","Ddl Lavoro: tornano le dimissioni in bianco","post",1728396057,[60,61,62],"http://radioblackout.org/tag/ddl-lavoro/","http://radioblackout.org/tag/dimissioni-in-bianco/","http://radioblackout.org/tag/licenziamenti/",[27,33,64],"licenziamenti",{"post_content":66,"post_title":73,"tags":76},{"matched_tokens":67,"snippet":71,"value":72},[68,69,70],"dimissioni","in","bianco","spesso si celano le cosiddette \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>bianco\u003C/mark>, che colpiscono soprattutto le donne","Nel ddl lavoro c'è una norma che smonta parte del Jobs act. La legge voluta dal governo Renzi (il decreto legislativo 151 del 2015) pur confermando il licenziamento individuale introdotto dalla legge Fornero, dettava norme stringenti (articolo 26) per contrastare il licenziamento mascherato da \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> volontarie del dipendente. Il ddl lavoro ha invece allargato le maglie di questi licenziamenti, dietro cui spesso si celano le cosiddette \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>bianco\u003C/mark>, che colpiscono soprattutto le donne al momento della maternità.\r\nCon la nuova norma che trasforma i licenziamenti \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> volontarie, lavoratori e lavoratrici perdono, oltre al posto anche il diritto alla Naspi.\r\nNe abbiamo parlato con Simone Bisacca, avvocato del lavoro\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/2024-10-08-ddl-lavoro-bisacca.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",{"matched_tokens":74,"snippet":75,"value":75},[68,69,70],"Ddl Lavoro: tornano le \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>bianco\u003C/mark>",[77,79,82],{"matched_tokens":78,"snippet":27},[],{"matched_tokens":80,"snippet":81},[68,69,70],"\u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>bianco\u003C/mark>",{"matched_tokens":83,"snippet":64},[],[85,90,93],{"field":34,"indices":86,"matched_tokens":87,"snippets":89},[14],[88],[68,69,70],[81],{"field":91,"matched_tokens":92,"snippet":75,"value":75},"post_title",[68,69,70],{"field":94,"matched_tokens":95,"snippet":71,"value":72},"post_content",[68,69,70],1736172819517538300,{"best_field_score":98,"best_field_weight":99,"fields_matched":38,"num_tokens_dropped":46,"score":100,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},"3315704398080",13,"1736172819517538411",{"document":102,"highlight":117,"highlights":122,"text_match":125,"text_match_info":126},{"cat_link":103,"category":104,"comment_count":46,"id":105,"is_sticky":46,"permalink":106,"post_author":49,"post_content":107,"post_date":108,"post_excerpt":52,"post_id":105,"post_modified":109,"post_thumbnail":110,"post_thumbnail_html":111,"post_title":112,"post_type":57,"sort_by_date":113,"tag_links":114,"tags":116},[43],[45],"8819","http://radioblackout.org/2012/05/riforma-degli-ammortizzatori-sociali-nel-disegno-di-legge-monti-fornero/","Pubblichiamo l'ultimo contributo giunto alla mail informazione@radioblackout.org sulla riforma del lavoro\r\n\r\n \r\n\r\nL'ASPI, LA NUOVA INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE\r\n\r\nL'Assicurazione sociale per l'impiego (AspI) è il nuovo ammortizzatore sociale. Parte subito, ma la piena applicazione sarà solo dal 2017, e fino ad allora funzioneranno ancora le diverse tipologie di cassa integrazione e la mobilità. Sarà finanziata da un costo dai lavoratori a tempo indeterminato, dai fondi della Cig in deroga, e da un aumento dei contributi su tutti i contratti a termine, per i quali questo onere contributivo non è accompagnato da un tetto minimo salariale, e quindi il rischio è che certi (im)prenditori, per pagare la tassa, finiscano per ridurre lo stipendio ai lavoratori precari, caricando sulle loro spalle i maggiori costi imposti dalla riforma. Per usufruire dell’ ASpI bisogna avere almeno due anni di anzianità assicurativa e 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio.\r\n\r\n \r\n\r\nL'IMPORTO EROGATO È SCARSO E NON RISPONDE AL REQUISITO MINIMO CHIESTO DAL PARLAMENTO EUROPEO\r\n\r\nL’importo stanziato sarà pari al 75% della retribuzione fino a 1.150 euro e al 25% oltre questa soglia, per un tetto massimo di 1.119 euro lordi al mese. L'assegno verrà tagliato del 15% dopo i primi sei mesi e di un altro 15% dopo il semestre successivo. È un importo che non risponde al requisito che, secondo il Parlamento Europeo, dovrebbe essere quello di garantire una vita dignitosa al lavoratore che ha perso il suo impiego ed alla sua famiglia, cioè non dovrebbe essere inferiore al 60% del reddito mediano dello Stato membro interessato (come da punto 15 della risoluzione). E il 60% del reddito mediano mensile netto italiano è pari a 1.227 euro (dato di partenza di fonte Istat). Pertanto chi si ritrova licenziato avrà un assegno di disoccupazione previsto dall'ASpI pari a 7mila euro all'anno, ed oltretutto sottoposto a continui ribassi (-15% dopo i primi sei mesi, ulteriore ribasso del 15% dopo il secondo semestre): un importo che non garantisce alcuna copertura rispetto al rischio di caduta in povertà legato alla perdita del lavoro. \r\n\r\n \r\n\r\nL’ASPI RIDUCE LA DURATA DELLE PROTEZIONI\r\n\r\nSe fino ad ora si poteva contare su 2 anni di Cassa integrazione straordinaria, dopo i quali scattava la mobilità (2 anni per gli under 50, e 3 per gli over, o 4 anni per gli over 50 del Sud), cioè in totale una protezione dai 2 ai 6 anni, invece dopo il “periodo di transizione” della riforma, cioè dal 2017 quando spariranno la mobilità e la Cassa straordinaria, resterà soltanto 1 misero anno, massimo 1 anno e mezzo per gli anziani, dopo il quale c’è l’inferno della disoccupazione. E per di più il lavoratore che esce dal mercato del lavoro, perderà il vantaggio alla ricollocazione, che prima era assicurato dall’iscrizione nelle liste di mobilità. Dove si collocheranno le lavoratrici e i lavoratori espulsi dai luoghi di lavoro, senza tutele, e lontanissimi dall’accesso alla pensione a causa dell’allungamento abnorme dell'età pensionabile contenuto nella riforma Fornero del dicembre 2011?\r\n\r\n \r\n\r\nALTRE CONSIDERAZIONI:\r\n\r\n1) l’art 62 prevede che il lavoratore decada da ogni trattamento qualora “non accetti una offerta di un lavoro inquadrato in un livello retributivo non inferiore del 20 per cento rispetto all’importo lordo dell’indennità (non della retribuzione!) cui ha diritto”. Ma (art. 24) l’importo lordo dell’indennità, come abbiamo visto, è pari al 75% della retribuzione, a cui si applica una ulteriore “riduzione del 15% dopo i primi sei mesi di fruizione” e una ulteriore “del 15% dopo il dodicesimo mese di fruizione”. Insomma un lavoratore licenziato che percepiva 1.000 euro decadrà dal trattamento qualora non accetterà un impiego per una retribuzione pari a €.433 lordi (!), e ciò del tutto a prescindere da che tipo di attività si tratti e con quale orario, purché il posto di lavoro sia “raggiungibile mediamente in 80 minuti con i mezzi di trasporto pubblici” che con il ritorno a casa fanno 160 minuti e cioè 3 ore solo di viaggio giornaliero casa/lavoro per poco più di 300 euro netti al mese. Ogni commento è superfluo.\r\n\r\n2) l’ASpI è una forma di sussistenza privatistica con la quale la tutela dalla disoccupazione comincia a passare dalla fiscalità generale ad una forma di sussistenza stipulata tra impresa e singolo dipendente. Dunque la disoccupazione perde la sua valenza di problema sociale per diventare un fatto individuale, una specie di disgrazia personale di chi ci incorre. \r\n\r\n3) oggi i lavoratori hanno materialmente più possibilità di riavere presto il loro posto di lavoro, avendo il diritto di prelazione, che dura 6 mesi per i lavoratori in mobilità, e stabilisce che se l'azienda vuole assumere nuovi lavoratori deve dare la precedenza ai propri ex dipendenti ancora iscritti alle liste di mobilità che nel frattempo non abbiano trovato un altro lavoro. Ma la riforma cancella la mobilità alla fine del 2016.\r\n\r\n4) oggi i lavoratori hanno un’attitudine allo stare insieme per cercare di riavere una collocazione o dall’azienda o dalle istituzioni, come accaduto molte volte. Invece, con la riforma Fornero, una volta perso il posto, i lavoratori saranno tutti meno tutelati, molto più isolati e con la paura costante di non trovare più un lavoro.\r\n\r\n5) La riforma degli ammortizzatori sociali cancella dopo il 2016 anche la Cassa in deroga, introdotta nel 2009 al fine di estendere i sussidi alle piccole imprese e ai settori finora esclusi dalla Cassa. \r\n\r\n6) Cancellando la Cassa straordinaria (Cigs) si toglie anche la possibilità di restituzione delle quote di accantonamento del Tfr maturato in costanza di Cigs qualora il lavoratore cessi dal rapporto di lavoro prima della ripresa lavorativa. \r\n\r\n7) Nella valutazione dei requisiti d'accesso all’ASpI andrebbero conteggiate e sommate alle attività di lavoro subordinato anche le settimane per le quali sia stata versata contribuzione destinata a gestioni diverse da quella dei lavoratori dipendenti, al fine di aumentare l'inclusività dell'istituto che, per come e'presentato nel testo, non risponde alle diverse forme del lavoro precario.\r\n\r\n \r\n\r\nLA MINI-ASPI\r\n\r\nÈ riservata ai lavoratori subordinati che abbiano almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 12 mesi, e dura la metà dei mesi per cui si hanno i contributi, al massimo per sei mesi. A conti fatti la mini-ASpI è più generosa del trattamento attuale: per una retribuzione media di 9.855 euro l'anno (quella di un precario), chi ha lavorato 3 mesi prenderà 926 euro in tutto (contro i 731 di oggi), e chi ha lavorato un anno raddoppierà l'assegno (3.700 euro in tutto contro 1.800). Il calcolo è lo stesso previsto per l'AspI.\r\n\r\n1) La mini-ASpI non amplia la platea dei protetti, ma sostiene chi oggi ha già un ombrello\r\n\r\n2) la mini ASpI resta comunque nel complesso poco generosa, tanto da essere quasi ininfluente per chi è senza lavoro e ha bisogno di un sostegno al reddito.\r\n\r\n3) bisogna ottenere che per la mini ASpI l'unicorequisito per la fruizione debba essere lacontribuzione di 13 settimane senza altre aggiunte, e che ilcalcolo dell'istituto debba essere allungato rispetto all’attuale metà dellesettimane su cui sia stata versata contribuzione, per nonprodurre un taglio rispetto al valore dell'indennità didisoccupazione con requisiti ridotti.\r\n\r\n \r\n\r\nASPI ZERO \r\n\r\nL’ASpI non determina una reale universalità nel sostegno al reddito, come invece aveva promesso Monti nel suo discorso di novembre alla risoluzione del Parlamento Europeo. Questa riforma infatti non estende gli ammortizzatori a chi non abbia due anni di anzianità assicurativa e versato almeno 52 settimane di contributi, cioè le giovanigenerazioni del lavoro discontinuo e i giovani disoccupati che non trovano il primo lavoro. Non è prevista nessuna tutela per co.co.pro., collaborazioni occasionali, a chiamata, assegnisti di ricerca: si tratta di 945.141 lavoratori precari, di cui più della metà sono co. co. pro (675.883), cui si aggiungono 52.459 associati in partecipazione, 54.210 co.co.co. statali, 49.179 dottorandi e assegnisti di ricerca, 24 mila venditori porta a porta, 27 mila “collaboratori” generici, 8.913 occasionali (Dati Isfol 2010). A questi vanno aggiunte tutte le finte partite IVA. Siamo quindi ben lontani da un ammortizzatore universale degno di questo nome, o da un reddito di cittadinanza, in procinto di essere invece attuato in Europa.\r\n\r\n \r\n\r\nFONDO SOLIDARIETA’ PER SETTORI NON COPERTI DA CASSA INTEGRAZIONE:\r\n\r\nEntro il 2013 per le aziende con più di 15 dipendenti arriva un Fondo di solidarietà presso l’Inps, che andrà a sostituire parzialmente l’eliminazione della cassa integrazione in deroga, della cig straordinaria e della mobilità. La contribuzione dovrà essere a carico del datore di lavoro (2/3) e del lavoratore (1/3) e ci sarà l’obbligo di bilancio in pareggio dell’ente erogatore. Al finanziamento potrà concorrere anche lo 0,30% attualmente versato ai fondi per la formazione.\r\n\r\n1) i fondi pur essendo privi di personalità giuridica ed essendo definiti come “gestioni dell’Inps” si pongono come evidente transizione verso un modello che ha l’obiettivo di trasferire parti crescenti del welfare dalla garanzia e gestione pubblica a quella della bilateralità fra imprese e sindacati, privatizzando di fatto il welfare e cambiando quindi il ruolo delle organizzazioni sindacali. \r\n\r\n2) L’abolizione della cassa in deroga e straordinaria non diventa occasione per istituire strumenti a carico della fiscalità generale, contributi pubblici a sostegno al reddito come per esempio il reddito sociale minimo, attualmente in discussione in Europa. Il reddito sociale minimo garantirebbe l’autonomia e la libertà di scelta, toglierebbe dalla ricattabilità del lavoro nero e dello schiavismo, permetterebbe a una generazione di compiere scelte non dettate dalla condizione economica della propria famiglia e di avviare un percorso di crescita formativa, professionale e di vita con una minima rete di protezione sociale.\r\n\r\n3) i fondi configurano tutele diverse a secondo dei settori e non garantiscono le tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle imprese con meno di 15 addetti, essendo obbligatori solo al di sopra di tale soglia. \r\n\r\n \r\n\r\nIL CONTRIBUTO DI LICENZIAMENTO\r\n\r\nDal 2013 il datore di lavoro all’atto del licenziamento per i rapporti a tempo indeterminato e per gli apprendisti, dovrà versare all’Inps mezza mensilità ogni 12 mensilità di anzianità aziendale negli ultimi tre anni. Questa novità è probabilmente proposta a seguito della revisione dell'articolo 18 che renderà più facili i licenziamenti. Il contributo di licenziamento sostituirà i contributi oggi versati dalle aziende per la disoccupazione e la mobilità. Il lavoratore riceverebbe invece un indennizzo economico proporzionale all'anzianità di servizio deciso dal Giudice o da un arbitro scelto tra le parti. Il governo dovrebbe però rafforzare le tutele per i lavoratori delle aziende con meno di 15 dipendenti, oggi escluse dall'articolo 18.\r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DELLA LAVORATRICE MADRE\r\n\r\nNella riforma del mercato del lavoro c'é la norma contro le dimissioni in bianco, un turpe strumento spesso utilizzato da certi (im)prenditori a discapito delle lavoratrici perché non restino incinta. Si estende fino a tre anni di vita del bambino il “periodo di rafforzamento”, cioè il periodo in cui le dimissioni della lavoratrice madre o del lavoratore padre devono essere convalidate dal Ministero Del Lavoro. \r\n\r\n1) con le previsioni contenute nel ddl la burocratizzazione è aumentata ed è tutta a\r\ncarico della lavoratrice, che comunque sarà ricattabile con la procedura prevista,\r\ncioè l'obbligo, per la convalida delle dimissioni, della firma. Infatti la semplice apposizione di firma da parte del lavoratore in calce alla comunicazione del datore di lavoro di cessazione del rapporto per dimissioni volontarie o risoluzione consensuale non è sufficiente a scongiurare la pratica delle dimissioni in bianco. A garanzia di chi lavora andrebbe esplicitato che il Ministero possa verificare, contestualmente all'invio della comunicazione, le modalità di data e veridicità delle dimissioni.\r\n\r\n2) se il lavoratore non firma la dichiarazione di dimissioni evidentemente non vi è la volontà, e pertanto il rapporto di lavoro non può considerarsi “risolto”, con una penalizzazione per il lavoratore che manifesta l'abuso con la non sottoscrizione della comunicazione di risoluzione.\r\n\r\n3) va chiarito che la non sospensione della prestazione di lavoro da parte della lavoratrice o lavoratore che non hanno sottoscritto la comunicazione di risoluzione o dimissioni rende nullo l'effetto sospensivo e comporta l'automaticità della comminazione di pena per la falsa dichiarazione al datore di lavoro\r\n\r\n4) andrebbe chiarito che non solo le dimissioni o risoluzione sono prive di effetto ma nel periodo pregresso non agisce l'effetto sospensivo\r\n\r\n5) il reato per falsa dichiarazione di dimissioni volontarie o risoluzione consensuale va assimilato al licenziamento illegittimo con le relative conseguenze, e l'ammenda sanzionatoria va chiarito che è aggiuntiva. Altrimenti la falsa dichiarazione che maschera un tentato licenziamento sarebbe punita con una penalizzazione inferiore a quella prevista per analogo illecito: in un caso infatti avremmo la semplice ammenda e sospensione della risoluzione nell'altro indennizzo e reintegro. La progressività dell'ammenda a discrezionalità della Direzione territoriale del lavoro non è giustificabile dal momento che il reato/abuso commesso è il medesimo.\r\n\r\n6) le sanzioniattualmente previste, da 5 a 30 mila euro, sono ancora troppo basse, e le organizzazioni sindacali hanno chiesto che siano raddoppiate, oppure che si preveda la disciplina del licenziamento discriminatorio\r\n\r\n \r\n\r\nSi intendono poi favorire le varie forme di baby-sitting, prevedendo l’introduzione di voucher di cui la lavoratrice madre potrà usufruire in alternativa al facoltativo periodo di maternità.\r\n\r\n1) questa “riforma” ha l’evidente obiettivo di spingere le donne lavoratrici a tornare subito al lavoro, ottenendo “in cambio” per 11 mesi dei voucher per la baby-sitter\r\n\r\n2) I voucher comunque non compensano la carenza di servizi pubblici.\r\n\r\n3) il testo è un passo indietro rispetto a tanti disegni di legge presentati in Parlamento e agli standard europei. \r\n\r\n4) va cancellato il riferimento all'ISEE come indicatore della determinazione del numero e dell'importo dei voucher o servizi corrispettivi poiché attualmente la fruibilità del congedo parentale è un diritto universale che verrebbe sostituito da un'opportunità legata al reddito\r\n\r\n5) I lavoratori iscritti alla gestione separata già pagano un contributo dello 0,72% per le prestazioni sociali (maternità, assegni familiari e malattia): sono fondi che ad oggi rimangono parzialmente inutilizzati. I requisiti per l’accesso a tali prestazioni devono dunque essere allargati e il trattamento deve essere uniformato a quanto previsto per i lavoratori dipendenti.\r\n\r\n\r\nTUTELA DEI LAVORATORI PADRI\r\n\r\nE’ reso obbligatorio il congedo di paternità, da utilizzare fino al compimenti dei 5 mesi di età del bambino, per un massimo di 3 giorni continuativi. \r\n\r\n1) Difficile pensare che un tempo così limitato (3 giorni) favorisca «una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli all'interno della coppia» come afferma la riforma.L'Europa chiede almeno due settimane di congedo obbligatorio per i neopadri, dunque i giorni di congedo paternale obbligatorio andrebbero portati almeno a dieci in aggiunta al congedo obbligatorio maternale, in linea con altri paesi europei.\r\n\r\n2) già oggi molti contratti prevedono periodi superiori ai tre giorni per congedo paternale e quindi bisognerebbe specificare che sono aggiuntivi ai periodi già previsti dai CCNL. \r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DEI DISABILI \r\n\r\nCirca i soggetti disabili, al fine di favorirne l’integrazione nel mercato del lavoro, è previsto l’aumento del numero in rapporto ai lavoratori totali, ma sul punto il progetto di riforma è molto vago e poco preciso.\r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DEI MIGRANTI\r\n\r\nRiguardo ai lavoratori migranti, si prevede un aumento del tempo di disoccupazione necessario prima della perdita del permesso di soggiorno.\r\n\r\n \r\n\r\nPENALIZZAZIONI PER I LAVORATORI AGRICOLI\r\n\r\nLe misure contenute nel ddl lavoro mirano ad annullare i diritti previdenziali, assistenziali e contrattuali dei lavoratori agricoli e più in generale del lavoro stagionale. L’art. 11 estende l’uso dei voucher -da incassare alla Posta- a tutto il lavoro stagionale nel settore agricolo cosicché esso verrebbe considerato 'meramente occasionale' e i braccianti si ritroverebberosenza un contratto, senza un salario di qualifica e senza le tutele per la maternita'. Gli artt. 24-28 (mini-Aspi) comporteranno inoltre una riduzione media dell’indennità spettante al lavoratore fino al 30% rispetto a quella attuale. E il nuovo sistema di calcolo dei contributi figurativi comporterà un forte taglio della prestazione pensionistica se non, addirittura, il mancato raggiungimento al diritto della stessa.\r\n\r\n \r\n\r\nLAVORATORI ANZIANI\r\n\r\n1) Alle aziende spetta uno sgravio contributivo del 50% (fino a 18 mesi in caso di conferma) per le assunzioni a tempo determinato di lavoratori con 50 anni di età anagrafica e disoccupati da oltre 12 mesi. \r\n\r\n2) Dopo aver cancellato la mobilità e varato a dicembre 2011 un allungamento abnorme dell'età pensionabile, ora il governo Monti tenta di correre ai ripari istituendo un «contributo» per permettere i prepensionamenti. Le aziende con più di 15 dipendenti potranno incentivare l’esodo di lavoratori che maturano i requisiti pensionistici entro 4 anni dal licenziamento, corrispondendo al lavoratore il trattamento di pensione, e dando all’Inps la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti.Ma sembra difficile convincere un datore di lavoro a farsi carico per 4 anni del pagamento della pensione dei lavoratori, contributi compresi, in maniera del tutto volontaria.\r\n\r\nCONCLUSIONE\r\n\r\nLa riforma degli ammortizzatori sociali, dunque, presenta numerose lacune, è sostanzialmente un’operazione di tagli del periodo di copertura e delle indennità, e non prevede neppure sostegno economico per tutte quelle figure che oggi non ne hanno diritto. \r\n\r\n \r\n\r\nFranco Pinerolo\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n ","23 Maggio 2012","2012-05-23 11:55:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/riforma-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"265\" height=\"190\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/riforma.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","RIFORMA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI NEL DISEGNO DI LEGGE MONTI – FORNERO ",1337774144,[115],"http://radioblackout.org/tag/riforma-del-lavoro/",[29],{"post_content":118},{"matched_tokens":119,"snippet":120,"value":121},[68,69,70],"c'é la norma contro le \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>bianco\u003C/mark>, un turpe strumento spesso utilizzato","Pubblichiamo l'ultimo contributo giunto alla mail informazione@radioblackout.org sulla riforma del lavoro\r\n\r\n \r\n\r\nL'ASPI, LA NUOVA INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE\r\n\r\nL'Assicurazione sociale per l'impiego (AspI) è il nuovo ammortizzatore sociale. 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Per usufruire dell’ ASpI bisogna avere almeno due anni di anzianità assicurativa e 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio.\r\n\r\n \r\n\r\nL'IMPORTO EROGATO È SCARSO E NON RISPONDE AL REQUISITO MINIMO CHIESTO DAL PARLAMENTO EUROPEO\r\n\r\nL’importo stanziato sarà pari al 75% della retribuzione fino a 1.150 euro e al 25% oltre questa soglia, per un tetto massimo di 1.119 euro lordi al mese. L'assegno verrà tagliato del 15% dopo i primi sei mesi e di un altro 15% dopo il semestre successivo. È un importo che non risponde al requisito che, secondo il Parlamento Europeo, dovrebbe essere quello di garantire una vita dignitosa al lavoratore che ha perso il suo impiego ed alla sua famiglia, cioè non dovrebbe essere inferiore al 60% del reddito mediano dello Stato membro interessato (come da punto 15 della risoluzione). E il 60% del reddito mediano mensile netto italiano è pari a 1.227 euro (dato di partenza di fonte Istat). 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E per di più il lavoratore che esce dal mercato del lavoro, perderà il vantaggio alla ricollocazione, che prima era assicurato dall’iscrizione nelle liste di mobilità. Dove si collocheranno le lavoratrici e i lavoratori espulsi dai luoghi di lavoro, senza tutele, e lontanissimi dall’accesso alla pensione a causa dell’allungamento abnorme dell'età pensionabile contenuto nella riforma Fornero del dicembre 2011?\r\n\r\n \r\n\r\nALTRE CONSIDERAZIONI:\r\n\r\n1) l’art 62 prevede che il lavoratore decada da ogni trattamento qualora “non accetti una offerta di un lavoro inquadrato \u003Cmark>in\u003C/mark> un livello retributivo non inferiore del 20 per cento rispetto all’importo lordo dell’indennità (non della retribuzione!) cui ha diritto”. Ma (art. 24) l’importo lordo dell’indennità, come abbiamo visto, è pari al 75% della retribuzione, a cui si applica una ulteriore “riduzione del 15% dopo i primi sei mesi di fruizione” e una ulteriore “del 15% dopo il dodicesimo mese di fruizione”. Insomma un lavoratore licenziato che percepiva 1.000 euro decadrà dal trattamento qualora non accetterà un impiego per una retribuzione pari a €.433 lordi (!), e ciò del tutto a prescindere da che tipo di attività si tratti e con quale orario, purché il posto di lavoro sia “raggiungibile mediamente \u003Cmark>in\u003C/mark> 80 minuti con i mezzi di trasporto pubblici” che con il ritorno a casa fanno 160 minuti e cioè 3 ore solo di viaggio giornaliero casa/lavoro per poco più di 300 euro netti al mese. Ogni commento è superfluo.\r\n\r\n2) l’ASpI è una forma di sussistenza privatistica con la quale la tutela dalla disoccupazione comincia a passare dalla fiscalità generale ad una forma di sussistenza stipulata tra impresa e singolo dipendente. Dunque la disoccupazione perde la sua valenza di problema sociale per diventare un fatto individuale, una specie di disgrazia personale di chi ci incorre. \r\n\r\n3) oggi i lavoratori hanno materialmente più possibilità di riavere presto il loro posto di lavoro, avendo il diritto di prelazione, che dura 6 mesi per i lavoratori \u003Cmark>in\u003C/mark> mobilità, e stabilisce che se l'azienda vuole assumere nuovi lavoratori deve dare la precedenza ai propri ex dipendenti ancora iscritti alle liste di mobilità che nel frattempo non abbiano trovato un altro lavoro. Ma la riforma cancella la mobilità alla fine del 2016.\r\n\r\n4) oggi i lavoratori hanno un’attitudine allo stare insieme per cercare di riavere una collocazione o dall’azienda o dalle istituzioni, come accaduto molte volte. Invece, con la riforma Fornero, una volta perso il posto, i lavoratori saranno tutti meno tutelati, molto più isolati e con la paura costante di non trovare più un lavoro.\r\n\r\n5) La riforma degli ammortizzatori sociali cancella dopo il 2016 anche la Cassa \u003Cmark>in\u003C/mark> deroga, introdotta nel 2009 al fine di estendere i sussidi alle piccole imprese e ai settori finora esclusi dalla Cassa. \r\n\r\n6) Cancellando la Cassa straordinaria (Cigs) si toglie anche la possibilità di restituzione delle quote di accantonamento del Tfr maturato \u003Cmark>in\u003C/mark> costanza di Cigs qualora il lavoratore cessi dal rapporto di lavoro prima della ripresa lavorativa. \r\n\r\n7) Nella valutazione dei requisiti d'accesso all’ASpI andrebbero conteggiate e sommate alle attività di lavoro subordinato anche le settimane per le quali sia stata versata contribuzione destinata a gestioni diverse da quella dei lavoratori dipendenti, al fine di aumentare l'inclusività dell'istituto che, per come e'presentato nel testo, non risponde alle diverse forme del lavoro precario.\r\n\r\n \r\n\r\nLA MINI-ASPI\r\n\r\nÈ riservata ai lavoratori subordinati che abbiano almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 12 mesi, e dura la metà dei mesi per cui si hanno i contributi, al massimo per sei mesi. A conti fatti la mini-ASpI è più generosa del trattamento attuale: per una retribuzione media di 9.855 euro l'anno (quella di un precario), chi ha lavorato 3 mesi prenderà 926 euro \u003Cmark>in\u003C/mark> tutto (contro i 731 di oggi), e chi ha lavorato un anno raddoppierà l'assegno (3.700 euro \u003Cmark>in\u003C/mark> tutto contro 1.800). Il calcolo è lo stesso previsto per l'AspI.\r\n\r\n1) La mini-ASpI non amplia la platea dei protetti, ma sostiene chi oggi ha già un ombrello\r\n\r\n2) la mini ASpI resta comunque nel complesso poco generosa, tanto da essere quasi ininfluente per chi è senza lavoro e ha bisogno di un sostegno al reddito.\r\n\r\n3) bisogna ottenere che per la mini ASpI l'unicorequisito per la fruizione debba essere lacontribuzione di 13 settimane senza altre aggiunte, e che ilcalcolo dell'istituto debba essere allungato rispetto all’attuale metà dellesettimane su cui sia stata versata contribuzione, per nonprodurre un taglio rispetto al valore dell'indennità didisoccupazione con requisiti ridotti.\r\n\r\n \r\n\r\nASPI ZERO \r\n\r\nL’ASpI non determina una reale universalità nel sostegno al reddito, come invece aveva promesso Monti nel suo discorso di novembre alla risoluzione del Parlamento Europeo. Questa riforma infatti non estende gli ammortizzatori a chi non abbia due anni di anzianità assicurativa e versato almeno 52 settimane di contributi, cioè le giovanigenerazioni del lavoro discontinuo e i giovani disoccupati che non trovano il primo lavoro. Non è prevista nessuna tutela per co.co.pro., collaborazioni occasionali, a chiamata, assegnisti di ricerca: si tratta di 945.141 lavoratori precari, di cui più della metà sono co. co. pro (675.883), cui si aggiungono 52.459 associati \u003Cmark>in\u003C/mark> partecipazione, 54.210 co.co.co. statali, 49.179 dottorandi e assegnisti di ricerca, 24 mila venditori porta a porta, 27 mila “collaboratori” generici, 8.913 occasionali (Dati Isfol 2010). A questi vanno aggiunte tutte le finte partite IVA. Siamo quindi ben lontani da un ammortizzatore universale degno di questo nome, o da un reddito di cittadinanza, \u003Cmark>in\u003C/mark> procinto di essere invece attuato \u003Cmark>in\u003C/mark> Europa.\r\n\r\n \r\n\r\nFONDO SOLIDARIETA’ PER SETTORI NON COPERTI DA CASSA INTEGRAZIONE:\r\n\r\nEntro il 2013 per le aziende con più di 15 dipendenti arriva un Fondo di solidarietà presso l’Inps, che andrà a sostituire parzialmente l’eliminazione della cassa integrazione \u003Cmark>in\u003C/mark> deroga, della cig straordinaria e della mobilità. La contribuzione dovrà essere a carico del datore di lavoro (2/3) e del lavoratore (1/3) e ci sarà l’obbligo di bilancio \u003Cmark>in\u003C/mark> pareggio dell’ente erogatore. Al finanziamento potrà concorrere anche lo 0,30% attualmente versato ai fondi per la formazione.\r\n\r\n1) i fondi pur essendo privi di personalità giuridica ed essendo definiti come “gestioni dell’Inps” si pongono come evidente transizione verso un modello che ha l’obiettivo di trasferire parti crescenti del welfare dalla garanzia e gestione pubblica a quella della bilateralità fra imprese e sindacati, privatizzando di fatto il welfare e cambiando quindi il ruolo delle organizzazioni sindacali. \r\n\r\n2) L’abolizione della cassa \u003Cmark>in\u003C/mark> deroga e straordinaria non diventa occasione per istituire strumenti a carico della fiscalità generale, contributi pubblici a sostegno al reddito come per esempio il reddito sociale minimo, attualmente \u003Cmark>in\u003C/mark> discussione \u003Cmark>in\u003C/mark> Europa. Il reddito sociale minimo garantirebbe l’autonomia e la libertà di scelta, toglierebbe dalla ricattabilità del lavoro nero e dello schiavismo, permetterebbe a una generazione di compiere scelte non dettate dalla condizione economica della propria famiglia e di avviare un percorso di crescita formativa, professionale e di vita con una minima rete di protezione sociale.\r\n\r\n3) i fondi configurano tutele diverse a secondo dei settori e non garantiscono le tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle imprese con meno di 15 addetti, essendo obbligatori solo al di sopra di tale soglia. \r\n\r\n \r\n\r\nIL CONTRIBUTO DI LICENZIAMENTO\r\n\r\nDal 2013 il datore di lavoro all’atto del licenziamento per i rapporti a tempo indeterminato e per gli apprendisti, dovrà versare all’Inps mezza mensilità ogni 12 mensilità di anzianità aziendale negli ultimi tre anni. Questa novità è probabilmente proposta a seguito della revisione dell'articolo 18 che renderà più facili i licenziamenti. Il contributo di licenziamento sostituirà i contributi oggi versati dalle aziende per la disoccupazione e la mobilità. Il lavoratore riceverebbe invece un indennizzo economico proporzionale all'anzianità di servizio deciso dal Giudice o da un arbitro scelto tra le parti. Il governo dovrebbe però rafforzare le tutele per i lavoratori delle aziende con meno di 15 dipendenti, oggi escluse dall'articolo 18.\r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DELLA LAVORATRICE MADRE\r\n\r\nNella riforma del mercato del lavoro c'é la norma contro le \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>bianco\u003C/mark>, un turpe strumento spesso utilizzato da certi (im)prenditori a discapito delle lavoratrici perché non restino incinta. Si estende fino a tre anni di vita del bambino il “periodo di rafforzamento”, cioè il periodo \u003Cmark>in\u003C/mark> cui le \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> della lavoratrice madre o del lavoratore padre devono essere convalidate dal Ministero Del Lavoro. \r\n\r\n1) con le previsioni contenute nel ddl la burocratizzazione è aumentata ed è tutta a\r\ncarico della lavoratrice, che comunque sarà ricattabile con la procedura prevista,\r\ncioè l'obbligo, per la convalida delle \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark>, della firma. Infatti la semplice apposizione di firma da parte del lavoratore \u003Cmark>in\u003C/mark> calce alla comunicazione del datore di lavoro di cessazione del rapporto per \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> volontarie o risoluzione consensuale non è sufficiente a scongiurare la pratica delle \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> \u003Cmark>in\u003C/mark> \u003Cmark>bianco\u003C/mark>. A garanzia di chi lavora andrebbe esplicitato che il Ministero possa verificare, contestualmente all'invio della comunicazione, le modalità di data e veridicità delle \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark>.\r\n\r\n2) se il lavoratore non firma la dichiarazione di \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> evidentemente non vi è la volontà, e pertanto il rapporto di lavoro non può considerarsi “risolto”, con una penalizzazione per il lavoratore che manifesta l'abuso con la non sottoscrizione della comunicazione di risoluzione.\r\n\r\n3) va chiarito che la non sospensione della prestazione di lavoro da parte della lavoratrice o lavoratore che non hanno sottoscritto la comunicazione di risoluzione o \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> rende nullo l'effetto sospensivo e comporta l'automaticità della comminazione di pena per la falsa dichiarazione al datore di lavoro\r\n\r\n4) andrebbe chiarito che non solo le \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> o risoluzione sono prive di effetto ma nel periodo pregresso non agisce l'effetto sospensivo\r\n\r\n5) il reato per falsa dichiarazione di \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> volontarie o risoluzione consensuale va assimilato al licenziamento illegittimo con le relative conseguenze, e l'ammenda sanzionatoria va chiarito che è aggiuntiva. Altrimenti la falsa dichiarazione che maschera un tentato licenziamento sarebbe punita con una penalizzazione inferiore a quella prevista per analogo illecito: \u003Cmark>in\u003C/mark> un caso infatti avremmo la semplice ammenda e sospensione della risoluzione nell'altro indennizzo e reintegro. La progressività dell'ammenda a discrezionalità della Direzione territoriale del lavoro non è giustificabile dal momento che il reato/abuso commesso è il medesimo.\r\n\r\n6) le sanzioniattualmente previste, da 5 a 30 mila euro, sono ancora troppo basse, e le organizzazioni sindacali hanno chiesto che siano raddoppiate, oppure che si preveda la disciplina del licenziamento discriminatorio\r\n\r\n \r\n\r\nSi intendono poi favorire le varie forme di baby-sitting, prevedendo l’introduzione di voucher di cui la lavoratrice madre potrà usufruire \u003Cmark>in\u003C/mark> alternativa al facoltativo periodo di maternità.\r\n\r\n1) questa “riforma” ha l’evidente obiettivo di spingere le donne lavoratrici a tornare subito al lavoro, ottenendo “\u003Cmark>in\u003C/mark> cambio” per 11 mesi dei voucher per la baby-sitter\r\n\r\n2) I voucher comunque non compensano la carenza di servizi pubblici.\r\n\r\n3) il testo è un passo indietro rispetto a tanti disegni di legge presentati \u003Cmark>in\u003C/mark> Parlamento e agli standard europei. \r\n\r\n4) va cancellato il riferimento all'ISEE come indicatore della determinazione del numero e dell'importo dei voucher o servizi corrispettivi poiché attualmente la fruibilità del congedo parentale è un diritto universale che verrebbe sostituito da un'opportunità legata al reddito\r\n\r\n5) I lavoratori iscritti alla gestione separata già pagano un contributo dello 0,72% per le prestazioni sociali (maternità, assegni familiari e malattia): sono fondi che ad oggi rimangono parzialmente inutilizzati. I requisiti per l’accesso a tali prestazioni devono dunque essere allargati e il trattamento deve essere uniformato a quanto previsto per i lavoratori dipendenti.\r\n\r\n\r\nTUTELA DEI LAVORATORI PADRI\r\n\r\nE’ reso obbligatorio il congedo di paternità, da utilizzare fino al compimenti dei 5 mesi di età del bambino, per un massimo di 3 giorni continuativi. \r\n\r\n1) Difficile pensare che un tempo così limitato (3 giorni) favorisca «una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli all'interno della coppia» come afferma la riforma.L'Europa chiede almeno due settimane di congedo obbligatorio per i neopadri, dunque i giorni di congedo paternale obbligatorio andrebbero portati almeno a dieci \u003Cmark>in\u003C/mark> aggiunta al congedo obbligatorio maternale, \u003Cmark>in\u003C/mark> linea con altri paesi europei.\r\n\r\n2) già oggi molti contratti prevedono periodi superiori ai tre giorni per congedo paternale e quindi bisognerebbe specificare che sono aggiuntivi ai periodi già previsti dai CCNL. \r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DEI DISABILI \r\n\r\nCirca i soggetti disabili, al fine di favorirne l’integrazione nel mercato del lavoro, è previsto l’aumento del numero \u003Cmark>in\u003C/mark> rapporto ai lavoratori totali, ma sul punto il progetto di riforma è molto vago e poco preciso.\r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DEI MIGRANTI\r\n\r\nRiguardo ai lavoratori migranti, si prevede un aumento del tempo di disoccupazione necessario prima della perdita del permesso di soggiorno.\r\n\r\n \r\n\r\nPENALIZZAZIONI PER I LAVORATORI AGRICOLI\r\n\r\nLe misure contenute nel ddl lavoro mirano ad annullare i diritti previdenziali, assistenziali e contrattuali dei lavoratori agricoli e più \u003Cmark>in\u003C/mark> generale del lavoro stagionale. L’art. 11 estende l’uso dei voucher -da incassare alla Posta- a tutto il lavoro stagionale nel settore agricolo cosicché esso verrebbe considerato 'meramente occasionale' e i braccianti si ritroverebberosenza un contratto, senza un salario di qualifica e senza le tutele per la maternita'. Gli artt. 24-28 (mini-Aspi) comporteranno inoltre una riduzione media dell’indennità spettante al lavoratore fino al 30% rispetto a quella attuale. E il nuovo sistema di calcolo dei contributi figurativi comporterà un forte taglio della prestazione pensionistica se non, addirittura, il mancato raggiungimento al diritto della stessa.\r\n\r\n \r\n\r\nLAVORATORI ANZIANI\r\n\r\n1) Alle aziende spetta uno sgravio contributivo del 50% (fino a 18 mesi \u003Cmark>in\u003C/mark> caso di conferma) per le assunzioni a tempo determinato di lavoratori con 50 anni di età anagrafica e disoccupati da oltre 12 mesi. \r\n\r\n2) Dopo aver cancellato la mobilità e varato a dicembre 2011 un allungamento abnorme dell'età pensionabile, ora il governo Monti tenta di correre ai ripari istituendo un «contributo» per permettere i prepensionamenti. Le aziende con più di 15 dipendenti potranno incentivare l’esodo di lavoratori che maturano i requisiti pensionistici entro 4 anni dal licenziamento, corrispondendo al lavoratore il trattamento di pensione, e dando all’Inps la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti.Ma sembra difficile convincere un datore di lavoro a farsi carico per 4 anni del pagamento della pensione dei lavoratori, contributi compresi, \u003Cmark>in\u003C/mark> maniera del tutto volontaria.\r\n\r\nCONCLUSIONE\r\n\r\nLa riforma degli ammortizzatori sociali, dunque, presenta numerose lacune, è sostanzialmente un’operazione di tagli del periodo di copertura e delle indennità, e non prevede neppure sostegno economico per tutte quelle figure che oggi non ne hanno diritto. \r\n\r\n \r\n\r\nFranco Pinerolo\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n ",[123],{"field":94,"matched_tokens":124,"snippet":120,"value":121},[68,69,70],1736172819517014000,{"best_field_score":127,"best_field_weight":37,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":128,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},"3315704397824","1736172819517014129",{"document":130,"highlight":157,"highlights":166,"text_match":171,"text_match_info":172},{"cat_link":131,"category":132,"comment_count":46,"id":133,"is_sticky":46,"permalink":134,"post_author":49,"post_content":135,"post_date":136,"post_excerpt":52,"post_id":133,"post_modified":137,"post_thumbnail":138,"post_thumbnail_html":139,"post_title":140,"post_type":57,"sort_by_date":141,"tag_links":142,"tags":153},[43],[45],"45970","http://radioblackout.org/2018/02/dimissioni-e-risorse-africane-tendenze-e-influenze-su-macroaree/","Le dimissioni di Desalegn in Etiopia nascono da una situazione molto differente da quelle di Zuma in Sudafrica ma, come sentirete, dal percorso intrapreso nell’analisi fatta con il direttore di “Africa ExPress” Massimo Alberizzi si può sempre finire con il ricondurre gli eventi africani a fenomeni simili e processi che fanno parte di un unico sviluppo geopolitico.\r\n\r\nRamaphosa, il nuovo presidente del Sudafrica, è stato combattente contro l'apartheid e poi impegnato nel sindacato dei minatori, doveva già essere il successore designato di Mandela, poi il partito decise altrimenti orientandosi più sulal componente populista di 'Mbeki e poi di Zuma, irriconciliati con lo strapotere bianco. Invece Ramaphosa potrebbe ricollocare il Sudafrica nel suo ruolo guida dell'intero continente, se le fratture etniche e le ineguaglianze non gli impediranno di riconfermarsi alle elezioni previste il prossimo anno; le sue prime promesse hanno riguardato la lotta alla corruzione – che è stato il pretesto su cui si è addensata la condizione per l'impeachment di Zuma – e il risanamento dei conti, vero problema dell'era Zuma, che ha avuto la sfortuna di coincidere con la crisi mondiale.\r\n\r\n \r\n\r\nCaso diverso è quello etiope, dove ci sono stati dieci morti negli ultimi giorni e gli scontri proseguono tuttora in Omersa e Bali, ma in comune hanno il fatto che la transizione non è opera di un golpe, anche se in Etiopia è stato dichiarato lo stato d'emergenza per sei mesi, il secondo nell'ultimo anno. Hailemariam Desalegn, intellettuale anti-Menghistu, era succeduto nel 2012 a Zenawi (il capo della guerriglia marxista contro il sanguinario alleato di Mosca rovesciato nel 1991) e ha lasciato per l'impossibilità di proseguire con le riforme e per facilitare il dialogo tra le etnie minoritarie e i tigrini, che controllano i gangli del paese. Infatti le proteste sono proseguite anche dopo il rilascio dei molti arrestati in seguito ai moti irredentisti del 2016 in Oromia. Merere Gudina, leader della protesta tra i rilasciati, ha dichiarato che la coalizione al potere non ha permesso la democratizzazione del paese e l'avvicendamento all'interno del partito al governo non è sintomo di cambiamento.\r\n\r\n \r\n\r\nQueste dichiarazioni possono rievocare la medesima situazione del Sudafrica, che pure condivide con l'Etiopia il ruolo di stato chiave di un'area estesa di territorio africano. La stessa notazione si può fare riguardo al corpaccione attaccato da più direzioni della nazione congolese, dove alle guerre ai confini nordorientali si aggiungono le guerre per le risorse, che diventano sempre più importanti nel momento in cui l'auto elettrica va imponendosi sui mercati mondiali, evidenziando la strategia del colonialismo cinese (cosidetto “del sorriso”, ma che comporta lo stesso sfruttamento di quello classico europeo).\r\n\r\n \r\n\r\nSu tutto il continente aleggia con modalità diverse il flusso migratorio, che nei quattro paesi considerati con Alberizzi in questo approfondimento s'impone prepotente, collegandoli idealmente tra loro. Dall'accordo del Ruanda con Israele per riassorbire i respingimenti di Tel Aviv in cambio di una congrua cifra, agli espatri hutu dal Ruanda stesso verso il Kivu congolese (nonostante la crescita del paese, ma univoca per i soli tutsi), alle sofferenze sudafricane per la migrazione interna al continente, ai tanti migranti verso l'Europa dal Corno d'Africa.\r\n\r\n \r\n\r\nSollecitati da questo accumulo di informazioni scovate in agenzie mai troppo riportate dai media mainstream e invece monitorate con efficacia da Africa ExPress abbiamo parlato con Massimo Alberizzi, che ci ha evocato la figura gigantesca di Madiba, fornendoci spiegazioni sui probabili motivi di quel dissesto economico sudafricano proprio dalle politiche populiste di 'Mbeki e Zuma il Satrapo, creando disoccupazione, privilegi di certe etnie e di entourage impreparati, oltre a quegli squilibri sociali che la politica di riconciliazione di Mandela aveva cercato di evitare.\r\n\r\nZenawi, tigrino, in Etiopia aveva in mente un'idea di democrazia molto avanzata, finché non perse le elezioni, trasformandola in una dittatura pur di non far cadere l'Etiopia nuovamente in mano ai menghistuiani... affrontando queste odierne dimissioni alla luce della storia africana si riesce a comprendere meglio la dinamica che sottende ogni ribaltamento politico africano. Anche il caso del carcere che doveva essere svuotato per divenire museo (come Auschwitz) ci viene spiegato dalle parole di Alberizzi come un elemento in più per capire fino a che punto si tratti di una riverniciatura del regime etiopico come per quel che riguarda il regime di Kabila in Congo, o tutto ciò sia una reale apertura.\r\n\r\n \r\n\r\nSu questa falsariga abbiamo anche affrontato dunque i trentamila euro a migrante respinto del business ruandese con Israele, con un paragone azzardato quanto azzeccato... ma che lascia spazio per fare un parallelismo proprio con l'Etiopia: entrambi i paesi sono in crescita rispetto al resto dell’Afica. Fino ad arrivare al dilemma se si possano sopportare e fino a che livello di violenza i regimi repressivi che consentono però alla loro popolazione di migliorare le condizioni economiche, venendo meno e distogliendo lo sguardo dalla mancanza dei principi elementari di libertà e democrazia occidentali, oppure sollevare eccezioni umanitarie (magari per motivi altrettanto amorali di meri affari e puro saccheggio delle risorse) con il rischio di avvallare regimi ed élite dominanti come quelli emersi dopo le primavere arabe o come la dittatura famigliare della Guinea Equatoriale, che stabilizza quell'area del mondo attraverso il petrolio inmano a quelle famiglie al potere... e siamo da capo alle prese con nazioni-fulcro che influenzano intere aree. 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Invece Ramaphosa potrebbe ricollocare il Sudafrica nel suo ruolo guida dell'intero continente, se le fratture etniche e le ineguaglianze non gli impediranno di riconfermarsi alle elezioni previste il prossimo anno; le sue prime promesse hanno riguardato la lotta alla corruzione – che è stato il pretesto su cui si è addensata la condizione per l'impeachment di Zuma – e il risanamento dei conti, vero problema dell'era Zuma, che ha avuto la sfortuna di coincidere con la crisi mondiale.\r\n\r\n \r\n\r\nCaso diverso è quello etiope, dove ci sono stati dieci morti negli ultimi giorni e gli scontri proseguono tuttora \u003Cmark>in\u003C/mark> Omersa e Bali, ma \u003Cmark>in\u003C/mark> comune hanno il fatto che la transizione non è opera di un golpe, anche se \u003Cmark>in\u003C/mark> Etiopia è stato dichiarato lo stato d'emergenza per sei mesi, il secondo nell'ultimo anno. Hailemariam Desalegn, intellettuale anti-Menghistu, era succeduto nel 2012 a Zenawi (il capo della guerriglia marxista contro il sanguinario alleato di Mosca rovesciato nel 1991) e ha lasciato per l'impossibilità di proseguire con le riforme e per facilitare il dialogo tra le etnie minoritarie e i tigrini, che controllano i gangli del paese. Infatti le proteste sono proseguite anche dopo il rilascio dei molti arrestati \u003Cmark>in\u003C/mark> seguito ai moti irredentisti del 2016 \u003Cmark>in\u003C/mark> Oromia. Merere Gudina, leader della protesta tra i rilasciati, ha dichiarato che la coalizione al potere non ha permesso la democratizzazione del paese e l'avvicendamento all'interno del partito al governo non è sintomo di cambiamento.\r\n\r\n \r\n\r\nQueste dichiarazioni possono rievocare la medesima situazione del Sudafrica, che pure condivide con l'Etiopia il ruolo di stato chiave di un'area estesa di territorio africano. La stessa notazione si può fare riguardo al corpaccione attaccato da più direzioni della nazione congolese, dove alle guerre ai confini nordorientali si aggiungono le guerre per le risorse, che diventano sempre più importanti nel momento \u003Cmark>in\u003C/mark> cui l'auto elettrica va imponendosi sui mercati mondiali, evidenziando la strategia del colonialismo cinese (cosidetto “del sorriso”, ma che comporta lo stesso sfruttamento di quello classico europeo).\r\n\r\n \r\n\r\nSu tutto il continente aleggia con modalità diverse il flusso migratorio, che nei quattro paesi considerati con Alberizzi \u003Cmark>in\u003C/mark> questo approfondimento s'impone prepotente, collegandoli idealmente tra loro. Dall'accordo del Ruanda con Israele per riassorbire i respingimenti di Tel Aviv \u003Cmark>in\u003C/mark> cambio di una congrua cifra, agli espatri hutu dal Ruanda stesso verso il Kivu congolese (nonostante la crescita del paese, ma univoca per i soli tutsi), alle sofferenze sudafricane per la migrazione interna al continente, ai tanti migranti verso l'Europa dal Corno d'Africa.\r\n\r\n \r\n\r\nSollecitati da questo accumulo di informazioni scovate \u003Cmark>in\u003C/mark> agenzie mai troppo riportate dai media mainstream e invece monitorate con efficacia da Africa ExPress abbiamo parlato con Massimo Alberizzi, che ci ha evocato la figura gigantesca di Madiba, fornendoci spiegazioni sui probabili motivi di quel dissesto economico sudafricano proprio dalle politiche populiste di 'Mbeki e Zuma il Satrapo, creando disoccupazione, privilegi di certe etnie e di entourage impreparati, oltre a quegli squilibri sociali che la politica di riconciliazione di Mandela aveva cercato di evitare.\r\n\r\nZenawi, tigrino, \u003Cmark>in\u003C/mark> Etiopia aveva \u003Cmark>in\u003C/mark> mente un'idea di democrazia molto avanzata, finché non perse le elezioni, trasformandola \u003Cmark>in\u003C/mark> una dittatura pur di non far cadere l'Etiopia nuovamente \u003Cmark>in\u003C/mark> mano ai menghistuiani... affrontando queste odierne \u003Cmark>dimissioni\u003C/mark> alla luce della storia africana si riesce a comprendere meglio la dinamica che sottende ogni ribaltamento politico africano. Anche il caso del carcere che doveva essere svuotato per divenire museo (come Auschwitz) ci viene spiegato dalle parole di Alberizzi come un elemento \u003Cmark>in\u003C/mark> più per capire fino a che punto si tratti di una riverniciatura del regime etiopico come per quel che riguarda il regime di Kabila \u003Cmark>in\u003C/mark> Congo, o tutto ciò sia una reale apertura.\r\n\r\n \r\n\r\nSu questa falsariga abbiamo anche affrontato dunque i trentamila euro a migrante respinto del business ruandese con Israele, con un paragone azzardato quanto azzeccato... ma che lascia spazio per fare un parallelismo proprio con l'Etiopia: entrambi i paesi sono \u003Cmark>in\u003C/mark> crescita rispetto al resto dell’Afica. Fino ad arrivare al dilemma se si possano sopportare e fino a che livello di violenza i regimi repressivi che consentono però alla loro popolazione di migliorare le condizioni economiche, venendo meno e distogliendo lo sguardo dalla mancanza dei principi elementari di libertà e democrazia occidentali, oppure sollevare eccezioni umanitarie (magari per motivi altrettanto amorali di meri affari e puro saccheggio delle risorse) con il rischio di avvallare regimi ed élite dominanti come quelli emersi dopo le primavere arabe o come la dittatura famigliare della Guinea Equatoriale, che stabilizza quell'area del mondo attraverso il petrolio inmano a quelle famiglie al potere... e siamo da capo alle prese con nazioni-fulcro che influenzano intere aree. E finora lo stavano facendo tutte allo stesso modo, vedremo se la svolta sudafricana comincerà a invertire la tendenza.\r\n\r\n\u003Cmark>Dimissioni\u003C/mark> africane",{"matched_tokens":163,"snippet":165,"value":165},[164],"Dimissioni","\u003Cmark>Dimissioni\u003C/mark> e risorse africane: tendenze e influenze su macroaree",[167,169],{"field":94,"matched_tokens":168,"snippet":160,"value":161},[68,69],{"field":91,"matched_tokens":170,"snippet":165,"value":165},[164],1733921019569111000,{"best_field_score":173,"best_field_weight":37,"fields_matched":174,"num_tokens_dropped":46,"score":175,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},"2216192704512",2,"1733921019569111154",6646,{"collection_name":57,"first_q":33,"per_page":178,"q":33},6,{"facet_counts":180,"found":14,"hits":206,"out_of":262,"page":14,"request_params":263,"search_cutoff":35,"search_time_ms":14},[181,187],{"counts":182,"field_name":185,"sampled":35,"stats":186},[183],{"count":14,"highlighted":184,"value":184},"il colpo del strega","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":188,"field_name":34,"sampled":35,"stats":204},[189,191,193,195,197,199,201,203],{"count":14,"highlighted":190,"value":190},"lavoro",{"count":14,"highlighted":192,"value":192},"barbie",{"count":14,"highlighted":194,"value":194},"bambole",{"count":14,"highlighted":196,"value":196},"razzismo",{"count":14,"highlighted":198,"value":198},"Jobs act",{"count":14,"highlighted":200,"value":200},"giocattoli",{"count":14,"highlighted":202,"value":202},"educazione di genere",{"count":14,"highlighted":33,"value":33},{"total_values":205},8,[207],{"document":208,"highlight":229,"highlights":251,"text_match":96,"text_match_info":260},{"comment_count":46,"id":209,"is_sticky":46,"permalink":210,"podcastfilter":211,"post_author":212,"post_content":213,"post_date":214,"post_excerpt":52,"post_id":209,"post_modified":215,"post_thumbnail":216,"post_title":217,"post_type":218,"sort_by_date":219,"tag_links":220,"tags":228},"31586","http://radioblackout.org/podcast/i-podcast-de-il-colpo-della-strega-28settembre2015/",[184],"dj","Un'altro blocco di approfondimento e analisi sul Jobs Act del governo Renzi riguardante la normativa rispetto alle famigerate dimissioni in bianco, arma di ricatto spesso utilizzata a danno delle donne. Una norma semplice, poche righe e una soluzione di una banalità disarmante...così il Jobs Act fa una cosa buona e cancella decenni di una pratica vergognosa, quella delle dimissioni in bianco, che ha costituito per generazioni di lavoratrici una forma di ricatto sin dal primo colloquio di lavoro. Analizziamo quindi il fenomeno nel suo dispiegarsi, anche se non è facile trattandosi di un fatto illecito di difficile tracciabilità, le analisi in merito e le mobilitazioni delle donne nonché le disposizioni in materia del Jobs Act e leggi precedenti, con uno sguardo critico - perché tanto tempo per risolvere il problema? - e soprattutto vigile: cui prodest?\"\r\nNel 2007 Taofick Okoya crea il marchio \"Queens of Africa\", Barbie che dovrebbero ricalcare tratti somatici e aspetto tipico delle donne nigeriane, per permettere alle bambine una maggiore identificazione con esse, cosa che con la classica Barbie, altrimenti, non avverrebbe. 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