","Venaus 2005-2015: ora come allora la resistenza continua","post",1449579360,[60,61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/8-dicembre-2015/","http://radioblackout.org/tag/battaglia-di-venaus/","http://radioblackout.org/tag/decennale-venaus/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/venaus/",[29,33,31,17,15],{"post_content":67,"post_title":72,"tags":75},{"matched_tokens":68,"snippet":70,"value":71},[69],"Venaus","lentamente raggiungendo il presidio di \u003Cmark>Venaus\u003C/mark>, dopo aver ripercorso le strade","Oltre 20 mila persone hanno invaso questa mattina le strade della Valle di Susa.\r\n\r\nUn lunghissimo serpentone di No Tav sta lentamente raggiungendo il presidio di \u003Cmark>Venaus\u003C/mark>, dopo aver ripercorso le strade della resistenza di dieci anni fa, quando il migliaia di attivisti impedirono l'insediamento del cantiere del tunnel geognostico della linea Torino-Lione.\r\n\r\nDopo dieci anni il movimento No Tav ribadisce con la stessa determinazione di allora, l'inutilità di un'opera inutile e dannosa.\r\n\r\nDi seguito le voci dal corteo.\r\n\r\nore 13, aggiornamento con Dana: Unknown\r\n\r\nGianluca, redattore di Radio Blackout, dalla testa del corteo, al Bivio dei Passeggeri: Unknown\r\n\r\nDana, Movimento No Tav Val di Susa, la partenza del corteo: Unknown",{"matched_tokens":73,"snippet":74,"value":74},[69],"\u003Cmark>Venaus\u003C/mark> 2005-2015: ora come allora la resistenza continua",[76,78,81,85,87],{"matched_tokens":77,"snippet":29},[],{"matched_tokens":79,"snippet":80},[69],"battaglia di \u003Cmark>Venaus\u003C/mark>",{"matched_tokens":82,"snippet":84},[83,69],"decennale","\u003Cmark>decennale\u003C/mark> \u003Cmark>Venaus\u003C/mark>",{"matched_tokens":86,"snippet":17},[],{"matched_tokens":88,"snippet":89},[15],"\u003Cmark>venaus\u003C/mark>",[91,99,102],{"field":34,"indices":92,"matched_tokens":94,"snippets":98},[38,93,14],4,[95,96,97],[83,69],[15],[69],[84,89,80],{"field":100,"matched_tokens":101,"snippet":74,"value":74},"post_title",[69],{"field":103,"matched_tokens":104,"snippet":70,"value":71},"post_content",[69],1157451471441625000,{"best_field_score":107,"best_field_weight":108,"fields_matched":109,"num_tokens_dropped":46,"score":110,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,3,"1157451471441625195",{"document":112,"highlight":131,"highlights":136,"text_match":139,"text_match_info":140},{"cat_link":113,"category":114,"comment_count":46,"id":115,"is_sticky":46,"permalink":116,"post_author":49,"post_content":117,"post_date":118,"post_excerpt":52,"post_id":115,"post_modified":119,"post_thumbnail":120,"post_thumbnail_html":121,"post_title":122,"post_type":57,"sort_by_date":123,"tag_links":124,"tags":130},[43],[45],"31415","http://radioblackout.org/2015/09/construir-autonomia-da-el-alto-alla-val-di-susa/","– Intervista con Raul Zibechi – \r\nDa molti anni Raul Zibechi, giornalista militante e studioso dei movimenti sociali, porta avanti un coerente lavoro di vera e propria conricerca con e sui movimenti dell'America Latina. L'attenzione alla composizione sociale e di classe dei movimenti, alle modificazioni della soggettivita, l'assidua frequentazione delle realtà in lotta, il confronto sitematico con la letteratura accademica e i saperi prodotti dai movimenti sociali definiscono uno stile e un metodo di penetrazione analitica tanto rari quanto preziosi. Zibechi è certamente un punto di riferimento imprescindibile per capire cosa sta succedendo in America Latina. Lontano dalle fascinazioni esotico-populiste per i governi di sinistra, ma al contempo indisponibile a una liquidazione di queste esperienze (di cui riconosce invece tutta l'importanza storico-politica), le sottopone da tempo a una critica serrata, individuando nell'ambiguità del rapporto tra movimenti e istituzioni il punto dolente: troppo grande la capacità di cattura, controllo e sradicamento che queste operano su quelli. Obiettivo permanente della sua critica è il legame nefasto prodottosi in questi anni tra l'imposizione unilaterale di un modello economico basato sull'estrattivismo e l'implementazione di politiche di re-distribuzione della ricchezza che non mettono in discussione le forme della proprietà, rendendo permanente (naturalizzando) la povertà come rapporto di dipendenza assistita da uno stato che persegue altri fini.\r\nCentrale, nel lavoro di Zibechi, è il concetto di autonomia, processo sempre in divenire di costruzione collettiva di contro-poteri locali atti a disperdere il potere centrale dello stato e ogni altra forma di cristallizzazione locale del comando e della decisione. L'antidoto a un processo degenarativo sempre potenzialmente intrinseco viene rinvenuto nella proliferazione di micro-poteri locali, forme di vita legate alla consuetudine popolare indigena, legami parentali e di vicinato, severe norme che impongono un'alternanza del potere e della rappresentatività degli interessi comunitari. Ma Zibechi si tiene comunque saldamente al di qua dalle tentazioni democraticiste che infestano la declinante Europa con l'auto-imposizione, che anche molti movimenti si danno alle nostre latitudini, di norme procedurali paralizzanti l'efficacia e la dinamicità. Analizzando i movimenti de abajo osserva che «non siamo pertanto di fronte a una forma democratica ma a quello che Patzi definisce “un autoritarismo basato sul consenso”». Un discrimine grosso è individuato nella differenza qualitativa che separa la forma individualizzata della politica per come essa è praticata in Occidente e dalle élite latino-americane (che all'impostazione eurocentrica sono subalterne, anche nelle esperienze rivoluzionarie) da quella collettiva, comunitaria, familiare, dei barrios latinoamericani, dove a venir meno è la separazione netta tra momento produttivo e riproduttivo (economia informale), assemblea e convivialità, lotta e festa.\r\nIl libro che ha fatto conoscere Raul nel nostro paese è “Disperdere il potere. Le comunità aymara oltre lo Stato boliviano” (Carta Intra Moenia, 2007), una riflessione a caldo su due delle battaglie che più hanno segnato e trasformato le lotte degli ultimi anni: le guerre contro la privatizzazione dell'acqua e del gas in Bolivia. È a partire da questa esperienza fondamentale, nella ricchezza di relazioni e legami endogeni prodotti dalla comunità aymara - auto-ri-costruitasi sulle colline di El Alto dopo i desplazamientos forzati che hanno fatto seguito alla chiusura delle miniere imposte dalla lunga stagione neoliberale - che Zibechi individua la potencia di movimenti e soggetti che 500 anni di dominio coloniale non sono riusciti a distruggere. Bisogna qui fare una precisazione importante: se storia, legami, esperienze e organizzazioni precedenti sono il terreno su cui la comunità in lotta si costituisce, è sempre il divenire nel conflitto che la produce. Alcune righe di questo testo fondamentale fanno tornare alla mente a molti di noi, da questo piccolo (ma importantissimo nella sua anomalia) angolo prospettico che è stata la lotta No Tav in Val Susa, i momenti epici e fondanti culminati nella riconquista di Venaus del 2005 e nella esperienza mai dimenticata della Libera Repubblica della Maddalena:\r\n“Nel corso dei movimenti insurrezionali, la mobilitazione dissolve le istituzioni, tanto quelle statali quanto quelle dei movimenti sociali. […] L'insurrezione è un momento di rottura i cui i soggetti dispiegano le proprie capacità, i poteri intesi come capacità di fare. […] Nel corso delle insurrezioni, vediamo come il corpo sociale, le comunità rurali e urbane, sono esse stesse poteri senza organi specializzati, poteri in movimento senza essere poteri-sopra la collettività. […] a partire dalla loro vita quotidiana, centinaia di migliaia, milioni di persone diventano capaci di compiere azioni che fino a qualche tempo prima sembravano impossibili”.\r\nSeguendo lo sviluppo del suo percorso politico-intellettuale si osserva un progressivo evolvere dell'attenzione, dalle comunità indigeno-rurali come quelle zapatiste (che rimangono per il nostro un punto di riferimento e confronto costante) verso forme di lotta-radicamento-alterità che si sviluppano nelle periferie urbane delle grandi metropoli del continente latino-americano, oggetto di studio di “Territori in Resistenza” (Nuova Delphi, 2012). La tesi di fondo che attraversa il libro, una sorta di messa a verifica sul terreno più propiamente metropolitano delle riflessioni già esposte in Disperdere il potere, è che questi territori abbiano sviluppato nel loro lungo costituirsi forme di vita e riproduzione sostanzialmente sganciate dal controllo/integrazione capitalistici. Una tesi forte e discutibile ma suffragata da una mole vasta e inter-disciplinare di studi, osservazioni dirette, sapere militante e raccolta di testimonianze in loco. La messa a critica dei governi progressisti si fa qui più profonda: il problema non è solo la distanza tra promesse e loro mantenimento, interessi divergenti tra los de abajo e los de arriba ma, inversamente, la capacità che questi nuovi governi hanno sviluppato di far mobiliatre chi sta in basso per legittimare processi istituzionali che di fatto gli sottraggono autonomia e potenza. Grazie alla capillarità di una presenza statale promossa sul territorio attraverso l'integrazione istituzionale dei quadri di movimento, i nuovi governi hanno saputo controllare i movimenti mobilitandoli. (Le recenti vicende greche sono a questo proposito illuminanti).\r\nDi recente, i tipi delle edizioni Hermatena hanno pubblicato una versione italiana parziale del suo ultimo lavoro, “Alba di mondi altri. I nuovi movimenti dal basso in America Latina” (2015). Si tratta di un'opera composita ed eterogenea in cui Zibechi riannoda i fili molteplici della sua decennale riflessione sui movimenti del continente. La critica dell'eredità novecentesca europea e della pretesa di applicarla a una realtà tanto differente ed eterogenea quale è quella latinoamericana viene approfondita attraverso una ripresa del lavoro di Frantz Fanon e dell'antropologo portoricano Ramon Grosfoguel con la dicotomia tra “zona dell'essere” (coordinate di esistenza dell'Europeo bianco) e “zona del non essere” (spazio-tempo del/la colonizzato/a). In particolare l'introduzione al libro affonda il coltello sui pesanti residui eurocentrici che zavorrano lo stesso pensiero critico latinoamericano, reinterrogando-decolonizzando gli stessi concetti di autonomia, riproduzione, identità, avanguardia... Emergono qui alcuni spunti interessanti: la critica della famiglia, uno dei punti fondanti della storia politica della sinistra occidentale nel suo accesso alla modernità, è problematico in una contesto sociale in cui i fili della riproduzione collettiva si tengono insieme in una continuità tra spazio domestico e spazio di vicinato, dove l'economia informale è il principale canale di reddito e le relazioni familiari sono state la pietra angolare dell'insurrezioni comunitarie boliviane dei primi anni 2000; discorso simile per quel che riguarda la critica dell'identità: atto salutare nei centri del potere coloniale, problematici «dove le identità sono negate, inferiorizzate o svalutate dalla colonialità del potere», qui «“l'anti-essenzialismo” si trasforma in un elemento del fatto coloniale». Ricche di spunti anche la lunga intervista di Michael Hardt e Alvaro Reyes e l'analisi del Movimiento Passe Livre brasiliano.\r\nTra fine agosto e inizio settembre Raul ha fatto un intenso giro di presentazioni di questo libro, incontrando soprattutto realtà di lotta e situazioni territoriali che già masticano questo lessico e si pongono queste domande. Sono stati incontri partecipati e ricchi. Resta però il rischio di accontentarsi dei propri circuiti e milieux, dei compagni-amici con cui “costruire la comunità ora”, dimenticando che qui le cose sono politicamente più complesse e difficili del laboratorio latino-americano. Se le lotte per la case e i movimenti a difesa del territorio sono stati e continuano a essere embrioni di mondi altri e relazioni differenti, la totalità dell'esperienza metropolitana, del suo attraversamento e vissuto quotidiano resta massimamente impermeabile, indifferente e lontana da queste pratiche e immaginari. Bisogna allora raccogliere la lezione di Zibechi, interrogandola al contrario perché come dice lo stesso Raul nell'intervista «un 'esperianza di lotta non si può trapiantare». Ancora una volta, per raccogliere un insegnamento, si tratta di tradirlo, traducendo...\r\nIn occasione del tour di presentazione del libro, abbiamo intervistato Raul alla Credenza di Bussoleno, prima dell'incontro nel locale consiglio comunale\r\nzibechi_valsusa_2set15","19 Settembre 2015","2015-09-24 12:29:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/zibecchi_raul_140312-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/zibecchi_raul_140312-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Construir autonomia, da El Alto alla Val di Susa",1442698621,[125,126,127,128,129],"http://radioblackout.org/tag/america-latina/","http://radioblackout.org/tag/autonomia/","http://radioblackout.org/tag/bolivia/","http://radioblackout.org/tag/raul-zibechi/","http://radioblackout.org/tag/zapatismo/",[27,23,19,25,21],{"post_content":132},{"matched_tokens":133,"snippet":134,"value":135},[69],"fondanti culminati nella riconquista di \u003Cmark>Venaus\u003C/mark> del 2005 e nella esperienza","– Intervista con Raul Zibechi – \r\nDa molti anni Raul Zibechi, giornalista militante e studioso dei movimenti sociali, porta avanti un coerente lavoro di vera e propria conricerca con e sui movimenti dell'America Latina. 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Bloccati i mercanti d’armi!\r\nIl 28 novembre era la giornata di apertura dell’Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell’industria bellica aerospaziale.\r\nUn evento a porte chiuse, riservato ai maggiori produttori a livello mondiale, ai rappresentanti di governi, forze armate e compagnie di contractor.\r\nL’appuntamento per gli antimilitaristi era di fronte all’ingresso dell’Oval, dove, protetti da un ingente schieramento di polizia, dovevano entrare i partecipanti a questa convention, fiore all’occhiello della lobby armiera subalpina.\r\nGli antimilitaristi armati di striscioni e cartelli sin dalle 12 hanno occupato la strada davanti al cancello del centro congressi.\r\nDopo pochi minuti le auto dirette all’Oval hanno fatto retro marcia. 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Hemetti ne era il leader: assaltavano i villaggi africani, bruciavano le capanne, ammazzavano senza pietà gli uomini, stupravano le donne e rapivano i bambini costringendoli a arruolarsi.\r\nPersone in fuga verso il Ciad hanno riferito di una nuova ondata di omicidi a sfondo etnico nel Darfur occidentale, dopo che le RSF hanno preso il controllo della principale base dell’esercito a El Geneina, capoluogo della regione. 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Dà voce a minoranze e maggioranze.\r\nCon la guerra di Gaza ha lasciato un discreto spazio alle critiche al governo e all’esercito per la mancata difesa dei Kibbutz attaccati violentemente da Hamas per ore nel drammatico 7 ottobre scorso, ha intervistato quotidianamente i parenti dei duecento e passa rapiti da Hamas che hanno esercitato una pressione politica per ottenere il rilascio degli ostaggi.\r\nLa scorsa settimana ha pubblicato un approfondimento sull’elicottero da combattimento che avrebbe sparato sui partecipanti al rave party israeliani facendo un certo numero di vittime. È molto critico su Netanyahu e la sua fuga dalle inchieste che lo accusano di corruzione.\r\nTutto questo certo ha dato fastidio (e dà fastidio) a quello che in Israele ora chiamano il triumvirato/gabinetto di guerra, formato dal premier Bibi Netanyahu, il ministro della difesa Yov Gallant e il ministro senza portafoglio Benny Ganz.\r\nFonte Senza Bavaglio\r\n\r\nAnalisi e prospettive del conflitto in medio oriente\r\nIl governo di Netanyahu è in profonda difficoltà da un anno. Per ottenere una coalizione governativa stabile in un paese che storicamente è caratterizzato da una certa instabilità parlamentare, il Likud si è dovuto alleare con gli elementi più oltranzisti del panorama politico, nello specifico con il variegato mondo del sionismo religioso e con raggruppamenti politici ultra-ortodossi. Nella storia politica israeliana tali gruppi non hanno mai goduto di peso politico come ora. Il sionismo, sia nella sua componente socialista che in quella revisionista, ovvero liberale, nasce come progetto politico laico nelle sue parti maggioritarie, e, sopratutto, trainanti, e tale rimane per decenni anche dopo la nascita dello stato di Israele. Le componenti religiose di estrema destra cominciano a guadagnare trazione a partire dalla seconda metà degli anni ’70. Elettoralmente avevano un peso relativo ma riescono a influenzare pesantemente lo scacchiere politico fornendo una base di voti per il Likud. Da quegli ambienti arriverà l’assassino di Rabin nel 1995. Facciamo un salto avanti di una decina di anni. A metà anni 2000 il governo – per ironia della sorte del Likud – nell’ambito del processo di pace decide il ritiro dalla striscia di Gaza e la demolizione degli insediamenti dei coloni sul territorio che viene restituito alle autorità palestinesi. Bisogna qua chiarire alcuni passaggi: quegli insediamenti erano roccaforti dell’estrema destra religiosa e nulla avevano a che fare con i Kibbuzim e Moshav dei pionieri e quel momento segna una frattura tra quei settori, dalla sinistra fino al centro-destra, della società israeliana che volevano un processo di pace con l’ANP e il movimento dei coloni che teorizza la necessità di stabilire l’autorità di uno stato con un’identità religiosa e politica – e non solo culturale – ebraica sull’intera area del così detto Grande Israele. Il processo di pace di quegli anni naufragò ma la frattura, logicamente, non venne mai sanata.\r\nNe abbiamo parlato con Gino\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nVenerdì 8 dicembre\r\nmarcia No Tav da Susa a Venaus\r\nore 12 dal piazzale dell’ex Assa\r\n\r\nVenerdì 15 dicembre\r\nCena antinatalizia \r\nbenefit lotte sociali\r\nore 20 alla FAT, in corso Palermo 46\r\nMenù eretico \r\nEsposizione spettacolare del Prese(m)pio autogestito: porta la tua statuetta per arricchirlo!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 17,30 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","5 Dicembre 2023","2023-12-05 23:47:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/blu-200x110.jpg","Anarres del primo dicembre. 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Bloccati i mercanti d’armi!\r\nIl 28 novembre era la giornata di apertura dell’Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell’industria bellica aerospaziale.\r\nUn evento a porte chiuse, riservato ai maggiori produttori a livello mondiale, ai rappresentanti di governi, forze armate e compagnie di contractor.\r\nL’appuntamento per gli antimilitaristi era di fronte all’ingresso dell’Oval, dove, protetti da un ingente schieramento di polizia, dovevano entrare i partecipanti a questa convention, fiore all’occhiello della lobby armiera subalpina.\r\nGli antimilitaristi armati di striscioni e cartelli sin dalle 12 hanno occupato la strada davanti al cancello del centro congressi.\r\nDopo pochi minuti le auto dirette all’Oval hanno fatto retro marcia. 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Hemetti ne era il leader: assaltavano i villaggi africani, bruciavano le capanne, ammazzavano senza pietà gli uomini, stupravano le donne e rapivano i bambini costringendoli a arruolarsi.\r\nPersone in fuga verso il Ciad hanno riferito di una nuova ondata di omicidi a sfondo etnico nel Darfur occidentale, dopo che le RSF hanno preso il controllo della principale base dell’esercito a El Geneina, capoluogo della regione. Anche in questo caso testimoni oculari hanno riferito ai reporter di Reuters di aver visto le milizie arabe in azione mentre perseguitavano i masalit a Ardamata, vicino a El Geneina, dove si trova anche un campo per sfollati.\r\nIn quell’area l’obbiettivo sono proprio le persone di etnia masalit, popolazione musulmana, ma non araba, che vive a cavallo tra Sudan e Ciad.\r\nDa Africa ExPress\r\n\r\nAffari di morte tra Italia ed Egitto\r\nIl 22 novembre il gruppo a capitale statale Fincantieri Spa ha firmato con la Armament Authority del Ministero della Difesa della Repubblica araba d’Egitto un contratto della durata \u003Cmark>decennale\u003C/mark> per la fornitura di servizi di manutenzione e studi logistici a favore delle due fregate multi-missione Fremm “ENS Al-Galala” ed “ENS Bernees” della Marina Militare egiziana.\r\n\r\nIl contratto del valore di 260 milioni di euro comprende la quota che sarà destinata a Orizzonte Sistemi Navali (la joint venture partecipata da Fincantieri e dalla holding del complesso militare-industriale italiano Leonardo Spa con quote, rispettivamente, del 51% e del 49%) in qualità di sub-fornitore.\r\n\r\nIl governo israeliano vuole chiudere Haaretz\r\nHaaretz in ebraico significa “terra”. Fondato nel 1918 è diventato un punto di riferimento, uno strumento per i giornalisti esteri, dà voce a tutti (dai palestinesi ai movimenti pacifisti), ha fatto da megafono alle recenti proteste contro la riforma della Corte suprema e lo sconvolgimento dei meccanismi di potere. Pubblica che cosa succede nella West Bank e nella Striscia di Gaza (non solo ora che c’è la guerra), fa inchieste, intervista coloni e palestinesi e nomadi del Negev. Dà voce a minoranze e maggioranze.\r\nCon la guerra di Gaza ha lasciato un discreto spazio alle critiche al governo e all’esercito per la mancata difesa dei Kibbutz attaccati violentemente da Hamas per ore nel drammatico 7 ottobre scorso, ha intervistato quotidianamente i parenti dei duecento e passa rapiti da Hamas che hanno esercitato una pressione politica per ottenere il rilascio degli ostaggi.\r\nLa scorsa settimana ha pubblicato un approfondimento sull’elicottero da combattimento che avrebbe sparato sui partecipanti al rave party israeliani facendo un certo numero di vittime. È molto critico su Netanyahu e la sua fuga dalle inchieste che lo accusano di corruzione.\r\nTutto questo certo ha dato fastidio (e dà fastidio) a quello che in Israele ora chiamano il triumvirato/gabinetto di guerra, formato dal premier Bibi Netanyahu, il ministro della difesa Yov Gallant e il ministro senza portafoglio Benny Ganz.\r\nFonte Senza Bavaglio\r\n\r\nAnalisi e prospettive del conflitto in medio oriente\r\nIl governo di Netanyahu è in profonda difficoltà da un anno. Per ottenere una coalizione governativa stabile in un paese che storicamente è caratterizzato da una certa instabilità parlamentare, il Likud si è dovuto alleare con gli elementi più oltranzisti del panorama politico, nello specifico con il variegato mondo del sionismo religioso e con raggruppamenti politici ultra-ortodossi. Nella storia politica israeliana tali gruppi non hanno mai goduto di peso politico come ora. Il sionismo, sia nella sua componente socialista che in quella revisionista, ovvero liberale, nasce come progetto politico laico nelle sue parti maggioritarie, e, sopratutto, trainanti, e tale rimane per decenni anche dopo la nascita dello stato di Israele. Le componenti religiose di estrema destra cominciano a guadagnare trazione a partire dalla seconda metà degli anni ’70. Elettoralmente avevano un peso relativo ma riescono a influenzare pesantemente lo scacchiere politico fornendo una base di voti per il Likud. Da quegli ambienti arriverà l’assassino di Rabin nel 1995. Facciamo un salto avanti di una decina di anni. A metà anni 2000 il governo – per ironia della sorte del Likud – nell’ambito del processo di pace decide il ritiro dalla striscia di Gaza e la demolizione degli insediamenti dei coloni sul territorio che viene restituito alle autorità palestinesi. Bisogna qua chiarire alcuni passaggi: quegli insediamenti erano roccaforti dell’estrema destra religiosa e nulla avevano a che fare con i Kibbuzim e Moshav dei pionieri e quel momento segna una frattura tra quei settori, dalla sinistra fino al centro-destra, della società israeliana che volevano un processo di pace con l’ANP e il movimento dei coloni che teorizza la necessità di stabilire l’autorità di uno stato con un’identità religiosa e politica – e non solo culturale – ebraica sull’intera area del così detto Grande Israele. Il processo di pace di quegli anni naufragò ma la frattura, logicamente, non venne mai sanata.\r\nNe abbiamo parlato con Gino\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nVenerdì 8 dicembre\r\nmarcia No Tav da Susa a \u003Cmark>Venaus\u003C/mark>\r\nore 12 dal piazzale dell’ex Assa\r\n\r\nVenerdì 15 dicembre\r\nCena antinatalizia \r\nbenefit lotte sociali\r\nore 20 alla FAT, in corso Palermo 46\r\nMenù eretico \r\nEsposizione spettacolare del Prese(m)pio autogestito: porta la tua statuetta per arricchirlo!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 17,30 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[179],{"field":103,"matched_tokens":180,"snippet":176,"value":177},[83],{"best_field_score":141,"best_field_weight":142,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":143,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},6637,{"collection_name":169,"first_q":31,"per_page":146,"q":31},["Reactive",185],{},["Set"],["ShallowReactive",188],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fHMA6U2NPC0oDviWsFJz15j2FP3-CD04uWc3tXd9Cjus":-1},true,"/search?query=decennale+Venaus"]