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La polizia ed i carabinieri si però sono messi in mezzo aggredendo a colpi di manganello ed addirittura investendo con una volante chi gli si parava davanti - nel tentativo di sequestrare l'impianto e fare più male possibile a chi hanno ritenuto colpevole di aver organizzato la TAZ. Oltre ad accanirsi su ragazzi e ragazze stanche, la solerte questura di Torino ha anche deciso di ritardare l'arrivo di un'ambulanza chiamata per assistere alcuni/e feriti/e, una condotta che si inserisce nel sempre maggiore carico repressivo che il governo e il ministero degli Interni stanno provando a gettare sul movimento underground italiano, anche a partire dalla cosiddetta \"legge anti-rave\" (art 434 bis sui così chiamati \"raduni illegali\") del 2023.\r\n\r\nAi nostri microfoni un contributo con la lettura di alcuni comunicati letti durante la TAZ e scritti all'interno della rete Smash Repression, che da qualche anno tra Italia e Francia fa fronte alla crescente repressione degli spazi politici e musicali e di chi li organizza e li attraversa.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/taz.mp3\"][/audio]","29 Marzo 2025","2025-03-29 14:11:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/WhatsApp-Image-2022-12-16-at-10.55.50-1-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"192\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/WhatsApp-Image-2022-12-16-at-10.55.50-1-300x192.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/WhatsApp-Image-2022-12-16-at-10.55.50-1-300x192.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/WhatsApp-Image-2022-12-16-at-10.55.50-1-1024x656.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/WhatsApp-Image-2022-12-16-at-10.55.50-1-768x492.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/WhatsApp-Image-2022-12-16-at-10.55.50-1.jpeg 1080w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Cariche all'uscita di una TAZ nel Torinese: smash repression!",1743257464,[57,114,115],"http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/taz/",[15,26,18],{"tags":118},[119,121,123],{"matched_tokens":120,"snippet":76},[75,67,68],{"matched_tokens":122,"snippet":26},[],{"matched_tokens":124,"snippet":18},[],[126],{"field":31,"indices":127,"matched_tokens":128,"snippets":130},[42],[129],[75,67,68],[76],{"best_field_score":96,"best_field_weight":97,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":42,"score":132,"tokens_matched":99,"typo_prefix_score":42},"1736172819517538409",6646,{"collection_name":53,"first_q":15,"per_page":135,"q":15},6,{"facet_counts":137,"found":135,"hits":175,"out_of":344,"page":17,"request_params":345,"search_cutoff":32,"search_time_ms":346},[138,151],{"counts":139,"field_name":148,"sampled":32,"stats":149},[140,142,144,146],{"count":14,"highlighted":141,"value":141},"anarres",{"count":14,"highlighted":143,"value":143},"frittura mista",{"count":17,"highlighted":145,"value":145},"ponte radio",{"count":17,"highlighted":147,"value":147},"FLIP THE BEAT","podcastfilter",{"total_values":150},4,{"counts":152,"field_name":31,"sampled":32,"stats":173},[153,155,157,159,161,163,165,167,169,171],{"count":17,"highlighted":154,"value":154},"NuSoul",{"count":17,"highlighted":156,"value":156},"trapani",{"count":17,"highlighted":158,"value":158},"onda rossa",{"count":17,"highlighted":160,"value":160},"afganistan",{"count":17,"highlighted":162,"value":162},"militarismo",{"count":17,"highlighted":164,"value":164},"spesa bellica",{"count":17,"highlighted":166,"value":166},"morte di Fatih",{"count":17,"highlighted":168,"value":168},"missioni militari",{"count":17,"highlighted":170,"value":170},"ministro Cancellieri",{"count":17,"highlighted":172,"value":172},"tre giorni contro il CIE",{"total_values":174},16,[176,206,233,259,288,315],{"document":177,"highlight":191,"highlights":197,"text_match":201,"text_match_info":202},{"comment_count":42,"id":178,"is_sticky":42,"permalink":179,"podcastfilter":180,"post_author":181,"post_content":182,"post_date":183,"post_excerpt":48,"post_id":178,"post_modified":184,"post_thumbnail":185,"post_title":186,"post_type":187,"sort_by_date":188,"tag_links":189,"tags":190},"71380","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-19-10-2021/",[143],"fritturamista","Il primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Sandi, lavoratore portuale del Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste sul caso dello sciopero dei lavoratori portuali contro l'utilizzo strumentale del green pass. A partire dal 15 ottobre una percentuale considerevole di lavoratori portuali entrano in sciopero dando dei grattacapo non indifferenti alle autorità portuali che dichiarano, in buona parte, la volontà anche di pagare il green pass per evitare il blocco ed i conseguenti danni economici. La volontà mediatica che da tempo cerca di dividere i lavoratori non ha fermato la solidarietà che intorno ai portuali si è concretizzata fino a creare un presidio permanete davanti all'ingresso del porto. Ieri 18/10/2021 il presidio è stato sgomberato dalla polizia: l'effetto è stato quello di compattare i portuali e i solidali che rilanciano!\r\n\r\n\r\n “Noi come portuali ribadiamo con forza e vogliamo che si chiaro il messaggio che nulla di tutto ciò farà sì che noi scendiamo a patti fino a quando non sarà tolto l’obbligo del Green pass per lavorare, non solo per i lavoratori del porto, ma per tutte le categorie di lavoratori”. \r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_19_10_Portuali-trieste-su-mobilitazione-no-GP.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nil secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Shah, Si Cobas Prato, sul caso de* lavorator* aggrediti e picchiati durante il presidio di lunedì 11/10/21 davanti alla Dreamland, presso il distretto industriale al Macrolotto. La risposta non si è fatta attendere e più di 500 lavorator* hanno occupato a tangenziale di Prato in corteo sabato 16/10/21. In un comunicato Sicobas si legge:\r\n\r\n\r\nPiù di cinquecento ieri hanno invaso le strdade del Macrolotto per rispondere all'aggressione mafiosa (o fascista, per chi preferisce) di lunedì durante il picchetto per lo sciopero alla Dreamland, quando una squadraccia guidata dal padrone ha aggredito gli operai in lotta e i solidali con bastoni e mazza - sotto gli occhi aperti ma passivi di polizia politica digos e uomini delle forze dell'ordine. Il corteo di ieri è un risultato straordinario per i lavoratori del tessile e per tutto il nostro sindacato: una manifestazione organizzata in appena 48 ore, mediaticamente censurata perché in concomitanza con l'altra manifestazione di ieri, quella dove Cgil-Cisl-Uil con padroni e governo Draghi hanno nuovamente chiesto ai lavoratori di stare buoni, non facendo sciopero ma attivandosi \"in nome dell'antifascismo\" per la \"unità nazionale\" (della serie: siam tutti sulla stessa barca...), a favore della \"ripresa economica\"... del loro profitto sulla pelle della classe lavoratrice!\r\nPrato e centinaia di lavoratori da tutta Italia, soprattutto dai picchetti dei lavoratori venerdì in lotta da magazzini e fabbriche per la revoca del \"green pass\" e reali misure di sicurezza nei luoghi di lavoro per difendere la salute di tutti i lavoratori, rispondono con la solidarietà di questa riuscita mobilitazione a mafia e sfruttamento. Il corteo che ha paralizzato prima il Macrolotto1 e poi il Macrolotto2 (insieme il secondo distretto tessile d'Europa), sfilando tra i vialoni e i capannoni delle ditte tessili, ha portato un messaggio chiaro e forte: abbiamo buttato via la paura.\r\nIn prima fila gli operai del distretto protagonisti delle lotte vittoriose di questi anni che hanno strappato ai padroni contratti regolari e l'8x5: Texprint, Sunshine, Tintoria2020, Superlativa, Tintoria DL, Tintoria Fada, Giaroeste e tanti altri. Con noi i lavoratori della logistica (TNT, SDA, BRT, GLS), il Collettivo della GKN e gli operai della Piaggio di Pontedera. E tanti, tanti altri lavoratori, più solidali, studenti, cittadini che hanno voluto esserci e ci sono stati. \r\nOggi abbiamo scritto un'altra bellissima pagina di questa storia di riscatto collettivo, della \"nuova\" storia del movimento operaio fatto di lavoratori e lavoratrici di tutti i paesi del mondo: in lotta per il pane, ma anche per le rose...\r\nLa paura è solo dei padroni: chi tocca uno tocca tutti!\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_19_10_Lavoratore-Textrpint-su-pestaggi-Dreamland-e-aggiornamenti.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Tommaso. delegato Fiom alla Mopar di Rivalta, dove si sono susseguite in questi ultimi giorni, due mobilitazioni; la prima il 12 ottobre con uno sciopero e relativo corteo arrivato fino al vicino comune di Piossasco, per chiedere al sindaco di prendere in carico le loro rivendicazioni, la seconda il 15, giorno di entrata in vigore dell'obbligo di Green Pass per potersi recare sul luogo di lavoro. Durante entrambi questi momenti, i lavoratori hanno detto a gran voce che non vogliono cedere al ricatto per il quale loro e alcuni loro colleghi si debbano ritrovare nella paradossale situazione di dover pagare i tamponi di tasca loro per poter lavorare, oltre a portare a galla il diffuso problema del ricorso ai lavoratori interinali usa e getta. Per il 15 i lavoratori hanno deciso di non indire lo sciopero, ma di presentarsi ai cancelli del magazzino, senza il certificato verde, per dimostrare quanto questa misura può ledere sui bisogni produttivi padronali, perchè comunque l'arma dello sciopero è sempre calda e dai nostri microfoni, ci hanno promesso di volerla utilizzare molto a breve, se l'azienda continuerà a fare orecchie da mercante alle loro richieste.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_19_10_Tommaso-Fiom-su-mobilitazione-Mopar.mp3\"][/audio]","20 Ottobre 2021","2021-10-20 18:50:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/porto-trieste-200x110.jpeg","frittura mista|radio fabbrica 19/10/2021","podcast",1634755812,[],[],{"post_content":192},{"matched_tokens":193,"snippet":195,"value":196},[66,194],"tanti","Texprint, Sunshine, Tintoria2020, Superlativa, Tintoria \u003Cmark>DL\u003C/mark>, Tintoria Fada, Giaroeste e \u003Cmark>tanti\u003C/mark> altri. 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Il tema che abbiamo affrontato è quello dell'industria manifatturiera dell'auto:\r\n1- il confronto è iniziato affrontando la questione contrattuale con le differenze tra il Contratto Collettivo Specifico di Lavoro (CCSL), applicato ai lavorator* del gruppo Stellantis, e quello metalmeccanico, applicato in genere al comparto manifatturiero;\r\n2- poi ci siamo concentrati sull'agibilità sindacale ridotta alla mera contrattazione a ribasso delle sigle sindacali firmatarie del contratto, la FIOM non è tra queste; lavoratori e lavoratrici si sono autorganizzati dal basso con il confronto assembleare per riconquistare l'agibilità sindacale;\r\n3- infine i nostri ospiti ci hanno spiegato che per uscire dall'isolamento bisogna cogliere al balzo questo momento storico di crisi della produzione automobilistica e riprendere il protagonismo diretto nei tavoli contrattuali e nelle decisioni aziendali la partecipazione.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/F_m_20_05_Approfondimentoi-su-Stellantis-con-gli-operai-Alessio-Angelo-e-Paolo-ospiti-in-studio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in collegamento telefonico con due lavoratrici del servizio BOA presso la cooperativa sociale Valdocco, per addentrarci nelle condizioni lavorative e contrattuali di chi presta servizi di assistenza alle persone che dormono per strada. Infatti, stanche di paghe insufficienti rispetto alla molteplicità di mansioni che devono sostenere, si sono rivolte alla CUB Sanità di Torino, che ha chiesto un incontro con la cooperativa svoltosi il 10 Aprile 2025. Dato che questo momento non ha sortito alcuna presa di responsabililtà sulle lavorator3, quest3 ultim3 hanno ampliato il loro sguardo a chi continua a portare avanti lotte in questo stesso settore, come le lavoratrici di Eufemia e il tavolo lavoro di Non Una Di Meno Torino e grazie anche al loro sostegno hanno messo in piedi uno sciopero di due giorni (il 26 e il 27 maggio) e il seguente calendario di iniziative a cui vi invitiamo a partecipare:\r\n\r\n* Giornata del 26: presidio sotto l'assessorato (via Corte d'Appello 16) ore 15:000 e sotto il Comune durante il Consiglio comunale (piazza Palazzo di Città) .\r\n* Giornata del 27: sciopero indetto dalla CUB Sanità con ritrovo a Piazza Bengasi alle ore 9:30. Apericena up to you al Cecchi Point ore 18.00.\r\nAssemblea aperta ore 19.00\r\n*lancio di crowdfunding online\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/F_m_20_05_Due-lavoratrici-servizio-boa-x-coop-valdocco-su-sciopero-e-benefit-27-maggio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo argomento della puntata è stato quello dei riders, dei quali torniamo a parlare dopo tanto tempo di silenzio, a causa di un emendamento proposto al DL Sicurezza che andrebbe a toccare proprio la libertà di sciopero di questa categoria già martoriata. Infatti grazie all'intervista con un rider, siamo andati ad esplorare le specifiche di questo emendamento e le sue implicazioni, proposto dal leghista Igor Iezzi, che legherebbe lavoratori e lavoratrici di questo ambito (\"servizi di trasporto, smistamento e distribuzione di pacchi, plichi, farmaci e prodotti alimentari\") ai servizi essenziali. In questo modo, l'efficacia delle lotte rider che hanno portato alla ribalta anni fa l'argomento a livello pubblico, oltre che a vere e proprie conquiste, verrebbe vanificata, perchè dall'intenzione di indire lo sciopero dovrebbero passare giorni e giorni di obbligate contrattazioni con le aziende, le quali avrebbero tutti gli strumenti per non venire minimamente danneggiati da eventuali mobilitazioni.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/F_m_20_05_Rider-su-emendamento-dl-sicurezza-contro-libertà-di-sciopero-dei-fattorini.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","23 Maggio 2025","2025-05-23 13:26:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/aa03f5f3-7ea8-456d-864b-ec5999000960-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 20/05/2025",1748006552,[218],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[220],"frittura mista radio fabbrica",{"post_content":222},{"matched_tokens":223,"snippet":224,"value":225},[66],"di un emendamento proposto al \u003Cmark>DL\u003C/mark> Sicurezza che andrebbe a toccare","Il primo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in studio in compagnia di Angelo, Alessio e Paolo operai presso gli stabilimenti Stellantis. Il tema che abbiamo affrontato è quello dell'industria manifatturiera dell'auto:\r\n1- il confronto è iniziato affrontando la questione contrattuale con le differenze tra il Contratto Collettivo Specifico di Lavoro (CCSL), applicato ai lavorator* del gruppo Stellantis, e quello metalmeccanico, applicato in genere al comparto manifatturiero;\r\n2- poi ci siamo concentrati sull'agibilità sindacale ridotta alla mera contrattazione a ribasso delle sigle sindacali firmatarie del contratto, la FIOM non è tra queste; lavoratori e lavoratrici si sono autorganizzati dal basso con il confronto assembleare per riconquistare l'agibilità sindacale;\r\n3- infine i nostri ospiti ci hanno spiegato che per uscire dall'isolamento bisogna cogliere al balzo questo momento storico di crisi della produzione automobilistica e riprendere il protagonismo diretto nei tavoli contrattuali e nelle decisioni aziendali la partecipazione.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/F_m_20_05_Approfondimentoi-su-Stellantis-con-gli-operai-Alessio-Angelo-e-Paolo-ospiti-in-studio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in collegamento telefonico con due lavoratrici del servizio BOA presso la cooperativa sociale Valdocco, per addentrarci nelle condizioni lavorative e contrattuali di chi presta servizi di assistenza alle persone che dormono per strada. Infatti, stanche di paghe insufficienti rispetto alla molteplicità di mansioni che devono sostenere, si sono rivolte alla CUB Sanità di Torino, che ha chiesto un incontro con la cooperativa svoltosi il 10 Aprile 2025. Dato che questo momento non ha sortito alcuna presa di responsabililtà sulle lavorator3, quest3 ultim3 hanno ampliato il loro sguardo a chi continua a portare avanti lotte in questo stesso settore, come le lavoratrici di Eufemia e il tavolo lavoro di Non Una Di Meno Torino e grazie anche al loro sostegno hanno messo in piedi uno sciopero di due giorni (il 26 e il 27 maggio) e il seguente calendario di iniziative a cui vi invitiamo a partecipare:\r\n\r\n* Giornata del 26: presidio sotto l'assessorato (via Corte d'Appello 16) ore 15:000 e sotto il Comune durante il Consiglio comunale (piazza Palazzo di Città) .\r\n* Giornata del 27: sciopero indetto dalla CUB Sanità con ritrovo a Piazza Bengasi alle ore 9:30. Apericena up to you al Cecchi Point ore 18.00.\r\nAssemblea aperta ore 19.00\r\n*lancio di crowdfunding online\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/F_m_20_05_Due-lavoratrici-servizio-boa-x-coop-valdocco-su-sciopero-e-benefit-27-maggio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo argomento della puntata è stato quello dei riders, dei quali torniamo a parlare dopo tanto tempo di silenzio, a causa di un emendamento proposto al \u003Cmark>DL\u003C/mark> Sicurezza che andrebbe a toccare proprio la libertà di sciopero di questa categoria già martoriata. Infatti grazie all'intervista con un rider, siamo andati ad esplorare le specifiche di questo emendamento e le sue implicazioni, proposto dal leghista Igor Iezzi, che legherebbe lavoratori e lavoratrici di questo ambito (\"servizi di trasporto, smistamento e distribuzione di pacchi, plichi, farmaci e prodotti alimentari\") ai servizi essenziali. 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E' prevista la realizzazione di impianti per la produzione di combustibile e per il riprocessamento del combustibile esausto.\r\nRimbalza più volte la perifrasi ossimorica di nucleare sostenibile che racchiuderebbe in sè SMR, AMR e impianti a fusione, cosa che secondo il legislatore permetterebbe al piano di aggirare i referendum.\r\nA parte questo i 4 articoli del DL restano volutamente sul vago, senza chiarire le modalità o di preciso le tecnologie prescelte. Ciò che, però, è estremamente chiaro è che lo stato italiano elargirà fondi a pioggia per ricerca e sviluppo, progettazione e realizzazione di impianti, a sostegno dell'iniziativa privata.\r\nL'iter legislativo durerà ancora 24 mesi, sarà fondamentale in questo periodo discutere e formarci su questi temi per costruire una rete di rotte territoriali dal basso per mettere in crisi questo progetto.\r\n\r\nQui puoi ascoltare e scaricare l'audio: ror-250307_1300-1500-PonteRadioNUCLEARE","8 Marzo 2025","2025-03-08 13:11:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-200x110.jpg","ponte radio -7 marzo -Fissione e fusione nucleare nei piani del governo",1741439442,[246,247],"http://radioblackout.org/tag/nucleare/","http://radioblackout.org/tag/onda-rossa/",[249,158],"nucleare",{"post_content":251},{"matched_tokens":252,"snippet":253,"value":254},[194],"centrali nucleari che contengano però \u003Cmark>tanti\u003C/mark> piccoli reattori, i cosiddetti SMR.","Fissione e fusione nucleare nei piani del governo (conduce radio onda rossa)\r\n\r\nPassiamo in rassegna il Disegno di Legge che prevede la realizzazione di un DDL per la produzione di energia da centrali nucleari, in barba ai referendum del 2011.\r\nI piani del governo prevedono un quadro in cui in Italia vengano realizzate poche grandi centrali nucleari che contengano però \u003Cmark>tanti\u003C/mark> piccoli reattori, i cosiddetti SMR. 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Quelle Chris - Our People\r\n \tSeba Kaapstad - Magic\r\n \tD'angelo - I Found My Smile Again\r\n \tVsteeze feat. 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La spesa complessiva del dl è di circa 265 milioni di euro - 265.801.614 per la precisione - tra rifinanziamento delle missioni, competenze del ministero degli esteri e \"interventi umanitari\". Per le prime due voci il costo è di 256 milioni di euro.\r\nLa legge approvata continua a sostenere che \"Le missioni delle Forze Armate e di Polizia italiane sono “iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione“. Quelli approvati questa settimana e più volte finanziati dal parlamento non sarebbero interventi di guerra, ma operazioni di mantenimento, istruzione, formazione e controllo di territori a rischio, dove sono in corso conflitti.\r\nI dati a nostra disposizione, specie per l'Afganistan dove l'Italia è maggiormente impegnata, raccontano un'altra storia, la storia di un'occupazione militare violenta, fatta di bombardamenti, mitragliamenti, perquisizioni notturne, assassini di civili. Una storia di guerra.\r\n\r\nQueste le missioni internazionali in cui sono impegnate le forze armate italiane:\r\nMissioni ISAF-EUPOL (Afganistan) 124.536.000 euro\r\nMissione UNIFIL (Libano) 40.237.496 euro\r\nMissioni Joint Enterprise – MSU – MLO- EULEX (Kossovo) 22.447.777 euro\r\nMissione ALTHEA – IPU (Bosnia-Ervegovina) 75.320 euro\r\nMissione Active Endeavour (Mediterraneo) 5.090.340 euro\r\nMissione TIPH 2 (Hebron, Palestina) 285.997 euro\r\nMissione EUBAM (valico di Rafah)\r\nMissione UNAMID (Darfur)\r\nMissione UNFICYP (Cipro) 66.961 euro\r\nMissioni ATALANTA e OCEAN SHIELD (antipirateria) 11.424.069 euro\r\nMissione la logistica per l'Afganistan in Barhein - 5.509.576 euro\r\nMissioni EUTM – EUCAP NESTOR (Somalia e Corno d’Africa) 3.689.030 euro\r\nMissione EUBAM (Libia) 2.547.405 euro\r\nMissione EUMM (Georgia)\r\nMissione UNMISS (Sud Sudan)\r\nMissione EUCAP Sahel Niger e iniziative ONU ed EU per il Mali 726.003 euro\r\nCooperazione delle Forze di polizia italiane (Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Corpo della guardia di finanza) in Albania e nei Paesi dell’area balcanica\r\nMissione EUPOL COPPS (Palestina)\r\nUfficio Interforze Area Balcani\r\nAgenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) a protezione del personale delle Forze armate impiegato nelle missioni internazionali.\r\nSi aggiungono il corpo militare volontario e Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana per le esigenze di supporto sanitario delle missioni internazionali in Afganistan e negli Emirati Arabi Uniti.\r\n\r\nLa più corposa è la missione Isaf-Eupol in Afganistan, a guida Nato la prima, decisa dal Consiglio Europeo la seconda: oltre 3mila soldati impegnati, con mezzi terrestri e aerei, per un totale di oltre 124 milioni di euro (124.536.000)\r\nLa seconda per importanza e voce di spese è la Unifil, in Libano, al confine sud del paese fino a quello con Israele. Più di mille i soldati impiegati, come mezzi militari, aerei e navali: in tutto 40 milioni di euro.\r\nNon mancano le missioni navali, tra queste l’Active Endeavour, “impegno attivo” 347 militari, 3 aerei e 4 navi sotto la bandiera della Nato per un costo di 5 milioni di euro.\r\nLa missione nasce per il controllo del mar Mediterraneo: secondo i dati raccolti, nel 2009 veniva controllato il 60% delle acque. La percentuale è in aumento negli ultimi anni: ci sono unità di 62 paesi, tra cui anche la Russia, che tengono sotto controllo oltre 100mila mercantili.\r\nIl dato curioso di questa enorme operazione di controllo del mare è quello che non c'é. Ci si aspetterebbe che in tanti anni qualcuno avesse incrociato qualche barcone degli immigrati, che percorrono le rotte del Mediterraneo per approdare in Sicilia. Invece no. nonostante i collegamenti satellitari e i radar potentissimi l'enorme flotta militare internazionale che pattuglia il Mediterraneo non ha mai visto nessuno.\r\nAll’inizio la missione era diretta al controllo delle rotte di Al Qaeda, ma non è stato mai fermato nessuno. Solo controlli sui mercantili, oltre 100mila: delle navi dei rifugiati neanche un accenno. Il tratto tra la Libia e la Sicilia, è pattugliato, mentre sul canale tra Tunisia e Italia volano gli aerei: sulla mappa c’è Lampedusa, eppure, da questa missione non giungono dati sulla presenza di navi che non siano mercantili.\r\nUn inghippo interessante da sciogliere, mentre, dopo la strage di Lampedusa, sono diventate più pressanti le richieste di intervento da parte dell'Unione Europea e della sua agenzia per il controllo delle frontiere, la famigerata Frontex.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Stefano Raspa del Comitato contro Aviano 2000. 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Più di mille i soldati impiegati, come mezzi militari, aerei e navali: in tutto 40 milioni di euro.\r\nNon mancano le missioni navali, tra queste l’Active Endeavour, “impegno attivo” 347 militari, 3 aerei e 4 navi sotto la bandiera della Nato per un costo di 5 milioni di euro.\r\nLa missione nasce per il controllo del mar Mediterraneo: secondo i dati raccolti, nel 2009 veniva controllato il 60% delle acque. La percentuale è in aumento negli ultimi \u003Cmark>anni\u003C/mark>: ci sono unità di 62 paesi, tra cui anche la Russia, che tengono sotto controllo oltre 100mila mercantili.\r\nIl dato curioso di questa enorme operazione di controllo del mare è quello che non c'é. Ci si aspetterebbe che in \u003Cmark>tanti\u003C/mark> \u003Cmark>anni\u003C/mark> qualcuno avesse incrociato qualche barcone degli immigrati, che percorrono le rotte del Mediterraneo per approdare in Sicilia. 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Ne è scaturita una discussione a tutto campo, sul confine sempre più labile tra guerra esterna e guerra interna.\r\n\r\nAscolta la chiacchierata:\r\n\r\n2013 12 04 raspa missioni estero",[312],{"field":199,"matched_tokens":313,"snippet":309,"value":310},[194,308],{"best_field_score":231,"best_field_weight":204,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":17,"score":232,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":14},{"document":316,"highlight":334,"highlights":340,"text_match":229,"text_match_info":343},{"comment_count":42,"id":317,"is_sticky":42,"permalink":318,"podcastfilter":319,"post_author":141,"post_content":320,"post_date":321,"post_excerpt":48,"post_id":317,"post_modified":322,"post_thumbnail":323,"post_title":324,"post_type":187,"sort_by_date":325,"tag_links":326,"tags":332},"16097","http://radioblackout.org/podcast/cie-leredita-del-governo-monti/",[141],"Il fronte del CIE è sempre caldo. Nel presentare il programma della tre giorni contro il CIE del 23-24-25 maggio a Torino, abbiamo fatto una chiacchierata con Alberto, un compagno di Trapani, dove i due CIE - uno al momento chiuso per lavori - sono da sempre al centro di lotte durissime e di numerose rivolte ed evasioni.\r\nNe è scaturita una discussione a tutto campo centrata soprattutto su un documento sui CIE prodotto da una commissione nominata nel giugno 2012 dall'ex ministro dell'Interno Cancellieri.\r\nUna delle tante eredità lasciate dal governo Monti a propri successori.\r\nSu questo tema vi riportiamo alcuni stralci dell'articolo scritto da Alberto per il settimanale Umanità Nova.\r\nIl \"La responsabile del Viminale voleva vederci chiaro, anche e soprattutto per risolvere le “criticità” emerse negli ultimi anni. Otto alti funzionari coordinati dal sottosegretario di stato Saverio Ruperto, hanno partorito un documento che, ancora una volta, conferma l’attitudine “umbertina” di chi intende risolvere i problemi solo e soltanto con la repressione.\r\nIl testo è stato diffuso, in anteprima, il mese scorso da una sconcertata Sandra Zampa, parlamentare bolognese del PD. E in effetti i motivi di sconcerto sono davvero tanti.\r\nSchematicamente, si può dire che gli estensori del testo abbiano individuato una serie di “direttrici” sulle quali intervenire dopo una analisi di quello che è successo in questi anni nei Cie, anche alla luce dell’inasprimento delle normative in materia di immigrazione che, com’è noto, prevedono un allungamento dei tempi di detenzione fino a diciotto mesi (un anno e mezzo dietro le sbarre per il solo fatto di essere considerati “irregolari”). Nel documento lo si ammette: la administrative detention non consegue alla commissione di un reato, ma si riferisce a uno status giuridico. In Europa, però, «la possibilita di trattenere per via amministrativa gli stranieri irregolarmente presenti sui territorio, in attesa della lora espulsione, ha una storia ormai più che secolare (il primo Paese europeo a introdurre nel proprio ordinamento la detenzione amministrativa fu la Francia nel 1810)».\r\nPertanto, «i C.I.E. fanno ormai stabilmente parte dell’ordinamento e risultano indispensabili per un’efficiente gestione dell’immigrazione irregolare». Quindi, possiamo metterci il cuore in pace.\r\nNel documento non emerge alcuna volontà di ridurre il numero dei Cie, o di rivedere le leggi che li concepiscono. Al contrario, i magnifici otto dell’ex ministro dell’Interno ritengono che i Cie vadano “migliorati” razionalizzandone la gestione. L’unica concessione che si fa riguarda il periodo massimo di detenzione. Diciotto mesi sono troppi, «essendo pressoché trascurabile il numero di stranieri identificati trascorso l’anno di permanenza». Dodici mesi, quindi, possono bastare.\r\nMa la preoccupazione maggiore deriva dalla “sicurezza” dei Cie. Più volte, nel documento, si fa cenno alle rivolte e alle «sedizioni» che hanno letteralmente distrutto alcune di queste strutture fino alla necessità di chiuderle temporaneamente per rimetterle in sesto. Quindi, si propone di creare spazi appositi per l’isolamento dei soggetti più violenti o potenzialmente più violenti. Insomma: celle di isolamento all’interno di strutture sostanzialmente detentive ma formalmente non carcerarie. Non senza ipocrisia, si ammette che «la totale assenza di attività all’interno dei Centri, che si sostanzia in un ozio forzato, comporta un aumento di aggressività e malessere e si traduce in un aumento di episodi di tensione tra immigrati trattenuti e forze dell’ordine». Che fare allora, tenendo conto anche della pericolosa promiscuità dei Cie (che trattengono insieme ex detenuti ed ex lavoratori, immigrati “buoni” e immigrati “cattivi”, immigrati di una cultura insieme ad altri di cultura “avversa”)? Semplice: bisogna pensare che «modalità di trattenimento distinte e una diversa suddivisione degli spazi permetterebbero agli ospiti di trascorre il tempo in maniera costruttiva, con la possibilità di svolgere, in un contesto più armonico e gradevole, attività ricreative e sportive». Attenzione, però: gli immigrati sono tipi difficili, anche un po’ ingrati, e bisogna quindi tener presente il «diffuso disinteresse degli ospiti verso le proposte di attività per l’impiego del tempo, che si registra all’interno dei Centri; mentre, d’altro canto, non è infrequente la necessità per le forze dell’ordine di limitare l’utilizzo degli impianti sportivi all’aperto allo scopo di impedire assembramenti e tentativi di fuga. Affinché sia sempre garantito l’utilizzo di tali impianti, è pertanto auspicabile la predisposizione di un sistema di difese passive all’interno di ogni Cie, in modo da scongiurare sul nascere i tentativi di fuga, attualmente assai frequenti».\r\nAi funzionari del ministero non viene in mente che le rivolte o gli atti di autolesionismo si verificherebbero ugualmente, anche se i Cie fossero dei resort con le gabbie dorate. Né è concepibile, per questi grigi burocrati, che il desiderio di libertà, a fronte di una ingiusta carcerazione, metta in secondo piano qualunque ridicolo palliativo.\r\nDalle pagine del documento trasuda una sola preoccupazione: far sì che il Cie diventi il più possibile sufficiente a se stesso, un panottico dove si possa fare tutto riducendo al minimo i contatti con l’esterno. Ad esempio, per quanto riguarda il diritto alla salute e alle cure mediche, si auspica la presenza di un medico con «responsabilità direzionali» e, più in generale, bisogna far sì che gli immigrati non vengano portati negli ospedali. Leggiamo perché: «Uno dei metodi maggiormente usati da parte dei trattenuti per tentare di fuggire dai Centri consiste nel provocare, anche con atti di autolesionismo, le condizioni per essere ricoverati in strutture sanitarie esterne, dalle quali lo straniero spesso può allontanarsi indisturbato a causa delle obiettive difficoltà a predisporre un servizio di piantonamento fisso. Un servizio di assistenza sanitaria efficiente e completo favorisce, in primo luogo, una maggiore tutela della salute di tutti gli ospiti della struttura, e può contribuire anche a scongiurare questi tentativi di fuga».\r\nRispetto alla trasparenza delle strutture, il documento va nella direzione di una maggiore discrezionalità delle prefetture nel rilascio dei permessi di accesso da parte di giornalisti o enti umanitari. E anche agli immigrati viene riconosciuta la libertà di corrispondere con l’esterno, magari con il telefonino personale, purché - ben inteso - non abbia fotocamera o videocamera.\r\nLa gestione economica dei Cie è stata fallimentare. In tutta Italia sono molti gli enti e le cooperative che si sono spartite l’affare dell’accoglienza senza peraltro garantire servizi decenti. E così, al ministero si punta a una centralizzazione dei servizi con la creazione di un unico gestore per tutti i centri in Italia. Tale centralizzazione sarebbe funzionale anche al diverso ruolo che si vorrebbe affidare agli operatori che gestiscono le strutture, magari creando «un corpo di operatori professionali. Si tratterebbe dl operatori specializzati, preparati attraverso corsi specifici di formazione e addestramento, organizzati anche con il contributo dell’amministrazione penitenziaria, che affiancherebbero le forze dell’ordine, cui resterebbe comunque affidata la sicurezza dei luoghi». Una mutazione di senso che trasformerebbe chi gestisce un Cie in un secondino a tutti gli effetti.\r\nInfine, per completare il quadro, il documento considera l’importanza della collaborazione dei consolati stranieri nelle procedure di identificazione ed espulsione dei loro cittadini irregolarmente presenti in Italia. Quindi, lungi dal pensare a una riduzione dei Centri, «nella prospettiva di una revisione della loro dislocazione sul territorio, e dell’eventuale creazione di nuove strutture, sarebbe opportuno concentrarne la presenza soprattutto nelle città in cui si trovano i consolati o le ambasciate dei Paesi maggiormente interessati al fenomeno migratorio».\r\n\r\nAscolta la diretta con Alberto\r\n2013 05 17 alberto cie","22 Maggio 2013","2018-10-17 22:59:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/05/cie-gabbia-200x110.jpg","CIE. 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Che fare allora, tenendo conto anche della pericolosa promiscuità dei Cie (che trattengono insieme ex detenuti ed ex lavoratori, immigrati “buoni” e immigrati “cattivi”, immigrati di una cultura insieme ad altri di cultura “avversa”)? Semplice: bisogna pensare che «modalità di trattenimento distinte e una diversa suddivisione degli spazi permetterebbero agli ospiti di trascorre il tempo in maniera costruttiva, con la possibilità di svolgere, in un contesto più armonico e gradevole, attività ricreative e sportive». Attenzione, però: gli immigrati sono tipi difficili, anche un po’ ingrati, e bisogna quindi tener presente il «diffuso disinteresse degli ospiti verso le proposte di attività per l’impiego del tempo, che si registra all’interno dei Centri; mentre, d’altro canto, non è infrequente la necessità per le forze dell’ordine di limitare l’utilizzo degli impianti sportivi all’aperto allo scopo di impedire assembramenti e tentativi di fuga. 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Ad esempio, per quanto riguarda il diritto alla salute e alle cure mediche, si auspica la presenza di un medico con «responsabilità direzionali» e, più in generale, bisogna far sì che gli immigrati non vengano portati negli ospedali. Leggiamo perché: «Uno dei metodi maggiormente usati da parte dei trattenuti per tentare di fuggire dai Centri consiste nel provocare, anche con \u003Cmark>atti\u003C/mark> di autolesionismo, le condizioni per essere ricoverati in strutture sanitarie esterne, dalle quali lo straniero spesso può allontanarsi indisturbato a causa delle obiettive difficoltà a predisporre un servizio di piantonamento fisso. 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