale sia sindacali che internazionali?\r\n\r\nAllora, diciamo che in un certo senso penso che i problemi siano di due tipi il primo è che attualmente i movimenti ambientalisti a livello internazionale sono ancora molto diversi e che non c'è stata una chiara separazione tra, diciamo, un'ala riformista, chiamiamola così sostanzialmente quella che è più compatibile con delle istanze capitaliste e quindi sostanzialmente per farla corta sono quelli che propongono l'idea che c'è una tecnologia sostenibile basta semplicemente scegliere il meno peggio o addirittura pensare a una tecnologia che possa essere effettivamente green e dall'altra parte un'area massimalista dei movimenti ecologistici che invece sostanzialmente sostengono quella che possiamo chiamare una redirezione ecologica ovvero bisogna veramente avere un sussulto politico per cambiare completamente la maniera di considerare queste cose e né l'una né l'altra nel caso specifico al di là di queste diciamo di questa complessità dei movimenti ecologici attuali ambientalisti attuali né l'una né l'altra ha una visione completa se vogliamo forse un po' quelli della redirezione ecologica perché ci sarebbe bisogno di avere una specie di cartografia di che cosa fanno le intelligenze artificiali a non soltanto le filiere o le supply chains ma anche a posti che sono a volte molto distanti da noi ed è difficile immaginarsi quali sono le condizioni di vita o quali sono le condizioni stesse ambientali in paesi come la Bolivia considerando che la maggior parte di noi non ci ha mai messo piede in Bolivia immaginarsi che ci siano l'adi di sale come è il caso di Bolivia e di Uyuni che è il più grande giacimento di litio del mondo che è talmente centrale per le nostre batterie di tutto quello che abbiamo in tasca dallo smartphone al tablet per chi ce l'ha le biciclette elettriche o i veicoli elettrici, le automobili questa cosa di immaginarsi quanto importante sia un posto talmente lontano da noi da qualcosa che è così vicino a noi che abbiamo nelle nostre tasche questo è uno sforzo serio è uno sforzo serio che però ha nel futuro una necessità di svilupparsi e che si svilupperà purtroppo perché queste lotte ecologiche arrivano sempre più vicino a noi se pensiamo in particolare a una faccenda che è un po' diversa la questione dei \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark> i \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark> non sono per la maggior parte situati in paesi terzi a basso reddito ma sono per la maggior parte dei casi messi dietro l'angolo rispetto a noi sono in Italia, sono in Francia sono negli Stati Uniti certo sono anche in Cina e in maniera crescente perché la Cina non è più da tanti tanti anni un paese povero ma sono sostanzialmente nel nord del mondo e nel nord del mondo sono dei posti dove sono delle strutture che pesano molto sul consumo energetico paesi come l'Irlanda che sono oggi dei grandi hub per i \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark> sono dei paesi nei quali l'infrastruttura di produzione dell'elettricità è molto affaticata dalla presenza di questi \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark> in Spagna si stanno sviluppando dei collettivi che mettono insieme tecnologia e piuttosto critica tecnologica e critica ecologica che si oppongono per esempio alla creazione di nuovi \u003Cmark>data\u003C/mark> \u003Cmark>center\u003C/mark> in posti che specialmente in Spagna sono già desertici e che quindi non hanno bisogno in più di questo ennesimo peso quindi queste sono delle prospettive che sono interessanti e aggiungo che sono interessanti purtroppo perché sono delle questioni e dei problemi ecologici sempre più pressanti che arrivano sempre più vicino alle nostre case e che se finora non c'è stata una diciamo così un'alleanza tra movimenti di critica tecnologica e movimenti di rivendicazione legate all'ambiente questo secondo me cambierà molto presto\r\n\r\n \r\n\r\nHai qualcosa da aggiungere o altri riferimenti che vuoi darci per chi ci ascolta per seguire il vostro lavoro o anche altri lavori che reputi interessanti su questi temi?\r\n\r\nAllora voglio invitare coloro che ci ascoltano se sono interessati e interessate, l'otto luglio c'è il lancio a distanza, nel senso che è un evento virtuale ed è gratis, e si può partecipare da tutto il mondo, che si chiama Workers Inquiry. Per gli italiani traduzione è semplicemente inchiesta operaia.\r\nWorkers Inquiry è il lavoro, la produzione di una mia carissima collega e amica e anche lei membra di DiPLab che si chiama Milagros Miceli che è una ricercatrice che da tanti anni lavora a Berlino per il Weizenbaum Institute e che ha avuto questa idea assolutamente geniale, ovvero piuttosto che, come lo facciamo noi da tanti anni, girare il mondo e andare a intervistare persone, aiutare i lavoratori dei dati, ovvero i microlaboratori di cui ho parlato finora, questi che attestano l'intelligenza artificiale, a raccontare le loro stesse condizioni di lavoro e a condurre loro stessi delle inchieste sulle proprie condizioni di lavoro.Ed è una maniera di effettivamente ricollegarsi alla grande tradizione operaista.\r\nMa vi posso anche assicurare che è un risultato anche da un punto di vista sociale, politico, perché ci sono queste persone che l'8 luglio parleranno durante il lancio di questa iniziativa e quindi vedrete testimonianze di persone dal Kenya, dall'Iran, dal Venezuela, da tanti altri posti e dalla Germania ovviamente, ma soprattutto ci sono anche degli estratti video che sono di grandissima qualità. Quindi vi consiglio di cercare Workers Inquiry Milagros Miceli su internet e di connettervi l'8 luglio, quindi tra qualche giorno.",[301],{"field":102,"matched_tokens":302,"snippet":298,"value":299},[73,74],{"best_field_score":255,"best_field_weight":182,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":256,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},{"document":305,"highlight":318,"highlights":323,"text_match":179,"text_match_info":326},{"comment_count":46,"id":306,"is_sticky":46,"permalink":307,"podcastfilter":308,"post_author":309,"post_content":310,"post_date":264,"post_excerpt":52,"post_id":306,"post_modified":311,"post_thumbnail":312,"post_title":313,"post_type":240,"sort_by_date":314,"tag_links":315,"tags":317},"95058","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-21-01-2024/",[197],"fritturamista"," \r\n\r\nIl primo approfondimento della serata lo abbiamo fatto in compagnia telefonica di Carlo Parianni della CUB Milano, per esplorare un mondo di cui si parla molto poco, ovvero quello dei call center. Il 28 aprile 2024, l'associazione padronale Assocontact, aveva dichiarato l'intenzione di non volere più applicare ai dipendenti delle aziende che riunisce, il CCNL telecomunicazioni perché troppo poco competitivo sul mercato del settore (come sempre più spesso accade, si richiede a chi lavora sempre più flessibilità, meno tutele e riduzione della paga).La notizia è che in un settore dove il lavoro è sempre più parcellizzato, precario e conseguentemente i lavoratori sempre più ricattabili, a Milano c'è stato uno sciopero di categoria molto partecipato, che poi ha dato la spinta lavoratori del Veneto e della Puglia. Ma la notizia ancora più inedita e soddisfacente è che queste mobilitazioni hanno portato a dei risultati concreti.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/F_m_21_01_Carlo-Parianni-CUB-Milano-sull-vittoria-di-lavorat-call-center.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo argomento della puntata è stato nuovamente quello dei lavoratori nei musei, questa volta di quelli torinesi che hanno lanciato uno sciopero domenica 26 gennaio. Stiamo parlando nello specifico di operatori museali di biglietteria, che alle 13:30 di quella data incroceranno le braccia, abbiamo avuto ospite al telefono uno di loro per farci raccontare come si è giunti all'indizione di sciopero. Infatti ai responsabili dei musei reali pare non interessi il destino di chi per anni sono stati i primi ad interfacciarsi con migliaia e migliaia di turisti da tutto il mondo che hanno visitato i musei di questo circuito, perché a fronte di un cambio appalto per i servizi di biglietteria, non viene richiesta la clausola sociale (ovvero il mantenimento di occupazione seppur con un'azienda diversa). Questi lavoratori hanno deciso dunque di indire per sabato 25 in Piazzetta Reale 1 dalle 14 alle 18 un'assemblea sindacale in presidio e il giorno dopo lo sciopero ai Musei Reali a partire dalle 13:30, ora dalla quale non verrà più venduto nessun biglietto. Vi invitiamo a partecipare numerosi per portare solidarietà a chi sceglie di resistere contro incompetenza e clientelismo strutturali di questo, come tanti altri ambiti lavorativi.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/F_m_21_01_Lavoratore-Musei-Reali-su-assemblea-e-sciopero-25-e-26-gennaio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Alberto Russo dell' ANLM (Assemblea Nazionale Lavoratori Manutenzione) manutentore che lavora in RFI (Rete Ferroviaria Italiana) sullo sciopero dello straordinario (dal 28/01/2025 al 26/02/2025) e sul comunicato che l'assemblea sta facendo circolare su \"Problemi nel trasporto ferroviario:\r\nproviamo a fare chiarezza\".\r\n\r\nL'ANLM è nata come assemblea di lavoratori autorganizzati della manutenzione in Ferrovia dello Stato ha avuto la capacità di organizzare scioperi contro le condizioni di lavoro dei manutentori e la loro sicurezza. Durante le ultime assemblee è nata l'esigenza di fare uno sciopero di lunga durata, incisivo e che spezzasse la gogna mediatica contro chi lo fa.\r\n\r\nDa qui nasce l'idea dello sciopero dello straordinario. Alberto ci ha spiegato che \"I problemi di trasporto, venuti alla luce maggiormente negli ultimi tempi, che portano a ritardi normalizzati con\r\nparalisi di interi snodi ferroviari sono legati a doppio filo dalla richiesta illecita dell'azienda di fare straordinari non concordati con i lavoratori e fuori dal CCNL. Per difenderci abbiamo deciso di organizzare lo sciopero dello straordinario e insieme a COBAS e CUB l'ANLM sta facendo girare il comunicato\".\r\nIl comunicaro lo trovate a questo link.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/F_m_21_01_Alberto-Russo-ANLM-ferrovie-su-sciopero-dello-straordinario-e-assemlbea.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","2025-02-04 22:50:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/assemblea-sciopero-straordinario-1-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 21/01/2025",1737763338,[316],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[224],{"post_content":319},{"matched_tokens":320,"snippet":321,"value":322},[74],"poco, ovvero quello dei call \u003Cmark>center\u003C/mark>. 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L’ipotesi di gran lunga più probabile sull’accaduto è che ci sia stato un banale errore di configurazione sul sito, ma di questo ne parliamo dopo questo pezzo per darvi il buongiorno e mettervi nel giusto mood. buon ascolto.\r\ndichiarazioni pubbliche e reazioni istituzionali\r\n\r\n \tsul sito dell’inps, ad un certo punto si spegne tutto e viene mostrato un messaggio: Al fine di consentire una migliore e piu’ efficace canalizzazione delle richieste di servizio, il sito e’ temporaneamente non disponibile. Si assicura che tutti gli aventi diritto potranno utilmente presentare la domanda per l’ottenimento delle prestazioni. il tutto con un html raffazzonato, accrocchiatissimo con dei tag tipo il center che non si vedevano dal ’94. con gli apostrofi sbagliati. https://blog.mestierediscrivere.com/2020/04/01/in-tempi-difficili-parole-che-graffiano\r\n\r\ncomunque il succo dei messaggi e’ come sempre, e’ colpa vostra che siete arrivati tutti insieme, mica nostra. in generale non c’e’ mai un’assunzione di responsabilita’, un dire che ne so, raga scusate abbiamo fatto una cagata, c’era poco tempo, abbiamo dovuto arrangiarci e non abbiamo potuto fare delle prove. e’ sempre il solito approccio per cui i cittadini sono visti come sospetti e potenziali criminali o alla meglio come bambini, più che come soggetti responsabili, capaci di collaborazione, dotati di neuroni, quando gli unici atteggiamenti infantili sono proprio quelli per cui si cerca sempre qualcuno a cui addossare la colpa, un capro espiatorio, il runner, quello che porta a pisciare il cane, in questo caso gli hacker.\r\n\r\nebbene si’, hanno stato gli hacker!@@!@!1 “Abbiamo avuto nei giorni scorsi e anche stamattina violenti attacchi hacker”, ha detto Pasquale Tridico \" questa la dichiarazione ufficiale di quanto accaduto dal presidente dell’INPS ripresa anche da conte. cosi’ senza un minimo di pudore o vergogna, sparare cazzate per cercare di coprire la propria inettitudine. anche i bambini vi hanno sgamato. e’ talmente grande e palese come cazzata che non ci hanno creduto neanche i giornali e infatti abbiamo fatto fatica a trovare l’audio perche’ pochissimi giornali l’hanno ripresa come notizia. Un credulone che invece ci ha creduto e’ il vicesegretario del Partito democratico, Andrea Orlando, in merito alla falla del sito dell’Inps denuncia che “alcune infrastrutture strategiche sono state sotto attacco di hacker” e su Twitter sollecita: “Bisogna subito convocare il Copasir per chiedere al Dis quale reazione è in atto. Questi sciacalli vanno fermati immediatamente”. A questo punto piovono messaggi di scherno, anonymous italia scrive “vorremmo prenderci il merito, ma la verita’ e’ che siete incapaci e avete fatto tutto da soli togliendoci il divertimento”, addirittura pornhub (per la sua immagine ovviamente) offre aiuto all’inps per potenziare il sito grazie ai suoi server.\r\ndopo il breach l’altro comunicato e’ stato il seguente\r\n“L’INPS informa gli utenti di avere prontamente notificato il data breach al Garante per la protezione dei dati personali ed assicura che, fin dal momento in cui si è avuta conoscenza della possibilità che vi sia stata violazione di dati personali, sta assumendo tutte le misure atte a porre rimedio alla situazione di rischio, attenuare i possibili effetti negativi e tutelare i diritti e le libertà delle persone fisiche. In tale ambito è istituita la seguente casella di posta elettronica violazionedatiGDPR@inps.it utilizzabile, esclusivamente dai soggetti i cui dati siano stati interessati dalla violazione, per le segnalazioni all’INPS, allegando eventuali evidenze documentali. L’Istituto si impegna a verificare tutte le segnalazioni ricevute e ad adottare ogni ulteriore misura tecnica e organizzativa adeguata di protezione dei dati personali che dovesse rendersi necessaria.”\r\n\r\na parte che il sito dell’inps ha una normativa della privacy ferma al 2013, ancora non c’era la gdpr, forse non lo sanno che in questi casi sono loro a dover informare chi ha subito un leak e non viceversa. infatti le normative, in particolare la gdpr prevede sicuramente il nominativo di un responsabile dei dati personali e raga, l’inps non ce l’ha. l’inps non ha un responsabile dei dati personali di cosa stiamo parlando. anche il tabacchino sotto casa vostra deve averlo per le registrazioni di videosorveglianza. e invece no, il Data Protection Officer e’ andato in pensione. Una delle altre questioni e’ relativa alle risposte dopo un merdone cosi’ che ad oggi si sono limitate alla creazione di una casella di posta dove poter inviare le segnalazioni. Come scrive il giornalista Raffaele Angius su Wired citando un avvocato specializzato in tutela della privacy: “Sembra quasi che la creazione della casella di posta elettronica sia essa stessa la misura adottata per risolvere il problema Di fatto mancano tutti i contenuti previsti dal Gdpr, che prescrive chiaramente l’identificazione di un responsabile e le soluzioni proposte per la risoluzione dell’incidente” Ma ancora di più qua si inverte l’onere dell’identificazione degli interessati coinvolti nella violazione: sarebbero infatti questi ultimi a dover ricevere un avviso nel quale si informa che i loro dati personali sono stati visibili a una quantità imprecisata di persone”.\r\ncosa e’ successo in realta’\r\nc’e’ nel merito un succosissimo thread su reddit da cui rubero’ una spiegazione introduttiva per spiegare il problema:\r\n\r\nEsistono principalmente due tipi di pagine web: quelle statiche e quelle dinamiche La classica pagina statica potrebbe essere https://www.corriere.it/. Anche se può cambiare più volte nel corso della giornata, tutte le volte che la carichi tra una modifica e l’altra sia tu sia chiunque altro vedranno la stessa cosa Una pagina dinamica invece è per esempio quella di gestione del tuo conto in banca. L’impaginazione e l’URL son gli stessi per tutti, ma il contenuto varia per ogni utente. Per ottimizzare le performance di un sito il materiale statico può essere messo in cache, ovvero una memoria esterna più performante del server normale perchè non deve fare nessun controllo, semplicemente ti restituisce i dati che ha già visto. Una rete di cache viene generalmente definita CDN, o Content Delivery Network\r\n\r\nEcco il ragionamento che fa: Tu: “Salve vorrei una mascherina per favore” CDN: “Aspetti che controllo nel retro” CDN: “Server di backend, abbiamo mascherine?” Server Backend: “No” CDN: “Mi dispiace abbiamo finito le mascherine” D’ora in poi CDN sa che non ci sono mascherine e risponderà “no” subito a chiunque venga a chiederne Quale è il problema? Che Server Backend non ha mai informato CDN che tra 10 minuti arriva il camion delle consegne che potrebbe consegnare altre mascherine, quindi CDN andrà beatamente avanti fino a sera a dire che “non abbiamo mascherine” anche se potrebbero essercene Questo è quello che è successo con le pagine dell’INPS. Gli URL erano uguali per tutti, Server Backend non ha mai informato CDN “prossima volta che te lo chiedono torna comunque da me” e CDN semplicemente ha fornito la pagina di dettaglio a Mario Rossi, il primo in coda la mattina… e anche a tutti gli altri, che fossero Mario Rossi o no.\r\n\r\nLa mattina del 1 aprile, per qualche ora (e non “5 minuti” come ha dichiarato l’INPS), è stata impostata la CDN Microsoft Azure Edge davanti al server del sito dell’INPS. www.inps.it era diventato un CNAME a inps-cdn-a.azureedge.net. Poi hanno ripristinato l’IP diretto senza CDN, “risolvendo l’attacco hacker” e il “data breach” (autoinflitti?!?!) Ecco svelato il mistero, una volta per tutte. Niente “hacker”, e nessun database fallito in modi improbabili e assurdi, come sosterrebbero alcuni sedicenti “esperti” (non esiste che si possano “confondere” le richieste al database…) Ci sta solo un’incredibile (e ingiustificabile) incompetenza da parte sia di chi ha realizzato il portale dell’INPS senza nemmeno saper impostare gli HTTP Cache Headers, che anche da parte di chi l’altro giorno vi ha impostato una CDN davanti senza accorgersene prima. Non è possibile che i dati personali di tutti gli italiani vengano affidati a gente come questa. Soprattutto sapendo che gli appalti (anche per il “nuovoportaleinps”) sono costati addirittura 360 milioni di euro di soldi dell’INPS.\r\n\r\nLista dettagliata delle società che hanno vinto appalti da INPS\r\nIl sistema degli appalti nella storia dell’INPS\r\nE torniamo sulle libere frequenze di radio blackout 105.25, siamo su stakkastakka e ricordiamo i contatti. Come abbiamo detto in precedenza quindi le cause del collasso del sito INPS sono puramente tecniche, ma la politica istituzionale ha deciso comunque di inventarsi un nemico, un gruppo di cattivi, i fantomatici hacker su cui far partire l’ennesima caccia alle streghe. Questo ovviamente ricalca il copione vecchio e stantio di una politica che deve scaricare le proprie responabilità su un nemico invisibile.\r\n\r\nMa ancora più divertente della politica c’è Pornhub, che in un tweet ha chiesto all’INPS se avesse bisogno di un paio di server in prestito, o magari di una mano a configurarli. Sicuramente a livello di marketing avrà funzionato, anche grazie al fatto che poggia su un assunto comune alla società capitalista, ovvero che in ogni caso il privato è molto più efficiente ed innovativo del pubblico. In quest’ultimo pezzo vorremmo cercare di portare i dati degli appalti dell’INPS per sfatare un attimo il mito dell’eccellenza, perché se scaviamo un attimo in fondo scopriamo a fare i milioni sull’INPS non è stato il cugino con partita IVA del consigliere comunale. Proprio nell’ottica di arginare il clientelismo nella spesa pubblica si stanno obligando gli enti ad emettere bandi di gara per affidare a terzi la propria infrastruttura, visto che assumere del personale competente sarebbe troppo inefficiente. E allora via a lanciare gare pubbliche, l’INPS negli ultimi 20 anni ha pubblicato bandi nel settore informatico per quasi mezzo miliardo di euro. Sembra una cifra non da poco, ma se il sito e tutta l’infrastruttura che c’è dietro fa tanto schifo, a chi sono andati tutti questi soldi?\r\n\r\nBeh, possiamo iniziare a vedere uno dei bandi più ricchi, un maxiappalto da 170 milioni del 2013, diviso in sette lotti:\r\n\r\nFinmeccanica. Il lotto 4, per complessivi 29,7 milioni di euro, è andato per esempio a un drappello di imprese in cui spicca Selex Elsag, del gruppo Finmeccanica. Al suo fianco troviamo la Hp Enterprise Services, che fa capo al colosso americano dell’informatica Hewlett Packard, e la multinazionale della consulenza Deloitte.\r\n\r\nIl lotto 5, il cui valore finale si è attestato sui 24 milioni di euro, è stato conquistato da un raggruppamento in cui è presente Telecom Italia, il gruppo al tempo guidato da Franco Bernabè che raramente manca all’appuntamento delle grosse commesse di stato.\r\n\r\nIl lotto 2, che l’Inps remunererà con 33,8 milioni, ha visto tra i vincitori un gruppo particolarmente folto all’interno del quale si segnala la presenza degli spagnoli di Indra Sistemas (attraverso la Indra Italia). Accanto a loro compaiono la multinazionale Accenture, che ha sede a Dublino, e la Avanade Italy, ossia la sussidiaria italiana della joint venture che vede insieme la stessa Accenture e gli americani di Microsoft. Accenture che si vanta anche sul suo sito di aver aiutato l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) a modernizzare le applicazioni per promuovere le prestazioni e ridurre i costi, nella pagina (CASI DI SUCCESSO DEI CLIENTI), consentendo all’ente di registrare una netta riduzione dei costi operativi e di sviluppo e di migliorare sia l’efficienza che la produttività.\r\n\r\nNomi di assoluto rilievo internazionale li troviamo anche all’interno del raggruppamento che ha incamerato il lotto 3, per un totale di 21,7 milioni di euro. In questo caso troviamo gli americani di Ibm, in compagnia dei francesi di Sopra Group e della multinazionale della consulenza Ernst & Young.\r\n\r\nE visto che sono riusciti a spuntare un bella fetta di torta tutti i principali gruppi della consulenza e dei servizi Ict, nel novero non poteva mancare Kpmg, presente nel raggruppamento con Exprivia e Sintel Italia.\r\n\r\nAlla cuccagna del superbando Inps del 2013, tra l’altro, hanno partecipato anche società di estrazione editoriale. Può sembrare un po’ strano, me è proprio così. Basta guardare alla storia del lotto 1, assegnato alla fine per 35,6 milioni di euro. Al suo interno spunta Innovare 24 spa, che da qualche mese ha cambiato ragione sociale in 24 Ore Software e che altro non è se non la società informatica del Sole 24 ore, e quindi in ultima analisi del sistema Confindustria. Chiudono la composizione del lotto 1 Engineering spa e Inmatica spa. Insomma, solo per partecipare a questo bando la controllata del Sole24 ore ha preferito tuffarsi nel’informatica, e creare una divisione apposita, vedi come si scoprono le proprie passioni.\r\n\r\nInsomma vediamo tante grandi società, multinazionali e aziende di consulenza quotate in borsa, non esattamente la municipalizzata in mano al cognato del consigliere comunale. E queste mega aziende le ritroviamo nuovamente al banchetto dell’INPS, infattoi nel 2016 poi ci sarà un altro bando dell’INPS, stavolta con un valore stimato molto più succoso, di ben 359,9 milioni di euro:\r\n\r\n \tLeonardo, ex Finmeccanica, sarà nuovamente protagonista del bando del 2016, con i lotti 3 e 4, che comprendono la gestione di tutte le altre prestazioni dell’Inps (come sussidi, assegni di maternità, indennità), insieme ad Ibm, la società di revisione contabile e consulenza Ernst & Young e Sistemi informatici srl.\r\n \tIl gruppo di consulenza e revisione Kpmg, ritorna anche nel bando del 2016, con le società informatiche Exprivia, Wemake e Inmatica, e vince per 26 milioni di euro il lotto 5 (valore sulla carta: 41 milioni). A loro spetta tenere in piedi le reti dell’istituto: quindi integrazione dei dati, gestione del personale e fiscale, potenziamento dei servizi antifrode nonché, si legge nel capitolato, “l’evoluzione dell’infrastruttura di sicurezza e protezione dei dati”.\r\n\r\nIn questa voce dovrebbe rientrare il rispetto per l’INPS delle direttive europee sulla GDPR, che si preoccupano del rispetto della riservatezza e della privacy utente, la stessa GDPR per cui adesso l’INPS adesso rischia una multa di 20 milioni di euro. E adesso chi la pagherà la maxi-multa, l’INPS o l’eccellenza della consulenza Kpmg, che ha già dichiarato di non aver lavorato direttamente sul sito in sé?\r\n\r\nEh già perché solitamente, come chiunque lavori nel campo vi portà confermare, le maxi-società che vincono appalti non lavorano mai sulle commesse, al massimo si preoccupano di “Business Intelligence”, ovvero licenziare personale per evitare che un ente abbia delle maestranze competenti e sia ancora più dipendente dalla consulenza esterna, ma andranno semplicemente a subappaltarle a compagnie più piccole, le quali a loro volta andranno a subappaltare a terzi a prezzi ancora inferiori, fino a rivendere lo stesso lavoro ad una frazione del prezzo.\r\n\r\nIl meccanismo per le grandi multinazionali è ben oliato: nell’emettere un bando si mettono una serie di prerequisiti che sono irragiungibili e ovviamente superlfui, come ad esempio avere qualsiasi certificazioni possibile (es il bando richiede certificazione CEH, anche solo un dipendente ha la CEH, quindi automaticamente l’azienda è certificata, anche se poi tizio non lavorerà al bando), o avere un centinaio di dipendenti laureati in ingegneria informatica o lavorare da 50 anni nel campo.\r\n\r\nOvviamente questi requisiti sono realistici solo per le mega-corporazioni, e dato che sono palesemente superflui, vengono poi sbolognati a compagnie più piccole che quei requisiti semplicemente non li hanno. Solitamente i bandi includono delle clausole per impedire il secondo o terzo subappalto, ma questo è facilmente aggirabile quando le corporazioni decidono di chiedere a loro volta consulenze esterne, o assumono personale da agenzie di ricollocamento, che solitamente a livello legale risultano come cooperative, con contratti occasionali o a prestazione, che fanno però il lavoro di un consulente esterno.\r\n\r\nQuindi, alla fine della catena alimentare, dopo il terzo o quarto subappalto, ci si ritrova con del personale che non ha mai lavorato a quel progetto in particolare, che dovrà reimparare come funziona tutta la bestia senza mai averla toccata, e che probabilmente sarà assunto a tempo determinato da una cooperativa o magari come libero professionista, che se dell’ammontare dell’appalto originale se ne ritrova un millesimo è già fortunato, e non essendo assunto sa già che a breve un’altra persona dovrà lavorare sul suo hackrocchio (RIP :’( insegna agli angeli a smarmellare )\r\n\r\nQuesto meccanismo malato non è una peculiarità italiana, ma anzi è una regola perfettamente razionale nella logica capitalista, che se da un lato vede nell’ottimizzazione dei costi e dei tempi il pretesto per impoverire e precarizzare il lavoro, dall’altro accumula le risorse in degli oligopoli inamovibili, che non potranno mai subire una vera concorrenza dato che definiscono le regole del gioco. A questo scopo potremmo citare altri data breach nel pubblico che sono stati ben più gravi del caso INPS in Italia, come per Equifax, l’agenzia delle entrate statunitense, o nel 2018 del NHS, il sistema sanitario inglese, ma anche no perché…\r\n\r\nCome si diceva prima infatti, è palese che il codice oltre ad essere scritto con i piedi è anche frutto del lavoro di una dozzina di persone che si sono susseguite nel tempo e non si sono mai parlate. Capite che è ben diverso farsi curare dallo stesso medico o ritrovarsene uno diverso ogni giorno. Il meccanismo è ben oliato anche per funzionare per mantenere la cricca dell’intermediazione, dove ovviamente se nessuno ha colpe queste al massimo verranno riversato sull’ultimno povero cristo.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","8 Aprile 2020","2020-04-08 16:20:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/inps-200x110.png","Stakka Stakka #63 – INPS [8 Aprile 2020]",1586358143,[],[],{"post_content":342},{"matched_tokens":343,"snippet":344,"value":345},[74],"con dei tag tipo il \u003Cmark>center\u003C/mark> che non si vedevano dal","Posta del ♥ dell’Internet\r\nAbbiamo fatto due chiacchere su coronavirus e soluzioni tech leggendo dei pezzi di un articolo curato da Carola Frediani su Valigia Blu.\r\nINPS\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/stakkastakka-63-inps.mp3\r\nIniziamo con una breve spiegazione di quanto successo:\r\ncome molte e molti di voi sapranno, una delle misure incluse nel decreto cura italia e’ un bonus di 600 euro per partite iva, autonomi, artigiani, commercianti, etc. l’ente che in questi casi si deve occupare di queste questioni operativamente e’ l’inps, che ha comunicato l’apertura di queste richieste di indennita’ per l’1 aprile. solo che ha capito male la storia degli assembramenti e ha lanciato l’operazione #noassembramentidigitali visto che per tutta la notte il sito e’ andato a singhizzi, fino a chiudere del tutto i battenti in tarda mattinata. questo perche’ ad un certo punto iniziano ad arrivare delle segnalazioni sul fatto che il sito mostra dati di altre persone. cioe’ entranto per la richiesta di indennita’ sul sito dell’inps, mettendo il pin e facendo due preghiere, venivano mostrati dati personali di altre persone. se questo gia’ sarebbe grave in generale, e’ particolarmente grave perche’ ha interessato il sito di un ente che gestisce e maneggia un’enorme mole di informazioni personali e che mannaggia dovrebbe garantire rigorose misure di sicurezza e non affidare al cuggino dello stagista tutte cose. L’ipotesi di gran lunga più probabile sull’accaduto è che ci sia stato un banale errore di configurazione sul sito, ma di questo ne parliamo dopo questo pezzo per darvi il buongiorno e mettervi nel giusto mood. buon ascolto.\r\ndichiarazioni pubbliche e reazioni istituzionali\r\n\r\n \tsul sito dell’inps, ad un certo punto si spegne tutto e viene mostrato un messaggio: Al fine di consentire una migliore e piu’ efficace canalizzazione delle richieste di servizio, il sito e’ temporaneamente non disponibile. Si assicura che tutti gli aventi diritto potranno utilmente presentare la domanda per l’ottenimento delle prestazioni. il tutto con un html raffazzonato, accrocchiatissimo con dei tag tipo il \u003Cmark>center\u003C/mark> che non si vedevano dal ’94. con gli apostrofi sbagliati. https://blog.mestierediscrivere.com/2020/04/01/in-tempi-difficili-parole-che-graffiano\r\n\r\ncomunque il succo dei messaggi e’ come sempre, e’ colpa vostra che siete arrivati tutti insieme, mica nostra. in generale non c’e’ mai un’assunzione di responsabilita’, un dire che ne so, raga scusate abbiamo fatto una cagata, c’era poco tempo, abbiamo dovuto arrangiarci e non abbiamo potuto fare delle prove. e’ sempre il solito approccio per cui i cittadini sono visti come sospetti e potenziali criminali o alla meglio come bambini, più che come soggetti responsabili, capaci di collaborazione, dotati di neuroni, quando gli unici atteggiamenti infantili sono proprio quelli per cui si cerca sempre qualcuno a cui addossare la colpa, un capro espiatorio, il runner, quello che porta a pisciare il cane, in questo caso gli hacker.\r\n\r\nebbene si’, hanno stato gli hacker!@@!@!1 “Abbiamo avuto nei giorni scorsi e anche stamattina violenti attacchi hacker”, ha detto Pasquale Tridico \" questa la dichiarazione ufficiale di quanto accaduto dal presidente dell’INPS ripresa anche da conte. cosi’ senza un minimo di pudore o vergogna, sparare cazzate per cercare di coprire la propria inettitudine. anche i bambini vi hanno sgamato. e’ talmente grande e palese come cazzata che non ci hanno creduto neanche i giornali e infatti abbiamo fatto fatica a trovare l’audio perche’ pochissimi giornali l’hanno ripresa come notizia. Un credulone che invece ci ha creduto e’ il vicesegretario del Partito democratico, Andrea Orlando, in merito alla falla del sito dell’Inps denuncia che “alcune infrastrutture strategiche sono state sotto attacco di hacker” e su Twitter sollecita: “Bisogna subito convocare il Copasir per chiedere al Dis quale reazione è in atto. Questi sciacalli vanno fermati immediatamente”. A questo punto piovono messaggi di scherno, anonymous italia scrive “vorremmo prenderci il merito, ma la verita’ e’ che siete incapaci e avete fatto tutto da soli togliendoci il divertimento”, addirittura pornhub (per la sua immagine ovviamente) offre aiuto all’inps per potenziare il sito grazie ai suoi server.\r\ndopo il breach l’altro comunicato e’ stato il seguente\r\n“L’INPS informa gli utenti di avere prontamente notificato il \u003Cmark>data\u003C/mark> breach al Garante per la protezione dei dati personali ed assicura che, fin dal momento in cui si è avuta conoscenza della possibilità che vi sia stata violazione di dati personali, sta assumendo tutte le misure atte a porre rimedio alla situazione di rischio, attenuare i possibili effetti negativi e tutelare i diritti e le libertà delle persone fisiche. In tale ambito è istituita la seguente casella di posta elettronica violazionedatiGDPR@inps.it utilizzabile, esclusivamente dai soggetti i cui dati siano stati interessati dalla violazione, per le segnalazioni all’INPS, allegando eventuali evidenze documentali. L’Istituto si impegna a verificare tutte le segnalazioni ricevute e ad adottare ogni ulteriore misura tecnica e organizzativa adeguata di protezione dei dati personali che dovesse rendersi necessaria.”\r\n\r\na parte che il sito dell’inps ha una normativa della privacy ferma al 2013, ancora non c’era la gdpr, forse non lo sanno che in questi casi sono loro a dover informare chi ha subito un leak e non viceversa. infatti le normative, in particolare la gdpr prevede sicuramente il nominativo di un responsabile dei dati personali e raga, l’inps non ce l’ha. l’inps non ha un responsabile dei dati personali di cosa stiamo parlando. anche il tabacchino sotto casa vostra deve averlo per le registrazioni di videosorveglianza. e invece no, il \u003Cmark>Data\u003C/mark> Protection Officer e’ andato in pensione. Una delle altre questioni e’ relativa alle risposte dopo un merdone cosi’ che ad oggi si sono limitate alla creazione di una casella di posta dove poter inviare le segnalazioni. Come scrive il giornalista Raffaele Angius su Wired citando un avvocato specializzato in tutela della privacy: “Sembra quasi che la creazione della casella di posta elettronica sia essa stessa la misura adottata per risolvere il problema Di fatto mancano tutti i contenuti previsti dal Gdpr, che prescrive chiaramente l’identificazione di un responsabile e le soluzioni proposte per la risoluzione dell’incidente” Ma ancora di più qua si inverte l’onere dell’identificazione degli interessati coinvolti nella violazione: sarebbero infatti questi ultimi a dover ricevere un avviso nel quale si informa che i loro dati personali sono stati visibili a una quantità imprecisata di persone”.\r\ncosa e’ successo in realta’\r\nc’e’ nel merito un succosissimo thread su reddit da cui rubero’ una spiegazione introduttiva per spiegare il problema:\r\n\r\nEsistono principalmente due tipi di pagine web: quelle statiche e quelle dinamiche La classica pagina statica potrebbe essere https://www.corriere.it/. Anche se può cambiare più volte nel corso della giornata, tutte le volte che la carichi tra una modifica e l’altra sia tu sia chiunque altro vedranno la stessa cosa Una pagina dinamica invece è per esempio quella di gestione del tuo conto in banca. L’impaginazione e l’URL son gli stessi per tutti, ma il contenuto varia per ogni utente. Per ottimizzare le performance di un sito il materiale statico può essere messo in cache, ovvero una memoria esterna più performante del server normale perchè non deve fare nessun controllo, semplicemente ti restituisce i dati che ha già visto. Una rete di cache viene generalmente definita CDN, o Content Delivery Network\r\n\r\nEcco il ragionamento che fa: Tu: “Salve vorrei una mascherina per favore” CDN: “Aspetti che controllo nel retro” CDN: “Server di backend, abbiamo mascherine?” Server Backend: “No” CDN: “Mi dispiace abbiamo finito le mascherine” D’ora in poi CDN sa che non ci sono mascherine e risponderà “no” subito a chiunque venga a chiederne Quale è il problema? Che Server Backend non ha mai informato CDN che tra 10 minuti arriva il camion delle consegne che potrebbe consegnare altre mascherine, quindi CDN andrà beatamente avanti fino a sera a dire che “non abbiamo mascherine” anche se potrebbero essercene Questo è quello che è successo con le pagine dell’INPS. Gli URL erano uguali per tutti, Server Backend non ha mai informato CDN “prossima volta che te lo chiedono torna comunque da me” e CDN semplicemente ha fornito la pagina di dettaglio a Mario Rossi, il primo in coda la mattina… e anche a tutti gli altri, che fossero Mario Rossi o no.\r\n\r\nLa mattina del 1 aprile, per qualche ora (e non “5 minuti” come ha dichiarato l’INPS), è stata impostata la CDN Microsoft Azure Edge davanti al server del sito dell’INPS. www.inps.it era diventato un CNAME a inps-cdn-a.azureedge.net. Poi hanno ripristinato l’IP diretto senza CDN, “risolvendo l’attacco hacker” e il “\u003Cmark>data\u003C/mark> breach” (autoinflitti?!?!) Ecco svelato il mistero, una volta per tutte. Niente “hacker”, e nessun database fallito in modi improbabili e assurdi, come sosterrebbero alcuni sedicenti “esperti” (non esiste che si possano “confondere” le richieste al database…) Ci sta solo un’incredibile (e ingiustificabile) incompetenza da parte sia di chi ha realizzato il portale dell’INPS senza nemmeno saper impostare gli HTTP Cache Headers, che anche da parte di chi l’altro giorno vi ha impostato una CDN davanti senza accorgersene prima. Non è possibile che i dati personali di tutti gli italiani vengano affidati a gente come questa. Soprattutto sapendo che gli appalti (anche per il “nuovoportaleinps”) sono costati addirittura 360 milioni di euro di soldi dell’INPS.\r\n\r\nLista dettagliata delle società che hanno vinto appalti da INPS\r\nIl sistema degli appalti nella storia dell’INPS\r\nE torniamo sulle libere frequenze di radio blackout 105.25, siamo su stakkastakka e ricordiamo i contatti. Come abbiamo detto in precedenza quindi le cause del collasso del sito INPS sono puramente tecniche, ma la politica istituzionale ha deciso comunque di inventarsi un nemico, un gruppo di cattivi, i fantomatici hacker su cui far partire l’ennesima caccia alle streghe. Questo ovviamente ricalca il copione vecchio e stantio di una politica che deve scaricare le proprie responabilità su un nemico invisibile.\r\n\r\nMa ancora più divertente della politica c’è Pornhub, che in un tweet ha chiesto all’INPS se avesse bisogno di un paio di server in prestito, o magari di una mano a configurarli. Sicuramente a livello di marketing avrà funzionato, anche grazie al fatto che poggia su un assunto comune alla società capitalista, ovvero che in ogni caso il privato è molto più efficiente ed innovativo del pubblico. In quest’ultimo pezzo vorremmo cercare di portare i dati degli appalti dell’INPS per sfatare un attimo il mito dell’eccellenza, perché se scaviamo un attimo in fondo scopriamo a fare i milioni sull’INPS non è stato il cugino con partita IVA del consigliere comunale. Proprio nell’ottica di arginare il clientelismo nella spesa pubblica si stanno obligando gli enti ad emettere bandi di gara per affidare a terzi la propria infrastruttura, visto che assumere del personale competente sarebbe troppo inefficiente. E allora via a lanciare gare pubbliche, l’INPS negli ultimi 20 anni ha pubblicato bandi nel settore informatico per quasi mezzo miliardo di euro. Sembra una cifra non da poco, ma se il sito e tutta l’infrastruttura che c’è dietro fa tanto schifo, a chi sono andati tutti questi soldi?\r\n\r\nBeh, possiamo iniziare a vedere uno dei bandi più ricchi, un maxiappalto da 170 milioni del 2013, diviso in sette lotti:\r\n\r\nFinmeccanica. Il lotto 4, per complessivi 29,7 milioni di euro, è andato per esempio a un drappello di imprese in cui spicca Selex Elsag, del gruppo Finmeccanica. Al suo fianco troviamo la Hp Enterprise Services, che fa capo al colosso americano dell’informatica Hewlett Packard, e la multinazionale della consulenza Deloitte.\r\n\r\nIl lotto 5, il cui valore finale si è attestato sui 24 milioni di euro, è stato conquistato da un raggruppamento in cui è presente Telecom Italia, il gruppo al tempo guidato da Franco Bernabè che raramente manca all’appuntamento delle grosse commesse di stato.\r\n\r\nIl lotto 2, che l’Inps remunererà con 33,8 milioni, ha visto tra i vincitori un gruppo particolarmente folto all’interno del quale si segnala la presenza degli spagnoli di Indra Sistemas (attraverso la Indra Italia). Accanto a loro compaiono la multinazionale Accenture, che ha sede a Dublino, e la Avanade Italy, ossia la sussidiaria italiana della joint venture che vede insieme la stessa Accenture e gli americani di Microsoft. Accenture che si vanta anche sul suo sito di aver aiutato l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) a modernizzare le applicazioni per promuovere le prestazioni e ridurre i costi, nella pagina (CASI DI SUCCESSO DEI CLIENTI), consentendo all’ente di registrare una netta riduzione dei costi operativi e di sviluppo e di migliorare sia l’efficienza che la produttività.\r\n\r\nNomi di assoluto rilievo internazionale li troviamo anche all’interno del raggruppamento che ha incamerato il lotto 3, per un totale di 21,7 milioni di euro. In questo caso troviamo gli americani di Ibm, in compagnia dei francesi di Sopra Group e della multinazionale della consulenza Ernst & Young.\r\n\r\nE visto che sono riusciti a spuntare un bella fetta di torta tutti i principali gruppi della consulenza e dei servizi Ict, nel novero non poteva mancare Kpmg, presente nel raggruppamento con Exprivia e Sintel Italia.\r\n\r\nAlla cuccagna del superbando Inps del 2013, tra l’altro, hanno partecipato anche società di estrazione editoriale. Può sembrare un po’ strano, me è proprio così. Basta guardare alla storia del lotto 1, assegnato alla fine per 35,6 milioni di euro. Al suo interno spunta Innovare 24 spa, che da qualche mese ha cambiato ragione sociale in 24 Ore Software e che altro non è se non la società informatica del Sole 24 ore, e quindi in ultima analisi del sistema Confindustria. Chiudono la composizione del lotto 1 Engineering spa e Inmatica spa. Insomma, solo per partecipare a questo bando la controllata del Sole24 ore ha preferito tuffarsi nel’informatica, e creare una divisione apposita, vedi come si scoprono le proprie passioni.\r\n\r\nInsomma vediamo tante grandi società, multinazionali e aziende di consulenza quotate in borsa, non esattamente la municipalizzata in mano al cognato del consigliere comunale. E queste mega aziende le ritroviamo nuovamente al banchetto dell’INPS, infattoi nel 2016 poi ci sarà un altro bando dell’INPS, stavolta con un valore stimato molto più succoso, di ben 359,9 milioni di euro:\r\n\r\n \tLeonardo, ex Finmeccanica, sarà nuovamente protagonista del bando del 2016, con i lotti 3 e 4, che comprendono la gestione di tutte le altre prestazioni dell’Inps (come sussidi, assegni di maternità, indennità), insieme ad Ibm, la società di revisione contabile e consulenza Ernst & Young e Sistemi informatici srl.\r\n \tIl gruppo di consulenza e revisione Kpmg, ritorna anche nel bando del 2016, con le società informatiche Exprivia, Wemake e Inmatica, e vince per 26 milioni di euro il lotto 5 (valore sulla carta: 41 milioni). A loro spetta tenere in piedi le reti dell’istituto: quindi integrazione dei dati, gestione del personale e fiscale, potenziamento dei servizi antifrode nonché, si legge nel capitolato, “l’evoluzione dell’infrastruttura di sicurezza e protezione dei dati”.\r\n\r\nIn questa voce dovrebbe rientrare il rispetto per l’INPS delle direttive europee sulla GDPR, che si preoccupano del rispetto della riservatezza e della privacy utente, la stessa GDPR per cui adesso l’INPS adesso rischia una multa di 20 milioni di euro. E adesso chi la pagherà la maxi-multa, l’INPS o l’eccellenza della consulenza Kpmg, che ha già dichiarato di non aver lavorato direttamente sul sito in sé?\r\n\r\nEh già perché solitamente, come chiunque lavori nel campo vi portà confermare, le maxi-società che vincono appalti non lavorano mai sulle commesse, al massimo si preoccupano di “Business Intelligence”, ovvero licenziare personale per evitare che un ente abbia delle maestranze competenti e sia ancora più dipendente dalla consulenza esterna, ma andranno semplicemente a subappaltarle a compagnie più piccole, le quali a loro volta andranno a subappaltare a terzi a prezzi ancora inferiori, fino a rivendere lo stesso lavoro ad una frazione del prezzo.\r\n\r\nIl meccanismo per le grandi multinazionali è ben oliato: nell’emettere un bando si mettono una serie di prerequisiti che sono irragiungibili e ovviamente superlfui, come ad esempio avere qualsiasi certificazioni possibile (es il bando richiede certificazione CEH, anche solo un dipendente ha la CEH, quindi automaticamente l’azienda è certificata, anche se poi tizio non lavorerà al bando), o avere un centinaio di dipendenti laureati in ingegneria informatica o lavorare da 50 anni nel campo.\r\n\r\nOvviamente questi requisiti sono realistici solo per le mega-corporazioni, e dato che sono palesemente superflui, vengono poi sbolognati a compagnie più piccole che quei requisiti semplicemente non li hanno. Solitamente i bandi includono delle clausole per impedire il secondo o terzo subappalto, ma questo è facilmente aggirabile quando le corporazioni decidono di chiedere a loro volta consulenze esterne, o assumono personale da agenzie di ricollocamento, che solitamente a livello legale risultano come cooperative, con contratti occasionali o a prestazione, che fanno però il lavoro di un consulente esterno.\r\n\r\nQuindi, alla fine della catena alimentare, dopo il terzo o quarto subappalto, ci si ritrova con del personale che non ha mai lavorato a quel progetto in particolare, che dovrà reimparare come funziona tutta la bestia senza mai averla toccata, e che probabilmente sarà assunto a tempo determinato da una cooperativa o magari come libero professionista, che se dell’ammontare dell’appalto originale se ne ritrova un millesimo è già fortunato, e non essendo assunto sa già che a breve un’altra persona dovrà lavorare sul suo hackrocchio (RIP :’( insegna agli angeli a smarmellare )\r\n\r\nQuesto meccanismo malato non è una peculiarità italiana, ma anzi è una regola perfettamente razionale nella logica capitalista, che se da un lato vede nell’ottimizzazione dei costi e dei tempi il pretesto per impoverire e precarizzare il lavoro, dall’altro accumula le risorse in degli oligopoli inamovibili, che non potranno mai subire una vera concorrenza dato che definiscono le regole del gioco. A questo scopo potremmo citare altri \u003Cmark>data\u003C/mark> breach nel pubblico che sono stati ben più gravi del caso INPS in Italia, come per Equifax, l’agenzia delle entrate statunitense, o nel 2018 del NHS, il sistema sanitario inglese, ma anche no perché…\r\n\r\nCome si diceva prima infatti, è palese che il codice oltre ad essere scritto con i piedi è anche frutto del lavoro di una dozzina di persone che si sono susseguite nel tempo e non si sono mai parlate. Capite che è ben diverso farsi curare dallo stesso medico o ritrovarsene uno diverso ogni giorno. Il meccanismo è ben oliato anche per funzionare per mantenere la cricca dell’intermediazione, dove ovviamente se nessuno ha colpe queste al massimo verranno riversato sull’ultimno povero cristo.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[347],{"field":102,"matched_tokens":348,"snippet":344,"value":345},[74],{"best_field_score":181,"best_field_weight":182,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":327,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},{"document":351,"highlight":370,"highlights":375,"text_match":179,"text_match_info":378},{"comment_count":46,"id":352,"is_sticky":46,"permalink":353,"podcastfilter":354,"post_author":355,"post_content":356,"post_date":357,"post_excerpt":52,"post_id":352,"post_modified":358,"post_thumbnail":359,"post_title":360,"post_type":240,"sort_by_date":361,"tag_links":362,"tags":369},"25469","http://radioblackout.org/podcast/ebola-e-big-pharma/",[],"anarres","L’eruzione epidemica del virus Ebola nell’Africa occidentale dimostra che la salute non può dipendere dalle leggi del mercato e dalle big pharma.\r\n\r\nIl modello di sviluppo statale e capitalista non solo non garantisce più i livelli di consumo e sicurezza sbandierati durante la guerra fredda, ma non è neppure in grado di prevenire e controllare epidemie globali letali.\r\n\r\nGli Stati Uniti hanno deciso l'invio di un contingente militare, per tenere sotto controllo gli abitanti della Liberia, la loro (ex)colonia.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Ennio Carbone, immunologo e ricercatore all'università della Magna Grecia a Catanzaro, professore ospite all'ateneo di Stoccolma.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 09 17 ebola\r\n\r\nDi seguito un articolo di Ennio Carbone, uscito sull'ultimo numero del settimanale Umanità Nova.\r\n\r\nConsiderazioni mediche\r\nIL 23 marzo 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità diffonde il primo comunicato sulla nuova eruzione epidemica del virus Ebola nella foresta pluviale della Guinea, Prefettura di Gueckedou (Repubblica della Guinea). Questa è la prima volta che si ha un’epidemia in larga scala. Il 20 aprile 2014 si contavano 242 pazienti infettati da Ebola tra Guinea e Liberia, di questi 147 sono già morti. Da marzo 2014 ad oggi circa 2000 sono i casi diagnosticati con piu di 600 morti: l’epidemia più severa finora registrata.\r\nIl ceppo virale responsabile è il ceppo Zaire Ebola. Il virus ha raggiunto in maggio le capitali dei due paesi con alta concentrazione umana rispettivamente Conakry e Monrovia dove il contagio è più rapido e l'epidemia potrebbe subire una accelerazione. Casi sospetti sono stati descritti in Mali e Sierra Leone. Il virus appartiene alla famiglia dei Filoviridae (ordine dei Mononegavirales). Alla stessa famiglia appartiene il virus di Marburg altro patogeno letale (porta il nome dello scienziato che lo scopri e ne rimase infettato letalmente). Il terzo membro della famiglia dei filovirus è il Cuevavirus che non è stato dimostrato infettare gli uomini. I tre virus sono dei virus propri di alcune specie di pipistrelli.\r\nI virus della famiglia Filovirus sono parassiti abituali di tre tipi di pipistrelli che popolano le foreste pluviali dell Africa occidentale e trovano rifugio nelle caverne e miniere: Hypsignathus monstrosus (pipistrello a testa di martello), Epomops fraqueti, Myonecteris Torquata. Queste specie si nutrono esclusivamente di frutta e sono il supporto proteico principale per le popolazioni dell Africa Occidentale, la loro caccia, macellazione e vendita in appositi mercati settimanali (luma) ha rappresentato la condizione ideale per il passaggio di Ebola dal pipistrello all'uomo.\r\n\r\nLa percentuale di decesso da Ebola è altissima: il 60-90% degli infettati muore dopo poche settimane. L’Ebola data la sua altissima letalità è stato classificato nella Categoria A come agente per bioterrorismo dal Center for Disease Control and Prevention di Atlanta US 2014. 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Il trattamento è sintomatico anche se un farmaco favipiraravir (anti RNA virale) ha dato buoni risultati nel topo ed un vaccino è in via di allestimento: in altre parole attualmente non esiste alcuna terapia testata nell’uomo efficace contro questa infezione (1).\r\n\r\nL’arrivo di Ebola nelle grandi città dell’Africa Occidentale (Monrovia, Conakry) marca la differenza con le precedenti ondate epidemiche. Questo tragico evento conferisce alla epidemia 2014 una rapida diffusione in aree densamente popolate dove la povertà, le condizioni igieniche, e la scarsità di acqua rendono l'infezione ancora più contagiosa. E' difficile pensare di lavarsi le mani e preservare buoni livelli di igiene se non si ha acqua da bere. 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Nei paesi più ricchi si ha un sistema sanitario molto più efficiente, presidi per il trattamento delle malattie infettive specializzati, condizioni igieniche migliori, possibilità di effettuare una quarantena degli infetti efficace, inoltre è possibile tracciare i contatti interpersonali per monitorare le possibili catene umane dell'infezione per interromperle.\r\n\r\nQuindi una pandemia che coinvolga Europa e Stati Uniti è poco probabile. Tuttavia, anche se poco probabile una pandemia resta possibile.\r\nInfatti vanno considerate alcune caratteristiche dell’epidemia di ebola di quest’anno. Nella corrente epidemia per la prima volta sono stati coinvolti grossi centri urbani, ha una alta velocità di propagazione ed alta incidenza di mortalità.\r\nInoltre la coevoluzione tra la nostra specie e le specie virali ha dimostrato che virus propagatisi inizialmente per zoonosi possono adattare il proprio genoma alla propagazione interumana acquisendo la capacità di propagarsi rapidamente ed efficientemente nella nostra specie.\r\n\r\nConsiderazioni politiche.\r\n\r\nL’encefalomielite emorragica provocata dal virus Ebola (Ebola Virus Disease,EVD) appartiene dal punto di vista patologico alle nuove malattie e alla grande famiglia di malattie orfane. Il suo inquadramento tra le nuove malattie (dove troviamo anche la Legionellosi, HIV, Virus di Mamburg, Hantavirus, Dengue) indica una malattia dovuta ad un patogeno (virus o batterio) che solo recentemente è entrato in contatto con la nostra specie. Mentre per malattie orfane sono ad esempio la Malaria, Virus enterici della dissenteria infantile e la stragrande maggioranza delle nuove malattie infettive colpiscono le regioni più povere del pianeta. Sono dette orfane perché poco studiate e perché non hanno trovato ancora una soluzione terapeutica poiché non esistono programmi di finanziamento pubblici o privati a sostegno della ricerca su queste patologie.\r\nE’ interessante notare che la prima descrizione dell’infezione da Ebola risale al 1976 a Yambuku, nello Zaire regione mineraria nota per i giacimenti di oro. E proprio nelle miniere che i pipistrelli infetti hanno passato il virus ai lavoratori impiegati nelle estrazioni minerarie. Questo è un esempio paradigmatico del meccanismo che porta da un lato all’insorgenza delle zoonosi e dall’altro all’emergere di nuove patologie infettive. 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Oggi in Liberia, Sierra Leone, Guinea già si registrano resistenze da parte delle popolazioni infettate ad entrare in luoghi dove il contagio è praticamente certo, inoltre per non essere emarginati socialmente si tengono nascosti in famiglia gli infettati. La quarantena di massa non è in grado di bloccare la pandemia vista la velocità di diffusione, la difficoltà di diagnosi differenziale con altre malattie infettive. La quarantena per gli immigrati non serve quando cittadini USA, spagnoli, inglesi ed italiani probabilmente hanno già contratto l’ infezione.\r\n\r\nL’ unica soluzione per bloccare una pandemia è il vaccino come dimostrato dal successo ottenuto contro il vaiolo, la poliomelite. Per prevenire i rischi relativi a all’insorgenza di pandemie sostenute da agenti patogeni orfani è operare un cambio di paradigma ponendo la salute globale come obiettivo e non il profitto della ricerca medica ed industria del farmaco.\r\n\r\nLa frequenza ed intensità delle epidemie di Ebola sono aumentate di quattro volte nelle regioni subsariane dal 1994 ad oggi quindi la possibilità di un eruzione epidemica globale era più che prevedibile (8). Recenti dati sperimentali dimostrano che i pazienti che sopravvivono all'infezione posseggono degli anticorpi in grado di legarsi al virus impedendogli di infettare l'organismo ospite. Le recenti scoperte hanno aperto la strada all’utilizzo di queste molecole in terapia come nel caso del medico ed infermiera USA curati con questo approccio nei giorni scorsi. Ma recuperare il tempo perso non è possibile e quindi si stanno saltando fasi importanti necessarie per la valutazione dei danni dei nuovi farmaci sull'uomo o possibili effetti collaterali per cercare un rimedio efficace subito contro l’ epidemia.\r\nI due pazienti statunitensi sono stati trattati con il farmaco Zmapp che è una mistura di anticorpi antiEbola derivati da quelli prodotti dai sopravvissuti precedentemente testato solo nelle scimmie con buoni risultati. I risultati ottenuti si associano con la guarigione dei pazienti. Tuttavia il trattamento su solo due pazienti non permette di concludere se gli effetti benefici siano da attribuire al farmaco piuttosto che al decorso spontaneo della malattia includendo i due pazienti nel 10-40% di guarigioni spontanee per questa infezione. Inoltre sono a disposizione solo quantità limitate di questo farmaco non ancora prodotto da nessuna big pharma e che non sembra essere di interesse commerciale.\r\nE’ da notare che il trattamento di uomini con queste molecole non segue la procedura standard che prevede trials clinici di 1, 2 e 3 fase per accertarne gli eventuali effetti tossici o collaterali. Quindi è possibile pensare che una procedura cosi anomala corrisponda alla situazione emergenziale imposta dall’epidemia e dalla mancanza di terapie sicure sviluppate e testate all’ insorgenza delle prime 20 ondate epidemiche 1976 -2008.\r\nPer i vaccini si tratta di prototipi sperimentali non testati né nell’uomo né in specie di scimmie vicine all’uomo quindi sono rimedi ancora più lontani dal poter essere usati per contrastare l’ infezione da Ebola.\r\nStessa situazione per i farmaci anti Ebola, (inibitori della replicazione virale anti RNA virale) oggi oggetto di studio in alcuni laboratori, anch’essi non hanno ancora superato i trial clinici nell’uomo poiché sono stati testati sperimentalmente con successo solo nel 2005.\r\nPerché non si è sviluppato un vaccino negli oltre 30 anni dalla comparsa di questo virus mortale?\r\nLa questione è legata alla mercificazione della salute su scala globale. Le big pharma non sono interessate a sostenere la sperimentazione clinica di nuovi farmaci quando questi sono diretti a curare malattie che affliggono le parti più povere del pianeta e che quindi non garantirebbero alti profitti. L’epidemia dell’Ebola in corso dimostra come il modello sociale che ha demandato al mercato la salute pubblica metta a rischio la salute di milioni di persone a livello globale. Nel caso di malattie infettive non e possibile pensare ad un loro confinamento in alcune aree geografiche tenendone escluse altre soprattutto in presenza di mezzi di trasporto e comunicazione come quelli a disposizione oggi.\r\nL’attuale mancanza di vaccini ed il corrispondente rischio di pandemia è una ovvia ricaduta dell’asservimento della salute al profitto economico. Vaccini contro il ceppo dell’Ebola coinvolto nell'epidemia di questi giorni in grado di proteggere efficientemente gli scimpanzé e altre specie di primati erano pronti per essere usati in trial clinici nell’uomo sin dal 2005 (3, 4, 5, 6, 7).\r\nLa mancanza della loro sperimentazione clinica nell’ uomo è dovuta al ridotto numero di pazienti e alla loro povertà quindi un segmento di “mercato” poco appetibile per big pharma. Le malattie orfane non sono di interesse per le big pharma. Solo oggi i mass media e gli stati si accorgono che la loro mancanza può portare ad una catastrofe planetaria come quella delle pestilenze del 17° e 18° secolo o della pandemia del virus influenzale del 1918 conosciuto come “Influenza spagnola”.\r\n\r\nFonti bibliografiche:\r\n1) Derek Gatherer The 2014 Ebola virus outbreak in western africa J. General Virology 2014 95,1619-1624.\r\n2) Welsh et al Wave like spread of Ebola Zaire PLOS biology 3, e371, 2005).\r\n3) Hampton, T. Vaccines against Ebola and Marburg viruses show promise in primate studies. J. Am. Med. Assoc. 294, 163–164 (2005).\r\n4) Jones, S. M. et al. Live attenuated recombinant vaccine protects nonhuman primates against Ebola and Marburg viruses. Nature Med. 11, 786–790 (2005).\r\n5) Kobinger, G. P. et al. Chimpanzee adenovirus vaccine protects against Zaire Ebola virus. Virology 346, 394–401 (2006).\r\n6) Sullivan, N. J. et al. Immune protection of nonhuman primates against Ebola virus with single low-dose adenovirus vectors encoding modified GPs. PLoS Med. 3, e177 (2006).\r\n7) Enserink M . Ebola Drugs still stuck in lab. Science 25 july 2014 vol 345 pp364\r\n8) Lee et al Structure of the Ebola virus glycoprotein bound to an antibody from a human survivor. Nature Vol 454|10 July 2008|doi:10.1038/nature07082)","10 Ottobre 2014","2018-10-17 22:09:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/soldi-farmaci-200x110.jpeg","Ebola e Big Pharma",1412947219,[363,364,365,366,367,368],"http://radioblackout.org/tag/africa/","http://radioblackout.org/tag/big-pharma/","http://radioblackout.org/tag/ebola/","http://radioblackout.org/tag/liberia/","http://radioblackout.org/tag/mercificazione-della-salute/","http://radioblackout.org/tag/pipistrelli/",[212,216,208,214,222,218],{"post_content":371},{"matched_tokens":372,"snippet":373,"value":374},[73],"muore dopo poche settimane. 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Quindi è possibile pensare che una procedura cosi anomala corrisponda alla situazione emergenziale imposta dall’epidemia e dalla mancanza di terapie sicure sviluppate e testate all’ insorgenza delle prime 20 ondate epidemiche 1976 -2008.\r\nPer i vaccini si tratta di prototipi sperimentali non testati né nell’uomo né in specie di scimmie vicine all’uomo quindi sono rimedi ancora più lontani dal poter essere usati per contrastare l’ infezione da Ebola.\r\nStessa situazione per i farmaci anti Ebola, (inibitori della replicazione virale anti RNA virale) oggi oggetto di studio in alcuni laboratori, anch’essi non hanno ancora superato i trial clinici nell’uomo poiché sono stati testati sperimentalmente con successo solo nel 2005.\r\nPerché non si è sviluppato un vaccino negli oltre 30 anni dalla comparsa di questo virus mortale?\r\nLa questione è legata alla mercificazione della salute su scala globale. Le big pharma non sono interessate a sostenere la sperimentazione clinica di nuovi farmaci quando questi sono diretti a curare malattie che affliggono le parti più povere del pianeta e che quindi non garantirebbero alti profitti. L’epidemia dell’Ebola in corso dimostra come il modello sociale che ha demandato al mercato la salute pubblica metta a rischio la salute di milioni di persone a livello globale. Nel caso di malattie infettive non e possibile pensare ad un loro confinamento in alcune aree geografiche tenendone escluse altre soprattutto in presenza di mezzi di trasporto e comunicazione come quelli a disposizione oggi.\r\nL’attuale mancanza di vaccini ed il corrispondente rischio di pandemia è una ovvia ricaduta dell’asservimento della salute al profitto economico. Vaccini contro il ceppo dell’Ebola coinvolto nell'epidemia di questi giorni in grado di proteggere efficientemente gli scimpanzé e altre specie di primati erano pronti per essere usati in trial clinici nell’uomo sin dal 2005 (3, 4, 5, 6, 7).\r\nLa mancanza della loro sperimentazione clinica nell’ uomo è dovuta al ridotto numero di pazienti e alla loro povertà quindi un segmento di “mercato” poco appetibile per big pharma. Le malattie orfane non sono di interesse per le big pharma. Solo oggi i mass media e gli stati si accorgono che la loro mancanza può portare ad una catastrofe planetaria come quella delle pestilenze del 17° e 18° secolo o della pandemia del virus influenzale del 1918 conosciuto come “Influenza spagnola”.\r\n\r\nFonti bibliografiche:\r\n1) Derek Gatherer The 2014 Ebola virus outbreak in western africa J. General Virology 2014 95,1619-1624.\r\n2) Welsh et al Wave like spread of Ebola Zaire PLOS biology 3, e371, 2005).\r\n3) Hampton, T. Vaccines against Ebola and Marburg viruses show promise in primate studies. J. Am. Med. Assoc. 294, 163–164 (2005).\r\n4) Jones, S. M. et al. Live attenuated recombinant vaccine protects nonhuman primates against Ebola and Marburg viruses. Nature Med. 11, 786–790 (2005).\r\n5) Kobinger, G. P. et al. Chimpanzee adenovirus vaccine protects against Zaire Ebola virus. Virology 346, 394–401 (2006).\r\n6) Sullivan, N. J. et al. Immune protection of nonhuman primates against Ebola virus with single low-dose adenovirus vectors encoding modified GPs. PLoS Med. 3, e177 (2006).\r\n7) Enserink M . Ebola Drugs still stuck in lab. Science 25 july 2014 vol 345 pp364\r\n8) Lee et al Structure of the Ebola virus glycoprotein bound to an antibody from a human survivor. Nature Vol 454|10 July 2008|doi:10.1038/nature07082)",[376],{"field":102,"matched_tokens":377,"snippet":373,"value":374},[73],{"best_field_score":181,"best_field_weight":182,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":327,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},6637,{"collection_name":240,"first_q":23,"per_page":186,"q":23},20,["Reactive",383],{},["Set"],["ShallowReactive",386],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fAxHHTJfsM-cjteKIH8PTpMaScS7FAr_KVZ_WDsndRmI":-1},true,"/search?query=data+center"]