","La Turchia reprime il sostegno internazionalista alla rivoluzione del popolo curdo.","post",1697643863,[62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/delegazione/","http://radioblackout.org/tag/kurdistan/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/rivoluzione-in-rojava/","http://radioblackout.org/tag/siria/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[69,18,70,71,72,25],"delegazione","repressione","rivoluzione in rojava","Siria",{"post_content":74,"tags":78},{"matched_tokens":75,"snippet":76,"value":77},[69],"ottobre i membri di una \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> internazionale che si trovava in","Il 12 ottobre i membri di una \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> internazionale che si trovava in Turchia sono stati tratti in stato di arresto dalle forze di sicurezza turca e portati in caserma. 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La solidarietà concreta è però potita giungere a Gaza e i compagni e le compagne della delegazione potranno quindi continuare a testimoniare della disperata situazione che vige nella Striscia.\r\ndi questo abbimao parlato con uno dei partecipanti, Gustavo Pasquali\r\ngustavo_gaza_7_1_14\r\n\r\n \r\n\r\nQUESTO L'ULTIMO COMUNICATO DELLA DELEGAZIONE\r\n 6 GENNAIO 2014 ORE 23-00\r\nLa delegazione “Per non dimenticare... il diritto al ritorno” in questi giorni a Gaza per portare aiuti all'ospedale Al Awda e per riaffermare il legittimo diritto a tornare nelle terre di origine da parte dei rifugiati palestinesi è ancora bloccata nella Striscia di Gaza. Da tre giorni, infatti, il valico di Rafah non consente alla delegazione di uscire dal territorio palestinese e questo ci impedisce di raggiungere il Cairo per prendere l'aereo che ci deve riportare in Italia. Nonostante le rassicurazioni che ci arrivano dalla nostra ambasciata in Egitto, ad oggi non possiamo con certezza prevedere quando questa situazione si potrà sbloccare.\r\nLa delegazione Per non dimenticare... il diritto al ritorno","7 Gennaio 2014","2014-01-09 12:13:12","La delegazione “Per non dimenticare... il diritto al ritorno” ancora bloccata nella Striscia",1389097045,[120,121],"http://radioblackout.org/tag/gaza/","http://radioblackout.org/tag/palestina/",[123,29],"Gaza",{"post_content":125,"post_title":129},{"matched_tokens":126,"snippet":127,"value":128},[69],"Ancora bloccata a Gaza la \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> di 27 italiani “Per non dimenticare...","Ancora bloccata a Gaza la \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> di 27 italiani “Per non dimenticare... il diritto al ritorno” entrati nella Striscia il 2 gennaio per portare aiuti sanitari e solidarietà alla Striscia assediata dopo i bombardamenti dei giorni precedenti Natale.\r\nGli scontri in atto nel Sinai tra truppe governative e insorgenti islamisti hanno bloccato prima l'ingresso (situazione che si è sbloccata solo il 2 gennaio) e rendono ora problematica l'uscita dei compagni, rinviata a data da destinarsi. 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Un coordinamento popolare che coinvolge soprattutto giovani e che ha preso la via lunedì 9 giugno organizzando un convoglio di migliaia di persone che ha già attraversato diverse città, tutte hanno mostrato la loro calorosa accoglienza durante il percorso durante il quale si sono aggregate persone anche da Algeria, Mauritania, Marocco.\r\n\r\nIl convoglio, molto popolare e partecipato da giovani, ma anche famiglie e bambini, ha attraversato la frontiera con Libia, ed è oggi in rotta verso Misrata, per poi arrivare in Egitto. Qui è previsto l'incontro per domenica 15 con le diverse carovane che hanno aderito da 52 paesi in tutto il mondo alla Global March to Gaza. Anche dall'Italia è partita una delegazione di 200 persone, di cui giunge notizia dei fermi in aeroporto al Cairo di questa mattina e dell'intenzione dell'Egitto di deportarle nei paesi di provenienza impedendo così la riuscita dell'iniziativa. Dagli organizzatori del convoglio Sumud viene ribadito che nonostante la narrazione del governo egiziano l'obiettivo della marcia non sia attaccare il regime ma di arrivare a Rafah e fare pressione per fare passare gli aiuti umanitari, occorrerà mantenere alta l'attenzione nei prossimi giorni in quanto ancora l'Egitto non ha dato risposte sull'autorizzazione o meno rispetto al loro passaggio.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Marwa Neji militante nel Patriotic Democratic Socialist Party (PPDS) tunisino che ha partecipato al convoglio Sumud partito dalla Tunisia\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/March-to-Gaza-Tunisia-SUMUD-2025_06_12_2025.06.12-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui è possibile seguire l'itinerario del percorso https://al-soumoud-convoy.com/\r\n\r\nQUI per seguire la pagina del Coordinaction of Joint Action for Palestine\r\n\r\n[caption id=\"attachment_98515\" align=\"alignleft\" width=\"752\"] I compagni di Marwa in viaggio attraversata la frontiera con la Libia[/caption]","12 Giugno 2025","2025-06-12 16:15:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/WhatsApp-Image-2025-06-12-at-10.54.11-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"225\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/WhatsApp-Image-2025-06-12-at-10.54.11-225x300.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/WhatsApp-Image-2025-06-12-at-10.54.11-225x300.jpeg 225w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/WhatsApp-Image-2025-06-12-at-10.54.11-768x1024.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/WhatsApp-Image-2025-06-12-at-10.54.11-1152x1536.jpeg 1152w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/WhatsApp-Image-2025-06-12-at-10.54.11.jpeg 1536w\" sizes=\"auto, (max-width: 225px) 100vw, 225px\" />","Migliaia di persone partite dalla Tunisia nel convoglio Sumud verso Gaza",1749744924,[157,158,159,121,160,161],"http://radioblackout.org/tag/aiuti-umanitari/","http://radioblackout.org/tag/convoglio-sumud/","http://radioblackout.org/tag/global-march-to-gaza/","http://radioblackout.org/tag/rafah/","http://radioblackout.org/tag/tunisia/",[163,164,165,29,166,167],"AIUTI UMANITARI","convoglio sumud","global march to gaza","rafah","tunisia",{"post_content":169},{"matched_tokens":170,"snippet":171,"value":172},[69],"Anche dall'Italia è partita una \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> di 200 persone, di cui","Rompere l'assedio via terra, in totale continuità con l'iniziativa della Freedom Flottilla, per raggiungere il valico di Rafah e fare pressione affinché l'esercito israeliano faccia passare gli aiuti umanitari già presenti a Rafah per la popolazione di Gaza è l'obiettivo del convoglio partito da Tunisi e organizzato dal Coordination of Joint Action for Palestine, Coordinamento per l'Azione Comune per la Palestina. 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E' l'evento bradisismico più forte degli ultimi quarant’anni. Dopo due anni di ondate sismiche con magnitudo elevate, dovute appunto al fenomeno bradisismico, le infrastrutture e le abitazioni cominciano a cedere. L’assenza di un adeguato piano di prevenzione sugli edifici, di gestione dell’emergenza, di controlli e di fondi da dirottare per le ristrutturazioni, oltre alla mancata divulgazione di un adeguato piano da seguire in caso di sciami sismici e di possibile percorso di evacuazione, si fanno notare. Non ci sono fondi, né piani di gestione dell’emergenza, mentre il governo italiano finanzia la guerra e taglia finanziamenti alla messa in sicurezza dei territori, a piani di assistenza sociale, al sistema sanitario e a quello dell’istruzione.\r\nIn questa situazione, con quasi 300 persone che hanno dovuto abbandonare le loro case a causa della scossa di terremoto, i ministri Salvini, Piantedosi e Valditara, avevano pianificato per la giornata di venerdì scorso un convegno precongressuale della Lega su sicurezza e legalità, da tenersi alla ‘Città della Scienza’. L'assemblea popolare di Bagnoli, abitanti dell'area dei Flegrei e alcuni collettivi politici si sono radunati in piazza chiedendo soluzioni efficaci per la tutela dei residenti. Il presidio si è poi trasformato in un corteo, alla cui testa vi era uno striscione con la scritta “La vostra sicurezza è solo repressione: 800 miliardi per la guerra e per i territori nessuna prevenzione”.\r\n\r\nLx manifestanti hanno attraversato le vie del quartiere napoletano di Bagnoli per dirigersi verso ‘Città della Scienza’ con i cuscini in mano per sottolineare le notti insonni per la paura data dalla mancata messa in sicurezza del territorio. Quando il corteo ha provato a raggiungere la convention leghista, si sono verificate tensioni con le forze dell’ordine. Dal corteo è partito un lancio di uova, pomodori e sacchetti della spazzatura con i volti dei ministri Salvini, Piantedosi e Valditara all’indirizzo della polizia schierata in assetto anti sommossa, che ha risposto manganellando. 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Facendo appello ad un processo di apertura democratica in Turchia, ed in linea con il cambiamento dell'identità e del progetto politico del movimento di liberazione nazionale curdo, evolutosi da partito marxista-leninista influenzato dal socialismo reale ad un progetto di carattere confederale che pone l'accento sulla democraticizzazione della società, Öcalan ha esortato il PKK a convocare un proprio congresso e discutere dell'abbandono della lotta armata come primo passo verso la costruzione di un processo di convivenza tra curdi e turchi e di una cooperazione sociale sulle basi della libera organizzazione della società e del rispetto della pluralità democratica.\r\n\r\nIl messaggio è stato trasmesso su numerosi maxischermi nelle province curde della Turchia e seguito anche dal Rojava, e vi hanno fatto seguito le dichiarazioni di Murat Karayilan (della dirigenza del PKK) che ha specificato come per un eventuale scioglimento del partito ed un cessate-il-fuoco siano necessari alcuni passaggi ulteriori ma che comunque il messaggio del leader del movimento curdo venga ascoltato e valutato con attenzione. Proprio di oggi è la notizia che il PKK ha invece effettivamente comunicato un cessate-il-fuoco unilaterale, meno di 48 h dopo la dichiarazione di Öcalan.\r\n\r\nFacciamo il punto sul messaggio di Öcalan e sulle conseguenze che il suo annuncio potrebbe avere sia per quanto riguarda la situazione in Turchia che per il futuro della Siria del Nord-Est con Jacopo Bindi dell'Accademia della Modernità Democratica.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/dichiarazioniöcalan.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAggiungiamo alcune valutazioni precedenti che venerdì 21 febbraio ha condiviso ai nostri microfoni Murat Cinar, giornalista, riguardo alla situazione politica che attualmente vive la Turchia, dove i già scarsi spazi di agibilità democratica vanno a quanto pare invece sempre più a restringersi e riguardo alle motivazioni che spingono Erdogan ad instaurare un possibile processo di pace con il movimento di liberazione curdo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/muratcinar.mp3\"][/audio]","1 Marzo 2025","2025-03-01 12:10:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250228-cal-jpga2ce32-image-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250228-cal-jpga2ce32-image-300x168.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250228-cal-jpga2ce32-image-300x168.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250228-cal-jpga2ce32-image-768x431.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/20250228-cal-jpga2ce32-image.jpg 990w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Kurdistan: messaggio di Öcalan per chiedere lo scioglimento del PKK",1740830575,[227,228,67],"http://radioblackout.org/tag/ocalan/","http://radioblackout.org/tag/pkk/",[230,231,25],"Ocalan","pkk",{"post_content":233},{"matched_tokens":234,"snippet":235,"value":236},[69],"durante una riunione con una \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> del partito DEM, ha chiesto","Di giovedì la notizia che il leader del PKK Abdullah Öcalan, durante una riunione con una \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> del partito DEM, ha chiesto lo scioglimento del PKK e l'abbandono delle armi da parte della guerriglia curda nel quadro di un processo di pace con la Turchia di Erdogan. 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Come già accaduto per la COP28 dello scorso anno a Dubai, a Baku è stato concesso l’accesso a un numero significativamente maggiore di lobbisti delle fonti fossili rispetto a quasi tutte le delegazioni nazionali. Nel dettaglio, quelli italiani fanno capo a Eni, la più importante multinazionale del nostro Paese, Italgas, Edison e Confindustria. Risulta aggregato alla delegazione italiana anche il direttore generale dell’azienda dell’oil&gas azero Socar, Azer Mammadov, a dimostrazione del forte legame con il Paese della regione del Caspio, da cui l’Italia importa la percentuale più alta di petrolio e gas combinati. Si presentano dietro al paravento di fondazioni con apparente scopo di protezione dell'ambiente ma in realtà perseguono l'obiettivo di rafforzare l'egemonia dei combustibili fossili con il pieno sostegno reciproco di governi autocratici come quello dell'Azerbaigian.\r\n\r\nNe parliamo con Elena Gerebizza di ReCommon .\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/INFO-18112024-RECOMMON.mp3\"][/audio]","18 Novembre 2024","Le lobbies del fossile alla COP 29.","2024-11-18 13:27:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/LOBBIES-FOSSILE-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"292\" height=\"173\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/LOBBIES-FOSSILE.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","LE LOBBIES DEL FOSSILE ALLA COP29 FANNO AFFARI.",1731936428,[256,257,258],"http://radioblackout.org/tag/cop29/","http://radioblackout.org/tag/energia-fossile/","http://radioblackout.org/tag/lobbies/",[260,261,262],"#cop29","energia fossile","lobbies",{"post_content":264},{"matched_tokens":265,"snippet":266,"value":267},[69],"e Confindustria. 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da questo primo spunto si è sviluppata una disamina che ha coinvolto il Pakistan, con il quale l'Arabia Saudita ha stipulato un accordo di reciproco supporto in caso di aggressione, la centralità della spianata nei livelli di provocazione dell'entità ebraica, il dilettantismo trumpiano, finendo con rievocare la distruzione di vestigia e tradizioni culturali perpetrate dall'esercito americano nel recente passato, con lo stesso spregio coloniale e supponente dell'Idf, partendo dal presupposto di detenere il monopolio della cultura di riferimento.\r\nPer contiguità con la regione mediorientale abbiamo proseguito nella carrellata di conflitti che costellano il pianeta, attraversando Bab-al Mandab, ed è toccato a Matteo Palamidesse accompagnarci tra le divisioni armate dell'Africa orientale, dove l'attivazione della diga etiope Gerd sul Nilo Azzurro funge da pretesto per alimentare le divisioni etniche, le rivendicazioni di indipendenza e i campi contrapposti appoggiati da potenze straniere, coinvolgendo il territorio del Corno d'Africa ed estendendosi fino all'assedio di stampo medievale attuato dalle Rsf di Dagalo su Al Fashir nell'Est del Sudan, dove si consumano stragi quotidiane, l'ultima delle quali è avvenuta con un drone su una moschea che ha causato 75 morti poche ore dopo il racconto di Matteo ai nostri microfoni.\r\nL'elenco di conflitti, proteste e insurrezioni è poi proseguito in Sudest asiatico con Emanuele Giordana, che ci ha illustrato gli intrighi, collegati agli interessi delle scam city e del mondo dell'azzardo per quel che riguarda le scaramucce tra Thailandia e Cambogia e che hanno portato a un rivolgimento politico rischioso per la tradizionale suscettibilità dei militari thai, sempre pronti a sciogliere la conduzione democratica del paese, ora in mano a una nuova coalizione anodina condotta da Anutin Charnvirakul con l'appoggio esterno del Partito popolare (ex Move Forward), dopo la destituzione della famiglia Shinawatra; sempre con il reporter esperto delle questioni estremo orientali abbiamo poi raggiunto il Nepal dove si è assistito a un nuovo episodio delle rivolte della macroarea nell'ultimo anno (dopo Bangla Desh e Sri Lanka) che hanno portato alla destituzione del governo corrotto filocinese; senza tralasciare il pugno di ferro di Prabowo che riprende la tradizione repressiva dell'Indonesia.\r\nLa lunga puntata si è conclusa in Latinamerica con Andrea Cegna inseguendo altri venti di guerra, anche questi scatenati dall'Impero americano in declino: le War on Drugs di nixoniana memoria, ripristinate dall'amministrazione Trump come pretesto per colpire i nemici del cortile di casa; così si è parlato di quale sia il significato ancora del regime bolivariano in Venezuela, ma anche del contrasto in Caribe e quale ruolo svolga il Mexico di Scheinbaum, riservandoci di affrontare tra un mese le alterne fortune del neoliberismo nel mondo latinoamericano, in particolare quello incarnato da Milei che ha subito sì una sonora sconfitta a Buenos Aires, ma in ottobre per le elezioni del Parlamento può ambire a un numero maggiore di rappresentanti eletti tra le sue file.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nOil non olet\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/3iOadt0OjeBCBS2wCkHYV6?si=2mNA3bJ4QpaubkOL24hdvg\r\n\r\nSi sono sprecati tutti gli aggettivi più vieti possibili per esprimere indignazione per l’efferatezza delle operazioni militari di Idf agli ordini politici del governo fascista di Netanyahu, sempre rispettando il diritto di Israele a perpetuare un genocidio in quanto popolo eletto, ma di fronte alla sorpresa per il bombardamento della delegazione riunita a valutare proposte di “pace” nel territorio sovrano del Qatar, una nazione filoamericana che ospita la più grossa base statunitense nel Sudovest asiatico e ha regalato l’aereo presidenziale come omaggio al nuovo imperatore, sono venute meno le inani riprovazioni e i vicini sauditi si sono rivolti al Pakistan in cerca di ombrello nucleare e protezione. La credibilità dell’amministrazione Trump è scomparsa del tutto e il volto mascherato di sangue dello Stato ebraico è apparso improvvisamente con i suoi veri connotati al mondo arabo, che ha sempre abbandonato le genti di Palestina al loro destino sacrificale, in cambio di affari.\r\nIl raid israeliano a Doha ha superato il perimetro del conflitto con Hamas: ha squassato regole non scritte, infranto la logica del territorio mediatore, e messo in discussione l’intero schema di alleanze della diplomazia araba, quella stessa che ha permesso al Mossad le peggiori turpitudini e fornito appoggio per operazioni nell'area contro gli avversari di Israele, che con il suo istinto da scorpione ha punto persino il proprio cavallo di Troia nella regione. Il Qatar, lungi dall’essere un bersaglio secondario, entra nella storia come simbolo della frattura tra potenza militare israeliana e coesione regionale arabo-americana, dando spazio a una alleanza di nuovo stampo con una potenza nucleare che fa parte della Belt Road cinese e si approvvigiona da Pechino per i suoi ordigni, come la filosionista India si è accorta nell'ultimo conflitto di pochi mesi fa.\r\nForse ora tutti si accorgeranno che la volontà di cancellazione di ogni traccia di vita e cultura araba dal territorio della Israele biblica coinvolge anche le vestigia e le tradizioni mondiali, ma questo risultato è stato possibile perché tutto ciò che stanno perpetrando i sionisti è già stato sperimentato dai governi di Washington, per esempio in Iraq, dove sono state ridotte in briciole dallo spregio dell’esercito americano testimonianze artistiche e culturali millenarie. Questo è reso possibile dalla presunzione che l’unica vera cultura sia quella ebraico-cristiana e tutti gli altri sono semplici colonizzati senza cultura propria.\r\nQuesti sono i prodromi perché quando gli invasati come Smotrich e Ben Gvir picconeranno la moschea di Gerusalemme, come già hanno cominciato a fare, Al-Aqsa sarà la soglia oltre alla quale la hybris ebraica renderà conto dei suoi abusi, perché la rivolta a quel punto non coinvolgerà solo i milioni di palestinesi, ma i miliardi di musulmani. E gli accordi finanziari, gli interessi per i resort progettati su una Striscia di concentramento e sterminio nulla potranno di fronte alla rivendicazione culturale delle masse oltraggiate dall’impunità israeliana.\r\nGià la trasferta di Rubio a Doha si è risolta in un fallimento: nonostante il giorno prima la riunione dei paesi coinvolti avesse balbettato, come una qualunque Unione europea, L’emiro Tamim ha chiesto i risarcimenti per i danni causati nel bombardamento israeliano su Doha, le scuse ufficiali e l’impegno di Netanyahu a non ripetere più la sua prepotenza e soprattutto di bloccare le uccisioni di innocenti a Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Oil-non-olet-in-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAltri temi inerenti all'aggressione colonialista israeliana degli ultimi 80 anni si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\nIrresolubili contrasti che trovano nell'acqua del Nilo pretesti per perpetuarsi\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dalla-diga-sul-nilo-all-assedio-di-al-fashir-conflitti-in-africa-orientale--67835929\r\n\r\nFinalmente a inizio settembre si è inaugurata Gerd, la grande diga sul Nilo Azzurro voluta da Ahmed e che non solo approvvigionerebbe Etiopia, Sudan, Kenya e Gibuti di energia elettrica, ma coprirebbe il 20% dei consumi dell’Africa orientale. In questo anno in cui il bacino idrico si è andato riempiendo i dati dimostrano che questo non è avvenuto a detrimento dei paesi a valle, eppure i motivi di attrito con l’Egitto non scemano e anzi si dispiegano truppe del Cairo in Somalia, evidenziando alleanze e divisioni legate ad altri dossier, quali lo sbocco al mare in Somaliland (proprio la regione che per essere riconosciuta da Usa e Israele è disposta a ospitare i gazawi deportati) per Addis Abeba, o gli scontri interetnici sia a Nord in Puntland, che nel Jubbaland a Sud. Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . Le cause delle crisi che stanno attraversando alcuni paesi asiatici hanno le loro radici in un sistema di potere autoritario che nega le legittime aspirazioni delle nuove generazioni a una partecipazione concreta alle scelte che condizionano il loro futuro. La crisi economica, le distorsioni nello sviluppo eredità del colonialismo, l'iniqua distribuzione delle risorse, la corruzione imperante, le smodate ricchezze esibite da élite predatorie, l'ingombrante presenza dei militari nella vita politica ed economica, la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive sono tratti comuni in paesi come la Thailandia, l'Indonesia e con caratteristiche più peculiari il Nepal. Sono paesi dove i giovani sono la maggioranza ma le loro richieste di cambiamento sono state compresse e represse per molto tempo e dove hanno trovato uno sbocco elettorale come in Thailandia i poteri conservatori e legati alla monarchia hanno invalidato l'esito elettorale. La chiamano la generazione \"z\" ma a prescindere dalle definizioni queste rivolte sono il sintomo di una forte richiesta di cambiamento del modello di accumulazione che ha contraddistinto la tumultuosa crescita dei paesi asiatici. Questa spinta generazionale ancora non riesce a trasformarsi in un articolato progetto politico ma sta mettendo in discussione fortemente un modello di società che ormai non garantisce né crescita né uguaglianza, le rivolte si stanno espandendo e chissà che dall'Asia arrivi anche in Europa questo virus benefico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/i-giovani-scuotono-l-asia-dalla-crisi-politica-thai-alle-rivolte-in-nepal-ed-indonesia--67824026\r\n\r\nAltri temi inerenti alla geopolitica estremorientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-GIORDANA-18092025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTrump ringhia contro il Venezuela agitando lo spettro della guerra alla droga.\r\n\r\nTrump si rivolge verso il \" patio trasero\" yankee con molta più frequenza ed aggressività delle precedenti amministrazioni anche repubblicane. L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante Maduro, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di Maduro resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]","20 Settembre 2025","2025-09-22 23:43:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 18/09/2025 - LA SVOLTA DELL'ATTACCO SIONISTA A DOHA; RIVOLTE E INTRIGHI NELLA CONTORTA ESTATE IN SUDEST ASIATICO; IL GERD ETIOPE, ALLEANZE IN CORNO D'AFRICA E L'ASSEDIO MEDIEVALE SUDANESE; WAR ON DRUGS CONTRO CARACAS, CARIBE E MEXICO","podcast",1758374559,[342,343],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/","http://radioblackout.org/tag/bastioniorione/",[305,345],"BastioniOrione",{"post_content":347},{"matched_tokens":348,"snippet":349,"value":350},[69],"fascistissimo governo israeliano contro la \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> di Hamas chiamata a Doha","Nel 43esimo anniversario di Sabra e Chatila iniziamo la trasmissione con Laura Silvia Battaglia per analizzare quali strade si aprono al mondo arabo e in particolare ai paesi del Golfo dopo il proditorio attacco del fascistissimo governo israeliano contro la \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> di Hamas chiamata a Doha a valutare le proposte di tregua; da questo primo spunto si è sviluppata una disamina che ha coinvolto il Pakistan, con il quale l'Arabia Saudita ha stipulato un accordo di reciproco supporto in caso di aggressione, la centralità della spianata nei livelli di provocazione dell'entità ebraica, il dilettantismo trumpiano, finendo con rievocare la distruzione di vestigia e tradizioni culturali perpetrate dall'esercito americano nel recente passato, con lo stesso spregio coloniale e supponente dell'Idf, partendo dal presupposto di detenere il monopolio della cultura di riferimento.\r\nPer contiguità con la regione mediorientale abbiamo proseguito nella carrellata di conflitti che costellano il pianeta, attraversando Bab-al Mandab, ed è toccato a Matteo Palamidesse accompagnarci tra le divisioni armate dell'Africa orientale, dove l'attivazione della diga etiope Gerd sul Nilo Azzurro funge da pretesto per alimentare le divisioni etniche, le rivendicazioni di indipendenza e i campi contrapposti appoggiati da potenze straniere, coinvolgendo il territorio del Corno d'Africa ed estendendosi fino all'assedio di stampo medievale attuato dalle Rsf di Dagalo su Al Fashir nell'Est del Sudan, dove si consumano stragi quotidiane, l'ultima delle quali è avvenuta con un drone su una moschea che ha causato 75 morti poche ore dopo il racconto di Matteo ai nostri microfoni.\r\nL'elenco di conflitti, proteste e insurrezioni è poi proseguito in Sudest asiatico con Emanuele Giordana, che ci ha illustrato gli intrighi, collegati agli interessi delle scam city e del mondo dell'azzardo per quel che riguarda le scaramucce tra Thailandia e Cambogia e che hanno portato a un rivolgimento politico rischioso per la tradizionale suscettibilità dei militari thai, sempre pronti a sciogliere la conduzione democratica del paese, ora in mano a una nuova coalizione anodina condotta da Anutin Charnvirakul con l'appoggio esterno del Partito popolare (ex Move Forward), dopo la destituzione della famiglia Shinawatra; sempre con il reporter esperto delle questioni estremo orientali abbiamo poi raggiunto il Nepal dove si è assistito a un nuovo episodio delle rivolte della macroarea nell'ultimo anno (dopo Bangla Desh e Sri Lanka) che hanno portato alla destituzione del governo corrotto filocinese; senza tralasciare il pugno di ferro di Prabowo che riprende la tradizione repressiva dell'Indonesia.\r\nLa lunga puntata si è conclusa in Latinamerica con Andrea Cegna inseguendo altri venti di guerra, anche questi scatenati dall'Impero americano in declino: le War on Drugs di nixoniana memoria, ripristinate dall'amministrazione Trump come pretesto per colpire i nemici del cortile di casa; così si è parlato di quale sia il significato ancora del regime bolivariano in Venezuela, ma anche del contrasto in Caribe e quale ruolo svolga il Mexico di Scheinbaum, riservandoci di affrontare tra un mese le alterne fortune del neoliberismo nel mondo latinoamericano, in particolare quello incarnato da Milei che ha subito sì una sonora sconfitta a Buenos Aires, ma in ottobre per le elezioni del Parlamento può ambire a un numero maggiore di rappresentanti eletti tra le sue file.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nOil non olet\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/3iOadt0OjeBCBS2wCkHYV6?si=2mNA3bJ4QpaubkOL24hdvg\r\n\r\nSi sono sprecati tutti gli aggettivi più vieti possibili per esprimere indignazione per l’efferatezza delle operazioni militari di Idf agli ordini politici del governo fascista di Netanyahu, sempre rispettando il diritto di Israele a perpetuare un genocidio in quanto popolo eletto, ma di fronte alla sorpresa per il bombardamento della \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> riunita a valutare proposte di “pace” nel territorio sovrano del Qatar, una nazione filoamericana che ospita la più grossa base statunitense nel Sudovest asiatico e ha regalato l’aereo presidenziale come omaggio al nuovo imperatore, sono venute meno le inani riprovazioni e i vicini sauditi si sono rivolti al Pakistan in cerca di ombrello nucleare e protezione. La credibilità dell’amministrazione Trump è scomparsa del tutto e il volto mascherato di sangue dello Stato ebraico è apparso improvvisamente con i suoi veri connotati al mondo arabo, che ha sempre abbandonato le genti di Palestina al loro destino sacrificale, in cambio di affari.\r\nIl raid israeliano a Doha ha superato il perimetro del conflitto con Hamas: ha squassato regole non scritte, infranto la logica del territorio mediatore, e messo in discussione l’intero schema di alleanze della diplomazia araba, quella stessa che ha permesso al Mossad le peggiori turpitudini e fornito appoggio per operazioni nell'area contro gli avversari di Israele, che con il suo istinto da scorpione ha punto persino il proprio cavallo di Troia nella regione. Il Qatar, lungi dall’essere un bersaglio secondario, entra nella storia come simbolo della frattura tra potenza militare israeliana e coesione regionale arabo-americana, dando spazio a una alleanza di nuovo stampo con una potenza nucleare che fa parte della Belt Road cinese e si approvvigiona da Pechino per i suoi ordigni, come la filosionista India si è accorta nell'ultimo conflitto di pochi mesi fa.\r\nForse ora tutti si accorgeranno che la volontà di cancellazione di ogni traccia di vita e cultura araba dal territorio della Israele biblica coinvolge anche le vestigia e le tradizioni mondiali, ma questo risultato è stato possibile perché tutto ciò che stanno perpetrando i sionisti è già stato sperimentato dai governi di Washington, per esempio in Iraq, dove sono state ridotte in briciole dallo spregio dell’esercito americano testimonianze artistiche e culturali millenarie. Questo è reso possibile dalla presunzione che l’unica vera cultura sia quella ebraico-cristiana e tutti gli altri sono semplici colonizzati senza cultura propria.\r\nQuesti sono i prodromi perché quando gli invasati come Smotrich e Ben Gvir picconeranno la moschea di Gerusalemme, come già hanno cominciato a fare, Al-Aqsa sarà la soglia oltre alla quale la hybris ebraica renderà conto dei suoi abusi, perché la rivolta a quel punto non coinvolgerà solo i milioni di palestinesi, ma i miliardi di musulmani. E gli accordi finanziari, gli interessi per i resort progettati su una Striscia di concentramento e sterminio nulla potranno di fronte alla rivendicazione culturale delle masse oltraggiate dall’impunità israeliana.\r\nGià la trasferta di Rubio a Doha si è risolta in un fallimento: nonostante il giorno prima la riunione dei paesi coinvolti avesse balbettato, come una qualunque Unione europea, L’emiro Tamim ha chiesto i risarcimenti per i danni causati nel bombardamento israeliano su Doha, le scuse ufficiali e l’impegno di Netanyahu a non ripetere più la sua prepotenza e soprattutto di bloccare le uccisioni di innocenti a Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Oil-non-olet-in-Qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAltri temi inerenti all'aggressione colonialista israeliana degli ultimi 80 anni si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\nIrresolubili contrasti che trovano nell'acqua del Nilo pretesti per perpetuarsi\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dalla-diga-sul-nilo-all-assedio-di-al-fashir-conflitti-in-africa-orientale--67835929\r\n\r\nFinalmente a inizio settembre si è inaugurata Gerd, la grande diga sul Nilo Azzurro voluta da Ahmed e che non solo approvvigionerebbe Etiopia, Sudan, Kenya e Gibuti di energia elettrica, ma coprirebbe il 20% dei consumi dell’Africa orientale. In questo anno in cui il bacino idrico si è andato riempiendo i dati dimostrano che questo non è avvenuto a detrimento dei paesi a valle, eppure i motivi di attrito con l’Egitto non scemano e anzi si dispiegano truppe del Cairo in Somalia, evidenziando alleanze e divisioni legate ad altri dossier, quali lo sbocco al mare in Somaliland (proprio la regione che per essere riconosciuta da Usa e Israele è disposta a ospitare i gazawi deportati) per Addis Abeba, o gli scontri interetnici sia a Nord in Puntland, che nel Jubbaland a Sud. Matteo Palamidesse ci aiuta a districarci ancora una volta in mezzo a queste dispute, ma ci apre anche una finestra sull’orrore attorno ad Al Fashir, città nel Sudan occidentale con 300.000 abitanti assediati dalle milizie delle Forze di intervento rapido di Hemedti; le sue parole a questo proposito vengono registrate qualche ora prima che un attacco contro una moschea proprio nei dintorni della città del Darfur ai confini con il Ciad il 19 settembre producesse 75 morti.\r\nNon poteva mancare anche uno sguardo al Sud Sudan nel giorno in cui è stato reso noto il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud Sudan, frutto di due anni di indagini e analisi indipendenti che hanno evidenziato il Saccheggio di una nazione, come riporta il titolo del dossier stesso.\r\n\r\n \r\n\r\nIl dossier africano che racchiude i podcast precedenti si trova qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/Infiniti-squilibri-distopici-in-Africa-orientale.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nIl capillare cambio di paradigma sistemico in Sudest asiatico\r\n\r\nCon Emanuele Giordana parliamo dei venti di rivolta giovanile che stanno scuotendo alcuni paesi asiatici, un'onda lunga partita dalle rivolte in Sri Lanka nel 2022 e Bangladesh nel 2024 che hanno defenestrato le dinastie al potere reclamando un cambiamento sostanziale . Le cause delle crisi che stanno attraversando alcuni paesi asiatici hanno le loro radici in un sistema di potere autoritario che nega le legittime aspirazioni delle nuove generazioni a una partecipazione concreta alle scelte che condizionano il loro futuro. La crisi economica, le distorsioni nello sviluppo eredità del colonialismo, l'iniqua distribuzione delle risorse, la corruzione imperante, le smodate ricchezze esibite da élite predatorie, l'ingombrante presenza dei militari nella vita politica ed economica, la disoccupazione giovanile e la mancanza di prospettive sono tratti comuni in paesi come la Thailandia, l'Indonesia e con caratteristiche più peculiari il Nepal. Sono paesi dove i giovani sono la maggioranza ma le loro richieste di cambiamento sono state compresse e represse per molto tempo e dove hanno trovato uno sbocco elettorale come in Thailandia i poteri conservatori e legati alla monarchia hanno invalidato l'esito elettorale. La chiamano la generazione \"z\" ma a prescindere dalle definizioni queste rivolte sono il sintomo di una forte richiesta di cambiamento del modello di accumulazione che ha contraddistinto la tumultuosa crescita dei paesi asiatici. Questa spinta generazionale ancora non riesce a trasformarsi in un articolato progetto politico ma sta mettendo in discussione fortemente un modello di società che ormai non garantisce né crescita né uguaglianza, le rivolte si stanno espandendo e chissà che dall'Asia arrivi anche in Europa questo virus benefico.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/i-giovani-scuotono-l-asia-dalla-crisi-politica-thai-alle-rivolte-in-nepal-ed-indonesia--67824026\r\n\r\nAltri temi inerenti alla geopolitica estremorientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-GIORDANA-18092025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTrump ringhia contro il Venezuela agitando lo spettro della guerra alla droga.\r\n\r\nTrump si rivolge verso il \" patio trasero\" yankee con molta più frequenza ed aggressività delle precedenti amministrazioni anche repubblicane. L'impero declinante ha perso importanti posizioni in America Latina nel confronto con il competitor cinese e quindi ora Washington si atteggia a \" terminator\" nella strategia della lotta antidroga ,alibi per eccellenza fin dai tempi di Nixon per mascherare le ingerenze nordamericane. Il target è il Venezuela, irriducibilmente chavista nonostante Maduro, comunque eccezione pur con le sue contraddizioni a causa di un modello economico redistributivo verso il basso che non trova più seguaci nella regione . Rimasto prigioniero delle logiche di capitalismo estrattivo il Venezuela di Maduro resiste anche per l'inefficacia di un'opposizione poco credibile ed asservita agli interessi statunitensi, preda ambita per le sue riserve petrolifere.\r\nIl narcotraffico costituisce la copertura per l'interventismo nordamericano che ricorda la versione 2.0 della dottrina Monroe, ma il destino manifesto è duro da affermare in un continente sempre più autonomo dai legami con l'ingombrante vicino e legato ad interessi economici ed investimenti cinesi.\r\n\r\nNe parliamo con Andrea Cegna, giornalista e conoscitore dell'America Latina\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-ringhia-contro-il-venezuela-agitando-lo-spettro-della-guerra-alla-droga--67855661\r\n\r\nPer ripercorrere i sentieri fin qui percorsi con i popoli latinos, si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/BASTIONI-18092025-CEGNA.mp3\"][/audio]",[352],{"field":99,"matched_tokens":353,"snippet":349,"value":350},[69],{"best_field_score":140,"best_field_weight":177,"fields_matched":107,"num_tokens_dropped":49,"score":178,"tokens_matched":107,"typo_prefix_score":49},{"document":356,"highlight":383,"highlights":388,"text_match":138,"text_match_info":391},{"comment_count":49,"id":357,"is_sticky":49,"permalink":358,"podcastfilter":359,"post_author":360,"post_content":361,"post_date":362,"post_excerpt":54,"post_id":357,"post_modified":363,"post_thumbnail":364,"post_title":365,"post_type":339,"sort_by_date":366,"tag_links":367,"tags":378},"98462","http://radioblackout.org/podcast/orrore-e-rivolta-a-marassi-art-31-servizi-segreti-l-a-riots-e-palantir/",[298],"bellocome","Estratti dalla puntata del 9 giugno 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nCARCERE: ORRORE E RIVOLTA A MARASSI\r\n\r\nMercoledì 4 giugno 2025, in concomitanza con l’approvazione definitiva del “Decreto Sicurezza”, i media di regime iniziano a riportare di una rivolta nel carcere genovese di Marassi; solo nei giorni successivi emergono gli elementi terrificanti riguardanti le cause di questo ammutinamento: le sevizie prolungate nei confronti di un giovanissimo detenuto di 18 anni, finito in una prigione per adulti a causa del Decreto Caivano, violentato e abusato in una cella – per giorni - da parte di altri uomini detenuti in quel carcere.\r\n\r\nSenza questo momento di rivolta e di autodifesa collettiva, gli orrori consumatisi a Marassi sarebbero stati silenziati dalla censura carceraria.\r\n\r\nGrazie al contributo di un compagno dell’Assemblea Contro Guerra e Repressione di Genova cerchiamo di contestualizzare quanto avvenuto attraverso la lente del decreto Caivano e del pacchetto Sicurezza:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_Marassi-rivolta-dl-sicurezza.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTRASMISSIONE DI MODELLI CARCERARI TRA ITALIA E FRANCIA\r\n\r\nMentre le carceri italiane mostrano quotidianamente la propria violenza strutturale, una delegazione francese torna a studiare alla scuola del 41bis:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB-Nordio-Francia41bis.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDECRETO SICUREZZA E SERVIZI SEGRETI\r\n\r\nMentre il Copasir richiama Meta per aver avvisato i bersagli dello spyware Graphite dell’infezione dei propri dispositivi, Boldrini e Renzi inveiscono ipocriticamente (e in modo impreciso) contro l’articolo 31 del Pacchetto Sicurezza, la norma che consente nuovi poteri ai Servizi Segreti.\r\n\r\nApprofondiamo la sedimentazione di norme che, dal governo Prodi passando per quello Renzi, hanno reso possibile lo scenario attuale, dove agenti di AISE e AISI possono dirigere e organizzare gruppi terroristici e associazioni mafiose, osservando come la minaccia del “colpo di Stato” sia distante (e meno preoccupante nella sua riconoscibilità) rispetto agli scenari concretamente ipotizzabili.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_ServiziSegreti-art31.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nL.A. RIOTS: SPERIMENTAZIONE DI ARCHITETTURE AUTORITARIE\r\n\r\nPartiamo da un articolo di incarcernation.com sulla militarizzazione dei rastrellamenti di persone migranti e dell'ordine pubblico, osserviamo il ruolo delle armi “non-letali” (in particolare i fucili da paintball) e arriviamo alla normalizzazione della letalità del Taser in Italia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_LA-Riots_Paintball.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPALANTIR, I RASTRELLAMENTI DELL’ICE E LA MODELLAZIONE DEL GOVERNO AMERICANO\r\n\r\nIl ruolo dei software basati su AI di Palantir nella pianificazione di rastrellamenti e deportazioni si accompagna alla sua colonizzazione politica dell’apparato governativo statunitense.\r\n\r\nMike Gallagher, direttore del settore difesa di Palantir, invoca le leggi antiterrorismo contro chi contesta il ruolo della sua azienda nel genocidio di Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_Palantir-ICE-codepink.mp3\"][/audio]","9 Giugno 2025","2025-06-10 07:21:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_marassi-iceMOD-200x110.jpg","ORRORE E RIVOLTA A MARASSI - ART 31: SERVIZI SEGRETI - L.A. 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RIOTS: SPERIMENTAZIONE DI ARCHITETTURE AUTORITARIE\r\n\r\nPartiamo da un articolo di incarcernation.com sulla militarizzazione dei rastrellamenti di persone migranti e dell'ordine pubblico, osserviamo il ruolo delle armi “non-letali” (in particolare i fucili da paintball) e arriviamo alla normalizzazione della letalità del Taser in Italia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_LA-Riots_Paintball.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPALANTIR, I RASTRELLAMENTI DELL’ICE E LA MODELLAZIONE DEL GOVERNO AMERICANO\r\n\r\nIl ruolo dei software basati su AI di Palantir nella pianificazione di rastrellamenti e deportazioni si accompagna alla sua colonizzazione politica dell’apparato governativo statunitense.\r\n\r\nMike Gallagher, direttore del settore difesa di Palantir, invoca le leggi antiterrorismo contro chi contesta il ruolo della sua azienda nel genocidio di Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_Palantir-ICE-codepink.mp3\"][/audio]",[389],{"field":99,"matched_tokens":390,"snippet":386,"value":387},[69],{"best_field_score":140,"best_field_weight":177,"fields_matched":107,"num_tokens_dropped":49,"score":178,"tokens_matched":107,"typo_prefix_score":49},{"document":393,"highlight":408,"highlights":413,"text_match":138,"text_match_info":416},{"comment_count":49,"id":394,"is_sticky":49,"permalink":395,"podcastfilter":396,"post_author":397,"post_content":398,"post_date":399,"post_excerpt":54,"post_id":394,"post_modified":400,"post_thumbnail":401,"post_title":402,"post_type":339,"sort_by_date":403,"tag_links":404,"tags":406},"97892","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-13-05-2025/",[279],"fritturamista","Il primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di un capotreno dell'assemblea Nazionale PdM/PdB (personale di macchina/personale di bordo) sul prossimo sciopero programmato per il 17/05/'25 per salute, sicurezza e giustizia retribuitiva, per respingere la privatizzazione di mercitalia ed il rischio delle altre divisioni. Lo sciopero è stato differito dalla commissione di garanzia e abbiamo discusso dei meccanismi di blocco e delle tecniche che l'assemblea escogita per superarli. Durante l'assemblea di stamattina i macchinisti e capotreni hanno rilasciato con una nuova data di sciopero per il 23/05/'25 che va anche a rispondere all'ennesimo tentativo di fermare le azioni di lotta organizzata fuori dal sindacato.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/F_m_13_05_Capotreno-pdm_pdb-su-precettazione-scorso-sciopero-e-indizione-del-prossimo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo argomento è stato quello della militarizzazione delle scuole, infatti in compagnia di Maria Teresa Silvestrini de L'osservatorio sulla militarizzazione delle scuole e delle università in Italia, abbiamo presentato il prossimo convegno dal titolo: \"Scuole e università di pace. Fermiamo la follia della guerra\". La nostra ospite ci ha dapprima raccontato come è nata l'idea di questo convegno e quali sono le due realtà ad averlo organizzato, infatti oltre all'osservatorio, ha particepato alla creazione di questa giornata di approfondimento anche \"Per la scuola della Repubblica Odv\", ribadendo inoltre che il convegno rientra nell'ambito della formazione docente. Oltre al personale della scuola, ovviamente il convegno è aperto alla cittadinanza tutta, essendo il tema della guerra interesse di tutta la società. Infine abbiamo presentato punto per punto il grande numero di talk che si svolgeranno durante questa giornata, che si svolgerà il 16 maggio allo spazio SPIN TIME di Roma dalle 9:30 alle 18 circa.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/F_m_13_05_Maria-Teresa-Silvestrini-Osservatorio-militarizzazione-scuole-su-convegno-a-Roma-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo affrontato con l'aiuto di Eddy del MovimentoDisoccupati 7 Novembre per fare un bilancio politico sulle lotte che nel napoletano i compagn portano in piazza con pratiche affini alla lotta di classe. Dalle loro pagine social si legge:\r\n\r\n\"NAPOLI: OLTRE 600 DISOCCUPATI IN PIAZZA. Questa mattina da Piazza Carità è partito un corteo degli appartenenti\r\nalle platee storiche dei disoccupati organizzati fino al Comune di Napoli ed in Prefettura per ricordare gli impegni assunti nei tavoli interistitizionali. Mentre i padroni del mondo ci portano alla guerra, aumenta lo sfruttamento, la precarietà, il carovita ed il peggioramento delle condizioni di vita, lavoro, salute ed ambiente.\r\nL'unica alternativa è organizzarsi come classe per rivendicare ciò che ci spetta ed i nostri bisogni in una prospettiva di unità. Durante il corteo, durante un blocco momentaneo fuori la Questura,\r\nstriscioni e messaggi di solidarietà ai precari all'università in sciopero che abbiamo raggiunto allo Scalone di Minerva intervenendo come movimento di lotta ed ai lavoratori della Mondello in occupazione a Buenos Aires. Dopo alcuni momenti di tensione sotto il Consiglio Comunale, la delegazione ha comunicato l'appuntamento prossimo per tutta la platea. Lavoro o non lavoro: dobbiamo campare.\"\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/F_m_13_05_Eddy-movimento-disoccupati-7-novembre-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","15 Maggio 2025","2025-05-15 18:59:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/496996767_1112866564208102_4582635521027082863_n-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 13/05/2025",1747335598,[405],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[407],"frittura mista radio fabbrica",{"post_content":409},{"matched_tokens":410,"snippet":411,"value":412},[69],"sotto il Consiglio Comunale, la \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> ha comunicato l'appuntamento prossimo per","Il primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di un capotreno dell'assemblea Nazionale PdM/PdB (personale di macchina/personale di bordo) sul prossimo sciopero programmato per il 17/05/'25 per salute, sicurezza e giustizia retribuitiva, per respingere la privatizzazione di mercitalia ed il rischio delle altre divisioni. Lo sciopero è stato differito dalla commissione di garanzia e abbiamo discusso dei meccanismi di blocco e delle tecniche che l'assemblea escogita per superarli. Durante l'assemblea di stamattina i macchinisti e capotreni hanno rilasciato con una nuova data di sciopero per il 23/05/'25 che va anche a rispondere all'ennesimo tentativo di fermare le azioni di lotta organizzata fuori dal sindacato.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/F_m_13_05_Capotreno-pdm_pdb-su-precettazione-scorso-sciopero-e-indizione-del-prossimo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo argomento è stato quello della militarizzazione delle scuole, infatti in compagnia di Maria Teresa Silvestrini de L'osservatorio sulla militarizzazione delle scuole e delle università in Italia, abbiamo presentato il prossimo convegno dal titolo: \"Scuole e università di pace. Fermiamo la follia della guerra\". La nostra ospite ci ha dapprima raccontato come è nata l'idea di questo convegno e quali sono le due realtà ad averlo organizzato, infatti oltre all'osservatorio, ha particepato alla creazione di questa giornata di approfondimento anche \"Per la scuola della Repubblica Odv\", ribadendo inoltre che il convegno rientra nell'ambito della formazione docente. Oltre al personale della scuola, ovviamente il convegno è aperto alla cittadinanza tutta, essendo il tema della guerra interesse di tutta la società. Infine abbiamo presentato punto per punto il grande numero di talk che si svolgeranno durante questa giornata, che si svolgerà il 16 maggio allo spazio SPIN TIME di Roma dalle 9:30 alle 18 circa.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/F_m_13_05_Maria-Teresa-Silvestrini-Osservatorio-militarizzazione-scuole-su-convegno-a-Roma-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo affrontato con l'aiuto di Eddy del MovimentoDisoccupati 7 Novembre per fare un bilancio politico sulle lotte che nel napoletano i compagn portano in piazza con pratiche affini alla lotta di classe. Dalle loro pagine social si legge:\r\n\r\n\"NAPOLI: OLTRE 600 DISOCCUPATI IN PIAZZA. Questa mattina da Piazza Carità è partito un corteo degli appartenenti\r\nalle platee storiche dei disoccupati organizzati fino al Comune di Napoli ed in Prefettura per ricordare gli impegni assunti nei tavoli interistitizionali. Mentre i padroni del mondo ci portano alla guerra, aumenta lo sfruttamento, la precarietà, il carovita ed il peggioramento delle condizioni di vita, lavoro, salute ed ambiente.\r\nL'unica alternativa è organizzarsi come classe per rivendicare ciò che ci spetta ed i nostri bisogni in una prospettiva di unità. Durante il corteo, durante un blocco momentaneo fuori la Questura,\r\nstriscioni e messaggi di solidarietà ai precari all'università in sciopero che abbiamo raggiunto allo Scalone di Minerva intervenendo come movimento di lotta ed ai lavoratori della Mondello in occupazione a Buenos Aires. Dopo alcuni momenti di tensione sotto il Consiglio Comunale, la \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> ha comunicato l'appuntamento prossimo per tutta la platea. 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Lo statement è stato letto in una grande conferenza a Istanbul e in diretta mondiale nella giornata del 25 febbraio e si rivolge al PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, a tutte le forze democratiche e i popoli della regione, e alle forze degli Stati egemonici, primo tra tutti quello turco, a cui spetta di fatto la prossima mossa.\r\n\r\nProviamo oggi a fare ordine nella lettura dell'Appello alla Pace e alla Società Democratica, che non arriva affatto come un fulmine a ciel sereno come la stampa mainstream riporta, in primis perchè poggia su tre mesi di colloqui diplomatici da cui emergono volontà di negoziazione da parte di altri interlocutori politici con il leader Ocalan e dunque che potrebbero costituire le condizioni storiche per aprire una nuova fase dei negoziati. Una postilla accompagna la dichiarazione e riporta: \"Indubbiamente, la deposizione delle armi e lo scioglimento del PKK richiedono in pratica il riconoscimento di una politica democratica e di un quadro giuridico.\"\r\n\r\nE' infatti chiaro che questo invito di rilevanza storica non esorta affatto alla resa e si pone anzi in linea con la prospettiva di pace che il partito abbraccia già dal '93 e che viene da allora accompagnata dalla volontà di costruire una risposta democratica, pratica e risolutiva alla questione della convivenza tra i popoli in Medio Oriente.\r\n\r\nAnche per quanto riguarda lo scioglimento del partito è importante comprendere come non si tratti di un invito alla sconfitta, così come non è niente di nuovo o di inaspettato o di incoerente con la linea ideologica e politica mantenuta fino a ora. al contrario, il pkk si è già sciolto in passato e una decina d'anni fa questo cambiamento ha infatti segnato il profondo cambio di paradigma ideologico, politico e mentale che ha permesso di attraversare fasi di profonda trasformazione e mettere a punto la proposta del Confederalismo Democratico di cui abbiamo parlato nella puntata precedente.\r\n\r\nNei suoi scritti dal carcere e più specificamente nella Roadmap verso i negoziati, scritta nel 2009 in un momento storico in cui il governo turco sembrava disposto a compiere passi verso la risoluzione del problema cruciale della Turchia, ossia la questione curda, Ocalan metteva a fuoco la natura di movimento politico che la democratizzazione deve avere: non può essere portata avanti per esempio da un regime di governo statale permanente e sistematico, a meno che non si basi su una costituzione, un contratto sociale nato dal consenso all'interno della società. Questa natura mai statica della democratizzazione e della pace è quella che sta alla base anche della sociologia e ideologia del partito, che in quanto organizzazione rivoluzionaria, non può che essere in completa sintonia con i momenti storici che attraversa e con l'andamento dialettico della storia. Nella fase attuale possiamo dire che il Pkk ha svolto il suo ruolo storico e ora, con la costruzione del KCK, l'unione delle Comunità del Kurdistan, e la rivoluzione in Rojava, c'è l'opportunità di andare oltre e permettere che il ruolo di avanguardia sia nelle mani della società stessa.\r\n\r\nLeggiamo dal testo del 2006: \"Il problema della democratizzazione e le sue soluzioni sono strettamente legati ai rapporti tra storicità e presente. Ignorando i problemi già vissuti nella storia e le loro possibili soluzioni, non riusciremo a capire la democratizzazione nè qualsiasi altro problema sociale.\" Dobbiamo analizzare la situazione attuale come espressione della storia e questo sta anche nel significato dell'appello verso le forze antisistema globali, richiamate alla presa di responsabilità storica a organizzarsi e organizzare la pace. \r\n\r\nCon questo discorso che si distingue anche per la sua capacità di leggere il passato e il futuro sul lungo periodo, l'invito che Ocalan fa è anche a non considerare le condizioni di guerra attuali come se fossero così lunghe da determinare un'impossibilità di cambiamento e un'inevitabile staticità. \r\n\r\nLa relazione tra turchi e curdi è stata segnata da un'alleanza e cooperazione tra popoli per oltre un millennio, anche se oggi è invece una relazione fragile per via degli ultimi 200 anni di storia segnata dal massiccio e logorante agire delle forze capitaliste ed egemoniche guidate da sporchi interessi di classe. Per la maggior parte del tempo della storia dell'umanità le cose non sono state così come le viviamo ora e solo avendo chiaro ciò possiamo costruire una vera speranza e un piano politico per il futuro. \r\n\r\nE'tutto sommato normale che i nostri giornali mainstream stiano leggendo questo appello al disarmo come una chiamata alla resa e in generale come segno di debolezza della linea del partito, perchè fino ad ora questi media sono stati, chi più chi meno, strumenti di propaganda di stato e lo stato-nazione è dalla sua nascita il maggiore promotore di dominio e violenza. La responsabilità che bisogna essere in grado di raccogliere è anche quella di cambiare questa narrazione sull'inevitabilità assoluta della violenza, di staccarci dalla mentalità patriarcale e statalista per cui se rinunci alla violenza sei un debole. La proposta di Ocalan, incarnata nel partito e nel movimento, è che l'emancipazione dalla guerra sia un salto reale, ora necessario più che mai, di maturazione strategica, un punto chiave dell'elaborazione ideologica e questione politica che affonda le sue radici in un più profondo cambiamento di mentalità, verso la costruzione di una filosofia della pace. Perché una pace giusta è uno dei più alti obiettivi rivoluzionari. \r\n\r\n \r\n\r\nSono di domenica mattina tuttavia le notizie di nuovi bombardamenti Turchi sulle montagne della regione di Zap del Basur, il Kurdistan iracheno, a poche ore dalla dichiarazione di cessate il fuoco del pkk, cessate il fuoco che mantiene la possibilità di autodifesa in caso di attacchi.\r\n\r\nNon si ferma insomma la lotta, ma si apre ora una nuova fase, perfettamente in linea con tutto ciò che è stato proposto e messo in atto sul piano politico e sul piano ideologico negli scorsi 20 anni. Questa chiamata storica giunge nel momento in cui la lotta da parte dei compagni e delle compagne era al massimo delle sue forze, ed è proprio per questo che è stato possibile fare un atto che niente ha a che vedere con la resa, ma piuttosto, con il tentativo di realizzare la pace e la democrazia al suo livello più alto.\r\n\r\nCome sottolineato dal comunicato del comitato esecutivo del partito, la dichiarazione di Ocalan è un invito anche a vivere i tempi futuri in maniera più significativa, a partire dalla giornata del newroz, il capodanno curdo, e l'otto marzo, giornata emblema di questa rivoluzione basata sulla libertà delle donne e sullo sviluppo di una vita sociale, morale e politica nella linea della civilità democratica.\r\n\r\n ","10 Marzo 2025","2025-03-10 10:04:40","Come leggere la dichiarazione di Abdullah Ocalan? 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Una postilla accompagna la dichiarazione e riporta: \"Indubbiamente, la deposizione delle armi e lo scioglimento del PKK richiedono in pratica il riconoscimento di una politica democratica e di un quadro giuridico.\"\r\n\r\nE' infatti chiaro che questo invito di rilevanza storica non esorta affatto alla resa e si pone anzi in linea con la prospettiva di pace che il partito abbraccia già dal '93 e che viene da allora accompagnata dalla volontà di costruire una risposta democratica, pratica e risolutiva alla questione della convivenza tra i popoli in Medio Oriente.\r\n\r\nAnche per quanto riguarda lo scioglimento del partito è importante comprendere come non si tratti di un invito alla sconfitta, così come non è niente di nuovo o di inaspettato o di incoerente con la linea ideologica e politica mantenuta fino a ora. al contrario, il pkk si è già sciolto in passato e una decina d'anni fa questo cambiamento ha infatti segnato il profondo cambio di paradigma ideologico, politico e mentale che ha permesso di attraversare fasi di profonda trasformazione e mettere a punto la proposta del Confederalismo Democratico di cui abbiamo parlato nella puntata precedente.\r\n\r\nNei suoi scritti dal carcere e più specificamente nella Roadmap verso i negoziati, scritta nel 2009 in un momento storico in cui il governo turco sembrava disposto a compiere passi verso la risoluzione del problema cruciale della Turchia, ossia la questione curda, Ocalan metteva a fuoco la natura di movimento politico che la democratizzazione deve avere: non può essere portata avanti per esempio da un regime di governo statale permanente e sistematico, a meno che non si basi su una costituzione, un contratto sociale nato dal consenso all'interno della società. Questa natura mai statica della democratizzazione e della pace è quella che sta alla base anche della sociologia e ideologia del partito, che in quanto organizzazione rivoluzionaria, non può che essere in completa sintonia con i momenti storici che attraversa e con l'andamento dialettico della storia. Nella fase attuale possiamo dire che il Pkk ha svolto il suo ruolo storico e ora, con la costruzione del KCK, l'unione delle Comunità del Kurdistan, e la rivoluzione in Rojava, c'è l'opportunità di andare oltre e permettere che il ruolo di avanguardia sia nelle mani della società stessa.\r\n\r\nLeggiamo dal testo del 2006: \"Il problema della democratizzazione e le sue soluzioni sono strettamente legati ai rapporti tra storicità e presente. Ignorando i problemi già vissuti nella storia e le loro possibili soluzioni, non riusciremo a capire la democratizzazione nè qualsiasi altro problema sociale.\" Dobbiamo analizzare la situazione attuale come espressione della storia e questo sta anche nel significato dell'appello verso le forze antisistema globali, richiamate alla presa di responsabilità storica a organizzarsi e organizzare la pace. \r\n\r\nCon questo discorso che si distingue anche per la sua capacità di leggere il passato e il futuro sul lungo periodo, l'invito che Ocalan fa è anche a non considerare le condizioni di guerra attuali come se fossero così lunghe da determinare un'impossibilità di cambiamento e un'inevitabile staticità. \r\n\r\nLa relazione tra turchi e curdi è stata segnata da un'alleanza e cooperazione tra popoli per oltre un millennio, anche se oggi è invece una relazione fragile per via degli ultimi 200 anni di storia segnata dal massiccio e logorante agire delle forze capitaliste ed egemoniche guidate da sporchi interessi di classe. Per la maggior parte del tempo della storia dell'umanità le cose non sono state così come le viviamo ora e solo avendo chiaro ciò possiamo costruire una vera speranza e un piano politico per il futuro. \r\n\r\nE'tutto sommato normale che i nostri giornali mainstream stiano leggendo questo appello al disarmo come una chiamata alla resa e in generale come segno di debolezza della linea del partito, perchè fino ad ora questi media sono stati, chi più chi meno, strumenti di propaganda di stato e lo stato-nazione è dalla sua nascita il maggiore promotore di dominio e violenza. La responsabilità che bisogna essere in grado di raccogliere è anche quella di cambiare questa narrazione sull'inevitabilità assoluta della violenza, di staccarci dalla mentalità patriarcale e statalista per cui se rinunci alla violenza sei un debole. La proposta di Ocalan, incarnata nel partito e nel movimento, è che l'emancipazione dalla guerra sia un salto reale, ora necessario più che mai, di maturazione strategica, un punto chiave dell'elaborazione ideologica e questione politica che affonda le sue radici in un più profondo cambiamento di mentalità, verso la costruzione di una filosofia della pace. Perché una pace giusta è uno dei più alti obiettivi rivoluzionari. \r\n\r\n \r\n\r\nSono di domenica mattina tuttavia le notizie di nuovi bombardamenti Turchi sulle montagne della regione di Zap del Basur, il Kurdistan iracheno, a poche ore dalla dichiarazione di cessate il fuoco del pkk, cessate il fuoco che mantiene la possibilità di autodifesa in caso di attacchi.\r\n\r\nNon si ferma insomma la lotta, ma si apre ora una nuova fase, perfettamente in linea con tutto ciò che è stato proposto e messo in atto sul piano politico e sul piano ideologico negli scorsi 20 anni. Questa chiamata storica giunge nel momento in cui la lotta da parte dei compagni e delle compagne era al massimo delle sue forze, ed è proprio per questo che è stato possibile fare un atto che niente ha a che vedere con la resa, ma piuttosto, con il tentativo di realizzare la pace e la democrazia al suo livello più alto.\r\n\r\nCome sottolineato dal comunicato del comitato esecutivo del partito, la dichiarazione di Ocalan è un invito anche a vivere i tempi futuri in maniera più significativa, a partire dalla giornata del newroz, il capodanno curdo, e l'otto marzo, giornata emblema di questa rivoluzione basata sulla libertà delle donne e sullo sviluppo di una vita sociale, morale e politica nella linea della civilità democratica.\r\n\r\n ",[436],{"field":99,"matched_tokens":437,"snippet":433,"value":434},[69],{"best_field_score":140,"best_field_weight":177,"fields_matched":107,"num_tokens_dropped":49,"score":178,"tokens_matched":107,"typo_prefix_score":49},{"document":440,"highlight":453,"highlights":458,"text_match":138,"text_match_info":461},{"comment_count":49,"id":441,"is_sticky":49,"permalink":442,"podcastfilter":443,"post_author":444,"post_content":445,"post_date":446,"post_excerpt":54,"post_id":441,"post_modified":447,"post_thumbnail":448,"post_title":449,"post_type":339,"sort_by_date":450,"tag_links":451,"tags":452},"96299","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-06-03-2025-turchia-apo-abbassa-le-armi-il-pkk-verso-lo-scioglimento-serbia-le-proteste-degli-studenti-svegliano-lopposizione-parlamentare-la-corsa-al-riarmo-europea-ingrassa-le/",[281],"radiokalakuta","In questa puntata Bastioni di Orione incontra Murat Cynar per inquadrare gli scenari futuri dopo le dichiarazioni di Ocalan dal carcere di Imrali sullo scioglimento del PKK . Da ottobre scorso quando il leader nazionalista Devlet Bahceli ha lanciato un appello al dialogo verso l'opposizione filo curda si è innestato un processo di disgelo verso il PKK che passando per la visita del nipote ad Apo alle dichiarazioni di apprezzamento da parte di Ocalan dell'appello al dialogo lanciato da Bahceli fino all'incontro con la delegazione del Dem ( Il Partito dell'Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli ) arriva alla lettura del comunicato di Ocalan in cui invita il suo movimento ad avviare una discussione interna che conduca ad abbandonare le armi e a dissolversi. Il Pkk non si è arreso perchè non è stato sconfitto, prende atto dell'apertura di una nuova fase ma il processo di disarmo dovrà passare per un momento assembleare dei militanti per valutare lo scioglimento ed intraprendere un percorso nuovo. La leadership del PKK sembra allineata all'analisi di Ocalan cui sono sempre arrivati messaggi di solidarietà da tutti i fronti, non è chiaro se l'appello di Apo si rivolgesse anche alle forze curde impegnate nel nord della Siria .Erdogan vuole liberarsi del problema curdo per affrontare l'impegno in Siria ed eventuali sviluppi futuri nell'area che possano coinvolgere l'Iran ,mentre sul piano interno punta ai voti del partito filo curdo Dem per una eventuale riforma costituzionale che gli consenta un ulteriore mandato. Il pragmatismo che informa la politica estera turca consente ad Ankara di essere presente su vari scenari con differenti intensità di coinvolgimento anche militari ,dalla Libia alla Siria dal golfo Persico al corno d'Africa, rimanendo al contempo un perno irrinunciabile del fianco meridionale della Nato.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-DI-ORIONE-06032025-MURAT.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Tatiana Djordjevic torniamo sulla Serbia dopo gli scontri all'interno del parlamento ,che dimostrano quanto sia dirompente la protesta di piazza degli studenti e di tanta parte della società serba ,tanto da far esplodere le contraddizioni anche all'interno della sonnachiosa opposizione parlamentare che finora è stata tenuta a debita distanza dal movimento. Durante la sessione in cui era prevista la formalizzazione delle dimissioni del primo ministro Miloš Vučević ,dimessossi in seguito alle proteste , alcuni parlamentari dell’opposizione hanno acceso torce da stadio e granate fumogene, è scoppiata una rissa dopo che la maggioranza aveva approvato l’agenda della giornata, secondo cui la formalizzazione delle dimissioni di Vučević sarebbe avvenuta alla fine della seduta . L’opposizione aveva criticato questa scelta, ma la maggioranza aveva proceduto comunque: a quel punto è iniziata la protesta dentro all’aula. La sessione è poi ricominciata, ma intanto una folla di manifestanti si era riunita davanti al parlamento. Che sia un tentativo dell'opposizione parlamentare di prendersi la scena mediatica o che le tematiche della protesta di piazza stiano mettendo a nudo le contraddizioni del sistema di potere di Vucic ,di sicuro la pervicacia del movimento nelle mobilitazioni di piazza che si stanno svolgendo da quattro mesi in Serbia e che sono considerate le più grandi contestazioni al governo nazionale degli ultimi trent’anni ,e la sua ampiezza stanno generando una crisi di legittimità del regime di Vucic. Per il 15 marzo è prevista un altra grande manifestazione a Belgrado che misurerà l'entità della risposta del regime non nuovo a derive autoritarie e repressive.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-DI-ORIONDE-06032025-SERBIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Antonio Mazzeo , guardiamo alla proposta che Ursula von der Leyen che ha presentato – RearmEurope – di investire 800 miliardi di euro nel riarmo , la maggior parte delle risorse verrà dai bilanci nazionali, finora soggetti a ferree leggi di austerità ,ma per la armi si farà eccezione, lasciando ai governi la facoltà di sforare deficit e debito solo per questo capitolo di spesa. Il resto in parte da fondi di coesione e Pnrr, da Bei e Mes. Il processo di riarmo europeo non è estemporaneo ma è stato avviato fin dalla prima guerra del Golfo e accelerato dalla guerra nei Balcani alla fine degli anni '90 . Si sta strutturando un' alleanza tra complesso militare industriale, generali,media e politici che storicamente è sempre stata all'origine dei conflitti e che ha generato un' accelerazione dei preparativi bellici . I passi decisivi sono stati la riconversione bellica delle produzioni civili per scopi militari,l'adeguamento delle reti infrastrutturali alle esigenze militari ,la costruzione del nemico e la militarizzazione della società attraverso una complessa ed articolata campagna mediatica ,l'arruolamento dei civili nella mobilitazione bellica che parte dalle scuole passando per i posti di lavoro. Con l'apparente disimpegno americano dall'Ucraina si mette in atto una ridistribuzione degli impegni finanziari a scopo bellico ,con un onere maggiore per la UE mentre gli sforzi americani si rivolgono verso l'indo Pacifico .Gli USA hanno un nemico da affrontare a lungo termine che è la Cina ,il fronte europeo non è più rilevante per la nuova amministrazione la cui propensione bellicista è in continuità con la precedente come dimostrano i voti bipartisan al Congresso per sostenere le vendite di armi . I capitali utilizzati nell'acquisto delle armi sono transnazionali e questi piani di riarmo europei vanno a beneficio del complesso militare industriale americano con uno sfacciato trasferimento di risorse dal pubblico al privato rimettendo in discussione la struttura economico sociale su cui si è costruita l'Europa dal 1945. Le risorse sottratte al welfare e all'istruzione per la guerra negano il diritto al futuro delle nuove generazioni ,la diserzione sociale di massa dalle logiche belliche è il granello che puo' inceppare il meccanismo di riproduzione del modello della guerra come regolatore delle contraddizioni generate dal sistema di accumulazione capitalista .\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-06032025-MAZZEO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","9 Marzo 2025","2025-03-09 18:35:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 06/03/2025-TURCHIA :APO ABBASSA LE ARMI IL PKK VERSO LO SCIOGLIMENTO- SERBIA LE PROTESTE DEGLI STUDENTI SVEGLIANO L'OPPOSIZIONE PARLAMENTARE-LA CORSA AL RIARMO EUROPEA INGRASSA LE LOBBIES DELL'INDUSTRIA BELLICA.",1741535742,[342],[305],{"post_content":454},{"matched_tokens":455,"snippet":456,"value":457},[69],"Bahceli fino all'incontro con la \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> del Dem ( Il Partito dell'Uguaglianza","In questa puntata Bastioni di Orione incontra Murat Cynar per inquadrare gli scenari futuri dopo le dichiarazioni di Ocalan dal carcere di Imrali sullo scioglimento del PKK . Da ottobre scorso quando il leader nazionalista Devlet Bahceli ha lanciato un appello al dialogo verso l'opposizione filo curda si è innestato un processo di disgelo verso il PKK che passando per la visita del nipote ad Apo alle dichiarazioni di apprezzamento da parte di Ocalan dell'appello al dialogo lanciato da Bahceli fino all'incontro con la \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> del Dem ( Il Partito dell'Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli ) arriva alla lettura del comunicato di Ocalan in cui invita il suo movimento ad avviare una discussione interna che conduca ad abbandonare le armi e a dissolversi. Il Pkk non si è arreso perchè non è stato sconfitto, prende atto dell'apertura di una nuova fase ma il processo di disarmo dovrà passare per un momento assembleare dei militanti per valutare lo scioglimento ed intraprendere un percorso nuovo. La leadership del PKK sembra allineata all'analisi di Ocalan cui sono sempre arrivati messaggi di solidarietà da tutti i fronti, non è chiaro se l'appello di Apo si rivolgesse anche alle forze curde impegnate nel nord della Siria .Erdogan vuole liberarsi del problema curdo per affrontare l'impegno in Siria ed eventuali sviluppi futuri nell'area che possano coinvolgere l'Iran ,mentre sul piano interno punta ai voti del partito filo curdo Dem per una eventuale riforma costituzionale che gli consenta un ulteriore mandato. Il pragmatismo che informa la politica estera turca consente ad Ankara di essere presente su vari scenari con differenti intensità di coinvolgimento anche militari ,dalla Libia alla Siria dal golfo Persico al corno d'Africa, rimanendo al contempo un perno irrinunciabile del fianco meridionale della Nato.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-DI-ORIONE-06032025-MURAT.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Tatiana Djordjevic torniamo sulla Serbia dopo gli scontri all'interno del parlamento ,che dimostrano quanto sia dirompente la protesta di piazza degli studenti e di tanta parte della società serba ,tanto da far esplodere le contraddizioni anche all'interno della sonnachiosa opposizione parlamentare che finora è stata tenuta a debita distanza dal movimento. Durante la sessione in cui era prevista la formalizzazione delle dimissioni del primo ministro Miloš Vučević ,dimessossi in seguito alle proteste , alcuni parlamentari dell’opposizione hanno acceso torce da stadio e granate fumogene, è scoppiata una rissa dopo che la maggioranza aveva approvato l’agenda della giornata, secondo cui la formalizzazione delle dimissioni di Vučević sarebbe avvenuta alla fine della seduta . L’opposizione aveva criticato questa scelta, ma la maggioranza aveva proceduto comunque: a quel punto è iniziata la protesta dentro all’aula. La sessione è poi ricominciata, ma intanto una folla di manifestanti si era riunita davanti al parlamento. Che sia un tentativo dell'opposizione parlamentare di prendersi la scena mediatica o che le tematiche della protesta di piazza stiano mettendo a nudo le contraddizioni del sistema di potere di Vucic ,di sicuro la pervicacia del movimento nelle mobilitazioni di piazza che si stanno svolgendo da quattro mesi in Serbia e che sono considerate le più grandi contestazioni al governo nazionale degli ultimi trent’anni ,e la sua ampiezza stanno generando una crisi di legittimità del regime di Vucic. Per il 15 marzo è prevista un altra grande manifestazione a Belgrado che misurerà l'entità della risposta del regime non nuovo a derive autoritarie e repressive.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-DI-ORIONDE-06032025-SERBIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Antonio Mazzeo , guardiamo alla proposta che Ursula von der Leyen che ha presentato – RearmEurope – di investire 800 miliardi di euro nel riarmo , la maggior parte delle risorse verrà dai bilanci nazionali, finora soggetti a ferree leggi di austerità ,ma per la armi si farà eccezione, lasciando ai governi la facoltà di sforare deficit e debito solo per questo capitolo di spesa. Il resto in parte da fondi di coesione e Pnrr, da Bei e Mes. Il processo di riarmo europeo non è estemporaneo ma è stato avviato fin dalla prima guerra del Golfo e accelerato dalla guerra nei Balcani alla fine degli anni '90 . 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Le risorse sottratte al welfare e all'istruzione per la guerra negano il diritto al futuro delle nuove generazioni ,la diserzione sociale di massa dalle logiche belliche è il granello che puo' inceppare il meccanismo di riproduzione del modello della guerra come regolatore delle contraddizioni generate dal sistema di accumulazione capitalista .\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-06032025-MAZZEO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[459],{"field":99,"matched_tokens":460,"snippet":456,"value":457},[69],{"best_field_score":140,"best_field_weight":177,"fields_matched":107,"num_tokens_dropped":49,"score":178,"tokens_matched":107,"typo_prefix_score":49},{"document":463,"highlight":478,"highlights":483,"text_match":138,"text_match_info":486},{"comment_count":49,"id":464,"is_sticky":49,"permalink":465,"podcastfilter":466,"post_author":467,"post_content":468,"post_date":469,"post_excerpt":54,"post_id":464,"post_modified":470,"post_thumbnail":471,"post_title":472,"post_type":339,"sort_by_date":473,"tag_links":474,"tags":476},"94731","http://radioblackout.org/podcast/stakkastakka-15-gennaio-2025-le-vacanze-spaziali-di-stakkastakka/",[292],"sowdust","La nostra delegazione in missione ci racconta alcuni talk del Chaos Computer Club\r\n\r\nInvestigating the Iridium Satellite Network\r\n\r\nHacking yourself a satellite - recovering BEESAT-1 \r\n\r\nAn open-source guide to the galaxy: Our journey with Ariane 6 \r\n\r\nAbbiamo parlato poi delle nuove regole di moderazione di Meta, di una serie di improbabili attacchi incendiari in Russia e delle difficoltà di Open AI.\r\n[Scarica la puntata]","15 Gennaio 2025","2025-01-15 13:36:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/iridium_satellite-200x110.jpeg","StakkaStakka 15 gennaio 2025 - le vacanze spaziali di stakkastakka",1736948188,[475],"http://radioblackout.org/tag/stakkastakka/",[477],"stakkastakka",{"post_content":479},{"matched_tokens":480,"snippet":481,"value":482},[69],"La nostra \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> in missione ci racconta alcuni","La nostra \u003Cmark>delegazione\u003C/mark> in missione ci racconta alcuni talk del Chaos Computer Club\r\n\r\nInvestigating the Iridium Satellite Network\r\n\r\nHacking yourself a satellite - recovering BEESAT-1 \r\n\r\nAn open-source guide to the galaxy: Our journey with Ariane 6 \r\n\r\nAbbiamo parlato poi delle nuove regole di moderazione di Meta, di una serie di improbabili attacchi incendiari in Russia e delle difficoltà di Open AI.\r\n[Scarica la puntata]",[484],{"field":99,"matched_tokens":485,"snippet":481,"value":482},[69],{"best_field_score":140,"best_field_weight":177,"fields_matched":107,"num_tokens_dropped":49,"score":178,"tokens_matched":107,"typo_prefix_score":49},6637,{"collection_name":339,"first_q":69,"per_page":17,"q":69},["Reactive",490],{},["Set"],["ShallowReactive",493],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fbJFx3AFYq802QQwQPcT1qlMyg1bGqr8Agyr48ug3pKU":-1},true,"/search?query=delegazione"]