","Deflazione, tariffe, guerra di classe","post",1456235449,[61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/crisi/","http://radioblackout.org/tag/deflazione/","http://radioblackout.org/tag/istat/","http://radioblackout.org/tag/salari/","http://radioblackout.org/tag/tariffe/",[67,15,18,68,20],"crisi","salari",{"post_content":70,"post_title":74,"tags":78},{"matched_tokens":71,"snippet":72,"value":73},[15],"l'immagine di un paese in \u003Cmark>deflazione\u003C/mark> in tantissime grandi città. Diminuiscono","I dati Istat diffusi ieri offrono l'immagine di un paese in \u003Cmark>deflazione\u003C/mark> in tantissime grandi città. Diminuiscono quasi ovunque i consumi, ed i prezzi restano stabili o in leggera crescita.\r\nFanno eccesione le tariffe - telefoniche - elettriche - del gas - che sono invece in costrante, vertiginoso aumento.\r\nNe abbiamo parlato con Renato Strumia, esperto di questioni economiche, che ci ha confermato che siamo ancora, sempre più, in piena crisi. 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E tralasciamo le opportunità redditizie derivanti dall'aver capito uno sviluppo economico-finanziario in corso.\r\n\r\nNon sono pochi i fronti che quotidianamente presenta la comunità economico-finanziaria; oggi ci siamo occupati di quello che pertiene all'ambito monetario a seguito dello scontro tra Draghi, che ha di nuovo imbracciato il bazooka del quantitative easing, e Trump, che si è trovato rinnovata la spietata concorrenza delle merci targate euro, proveniente dal sostegno alla moneta attraverso l'emissione di ulteriori certificati del tesoro del vecchio continente, spendibili a sostegno dell'economia UE, perché le previsioni sono di una nuova recessione... e allora sono stati rinnovati a forza in un'ammissione di fallimento, da questo lato dell'Atlantico come dall'altro con la reazione di riflesso della Federal Reserve; però abbiamo capito da questa chiacchierata che non si produce inflazione – come avveniva quando si batteva Lira negli anni Settanta – ma le paure possono essere neanche più di stagflazione quanto di deflazione... quindi diventa essenziale capire il contesto in cui opera questa imponente e unica immissione di liquidità lunga un decennio.\r\n\r\nAnche se si guarda alla produzione, si nota una stagnazione a ogni livello, persino tedeschi e cinesi hanno ridotto i ritmi... e anche in questo caso va contestualizzato il dato con il resto degli aspetti economici, primo tra tutti la droga dei tagli fiscali, ma anche la bolla borsistica creata dalla accumulazione senza ricaduta produttiva... e la mossa di Draghi si può leggere anche come risposta alla spinta neonazionalista (a diversi livelli e con differenti protagonisti) derivante dalle elezioni europee.\r\n\r\nL'avvento dei populismi, ancora più ammantati da sofismi in ambito economico-monetario (visto il nazionalismo e dunque l'attaccamento a una moneta \"sovrana\"), aggiunge strappi locali a quelli che sono quegli scontri planetari. In quest'altro contesto vanno inseriti i minibot di Borghi, che però a una disamina minimamente più approfondita rispetto al loro muoversi nella stessa direzione degli stimoli monetari che rimetterebbero in moto l'economia si ammantano di qualche afflato keynesiano (ovvero nella vulgata ormai diffusa, \"di sinistra\")... e anche stavolta dunque serve una contestualizzazione dei concetti sottesi a quelle che sembrano sparate provocatorie a livello locale, ma se ricondotte alle dispute tra Usa e UE assumono altri spunti di interesse.\r\n\r\nPer contestualizzare tutte queste innumerevoli spinte contrapposte ci siamo rivolti a Raffaele Sciortino, il cui ultimo libro è appunto, parafrasando John Reed, I dieci anni che sconvolsero il mondo. Raffaele ha cominciato a dischiuderci una spiegazione di quell'economia globalizzata che ha subito la prima crisi economicamente planetaria, dovendosi inventare soluzioni inedite per evitare che a settembre si ripeta:\r\n\r\nI surrogati monetari forse rilanciano, ma poi qualcuno deve pagare","23 Giugno 2019","2019-06-23 00:10:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/draghi-quantitative-failure-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"184\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/draghi-quantitative-failure-300x184.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/draghi-quantitative-failure-300x184.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/draghi-quantitative-failure.jpg 700w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Monetarismo, Draghi e minibot",1561248616,[122,123,62,124,125,126,127],"http://radioblackout.org/tag/blockchain/","http://radioblackout.org/tag/crisi-monetaria/","http://radioblackout.org/tag/draghi/","http://radioblackout.org/tag/minibot/","http://radioblackout.org/tag/monetarismo/","http://radioblackout.org/tag/quantitative-easing/",[24,28,15,129,22,26,34],"Draghi",{"post_content":131,"tags":135},{"matched_tokens":132,"snippet":133,"value":134},[15],"più di stagflazione quanto di \u003Cmark>deflazione\u003C/mark>... quindi diventa essenziale capire il","Districarsi nel turbocapitalismo monetarista è un'impresa, anche perché se si cominciasse a intravedere un barlume di rotta da seguire, si potrebbe forse prendere le contromisure, contrapporre scelte eticamente condivisibili, fargli male davvero... o semplicemente trarre piacere dal fatto che si era anticipato dove si stava andando a parare. 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La riforma rientra nel programma politico del PNRR in qualità di riforma “orizzontale”, dato che l’obiettivo principale è quello di snellire i procedimenti penali italiani andando ad accorciare i tempi e migliorare l’efficienza dei tribunali. In realtà, la ministra Cartabia parte da premesse tutt’altro che orizzontali e il suo operato potrebbe costituire numerosi passi indietro a favore di una giustizia che estende a macchia d’olio profili criminalizzati e dunque passibili di pena.\r\n\r\nQuesta riforma andrà a investire a cascata la società tutta proprio per il meccanismo secondo il quale, per invertire la tendenza dei tempi giurassici della magistratura, è possibile estendere i casi passibili di pena a numerosi reati ricorrendo a pene alternative e sostenendo una logica ipocrita e violenta basata sulla reinserzione nella società. In particolar modo, la riforma Cartabia si fa carico di quattro obiettivi: un’importante deflazione del carico giudiziario, un più ampio accesso alle pene alternative, una maggior selezione dei processi destinati al dibattimento e una significativa riduzione delle impugnazioni. Il tutto accompagnato da una significativa riduzione dell’ipotesi di prescrizione del reato.\r\n\r\nÈ interessante il punto di vista che ci propone Vincenzo Scalia, criminologo e docente all’Università di Firenze, che per analizzare questa riforma si riferisce ai lavori critici di Stanley Cohen, criminologo degli anni 80 che fece da spartiacque nella disciplina. Nel 1985 Cohen sosteneva come l’aumento delle pene alternative al carcere avessero l’effetto di ampliare il raggio di criminalizzazione. Inoltre, in questo estensione entrano in gioco una serie di operatori sociali, dai servizi sociali pubblici a organizzazioni e enti di volontariato del terzo settore, che diventano mediatori tra gli imputati e la giustizia, assumendo così un ruolo punitivo tutt’altro che nei termini di possibilità di reintegrazione. Non da ultimo, occorre evidenziare l’elemento della precarietà sociale di quei soggetti che in un contesto simile assumono immediatamente lo status di devianti e che, in un circuito che si autoalimenta, finiranno nelle maglie della magistratura andando ad allargare il bacino dei soggetti considerati a rischio.\r\n\r\nLa riforma Cartabia si può leggere in questi termini, una manovra che va ad allargare le possibilità di penalità in Italia all’interno dei gruppi sociali già perseguiti dalla legge in maniera particolare, dagli immigrati, ai rom, agli attivisti politici, ai poveri. 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Si tratta di un documento periodico che elenca tutte le opere che Rfi realizza per conto dello Stato. Nell’ultimo documento quadriennale è stato indicato appunto il costo di 7,7 miliardi. Non sarà difficile per Lupi dimostrare che quella è la cifra complessiva ma è del tutto arbitrario ritenere che a quella siano da detrarre i 3,4 miliardi di contributo dell’Unione Europea che di fatto non si concretizzerà mai, per lo meno in queste proporzioni. Ma in ogni caso i conti non tornerebbero perché i rimanenti 4,3 miliardi sono molto superiori ai 2,9 sempre raccontati. Nelle ultime 48 ore il ministero ha contattato Rfi per conoscere il motivo dell’aumento. Rfi si è giustificata sostenendo che «l’inflazione del 3,5 per cento è quella media registrata negli ultimi dieci anni dall’indice Istat dei tronchi stradali in galleria», che convenzionalmente viene utilizzato in questi casi. Solo che la media degli ultimi dieci anni è costituita da due periodi distinti tanto che lo stesso indice nel periodo agosto 2013-agosto 2014 segnala una deflazione dello 0,4 per cento. Perché dunque Rfi non ha tenuto conto di quella variazione e ha fornito a ministero e Parlamento dati palesemente irreali? Certo, nessuno con un po' di senno crede che si tratti di un semplice abbaglio.\r\nA questo aspetto si aggiunge poi un secondo nodo da sciogliere, abbastanza significativo della posizione di forza francese: il valore di 95 milioni attribuito da Rfi alla sua partecipazione in Ltf. Ora che nascerà il nuovo soggetto promotore che dovrà bandire le gare d’appalto, Rfi dovrebbe uscire di scena. Ma per farlo pretende dallo Stato, che subentrerà, il pagamento di quei 95 milioni al posto dei 500 mila euro del valore originario della partecipazione di Rfi in Ltf. 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La strada che è stata studiata al ministero è quella di una cessione delle quote da parte di Rfi al di là del loro valore di carico.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Mario Cavargna, storco No Tav e presidente di Pro Natura\r\n\r\nMario\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[221],{"field":100,"matched_tokens":222,"snippet":218,"value":219},[15],{"best_field_score":189,"best_field_weight":190,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":191,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},6646,{"collection_name":58,"first_q":15,"per_page":226,"q":15},6,{"facet_counts":228,"found":254,"hits":255,"out_of":376,"page":17,"request_params":377,"search_cutoff":36,"search_time_ms":39},[229,239],{"counts":230,"field_name":237,"sampled":36,"stats":238},[231,233,235],{"count":14,"highlighted":232,"value":232},"cattivi pensieri",{"count":17,"highlighted":234,"value":234},"I Bastioni di Orione",{"count":17,"highlighted":236,"value":236},"Bello come una prigione che brucia","podcastfilter",{"total_values":106},{"counts":240,"field_name":35,"sampled":36,"stats":253},[241,243,245,247,249,251],{"count":14,"highlighted":242,"value":242},"Cronache dell'Interregno",{"count":17,"highlighted":244,"value":244},"Marx",{"count":17,"highlighted":246,"value":246},"capitalismo",{"count":17,"highlighted":248,"value":248},"Anselm Jappe",{"count":17,"highlighted":250,"value":250},"critica del valore",{"count":17,"highlighted":252,"value":252},"Bastioni di Orione",{"total_values":226},5,[256,281,304,328,350],{"document":257,"highlight":272,"highlights":277,"text_match":187,"text_match_info":280},{"comment_count":47,"id":258,"is_sticky":47,"permalink":259,"podcastfilter":260,"post_author":261,"post_content":262,"post_date":263,"post_excerpt":53,"post_id":258,"post_modified":264,"post_thumbnail":265,"post_title":266,"post_type":267,"sort_by_date":268,"tag_links":269,"tags":271},"85347","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-23-11-2023-gli-houti-vogliono-entrare-dalla-porta-principale-nella-contesa-mediorientale-panama-estallido-social-contro-il-modello-estrattivista-milei-evoca-il-sogno-dell-a/",[234],"radiokalakuta","Bastioni di Orione con Laura Silvia Battaglia esperta del conflitto in Yemen e dell'aerea mediorientale,approfondisce il ruolo degli Houti nel contesto dell'aggressione a Gaza e gli equilibri in un area estremamente sensibile come quella del golfo di Aden. 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Lo scorso anno era stato l’aumento del prezzo del cibo, delle medicine e del carburante deciso dal governo di Laurentino Cortizo a scatenare la rabbia della popolazione, ed ora le proteste sono esplose di nuovo. La decisione del governo consente alla compagnia canadese lo sfruttamento del sito minerario per 20 anni,con conseguenze disastrose per l'ecosistema complesso dei 12000 ettari del distretto di Donoso e compromette le risorse per il sostentamento dei popoli indigene che risiedono nella zona.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/BASTIONI-23112023-PANAMA-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCommentiamo l'esito delle elezioni in Argentina che hanno registrato una sconfitta storica del peronismo e la vittoria di Milei personaggio televisivo fautore di un liberalismo selvaggio ,seguace della scuola austriaca di Von Hayek e che si propone di privatizzare i servizi sociali ,svendere gli asset dello stato ,dollarizzare l'economia,distruggere la Banca centrale e altre amenità del genere.\r\n\r\nIn realtà il programma di Milei è sostenuto dagli ambienti legati all'ex presidente Macrì legati a interessi speculativi e finanziari che mirano alla svendita delle richezze del paese e implementare politiche di austerity e deflazione con conseguenze nefaste per il potere di acquisto delle classi subalterne.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/BASTIONI-DI-ORIONE-23112023-ARGENTINA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Carlo Greppi storico e scrittore ,prendendo spunto da un ricordo di Angelo del Boca storico del colonialismo italiano tenutosi al polo del '900 ,parliamo della memoria negata delle nefandezze del colonialismo italiano ,l'amnesia collettiva ,strutturale ,pervasiva e voluta sulla vicenda coloniale ,ancora travisata dal mito degli \"italiani brava gente\" . La storia coloniale sembra appartenere ad una narrazione secondaria mentre invece informa di senso la storia nazionale con i suoi strascichi di razzismo e suprematismo bianco che ancora sopravvivono nel sentire comune .La mancanza di una riflessione collettiva critica sulle stragi coloniali ,da quella di Addis Abeba del febbraio 1937 ,all'uso dei gas ai campi di concentramento libici ,ha consentito l'impunità per i massacratori come Graziani consentendo agli eredi del fascismo di rivendicare quelle orrende gesta .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/CarloGreppi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","25 Novembre 2023","2023-11-26 09:34:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 23/11/2023- GLI HOUTI VOGLIONO ENTRARE DALLA PORTA PRINCIPALE NELLA CONTESA MEDIORIENTALE-PANAMA \"ESTALLIDO SOCIAL\" CONTRO IL MODELLO ESTRATTIVISTA-MILEI EVOCA IL SOGNO DELL' \"ARGENTINA POTENCIA\" MA PREPARA LA MACELLERIA SOCIALE-LA MEMORIA NEGATA SULLE NEFANDEZZE DEL COLONIALISMO ITALIANO .","podcast",1700939577,[270],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[252],{"post_content":273},{"matched_tokens":274,"snippet":275,"value":276},[15],"implementare politiche di austerity e \u003Cmark>deflazione\u003C/mark> con conseguenze nefaste per il","Bastioni di Orione con Laura Silvia Battaglia esperta del conflitto in Yemen e dell'aerea mediorientale,approfondisce il ruolo degli Houti nel contesto dell'aggressione a Gaza e gli equilibri in un area estremamente sensibile come quella del golfo di Aden. 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Andiamo ad approfondire e contestualizzare questo evento insieme ad Antonella.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-Panguipulli.mp3\"][/audio]\r\n\r\nProponiamo quindi un’intervista realizzata per via epistolare lo scorso dicembre con Publicacion Refractario sulla relazione tra movimenti anarchici anticarcerari e la rivolta generalizzata che ha attraversato il paese sudamericano nell’ultimo anno.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-refractario.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nBIDEN E CARCERI PRIVATE\r\n\r\nIl neo-insediato presidente americano ha emanato un ordine che termina i contratti tra il Dipartimento della Giustizia (DOJ) e le aziende della carcerazione privata; tuttavia mantiene il ricorso ai centri di detenzione per migranti di ICE e DHS gestiti dalle multinazionali della detenzione a scopo di lucro. Diamo uno sguardo ai recenti eventi e alle reazioni di alcune delle realtà che stanno promuovendo la progressiva decarcerizzazione della società statunitense.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-biden-private.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCARCERE E VACCINI\r\n\r\nLa popolazione detenuta è stata inserita all’interno di quei segmenti di popolazione la cui vaccinazione contro il Covid-19 viene ritenuta prioritaria dalle istituzioni. All’interno della sezione femminile del carcere di Trieste, alcune detenute stanno protestando contro la possibile obbligatorietà di questo vaccino e rispetto al fatto che questa soluzione tecno-medicale vada a imporsi rispetto ad altre forme di intervento quali l’indulto e la deflazione della popolazione detenuta. Insieme a un compagno dell’Assemblea Contro il Carcere e la Repressione andiamo ad approfondire le cause di questa mobilitazione.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/BCUPCB-vaccini-stecco.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nREMS, COVID E NEUROPSICOFARMACOLOGIA\r\n\r\nPartiamo da una condanna da parte della CEDU nei confronti dell’Italia riguardante la detenzione in carcere di persone che, a causa di una diagnosi psichiatrica, avrebbero diritto ad accedere ad altre strutture (REMS e comunità terapeutiche).\r\n\r\nRestando alla sofferenza psichica e al soluzionismo tecno-medicale, un documento dal XXII Congresso Nazionale della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia ci racconta come la migliore risposta alla depressione e all’ansia prodotte dalla pandemia sia la somministrazione di massa di psicofarmaci. 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Lungo queste linee come su altre, si vanno formando i fronti dello scontro che ci aspetta dietro l'angolo, non solo verticalmente, ovvero fra classi, ma anche orizzontalmente, fra opposte frazioni della classe capitalista mondiale, le une aggrappate alla semplice conservazione dello status quo, le altre accomunate soltanto – almeno per ora - dalla consapevolezza dell'impossibilità di tale conservazione. Lungo queste linee come su molte altre, si situano i nodi che il capitale e i suoi funzionari devono sciogliere per perpetuare la loro dominazione di classe, ed è su queste che si potranno valutare in fieri la loro efficacia o viceversa la loro paralisi, nell'ottica di un orientamento minimo nel bel mezzo della tormenta. In vista della conclusione di questo ciclo di approfondimenti, ci arrischieremo oggi in un primo bilancio, alquanto parziale e provvisorio, della crisi economica di cui viviamo gli inizi, innescata dall'emergenza sanitaria del Covid-19\"\r\n\"[...]L'eliminazione di capitale eccedente non fa che cominciare nelle aree centrali dell'accumulazione, ed è ancora mitigata dal rinnovato accesso al credito. A breve termine, anche fra i capitali più zoppicanti, ci saranno dei sopravvissuti. I programmi di rilancio ne preservano almeno una parte. Il discorso è ben diverso per i paesi emergenti, dove la crisi del 2008 aveva avuto un impatto assai limitato, mentre la crisi attuale avanza già a pieno ritmo, in particolare in termini di fuga dei capitali stranieri. Nel complesso, si tratta di un duro colpo per le filiere internazionali distribuite su distanze enormi, poste in essere dalla mondializzazione. Nelle aree centrali, non si può escludere che la purga di un gran numero di piccoli capitali possa propiziare una breve ed effimera stabilizzazione. Ma l'assetto del capitalismo mondializzato è giunto a un tale grado di vulnerabilità e di perturbazione, da rendere ormai impossibile ogni ritorno all'indietro. La fase di Interregno è agli sgoccioli\"\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/cronaca-8.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta gli episodi precedenti qui\r\n\r\nPer impressioni, quesiti e critiche in merito a questo ciclo di approfondimenti: interregno@canaglie.org\r\n------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------","30 Giugno 2020","2020-07-13 23:41:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/Antonio-De-Pereda-Vanitas-2--200x110.jpg","CRONACHE DELL’INTERREGNO – EPISODIO 8 – BILANCIO PROVVISORIO DELLA CRISI CHE INIZIA",1593520797,[317],"http://radioblackout.org/tag/cronache-dellinterregno/",[242],{"post_content":320},{"matched_tokens":321,"snippet":322,"value":323},[15],"potenziale tecnologico latente, eccesso di \u003Cmark>deflazione\u003C/mark>, corsa agli armamenti, sovradimensionamento della","\"Nel corso delle precedenti cronache, abbiamo voluto attirare l'attenzione su alcuni dei fenomeni salienti della fase inaugurata dalla crisi del 2008: sovraindebitamento delle imprese non finanziarie, flessione della produttività, potenziale tecnologico latente, eccesso di \u003Cmark>deflazione\u003C/mark>, corsa agli armamenti, sovradimensionamento della proiezione militare americana verso l'esterno a fronte di un minore controllo su aree tradizionalmente strategiche come il Medio Oriente. Lungo queste linee come su altre, si vanno formando i fronti dello scontro che ci aspetta dietro l'angolo, non solo verticalmente, ovvero fra classi, ma anche orizzontalmente, fra opposte frazioni della classe capitalista mondiale, le une aggrappate alla semplice conservazione dello status quo, le altre accomunate soltanto – almeno per ora - dalla consapevolezza dell'impossibilità di tale conservazione. Lungo queste linee come su molte altre, si situano i nodi che il capitale e i suoi funzionari devono sciogliere per perpetuare la loro dominazione di classe, ed è su queste che si potranno valutare in fieri la loro efficacia o viceversa la loro paralisi, nell'ottica di un orientamento minimo nel bel mezzo della tormenta. In vista della conclusione di questo ciclo di approfondimenti, ci arrischieremo oggi in un primo bilancio, alquanto parziale e provvisorio, della crisi economica di cui viviamo gli inizi, innescata dall'emergenza sanitaria del Covid-19\"\r\n\"[...]L'eliminazione di capitale eccedente non fa che cominciare nelle aree centrali dell'accumulazione, ed è ancora mitigata dal rinnovato accesso al credito. A breve termine, anche fra i capitali più zoppicanti, ci saranno dei sopravvissuti. I programmi di rilancio ne preservano almeno una parte. Il discorso è ben diverso per i paesi emergenti, dove la crisi del 2008 aveva avuto un impatto assai limitato, mentre la crisi attuale avanza già a pieno ritmo, in particolare in termini di fuga dei capitali stranieri. Nel complesso, si tratta di un duro colpo per le filiere internazionali distribuite su distanze enormi, poste in essere dalla mondializzazione. Nelle aree centrali, non si può escludere che la purga di un gran numero di piccoli capitali possa propiziare una breve ed effimera stabilizzazione. Ma l'assetto del capitalismo mondializzato è giunto a un tale grado di vulnerabilità e di perturbazione, da rendere ormai impossibile ogni ritorno all'indietro. 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Quello che possiamo dire, è che certamente quest'ultima segna uno spartiacque, ma il quadro complessivo non non è ancora mutato nei suoi tratti fondamentali. Lo suggeriscono in primo luogo le iniezioni di liquidità senza precedenti da parte delle banche centrali dei paesi più sviluppati. Il rilancio enormemente potenziato della politica monetaria del quantitative easing ci permette di introdurre il tema di oggi. Ai piani alti della società, dai circoli dell'alta finanza ai servizi studio delle grandi aziende, sono in molti a chiedersi quali saranno le conseguenze a breve e medio termine di questa politica monetaria. Alcuni temono un crollo deflazionistico, altri temono un ritorno dell'inflazione. Cerchiamo di vederci più chiaro, ripassando qui e là alcuni punti evocati nelle scorse Cronache.\"\r\n\r\n\"[...] Il ricorso all'artiglieria pesante da parte della BCE, della FED, etc. non manca di suscitare proteste fra gli economisti più liberali, preoccupati per il fatto che un'eccesso di liquidità a fronte dei beni e servizi disponibili sul mercato si traduca in una svalutazione della moneta e dunque in un rincaro dei prezzi. I partigiani del whatever it takes dicono che non c'è nulla di cui preoccuparsi, tenuto anche conto del crollo del prezzo del petrolio. Qualche dubbio è però legittimo averlo. L'eventualità di un passaggio più o meno repentino da una forte deflazione ad un'inflazione sostenuta è data dalla drastica flessione della produttività e, soprattuto, dall'aumento dei costi per le imprese che sopravviveranno alla scrematura in corso. Questi costi aggiuntivi derivano da molteplici fattori, “pandemici” e non. Alcuni di essi, i più immediati, sono ascrivibili alla riorganizzazione delle catene di valore e alla necessaria riorganizzazione dello spazio di lavoro, negli uffici ad esempio, dove l'open space ha poche chance di sopravvivere al Covid-19. Altri fattori, più a medio termine, provengono invece dal fronte geopolitico, dove la tendenza lenta ma inesorabile all'innalzamento di barriere commerciali tenderà prevedibilmente ad accentuarsi.\"\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/cronaca-7.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta gli episodi precedenti qui\r\n\r\nPer impressioni, quesiti e critiche in merito a questo ciclo di approfondimenti: interregno@canaglie.org\r\n\r\n \r\n\r\n-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------","19 Maggio 2020","2020-07-13 23:41:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/Antonio_de_Pereda_-_Allegory_of_Vanity_-_Google_Art_Project-200x110.jpg","CRONACHE DELL’INTERREGNO – EPISODIO 7 – CHI HA PAURA DELL'INFLAZIONE?",1589881539,[317],[242],{"post_content":342},{"matched_tokens":343,"snippet":344,"value":345},[15],"meno repentino da una forte \u003Cmark>deflazione\u003C/mark> ad un'inflazione sostenuta è data","\"...I nostri ascoltatori più assidui potrebbero chiedersi, e a giusto titolo, se sia ancora legittimo parlare di “Interregno”, ovvero se la crisi del Covid-19 non ne sancisca già la fine. Quello che possiamo dire, è che certamente quest'ultima segna uno spartiacque, ma il quadro complessivo non non è ancora mutato nei suoi tratti fondamentali. Lo suggeriscono in primo luogo le iniezioni di liquidità senza precedenti da parte delle banche centrali dei paesi più sviluppati. Il rilancio enormemente potenziato della politica monetaria del quantitative easing ci permette di introdurre il tema di oggi. Ai piani alti della società, dai circoli dell'alta finanza ai servizi studio delle grandi aziende, sono in molti a chiedersi quali saranno le conseguenze a breve e medio termine di questa politica monetaria. Alcuni temono un crollo deflazionistico, altri temono un ritorno dell'inflazione. 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Allievo dello stesso Robert Kurz (la figura più eminente del gruppo) e più tardi, in Italia, del filosofo Mario Perniola. Esponente austriaco della cosiddetta critica del valore, una delle tante correnti del pensiero di Marx scaturita da una riflessione profonda sui concetti di feticismo della merce, lavoro, denaro e valore. Dalla lettura dal Marx anti-lavorista, quello che Kurtz definiva \"esoterico\", Jappe ripesca e potenzia l'idea del valore come \"soggetto automatico\". Gli uomini si ritroverebbero insomma ad alimentare, contro o al di là della propria volontà, un sistema che quotidianamente li danneggia e che finirà col distruggerli. La rinuncia degli uomini a incidere sulla realtà, a non essere che meri ingranaggi, è poi quel fenomeno che Marx ci restituisce sotto il nome di feticismo della merce. Di qui la tesi forte che l'attuale crisi non va interpretata come fase ma come modo di funzionamento di un sistema edificato sullo sfruttamento del lavoro vivo, che ha finito nel corso del suo sviluppo con lo smarrire i propri presupposti, rendendo sempre più superflue masse enormi di popolazione anziché metterle al lavoro. La finanza sarebbe l'escamotage trovato dai capitalisti alla fine degli anni settanta per tamponare questa crisi strutturale, col risultato di far crescere una quantità abnorme e incontrollabile di capitale fittizio. La crisi, ci dice Jappe, è consustanziale alla natura stessa del capitalismo e si caratterizza per un'obsolescenza progressiva del denaro, tanto che questa si manifesti come rarefazione del denaro (deflazione) quanto sottoforma di circolazione di enormi quantità di denaro svalutato (inflazione). Nonostante le molte affinità con alcune letture teleologiche del comunismo e del \"nuovo mondo\" che necessariamente verrà, Jappe tende a non semplificare e a tenersi alla larga da letture consolanti e strettamente deterministiche. Si rende perfettamente conto che le sfide cui l'uomo si troverà davanti potrebbero facilmente precipitarlo nelle barbarie e perciò ritiene, con Kurz, che oggi sia una priorità inderogabile prepararsi alla “fine del denaro”.\r\nL'intervista, a cura della redazione informativa di Radio Blackout, ha visto intervenire, oltre allo stesso Anselm Jappe, Riccardo Frola, che ha organizzato le tappe torinesi del viaggio di Anselm, e Raffaele Sciortino, collaboratore di Radio Blackout e di Info Aut.\r\nJappe_podcast_25_1_14","3 Febbraio 2014","2018-10-17 22:10:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/denaro02_van-Reymerswaele_Il-cambiavalute-e-sua-moglie-200x110.jpg","Anselm Jappe: critica del valore e fine del denaro",1391447974,[362,363,364,365],"http://radioblackout.org/tag/anselm-jappe/","http://radioblackout.org/tag/capitalismo/","http://radioblackout.org/tag/critica-del-valore/","http://radioblackout.org/tag/marx/",[248,246,250,244],{"post_content":368},{"matched_tokens":369,"snippet":370,"value":371},[15],"manifesti come rarefazione del denaro (\u003Cmark>deflazione\u003C/mark>) quanto sottoforma di circolazione di","Abbiamo ospitato nei nostri studi Anselm Jappe, studioso di Marx e Debord, un tempo appartenente al gruppo che si formò intorno alla rivista tedesca Krisis. 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Di qui la tesi forte che l'attuale crisi non va interpretata come fase ma come modo di funzionamento di un sistema edificato sullo sfruttamento del lavoro vivo, che ha finito nel corso del suo sviluppo con lo smarrire i propri presupposti, rendendo sempre più superflue masse enormi di popolazione anziché metterle al lavoro. La finanza sarebbe l'escamotage trovato dai capitalisti alla fine degli anni settanta per tamponare questa crisi strutturale, col risultato di far crescere una quantità abnorme e incontrollabile di capitale fittizio. La crisi, ci dice Jappe, è consustanziale alla natura stessa del capitalismo e si caratterizza per un'obsolescenza progressiva del denaro, tanto che questa si manifesti come rarefazione del denaro (\u003Cmark>deflazione\u003C/mark>) quanto sottoforma di circolazione di enormi quantità di denaro svalutato (inflazione). 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