","Dazi e Brics. Il grande gioco del capitalismo degli anni Venti","post",1752110546,[64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/brics/","http://radioblackout.org/tag/dazi/","http://radioblackout.org/tag/vertice-brics/",[35,15,68],"vertice brics",{"post_content":70,"post_title":74,"tags":78},{"matched_tokens":71,"snippet":72,"value":73},[15],"contempo fervono le trattative sui \u003Cmark>dazi\u003C/mark> tra UE e Stati Uniti.","Si è concluso il 7 luglio il vertice dei Brics, quelli che Trump definisce i suoi peggiori nemici. Grazie all’investitura di Trump e all’aura di autoeletti rappresentanti del “sud globale”, le élite di questo insieme di paesi eterogenei ma per lo più caratterizzati da autoritarismo, guerra ai poveri e violenza contro le opposizioni, si candidano a divenire il riferimento di chi ha smarrito da diversi decenni la bussola di un internazionalismo che si fondi sulla lotta e la solidarietà di classe.\r\nNel contempo fervono le trattative sui \u003Cmark>dazi\u003C/mark> tra UE e Stati Uniti. Il primo agosto è sempre più vicino.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Renato Strumia\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/2025-0-08-brics-strumia.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":75,"snippet":77,"value":77},[76],"Dazi","\u003Cmark>Dazi\u003C/mark> e Brics. 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Gli States hanno un’esposizione verso l’estero enorme: il loro deficit è 38,6 trilioni dollari. I creditori principali sono la Cina (900 milioni di dollari), Il Canada, il Messico ed il Giappone.\r\nTranne il Giappone tutti gli altri stati sono entrati nel mirino dell’amministrazione statunitense: oggi entrano in vigore quelli contro Canada e Messico. Ieri Trump ha annunciato un 20% in più alla Cina.\r\nIl Canada, da parte sua, è pronto a imporre dazi per 155 miliardi di dollari canadesi sui prodotti americani.\r\nAnche la Cina risponde imponendo il 15% sull’import di prodotti statunitensi.\r\nDal 2 aprile scatteranno i dazi anche sui prodotti agricoli.\r\nSecondo alcune previsioni questa scelta potrebbe portare ad una contrazione dell’economia del 7%, che certo non sono bruscolini.\r\nNe abbiamo parlato con l’economista Andrea Fumagalli\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/2025-03-04-fumagalli-dazi.mp3\"][/audio]","4 Marzo 2025","2025-03-04 16:26:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/shutterstock_2477024391-745x450-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"181\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/shutterstock_2477024391-745x450-1-300x181.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/shutterstock_2477024391-745x450-1-300x181.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/shutterstock_2477024391-745x450-1.jpg 745w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","I dazi di Donald Trump",1741105584,[118,64,119,120,65,121,122,123,124,125],"http://radioblackout.org/tag/brasile/","http://radioblackout.org/tag/canada/","http://radioblackout.org/tag/cina/","http://radioblackout.org/tag/debito-statunitense/","http://radioblackout.org/tag/europa/","http://radioblackout.org/tag/messico/","http://radioblackout.org/tag/stati-uniti/","http://radioblackout.org/tag/swift/",[127,35,128,17,15,129,130,131,25,132],"brasile","canada","debito statunitense","europa","messico","swift",{"post_content":134,"post_title":138,"tags":141},{"matched_tokens":135,"snippet":136,"value":137},[15],"made in USA, passa dai \u003Cmark>dazi\u003C/mark> imposti ai propri competitor. 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È durissimo il braccio di ferro tra Trump, che ha deciso pesanti dazi su alluminio e acciaio e l’Unione Europea, che minaccia ritorsioni.\r\nMacron ha telefonato a Trump per avvertirlo di una possibile rappresaglia. A fronte di tariffe del 25% sull’acciaio importato e del 10% sull’alluminio, gli europei potrebbero colpire il bourbon, le Harley Davidson e i mirtilli rossi; la Casa Bianca ha già detto che in tal caso taglierebbe le importazioni di auto europee, un mercato da 36 miliardi di dollari.\r\n\r\nL’Unione Europea, che oggi si atteggia a paladina del libero scambio, è a sua volta pesantemente protezionista.\r\nL’Ue, con i sussidi ai propri agricoltori, ha creato una pesante barriera ai commerci internazionali colpendo non solo gli statunitensi, ma gli africani e tanti paesi asiatici. L’industria e i servizi non sono da meno. Una società non europea non può possedere la maggioranza di una linea area. Senza dimenticare le tasse sui colossi high tech e sui campioni della economia digitale.\r\n\r\nI dazi, oggi come nel recente passato, rischiano di essere un boomerang per l’economia statunitense. Secondo i calcoli della società di consulenza Trade Partnership citata dall’Economist, l’aumento dei prezzi dell’acciaio e dell’alluminio crea circa 33 mila posti di lavoro nella metallurgia, ma ne distrugge 179 mila nelle industrie utilizzatrici.\r\nBush padre tentò di difendere l’industria automobilistica statunitense aumentando le tasse, ma non riuscì ad impedire l’avanzata delle auto nipponiche e tedesche negli Stati Uniti.\r\n\r\nLa mossa di Trump è molto insidiosa. Per i suoi predecessori le misure protezionistiche erano temporanee e comunque negoziabili negli organismi internazionali (il GATT prima e ora il WTO), Trump non crede né al libero scambio né alle trattative multilaterali. Per giustificare i dazi ha evocato la sicurezza nazionale, un argomento che dovrebbe metterlo al sicuro, perché previsto anche dagli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio – il WTO. Resta il fatto che la maggior parte dell’acciaio importato dagli Stati Uniti proviene dall’Europa, dal Canada, dal Messico, dalla Corea del Sud, tutti alleati strategici degli Usa. Un altro boomerang. Non solo: l’Europa fornisce gli acciai speciali, quelli utilizzati nelle industrie di punta, comprese quelle della difesa, che negli Stati Uniti hanno importanza, questa sì, strategica.\r\nIn realtà Trump è mosso soprattutto da ragioni interne. Non ultima la promessa di proteggere le industrie nazionali, che ha dato una bella spinta alla sua campagna elettorale.\r\nDopo l’uscita sui dazi, l’indice di popolarità di Trump, costantemente sceso dal giorno dell’insediamento, è lievemente risalito.\r\nSullo sfondo ci sono le elezioni di mid term negli Stati Uniti, che rinnoveranno parte del Senato e della Camera. 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È","Tra Stati Uniti ed Europa la guerra dei \u003Cmark>dazi\u003C/mark> è sempre più incandescente. È durissimo il braccio di ferro tra Trump, che ha deciso pesanti \u003Cmark>dazi\u003C/mark> su alluminio e acciaio e l’Unione Europea, che minaccia ritorsioni.\r\nMacron ha telefonato a Trump per avvertirlo di una possibile rappresaglia. A fronte di tariffe del 25% sull’acciaio importato e del 10% sull’alluminio, gli europei potrebbero colpire il bourbon, le Harley Davidson e i mirtilli rossi; la Casa Bianca ha già detto che in tal caso taglierebbe le importazioni di auto europee, un mercato da 36 miliardi di dollari.\r\n\r\nL’Unione Europea, che oggi si atteggia a paladina del libero scambio, è a sua volta pesantemente protezionista.\r\nL’Ue, con i sussidi ai propri agricoltori, ha creato una pesante barriera ai commerci internazionali colpendo non solo gli statunitensi, ma gli africani e tanti paesi asiatici. L’industria e i servizi non sono da meno. Una società non europea non può possedere la maggioranza di una linea area. Senza dimenticare le tasse sui colossi high tech e sui campioni della economia digitale.\r\n\r\nI \u003Cmark>dazi\u003C/mark>, oggi come nel recente passato, rischiano di essere un boomerang per l’economia statunitense. Secondo i calcoli della società di consulenza Trade Partnership citata dall’Economist, l’aumento dei prezzi dell’acciaio e dell’alluminio crea circa 33 mila posti di lavoro nella metallurgia, ma ne distrugge 179 mila nelle industrie utilizzatrici.\r\nBush padre tentò di difendere l’industria automobilistica statunitense aumentando le tasse, ma non riuscì ad impedire l’avanzata delle auto nipponiche e tedesche negli Stati Uniti.\r\n\r\nLa mossa di Trump è molto insidiosa. Per i suoi predecessori le misure protezionistiche erano temporanee e comunque negoziabili negli organismi internazionali (il GATT prima e ora il WTO), Trump non crede né al libero scambio né alle trattative multilaterali. Per giustificare i \u003Cmark>dazi\u003C/mark> ha evocato la sicurezza nazionale, un argomento che dovrebbe metterlo al sicuro, perché previsto anche dagli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio – il WTO. Resta il fatto che la maggior parte dell’acciaio importato dagli Stati Uniti proviene dall’Europa, dal Canada, dal Messico, dalla Corea del Sud, tutti alleati strategici degli Usa. Un altro boomerang. Non solo: l’Europa fornisce gli acciai speciali, quelli utilizzati nelle industrie di punta, comprese quelle della difesa, che negli Stati Uniti hanno importanza, questa sì, strategica.\r\nIn realtà Trump è mosso soprattutto da ragioni interne. Non ultima la promessa di proteggere le industrie nazionali, che ha dato una bella spinta alla sua campagna elettorale.\r\nDopo l’uscita sui \u003Cmark>dazi\u003C/mark>, l’indice di popolarità di Trump, costantemente sceso dal giorno dell’insediamento, è lievemente risalito.\r\nSullo sfondo ci sono le elezioni di mid term negli Stati Uniti, che rinnoveranno parte del Senato e della Camera. 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La Turchia si propone come protagonista nel costante scontro tra potenze locali mediorientali e dunque la trasformazione della lotta armata in richiesta di confederalismo democratico laico e socialista ci ha spinto a chiedere a <strong>Murat Cinar</strong> un'analisi molto problematica e ne è scaturita una sorta di autocoscienza sulle potenzialità di questa scelta, che per Murat era inevitabile e giunge nel momento migliore. Una idea che <strong>Alberto Negri</strong> nega nella sua visione del quadro della regione che compone arrivando alla centralità del dinamismo di Erdoğan a partire dal nuovo abisso di contrasti che attraversano la Tripolitania.\r\nLa puntata trova compimento con uno sguardo gettato insieme a <strong>Sabrina Moles</strong> sulle sfide che aspettano l'economia cinese di fronte ai dazi del nemico americano e alle guerre dell'amico russo.</em>\r\n\r\n<hr />\r\n\r\n<em>La lotta armata del Pkk ha \"esaurito\" i suoi compiti e consegna le armi</em>, da non sconfitto, proponendosi come forza politica con l’intento di aggiornare il concetto di confederalismo democratico in salsa turca. <strong>Murat Cinar</strong> ci guida nella fluida situazione geopolitica del Sudovest asiatico che vede grandi differenze tra i quattro stati che amministrano il territorio abitato da popolazioni di lingua curda; così, semmai sia esistito, il nazionalismo curdo viene superato e nelle indicazioni di Ocalan dall’isolamento di Imrali leggono il momento come propizio per riproporre unilateralmente a un regime autoritario di cessare il fuoco che in 45 anni ha registrato decine di migliaia di morti, ulteriore motivo per resistenze da parte dei parenti delle vittime, potenziale bacino di consensi per i partiti di ultradestra non alleati dell’Akp.\r\nQuindi la critica alla obsolescenza del modello della lotta armata otto-novecentesca, che punta sullo stato-nazione, è una scommessa ma, ci dice Murat, forse non ci sono alternative alla svolta disarmata per avanzare nuove richieste a una repubblica ora retta da una cricca di oligarchi autocratici senza contrappesi democratici riconducibili a una nuova lotta per una Turchia laica, indipendente e socialista: ora il Pkk si rivolge all’intera società turca in un momento di forti tensioni interne, puntando alla trasformazione culturale della Turchia.\r\nMurat adduce motivi di vario genere per dimostrare che recedere dalla lotta armata in questo momento può produrre risultati maggiori di quanto si sia conseguito finora, sia cercando modelli di guerriglie andate al negoziato negli ultimi decenni ai quattro angoli del pianeta, sia sviluppando l’analisi sincronica su un presente attraversato da alleanze variabili e guerre di ogni tipo. 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La Turchia rimane al centro delle strategie che passano dal Mediterraneo in equilibrio anche con i sauditi e avendo imposto il vincitore di Assad in Siria, quell’Al-Jolani a cui Trump ha stretto la mano nonostante i 10 milioni di taglia; intanto all’interno si assiste alla svolta di Ocalan che – inopinatamente secondo Alberto Negri in un momento in cui l’area sta esplodendo e sono in corso mutamenti epocali – cede le armi e propone un percorso pacifico alla trasformazione della repubblica. In attesa di assistere e posizionarsi nella trattativa iraniana, con Teheran indebolita dalla escalation israeliana.\r\nE qui si giunge al centro del discorso mediorientale, perché da qualunque punto lo si rigiri <em>l’intento di Netanyahu di annettersi la Cisgiordania a cominciare dal genocidio gazawi sarà il punto di ricompattamento con l’amministrazione Trump</em>, in questi giorni invece impegnata a contenere il famelico criminale di Cesarea.\r\nSullo sfondo di tutto ciò Alberto si inalbera per il ruolo inesistente dell’Europa, se non per l’istinto neocoloniale di Macron, che non riesce comunque a conferire uno spessore da soggetti politici agli europei, in particolare per quanto riguarda il bacino del Mediterraneo, mai preso in considerazione dalla nomenklatura germano-balcanica che regola la politica comunitaria, totalmente disinteressata alle coste meridionali, se non per il contenimento dei migranti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ogni-rais-persegue-una-sua-visione-del-medioriente-tranne-gli-europei--66134433\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Il-garbuglio-mediorientale-incomprensibile-per-gli-europei.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi alla questione mediorientale <a href=\"https://www.spreaker.com/podcast/israele-compra-a-saldo-paesi-arabi--4645793\" target=\"_blank\" rel=\"noopener noreferrer\">qui</a> potete trovare quelli che riconducono all'espansionismo sionista i conflitti in corso\r\n\r\n \r\n\r\n<hr />\r\n\r\nDopo una prima maratona negoziale durata due giorni ,Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un accordo sulla sospensione per 90 giorni dei dazi reciproci che in pochi giorni avevano difatto bloccato gli scambi fra i due paesi. Nel dettaglio, gli Stati Uniti hanno annullato il 91% delle tariffe aggiuntive imposte alla Cina, sospeso il 24% dei “dazi reciproci” e mantenuto il restante 10%. Rimangono ancora in atto le misure su veicoli elettrici, acciaio e alluminio ,è un primo passo verso la creazione di un meccanismo di consultazione che regoli le relazioni commerciali e di fatto uno stop al processo di \"decoupling\" ,disaccopiamento ,fra le due economie che la nuova amministrazione americana non sembra gradire. Secondo varie fonti, negli ultimi giorni sono riprese le forniture di Boeing, che Pechino aveva interrotto in risposta ai dazi. Ma le restrizioni sui materiali critici ufficialmente sono ancora lì. Anche se sono state emesse le prime licenze per l’export di alcune terre rare, di cui potrebbero beneficiare anche le 28 aziende americane rimosse dalla lista delle entità interdette dalla Cina alle importazioni e altre attività economiche.\r\nNe parliamo con <b>Sabrina Moles</b> di China files.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/accordo-stati-uniti-cina-sui-dazi--66192697\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/sabrinomia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","3 Giugno 2025","2025-06-03 00:36:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 15/05/2025 - FINE DELLA LOTTA ARMATA DEL PKK IN TURCHIA E SUBBUGLIO MEDIORIENTALE; LA CINA DELL'ECONOMIA TRA DAZI E GUERRE ALTRUI","podcast",1748910974,[456],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[420],{"post_content":459,"post_title":463},{"matched_tokens":460,"snippet":461,"value":462},[15],"l'economia cinese di fronte ai \u003Cmark>dazi\u003C/mark> del nemico americano e alle","<em>Questa settimana la fine della lotta armata iniziata dal Pkk nel 1978 è la notizia che ci è sembrata epocale, per quanto sia passata senza troppi approfondimenti dai commentatori mainstream (e forse proprio per questo e per la loro incapacità di identificarla come centrale nel momento di rivolgimenti di un Sudovest asiatico in subbuglio). La Turchia si propone come protagonista nel costante scontro tra potenze locali mediorientali e dunque la trasformazione della lotta armata in richiesta di confederalismo democratico laico e socialista ci ha spinto a chiedere a <strong>Murat Cinar</strong> un'analisi molto problematica e ne è scaturita una sorta di autocoscienza sulle potenzialità di questa scelta, che per Murat era inevitabile e giunge nel momento migliore. 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In attesa di assistere e posizionarsi nella trattativa iraniana, con Teheran indebolita dalla escalation israeliana.\r\nE qui si giunge al centro del discorso mediorientale, perché da qualunque punto lo si rigiri <em>l’intento di Netanyahu di annettersi la Cisgiordania a cominciare dal genocidio gazawi sarà il punto di ricompattamento con l’amministrazione Trump</em>, in questi giorni invece impegnata a contenere il famelico criminale di Cesarea.\r\nSullo sfondo di tutto ciò Alberto si inalbera per il ruolo inesistente dell’Europa, se non per l’istinto neocoloniale di Macron, che non riesce comunque a conferire uno spessore da soggetti politici agli europei, in particolare per quanto riguarda il bacino del Mediterraneo, mai preso in considerazione dalla nomenklatura germano-balcanica che regola la politica comunitaria, totalmente disinteressata alle coste meridionali, se non per il contenimento dei migranti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ogni-rais-persegue-una-sua-visione-del-medioriente-tranne-gli-europei--66134433\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Il-garbuglio-mediorientale-incomprensibile-per-gli-europei.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi alla questione mediorientale <a href=\"https://www.spreaker.com/podcast/israele-compra-a-saldo-paesi-arabi--4645793\" target=\"_blank\" rel=\"noopener noreferrer\">qui</a> potete trovare quelli che riconducono all'espansionismo sionista i conflitti in corso\r\n\r\n \r\n\r\n<hr />\r\n\r\nDopo una prima maratona negoziale durata due giorni ,Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un accordo sulla sospensione per 90 giorni dei \u003Cmark>dazi\u003C/mark> reciproci che in pochi giorni avevano difatto bloccato gli scambi fra i due paesi. 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Anche se sono state emesse le prime licenze per l’export di alcune terre rare, di cui potrebbero beneficiare anche le 28 aziende americane rimosse dalla lista delle entità interdette dalla Cina alle importazioni e altre attività economiche.\r\nNe parliamo con <b>Sabrina Moles</b> di China files.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/accordo-stati-uniti-cina-sui-dazi--66192697\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/sabrinomia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",{"matched_tokens":464,"snippet":466,"value":466},[465],"DAZI","BASTIONI DI ORIONE 15/05/2025 - FINE DELLA LOTTA ARMATA DEL PKK IN TURCHIA E SUBBUGLIO MEDIORIENTALE; LA CINA DELL'ECONOMIA TRA \u003Cmark>DAZI\u003C/mark> E GUERRE ALTRUI",[468,470],{"field":94,"matched_tokens":469,"snippet":466,"value":466},[465],{"field":97,"matched_tokens":471,"snippet":461,"value":462},[15],578730123365187700,{"best_field_score":474,"best_field_weight":419,"fields_matched":309,"num_tokens_dropped":50,"score":475,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":50},"1108091338752","578730123365187706",{"document":477,"highlight":492,"highlights":500,"text_match":472,"text_match_info":505},{"comment_count":50,"id":478,"is_sticky":50,"permalink":479,"podcastfilter":480,"post_author":396,"post_content":481,"post_date":482,"post_excerpt":56,"post_id":478,"post_modified":483,"post_thumbnail":484,"post_title":485,"post_type":453,"sort_by_date":486,"tag_links":487,"tags":490},"100711","https://radioblackout.org/podcast/anarres-del-30-maggio-aborto-2-giugno-antimilitarista-i-dazi-usa/",[396],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\n\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\n\n\n\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/2025-05-30-anarres.mp3\"][/audio]\n\n\n\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\n\nAborto. La lunga marcia dei “pro vita” e le lotte femministe\nRipercorriamo assieme a Nadia Nardi di Nudm Livorno le tappe delle lotte delle donne per acquisire e difendere la propria libertà di scelta e i tanti dispositivi messi in atto da chi ci vuole ricacciare nella gabbia della maternità come destino obbligato.\nUn punto di partenza la legge 194, che, limita la libertà femminile e contiene numerose trappole, che, una dopo l’altra, sono scattate.\n\n2 giugno. La repubblica fondata sulla guerra\nParate militari, esibizione di frecce tricolori, piazze occupate da cerimonie militariste: questa è la cifra con la quale la repubblica italiana declina se stessa.\nNulla di cui stupirsi. Lo Stato, in tutte le proprie forme, si fonda sul monopolio della violenza legittima, una violenza estrema di cui le forze armate sono la punta di diamante.\nNegli ultimi anni sono venute meno le tante forme di edulcorazione del mestiere delle armi, messe in campo per attenuarne l’impatto su una popolazione in buona parte pacifista, restia alle imprese belliche. Oggi un governo diretto erede del fascismo storico, con un’ampia maggioranza parlamentare e nessuna reale opposizione istituzionale alla guerra ed ai processi di riarmo, si permette una diretta esaltazione degli eserciti, delle missioni militari all’estero, alla difesa degli interessi italiani in chiave neocoloniale.\nCome ogni anno anche questo due giugno ci saranno cerimonie militari e chi, nelle piazze, le contesta attivamente.\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo\n\nUSA: le varie velocità della rilocalizzazione\nGli interessi economico-finanziari dettano le agende di amministrazioni e governi di ogni sorta. C’è un filo conduttore che lega le azioni dei vari presidenti USA, da Obama al secondo mandato di Trump. Ovviamente ogni amministrazione opera secondo l’immagine che si è data in campagna elettorale, ma indipendentemente dai modi le strategie possono essere utilizzate come bussole per capire l’orientamento in atto. E tutte le bussole, da Obama a Trump passando per Biden, puntano nella stessa direzione, quella del reshoring, seppur con alterne fortune.\nVi proponiamo un approfondimento con Giammarco, autore di un testo uscito su UN, che inserisce la questione dei dazi in un contesto più ampio\n\nAppuntamenti:\n\nLunedì 2 giugno\nore 16\nmanifestazione antimilitarista in via Garibaldi angolo piazza Castello\n(se piove piazza Palazzo di Città)\nInterventi, il canzoniere antimilitarista del Cor’okkio e di Alba e tanto altro.\nContestiamo le cerimonie militariste del 2 giugno!\n\nA-Distro e SeriRiot\nogni mercoledì\ndalle 18 alle 20\nin corso Palermo 46\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\nInformati su lotte e appuntamenti!\n\nFederazione Anarchica Torinese\ncorso Palermo 46\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30\nper info scrivete a fai_torino@autistici.org\n\nContatti:\n\nFB\n@senzafrontiere.to/\n\nTelegram\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\n\nIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org\n\nwww.anarresinfo.org","1 Giugno 2025","2025-09-30 01:09:18","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/04.jpeg","Anarres del 30 maggio. 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Violenze se possibile ancora più efferate a Port-au-Prince, blocco di merci, fame e migrazione; muro dominicano, traffici di armi e droga. Noboa vs Gonzáles: il ballottaggio in Ecuador vede il confronto dei molti mondi che compongono il paese..\r\n\r\nI reciproci tentativi di isolare il nemico dal mercato\r\nAbbiamo chiesto ad Alessandra Colarizi, direttrice editoriale di “China Files”, di restituirci un’idea di quello che può essere lo sguardo della società cinese sulla scomposta guerra commerciale trumpiana.\r\nA iniziare dall’identificazione di eventuali nuovi partner commerciali in sostituzione del mercato statunitense (considerando anche un’improbabile ulteriore estensione della presenza cinese in Africa, a fronte di un più probabile controllo della regione limitrofa – il libero scambio con Corea e Giappone? – e dell’Asean), o di assorbimento interno di parte delle esportazioni; prendendo poi in considerazione le contromisure non solo tariffarie adottate dal governo cinese, mirate e dunque già meditate prima che si scatenasse la buriana; la riduzione dei bond americani in pancia alle casse di Pechino (secondo detentore mondiale del debito di Washington); la creazione del welfare.\r\nSi è inserito anche il problema dei porti di Panama e degli altri scali interessati all’operazione di Trump, che mira a mettere sotto pressione la Cina. Il problema è quanto la guerra commerciale vada a impattare sul mercato del lavoro e sulle condizioni dei lavoratori cinesi, che hanno saputo inscenare “incidenti di massa” per protestare contro la recessione della qualità della vita.\r\nQueste ostilità si vanno a inserire in una contingenza che vede dal covid e dalla bolla immobiliare in avanti la situazione economico-finanziaria meno positiva e arrembante nello sviluppo commerciale cinese, che viene tamponata con il nazionalismo e la rivalità con gli Usa, quindi la guerra commerciale scatenata da Trump potrebbe essere un atout per rinforzare la difesa. Si va dipingendo un gioco di guerra che vede i due contendenti intenti a isolare il nemico nel suo recinto, precludendogli relazioni commerciali con il resto del mondo.\r\nSicuramente i prodotti cinesi sono concorrenziali con qualsiasi altro prodotto per qualità/prezzo, a prescindere da qualsiasi guerra di dazi. Rimane da vedere se il prevedibile mafioso della Casa Bianca non imporrà all'Europa di applicare le stesse tariffe comminate alla Cina dalla inaffidabile amministrazione trumpiana, altrimenti...\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6raaHK91qq3LlnKS8tT0Ur?si=Pml1A4qlS1u5_IZ_tKoXxA\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti sull’Asia orientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/AlessandraColarizi_Decoupling-Forzato.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGangs of Port-au-Prince\r\nNon si arresta la vendetta coloniale per l’atto rivoluzionario di indipendenza di Toussaint Louverture che nel 1791 fece di Haiti la prima colonia affrancata dal giogo francese. Infatti l’indifferenza per le condizioni disastrose in cui versa in particolare la capitale e la crisi esistenziale di un paese privo di risorse, saccheggiato da gang che spadroneggiano facendosi beffe di truppe keniane dell’Onu e armate dalla vicina Florida.\r\nRoberto Codazzi ci aggiorna sulla situazione, ma soprattutto dipinge il quadro per cui riusciamo a farci un’idea di cosa significa vivere in queste condizioni, con le gang che controllano tutti i quartieri della capitale tranne uno, con sparuti gruppi di autodifesa di cittadini (e si registrano linciaggi di appartenenti alle gangs catturati), scarsità di cibo, baratto, ritorno alle campagne per poter coltivare almeno il nutrimento, difficoltà di movimenti per i molti posti di blocco gestiti dalle bande e le comunicazioni affidate a eroici giornalisti radiofonici che vengono assassinati, quando si individuano le sedi delle radio. Le uniche merci che transitano tra Miami e Port-au-Prince sono le armi; altra provenienza di armi è dalla Colombia/Venezuela nel sistema del narcotraffico, che vede in Haiti un hub.\r\nTra Repubblica dominicana e Haiti ci sono costanti frizioni, frontiere chiuse – pur se sono concesse aperture a merci per consentire la sopravvivenza in assenza di possibilità di accesso al territorio haitiano. Ora si aggiungono rimpatri e restrizioni sui cittadini haitiani presenti in territorio dominicano, anche se la repubblica dominicana si fonda sulla manodopera a basso costo dei “cugini” haitiani, che ora si contano in misura di circa 2 milioni di presenze in condizioni precarie. Si organizzano marce per l’espulsione dal territorio turistico dominicano.\r\nGli haitiani sono respinti senza interruzione dagli Usa dal mandato di Obama: una situazione consolidata dalle immagini al confine messicano, quando venivano inseguiti con i lazos; i rimpatri sono ora ridotti dalla chiusura degli aeroporti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/l-ulteriore-deterioramento-della-vita-di-haiti--65552467\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione al Caribe si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/RobertoCodazzi_Gangs-of-Port-au-Prince.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Davide Matrone ,docente universitario e giornalista freelance che vive a Quito , parliamo delle elezioni presidenziali in Ecuador , lunedi ci sarà il ballottaggio fra la candidata di \"Revolucion Ciudadana\", partito legato al correismo ,Luisa Gonzalez e il figlioccio della dinastia più ricca dell'Ecuador ,Daniel Noboa ,attuale presidente . Nonostante qualche scivolone xenofobo sulla questione dei rifugiati venezuelani che vorrebbe rimpatriare forzosamente e l'assenza nella sua campagna elettorale dei temi del lavoro ,Luisa Gonzalez incarna la sinistra che c'è in Ecuador in questo momento storico ,sicuramente lontana dalla radicalità del correismo della prima ora .L'alleanza storica con il movimento indigeno Pachakutik - braccio politico della Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (Conaie), la più grande del Paese - guidato da Leonidas Iza sposta il baricentro della \" revolucion ciudadana\" verso posizioni piu' progressiste ed evidenzia il prevalere all'interno delle comunità indigene di posizioni antiliberiste rompendo con il sostegno ai presidenti conservatori Lasso e Noboa dei cosidetti \"ponchos dorados \" la borghesia indigena che aveva fatto blocco con le élite reazionarie di Quito. Noboa ha fallitto totalmente sulla questione della sicurezza in un paese che è diventato hub privilegiato dei narcotrafficanti in America Latina ,tanto da dover ricorrere ai mercenari americani della \"Blackwater\" ,mandando evidenti segnali di debolezza e inadeguatezza nell'affrontare il problema della sicurezza che è molto sentito dalla popolazione che fino a qualche tempo fa viveva in paese considerato realtivamente sicuro ,mentre adesso L'Ecuador ha il tasso di omicidi più elevato del Sudamerica. Il ricorso ai mercenari nordamericani si configura anche come un ingerenza palese di un paese straniero negli affari interni dell'Ecuador ,mentre si manifesta la subordinazione di Noboa alle pretese di Washington che vorrebbe riappropiarsi anche della base militare di Manta , chiusa nel 2006 da Correa.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-nuovo-ciclo-del-correismo--65555974\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione all'America latina si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/BASTIONI-10042025-ECUADOR.mp3\"][/audio]","13 Aprile 2025","2025-04-14 12:50:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 10/04/2025- LA SOCIETÀ CINESE AL TEMPO DEI DAZI - IL TERRORE S’INSTALLA A PORT-AU-PRINCE -DIETRO AL BALLOTTAGGIO TANTI ECUADOR",1744540748,[456],[420],{"post_content":520,"post_title":524},{"matched_tokens":521,"snippet":522,"value":523},[15],"La Guerra dei \u003Cmark>dazi\u003C/mark> impatta con il Partito comunista","La Guerra dei \u003Cmark>dazi\u003C/mark> impatta con il Partito comunista cinese e la società cinese, decoupling e reazioni alla confusione trumpiana. 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Nonostante qualche scivolone xenofobo sulla questione dei rifugiati venezuelani che vorrebbe rimpatriare forzosamente e l'assenza nella sua campagna elettorale dei temi del lavoro ,Luisa Gonzalez incarna la sinistra che c'è in Ecuador in questo momento storico ,sicuramente lontana dalla radicalità del correismo della prima ora .L'alleanza storica con il movimento indigeno Pachakutik - braccio politico della Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (Conaie), la più grande del Paese - guidato da Leonidas Iza sposta il baricentro della \" revolucion ciudadana\" verso posizioni piu' progressiste ed evidenzia il prevalere all'interno delle comunità indigene di posizioni antiliberiste rompendo con il sostegno ai presidenti conservatori Lasso e Noboa dei cosidetti \"ponchos dorados \" la borghesia indigena che aveva fatto blocco con le élite reazionarie di Quito. Noboa ha fallitto totalmente sulla questione della sicurezza in un paese che è diventato hub privilegiato dei narcotrafficanti in America Latina ,tanto da dover ricorrere ai mercenari americani della \"Blackwater\" ,mandando evidenti segnali di debolezza e inadeguatezza nell'affrontare il problema della sicurezza che è molto sentito dalla popolazione che fino a qualche tempo fa viveva in paese considerato realtivamente sicuro ,mentre adesso L'Ecuador ha il tasso di omicidi più elevato del Sudamerica. Il ricorso ai mercenari nordamericani si configura anche come un ingerenza palese di un paese straniero negli affari interni dell'Ecuador ,mentre si manifesta la subordinazione di Noboa alle pretese di Washington che vorrebbe riappropiarsi anche della base militare di Manta , chiusa nel 2006 da Correa.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-nuovo-ciclo-del-correismo--65555974\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione all'America latina si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/BASTIONI-10042025-ECUADOR.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":525,"snippet":526,"value":526},[465],"BASTIONI DI ORIONE 10/04/2025- LA SOCIETÀ CINESE AL TEMPO DEI \u003Cmark>DAZI\u003C/mark> - IL TERRORE S’INSTALLA A PORT-AU-PRINCE -DIETRO AL BALLOTTAGGIO TANTI ECUADOR",[528,530],{"field":94,"matched_tokens":529,"snippet":526,"value":526},[465],{"field":97,"matched_tokens":531,"snippet":522,"value":523},[15],{"best_field_score":474,"best_field_weight":419,"fields_matched":309,"num_tokens_dropped":50,"score":475,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":50},{"document":534,"highlight":547,"highlights":555,"text_match":472,"text_match_info":560},{"comment_count":50,"id":535,"is_sticky":50,"permalink":536,"podcastfilter":537,"post_author":538,"post_content":539,"post_date":540,"post_excerpt":56,"post_id":535,"post_modified":541,"post_thumbnail":542,"post_title":543,"post_type":453,"sort_by_date":544,"tag_links":545,"tags":546},"93815","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-21-11-2024-kenya-la-rivolta-cova-sotto-la-cenere-dopo-la-repressione-dele-manifestazioni-contro-ruto-la-cina-a-caccia-di-nuovi-mercati-in-vista-dei-dazi-di-trump/",[393],"radiokalakuta","Bastioni di Orione in questa puntata incontra Freddie Del Curatolo ,giornalista e scrittore che vive in Kenya ,per parlare della situazione a Nairobi dopo l'ondata di proteste dello scorso maggio contro il presidente Ruto represse brutalmente dalle forze di polizia .\r\n\r\nNonostante il ritiro della legge finanziaria contestata dai giovani in piazza ,i provvedimenti di taglio della spesa pubblica e di aumento delle tasse stanno per essere reintrodotti in maniera surrettizia per via parlamentare .La crisi istituzionale si è disvelata con la rottura tra il presidente e il suo delfino Gachagua ,appartente alla mafia del monte Kenya , di origine kikuyu e legato alla chiesa. Gachagua ,che era stato duramente contestato dalla piazza durante le manifestazioni ,è stato dimissionato dal parlamento con una procedura inusuale e al suo posto è stato scelto dal presidente l'ex ministro degli interni Kindiki ,responsabile della repressione sanguinosa delle proteste. La polizia è accusata di aver nascosto i corpi degli scomparsi ,si verificano sequestri anche di oppositori ugandesi che vengono consegnati alle autorità di Kampala e finiscono in prigione . Il governo ha dispiegato un livello di repressione che ha preso alla sprovvista i giovani protagonisti dell'opposizione a Ruto ,ma anche se la repressione è stata dura permane il malcontento e l'esempio kenyano si è esteso anche ai paesi limitrofi come l'Uganda e la Tanzania.\r\n\r\nCon il nostro interlocutore parliamo anche delle critiche che la ricerca condotta da Simon Counsell e Survival International ha sollevato sul progetto di compensazione delle emissioni di carbonio su terre indigene nel Kenya settentrionale, in particolare sulla credibilità del progetto stesso nonché sul suo potenziale impatto su diritti e mezzi di sussistenza dei popoli indigeni pastorali che abitano il territorio.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-21112024-KENYA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Sabrina Moles di China files ,parliamo delle mosse di Pechino per prevenire la politica di dazi commerciali preannunciata dal prossimo presidente americano Trump . L'accordo con l'India che ha portato ad una composizione della frattura annosa per il controllo dei confini himalayani rimarca la natura di Pechino come partner commerciale fondamentale per l'India che pur mantenendo rapporti economici e a volte anche militari con l'occidente ,memore della tradizione di equidistanza tra i blocchi che risale a Nehru e Ghandi, guarda con interesse al vicino cinese.\r\n\r\nLa Cina si rivolge anche ad altri mercati irrompendo in quello che un tempo per gli U.S.A. era il \"patio trasero\",il giardino di casa. E' stato inaugurato in Peru' il gigantesco porto di Changay ,un terminal da 3,5 miliardi di dollari capace di accogliere navi con carichi fino a 18 mila container per volta, rafforzando così la posizione in America Latina e creando un collegamento con il porto di Shangai . Inoltre sono stati firmati accordi con il Brasile molto significativi mentre nonostante l'apparente politica unitaria dell'Unione Europea sui dazi ,ogni paese europeo sta cercando di svincolarsi con accordi diretti con la Cina .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-21112024-SABRINA.mp3\"][/audio]","26 Novembre 2024","2024-11-26 19:24:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 21/11/2024-KENYA LA RIVOLTA COVA SOTTO LA CENERE DOPO LA REPRESSIONE DELLE MANIFESTAZIONI CONTRO RUTO-LA CINA A CACCIA DI NUOVI MERCATI IN VISTA DEI DAZI DI TRUMP.",1732648686,[456],[420],{"post_content":548,"post_title":552},{"matched_tokens":549,"snippet":550,"value":551},[15],"per prevenire la politica di \u003Cmark>dazi\u003C/mark> commerciali preannunciata dal prossimo presidente","Bastioni di Orione in questa puntata incontra Freddie Del Curatolo ,giornalista e scrittore che vive in Kenya ,per parlare della situazione a Nairobi dopo l'ondata di proteste dello scorso maggio contro il presidente Ruto represse brutalmente dalle forze di polizia .\r\n\r\nNonostante il ritiro della legge finanziaria contestata dai giovani in piazza ,i provvedimenti di taglio della spesa pubblica e di aumento delle tasse stanno per essere reintrodotti in maniera surrettizia per via parlamentare .La crisi istituzionale si è disvelata con la rottura tra il presidente e il suo delfino Gachagua ,appartente alla mafia del monte Kenya , di origine kikuyu e legato alla chiesa. 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La sua diffusione si è interrotta improvvisamente e quindi il mezzo del podcast aggiunge una sulfurea luce di clandestinità alla diffusione della puntuta e acuta analisi di Francesco Dall’Aglio proprio ispirata dallo studio della messa in atto e delle conseguenze dell’Operazione Ragnatela che ha visto l’abbattimento al suolo di velivoli appartenenti alla Triade nucleare russa, un brillante episodio della guerra asimmetrica ucraina, in corso parallelamente a quella classica di occupazione russa che avanza nel Sudovest del paese.\r\n\r\nL’altro approfondimento preparato e non ancora trasmesso riguarda l’epilogo – per ora – del tentato golpe del 3 dicembre in Corea, che ha visto la vittoria elettorale di Lee Jae-myung, candidato democratico che si contrapponeva a Kim Moon-soo, il candidato del partito conservatore, il cui esponente aveva ordito il golpe sventato da un’insurrezione popolare anodina nella penisola. Le caratteristiche del nuovo presidente sono fatte di luce (speranze di composizione dei conflitti nell’area e di miglioramento del welfare all’interno) e ombre (lo stato coreano è caratterizzato da misoginia e discriminazione, e Lee Jae-myung non ha espresso particolari contrapposizioni. Ma ne abbiamo parlato con Rosella Ideo, decana dei coreanisti italiani, la massima studiosa di questioni coreane con un particolare approccio progressista alla materia.\r\n\r\n\r\n\r\nL’impresa coronata da uno spettacolare successo dei Servizi ucraini nell’attacco preparato per un anno e mezzo – dunque con la complicità dell’amministrazione Biden? – va analizzata sia nelle sue pieghe più tecniche fino alla valutazione degli strumenti bellici in campo (perché indicano la vera entità del danno e dell’umiliazione della retorica russa), sia nelle conseguenze scatenate a livello di diplomazie, con il sicuro lavoro frenetico di telefonate tra Rubio e Lavrov per verificare conoscenze, responsabilità e se si sia elevato il livello della guerra verso coinvolgimenti occidentali e mezzi più sofisticati di assistenza.\r\nFrancesco Dall’Aglio si applica con la consueta efficacia a riconoscere dettagli, concetti di terrorismo (non dimenticando l’attacco al treno civile e al ponte sulla Crimea) e interpretazioni dei dati rilevabili, avendo competenze sui mezzi in campo e acume nel disvelare strategie: il risultato è molto diverso dalle veline della propaganda militare, ma anche dal volo cieco degli articoli della stampa occidentale e dal balbettio italiano.\r\nCi sono due guerre in corso: una sul campo con l’avanzata russa, l’altra di propaganda asimmetrica, entrambe in preparazione dell’ancora lontano momento della trattativa.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/5KVmX0DOEAJuSu9XMUdno6?si=8bzpNjvgSGuhjA0ZneNnGw\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/IntrigoSatellitare_SciameUAS.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui si trovano i precedenti episodi che analizzano lo stato di guerra e l'escalation in corso.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nProblemi economici e rintontonimento evangelico; misoginia fatta sistema e discriminazione di classe e razzista nei confronti di immigrazione interna e straniera (per esempio gli afgani); società meritocratica, verticistica e fondata sulla competizione, affossata nel peggior inverno demografico del mondo… questi alcuni dei mali che dipingono la società sudcoreana fatta a pezzi da Yoon Suk-yeol, il presidente meno amato della storia coreana e che aveva tentato il tutto per tutto con il tentato golpe presidenziale del 3 dicembre, rimosso a fatica dall’insurrezione popolare e dalla difesa del parlamento che era già stato accerchiato dalle truppe fedeli al presidente, posto sotto impeachment. E ora a processo per insurrezione, dopo una politica di feroce persecuzione nei confronti del Partito democratico.\r\nDi contro Lee Jae-myung, già nelle sue funzioni il giorno dopo le elezioni del 3 giugno, propone i “4 giorni e mezzo” di lavoro settimanale, un welfare più esteso, buoni spesa per le piccole imprese, sussidi per infanzia, giovani e anziani, ampliare i servizi pubblici di assistenza alle famiglie e alle persone con disabilità, e a potenziare il sostegno per l’alloggio; spiega che intende tollerare le differenze, per superare il vuoto di potere e il disastro economico, perché è vero che ha vinto con il 49% dei voti, ma se la destra non fosse stata divisa tra il partito di Kim Moon-soo, il candidato del Partito conservatore, e quello di estrema destra (il più votato dai giovanissimi) anche questa volta avrebbe prevalso il pensiero di estrema destra: infatti è la destra che ha fatto harakiri altrimenti i moderati democratici non avrebbero certo conquistato il potere in una società ancora così profondamente conservatrice, elitaria e repressiva.\r\nUno dei primi impegni del nuovo presidente è quella di arrivare a una distensione graduale con la Corea di Kim Jong-un (attualmente molto legata ai russi, dopo l’impegno bellico in Ucraina e gli scambi in armi), forse l’unica comunanza con Trump, col quale dovrà rapidamente negoziare i dazi (la Corea è uno dei massimi esportatori di acciaio, per esempio).\r\nIl Partito Democratico è progressista per gli standard della Corea del Sud, che ha una società piuttosto conservatrice e patriarcale. Lee fa parte dell’ala più progressista del partito, ma ha comunque posizioni da conservatore in materia di diritti delle persone LGBT+ e di diritti delle donne. Rispetto a un altro mandato del Partito del Potere Popolare, che è assai filostatunitense (e filotrumpiano in un pezzo del suo elettorat0), da Lee ci si attende un approccio meno accomodante nei confronti del governo degli Stati Uniti, che comunque riconosce come il principale alleato del suo paese. Altra promessa è quelal di rinsaldare un asse indopacifico comprendente la Cina e persino il Giappone, anche se l’atteggiamento nei confronti di Tokyo è sempre stato molto gelido, per le atrocità e lo schiavismo anche e soprattutto sessuale perpetrato durante a Seconda guerra mondiale dall’impero nipponico e dalle sue truppe nella penisola.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/forti-passioni-coreane-impongono-una-svolta-a-seul--66424392\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/TransizioneLampo.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGli altri episodi di approfondimenti sulla regione indopacifica si trovano qui.","6 Giugno 2025","2025-06-18 16:30:29","BASTIONI DI ORIONE 05/06/2025 - L’USB UCRAINO CI HA INTERCETTATI MENTRE PARLAVAMO DELL'OPERAZIONE RAGNATELA E BOMBARDATO IL SEGNALE, LE MACERIE HANNO SOFFOCATO ANCHE IL NEOPRESIDENTE COREANO LEE JAE-MYUNG",1749251744,[456,572],"http://radioblackout.org/tag/fest/",[420,574],"fest",{"post_content":576},{"matched_tokens":577,"snippet":578,"value":579},[15],"quale dovrà rapidamente negoziare i \u003Cmark>dazi\u003C/mark> (la Corea è uno dei","Strano destino quello della puntata radiofonica di oggi, che è stata bombardata da un intrigo internazionale che sospettiamo veda un piano di disturbo della frequenza da parte dell’Usb ucraino. 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E ora a processo per insurrezione, dopo una politica di feroce persecuzione nei confronti del Partito democratico.\r\nDi contro Lee Jae-myung, già nelle sue funzioni il giorno dopo le elezioni del 3 giugno, propone i “4 giorni e mezzo” di lavoro settimanale, un welfare più esteso, buoni spesa per le piccole imprese, sussidi per infanzia, giovani e anziani, ampliare i servizi pubblici di assistenza alle famiglie e alle persone con disabilità, e a potenziare il sostegno per l’alloggio; spiega che intende tollerare le differenze, per superare il vuoto di potere e il disastro economico, perché è vero che ha vinto con il 49% dei voti, ma se la destra non fosse stata divisa tra il partito di Kim Moon-soo, il candidato del Partito conservatore, e quello di estrema destra (il più votato dai giovanissimi) anche questa volta avrebbe prevalso il pensiero di estrema destra: infatti è la destra che ha fatto harakiri altrimenti i moderati democratici non avrebbero certo conquistato il potere in una società ancora così profondamente conservatrice, elitaria e repressiva.\r\nUno dei primi impegni del nuovo presidente è quella di arrivare a una distensione graduale con la Corea di Kim Jong-un (attualmente molto legata ai russi, dopo l’impegno bellico in Ucraina e gli scambi in armi), forse l’unica comunanza con Trump, col quale dovrà rapidamente negoziare i \u003Cmark>dazi\u003C/mark> (la Corea è uno dei massimi esportatori di acciaio, per esempio).\r\nIl Partito Democratico è progressista per gli standard della Corea del Sud, che ha una società piuttosto conservatrice e patriarcale. 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Si comincia con las empanadas servite da Darín a Milei su un piatto d'argento ci vengono descritte direttamente da Buenos Aires dove si trova Alfredo Somoza, che ne trae un quadro socio-economico della trasformazione argentina in corso; gli abbiamo chiesto anche un punto di vista più ravvicinato sulle elezioni venezuelane e sulle presenze paramilitari nel Mexico in cui i collaboratori della sindaca del DF vengono assassinati.\r\nUn’altra regione di tensioni lontane dai riflettori distratti del circo mediatico è la Serbia attraversata da uno schietto movimento nato nelle università, dove i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro di risveglio anche della società civile, mobilitata contro il sistema di potere di Vučić... ma la marcia verso l’UE per ottenere appoggio è sfumata di fronte al disinteresse interessato dei palazzi europei e all'interno si avanza il rischio di infiltrazioni naziste in stile Maidan: finora la vigilanza ha mantenuto il movimento sui binari di rifiuto di ogni egemonia. Speriamo duri, abbiamo espresso questo augurio con Tatjana Djordjević.\r\nSuccoso il finale di puntata con un intervento particolarmente illuminante di Andrea Fumagalli, che ha descritto con acume lo schema strategico di Trump; una trama che sulla carta potrebbe funzionare, se tutti i tasselli della scommessa economica attivata per salvare l’egemonia dell'imperialismo americano che sta frantumandosi sui due debiti.\r\n\r\n\r\n\r\nA partire da un dibattito tutto tipicamente argentino sul costo delle empanadas all’epoca dell’anarcocapitalismo Alfredo Somoza ci dà una descrizione della situazione socio-economica dell’Argentina di Milei direttamente da una Buenos Aires sgravata dal mercato nero della divisa americana dalla svalutazione del dollaro, che come potere d’acquisto ha dato respiro ai salari, che nella stretta connessione con gli Usa ne traggono vantaggio. Il carovita comunque esiste, nonostante la distrazione delle empanadas che fa gioco alla potenza di fuoco dei social a favore di Milei, dimostrata dall’influenza che ha avuto sulle elezioni l’uso smodato della AI, appalesando la difficoltà a comprendere il singolo video, il singolo messaggio se siano reali o costruiti… news o fake.\r\nLa scorciatoia del riflesso pavolviano delle destre che individuano il contrasto al fenomeno migratorio come soluzione per le crisi economiche è difficilmente applicabile in un paese fatto di migranti, figli di flussi secolari di immigrati, prima da Oltreoceano e ora dai paesi limitrofi, genti soprattutto alla ricerca di sanità assicurata, ius soli e istruzione gratuita. Oltre alla situazione politica all’interno dei paesi di provenienza (ora la maggioranza dei recenti arrivi proviene dal Venezuela). Su questo si innesta l’ideologia della remigracion che degenera nel razzismo dei rimpatri mai successi nella accogliente terra argentina, ma Milei doveva mostrare al suo elettorato che prendeva di petto il problema.\r\nE infatti il presidente si è rafforzato ed è riuscito a prosciugare il bacino elettorale dei conservatori classici, o meglio il lavoro politico di sua sorella Carina, sottosegretaria alla presidenza, ha sortito il suo effetto. Anche grazie al sospiro di sollievo di una nazione in cui il tasso di inflazione è passato dal 240 al 24% annuo; pagato dalle pensioni e dal welfare azzerato. Un’inflazione che colpisce soprattutto l’economia del peso e non quella dei ricchi che vivono in un’economia di dollari e non si è intervenuti sul «gigantesco problema di infrastrutture vecchie e l’efficienza della scuola pubblica» su cui questo governo populista non ha alcun piano, pensando che combattendo la corruzione si risolverà tutto per magia.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/0Onoxm8U2Uk23lPipo0YSn?si=LrcipfzKQZ6BIX3H1nS3tQ\r\n\r\nL‘opposizione si è intestata la vittoria perché ufficialmente il 43% dei venezuelani è andato al voto (secondo Machado solo il 14), ma Maduro è comunque uscito rafforzato – come Milei – dal voto amministrativo, che ha compreso pure il distretto della Guyana Essequiba, un territorio contestato per un effetto di eredità coloniale, una regione ricca di materie prime e di petrolio, una disputa che Alfredo Somoza assimila a quello su Las Malvinas al tempo di Videla, perché nessuno in Sudamerica riconosce che si possano mettere in dubbio confini e non comunque in questo modo. Paradossale è il racconto che ci viene fatto sulla Guinea Equatoriale – il paese africano sotto un regime quarantennale – che era parte del Vicereame di cui Buenos Aires a cui un arcipelago si appella per affrancarsi dalla Guinea equatoriale. Una situazione surreale come quella di Essequiba. Per bilanciare la stigmatizzazione del nostro interlocutore, segnaliamo anche il racconto all’opposto di Geraldina Colotti che su “Pagine Esteri” racconta da un punto di vista opposto sia le pretese di Caracas sul nuovo stato, sia il voto del 25 maggio: https://pagineesteri.it/2025/05/29/america-latina/maduro-trionfa-nelle-elezioni-del-25-maggio-la-destra-ha-vinto-lastensione/\r\nAlfredo considera questa tornata elettorale il secondo tempo delle elezioni che avrebbero confermato Maduro presidente, ma di cui nessuno ha ancora potuto vedere i verbali; il 25 maggio non c’erano osservatori e le operazioni di voto sono ormai un risibile teatrino. Ma il vero dramma è la emigrazione massiva: un esodo che fino a poco tempo fa era attribuibile alla opposizione retriva e pasticciona, ora – con l’involuzione del chavismo – le colpe sono di tutta la classe politica.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/2MaoXE6e6viGZfj77OwEr6?si=_xuznyf4RuKOWQeL7G7ZhQ\r\n\r\nAnche in Mexico sono stati il 14 per cento gli elettori che per la prima volta al mondo sono stati chiamati a eleggere i magistrati che dovranno gestire il potere giudiziario, ma di questo non abbiamo parlato con Alfredo Somoza, piuttosto si è discusso dei due collaboratori della sindaca del DF uccisi dalla necropolitica e dei paramilitari, diffusi sul territorio, ma in particolare in Chiapas.\r\nL’omicidio di Ximena Guzmán e José Muñoz è un attacco diretto al partito della presidenta Claudia Scheinbaum e della sindaca, non rivendicato dai Narcos. Peraltro ulteriore mistero nasce dal fatto che il DF non è un territorio conteso come potrebbe essere Oaxaca o Sinaloa, eppure i killer hanno dimostrato una professionalità assimilabile ai cartelli… o ai paramilitari al servizio dei possidenti del Sud: sul Chiapas si concentra un’assenza di controllo sia dal punto di vista della migrazione, sia del fentanil, sia dei paramilitari assoldati dai terratenientes. A trent’anni dalla comparsa dell’Ezln.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6VfLix6SWeTRYG2XRVYNBU?si=t1M9cQf3SyOLIlq1E83APw\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/DaBuenosAires.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast latinoamericani precedenti pigia qui.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nContinuano le manifestazioni in Serbia, anzi sono state esportate in “Europa” con biciclettate di centinaia di chilometri e presidi, senza ottenere l’attenzione dovuta, perché le relazioni comunitarie con Vučić nascondono interessi tali da impedire qualsiasi timida protesta verso la democratura nazionalista di Belgrado. E mentre Vučić intrattiene rapporti con gli europei, non disdegna alleanze con Putin – recente è il viaggio a Mosca e la posizione sulla guerra in Ucraina del leader populista gli permette di barcamenarsi – e con Xi; ma il movimento nato dalle università non demorde.\r\nPerò rischia infiltrazioni: infatti se da un lato continua a mantenere la sua distanza da chiunque cerchi di egemonizzare e a fare blocchi e scendere in piazza, dall’altro si comincia a vociferare di presenze anche di destra quando all’inizio l’influenza era progressista e antinazionalista, che potrebbero preparare uno scenario assimilabile alla nefasta Maidan di Kyiv. Perciò abbiamo interpellato Tatjana Djordjević per comprendere quali sviluppi possiamo attenderci da questa ribellione dal basso che ha intercettato mugugni e indignazioni della società civile, dandogli voce: sono andati a stanare il malcontento nella Serbia profonda, isolata, hanno attraversato a piedi il paese per incontrare la mentalità dei paesi. La richiesta sostanzialmente è un cambio di regime, ma cominciano a essere stremati dopo mesi di blocco delle attività universitarie.\r\nPurtroppo i nazionalismi sono persino più rafforzati dopo la Guerra nei Balcani, e la Storia si ripete..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/a-che-punto-e-la-notte-in-serbia--66372615\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/QuantaStradaHanFattaSerbi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi ai nazionalismi esteuropei qui potete trovare i conflitti che attraversano anche i balcani\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nCaos e instabilità portano scompiglio, ma sembrano funzionali a uno schema preciso dell’amministrazione trumpiana che sulla carta va producendo una trama che potrebbe funzionare, nonostante lo scetticismo derisorio e le reazioni dei mercati, rivoluzionando il sistema economico-finanziario globale, ribaltando la tensione verso la globalizzazione su cui le strategie americane avevano puntato dagli ani Novanta per mantenere l’egemonia economica e tecnologica.\r\nAndrea Fumagalli segue questo schema, ricostruendolo ai nostri microfoni l’ideologia libertarian dell’anarcocapitalismo mescolata alla clava dello statalismo daziario. Ci sono resistenze da parte di apparati (come lo stop della Corte che ha tentato di invalidare l’operazione sui dazi del Liberation day) e istituzioni che tentano di impedire lo sviluppo del velleitario piano trumpiano, che è sicuramente temerario e la scommessa è sul filo del rasoio: potrebbe finire come quello di Zsa-Zsa Korda nell’ultimo film di Wes Anderson, ma per ora mantiene le sue ipotesi di avere i mezzi per ribaltare attraverso il protezionismo la tendenza al declino dell’imperialismo americano.\r\nNegli ultimi anni tutto era regolato dal Washington Consensus e gli apparati che gestivano fino alla crisi del 2008, poi l’ordine mondiale è venuto meno, inceppando il meccanismo della globalizzazione, lasciando sviluppare altri imperialismi; Trump è il frutto di questa perdita di egemonia ed è reazione alla rete intessuta da Pechino. Su tutto questo si innesca il problema dei due elementi di debito americano (interno ed esterno) che rischiano di far implodere tutto il sistema americano: solo se il dollaro rimane valuta appetibile gli Usa possono evitare il tracollo.\r\nDi qui il tentativo di ridurre il debito estero attraverso i dazi che fanno pagare il debito al resto del mondo con quei tassi (importando però inflazione e stagflazione che riducono il potere d’acquisto, con effetto recessivo interno), ma anche eliminando fortemente la tassazione interna sui ricchi, incrementando le tasse dei poveri con l’eliminazione dei crediti di imposta.\r\nLa logica commerciale è fatta di accordi personali che stravolgono ulteriormente il quadro e possono comportare una vera Rivoluzione del sistema economico-finanziario come lo conosciamo.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/the-trumpian-scheme--66348340\r\n\r\nSi possono ascoltare i podcast relativi alla rivoluzione anarcocapitalista trumpiana qui\r\n\r\n ","2025-06-08 08:54:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 29/05/2025 - GLI ANARCOCAPITALISTI MANGIANO EMPANADAS; NOVI SAD PEDALA A STRASBURGO, MA L’UE ERA FUORI; TRUMPONOMICS VALE UN TACO?",1748911188,[456],[420],{"post_content":599},{"matched_tokens":600,"snippet":601,"value":602},[15],"mescolata alla clava dello statalismo \u003Cmark>dazi\u003C/mark>ario. 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Si comincia con las empanadas servite da Darín a Milei su un piatto d'argento ci vengono descritte direttamente da Buenos Aires dove si trova Alfredo Somoza, che ne trae un quadro socio-economico della trasformazione argentina in corso; gli abbiamo chiesto anche un punto di vista più ravvicinato sulle elezioni venezuelane e sulle presenze paramilitari nel Mexico in cui i collaboratori della sindaca del DF vengono assassinati.\r\nUn’altra regione di tensioni lontane dai riflettori distratti del circo mediatico è la Serbia attraversata da uno schietto movimento nato nelle università, dove i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro di risveglio anche della società civile, mobilitata contro il sistema di potere di Vučić... ma la marcia verso l’UE per ottenere appoggio è sfumata di fronte al disinteresse interessato dei palazzi europei e all'interno si avanza il rischio di infiltrazioni naziste in stile Maidan: finora la vigilanza ha mantenuto il movimento sui binari di rifiuto di ogni egemonia. Speriamo duri, abbiamo espresso questo augurio con Tatjana Djordjević.\r\nSuccoso il finale di puntata con un intervento particolarmente illuminante di Andrea Fumagalli, che ha descritto con acume lo schema strategico di Trump; una trama che sulla carta potrebbe funzionare, se tutti i tasselli della scommessa economica attivata per salvare l’egemonia dell'imperialismo americano che sta frantumandosi sui due debiti.\r\n\r\n\r\n\r\nA partire da un dibattito tutto tipicamente argentino sul costo delle empanadas all’epoca dell’anarcocapitalismo Alfredo Somoza ci dà una descrizione della situazione socio-economica dell’Argentina di Milei direttamente da una Buenos Aires sgravata dal mercato nero della divisa americana dalla svalutazione del dollaro, che come potere d’acquisto ha dato respiro ai salari, che nella stretta connessione con gli Usa ne traggono vantaggio. Il carovita comunque esiste, nonostante la distrazione delle empanadas che fa gioco alla potenza di fuoco dei social a favore di Milei, dimostrata dall’influenza che ha avuto sulle elezioni l’uso smodato della AI, appalesando la difficoltà a comprendere il singolo video, il singolo messaggio se siano reali o costruiti… news o fake.\r\nLa scorciatoia del riflesso pavolviano delle destre che individuano il contrasto al fenomeno migratorio come soluzione per le crisi economiche è difficilmente applicabile in un paese fatto di migranti, figli di flussi secolari di immigrati, prima da Oltreoceano e ora dai paesi limitrofi, genti soprattutto alla ricerca di sanità assicurata, ius soli e istruzione gratuita. Oltre alla situazione politica all’interno dei paesi di provenienza (ora la maggioranza dei recenti arrivi proviene dal Venezuela). Su questo si innesta l’ideologia della remigracion che degenera nel razzismo dei rimpatri mai successi nella accogliente terra argentina, ma Milei doveva mostrare al suo elettorato che prendeva di petto il problema.\r\nE infatti il presidente si è rafforzato ed è riuscito a prosciugare il bacino elettorale dei conservatori classici, o meglio il lavoro politico di sua sorella Carina, sottosegretaria alla presidenza, ha sortito il suo effetto. Anche grazie al sospiro di sollievo di una nazione in cui il tasso di inflazione è passato dal 240 al 24% annuo; pagato dalle pensioni e dal welfare azzerato. Un’inflazione che colpisce soprattutto l’economia del peso e non quella dei ricchi che vivono in un’economia di dollari e non si è intervenuti sul «gigantesco problema di infrastrutture vecchie e l’efficienza della scuola pubblica» su cui questo governo populista non ha alcun piano, pensando che combattendo la corruzione si risolverà tutto per magia.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/0Onoxm8U2Uk23lPipo0YSn?si=LrcipfzKQZ6BIX3H1nS3tQ\r\n\r\nL‘opposizione si è intestata la vittoria perché ufficialmente il 43% dei venezuelani è andato al voto (secondo Machado solo il 14), ma Maduro è comunque uscito rafforzato – come Milei – dal voto amministrativo, che ha compreso pure il distretto della Guyana Essequiba, un territorio contestato per un effetto di eredità coloniale, una regione ricca di materie prime e di petrolio, una disputa che Alfredo Somoza assimila a quello su Las Malvinas al tempo di Videla, perché nessuno in Sudamerica riconosce che si possano mettere in dubbio confini e non comunque in questo modo. Paradossale è il racconto che ci viene fatto sulla Guinea Equatoriale – il paese africano sotto un regime quarantennale – che era parte del Vicereame di cui Buenos Aires a cui un arcipelago si appella per affrancarsi dalla Guinea equatoriale. Una situazione surreale come quella di Essequiba. Per bilanciare la stigmatizzazione del nostro interlocutore, segnaliamo anche il racconto all’opposto di Geraldina Colotti che su “Pagine Esteri” racconta da un punto di vista opposto sia le pretese di Caracas sul nuovo stato, sia il voto del 25 maggio: https://pagineesteri.it/2025/05/29/america-latina/maduro-trionfa-nelle-elezioni-del-25-maggio-la-destra-ha-vinto-lastensione/\r\nAlfredo considera questa tornata elettorale il secondo tempo delle elezioni che avrebbero confermato Maduro presidente, ma di cui nessuno ha ancora potuto vedere i verbali; il 25 maggio non c’erano osservatori e le operazioni di voto sono ormai un risibile teatrino. Ma il vero dramma è la emigrazione massiva: un esodo che fino a poco tempo fa era attribuibile alla opposizione retriva e pasticciona, ora – con l’involuzione del chavismo – le colpe sono di tutta la classe politica.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/2MaoXE6e6viGZfj77OwEr6?si=_xuznyf4RuKOWQeL7G7ZhQ\r\n\r\nAnche in Mexico sono stati il 14 per cento gli elettori che per la prima volta al mondo sono stati chiamati a eleggere i magistrati che dovranno gestire il potere giudiziario, ma di questo non abbiamo parlato con Alfredo Somoza, piuttosto si è discusso dei due collaboratori della sindaca del DF uccisi dalla necropolitica e dei paramilitari, diffusi sul territorio, ma in particolare in Chiapas.\r\nL’omicidio di Ximena Guzmán e José Muñoz è un attacco diretto al partito della presidenta Claudia Scheinbaum e della sindaca, non rivendicato dai Narcos. Peraltro ulteriore mistero nasce dal fatto che il DF non è un territorio conteso come potrebbe essere Oaxaca o Sinaloa, eppure i killer hanno dimostrato una professionalità assimilabile ai cartelli… o ai paramilitari al servizio dei possidenti del Sud: sul Chiapas si concentra un’assenza di controllo sia dal punto di vista della migrazione, sia del fentanil, sia dei paramilitari assoldati dai terratenientes. A trent’anni dalla comparsa dell’Ezln.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6VfLix6SWeTRYG2XRVYNBU?si=t1M9cQf3SyOLIlq1E83APw\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/DaBuenosAires.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast latinoamericani precedenti pigia qui.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nContinuano le manifestazioni in Serbia, anzi sono state esportate in “Europa” con biciclettate di centinaia di chilometri e presidi, senza ottenere l’attenzione dovuta, perché le relazioni comunitarie con Vučić nascondono interessi tali da impedire qualsiasi timida protesta verso la democratura nazionalista di Belgrado. E mentre Vučić intrattiene rapporti con gli europei, non disdegna alleanze con Putin – recente è il viaggio a Mosca e la posizione sulla guerra in Ucraina del leader populista gli permette di barcamenarsi – e con Xi; ma il movimento nato dalle università non demorde.\r\nPerò rischia infiltrazioni: infatti se da un lato continua a mantenere la sua distanza da chiunque cerchi di egemonizzare e a fare blocchi e scendere in piazza, dall’altro si comincia a vociferare di presenze anche di destra quando all’inizio l’influenza era progressista e antinazionalista, che potrebbero preparare uno scenario assimilabile alla nefasta Maidan di Kyiv. Perciò abbiamo interpellato Tatjana Djordjević per comprendere quali sviluppi possiamo attenderci da questa ribellione dal basso che ha intercettato mugugni e indignazioni della società civile, dandogli voce: sono andati a stanare il malcontento nella Serbia profonda, isolata, hanno attraversato a piedi il paese per incontrare la mentalità dei paesi. La richiesta sostanzialmente è un cambio di regime, ma cominciano a essere stremati dopo mesi di blocco delle attività universitarie.\r\nPurtroppo i nazionalismi sono persino più rafforzati dopo la Guerra nei Balcani, e la Storia si ripete..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/a-che-punto-e-la-notte-in-serbia--66372615\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/QuantaStradaHanFattaSerbi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi ai nazionalismi esteuropei qui potete trovare i conflitti che attraversano anche i balcani\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nCaos e instabilità portano scompiglio, ma sembrano funzionali a uno schema preciso dell’amministrazione trumpiana che sulla carta va producendo una trama che potrebbe funzionare, nonostante lo scetticismo derisorio e le reazioni dei mercati, rivoluzionando il sistema economico-finanziario globale, ribaltando la tensione verso la globalizzazione su cui le strategie americane avevano puntato dagli ani Novanta per mantenere l’egemonia economica e tecnologica.\r\nAndrea Fumagalli segue questo schema, ricostruendolo ai nostri microfoni l’ideologia libertarian dell’anarcocapitalismo mescolata alla clava dello statalismo \u003Cmark>dazi\u003C/mark>ario. 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Su tutto questo si innesca il problema dei due elementi di debito americano (interno ed esterno) che rischiano di far implodere tutto il sistema americano: solo se il dollaro rimane valuta appetibile gli Usa possono evitare il tracollo.\r\nDi qui il tentativo di ridurre il debito estero attraverso i \u003Cmark>dazi\u003C/mark> che fanno pagare il debito al resto del mondo con quei tassi (importando però inflazione e stagflazione che riducono il potere d’acquisto, con effetto recessivo interno), ma anche eliminando fortemente la tassazione interna sui ricchi, incrementando le tasse dei poveri con l’eliminazione dei crediti di imposta.\r\nLa logica commerciale è fatta di accordi personali che stravolgono ulteriormente il quadro e possono comportare una vera Rivoluzione del sistema economico-finanziario come lo conosciamo.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/the-trumpian-scheme--66348340\r\n\r\nSi possono ascoltare i podcast relativi alla rivoluzione anarcocapitalista trumpiana qui\r\n\r\n ",[604],{"field":97,"matched_tokens":605,"snippet":601,"value":602},[15],{"best_field_score":474,"best_field_weight":584,"fields_matched":89,"num_tokens_dropped":50,"score":585,"tokens_matched":89,"typo_prefix_score":50},6636,{"collection_name":453,"first_q":15,"per_page":24,"q":15},["Reactive",610],{},["Set"],["ShallowReactive",613],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fwm4AjST2qFRqeWvjt4GLFVkhDF1FsORQVs4kqAKEbuA":-1},true,"/search?query=dazi"]