","Contro le metafore belliche della pandemia","post",1585854931,[60,61,62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/analisi-critica-del-discorso/","http://radioblackout.org/tag/cose/","http://radioblackout.org/tag/demilitarizzazione/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/metafore/","http://radioblackout.org/tag/pandemia/","http://radioblackout.org/tag/parole/",[33,17,31,21,27,25,19],{"tags":69},[70,72,74,77,79,81,83],{"matched_tokens":71,"snippet":33},[],{"matched_tokens":73,"snippet":17},[],{"matched_tokens":75,"snippet":76},[31],"\u003Cmark>demilitarizzazione\u003C/mark>",{"matched_tokens":78,"snippet":21},[],{"matched_tokens":80,"snippet":27},[],{"matched_tokens":82,"snippet":25},[],{"matched_tokens":84,"snippet":19},[],[86],{"field":34,"indices":87,"matched_tokens":88,"snippets":90},[38],[89],[31],[76],578730123365712000,{"best_field_score":93,"best_field_weight":94,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":95,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":46},"1108091339008",13,"578730123365711977",{"document":97,"highlight":117,"highlights":122,"text_match":126,"text_match_info":127},{"cat_link":98,"category":99,"comment_count":46,"id":100,"is_sticky":46,"permalink":101,"post_author":49,"post_content":102,"post_date":103,"post_excerpt":104,"post_id":100,"post_modified":105,"post_thumbnail":106,"post_thumbnail_html":107,"post_title":108,"post_type":57,"sort_by_date":109,"tag_links":110,"tags":115},[43],[45],"10245","http://radioblackout.org/2012/10/la-guerra-in-casa-il-corteo-no-muos-a-niscemi/","Il 6 ottobre si svolgerà a Niscemi una manifestazione antimilitarista contro il Muos, un sistema di comunicazioni satellitari basato su onde ad altissima frequenza, che qunado entrerà in funzione diverrà il perno delle nuove guerre degli Stati Uniti.\r\nContro quest'ennesima installazione bellica in Sicilia, sempre più portaerei per le guerre di oggi e di domani, sta crescendo la lotta dei comitati di cittadini, che sempre più numerosi si battono contro il Muos. All'inizio di settembre un gruppo di attivisti ha provato a contrastare attivamente i lavori nella sughereta di Niscemi: 17 sono stati denunciati per quest'azione.\r\nLa manifestazione di sabato 6 ottobre dovrebbe costituire una sorta di prova del fuoco per un movimento popolare che sta crescendo. In contemporanea si svolgerà un corteo in Australia, dove è in costruzione una installazione simile.\r\nNe abbiamo parlato con Pippo Gurrieri, di cui riportiamo sotto un articolo uscito sul settimanale Umanità Nova.\r\n\r\nAscolta l'intervista: [audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/10/No-nuos.mp3\"]\r\n\r\nScarica l'audio\r\n\r\nLa militarizzazione della Sicilia, dalla fine ufficiale della guerra fredda, non solo non è diminuita, ma ha interessato nuovi territori, adeguandosi alle più moderne strategie belliche statunitensi. Lo smantellamento della base missilistica costruita nell’area dell’ex aeroporto Magliocco di Comiso, alla fine degli anni ottanta, non fu il trionfo della pace sui venti di guerra, ma l’inizio di una nuova e più pericolosa fase in cui l’unica superpotenza rimasta ha rimodulato i suoi progetti di accaparramento violento delle risorse altrui (Iraq, Afganistan, ecc.), e di fronteggiamento della Cina, super potenza emergente, oggi probabilmente più forte dell’Amerika.\r\n\r\nIn questi piani le basi americane in Sicilia sono state rafforzate e hanno accolto truppe, mezzi e ruoli un tempo di altri siti del Centro e del Nord Europa.\r\n\r\nLe nuove guerre che gli Stati Uniti si apprestano a combattere, sono altamente tecnologizzate e permettono di dispiegare armi sempre più efficaci e micidiali, il cui impiego rende l’armata americana quasi invincibile. Le guerre le faranno aerei senza pilota, missili a gettata intercontinentale, sistemi satellitari; provocheranno tanti morti in campo “nemico”, specie tra i civili, ma negli USA non rientreranno più militari dentro bare coperte dalla bandiera a stelle e strisce; il Pentagono annullerà così uno degli effetti negativi che ne hanno condizionato le politiche di aggressione; la guerra scomparirà dalla vista degli americani e sarà solo una “war game” per operatori di computer.\r\n\r\nLa costruzione della base MUOS (Mobile User Object System) di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, a ridosso di Gela, rappresenta un tassello di queste scelte; sono quattro le basi MUOS nel pianeta: Australia, Hawaii, Virginia e Sicilia; le prime tre in aree desertiche, la quarta in Sicilia, a 2 km da una cittadina di 30 mila abitanti, e per di più all’interno di un sito di interesse comunitario: la Sughereta di Niscemi. Il MUOS, sistema di comunicazioni satellitari basato su onde ad altissima frequenza, è il perno delle nuove guerre americane; quando entrerà in funzione (attorno al 2015), tutte le forze armate USA di terra, di cielo, di mare e sottomarine, ovunque stanziate, potranno essere messe in allerta e in azione simultaneamente; dal MUOS dipenderà il funzionamento dei droni (gli aerei senza pilota) già sperimentati con “successo” durante la guerra di Libia, di cui la base di Sigonella è diventata la capitale mondiale. “Sciami” di droni dalla Sicilia partiranno per bombardare qualsiasi zona del Mondo. Sigonella e Niscemi, dunque, ma anche Trapani Birgi, sono il futuro teatro delle operazioni militari USA. Gli aeroporti civili di Trapani e Catania Fontanarossa già adesso subiscono blocchi improvvisi per gli atterraggi dei droni, che hanno priorità sui voli civili.\r\n\r\nIl MUOS è quindi un tassello d’importanza mondiale nella strategia della nuova guerra americana; non può essere guardato come un problema dei niscemesi o al massimo dei siciliani. Sarà pericoloso sin da quando entrerà in funzione poiché le sue emissioni elettromagnetiche interferiranno con ogni tipo di apparecchiatura elettronica nel raggio d decine di km; inoltre il suo fascio di onde metterà fuori uso qualsiasi cosa incontri, tanto è vero che da Sigonella, dove inizialmente doveva essere installalto, è stato spostato a Niscemi, a 60 km circa: le apparecchiature della base e quelle degli stessi aerei militari avrebbero corso seri rischi. Tutt’intorno, per un raggio di 120 km, la vita delle persone ne sarà compromessa, in maniera particolare quella dei bambini e degli anziani: tumari al cervello, leucemie, glaucoma, distacchi della retina, malformazioni genetiche, problemi alla fertilità e alla libido, disturbi nervosi; l’ambiente ne sarà intaccato in maniera irreversibile. Tanto più che già l’attuale base americana NRTF (Naval Radio Transmitter Facility) per le comunicazioni radio con arei e satelliti e con i sommergibili a propulsione nucleare, costruita all’interno della Sughereta nel 1991, produce emissioni di onde ad altissima e a bassissima frequenza in quantità fortemente inquinanti, e i danni provocati alla salute dei niscemesi, che ne sono più esposti, sono ingenti, per quanto mescolati con quelli dell’inquinamento del vicino Petrolchimico di Gela e non adeguatamente monitorati.\r\n\r\nCi troviamo di fronte a un’impennata della militarizzazione dalla portata eccezionale; tutte le altre basi in Sicilia e nelle isole minori vengono potenziate, mentre a Messina, nel cuore dello Stretto, lo storico Arsenale militare è destinato a divenire il Centro di eccellenza per la “demilitarizzazione e lo smaltimento” delle unità navali dell’Alleanza Atlantica fino a duemila tonnellate (il cosiddetto “naviglio sottile”); con annessa area di stoccaggio dove verranno assemblati agenti inquinanti e cancerogeni, rifiuti tossici e speciali e soprattutto un’enorme quantità di amianto da maneggiare, trattare e “bonificare” a due passi dal centro urbano.\r\n\r\nIn tutto questo si muovono le ditte legate alla mafia, le prime ad essere interessate a garantire l’ordine e la regolarità dei lavori ai committenti americani, come la Calcestruzzi di Niscemi, che da quanto il governo MPA-PD della regione ha concesso il nulla osta alla costruzione del MUOS (giugno 2011), ha fatto lavorare notte e giorno i propri dipendenti per completare l’impianto e la posa in opera delle parabole in tempi record, naturalmente dopo aver spianato una collina nell’area protetta della Sughereta.\r\n\r\nLa Sicilia continua ad essere occupata dall’esercito amerikano, ipotecata dalle strategie del Pentagono, proiettata nelle guerre del futuro come avamposto dei sistemi d’arma di ultima generazione e ovviamente obiettivo molto sensibile per qualsiasi tipo di ritorsione.\r\n\r\nPer questo noi anarchici riteniamo importante riprendere la parola d’ordine di Mirikani Jativinni, che fu la nostra bandiera durante la lotta contro la costruzione della base missilistica di Comiso, e quindi, oggi più che mai occorre gridare No al MUOS! Mirkani jativinni! Oggi più che mai bisogna travolgere con un movimento di protesta sempre più forte, non solo i militari amerikani, ma tutti i servi politici e i complici che gli hanno permesso e gli permettono di fare i loro porci comodi, a partire dal governatore Raffaele Lombardo, passando per il PD che adesso cerca di cavalcare la battaglia contro il MUOS, mentre un anno fa ne avallava la costruzione, e che per anni ha finto di non vedere e non sentire, sia quando Berlusconi (2005) ha dato il “permesso” agli USA di costruire il MUOS, sia quando il governo Prodi (2006) glielo ha confermato.\r\n\r\nE’ in atto in molte province una forte campagna di sensibilizzazione che ha squarciato il velo dell’omertà e del silenzio, ma soprattutto della delega. Sono sorti decine di comitati NO MUOS lungo l’asse sud orientale dell’isola, e si vanno estendendo in altre zone del centro e dell’est; sono realtà eterogenee tra di loro e al loro interno, però in questa fase assolvono al compito importantissimo di far conoscere cos’è il MUOS, organizzando centinaia di banchetti di propaganda e raccolta firme, decine di conferenze, manifestazioni, presidi, grazie ai quali l’opinione pubblica è sempre più informata ed il consenso alla lotta contro il MUOStro è salito in maniera significativa. Sta crescendo così, accanto alla “vecchia” generazione di Comiso che si è battuta contro i missili, contro gli interventi militari in Iraq, per la smilitarizzazione di Sigonella, una nuova generazione dalle forti sensibilità ambientaliste, che man mano prende atto del contesto di guerra in cui la vicenda MUOS ci proietta, e che si rende conto, al di là dei metodi spesso contraddittori ed ingenui che una parte porta avanti (percorsi legalitari dietro sindaci e deputati, credere veramente nel “potere” di centomila firme raccolte, fiducia eccessiva nelle battaglie simboliche), che il MUOS vada bloccato, e comunque vada fatto smantellare, assieme alla base NRTF e a tutte le basi amerikane in Sicilia. Dalla preoccupazione per la salute e per l’ambiente è passata alla richiesta di un Mediterraneo mare di pace e ha intrapreso una dinamica di attivismo autonoma dai partiti. Così, mentre da una parte si è pronti a passare alla seconda fase della mobilitazione, quella dei presidi alla Sughereta, delle azioni dirette a scopo dimostrativo, delle azioni di disturbo verso i militari italiani e amerikani, in altre parti si prosegue con la costituzione delle realtà di base e della sensibilizzazione primaria. Ma non è più rinviabile il tentativo di fare assumere una centralità nazionale alla lotta contro il MUOS, impegno verso il quale noi anarchici dobbiamo dare il massimo per lasciare una forte impronta antimilitarista. Le premesse ci sono tutte perché quella contro il MUOS divenga presto una lotta popolare estesa e travolgente.\r\nPippo Gurrieri","4 Ottobre 2012","Il 6 ottobre si svolgerà a Niscemi una manifestazione antimilitarista contro il Muos, un sistema di comunicazioni satellitari basato su onde ad altissima frequenza, che qunado entrerà in funzione diverrà il perno delle nuove guerre degli Stati Uniti.\r\nContro quest'ennesima installazione bellica in Sicilia, sempre più portaerei per le guerre di oggi e di domani, sta crescendo la lotta dei comitati di cittadini, che sempre più numerosi si battono contro il Muos. All'inizio di settembre un gruppo di attivisti ha provato a contrastare attivamente i lavori nella sughereta di Niscemi: 17 sono stati denunciati per quest'azione.\r\nLa manifestazione di sabato 6 ottobre dovrebbe costituire una sorta di prova del fuoco per un movimento popolare che sta crescendo. In contemporanea si svolgerà un corteo in Australia, dove è in costruzione una installazione simile.\r\nNe abbiamo parlato con Pippo Gurrieri, di cui riportiamo sotto un articolo uscito sul settimanale Umanità Nova.\r\n\r\nLa militarizzazione della Sicilia, dalla fine ufficiale della guerra fredda, non solo non è diminuita, ma ha interessato nuovi territori, adeguandosi alle più moderne strategie belliche statunitensi. Lo smantellamento della base missilistica costruita nell’area dell’ex aeroporto Magliocco di Comiso, alla fine degli anni ottanta, non fu il trionfo della pace sui venti di guerra, ma l’inizio di una nuova e più pericolosa fase in cui l’unica superpotenza rimasta ha rimodulato i suoi progetti di accaparramento violento delle risorse altrui (Iraq, Afganistan, ecc.), e di fronteggiamento della Cina, super potenza emergente, oggi probabilmente più forte dell’Amerika.\r\n\r\nIn questi piani le basi americane in Sicilia sono state rafforzate e hanno accolto truppe, mezzi e ruoli un tempo di altri siti del Centro e del Nord Europa.\r\n\r\nLe nuove guerre che gli Stati Uniti si apprestano a combattere, sono altamente tecnologizzate e permettono di dispiegare armi sempre più efficaci e micidiali, il cui impiego rende l’armata americana quasi invincibile. Le guerre le faranno aerei senza pilota, missili a gettata intercontinentale, sistemi satellitari; provocheranno tanti morti in campo “nemico”, specie tra i civili, ma negli USA non rientreranno più militari dentro bare coperte dalla bandiera a stelle e strisce; il Pentagono annullerà così uno degli effetti negativi che ne hanno condizionato le politiche di aggressione; la guerra scomparirà dalla vista degli americani e sarà solo una “war game” per operatori di computer.\r\n\r\nLa costruzione della base MUOS (Mobile User Object System) di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, a ridosso di Gela, rappresenta un tassello di queste scelte; sono quattro le basi MUOS nel pianeta: Australia, Hawaii, Virginia e Sicilia; le prime tre in aree desertiche, la quarta in Sicilia, a 2 km da una cittadina di 30 mila abitanti, e per di più all’interno di un sito di interesse comunitario: la Sughereta di Niscemi. Il MUOS, sistema di comunicazioni satellitari basato su onde ad altissima frequenza, è il perno delle nuove guerre americane; quando entrerà in funzione (attorno al 2015), tutte le forze armate USA di terra, di cielo, di mare e sottomarine, ovunque stanziate, potranno essere messe in allerta e in azione simultaneamente; dal MUOS dipenderà il funzionamento dei droni (gli aerei senza pilota) già sperimentati con “successo” durante la guerra di Libia, di cui la base di Sigonella è diventata la capitale mondiale. “Sciami” di droni dalla Sicilia partiranno per bombardare qualsiasi zona del Mondo. Sigonella e Niscemi, dunque, ma anche Trapani Birgi, sono il futuro teatro delle operazioni militari USA. Gli aeroporti civili di Trapani e Catania Fontanarossa già adesso subiscono blocchi improvvisi per gli atterraggi dei droni, che hanno priorità sui voli civili.\r\n\r\nIl MUOS è quindi un tassello d’importanza mondiale nella strategia della nuova guerra americana; non può essere guardato come un problema dei niscemesi o al massimo dei siciliani. Sarà pericoloso sin da quando entrerà in funzione poiché le sue emissioni elettromagnetiche interferiranno con ogni tipo di apparecchiatura elettronica nel raggio d decine di km; inoltre il suo fascio di onde metterà fuori uso qualsiasi cosa incontri, tanto è vero che da Sigonella, dove inizialmente doveva essere installalto, è stato spostato a Niscemi, a 60 km circa: le apparecchiature della base e quelle degli stessi aerei militari avrebbero corso seri rischi. 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Gli aeroporti civili di Trapani e Catania Fontanarossa già adesso subiscono blocchi improvvisi per gli atterraggi dei droni, che hanno priorità sui voli civili.\r\n\r\nIl MUOS è quindi un tassello d’importanza mondiale nella strategia della nuova guerra americana; non può essere guardato come un problema dei niscemesi o al massimo dei siciliani. Sarà pericoloso sin da quando entrerà in funzione poiché le sue emissioni elettromagnetiche interferiranno con ogni tipo di apparecchiatura elettronica nel raggio d decine di km; inoltre il suo fascio di onde metterà fuori uso qualsiasi cosa incontri, tanto è vero che da Sigonella, dove inizialmente doveva essere installalto, è stato spostato a Niscemi, a 60 km circa: le apparecchiature della base e quelle degli stessi aerei militari avrebbero corso seri rischi. Tutt’intorno, per un raggio di 120 km, la vita delle persone ne sarà compromessa, in maniera particolare quella dei bambini e degli anziani: tumari al cervello, leucemie, glaucoma, distacchi della retina, malformazioni genetiche, problemi alla fertilità e alla libido, disturbi nervosi; l’ambiente ne sarà intaccato in maniera irreversibile. Tanto più che già l’attuale base americana NRTF (Naval Radio Transmitter Facility) per le comunicazioni radio con arei e satelliti e con i sommergibili a propulsione nucleare, costruita all’interno della Sughereta nel 1991, produce emissioni di onde ad altissima e a bassissima frequenza in quantità fortemente inquinanti, e i danni provocati alla salute dei niscemesi, che ne sono più esposti, sono ingenti, per quanto mescolati con quelli dell’inquinamento del vicino Petrolchimico di Gela e non adeguatamente monitorati.\r\n\r\nCi troviamo di fronte a un’impennata della militarizzazione dalla portata eccezionale; tutte le altre basi in Sicilia e nelle isole minori vengono potenziate, mentre a Messina, nel cuore dello Stretto, lo storico Arsenale militare è destinato a divenire il Centro di eccellenza per la “\u003Cmark>demilitarizzazione\u003C/mark> e lo smaltimento” delle unità navali dell’Alleanza Atlantica fino a duemila tonnellate (il cosiddetto “naviglio sottile”); con annessa area di stoccaggio dove verranno assemblati agenti inquinanti e cancerogeni, rifiuti tossici e speciali e soprattutto un’enorme quantità di amianto da maneggiare, trattare e “bonificare” a due passi dal centro urbano.\r\n\r\nIn tutto questo si muovono le ditte legate alla mafia, le prime ad essere interessate a garantire l’ordine e la regolarità dei lavori ai committenti americani, come la Calcestruzzi di Niscemi, che da quanto il governo MPA-PD della regione ha concesso il nulla osta alla costruzione del MUOS (giugno 2011), ha fatto lavorare notte e giorno i propri dipendenti per completare l’impianto e la posa in opera delle parabole in tempi record, naturalmente dopo aver spianato una collina nell’area protetta della Sughereta.\r\n\r\nLa Sicilia continua ad essere occupata dall’esercito amerikano, ipotecata dalle strategie del Pentagono, proiettata nelle guerre del futuro come avamposto dei sistemi d’arma di ultima generazione e ovviamente obiettivo molto sensibile per qualsiasi tipo di ritorsione.\r\n\r\nPer questo noi anarchici riteniamo importante riprendere la parola d’ordine di Mirikani Jativinni, che fu la nostra bandiera durante la lotta contro la costruzione della base missilistica di Comiso, e quindi, oggi più che mai occorre gridare No al MUOS! Mirkani jativinni! Oggi più che mai bisogna travolgere con un movimento di protesta sempre più forte, non solo i militari amerikani, ma tutti i servi politici e i complici che gli hanno permesso e gli permettono di fare i loro porci comodi, a partire dal governatore Raffaele Lombardo, passando per il PD che adesso cerca di cavalcare la battaglia contro il MUOS, mentre un anno fa ne avallava la costruzione, e che per anni ha finto di non vedere e non sentire, sia quando Berlusconi (2005) ha dato il “permesso” agli USA di costruire il MUOS, sia quando il governo Prodi (2006) glielo ha confermato.\r\n\r\nE’ in atto in molte province una forte campagna di sensibilizzazione che ha squarciato il velo dell’omertà e del silenzio, ma soprattutto della delega. 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Sta crescendo così, accanto alla “vecchia” generazione di Comiso che si è battuta contro i missili, contro gli interventi militari in Iraq, per la smilitarizzazione di Sigonella, una nuova generazione dalle forti sensibilità ambientaliste, che man mano prende atto del contesto di guerra in cui la vicenda MUOS ci proietta, e che si rende conto, al di là dei metodi spesso contraddittori ed ingenui che una parte porta avanti (percorsi legalitari dietro sindaci e deputati, credere veramente nel “potere” di centomila firme raccolte, fiducia eccessiva nelle battaglie simboliche), che il MUOS vada bloccato, e comunque vada fatto smantellare, assieme alla base NRTF e a tutte le basi amerikane in Sicilia. Dalla preoccupazione per la salute e per l’ambiente è passata alla richiesta di un Mediterraneo mare di pace e ha intrapreso una dinamica di attivismo autonoma dai partiti. 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Le premesse ci sono tutte perché quella contro il MUOS divenga presto una lotta popolare estesa e travolgente.\r\nPippo Gurrieri",[123],{"field":124,"matched_tokens":125,"snippet":120,"value":121},"post_content",[31],578730123365187700,{"best_field_score":128,"best_field_weight":129,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":130,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":46},"1108091338752",14,"578730123365187697",6646,{"collection_name":57,"first_q":31,"per_page":133,"q":31},6,5,{"facet_counts":136,"found":14,"hits":150,"out_of":176,"page":14,"request_params":177,"search_cutoff":35,"search_time_ms":38},[137,143],{"counts":138,"field_name":141,"sampled":35,"stats":142},[139],{"count":14,"highlighted":140,"value":140},"I Bastioni di Orione","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":144,"field_name":34,"sampled":35,"stats":149},[145,147],{"count":14,"highlighted":146,"value":146},"BastioniOrione",{"count":14,"highlighted":148,"value":148},"Bastioni di Orione",{"total_values":38},[151],{"document":152,"highlight":167,"highlights":172,"text_match":126,"text_match_info":175},{"comment_count":46,"id":153,"is_sticky":46,"permalink":154,"podcastfilter":155,"post_author":49,"post_content":156,"post_date":157,"post_excerpt":52,"post_id":153,"post_modified":158,"post_thumbnail":159,"post_title":160,"post_type":161,"sort_by_date":162,"tag_links":163,"tags":166},"97387","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-24-04-2025-guerra-la-merce-piu-ambita-il-sistema-industriale-italiano-e-predisposto-ad-adeguarsi-alla-richiesta/",[140],"Con l'occasione offertaci dalla partecipazione al Ponte Radio del 18 aprile abbiamo pensato di approfondire la filiera dei distretti industriali italiani dedicati alla produzione bellica, al dual use o che si stanno riconvertendo al business armiero e ne è scaturito un verminaio che ci è stato illustrato da Linda Maggiori, che sta curando per l'“Atlante delle guerre” un dossier suddiviso per aree in cui molti sono i nomi di ditte e di reti tirate dai più grossi player come Leonardo o dalle presenze inquietanti, come Idf. Quella israeliana è una costante che troviamo anche nell'intervento che abbiamo registrato con Carlo Tombola, indispensabile il suo lavoro di raccolta e analisi di dati e strategie, ma anche di richiamo alla storia, alle destinazioni d'uso classiche, alla descrizione dei saperi. Oggi trasmettiamo questi due contributi al dibattito e alla denuncia; l'accumulo di indignazione e motivazione perché erompa la mobilitazione contro la produzione e preparazione della guerra proseguirà nella trasmissione del Primo Maggio con Antonio Mazzeo e Alesssandro Volpi.\r\n\r\nRiconversione al contrario: uso della filiera consolidata dai distretti industriali sul territorio\r\n\r\nLa condizione che ha visto il mondo precipitare nella Terza guerra mondiale a pezzi ha prodotto un'attenzione particolare verso indagini che perlustrano il sistema guerrafondaio. Linda Maggiori sta procedendo per “L'Atante delle Guerre” nell'excursus interno ai distretti industriali italiani, che presentano processi locali in parte differenziati tra loro dalla destinazione d'uso – talvolta già tradizionalmente inseriti nella filiera bellica – o da produzioni dual, o in taluni casi riconvertiti con celere facilità da impianti civili a militari. Quello che emerge dal suo dossier è il fatto che il sistema di produzione appare predisposto ad adeguarsi repentinamente in ogni comparto alla richiesta del mercato.\r\nSi registra poi la presenza di grosse multinazionali, anche con interessi statali come Leonardo, che tessono reti di aziende fornitrici reclutate per apportare know how industriale, impianti e logistica ai colossi armieri. Il caso della Microtecnica per Collins, ma anche il caso della Civitanova Navi, dove il riarmo patriottico camuffa il conglobamento in colossi militari esteri, fino al caso della Piaggio acquistata da Baykar, il produttore di droni di fascia media del genero di Erdoğan.\r\nNon ultimo è l'aspetto finanziario: un settore che si fonda sempre più su investimenti proiettati verso la guerra, nel quale si assiste a spin off di ambiti di produzione di grosse multinazionali che alienano a favore di aziende dedite alla fornitura di armi interi comparti (il caso di Exxor che vede al centro i Lince di Iveco nella transazione proprio verso Leonardo), o l'inaugurazione dell'avventura nucleare con i sottomarini livornesi per il Qatar, che dimostrano come la fidelizzazione del cliente civile di yacht di lusso possa diventare anche il consumatore di prodotti militari dagli stessi fornitori.\r\nSi mescolano tradizione regionale e nuove lavorazioni nel nuovo business collegato alla demilitarizzazione e l'apertura di nuovi stabilimenti come quello per la nitroglicerina nella zona da sempre dedicata alla produzione militare tra Colleferro e Anagni.\r\nIl settore più ambito che non viene tralasciato da nessun ente regionale italiano è quello dell'aerospace, che si trova diffuso lungo tutta la penisola, anche se è più sviluppato nelle aree ex automotive, perché sono la meccanica e meccatronica a essere ambiti di più facile riconversione. Anche in questo caso le maggiori ricadute sono su Leonardo (e quindi di nuovo si tratta di un favore alla potenza bellica statunitense). L'aerospaziale se la batte con la cybersecuity per importanza nell'innovazione della filiera bellica e questa volta la parte del leone è svolta da Israele, che funge anche da modello per l'intero sistema produttivo e governativo..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/distretti-industriali-militarizzati-e-modello-israeliano--65649400\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/Filiere-italiane-di-guerra-Linda_Maggiori.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIl valore della merce è quello che conta nel passaggio da un porto, lo stesso vale per i distretti e il just in time romitiano applicato al settore bellico\r\n\r\nL’informazione precisa e approfondita e la ricostruzione di storia e percorsi di Carlo Tombola permettono la formulazione di un lineare discorso che esplicita il metodo di raccolta di dati e la loro analisi conducendoci dalla tradizione lecchese dei forgiatori della Valsassina all'Umbra Cuscinetti, monopolista mondiale; dalla filiera dei cannoni all'aerospace tradizionale e da riconversione dell'automotive; fino al cortocircuito delle forniture per Idf, gli scali israeliani nei porti dell'Adriatico, la serie di aziende che collegano la cybersecurity con i servizi di Tel Aviv.\r\nNe risulta un Sistema Italia predisposto a qualsiasi lavorazione: è la merce il centro della produzione e della distribuzione e su quella si adatta il flessibile tessuto industriale dei distretti, che sono individuabili per tipologia ed è interessante capire quale indotto si trascina dietro la grande industria in precisi territori: è rivelatorio delle vocazioni di una zona scorrere l’elenco delle aziende che partecipano ai progetti – di uno Carlo Tombola ha raccolto i nominativi di circa 200 aziende coinvolte nel progetto di un elicottero. La rete si sostiene sul know how e si sostiene con i capitali messi a disposizione dai politici, che ora sono debitori dei fondi come Blackrock, che ne condizionano i consigli per gli acquisti, non solo quelli da effettuarsi con i fondi stanziati per RearmEurope.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dai-cannoni-all-aerospace-il-just-in-time-nel-sistema-italia--65661249\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/Forgiatura-di-cannoni-Distretti-Monopoli-Filiere-di-armi-Carlo_Tombola.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti dell'Escalation bellica in corso si trovano qui:\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/podcast/escalation--4851833#:~:text=Episodi%20%26%20Post-,Dai%20cannoni%20all%27aerospace%3A%20il%20just%20in%20time%20nel%20sistema%20Italia,-22%20APR%202025\r\n\r\n ","23 Aprile 2025","2025-04-23 16:04:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 24/04/2025 - GUERRA, LA MERCE PIÙ AMBITA: IL SISTEMA INDUSTRIALE ITALIANO È PREDISPOSTO AD ADEGUARSI ALLA RICHIESTA","podcast",1745424101,[164,165],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/","http://radioblackout.org/tag/bastioniorione/",[148,146],{"post_content":168},{"matched_tokens":169,"snippet":170,"value":171},[31],"nel nuovo business collegato alla \u003Cmark>demilitarizzazione\u003C/mark> e l'apertura di nuovi stabilimenti","Con l'occasione offertaci dalla partecipazione al Ponte Radio del 18 aprile abbiamo pensato di approfondire la filiera dei distretti industriali italiani dedicati alla produzione bellica, al dual use o che si stanno riconvertendo al business armiero e ne è scaturito un verminaio che ci è stato illustrato da Linda Maggiori, che sta curando per l'“Atlante delle guerre” un dossier suddiviso per aree in cui molti sono i nomi di ditte e di reti tirate dai più grossi player come Leonardo o dalle presenze inquietanti, come Idf. 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