","Platform worker: il miraggio della direttiva europea","post",1708594217,[61,62,63],"http://radioblackout.org/tag/direttiva-europea/","http://radioblackout.org/tag/platform-worker/","http://radioblackout.org/tag/rider/",[65,66,67],"direttiva europea","platform worker","rider",{"post_content":69,"post_title":75,"tags":79},{"matched_tokens":70,"snippet":73,"value":74},[71,72],"europea","Direttiva","a dicembre 2021 la Commissione \u003Cmark>europea\u003C/mark> ha presentato una bozza di \u003Cmark>Direttiva\u003C/mark> i cui punti salienti erano","L'8 febbraio la Commissione \u003Cmark>europea\u003C/mark> ha annunciato il raggiungimento di un accordo sulla \u003Cmark>Direttiva\u003C/mark> relativa ai lavoratori digitali (\"platform worker\").\r\nI \"platform worker\" sono un proletariato digitale in rapida espansione. Persone assunte, controllate, pagate da una piattaforma digitale, in genere a cottimo e senza nessuna garanzia. Tra queste persone alcune operano esclusivamente online, altre prestano servizio sul territorio (rider, autisti di Uber ecc.). Nella sola UE erano almeno 28 milioni nel 2022 e diventeranno 43 milioni nel 2024. In Italia sono intorno ai 600.000.\r\nUna normativa sulla tutela delle lavoratrici/tori digitali era attesa dal 2017, ma solo a dicembre 2021 la Commissione \u003Cmark>europea\u003C/mark> ha presentato una bozza di \u003Cmark>Direttiva\u003C/mark> i cui punti salienti erano due: obbligo di trasparenza degli algoritmi utilizzati per la gestione del personale, presunzione dell'esistenza di un rapporto di lavoro subordinato (salvo prova contraria) quando si presentassero almeno due dei seguenti cinque parametri:\r\n1) determinazione da parte dell'azienda del salario o di un tetto allo stipendio; 2) imposizione di regole su come deve essere svolto il lavoro 3) vigilanza sul lavoro anche mediante strumenti elettronici; 4) restrizioni alla possibilità di organizzare il proprio orario di lavoro, di rifiutare un incarico o di trasferirlo a terzi; 5) restrizioni alla possibilità di allargare la propria clientela o di lavorare per altre piattaforme. Secondo la Commissione questa \u003Cmark>Direttiva\u003C/mark> avrebbe consentito di regolarizzare almeno 5,5 milioni di platform worker, attualmente considerate lavoratrici/ori autonome/i.\r\nDopo due anni di melina si è arrivati all'attuale compromesso. Resta l'obbligo di trasparenza degli algoritmi e viene proibito il licenziamento del personale attraverso procedure automatiche. Non sarà più l'algoritmo a licenziarti (ma il licenziamento dovrà essere deciso da un essere umano (!).\r\nSpariscono invece i famosi cinque parametri e rimane la presunzione di lavoro dipendente in base (più genericamente) alla presenza di “fatti che indicano il controllo e la direzione, secondo la legge nazionale, i contratti collettivi o la prassi in vigore negli Stati membri e tenendo conto della giurisprudenza della Corte di giustizia”.\r\nLa partita vera è ancora tutta da giocare. Senza lotte significative cambierà ben poco.\r\nNel frattempo persino questo esile compromesso rischia di saltare alla partenza, viste le barricate innalzate dalla Germania.\r\nNe abbiamo parlato con Mauro De Agostini\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-20-platform-worker-de-agostini.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",{"matched_tokens":76,"snippet":78,"value":78},[77,71],"direttiva","Platform worker: il miraggio della \u003Cmark>direttiva\u003C/mark> \u003Cmark>europea\u003C/mark>",[80,83,85],{"matched_tokens":81,"snippet":82},[77,71],"\u003Cmark>direttiva\u003C/mark> \u003Cmark>europea\u003C/mark>",{"matched_tokens":84,"snippet":66},[],{"matched_tokens":86,"snippet":67},[],[88,93,96],{"field":35,"indices":89,"matched_tokens":90,"snippets":92},[47],[91],[77,71],[82],{"field":94,"matched_tokens":95,"snippet":78,"value":78},"post_title",[77,71],{"field":97,"matched_tokens":98,"snippet":73,"value":74},"post_content",[71,72],1157451471441625000,{"best_field_score":101,"best_field_weight":102,"fields_matched":103,"num_tokens_dropped":47,"score":104,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"2211897868544",13,3,"1157451471441625195",{"document":106,"highlight":124,"highlights":141,"text_match":151,"text_match_info":152},{"cat_link":107,"category":108,"comment_count":47,"id":109,"is_sticky":47,"permalink":110,"post_author":50,"post_content":111,"post_date":112,"post_excerpt":53,"post_id":109,"post_modified":113,"post_thumbnail":114,"post_thumbnail_html":115,"post_title":116,"post_type":58,"sort_by_date":117,"tag_links":118,"tags":122},[44],[46],"48842","http://radioblackout.org/2018/09/la-nuova-direttiva-europea-sul-copyright-e-i-rischi-per-il-futuro-di-internet/","Il 12 settembre il Parlamento Europeo ha votato la nuova direttiva del copyright, approvando due articoli - l'11 e il 13 - considerati particolarmente problematici per il futuro di internet. Lo stesso testo, eccetto alcuni emendamenti di poco conto, era stato bocciato a luglio.\r\n\r\nL'iter della legge sarà in realtà ancora lungo: il testo approvato dovrà essere discusso col Consiglio dell'UE e poi votato nella plenaria del Parlamento (verosimilmente all'inizio del 2019). A quel punto dovrà poi essere recepita dai singoli stati membri. Molti osservano che, anche in caso di approvazione, la direttiva sarebbe di difficile implementazione, ricordando che una normativa simile è stata giá approvata anni fa in Spagna e in Germania, fallendo miseramente.\r\n\r\nI due articoli attorno a cui si stanno concentrando le critiche e le richieste di bloccare la normativa trattano rispettivamente di una \"Link Tax\" per le piattaforme online e di \"Upload Filters\", ovvero di un sistema per proteggere il diritto d'autore online. Nati con l'intento di risolvere problemi di lunga data, rischiano di crearne di ben peggiori.\r\n\r\nRiccardo Coluccini, redattore del portale Motherboard, ci ha spiegato meglio di cosa si tratta e quali sono gli aspetti più problematici del testo:\r\n\r\ncopyright_motherboard","19 Settembre 2018","2018-09-23 17:34:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/09/e1415a1b0206eceef000cbadc3416046_XL-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/09/e1415a1b0206eceef000cbadc3416046_XL-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/09/e1415a1b0206eceef000cbadc3416046_XL-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/09/e1415a1b0206eceef000cbadc3416046_XL-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/09/e1415a1b0206eceef000cbadc3416046_XL.jpg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La nuova direttiva europea sul copyright e i rischi per il futuro di Internet",1537372568,[119,120,121],"http://radioblackout.org/tag/copyright/","http://radioblackout.org/tag/internet/","http://radioblackout.org/tag/unione-europea/",[123,21,25],"copyright",{"post_content":125,"post_title":129,"tags":132},{"matched_tokens":126,"snippet":127,"value":128},[77],"Europeo ha votato la nuova \u003Cmark>direttiva\u003C/mark> del copyright, approvando due articoli","Il 12 settembre il Parlamento Europeo ha votato la nuova \u003Cmark>direttiva\u003C/mark> del copyright, approvando due articoli - l'11 e il 13 - considerati particolarmente problematici per il futuro di internet. 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Dunque, per quanto riguarda l'Italia, il messaggio è sostanzialmente politico e non sostanziale.\r\n\r\nAi nostri microfoni Salvatore Cominu approfondisce il tema dei salari e del contesto italiano. In Italia la situazione è critica - negli ultimi 30 anni salari medi sono diminuiti in controtendenza rispetto a tutta Europa - ed è chiaro che sia un paese stratificato che vede settori con quote di lavoro (anche qualificato) sottopagato, il valore mediano dei salari ad oggi è stabilito a 11 euro e 40 lordi. Con questa direttiva il dibattitto subirà un'accelerazione e se fosse applicata si tradurrebbe in un incremento salariale. Nei fatti però la strada è ancora lunga. Infatti occorre attendere l'accordo tra consiglio, parlamento e commissione europea perché poi possa essere recepita dai diversi Paesi. Nei fatti si tratta soltanto di un indirizzo dell'UE.\r\n\r\nPer quanto riguarda l'Italia i minimi sono stabiliti dalla contrattazione collettiva - paese con circa 80 per cento dei lavoratori dipendenti coperto dalla contrattazione collettiva - ci sono settori però, che pur essendo coperti dalla contrattazione collettiva hanno salari molto bassi. Inoltre, bisogna tener in considerazione la proliferazione dei contratti, la loro eterogeneità e la diffusione dei cosiddetti “contratti pirata” che fanno concorrenza ai contratti stabiliti dalla contrattazione collettiva.\r\n\r\nInfine, abbiamo tematizzato alcune questioni rispetto al contesto sociale degli ultimi anni, come il declassamento, il progressivo impoverimento delle classi medie, i movimenti populisti da un lato e i movimenti su larga scala come i Gilet Gialli in Francia dall'altro, abbiano raccolto in qualche modo le richieste di garanzie minime che attraversano la società e che ruolo abbiano avuto nella spinta verso determinati discorsi.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/Salario-minimo-2022_06_09_2022.06.09-09.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","10 Giugno 2022","2022-06-10 14:03:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/AFP_1BA0JW-krx-U3070484073488k9C-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"224\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/AFP_1BA0JW-krx-U3070484073488k9C-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443-1-300x224.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/AFP_1BA0JW-krx-U3070484073488k9C-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443-1-300x224.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/AFP_1BA0JW-krx-U3070484073488k9C-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443-1.jpg 593w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Salario minimo: cosa cambierà?",1654869819,[170,171,172,121],"http://radioblackout.org/tag/decetomedizzazione/","http://radioblackout.org/tag/salario-minimo/","http://radioblackout.org/tag/stipendi/",[174,175,176,25],"decetomedizzazione","salario minimo","stipendi",{"post_content":178,"tags":182},{"matched_tokens":179,"snippet":180,"value":181},[77,71],"fa è stata approvata una \u003Cmark>direttiva\u003C/mark> \u003Cmark>europea\u003C/mark> a riguardo del salario minimo,","Pochi giorni fa è stata approvata una \u003Cmark>direttiva\u003C/mark> \u003Cmark>europea\u003C/mark> a riguardo del salario minimo, normativa non mandatoria per chi non ha ancora una regolamentazione interna in merito ma che vincola i Paesi in cui è già in vigore a procedure che fissano l'adeguatezza dei salari. 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E una in Italia nel 2017, probabilmente per colpa di una puntura autoctona e del mancato riconoscimento del contagio.\r\n\r\n \r\n\r\nNe abbiamo parlato con C. Alessandro Mauceri, che si occupa spesso di migrazioni e che ha pubblicato un interessante articolo su \"La voce di New York\", dove, rispolverando quella direttiva, si individuano gli sventurati che sperano in una vita degna di essere vissuta altrove da un luogo che non può più offrire nulla: \"sfollati\" li definisce l'Europa stessa che crea Lager per loro, ma lontano dagli occhi di quelli la cui sensibilità non viene distratta dai titoli di \"Libero\". E gli sfollati devono essere aiutati in ogni modo, da sempre, lo dice l'Europa stessa, perché le \"persone\" (questa è la vera definizione di queste genti in cammino) che arrivano sui barconi in Italia, non dovrebbero essere rinchiusi in centri di prima accoglienza, ma, una volta identificati, dovrebbero essere lasciati liberi di circolare, lavorare e studiare non solo in Italia o in Grecia o in Spagna, ma in tutti i paesi dell’UE: «Finché dura la protezione temporanea, gli Stati membri cooperano tra loro per il trasferimento della residenza delle persone che godono della protezione temporanea da uno Stato membro all’altro, a condizione che le persone interessate abbiano espresso il loro consenso a tale trasferimento».\r\n\r\n \r\n\r\nUnknown","9 Settembre 2017","2017-09-11 15:40:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/09/razzisti_di_carta-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"286\" height=\"176\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/09/razzisti_di_carta.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Emigrare avvolti da sciami di zanzare: sfollati o untori?",1504987698,[215,216,217,218],"http://radioblackout.org/tag/epidemie/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/sfollati/","http://radioblackout.org/tag/zanzare/",[220,19,221,222],"epidemie","sfollati","zanzare",{"post_content":224},{"matched_tokens":225,"snippet":226,"value":227},[77,71],"come li definisce una dimenticata \u003Cmark>direttiva\u003C/mark> \u003Cmark>europea\u003C/mark> del 2001, inventata quando Minniti","La ferocia che gioca sull'ignoranza e la diffidenza di chi già è sedotto dal razzismo di certe testate riesce a inventarsi fantascientifiche ricostruzioni, infami allusioni, espliciti incitamenti al linciaggio.\r\n\r\nMa dietro a questi mezzucci da pennivendoli nazistoidi si nasconde invece un universo popolato da disperazione autentica, da un'umanità che, se non può diffondere il contagio delle malattie che abbisognano di incubazione in un vettore – che non può che essere la zanzara –, comunque non può più continuare a vivere esposta a malattie mortali endemiche nei loro miseri paesi; non sono profughi di guerra, non saranno nemmeno profughi (i barconi non affondano se non li speroniamo e il porto più vicino a rigore sarebbero quelli maghrebini)... vedremo come li definisce una dimenticata \u003Cmark>direttiva\u003C/mark> \u003Cmark>europea\u003C/mark> del 2001, inventata quando Minniti si occupava di bombardamenti dei Balcani e delle conseguenti fughe di massa dalla ex Jugoslavia (allora oggetto delle sue attenzioni), intanto consideriamoli superstiti in fuga dalla morte per malaria che coglie 400mila persone nel mondo ogni anno. 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O meglio se ne sottolinea spesso e volentieri il carattere di difesa di antichi privilegi di corporazione, di clientela, dimenticandosi che nella sostanza cerca di essere il freno al consolidarsi di interessi e privilegi ben più sostanziosi e di tutt'atra scala che è il tratto distintivo più netto della lunga stagione neoliberale. Come molti commentatori hanno sottolineato le manifestazioni molto rumorose e arrabbiate dei giorni scorsi erano sì il culmine delle giornate di sciopero indette dai tassisti ma sono state anche il punto di raccordo con altre categorie scontente, in particolare gli ambulanti in rivolta da tempo contro la direttiva europea nota come Bolkenstein e i gestori di stabilimenti balneari. Proprio in questo punto di raccordo sta quanto ci sta a cuore di questa protesta che cerca, da un punto di vista strettamente egoistico, a mettere in discussione la cosiddetta politica delle \"liberalizzazioni\" che poi sul mercato non vuol dire altro che accaparramento da parte di grossi gruppi multinazionali, di quote crescenti di profitto (e reddito) che nei decenni passati restavano in tasca alle famiglie italiane. L'orizzonte cui i tassisti guardano è quello dei loro colleghi statunitensi, spesso immigrati ipersfruttati che non hanno che la proprio auto (in cui a volte dormono anche). E' limitato, e spesso fa il gioco degli alfieri del nuovismo, raccontare questo tipo di malcontento in relazione all'ascesa di Uber, per quanto ben sappiamo che dietro queste piattaforme digitali si nascondano nuove aziende dal carattere puramente estrattivo capaci di minimizzare i costi grazie alla digitalizzazione e di massimizzare contemporaneamente i processi di sfruttamento del lavoro.\r\n\r\nCi siamo fatti raccontare quello che è successo a Roma da Alessia, redattrice di Radio Onda Rossa, che ha realizzato in quei giorni numerose interviste tra i tassisti romani, tra componenti esplicitamente fasciste e componenti più genuine, tra vecchi mestieranti e giovani che hanno comprato recentemente le licenze magari anche accendendo un mutuo.\r\n\r\nalessia roma","23 Febbraio 2017","2017-02-28 16:07:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/scontri-Roma-600x264-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"132\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/scontri-Roma-600x264-300x132.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/scontri-Roma-600x264-300x132.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/scontri-Roma-600x264-100x44.jpg 100w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/scontri-Roma-600x264.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Tassisti in rivolta: oltre la difesa dello status quo",1487854592,[247,248,249,250,251],"http://radioblackout.org/tag/bolkenstein/","http://radioblackout.org/tag/liberalizzazioni/","http://radioblackout.org/tag/roma/","http://radioblackout.org/tag/tassisti/","http://radioblackout.org/tag/uber/",[253,254,255,256,257],"Bolkenstein","liberalizzazioni","Roma","tassisti","uber",{"post_content":259},{"matched_tokens":260,"snippet":261,"value":262},[77,71],"rivolta da tempo contro la \u003Cmark>direttiva\u003C/mark> \u003Cmark>europea\u003C/mark> nota come Bolkenstein e i","La rivolta dei tassisti romani nella narrazione massmediatica viene rovesciata nel suo contrario. O meglio se ne sottolinea spesso e volentieri il carattere di difesa di antichi privilegi di corporazione, di clientela, dimenticandosi che nella sostanza cerca di essere il freno al consolidarsi di interessi e privilegi ben più sostanziosi e di tutt'atra scala che è il tratto distintivo più netto della lunga stagione neoliberale. Come molti commentatori hanno sottolineato le manifestazioni molto rumorose e arrabbiate dei giorni scorsi erano sì il culmine delle giornate di sciopero indette dai tassisti ma sono state anche il punto di raccordo con altre categorie scontente, in particolare gli ambulanti in rivolta da tempo contro la \u003Cmark>direttiva\u003C/mark> \u003Cmark>europea\u003C/mark> nota come Bolkenstein e i gestori di stabilimenti balneari. 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Le immagini trasmesse in prima serata dal TG2 hanno mostrato una realtà che non ha nulla di eccezionale. Per anni dai CIE e dai CARA, uscivano furtivamente riprese sfocate della brutalità della polizia, degli insulti, botte umiliazioni inflitti a immigrati, profughi, richiedenti asilo. Una devastante normalità. I politici hanno fatto la loro parte mostrandosi indignati e pronti a reagire. La commissaria UE Cecilia Maelstrom ha minacciato di far perdere all'Italia il sostegno europeo. Inevitabilmente ci si chiede perché proprio oggi la quotidianità dei CIE e dei CARA irrompe nelle case degli italiani all'ora di cena. Perché ora? Cosa sta cambiando? Bisogna credere a Letta, che sostiene il superamento della Turco-Napolitano-Bossi-Fini? La situzione nei CIE e nei Cara del nostro paese è insostenibile da anni. Due giorni fa un immigrato eritreo, rinchiuso nel CARA di Mineo, un limbo in cui sono ammassati e dimenticati migliaia di richiedenti asilo, si è tolto la vita. Pochi giorni prima al CARA di Bari è nuovamente scoppiata la rivolta. La situazione dei CIE è nota: la metà sono chiusi, gli altri sono in buona parte inagibili. Le continue rivolte degli immigrati hanno demolito, pezzo a pezzo, i centri italiani. Se si osserva con attenzione l'azione concreta del governo, al di là delle dichiarazioni di facciata, la trama sottesa a quelle immagini esposte allo sguardo di tutti, rivelano una realtà ben più cruda dell'agghiacciante metafora concentrazionaria che evocano nell'immediato.\r\n\r\nOggi il governo ha approvato il decreto svuota-carceri, l'ennesimo pannicello caldo sulla piaga purulenta delle carceri italiane.\r\nTra i provvedimenti adottati la possibilità di far scontare agli stranieri gli ultimi due anni di detenzione nei paesi di origine. Un modo brillante - sempre che l'Italia riesca a stipulare accordi soddisfacenti con i paesi d'origine - per ridurre il numero dei detenuti ed espellerli senza passare dal CIE. Una vecchia proposta dellla sinistra perbene, che ora potrebbe trovare applicazione.\r\nSe a questo si aggiunge una politica di accordi bilaterali con i paesi africani per una gestione in loco della reclusione e del controllo, il gioco è fatto. Il governo potrebbe ripulirsi l'immagine, riducendo la detenzione nei CIE e applicando in modo meno restrittivo la direttiva europea sui rimpatri sì da tenere aperte poche strutture. Umane, pulite tranquille. Il lavoro sporco, i corpi violati, la dignità calpestata trasferiti altrove, appaltati ad altri.\r\nNon per caso, il governo Letta, non solo ha confermato il trattato italo-libico che dal 2009 sino alla guerra del 2011 aveva garantito la chiusura della rotta tra i porti libici e la Sicilia, ma lo ha di recente rinforzato.\r\nIl 29 novembre il ministro della difesa Mario Mauro e il suo omologo libico Al-Thinni hanno sottoscritto un accordo per \"rafforzare la cooperazione tra i due Paesi\".\r\nL'intesa, spiega una nota della Difesa, riguarda “l’impiego di mezzi aerei italiani a pilotaggio remoto in missioni a supporto delle autorità libiche per le attività di controllo del confine sud del Paese”. L’altro riguarda l’addestramento di personale libico”. Potrà essere effettuato in Italia o Libia e “migliorando la sicurezza comune contribuirà alla pace e alla stabilità internazionale”.\r\nDroni italiani a guardia della frontiera sud della Libia, militari libici a bordo delle unità navali italiane impegnate nell'operazione \"Mare Nostrum\".\r\nIl fronte delle guerra ai poveri si sposta ma non è meno feroce.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, giornlista e blogger siciliano.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nprofughi","18 Dicembre 2013","2013-12-30 12:09:49","Lampedusa. 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Puntata dedicata ad una fra le tante pratiche di dominio e sfruttamento: l'allevamento di visoni.\r\n\r\nNon esistono allevamenti accettabili, non esiste sfruttamento accettabile, neanche quando dicesi perfettamente a norma con la direttiva europea sul \"benessere animale\" o \"animal welfare\" che dir si voglia, tanto sbandierato da chi si occupa di questa e altre nefaste attività. Facciate ipocrite, ben sapendo che la salute dell'animale è strumentale a quanto rende, specie poi se si parla del pelo di un visone. Ma in nome della lotta alla crisi economica, nelle campagne della bassa bergamasca e nel cremonese, gli allevamenti di visoni si intensificano, si moltiplicano le gabbie, le morti tramite gas e gli scuoiamenti. Pochi mesi di vita, morte per asfissia, pelli strappate alla carne, messe all'asta e attentamente selezionate in base a sesso, colore, taglia e qualità. Un business in aumento per la crescente richiesta dall'estero, dai paesi che l'AIAV (Associazione Italiana Allevatori Visone) cita come \"emergenti\" e a cui strizza l'occhio, pubblicizzando opportunità sia per chi già si occupa di altri allevamenti, sia per giovani e... donne!\r\n\r\nIl coordinamento Liber* Selvadec rilancia nuove iniziative di mobilitazione ribadendo quanto un movimento per la liberazione animale debba mantenere alto il livello di critica radicale nel suo percorso di informazione, condivisione e azione contro ogni forma di sfruttamento dell’umano sulla Terra, dell’umano sull’umano, dell’umano sugli altri animali.\r\n\r\n\"Una società tecno-industriale non può fare a meno di sfruttare l’intero vivente. 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Coinvolgervi è un modo, per noi, di opporci alla diffusione di pratiche e discorsi animalisti ambigui che fanno dello spettacolo del dolore, della delega, del pietismo e dell’apoliticità il “nuovo discorso” sull’animale.\r\nDiscorso che, di fatto, si allontana dal senso profondo e radicale della liberazione animale che è, invece, una continua riflessione e azione politica per scardinare ogni pratica di dominio.\r\nE per questo che abbiamo pensato di moltiplicare i luoghi della mobilitazione, i pensieri, i modi, le proposte affinché ognuno, a partire dal “proprio” territorio, possa dare contenuto alla liberazione animale.\r\nCosì è nata l’idea di una prima settimana di mobilitazione durante la quale ogni realtà e individualità potrà contribuire a proprio modo a diffondere l’urgenza di fermare gli allevamenti di visoni e non solo.\r\nScrivendovi abbiamo il desiderio che si riesca e si possa costruire una rete che, seppur in questo momento, passa dal virtuale attraverso questa mail, non si fermi a questo ma diventi una realtà concreta che si incontra, agisce e si coordina. Questo è, per noi, un modo per non farci travolgere dalla crisi delle relazioni.\r\nE’ con lo stesso obiettivo che vorremmo chiudere e rilanciare queste giornate di mobilitazione con una biciclettata qui a Bergamo alla quale vi chiediamo di partecipare. Una rumorosa e creativa Critical mass per dare voce alla critica contro qualsiasi progetto di allevamento e contro ogni forma di sfruttamento verso ogni animale, il giorno sabato 21 marzo. Giornata che ci piacerebbe concludere con una riflessione collettiva su come ridare vitalità e senso ai territori delle pratiche nel segno della liberazione animale.\r\nUna giornata simbolica: l’inizio della primavera. Una giornata in cui spargere i semi di continue, necessarie, urgenti prese di coscienza sui discorsi e i linguaggi che sempre più spesso vengono utilizzati come un grande alibi per giustificare l’ingiustificabile ed incentivare sempre più l’adesione e la complicità a questo sistema di annientamento. Sicuramente le responsabilità dell’attuale situazione di sfruttamento generalizzato, di disagio e miseria non vanno attribuite ad un singolo settore “sbagliato” ma all’intero sistema che nella sua concezione di mondo condanna, a priori, l’esistenza di animali, umani e non, e della sopravvivenza della\r\nTerra stessa.\r\nNon casualmente, gli allevatori stessi, ricorrono ad un subdolo discorso che fa della “necessità” il movente delle loro pratiche per far fronte alla “crisi” economica: dal nostro punto di vista, questo stesso dire, svela la fallacia del loro discorso che, di fatto, non fa altro che mostrare gli interstizi nei quali si insinua piuttosto una grave e costante deresponsabilizzazione verso ogni forma vivente.\r\nPer la liberazione di tutte gli animali!\r\nContro gli allevamenti di visone e i mondi che li producono!\r\nCoordinamenti Liber*Selvadec\r\nPer informazioni:\r\nliber.selvadec@inventati.org\r\nliberselvadec.noblogs.org","12 Marzo 2015","2019-01-31 12:54:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/07/310114_300DPI-200x110.jpeg","Allevamenti di visoni: altre \"opportunità\" di sfruttamento e dominio",1426176933,[374,375,376,377,378,379,380,381],"http://radioblackout.org/tag/aiav/","http://radioblackout.org/tag/allevamenti/","http://radioblackout.org/tag/bergamo/","http://radioblackout.org/tag/boccu/","http://radioblackout.org/tag/liber-selvadec/","http://radioblackout.org/tag/liberazione-animale/","http://radioblackout.org/tag/sfruttamento/","http://radioblackout.org/tag/visoni/",[316,328,324,322,330,332,383,318],"sfruttamento",{"post_content":385},{"matched_tokens":386,"snippet":387,"value":388},[77,71],"perfettamente a norma con la \u003Cmark>direttiva\u003C/mark> \u003Cmark>europea\u003C/mark> sul \"benessere animale\" o \"animal"," \r\n\r\n\r\n\r\nMartedì 10 marzo. Puntata dedicata ad una fra le tante pratiche di dominio e sfruttamento: l'allevamento di visoni.\r\n\r\nNon esistono allevamenti accettabili, non esiste sfruttamento accettabile, neanche quando dicesi perfettamente a norma con la \u003Cmark>direttiva\u003C/mark> \u003Cmark>europea\u003C/mark> sul \"benessere animale\" o \"animal welfare\" che dir si voglia, tanto sbandierato da chi si occupa di questa e altre nefaste attività. Facciate ipocrite, ben sapendo che la salute dell'animale è strumentale a quanto rende, specie poi se si parla del pelo di un visone. Ma in nome della lotta alla crisi economica, nelle campagne della bassa bergamasca e nel cremonese, gli allevamenti di visoni si intensificano, si moltiplicano le gabbie, le morti tramite gas e gli scuoiamenti. Pochi mesi di vita, morte per asfissia, pelli strappate alla carne, messe all'asta e attentamente selezionate in base a sesso, colore, taglia e qualità. Un business in aumento per la crescente richiesta dall'estero, dai paesi che l'AIAV (Associazione Italiana Allevatori Visone) cita come \"emergenti\" e a cui strizza l'occhio, pubblicizzando opportunità sia per chi già si occupa di altri allevamenti, sia per giovani e... donne!\r\n\r\nIl coordinamento Liber* Selvadec rilancia nuove iniziative di mobilitazione ribadendo quanto un movimento per la liberazione animale debba mantenere alto il livello di critica radicale nel suo percorso di informazione, condivisione e azione contro ogni forma di sfruttamento dell’umano sulla Terra, dell’umano sull’umano, dell’umano sugli altri animali.\r\n\r\n\"Una società tecno-industriale non può fare a meno di sfruttare l’intero vivente. Una sensibilità che vuole veramente essere forza di cambiamento non può non mettere in discussione l’intera società: con le sue nocività, la sua tecnologia e scienza, le sue logiche di dominio e prevaricazione\"\r\n\r\nQui la diretta con un compagno del coordinamento Liber* Selvadec e l'appello alla settimana di mobilitazione\r\n\r\nliberselvadec1\r\n\r\nliberselvadec2\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\nFERMIAMO TUTTI GLI ALLEVAMENTI DI VISONI !\r\nDal 16 al 21 Marzo 2015 giornate di mobilitazione in tutta Italia\r\nCi volevano seppellire ma\r\ndimenticavano che siamo semi\r\n(da un manifesto solidale)\r\nIl discorso della crisi economica continua ad essere la forma per giustificare e legittimare ogni pratica di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sugli altri animali e sulla Terra.\r\nConsideriamo la presenza e l’apertura di allevamenti di visoni come una delle manifestazioni evidenti di una crisi ben più profonda che sconvolge le relazioni sociali e politiche di ogni essere vivente.\r\nSe il territorio delle province di Bergamo e di Cremona ne è particolarmente esposto, le logiche di dominio e le più diverse forme di prevaricazione si possono rintracciare in tutti i territori.\r\nPer questi motivi sentiamo l’esigenza di coinvolgervi e, insieme, dare vita a nuove pratiche ed esperienze che puntino ad una riappropriazione di metodi autogestionari di lotta perché questa sia veramente diffusa,\r\ncondivisa e costruita dalla base. Coinvolgervi è un modo, per noi, di opporci alla diffusione di pratiche e discorsi animalisti ambigui che fanno dello spettacolo del dolore, della delega, del pietismo e dell’apoliticità il “nuovo discorso” sull’animale.\r\nDiscorso che, di fatto, si allontana dal senso profondo e radicale della liberazione animale che è, invece, una continua riflessione e azione politica per scardinare ogni pratica di dominio.\r\nE per questo che abbiamo pensato di moltiplicare i luoghi della mobilitazione, i pensieri, i modi, le proposte affinché ognuno, a partire dal “proprio” territorio, possa dare contenuto alla liberazione animale.\r\nCosì è nata l’idea di una prima settimana di mobilitazione durante la quale ogni realtà e individualità potrà contribuire a proprio modo a diffondere l’urgenza di fermare gli allevamenti di visoni e non solo.\r\nScrivendovi abbiamo il desiderio che si riesca e si possa costruire una rete che, seppur in questo momento, passa dal virtuale attraverso questa mail, non si fermi a questo ma diventi una realtà concreta che si incontra, agisce e si coordina. Questo è, per noi, un modo per non farci travolgere dalla crisi delle relazioni.\r\nE’ con lo stesso obiettivo che vorremmo chiudere e rilanciare queste giornate di mobilitazione con una biciclettata qui a Bergamo alla quale vi chiediamo di partecipare. Una rumorosa e creativa Critical mass per dare voce alla critica contro qualsiasi progetto di allevamento e contro ogni forma di sfruttamento verso ogni animale, il giorno sabato 21 marzo. Giornata che ci piacerebbe concludere con una riflessione collettiva su come ridare vitalità e senso ai territori delle pratiche nel segno della liberazione animale.\r\nUna giornata simbolica: l’inizio della primavera. Una giornata in cui spargere i semi di continue, necessarie, urgenti prese di coscienza sui discorsi e i linguaggi che sempre più spesso vengono utilizzati come un grande alibi per giustificare l’ingiustificabile ed incentivare sempre più l’adesione e la complicità a questo sistema di annientamento. Sicuramente le responsabilità dell’attuale situazione di sfruttamento generalizzato, di disagio e miseria non vanno attribuite ad un singolo settore “sbagliato” ma all’intero sistema che nella sua concezione di mondo condanna, a priori, l’esistenza di animali, umani e non, e della sopravvivenza della\r\nTerra stessa.\r\nNon casualmente, gli allevatori stessi, ricorrono ad un subdolo discorso che fa della “necessità” il movente delle loro pratiche per far fronte alla “crisi” economica: dal nostro punto di vista, questo stesso dire, svela la fallacia del loro discorso che, di fatto, non fa altro che mostrare gli interstizi nei quali si insinua piuttosto una grave e costante deresponsabilizzazione verso ogni forma vivente.\r\nPer la liberazione di tutte gli animali!\r\nContro gli allevamenti di visone e i mondi che li producono!\r\nCoordinamenti Liber*Selvadec\r\nPer informazioni:\r\nliber.selvadec@inventati.org\r\nliberselvadec.noblogs.org",[390],{"field":97,"matched_tokens":391,"snippet":387,"value":388},[77,71],{"best_field_score":153,"best_field_weight":39,"fields_matched":27,"num_tokens_dropped":47,"score":232,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},{"document":394,"highlight":413,"highlights":418,"text_match":151,"text_match_info":421},{"comment_count":47,"id":395,"is_sticky":47,"permalink":396,"podcastfilter":397,"post_author":306,"post_content":398,"post_date":399,"post_excerpt":53,"post_id":395,"post_modified":400,"post_thumbnail":401,"post_title":402,"post_type":348,"sort_by_date":403,"tag_links":404,"tags":410},"15129","http://radioblackout.org/podcast/cie-laboratorio-disciplinare/",[306],"La situazione nel CIE sta mutando.\r\nDopo la lunga stagione di lotte culminata con la distruzione pressoché totale del CIE di Gradisca nel dicembre del 2011, le politiche verso i CIE sono lentamente cambiate. I Centri sono ancora la punta dell’iceberg legislativo costruito per mantenere sotto costante ricatto gli immigrati nel nostro paese, tuttavia rappresentano sempre di più un problema sia economico che di immagine per i governi di turno.\r\nChi lotta viene duramente represso: i prigionieri che protestano possono essere arrestati, rinchiusi in isolamento, espulsi immediatamente o semplicemente obbligati a dormire in terra.\r\nIn questi stessi anni è cambiato, complice l’obbligatorio recepimento della direttiva europea sui rimpatri, entrata in vigore il 24 dicembre 2011, ma recepita in modo parziale e restrittivo dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, anche il quadro legislativo. La reclusione massima dentro ai centri è passata da sei mesi ad un anno e mezzo, nel contempo avrebbero dovuto applicare la prigionia come estrema ratio, ma di fatto le norme che tutelano chi ha parenti o problemi di salute sono rimaste in buona parte inapplicate.\r\nIn questo contesto sono mutate le forme di resistenza dei reclusi: le lotte hanno perso il carattere rivendicativo rispetto alle condizioni di vita nei Centri, per trasformarsi in rivolte miranti alla fuga collettiva.\r\nIl governo sta puntando a colpire i prigionieri più attivi, isolandoli dagli altri in celle di punizione.\r\nLe lotte nei CIE non sono mai venute meno, ma la vita della gran parte degli immigrati è altrove: il lavoro, il pezzo di carta, la casa. Su questi terreni lotte anche molto radicali si sono moltiplicate, segnando un'inversione di tendenza rispetto al recente passato.\r\nNei legami di solidarietà che si creano nelle lotte cominciano ad aprirsi delle possibilità di creare un terreno di conflitto comune tra sfruttati, che pareva impossibile sino a pochi anni fa.\r\nIl CIE resta sullo sfondo: è un rischio che ogni immigrato senza carte corre ma è meno assillante dei mille inghippi della vita quotidiana.\r\nLe lotte degli antirazzisti non hanno saputo essere abbastanza incisive da bucare il silenzio che circonda questi luoghi. L'indignazione che attraversa settori della società civile non sa farsi azione: l'azione è ancora patrimonio di pochi attivisti.\r\nLa scommessa è quella di allargare il fronte, portando la realtà del CIE per le strade e per le piazze delle nostre città. \r\nOggi più che mai la lotta contro i Centri investe direttamente soprattutto gli italiani. E' un'urgenza morale non chiudere gli occhi di fronte a uomini e donne rinchiusi solo perché privi di un documento.\r\nMa non solo.\r\nI CIE sono sempre più una sorta di laboratorio dove si sperimentano forme di reclusione diverse dal carcere e molto più simile al manicomio criminale. Luoghi dove si entra per un arbitrio che può essere prolungato con la semplice firma di uno psichiatra o di un giudice di pace.\r\nNei CIE si sperimentano forme di controllo sociale che presto potrebbero essere applicate anche ad altri, sul modello dei vecchi ospizi per i poveri. Luoghi dove rinchiudere chi ha perso nella routette russa della vita sotto il capitalismo.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Federico, un compagno di Trieste molto attivo nella lotta contro il CIE di Gradisca.\r\nAscolta il suo intervento\r\n2013 04 19 federico CIE\r\n\r\nAscolta anche la chiacchierata fatta con Simone sulla rivolta e le fughe dal CIE di Modena\r\n\r\n2013 04 12 simone CIE Modena","19 Aprile 2013","2018-10-17 23:00:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/04/Prigione-200x110.jpg","CIE. 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