","Eataly: un ricettacolo di nocività","post",1417095848,[57,58,59,60],"http://radioblackout.org/tag/antispecismo/","http://radioblackout.org/tag/chi-e-cibo/","http://radioblackout.org/tag/eataly/","http://radioblackout.org/tag/no-expo/",[26,22,14,16],{"post_content":63},{"matched_tokens":64,"snippet":67,"value":68},[65,66],"diritti","animali","ma anche della difesa dei \u003Cmark>diritti\u003C/mark> dei lavoratori sfruttati da Farinetti, che rispetta poco gli \u003Cmark>animali\u003C/mark>, ma nemmeno tanto gli umani.\r","Domani sera nei locali di radioblackout, in via Cecchi 21 a Torino, ci sarà un incontro con il comitato Farro & Fuoco, che illustrerà quanto è nocivo l'evento che occuperà l'immaginario non solo milanese per sei mesi a partire dal 1° maggio: l'expo con la nutrizione al centro dei suoi temi. La scelta di come affrontare l'argomento da parte di Expo è sicuramente sbilanciato su \"cosa è cibo\", con un taglio molto vicino all'approccio di Slowfood e Eataly, già di per sé poco condivvisibile per il sistema e l'universo di produzione e consumo a cui fa riferimento , ma in particolare non tiene conto di \"chi è cibo\", ovvero il rispetto degli esseri fatti a pezzi dall'industria alimentare coinvolta e che è invece al centro dell'iniziativa di Farro & Fuoco.\r\n\r\nSabato 29 novembre, inoltre, alle 14, al Lingotto, nei pressi del famigerato negozio Eataly si terrà un presidio volto a sensibilizzare gli avventori ai temi dell'antispecismo, ma anche della difesa dei \u003Cmark>diritti\u003C/mark> dei lavoratori sfruttati da Farinetti, che rispetta poco gli \u003Cmark>animali\u003C/mark>, ma nemmeno tanto gli umani.\r\n\r\nAl proposito abbiamo sentito Paolo tra i redattori dell'opuscolo prodotto da Farro & Fuoco:\r\n\r\n \r\n\r\n2014.11.27-paolo_eataly",[70],{"field":71,"matched_tokens":72,"snippet":67,"value":68},"post_content",[65,66],1157451470233141200,{"best_field_score":75,"best_field_weight":34,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":76,"tokens_matched":77,"typo_prefix_score":43},"2211897278464","1157451470233141361",2,{"document":79,"highlight":98,"highlights":103,"text_match":106,"text_match_info":107},{"cat_link":80,"category":81,"comment_count":43,"id":82,"is_sticky":43,"permalink":83,"post_author":46,"post_content":84,"post_date":85,"post_excerpt":86,"post_id":82,"post_modified":87,"post_thumbnail":88,"post_thumbnail_html":89,"post_title":90,"post_type":54,"sort_by_date":91,"tag_links":92,"tags":96},[40],[42],"86510","http://radioblackout.org/2024/01/la-finanza-che-sostiene-leconomia-coloniale-israeliana/","Le istituzioni finanziarie europee, siano esse banche, compagnie assicurative e fondi pensione, svolgono un ruolo fondamentale per garantire il funzionamento, la sostenibilità e l’espansione delle colonie israeliane nei Territori palestinesi occupati. E lo fanno erogando prestiti e finanziamenti alle aziende coinvolte più o meno direttamente nell’occupazione (da Airbnb a Caterpillar, dall’impresa di costruzioni israeliana Ashtrom a quella di telecomunicazioni Altice) oppure acquisendo azioni e obbligazioni di queste società.\r\n\r\nSecondo le stime contenute nell’edizione 2023 del rapporto “Don’t buy into occupation” pubblicato lo scorso dicembre, tra gennaio 2020 e agosto 2023 sono state 776 le istituzioni finanziarie europee che hanno intrattenuto rapporti finanziari con 51 imprese attivamente coinvolte negli insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania. Durante il periodo analizzato, sono stati erogati 164,2 miliardi di dollari sotto forma di prestiti e di sottoscrizioni. Inoltre, ad agosto 2023, gli investitori europei detenevano anche 144,7 miliardi di dollari in azioni e obbligazioni di queste società .\r\n\r\nNe parliamo con Ilaria Sesana di Altraeconomia.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/ILARIA-SASINI-INFO-22012024.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n*************************************************************************************************************************\r\n\r\n \r\n\r\nPubblichiamo inoltre un articolo tradotto dal magazine israeliano +972 che illustra come Israele, a Gaza, abbia trasformato l’acqua in un’arma di distruzione di massa. Negando ai palestinesi l’acqua potabile dall’inizio della guerra, Israele ha creato una crisi sanitaria senza precedenti e rischia di causare danni ecologici irreversibili.\r\n+972 Magazine è una rivista online indipendente e senza scopo di lucro gestita da un gruppo di giornalisti palestinesi e israeliani. Il nome del sito deriva dal prefisso telefonico del paese che può essere utilizzato per chiamare in tutto Israele-Palestina.\r\nQui l'articolo originale.\r\n\r\nDi Nancy Murray e Amahl Bishara, 16 gennaio 2024\r\n\r\nA novembre, a solo un mese dall’inizio dell’assalto israeliano a Gaza che ha ormai superato i 100 giorni, Pedro Arrojo-Agudo, un relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, ha avvertito che Israele “deve smettere di usare l’acqua come arma di guerra”. “Ogni ora che passa mentre Israele impedisce la fornitura di acqua potabile sicura nella Striscia di Gaza, in aperta violazione del diritto internazionale, mette gli abitanti di Gaza a rischio di morire di sete e di malattie legate alla mancanza di acqua potabile”, ha dichiarato. Il bilancio delle vittime derivante dalla mancanza d’acqua e il suo impatto sulla salute pubblica, potrebbe superare quello dello stesso bombardamento israeliano.\r\n\r\nNegare l’acqua a Gaza è stata una tattica chiave della guerra fin dall’inizio, con Israele che ha chiuso i tubi che rifornivano l’enclave il 7 ottobre. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha annunciato che Israele stava “imponendo un assedio completo a Gaza. Niente elettricità, niente cibo, niente acqua, niente carburante. Tutto è chiuso. Stiamo combattendo gli animali umani e ci comportiamo di conseguenza”. L’uso dell’acqua come arma è riconosciuto nell’accusa del Sud Africa – ascoltata la settimana scorsa dalla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) – secondo cui l’assalto di Israele a Gaza equivale al crimine di genocidio. Questa accusa è stata avanzata anche da altri studiosi ed esponenti dei diritti umani, tra cui Craig Mokhiber, l'ex direttore dell'ufficio di New York dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, nella sua lettera di dimissioni in ottobre. La privazione dell’acqua e la distruzione delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie fanno da tempo parte dello sforzo israeliano, sia nella Striscia di Gaza che in Cisgiordania, “per rendere il processo quotidiano di vita, e di vita dignitosa, più difficile per la popolazione civile”, come ha affermato una missione conoscitiva delle Nazioni Unite nel 2009. Le passate operazioni militari israeliane in entrambi questi territori occupati hanno portato anche alla distruzione delle risorse idriche. E per decenni, Israele ha utilizzato l’accaparramento dell’acqua per espropriare i palestinesi della loro terra , impedendo l’agricoltura palestinese in Cisgiordania e per i palestinesi all’interno di Israele. Ma l’utilizzo dell’acqua da parte di Israele nel quadro della sua attuale offensiva sulla Striscia di Gaza è su una scala completamente diversa, con la capacità di causare una crisi sanitaria pubblica senza precedenti e un danno ecologico irreversibile. La dipendenza quasi totale di Gaza da Israele per l’acqua e l’energia la rende particolarmente vulnerabile all’uso militare delle risorse di base.\r\n\r\nCirca il 30% dell’approvvigionamento idrico di Gaza viene generalmente acquistato da Israele, mentre il resto dipende dall’elettricità e dal carburante – di cui anche Israele controlla l’ingresso – per la depurazione. Dall’inizio della guerra, il rafforzamento dell’assedio e dei bombardamenti da parte di Israele hanno causato una massiccia carenza di approvvigionamento idrico. Il 14 ottobre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che l’interruzione dell’elettricità significava che non c’era energia sufficiente per far funzionare i pozzi d’acqua, gli impianti di desalinizzazione e depurazione e i servizi igienico-sanitari. Ha inoltre riferito che gli attacchi israeliani avevano danneggiato sei pozzi d’acqua, tre stazioni di pompaggio dell’acqua, un serbatoio d’acqua e un impianto di desalinizzazione che serve oltre 1,1 milioni di persone. L’UNICEF, che aveva aperto l’impianto di desalinizzazione nel 2017, ha dichiarato che le persone erano costrette a bere acqua salata proveniente dal mare, che era ulteriormente contaminata da grandi quantità di acque reflue non trattate scaricate in mare ogni giorno. Entro due settimane dall’inizio della guerra, l’OCHA(coordinamento per gli affari umanitari Onu) stimava il consumo di acqua pro capite a Gaza – per bere, cucinare e per l’igiene – a soli 3 litri al giorno, mentre coloro che si stipavano nei rifugi delle Nazioni Unite avevano accesso a solo 1 litro al giorno; Gli standard internazionali raccomandano almeno 15 litri a persona ogni giorno. E con l’acqua in bottiglia non disponibile e i grandi impianti di desalinizzazione non funzionanti, l’OCHA ha scritto: “Le persone sono ricorse al consumo di acqua estratta dai pozzi agricoli, aumentando l’esposizione a pesticidi e altri prodotti chimici, esponendo la popolazione al rischio di morte o di epidemia di malattie infettive”. Anche durante la “pausa umanitaria” di sette giorni nelle ostilità alla fine di novembre, quando 200 camion di aiuti al giorno – meno della metà del numero che entravano ogni giorno prima della guerra – venivano ammessi a Gaza, le bottiglie di acqua pulita erano ancora scarseggiavano. “Nonostante la pausa, non vi è stato quasi alcun miglioramento nell’accesso dei residenti nel nord all’acqua per uso potabile e domestico, poiché la maggior parte dei principali impianti di produzione dell’acqua sono rimasti chiusi, a causa della mancanza di carburante e alcuni anche per danni. \", ha osservato l'OCHA. Alla fine di ottobre, un rapporto interno del Dipartimento di Stato americano esprimeva preoccupazione per il fatto che 52.000 donne incinte e oltre 30.000 bambini di età inferiore ai sei mesi fossero costretti a bere una miscela potenzialmente letale di acqua inquinata da liquami e sale marino.\r\n\r\nAlla fine di dicembre, come riportato dall’OMS, oltre 1 milione di sfollati palestinesi rifugiati nella città meridionale di Rafah avevano accesso, in media, a un bagno ogni 486 persone, mentre in tutta Gaza una doccia serviva in media 4.500 persone. Le acque reflue scorrono per le strade e contaminano le tende frettolosamente montate in cui vivono centinaia di migliaia di persone in tutta la parte meridionale e centrale di Gaza. Le donne che hanno le mestruazioni affrontano gravi difficoltà, con prodotti mestruali, servizi igienici e acqua che scarseggiano.\r\n\r\nUn’altra tattica inquietante adottata da Israele nelle ultime settimane è quella di pompare acqua di mare nei tunnel di Gaza. L’obiettivo apparente è quello di distruggere i tunnel e stanare i combattenti di Hamas, ma il Wall Street Journal ha riferito che l’azione potrebbe “anche minacciare l’approvvigionamento idrico di Gaza”. Anche se la portata dell’operazione di pompaggio rimane poco chiara, la dichiarazione del Sud Africa alla Corte Internazionale di Giustizia esprime “estrema preoccupazione” per questo particolare uso dell’acqua come arma offensiva, affermando: “Gli esperti ambientali hanno avvertito che la strategia “rischia di causare una catastrofe ecologica” che lascerebbe Gaza senza acqua potabile, devasterebbe quella poca agricoltura possibile e “rovinerebbe le condizioni di vita di tutti a Gaza”. La dichiarazione sudafricana rileva inoltre che il Relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all’acqua avrebbe paragonato questo piano israeliano alla mitica “salatura” romana dei campi di Cartagine, che mirava a impedire la crescita dei raccolti e a rendere il territorio inabitabile. L’accesso all’acqua pulita è fondamentale per scongiurare carestie e malattie, e con la massiccia distruzione delle infrastrutture idriche a Gaza – comprese le linee di approvvigionamento potabile, le stazioni di pompaggio e i pozzi – una catastrofe umanitaria in piena regola è in corso . Questa situazione è descritta nelle parole della petizione sudafricana all’ICJ (INTERNATIONAL COURT OF JUSTICE ): “Queste condizioni – deliberatamente imposte da Israele – sono calcolate per provocare la distruzione del gruppo palestinese a Gaza”. In effetti, gli esperti di sanità pubblica avvertono che mezzo milione di persone – un quarto della popolazione di Gaza – potrebbe morire di malattie entro un anno. \r\n\r\n \r\n\r\n ","22 Gennaio 2024","Tra gennaio 2020 e agosto 2023 banche, fondi pensione e assicurazioni hanno intrattenuto rapporti con oltre 50 imprese coinvolte negli insediamenti illegali in Cisgiordania.","2024-01-22 17:07:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/INFO-220224-ISRAELE-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"172\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/INFO-220224-ISRAELE-300x172.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/INFO-220224-ISRAELE-300x172.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/INFO-220224-ISRAELE.jpg 750w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","LA FINANZA CHE SOSTIENE L'ECONOMIA COLONIALE ISRAELIANA",1705934317,[93,94,95],"http://radioblackout.org/tag/banche/","http://radioblackout.org/tag/boicottaggio/","http://radioblackout.org/tag/territori-occupati/",[97,24,28],"banche",{"post_content":99},{"matched_tokens":100,"snippet":101,"value":102},[66],"è chiuso. 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I tank israeliani si stanno concentrando al confine con Gaza in preparazione di un intervento terrestre come preannunciato da Netanyahu sempre più criticato per la sua gestione della crisi. La natura fascio- sionista della leadership israeliana emerge dalle dichiarazioni del ministro della difesa Yoav Gallant che ha definito i palestinesi della striscia \"animali umani\" ,in fin dei conti anche Golda Meir ebbe a dire \"Non esiste qualcosa come un popolo palestinese. Non è che siamo venuti, li abbiamo buttati fuori e abbiamo preso il loro paese. Essi non esistevano\" ,già progettavano la pulizia etnica dei palestinesi.\r\n\r\nManifestazioni in solidarietà con i palestinesi si sono tenute a Berlino,Londra ,Madrid il clima di intimidazione nei confronti di chi critica la politica di sterminio praticata da Israele si fa sempre più pesante ,all'università di Harvard una coalizione di 34 organizzazioni studentesche ha pubblicato dichiarazione a sostegno del popolo palestinese, suscitando l’indignazione degli ex studenti di spicco dell’università. Gli studenti dell'università più influente nella politica degli Stati Uniti hanno affermato, in una dichiarazione pubblicata lunedì, che \"ritengono il regime israeliano interamente responsabile di tutte le violenze che si sono verificate\" tra palestinesi e israeliani dopo decenni di occupazione, aggiungendo che \"il regime dell'apartheid è il solo da incolpare”.Harvard ha prodotto otto ex presidenti e quattro dei nove attuali giudici della Corte Suprema.\r\n\r\n Lunedì alcuni eminenti ex studenti dell'Università di Harvard hanno denunciato la dichiarazione filo-palestinese e hanno esortato l'università ad agire contro i firmatari. Il presidente di Harvard Lawrence Summers, ex segretario al Tesoro degli Stati Uniti sotto la presidenza democratica Bill Clinton ed ex rettore dell'università, è stato uno dei tanti laureati di Harvard a criticare l’attuale leadership della prestigiosa università per non aver risposto. “Il silenzio della direzione di Harvard… ha permesso all'istituto di apparire, nella migliore delle ipotesi, neutrale nei confronti degli atti di terrorismo contro lo Stato ebraico di Israele”, ha scritto Summers . “Sono disgustato”. Il senatore repubblicano americano Ted Cruz, laureato alla Harvard Law School, ha scritto su X : \"Che diavolo c'è che non va con Harvard?\" \r\n\r\nQuesto è l'atmosfera di censura che circonda chi sostiene i diritti del popolo palestinese.\r\n\r\n \r\n\r\nAbbiamo chiesto a una compagna italo-palestinese che si trova in Cisgiordania di raccontarci il clima che si respira nei territori occupati della West Bank, la reazione e le speranze dellx palestinesi in seguito a questo attacco. Ascolta e scarica l'approfondimento:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/palestina_westbank.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nRicordiamo i prossimi appuntamenti a Torino:\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","10 Ottobre 2023","2023-10-10 16:08:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/8236191472_dd0e5fac27_o-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"202\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/8236191472_dd0e5fac27_o-300x202.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/8236191472_dd0e5fac27_o-300x202.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/8236191472_dd0e5fac27_o-768x516.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/8236191472_dd0e5fac27_o.jpg 968w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Corrispondenza da Ramallah",1696896764,[124,125,126,127,128,129,130],"http://radioblackout.org/tag/cisgiordania/","http://radioblackout.org/tag/conflitto-palestina-israele/","http://radioblackout.org/tag/gaza/","http://radioblackout.org/tag/hezbollah/","http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/libano/","http://radioblackout.org/tag/palestina/",[132,30,133,20,18,12,134],"Cisgiordania","Gaza","palestina",{"post_content":136},{"matched_tokens":137,"snippet":138,"value":139},[66],"definito i palestinesi della striscia \"\u003Cmark>animali\u003C/mark> umani\" ,in fin dei conti","Israele sta attuando un criminale blocco totale a Gaza impedendo i rifornimenti di medicine e cibo tagliando elettricità e acqua mentre continua a bombardare obiettivi civili come il mercato di Jabalya dove sono morte almeno 50 persone . I tank israeliani si stanno concentrando al confine con Gaza in preparazione di un intervento terrestre come preannunciato da Netanyahu sempre più criticato per la sua gestione della crisi. La natura fascio- sionista della leadership israeliana emerge dalle dichiarazioni del ministro della difesa Yoav Gallant che ha definito i palestinesi della striscia \"\u003Cmark>animali\u003C/mark> umani\" ,in fin dei conti anche Golda Meir ebbe a dire \"Non esiste qualcosa come un popolo palestinese. Non è che siamo venuti, li abbiamo buttati fuori e abbiamo preso il loro paese. Essi non esistevano\" ,già progettavano la pulizia etnica dei palestinesi.\r\n\r\nManifestazioni in solidarietà con i palestinesi si sono tenute a Berlino,Londra ,Madrid il clima di intimidazione nei confronti di chi critica la politica di sterminio praticata da Israele si fa sempre più pesante ,all'università di Harvard una coalizione di 34 organizzazioni studentesche ha pubblicato dichiarazione a sostegno del popolo palestinese, suscitando l’indignazione degli ex studenti di spicco dell’università. Gli studenti dell'università più influente nella politica degli Stati Uniti hanno affermato, in una dichiarazione pubblicata lunedì, che \"ritengono il regime israeliano interamente responsabile di tutte le violenze che si sono verificate\" tra palestinesi e israeliani dopo decenni di occupazione, aggiungendo che \"il regime dell'apartheid è il solo da incolpare”.Harvard ha prodotto otto ex presidenti e quattro dei nove attuali giudici della Corte Suprema.\r\n\r\n Lunedì alcuni eminenti ex studenti dell'Università di Harvard hanno denunciato la dichiarazione filo-palestinese e hanno esortato l'università ad agire contro i firmatari. Il presidente di Harvard Lawrence Summers, ex segretario al Tesoro degli Stati Uniti sotto la presidenza democratica Bill Clinton ed ex rettore dell'università, è stato uno dei tanti laureati di Harvard a criticare l’attuale leadership della prestigiosa università per non aver risposto. “Il silenzio della direzione di Harvard… ha permesso all'istituto di apparire, nella migliore delle ipotesi, neutrale nei confronti degli atti di terrorismo contro lo Stato ebraico di Israele”, ha scritto Summers . “Sono disgustato”. Il senatore repubblicano americano Ted Cruz, laureato alla Harvard Law School, ha scritto su X : \"Che diavolo c'è che non va con Harvard?\" \r\n\r\nQuesto è l'atmosfera di censura che circonda chi sostiene i \u003Cmark>diritti\u003C/mark> del popolo palestinese.\r\n\r\n \r\n\r\nAbbiamo chiesto a una compagna italo-palestinese che si trova in Cisgiordania di raccontarci il clima che si respira nei territori occupati della West Bank, la reazione e le speranze dellx palestinesi in seguito a questo attacco. 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E' stata un'occasione per riflettere sulla questione dei \"diritti animali\" e per chiederci se seguire l'inglobamento di altre specie animali all'interno della sfera del diritto umano sia una strada adatta a puntare verso una liberazione totale del vivente, o se non comporti piuttosto un semplice \"aggiustamento\" delle gerarchie antropocentriche.\r\nAscolta la puntata qui:\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/dirittiprimo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/dirittisecondo.mp3\"][/audio]","28 Aprile 2017","2019-01-31 12:51:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/scimmia-200x110.jpg","Sulla questione dei \"diritti animali\"","podcast",1493399295,[199,200,201,202],"http://radioblackout.org/tag/animalismo/","http://radioblackout.org/tag/diritti-animali/","http://radioblackout.org/tag/habeas-corpus/","http://radioblackout.org/tag/primati/",[204,146,169,163],"Animalismo",{"post_content":206,"post_title":210,"tags":213},{"matched_tokens":207,"snippet":208,"value":209},[65,66],"per riflettere sulla questione dei \"\u003Cmark>diritti\u003C/mark> \u003Cmark>animali\u003C/mark>\" e per chiederci se seguire","Nella puntata di liberation front del 19 aprile abbiamo parlato della famosa notizia della liberazione di Cecilia (primate prigioniero dello zoo di Mendoza, Argentina) per mezzo dell'applicazione dell'habeas corpus, ovvero il principio giuridico che tutela l'inviolabilità della persona, stabilendo di fatto che Cecilia è un soggetto di diritto e non un oggetto. 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Se la visione antropocentrica di una superiorità evolutiva umana era già stata screditata nella puntata precedente dalle scoperte archeologiche e paleoantropologiche del nostro passato più lontano, l’incontro e lo studio dei comportamenti e delle capacità tecnologiche e mentali possedute da animali come gli scimpanzé apporta un ulteriore tassello fondamentale alla critica all’antropocentrismo. Da sempre, l’esistenza di queste scimmie così simili a noi ha messo in difficoltà la giurisdizione sui diritti degli animali e per certi versi anche la scienza: quando quest’ultima, nel corso dei secoli, ha tentato di dimostrare che l’intelligenza umana (con le sue varie definizioni a seconda del momento storico) fosse capace di attività non replicabili dagli altri esseri viventi, è stata più volte smentita dalle grandissime capacità di astrazione, linguaggio, costruzione di tecnologie, e così via, che le scimmie antropomorfe presentano. \r\n\r\nInutile dire che una ricerca scientifica che invece di studiare la realtà dei fenomeni, cerca già in partenza di giustificare un’ideologia politica, non può che essere discutibile e non imparziale.\r\n\r\nNon solo l’antropocentrismo, ma anche il razzismo è decostruibile attraverso l’analisi profonda della nostra storia evolutiva, perché la condizione sociale (o di progresso, che dir si voglia) di alcune popolazioni rispetto ad altre non è una verità biologica dovuta a differenze di fantomatiche “razze”, ma uno dei tanti risultati di mutazioni del tutto casuali della geografia, del clima, delle migrazioni e dei rapporti con gli altri animali che si sono verificati duranti milioni di anni di evoluzione umana.\r\n\r\nI riferimenti citati provengono dai libri “Homo Sapiens ed altre catastrofi” di Telmo Pievani e “Crimini in tempo di pace” di Massimo Filippi e Filippo Trasatti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/antrop.mp3\"][/audio]","10 Maggio 2020","2020-05-10 22:46:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/image-200x110.jpg","Gli scimpanzè e l'evoluzione umana: come descostruire il razzismo e l'antropocentrismo",1589150415,[],[],{"post_content":257},{"matched_tokens":258,"snippet":259,"value":260},[65,66],"in difficoltà la giurisdizione sui \u003Cmark>diritti\u003C/mark> degli \u003Cmark>animali\u003C/mark> e per certi versi anche","Sul filo conduttore della puntata precedente (https://radioblackout.org/podcast/darwinismo-sociale-e-mutuo-appoggio-uno-sguardo-politico-etologico-ed-evolutivo/), in cui abbiamo analizzato come il comportamento cooperativo negli esseri umani e negli altri \u003Cmark>animali\u003C/mark> possa essere influenzato da motivi biologici ed evolutivi, in questa occasione ci siamo dedicati ad approfondire le straordinarie somiglianze che accomunano la specie Sapiens con le scimmie antropomorfe. 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Tra le varie attività troviamo il Birthright che da vent'anni offre ai giovani ebrei di tutto il mondo la possibilità di viaggiare gratuitamente per Israele per scoprirne le meraviglie, ma non i peccati.\r\nQuest'anno il tema del Birthright è l'alimentazione vegana, fiore all'occhiello dello Stato Ebraico che, in pochi anni, ha visto crescere esponenzialmente il numero di persone vegane e vegetariane con conseguenti aperture di negozi e ristoranti. Una scelta etica che si sposa al boom economico globale del settore.\r\n\r\nMa il veganwashing non basta a occultare l'apartheid e l'occupazione dei territori palestinesi, soprattutto se la ricchezza e la varietà alimentare israeliana sono dovute al furto delle risorse naturali dell'intera area. Dall'anno del suo insediamento nel 1948 Israele ha ridisegnato il modello agricolo e paesaggistico di quei territori facendo di un'area semi-desertica un fertile terreno dove crescere foreste, ville con giardino e colture intensive. E sono proprio le innovative tecniche agricole a basso consumo e la sperimentazione di surrogati animali crueltyfree che Israele porta in giro per il mondo per auto-proclamarsi avanguardia della produzione alimentare etica ed eco sostenibile.\r\n\r\nMa la sua ricchezza comincia con la guerra dei 6 giorni del 1967 e l'occupazione dell'altopiano del Golan, bacino idrico dell'intera regione che Israele difende e che gli permette di controllare la gestione idrica dei territori palestinesi e con essa l'agricoltura, la salute e la possibilità di autodeterminarsi. Un ricatto che mina le basi della vita e punta a un lento e inarrestabile processo di svilimento d'un popolo che non ha mai voluto abbassare la testa davanti ai soprusi e la forza della tirannia sionista che perpetua la guerra, i raid e il controllo totale.\r\n\r\nL'inutile maschera del veganwashing israeliano non potrà mai cancellare il sangue delle migliaia di palestinesi uccisi e la segregazione d'un intero popolo tutt'oggi in rivolta nella celebrazione della Marcia del Ritorno.\r\n\r\nAscolta la puntata qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/vi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","13 Aprile 2018","2019-01-31 12:49:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/1-top-200x110.jpg","Il vegan-washing israeliano",1523634145,[280,128,281,282],"http://radioblackout.org/tag/apartheid/","http://radioblackout.org/tag/vegan/","http://radioblackout.org/tag/veganwashing/",[284,18,285,286],"apartheid","vegan","veganwashing",{"post_content":288},{"matched_tokens":289,"snippet":290,"value":291},[65],"mondo come lo Stato dei \u003Cmark>diritti\u003C/mark> civili e delle scelte etiche,"," \r\n\r\nIsraele cerca di mostrarsi al mondo come lo Stato dei \u003Cmark>diritti\u003C/mark> civili e delle scelte etiche, promuovendosi attraverso fiere e viaggi il cui apprezzamento deve riscattare l'immagine del Paese. 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Un ricatto che mina le basi della vita e punta a un lento e inarrestabile processo di svilimento d'un popolo che non ha mai voluto abbassare la testa davanti ai soprusi e la forza della tirannia sionista che perpetua la guerra, i raid e il controllo totale.\r\n\r\nL'inutile maschera del veganwashing israeliano non potrà mai cancellare il sangue delle migliaia di palestinesi uccisi e la segregazione d'un intero popolo tutt'oggi in rivolta nella celebrazione della Marcia del Ritorno.\r\n\r\nAscolta la puntata qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/vi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[293],{"field":71,"matched_tokens":294,"snippet":290,"value":291},[65],{"best_field_score":108,"best_field_weight":34,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":109,"tokens_matched":77,"typo_prefix_score":43},{"document":297,"highlight":325,"highlights":330,"text_match":106,"text_match_info":333},{"comment_count":43,"id":298,"is_sticky":43,"permalink":299,"podcastfilter":300,"post_author":155,"post_content":301,"post_date":302,"post_excerpt":49,"post_id":298,"post_modified":303,"post_thumbnail":304,"post_title":305,"post_type":196,"sort_by_date":306,"tag_links":307,"tags":320},"36237","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-27-maggio-francia-grecia-le-strade-di-torino-il-corteo-del-2-giugno-e-tanto-altro/",[155],"Ogni venerdì intorno alle 10,45 dalle libere frequenze di Blackout si sbarca su Anarres, pianeta delle utopie concrete.\r\nQui potete (ri)ascoltare la prima parte della puntata del 27 maggio:\r\n\r\n2016-05-27-anarres-primaparte\r\n\r\ne la seconda parte:\r\n\r\n2016-05-27-anarres-secondaparte\r\n\r\nDi seguito gli argomenti trattati oggi:\r\n\r\n* Francia. I blocchi delle raffineria e gli scioperi di ferrovieri e lavoratori di EDF. Nostro corrispondente Gianni Carrozza, corrispondente parigino di Collegamenti e redattore di Vive La Sociale! su radio Frequence Plurielle.\r\nAl di là della cronaca dell'ultima settimana, tra blocchi delle raffinerie, scioperi delle ferrovie e grandi manifestazioni di piazza, con Gianni abbiamo provato a cogliere le prospettive di un movimento che, dopo due mesi, continua ad essere in crescita, nonostante ampi settori del maggiore sindacato, la CGT, abbiano scelto di radicalizzarsi per provare a controllare una situazione che minaccia(va) di non essere più controllabile dalle burocrazie sindacali. In quest'ultima settimana è scesa in campo anche FO, Force Ouvriere, sindacato classicamente padronale, mentre meno rilevante è il ruolo degli studenti. Crepe si aprono nel fronte governativo, dove il partito socialista deve fare i conti con una crescente fronda della sua base sociale e politica.\r\nContinuano le Nouit Debout e tentano – sia pure a fatica - di sbarcare anche nella banlieaue, mentre gli attivisti si spostano dove ci sono blocchi e azioni di picchetto.\r\nUna riflessione particolare è stata dedicata al tema del blocco (delle merci, delle persone, dei flussi di notizie) come strumento per mettere in difficoltà un padronato, molto più libero di agire, vista la leggerezza estrema del sistema produttivo, ancorato al just in time, privo di magazzino, con capannoni e macchine in leasing.\r\nNe è scaturito un dibattito interessante, in cui è emerso, che sebbene la pratica del blocco sia efficace nel mettere in difficoltà la controparte, l'ingovernabilità del territorio, passa, necessariamente da un allargamento del fronte di lotta più radicale. \r\n\r\n* Torino. Anarchici in piazza contro razzisti e polizia. 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Grandi scheletri senza infissi, sanitari, fili elettrici, recuperati e riciclati negli anni da chi ne aveva bisogno.\r\nProbabilmente non c'è neppure l'acqua.\r\nQui, i profughi, isolati in piccoli gruppi, sorvegliati dall'esercito, saranno lontani dagli sguardi e dalla possibilità da rendere visibile, e quindi politicamente rilevante, la loro condizione.\r\nIntorno alle ex fabbriche quartieri di immigrati dall'est, spesso ostili ai profughi, dove Crisi Argi, i nazisti di Alba Dorata, guadagnano terreno. Nelle ultime settimane hanno provato ad alzare la testa, facendo ronde per i quartieri, cosa mai avvenuta a Salonicco ed inquietante, nonostante i nazisti siano stati intercettati e fermati dai compagni.\r\nA Idomeni restano solo più 500 persone, le sole che non paiono disponibili ad andarsene volontariamente. Gli altri 7.900, in parte sono saliti spontaneamente sui pullman dell'esercito, molti altri – forse 3000 - se ne sono andati prima dello sgombero, improvvisando accampamenti in altre località lungo il confine. A Polycastro, in una stazione di servizio, sono accampate oltre duemila persone, in parte provenienti da Idomeni.\r\nSecondo fonti No Border in 700 ce l'avrebbero fatta a bucare il confine macedone.\r\nLo sgombero sinora “pacifico” dell'accampamento di Idomeni è frutto del lungo lavorio fatto da ONG, volontari e funzionari statali. I profughi sono stati privati dell'acqua, ogni giorno il cibo non bastava per tutti, l'accesso ad internet per tentare la domanda di ricollocazione in un altro paese europeo non era altro che una chimera.\r\nPrivati della loro dignità, minacciati ed umiliati, metà dei profughi hanno finito con accettare senza proteste la deportazione, un'altra metà hanno deciso di fuggire, prima dello sgombero, nella notte del 24 maggio.\r\nIl divieto ai giornalisti di raccontare lo sgombero era parte della strategia di isolamento delle persone. Se nessuno vede e racconta quello che succede, anche la protesta sembra diventare inutile.\r\nUn risultato che il governo Tsipras non dava certo per scontato, viste le migliaia di agenti in assetto antisommossa mandati a Idomeni da ogni parte della Grecia.\r\n\r\n* Zitto e mangia la minestra. É il titolo del contributo di Benjamin Julian sul blog refugeestrail. Mostra in modo efficace il ruolo dei volontari apolitici nell'assistenza e controllo dei migranti in viaggio a Chios e Idomeni. nel fiaccare la resistenza, umiliando le persone che si aiutano, riducendole a tubi digerenti, minori da assistere, inferiori cui mostrare il modo giusto di vivere. Uno sguardo colonialista e complice delle politiche repressive del governo.\r\n\r\nSotto trovate la traduzione fatta dal blog Hurriya, che abbiamo letto ad Anarres\r\n\r\nOggi le autorità greche hanno dato l’avvio a quello che minacciavano da tempo: lo sgombero dell’accampamento di Idomeni. Il portavoce del ministro dell’immigrazione ha detto che tutti sapevano che “le condizioni di vita” sarebbero state migliori nei campi in cui le persone saranno ricollocate e aveva promesso che “non sarebbe stata usata la forza”, ma anche che si aspettava che le 8000 persone che hanno vissuto lì per mesi sarebbero state spostate in meno di una settimana. Per garantire che nessuno potesse vedere il modo pacifico con cui Idomeni sarebbe stata sgomberata, a giornalisti e attivisti è stato precluso l’accesso all’area.\r\n\r\nUna spiegazione di come questo paradosso dello spostamento non violento di migliaia di persone, che non avevano intenzione di spostarsi, potesse essere risolto, è stata data da un rappresentante di MSF, secondo il quale la gestione del campo da parte della polizia ha “reso complicata la fornitura di cibo e l’assistenza sanitaria”.\r\n\r\nSi tratta di una mossa simile a quella riportata dai/dalle migranti di Vial a Chios, quando venne detto loro che avrebbero dovuto lasciare il campo per trasferirsi nell’altro hotspot di Kos: “Non avevamo l’acqua per poter usare i bagni o poter farci una doccia”, ha detto un migrante. “Avevamo giusto l’acqua potabile da bere. La polizia ha tagliato l’acqua perché, ci hanno detto, dobbiamo spostarci su un’altra isola”.\r\n\r\nQueste tattiche vengono solitamente definite assedi di guerra, intimidazioni, abusi o, per ultimo, atti antiumanitari. Ma negli ultimi tempi sembra essersi affermata la scuola di pensiero che ritiene queste pratiche non sostanzialmente sbagliate, trattandosi solo di una questione di procedure. Il lavoro umanitario consiste nel trovare “un buon posto”, identificato dai volontari o dalle autorità, dove poter trasferire i/le migranti. I desideri e le richieste dei/delle migranti sono semplicemente ignorati. Questo approccio cresce naturalmente nel contesto della politica di confine europea, e dovremmo cominciare a resistere e opporci ad essa.\r\n\r\nRimani in fila\r\nNon è solo il consueto sentimento europeo di superiorità che nutre questo atteggiamento. Durante il lavoro che ho svolto nelle mense questo inverno, mi ha colpito quanto velocemente una mentalità paternalista, o peggio autoritaria, si possa sviluppare tra i volontari.\r\nNoi, per lo più ventenni bianchi/e, eravamo donatori e loro riceventi. Noi avevamo cose che la maggior parte dei/delle migranti non aveva. Potevamo viaggiare, prendere in affitto case, guidare auto, mentre loro non potevano. Eravamo noi che l* facevamo mettere in fila, che decidevamo le loro porzioni, che decidevamo se una persona poteva ricevere una, due o nessuna porzione di zuppa, che l* facevamo allineare in fila, che facevamo rispettare la coda a chi la saltava e così via. Questa posizione di superiorità può facilmente sfociare nella prepotenza, e ho visto spesso e in diversi luoghi volontari urlare contro i/le migranti che erano in attesa in fila per ottenere un paio di mutande o una carta di registrazione. Si tratta di uno spettacolo che non vorrei vedere mai più.\r\n\r\nQuesta denigrazione è divenuta a volte sistematica quando le ONG e i distributori di cibo hanno marcato le unghie o distribuito braccialetti identificativi ai/alle migranti in modo da poter assegnare loro la “quota giusta”. La motivazioni sono candide, la pratica repellente. Ma quando le condizioni sono come erano quest’inverno in Grecia, la dignità dei migranti deve essere anteposta alle pratiche del lavoro umanitario. Le condizioni in cui sono stati portati dalla guerra a casa loro e dalla chiusura delle frontiere ci lascia pochissimi spazi di manovra.\r\n\r\nLo sfortunato risultato di questo schema è che “‘umanitarismo” è diventata una parola molto flessibile. Il trasferimento di migranti dall’hotspot sovraffollato di Vial a quello sull’isola di Kos potrebbe essere descritto come guidato da uno scopo “umanitario”, perché essi avrebbero avuto molto più spazio a Kos. Il fatto che essi fossero chiusi dentro, mentre a Vial erano liberi di uscire, mi è stato spiegato da un volontario come un piccolo e temporaneo inconveniente – non un abuso fondamentale dei diritti dei detenuti e un diniego della loro autonomia. Che i/le migranti detenute negli hotspot dicessero di subire trattamenti “da animali”, per molti vuol dire dar loro più zuppa, più spazio, più coperte piuttosto che una questione di dignità.\r\n\r\nApolitici\r\nÈ questa ridefinizione della parola “umanitario” come semplice fornitore di “comfort” che permette alle autorità greche di presentare l’evacuazione dei residenti di Idomeni verso i campi “più umanitari”, come un aiuto ai poveri ignoranti spaventati migranti ad effettuare la scelta più saggia. (Questo si chiama agire come un “salvatore bianco”). Ma è semplicemente irrilevante quanto buoni siano i campi militari. Il punto è che ai migranti non è lasciata scelta. Quello che manca qui è quello che dovrebbe essere un principio fondamentale dell’umanitarismo: non opporsi alla volontà e desideri di chi vi è soggetto. Trascinare adulti come se fossero bestie da un luogo a un altro non è mai un aiuto, non importa quanto gradevole sia il luogo dove verranno sistemati.\r\n\r\nQuando i/le migranti hanno occupato il porto di Chios, ne è nata una discussione simile. Avevano trovato un posto dove non potevano essere ignorati, dove i media hanno parlato con loro, dove le loro proteste sono state viste. Ma i volontari e le ONG li hanno supplicati di andare in campi “migliori” perché dotati di docce e letti caldi. Come se ciò importasse! Hanno scelto di dormire sul cemento, non perché fossero stupidi o privi di buon senso, ma perché volevano fare una dichiarazione politica. Ma che è caduta nel vuoto a causa di quei volontari che hanno lavorato “apoliticamente”; che volevano migliorare il comfort, non cambiare la società.\r\n\r\nLe radici del volontariato apolitico meritano un approfondimento a parte, che non voglio fare in questa sede, ma più o meno significa lavorare all’interno del sistema, registrarti (farti accreditare) quando ti dicono di farlo e non andare dove non ti è permesso. A volte le persone in buona fede seguono questa semplice idea: trovare persone in difficoltà e fornire loro tutto ciò che li fa sentire meglio.\r\n\r\nMantieni la calma e mangia la minestra\r\nIl rischio che i volontari non politicizzati corrono è quello di diventare strumenti pratici di una disumana politica statale, finendo col lavorare in condizioni che, a lungo andare, distruggono le speranze dei migranti – e che potrebbero col tempo eliminare ogni traccia di umanitarismo nel trattamento che ricevono.\r\n\r\nIl caso più evidente di questo atteggiamento è quando i volontari dicono ai migranti di mantenere la calma. Si tratta di una strategia tipicamente non politica: se VOI mantenete la calma, NOI saremo meglio in grado di portarvi la zuppa. Manca completamente uno sguardo più ampio: i/le migranti vengono violentemente perseguitati dalla UE, e vogliono esporre la loro situazione al pubblico europeo. Non possono farlo senza l’attenzione dei media, e i media non si presentano senza che vi sia un “incidente”. I migranti devono piangere, morire di fame, gridare o annegare per rappresentare una storia. Non appena “l’umanitarismo” li avvolge nel suo abbraccio soffocante, vengono buttati fuori dalle prime pagine – e possono aspettare in silenzio la deportazione. (È anche opportuno ricordare che i migranti nell’hotspot di Vial hanno notevolmente migliorato le loro condizioni evadendo letteralmente dal carcere, dopo che i volontari gli avevano detto che sarebbe stato meglio “tacere”.)\r\n\r\nE così, l’umanitarismo non politico raggiunge l’ obiettivo opposto. 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Cronaca della giornata di lotta – corteo e contestazione della fiaccolata di poliziotti e comitati razzisti in sostegno ad un piano “sicurezza” il cui solo obiettivo è la guerra ai poveri.\r\n\r\n* Torino. Giovedì 2 giugno, ore 15,30 in piazza XVIII dicembre, vecchia Porta Susa\r\nQui l'appello per il corteo antimilitarista del 2 giugno a Torino\r\nAscolta e diffondi lo spot del corteo\r\n\r\n* Grecia. Abbiamo parlato dello sgombero di Idomeni con Jannis, anarchico greco, che ci racconta delle centri di detenzione che attendono i profughi deportati dall'accampamento spontaneo al confine tra Grecia e Macedonia.\r\nGrandi capannoni industriali all'estrema periferia di Salonicco, quello che resta delle fabbriche brasate dalla crisi, sono la destinazione “momentanea” per i profughi deportati in questi giorni da Idomeni. 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A volte le persone in buona fede seguono questa semplice idea: trovare persone in difficoltà e fornire loro tutto ciò che li fa sentire meglio.\r\n\r\nMantieni la calma e mangia la minestra\r\nIl rischio che i volontari non politicizzati corrono è quello di diventare strumenti pratici di una disumana politica statale, finendo col lavorare in condizioni che, a lungo andare, distruggono le speranze dei migranti – e che potrebbero col tempo eliminare ogni traccia di umanitarismo nel trattamento che ricevono.\r\n\r\nIl caso più evidente di questo atteggiamento è quando i volontari dicono ai migranti di mantenere la calma. Si tratta di una strategia tipicamente non politica: se VOI mantenete la calma, NOI saremo meglio in grado di portarvi la zuppa. Manca completamente uno sguardo più ampio: i/le migranti vengono violentemente perseguitati dalla UE, e vogliono esporre la loro situazione al pubblico europeo. Non possono farlo senza l’attenzione dei media, e i media non si presentano senza che vi sia un “incidente”. I migranti devono piangere, morire di fame, gridare o annegare per rappresentare una storia. Non appena “l’umanitarismo” li avvolge nel suo abbraccio soffocante, vengono buttati fuori dalle prime pagine – e possono aspettare in silenzio la deportazione. (È anche opportuno ricordare che i migranti nell’hotspot di Vial hanno notevolmente migliorato le loro condizioni evadendo letteralmente dal carcere, dopo che i volontari gli avevano detto che sarebbe stato meglio “tacere”.)\r\n\r\nE così, l’umanitarismo non politico raggiunge l’ obiettivo opposto. Rimuovendo i/le migranti dalla scena politica e dei media presso il porto di Chios, sgomberandoli da Idomeni, dalle piazze e dai parchi, dando loro quel tanto che basta di cibo per scongiurare la fame, le autorità sono riuscite a farli tacere.",[331],{"field":71,"matched_tokens":332,"snippet":328,"value":329},[65],{"best_field_score":108,"best_field_weight":34,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":109,"tokens_matched":77,"typo_prefix_score":43},{"document":335,"highlight":350,"highlights":355,"text_match":358,"text_match_info":359},{"comment_count":43,"id":336,"is_sticky":43,"permalink":337,"podcastfilter":338,"post_author":339,"post_content":340,"post_date":341,"post_excerpt":49,"post_id":336,"post_modified":342,"post_thumbnail":343,"post_title":344,"post_type":196,"sort_by_date":345,"tag_links":346,"tags":348},"95610","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-11-02-2025/",[157],"fritturamista","Il primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Stefano Bonazzi segretario generale Fiom Genova in merito all’infortunio mortale che si è verificato mercoledì 5 febbraio presso l’Ente Bacini delle Riparazioni Navali del Porto di Genova. L’operaio metalmeccanico era dipendente di una ditta d’appalto. La reazione immediata dei lavoratori metalmeccanici delle Riparazioni Navali del Porto di Genova è stata quella di fare sciopero subito sino a fine giornata e poi di replicare, il giorno dopo, con 8 ore di sciopero e un presidio davanti al Varco delle Grazie in piazza Cavour a partire dalle ore 8. Stefano ha sottolineato che \"la lotta si rende necessaria ed anzi va ampliata per coinvolgere le istituzioni, la politica e la città tutta ad interessarsi ed agire concretamente su un tema, quello su salute e sicurezza sul lavoro che, come dimostra l’odierna tragedia, è ben lontano dall’essere risolto Il drammatico infortunio sul lavoro. Vi è la necessità di intervenire per rinforzare gli organici degli ispettori ed aumentare la frequenza dei controlli nei cantieri per prevenire gli infortuni e garantire la regolare applicazione delle norme sulla sicurezza. Dobbiamo però sottolineare come il drammatico infortunio riguardi un lavoratore di una azienda in appalto edile, l’ennesimo caso, che richiama a quanto la liberalizzazione del sistema degli appalti e dei subappalti voluta dall’attuale governo in particolare nel settore edile, sia costante fonte di irregolarità, precarietà, infiltrazioni malavitose e violazione delle norme sulla sicurezza. Dobbiamo fermare la catena di infortuni con concretezza, il tempo dei discorsi è finito, perseguiremo il bisogno di verità su quanto successo anche con la mobilitazione.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/F_m_11_02_Stefano-Bonazzi-segretario-FIOM-Genova-su-decesso-riparatore-al-porto-di-genova.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo argomento della puntata è stato quello dell' inasprimento del clima repressivo e fascista del nostro Paese. Abbiamo avuto ospiti al telefono Pietro e Adam del collettivo Ferrara per la Palestina per farci raccontare la vicenda che li ha visti coinvolti come realtà promotrice di un progetto scolastico indirizzato ad una classe di un istituto di scuola secondaria di primo grado e delle reazioni scaturitene. Si trattava di un momento di sensibilizzazione al tema dei diritti umani, alla scoperta del popolo palestinese e un approfondimento sullo stato di crisi umanitaria da loro vissuta, che comprendeva anche la proiezione di un documentario. A seguito di questa attività svolta, la dirigente scolastica dell'istituto, è stata subissata da chiamate e pressioni da parte dell'ufficio scolastico provinciale che richiedevano spiegazioni e pretendevano \"l'imparzialità\" nel trattare questi avvenimenti, grazie alla presenza di un \"corso riparatore\" da far tenere a rappresentanti di Israele. Queste pressioni hanno raggiunto il loro apice con le minacce di ritorsioni nei confronti della dirigente e con le telefonate dall'ufficio scolastico provinciale fatte con la presenza telefonica del Ministro dell'Istruzione e del Merito Valditara. Il corso riparatorio non si poteva fermare, ed è stato fatto da Unione Associazioni Italia-Israele che alla stessa classe di cui sopra ha eposto teorie quali l'inesistenza di un popolo palestinese vero e proprio, piuttosto che non è vero che Israele ha bombardato la striscia di Gaza e che i coloni prima del 7 ottobre 2024 accompagnavano amorevolmente i feriti palestinesi negli ospedali israeliani. I nostri ospiti oltre ad illustrarci nel dettaglio i contenuti usciti da questo secondo incontro, ci hanno restituito le implicazioni su ciò che è stato detto e soprattutto, l'opinione finale degli studenti dopo questo infarcimento di fake news perpetrate da un abuso di ufficio.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/F_m_11_02_Pietro-e-Adam-Ferrara-per-la-Palestina-su-corso-riparatore-imposto-da-Valditara.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento della serata lo abbiamo fatto in compagnia telefonica di Marcello Pini Coordinatore SiCobas Modena, per commentare insieme il grosso incidente esplosivo avvenuto a Reggio Emilia nella notte tra il 10 e l'11 Febbraio in uno stabilimento dell'Inalca, industria specializzata nella macellazione e nella lavorazione delle carni ad uso alimentare. Seppure sulle dinamiche dell'incidente paiono esserci fumi spessi come quelli stessi che ha sollevato bruciando dopo l'esplosione la sede, abbiamo colto l'occasione per parlare con chi da anni si occupa a livello vertenziale e non di quel settore e che quindi ha potuto delinearci un quadro sulle strutture di potere di questo mondo, oltre alle ingiustizie subite da chi ci lavora. Interessante a tal riguardo l'inedita solidarietà che si è riuscita a creare in quei territori, tra sindacato di base e movimenti animalisti e antispecisti, aspetto tra i diversi trattati in questa intervista.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/F_m_11_02_Marcello-Pini-Coord-SiCobas-Modena-su-esplosione-stabilimento-Inalca-a-Reggio-Emilia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","12 Febbraio 2025","2025-02-12 23:27:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/valdi-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 11/02/2025",1739402849,[347],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[349],"frittura mista radio fabbrica",{"post_content":351},{"matched_tokens":352,"snippet":353,"value":354},[65],"di sensibilizzazione al tema dei \u003Cmark>diritti\u003C/mark> umani, alla scoperta del popolo","Il primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Stefano Bonazzi segretario generale Fiom Genova in merito all’infortunio mortale che si è verificato mercoledì 5 febbraio presso l’Ente Bacini delle Riparazioni Navali del Porto di Genova. 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