","Continua la lotta contro Whirlpool a Napoli","post",1580469449,[60,61,62,63,64,65,66,67,68,69,70,71],"http://radioblackout.org/tag/delocalizzazione/","http://radioblackout.org/tag/dimaio/","http://radioblackout.org/tag/governo/","http://radioblackout.org/tag/industria/","http://radioblackout.org/tag/lavatrici/","http://radioblackout.org/tag/lotta/","http://radioblackout.org/tag/meridione/","http://radioblackout.org/tag/napoli/","http://radioblackout.org/tag/operai/","http://radioblackout.org/tag/patuanelli/","http://radioblackout.org/tag/sindacati/","http://radioblackout.org/tag/whirlpool/",[33,19,21,29,27,15,25,73,17,31,74,23],"napoli","sindacati",{"tags":76},[77,79,82,84,86,88,90,92,94,96,98,100],{"matched_tokens":78,"snippet":33},[],{"matched_tokens":80,"snippet":81},[19],"\u003Cmark>dimaio\u003C/mark>",{"matched_tokens":83,"snippet":21},[],{"matched_tokens":85,"snippet":29},[],{"matched_tokens":87,"snippet":27},[],{"matched_tokens":89,"snippet":15},[],{"matched_tokens":91,"snippet":25},[],{"matched_tokens":93,"snippet":73},[],{"matched_tokens":95,"snippet":17},[],{"matched_tokens":97,"snippet":31},[],{"matched_tokens":99,"snippet":74},[],{"matched_tokens":101,"snippet":23},[],[103],{"field":34,"indices":104,"matched_tokens":105,"snippets":107},[14],[106],[19],[81],578730123365712000,{"best_field_score":110,"best_field_weight":111,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":112,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":46},"1108091339008",13,"578730123365711977",{"document":114,"highlight":128,"highlights":134,"text_match":138,"text_match_info":139},{"cat_link":115,"category":116,"comment_count":46,"id":117,"is_sticky":46,"permalink":118,"post_author":49,"post_content":119,"post_date":120,"post_excerpt":52,"post_id":117,"post_modified":121,"post_thumbnail":122,"post_thumbnail_html":123,"post_title":124,"post_type":57,"sort_by_date":125,"tag_links":126,"tags":127},[43],[45],"60003","http://radioblackout.org/2020/05/primo-maggio-riderz/","Un primo maggio di lotta per i lavoratori del food delivery che chiamano lo sciopero contro le infime condizioni di lavoro a cui erano sottoposti e che, come già abbiamo avuto modo di raccontare ai microfoni di Radio BlackOut, dall'avvento del coronavirus sono riuscite contro ogni previsione a peggiorare ulteriormente.\r\n \r\n\r\nPer prepararsi a a questo sciopero sono state pubblicate sulla pagina facebook Deliverance Project, e che riproponiamo dopo il podcast, una serie di analisi e riflessioni sulle principali caratteristiche della gig economy in tempi di pandemia, ma non solo, e quelle che potrebbero essere delle richieste base da pretendere dalle aziende.\r\n\r\nCon una compagna dell'Assemblea Riders di Torino proviamo a ricostruire le varie mobilitazioni susseguitesi proprio a partire dal primo maggio dell'anno scorso, in cui proprio i fattorini si erano resi protagonisti mentre in via Po sfilava il solito carrozzone di partiti e sindacati confederali difesi dall'immancabile schieramento di celere e DiMaio sedeva ancora al ministero del lavoro da cui elargiva promesse a destra e manca.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/PrimoMaggioRiderz.mp3\"][/audio]\r\nPrimoMaggioRiderz\r\n \r\n\r\nVERSO IL PRIMO MAGGIO\r\n\r\nNei prossimi giorni proveremo ad analizzare in maniera più approfondita e specifica alcuni aspetti del nostro lavoro. Questa può essere una buona occasione per chi non conosce bene il nostro mondo di famigliarizzare con alcuni aspetti di esso, ma può rappresentare anche l'inizio della costruzione di una piattaforma rivendicativa dove indichiamo chiaramente le storture e i piccoli soprusi che siamo costretti a subire e quali sono le nostre idee per cambiare in meglio. Da sempre, ma in maniera sempre crescente per il nuovo modello della \"gig economy\", il conflitto tra lavoratori e sfruttatori non si articola semplicemente attorno al salario ma anche a tutta una serie di meccanismi disciplinanti che ci ruotano attorno. Comprenderne il funzionamento per contro-utilizzarli può essere un modo per riprendere l'offensiva.\r\n\r\n #1 L'ATTESA\r\n\r\nL'attesa è la parte più frustrante del lavoro del rider. Il tempo morto tra una consegna e l'altra, così come quello davanti al ristorante attendendo la preparazione dell'ordine, è tutto tempo di lavoro non pagato. Le aziende si garantiscono così la possibilità di avere rider nei vari punti strategici della città sempre disponibili, così come la certezza che l'ordine sarà ritirato appena sfornato dal rider pronto ad aspettarlo. La politica più diffusa delle varie piattaforme è infatti quella di tenere a giro molti più rider di quelli di cui effettivamente avrebbero bisogno per coprire tutte le consegne in maniera efficiente. L'efficienza però è un parametro che per le aziende conta poco, visto che gli attuali contratti di lavoro non prevedono nessun costo di assunzione né un effettivo costo del lavoro per queste grosse multinazionali. La paga a cottimo che remunera il rider solo per l'effettiva distanza pedalata rappresenta di fatto lo scarico di un'elevatissima quantità di rischi di cui dovrebbe farsi carico il datore di lavoro sulle spalle del lavoratore: il rischio di una bassa domanda diventa rischio di stare a giro senza lavorare, il rischio di un sovraccarico degli ordini su un ristorante diventa rischio di fare meno ordini e abbassare il salario giornaliero. A questo meccanismo ci si riferisce spesso come cottimo, ma è una forma di cottimo particolare che risponde più alle esigenze del \"just in time\" che a quelle di aumentare la produttività. Infatti, il rider stesso non ha modo di controllare l'effettivo afflusso della produzione e potrebbe ritrovarsi a correre molto per finire un ordine solo per poi ritrovarsi di fatto fermo nel tempo successivo. Lo scarico di responsabilità sulle spalle del rider non obbliga neanche a studiare un modo di allocazione degli ordini efficiente nel tempo e nello spazio, tutti questi problemi sono risolti con la sovrabbondanza di forza-lavoro a disposizione. Viene così a configurarsi un modello di sfruttamento dove di fatto tutta\r\nuna serie di problemi di efficienza rimangono superflui poiché risolvibili con l'abbondanza di tempo gratuito che i rider sono disponibili a fornire, disponibilità che posa però su tutta una serie di fattori sociali in forme economiche che ricordano molto da vicino l'economia schiavistica.\r\n\r\nDal punto di vista rider la soluzione di questo specifico problema è molto semplice. Basterebbe sganciare la produttività dal salario, con buona pace di quel pugno di rider macchinizzati che grazie all'accesso ad una tecnologia superiore riescono a sfruttare i glitch di un sistema designato di fatto per lo sfruttamento di massa. Con una paga oraria nessun rider sarebbe obbligato a prendersi rischi sulla strada, pedalando a una velocità consona ai suoi parametri di forma e di salute. Il tempo di attesa ai ristoranti o tra gli ordini diventerebbe retribuito, essendo di fatto tempo di lavoro.\r\nNell'immediato sarebbe comunque possibile distribuire meglio gli ordini in base al rispettivo tempo di preparazione. Si riuscirebbe così a diminuire il tempo di attesa davanti ai ristoranti e di conseguenza il relativo assembramento di persone. Tuttavia le aziende preferiscono tutelare il flusso dei loro profitti piuttosto che la salute dei lavoratori.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n#2 IL RANKING\r\n\r\nMeccanismo disciplinante per eccellenza, nonché elemento cardine dell'organizzazione di ogni ambito produttivo, nato nelle fabbriche ed esportato nella società, il ranking è ciò che incatena un rider al suo lavoro, il naso lungo che smentisce ogni bugia di divertimento e flessibilità. La narrazione che avvolge ogni forma di \"lavoretto\" volendo relegarlo nei tempi morti tra lo studio o altri tipi di lavoro, si scioglie come neve al sole quando si inizia ad analizzare questo dispositivo. I sistemi di assegnazione turni delle aziende prevedono che sia dato più spazio a chi lavora di più in alcuni momenti della settimana, di solito coincidenti col weekend in cui la domanda di ordini è più elevata. Il \"lavora quando ti pare\" si traduce così in \"lavora quando te lo diciamo noi oppure non lavorare più\". La disponibilità di un numero spropositato di rider di riserva obbliga chi vive degli introiti di questo lavoro a non poter mai mancare sessioni chiave per restare alto nelle classifiche, anche a costo di lavorare quando non si sta bene o si è infortunati. Non poter mai contare su delle ore settimanali minime rende spasmodica la ricerca dei turni; ore intere sono passate ad aggiornare la finestra delle prenotazioni sperando che un posto si liberi. Alcune applicazioni come Glovo uniscono a questo un sistema valutativo del cliente, basta una recensione negativa per vedere il proprio punteggio abbassarsi drasticamente e con esso la propria possibilità di lavorare. Conseguenza di questo è una spinta decisa verso il servilismo, quale rider rifiuterebbe di salire quattro piani di scale o rallenterebbe la sua pedalata perché stanco quando da una valutazione possono dipendere parte consistente dei guadagni del mese?\r\nOltre la parte visibile di tutto ciò esistono inoltre ranking nascosti. Le aziende sono comprensibilmente reticenti nel dichiarare quali dati raccolgono dalle prestazioni dei rider e come li usano. Alcune applicazioni come Just Eat assegnano turni in automatico senza dichiarare le metodologie utilizzate, portando così ad un disciplinamento del lavoratore basato sulla premialità. Quali che siano le metodologie o come vengano usate, la logica sottesa è la medesima: affermare il controllo indiretto dell'azienda sul lavoratore senza dover investire in controllo diretto. Il food delivery pretende rider disciplinati e obbedienti, anche se racconta di lasciare libertà assoluta sulla gestione del proprio lavoro.\r\n\r\nLa perversione di questo meccanismo mette d'accordo tutti i rider. Il sistema del ranking non è riformabile e va semplicemente abolito. Va stabilito un minimo di ore settimanali a cui ogni rider ha diritto in base al contratto di lavoro (a tempo pieno o a tempo parziale) e va disincentivata nella maniera più assoluta la tendenza a premiare l'autosfruttamento del lavoratore.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n #3 I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE\r\n\r\nLa sicurezza del rider è un tema complesso, che interseca alcuni degli argomenti che abbiamo trattato in precedenza ed altri che tratteremo in futuro. Ad essa concorrono alcuni fattori indiretti come la presenza del cottimo, che spinge a prendersi rischi sulla strada come controsensi o semafori rossi, e alcuni fattori diretti come la mancanza dei dispositivi di protezione. Ai classici caschi, campanelli, luci di segnalazione, vengono ad aggiungersi negli ultimi tempi le mascherine, i guanti, il disinfettante.\r\nSe per i primi solo alcune aziende provvedono in parte, per i secondi recenti sentenze di tribunale hanno obbligato a prendere provvedimenti, che tuttavia sono stati tardivi e inefficaci. Le prime mascherine sono arrivate ormai dopo un mese dall'inizio della pandemia. Altre aziende hanno fornito un semplice rimborso lasciando al rider l'onere di procurarsi in prima persona il materiale. In generale verso la sicurezza del lavoratore c'è scarso interesse, testimoniato dal silenzio totale delle aziende in seguito ai numerosi incidenti.\r\nL'atteggiamento mantenuto durante questa pandemia è rappresentativo dell'importanza che viene attribuita alla tutela della nostra salute fisica. Nonostante il rider incontri decine di persone ogni giorno e davanti a molti locali sia impossibile mantenere un distanziamento fisico, la possibilità di sospendere il servizio per tutelarne la salute non è stata presa in considerazione nemmeno per un istante.\r\n\r\n\r\n #4 MANUTENZIONE DEGLI STRUMENTI DI LAVORO\r\n\r\nLa manutenzione della bicicletta, senza la quale il rider non può lavorare, è scaricata totalmente sulle spalle del lavoratore. I numerosi interventi necessari periodicamente non sono coperti in nessun modo dall'azienda andando a rappresentare un'ulteriore tassa indiretta sul salario.\r\nIn quanto strumento di lavoro la manutenzione della bici, così come quella del telefono, dovrebbe essere a carico dell'azienda.\r\nAi tempi Foodora aveva delle convenzioni con alcune ciclofficine, così che almeno la spesa totale delle riparazione non pesasse completamente sui rider. Da lì si è andati peggiorando: aziende come Glovo addirittura forniscono il materiale sottraendo 65 euro dalle prime fatture. Anche il ricambio del materiale di lavoro non è concesso: tutte le aziende ti obbligano a riacquistarlo, nonostante sia usurato dall'uso lavorativo.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n #5 LE TUTELE\r\n\r\nLe tutele sono per il rider un concetto utopico ed evanescente. I contratti di collaborazione occasionale non ne prevedono infatti nessuna. Il rider viene trattato alla stregua di un autonomo anche se non è lui che decide come e quanto lavorare, ma l'applicazione. Su questo fronte sono stati fatti addirittura passi indietro rispetto al passato, quando i contratti cococo garantivano almeno delle tutele minime come malattia e disoccupazione.\r\nLa copertura Inail per gli infortuni è obbligatoria e a carico dell'azienda solo da febbraio di quest'anno. Non ha carattere retroattivo, chi ha avuto gravi incidenti prima di quella data -vedi il caso Zohaib di cui abbiamo più volte parlato- è escluso da qualsiasi tipo di copertura. L'Inail inoltre copre solo dal quarto giorno di infortunio, i giorni precedenti dovrebbero spettare all'azienda che però fa sempre orecchie da mercante.\r\nUn altro limite gigantesco di questa forma contrattuale è l'impossibilità di guadagnare più di 5000 euro lordi l'anno senza aprire una partita IVA. La partita IVA è molto rischiosa perché comporta alti costi ed è sfornita ugualmente di tutela. Se il rider dovesse smettere di lavorare per infortunio o non dovesse più riuscire a trovare ore dovrebbe lo stesso continuare a sostenerne i costi. Per molti il rischio non vale la candela e cercano di aggirare questo limite con qualche trucchetto come lavorare per aziende diverse. Anche qua il vantaggio è solo dalla parte dell'azienda che per consentire ai lavoratori di guadagnare di più dovrebbe iscrivergli alla gestione separata e pagarci sopra le tasse.\r\nAltro aspetto non secondario è l'impossibilità per i molti rider non comunitari di rinnovare il permesso di soggiorno poiché la tipologia di contratto non lo consente. Così pur lavorando legalmente in Italia tante persone si trovano costrette in condizione di illegalità.\r\n\r\n\r\nSu questo punto crediamo che ai rider spettino tutte le tutele del lavoro subordinato: infortunio, malattia (specialmente in questo periodo), ferie, maternità, disoccupazione, possibilità di rinnovare i documenti. Questo indirizzo è stato sancito dal tribunale di Torino come esito di un processo conclusosi lo scorso anno a carico di Foodora, e confermato quest'anno in cassazione. 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In generale verso la sicurezza del lavoratore c'è scarso interesse, testimoniato dal silenzio totale delle aziende in seguito ai numerosi incidenti.\r\nL'atteggiamento mantenuto durante questa pandemia è rappresentativo dell'importanza che viene attribuita alla tutela della nostra salute fisica. Nonostante il rider incontri decine di persone ogni giorno e davanti a molti locali sia impossibile mantenere un distanziamento fisico, la possibilità di sospendere il servizio per tutelarne la salute non è stata presa in considerazione nemmeno per un istante.\r\n\r\n\r\n #4 MANUTENZIONE DEGLI STRUMENTI DI LAVORO\r\n\r\nLa manutenzione della bicicletta, senza la quale il rider non può lavorare, è scaricata totalmente sulle spalle del lavoratore. 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Se il rider dovesse smettere di lavorare per infortunio o non dovesse più riuscire a trovare ore dovrebbe lo stesso continuare a sostenerne i costi. Per molti il rischio non vale la candela e cercano di aggirare questo limite con qualche trucchetto come lavorare per aziende diverse. Anche qua il vantaggio è solo dalla parte dell'azienda che per consentire ai lavoratori di guadagnare di più dovrebbe iscrivergli alla gestione separata e pagarci sopra le tasse.\r\nAltro aspetto non secondario è l'impossibilità per i molti rider non comunitari di rinnovare il permesso di soggiorno poiché la tipologia di contratto non lo consente. Così pur lavorando legalmente in Italia tante persone si trovano costrette in condizione di illegalità.\r\n\r\n\r\nSu questo punto crediamo che ai rider spettino tutte le tutele del lavoro subordinato: infortunio, malattia (specialmente in questo periodo), ferie, maternità, disoccupazione, possibilità di rinnovare i documenti. Questo indirizzo è stato sancito dal tribunale di Torino come esito di un processo conclusosi lo scorso anno a carico di Foodora, e confermato quest'anno in cassazione. 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Con l'antropologo Stefano Boni abbiamo discusso di del processo, eminentemente culturale di costruzione delle identità. Identità, che quando percepite come “naturali” si tramutano nelle linee di frattura che spesso portano al razzismo, alla xenofobia. Sono comunità escludenti, che rifuggono l'incontro, il confronto, l'attraversamento delle identità che ci costituiscono, ma non sono un destino.\r\nLa materialità del proprio posizionamento sociale, se assunta come osservatorio sulla realtà, consente di tracciare linee di frattura che non si incardinano nella cultura, ma nella divaricazione di classe, nella spinta a costruire percorsi comuni con chi, pur culturalmente diverso, si trova nella stessa condizione.\r\nD'altra parte “ciascuno può sempre fare qualcosa su quello che è stato fatto di lui”.\r\nL'individuo, nella sua astrazione liberale, è si risolve nell'esercizio della cittadinanza – con relative esclusioni – nei limiti del politico definito dalle democrazie moderne\r\nLo stesso individuo, nel cerchio prospettico delineato dal liberismo, scompare nell'universo variegato ma globalmente standardizzato delle merce.\r\nIn una prospettiva libertaria l'individuo non è un punto di partenza, un'astrazione, che trova concretezza nelle urne, nella merce, nell'urna o nelle identità escludenti che hanno raggrumato la spinta reattiva (e reazionaria) che fornisce senso agli esclusi rancorosi dalle luci del circo capitalista. \r\nAfrica. Aiutiamoli a casa loro. Immaginario post (neo) coloniale della dipendenza africana. \r\nVi proponiamo uno scritto di Karim Metref, blogger, insegnante di origine kabila, che da molti anni vive a Torino.\r\nLo abbiamo letto e commentato ad Anarres. \r\nQui potete leggere il testo, uscito dul blog “divagazioni”.\r\nGli indefessi sostenitori del “Grande Complotto” contro il Movimento Cinque Stelle hanno trovato alimento nella mancata approvazione del bilancio del comune di Roma, da sei mesi governato dalla giunta presieduta da Virginia Raggi.\r\nSebbene ci sia chi considera lungimirante la parlamentare grillina Taverna, che ha sostenuto la tesi che la stessa elezione di Raggi fosse un complotto, ordito dal PD per rovinare la reputazione della compagine grillina, una diarchia ereditaria, e metà tra lo show e l'imprenditoria, noi abbiamo cercato di capirne di più e ci siamo rivolti a Francesco, per capire di quale materia si tratti.\r\n\r\nFrancesco ha scritto in merito:\r\n“Diversi amici, dimostrando un'ingenuità degna di miglior causa, hanno condiviso un meme che chiede dove fossero, quando venivano approvati i bilanci che hanno causato il buco di 13.6 miliardi di euro nelle casse del comune di Roma, i revisori contabili che ieri hanno bocciato il bilancio della Raggi.\r\nHo deciso di chiarire qualche dubbio a chi mastica poco della materia.\r\nL'Organo di Revisione Economico-Finanziaria del Comune di Roma è nato con lo statuto di Roma Capitale nel 2013 ed è composto da tre revisori dei conti in carica per tre anni. I tre attuali sono stati nominati lo scorso anno dal Prefetto Tronca.\r\nIl debito del Comune di Roma è sotto gestione commissariale dal 2008. I 13,6 miliardi di euro sono i debiti che si sono accumulati dal 1960 al 2008.\r\nL'OREF non esisteva quando si approvavano i bilanci che hanno causato il buco.\r\nIl problema è proprio che, senza revisori che controllano, il deficit di bilancio aumenta perché (come nel bilancio bocciato) si sovrastimano le entrate e si sottostimano le uscite.\r\nE' bene sapere anche qualche altra cosa. Il bilancio, anche se ha il parere negativo dell'OREF, può essere comunque approvato dall'assemblea capitolina. Basta che dia adeguata motivazione alla mancata osservanza dei rilievi dei revisori. 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Quando poi Fermante si è dimesso, Di Maio ha commentato \"Se un burocrate se ne va, c'è da essere contenti\": chissà come ride adesso.\r\nLa stessa Raggi ha la responsabilità per il balletto delle nomine ad Assessore al Bilancio (in soli sei mesi: Minenna, De Dominicis, Tutino, Mazzilli).\r\nIn questo diventare tutti esperti revisori nessuno si è andato a leggere cosa prevedesse il bilancio bocciato. Il bilancio preventivo è l'atto politico con cui una giunta esprime la propria idea di città. 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Immaginario post (neo) coloniale della dipendenza africana. \r\nVi proponiamo uno scritto \u003Cmark>di\u003C/mark> Karim Metref, blogger, insegnante \u003Cmark>di\u003C/mark> origine kabila, che da molti anni vive a Torino.\r\nLo abbiamo letto e commentato ad Anarres. \r\nQui potete leggere il testo, uscito dul blog “divagazioni”.\r\nGli indefessi sostenitori del “Grande Complotto” contro il Movimento Cinque Stelle hanno trovato alimento nella mancata approvazione del bilancio del comune \u003Cmark>di\u003C/mark> Roma, da sei mesi governato dalla giunta presieduta da Virginia Raggi.\r\nSebbene ci sia chi considera lungimirante la parlamentare grillina Taverna, che ha sostenuto la tesi che la stessa elezione \u003Cmark>di\u003C/mark> Raggi fosse un complotto, ordito dal PD per rovinare la reputazione della compagine grillina, una diarchia ereditaria, e metà tra lo show e l'imprenditoria, noi abbiamo cercato \u003Cmark>di\u003C/mark> capirne \u003Cmark>di\u003C/mark> più e ci siamo rivolti a Francesco, per capire \u003Cmark>di\u003C/mark> quale materia si tratti.\r\n\r\nFrancesco ha scritto in merito:\r\n“Diversi amici, dimostrando un'ingenuità degna \u003Cmark>di\u003C/mark> miglior causa, hanno condiviso un meme che chiede dove fossero, quando venivano approvati i bilanci che hanno causato il buco \u003Cmark>di\u003C/mark> 13.6 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> euro nelle casse del comune \u003Cmark>di\u003C/mark> Roma, i revisori contabili che ieri hanno bocciato il bilancio della Raggi.\r\nHo deciso \u003Cmark>di\u003C/mark> chiarire qualche dubbio a chi mastica poco della materia.\r\nL'Organo \u003Cmark>di\u003C/mark> Revisione Economico-Finanziaria del Comune \u003Cmark>di\u003C/mark> Roma è nato con lo statuto \u003Cmark>di\u003C/mark> Roma Capitale nel 2013 ed è composto da tre revisori dei conti in carica per tre anni. I tre attuali sono stati nominati lo scorso anno dal Prefetto Tronca.\r\nIl debito del Comune \u003Cmark>di\u003C/mark> Roma è sotto gestione commissariale dal 2008. I 13,6 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> euro sono i debiti che si sono accumulati dal 1960 al 2008.\r\nL'OREF non esisteva quando si approvavano i bilanci che hanno causato il buco.\r\nIl problema è proprio che, senza revisori che controllano, il deficit \u003Cmark>di\u003C/mark> bilancio aumenta perché (come nel bilancio bocciato) si sovrastimano le entrate e si sottostimano le uscite.\r\nE' bene sapere anche qualche altra cosa. Il bilancio, anche se ha il parere negativo dell'OREF, può essere comunque approvato dall'assemblea capitolina. Basta che dia adeguata motivazione alla mancata osservanza dei rilievi dei revisori. Non è stato approvato proprio perché i consiglieri sanno che quello che hanno scritto i revisori è vero e che, se avessero approvato un bilancio fatto con i piedi, sarebbero stati responsabili \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte alla corte dei conti per le spese in eccesso.\r\nOltretutto non è che l'OREF si è svegliato adesso: è dall'insediamento della Raggi (e l'avevano fatto quelli \u003Cmark>di\u003C/mark> prima con Marino) che segnala la necessità \u003Cmark>di\u003C/mark> prevedere alcune spese e \u003Cmark>di\u003C/mark> controllare meglio le entrate.\r\nLa responsabilità della bocciatura è proprio della Raggi che, quando era vacante il posto \u003Cmark>di\u003C/mark> assessore al bilancio, si è rifiutata ripetutamente \u003Cmark>di\u003C/mark> ricevere il Ragioniere Generale Fermante che le voleva parlare proprio dei debiti fuori bilancio. Quando poi Fermante si è dimesso, \u003Cmark>Di\u003C/mark> \u003Cmark>Maio\u003C/mark> ha commentato \"Se un burocrate se ne va, c'è da essere contenti\": chissà come ride adesso.\r\nLa stessa Raggi ha la responsabilità per il balletto delle nomine ad Assessore al Bilancio (in soli sei mesi: Minenna, De Dominicis, Tutino, Mazzilli).\r\nIn questo diventare tutti esperti revisori nessuno si è andato a leggere cosa prevedesse il bilancio bocciato. Il bilancio preventivo è l'atto politico con cui una giunta esprime la propria idea \u003Cmark>di\u003C/mark> città. Dal bilancio si capisce che vuole fare la Raggi a Roma.\r\nVi invito però a riflettere su tre cose:\r\n- nonostante le promesse e tutte le supercazzole sulla democrazia diretta non c'è stato alcun dibattito pubblico sul bilancio, nessuna raccolta \u003Cmark>di\u003C/mark> suggerimenti, nessun coinvolgimento popolare.\r\n\r\n- uno dei motivi della bocciatura è la mancata previsione degli stipendi per gli autisti della TPL che non ricevono il salario da mesi: questa è la sensibilità verso i lavoratori della giunta Raggi.\r\n\r\n- Per mettere in sicurezza i trasporti romani (spesa a carico del Comune e non \u003Cmark>di\u003C/mark> Atac) servono 255 milioni. Non essendoci i soldi, ai tempi della giunta Marino venne chiesto \u003Cmark>di\u003C/mark> indicare le emergenze più pericolose e venne quantificato in 58 milioni il costo per la soluzione \u003Cmark>di\u003C/mark> queste. Tronca ha azzerato la spesa. A luglio vennero assegnati d'urgenza 18 milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> euro. Mancano 40 milioni che non sono stati indicati in bilancio. Tra le cose più urgenti da fare c'è la sostituzione dei 56 scambi della metro A che sono giunti \"a fine vita tecnica\". Uno scambio che non scatta fa scontrare due treni. Se succede una tragedia sapete da adesso \u003Cmark>di\u003C/mark> chi è la colpa.”\r\n\r\nQuesta puntata \u003Cmark>di\u003C/mark> Anarres è dedicata alla memoria \u003Cmark>di\u003C/mark> Pietro Ferrero, operaio anarchico, segretario della FIOM e aderente alla UAI – Unione Anarchica Italiana, torturato ed ucciso dalle squadracce fasciste, capitanate da Brandimarte, il 18 dicembre del 1922. Quello stesso giorno altri 17 anarchici, comunisti, sindacalisti vennero uccisi dai fascisti.\r\nFerrero e gli altri pagarono la grande paura dei padroni per l'occupazione armata delle fabbriche, per determinazione a non mollare, a non cedere né \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte ai padroni, né alla scelta della CGL \u003Cmark>di\u003C/mark> abbandonare le fabbriche.\r\nIn piazza XVIII dicembre una lapide ricorda quella strage. Ogni anno c'è una cerimonia “ufficiale”. Quest'anno la sindaca Chiara Appendino non si è fatta vedere, suscitando l'indignazione della CGIL. Noi non possiamo che ringraziarla: la sua presenza, come quella dei sindaci PD che invece non l'hanno mai disertata, stonava \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte alla lapide \u003Cmark>di\u003C/mark> chi, per dirla con il titolo del libro \u003Cmark>di\u003C/mark> memorie \u003Cmark>di\u003C/mark> Maurizio Garino, aveva avuto “il sogno nelle mani”. Quello \u003Cmark>di\u003C/mark> un mondo senza padroni, burocrati, governi. \r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",{"matched_tokens":286,"snippet":287,"value":287},[223],"Anarres del 23 dicembre. Identità e differenze. Africa: immaginario (post) coloniale. 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L'avvento di Glovo nella città di Torino sembra aver segnato un ulteriore abbassamento del costo della manodopera in bicicletta, con livelli di disciplinamento esplicito e diretto che l'eterea digitalizzazione del lavoro sembrava aver offuscato. La lotta però non si arresta e le iniziative di inizio estate hanno segnato un importante tassello per i ciclofattorini torinesi, che cercano di muoversi superando i confini tra le diverse aziende. 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In un paese in cui la cultura non è mai stata cool, ci si tura il naso per non sentire l'odore dei pensieri rancidi, sperando che a salvarci ci pensi la COVID e la sua anosmia...dice che sta cosa aiuta pure con l'inappetenza. Il nuovo DCPM sarebbe potuto essere una mano per la popolazione in difficoltà, ma per non rischiare il governo ha optato per pergere un dito, magari due.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/PENNY·KELLA-2020_10_28-@-RadioBLACKOUT-105.2FM-Turin-PODCAST.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[ WANNA MARCHI / CONTE / MELT-BANANA / DI MAIO / DEVO / NOMASK / GABRIELLA FERRI / PIZ / SARS / ROBERTA VILLA / ANARCHIST REPUBLIC OF BZZZ / SCHELETRO / NERI / PUTOCHICOMARICON / GIUZU / MARIANO GIUSTI / MR.OIZO / MR.WEEBL / PORNO RIVISTE / CCCP FEDELIALLALINEA / LOREN / BURBANK / MAD UZI / BUSCAGLIONE / ACID ARAB / VULFPECK / AFTERHOURS / FABBRI / METALLICA / SKIANTOS / DE LUCA / SAVANO / BENNATO / ABBSKULL / ITALO CALVINO / STAR TREK / DAITARN III ]\r\n\r\n ","28 Ottobre 2020","2020-10-29 20:56:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/photo_2020-10-28_03-38-20-200x110.jpg","LA PENNY·KELLA “Ri|MEDI\"",1603895547,[354,355,356,357],"http://radioblackout.org/tag/big-jimmix/","http://radioblackout.org/tag/big-jimmy/","http://radioblackout.org/tag/radioblackout/","http://radioblackout.org/tag/wannamarchi/",[166,164,170,359],"wannamarchi",{"post_content":361},{"matched_tokens":362,"snippet":365,"value":366},[363,364],"DI","MAIO","mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/PENNY·KELLA-2020_10_28-@-RadioBLACKOUT-105.2FM-Turin-PODCAST.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[ WANNA MARCHI / CONTE / MELT-BANANA / \u003Cmark>DI\u003C/mark> \u003Cmark>MAIO\u003C/mark> / DEVO / NOMASK / GABRIELLA FERRI / PIZ","Nuove misure e vecchi numeri. 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L'idea pentastellata di restituire alla comunità uno spazio è di spendere i soldi pubblici per offire un luogo ad aziende e start up del terzo settore. Così anche noi abbiamo deciso di lanciarci nel mercato della tecnologia e creare una app. Di cosa si tratta?\r\n\r\nL'incendio che ha bruciato il tetto di Notre Dame ci offre uno spunto interessante per parlare di memoria: infatti nel libro di Hugo ispirato alla cattedrale parigina il capitolo \"questo ucciderà quello\" offre un analisi di come la scrittura abbia soppiantato l'architettura; un'arte che nel corso dei secoli è stata la forma espressiva e comunicativa di vari popoli. L'invenzione dei caratteri mobili ha permesso una maggiore velocità, comunicabilità e individualizzazione della rappresentazione collettiva di una paese e delle genti che vi abitano. Oggi le nuove forme di comunicazione preprano il crepuscolo alla scrittura a favore dell'immagine: linguaggio globale e alla portata di tutti. Questa forma espressiva si sposa con l'idea di \"società dell'apparire\", in cui l'essere e l'avere non sono più i paradigmi ambiti dall'individuo e dalla società intera: basta la parvenza e un buon lavoro di auto-marketing nel mondo virtuale per esprimere ciò che si è, o meglio, ciò che si vorrebbe essere.\r\n\r\nParallelamente v'è sempre una minore capacità a esprimersi, ma anche solo ad usare, una penna. La velocità impone ritmi di comunicazione più alti traducendo la comunicazione scritta in slogan: lontani dall'ampiezza del pensiero e dalla personalità della grafia.\r\nD'altro campo l'obbiettivo delle telecamere diviene sempre più pervasivo, ogni luogo e ogni momento divengono fermi immagine da cattutare per poi condividere sui social, perpetuando l'impero economico dei colossi virtuali e offrendo dettagli e volti all'apparato repressivo. La realtà è tale solo se riconoscibile in video o in foto e anche le nostre esperienze divengono tali solo se v'è la possibilità di rivederle. L'essere umano ha deciso di delegare la sua memoria ai nuovi strumenti tecnologici.\r\n\r\nA fine puntata scopriamo qual è l'app offerta da Liberation front;\r\nper ascoltare il podcast della puntata clicca qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/liberation.mp3\"][/audio]","23 Aprile 2019","2019-04-24 09:21:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/notre-dame-200x110.jpg","Viaggio nella memoria, da Notre Dame all'Asilo smart Lab",1556058242,[],[],{"post_content":410},{"matched_tokens":411,"snippet":412,"value":413},[217,218],"Luigi \u003Cmark>Di\u003C/mark> \u003Cmark>Maio\u003C/mark> arriva a Torino con una","Luigi \u003Cmark>Di\u003C/mark> \u003Cmark>Maio\u003C/mark> arriva a Torino con una borsa piena \u003Cmark>di\u003C/mark> denari, 7,5 milioni precisamente, da investire in Aurora per trasformare l'ex Asilo Occupato in un Polo per le Tecnologie Emergenti. 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