","Helleniko, un teatro greco di mobilitazione","post",1384431763,[62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/donne-nella-crisi/","http://radioblackout.org/tag/grecia/","http://radioblackout.org/tag/helleniko/","http://radioblackout.org/tag/mutuo-soccorso/",[67,29,33,68],"donne nella crisi","mutuo soccorso",{"post_content":70,"tags":76},{"matched_tokens":71,"snippet":74,"value":75},[72,73,25],"Donne","nella","che sono obiettivo della rete \u003Cmark>Donne\u003C/mark> \u003Cmark>nella\u003C/mark> \u003Cmark>crisi\u003C/mark> in questo tour riguardano nello","Un coro greco non di pianto rassegnato, ma di lotta e resistenza.\r\n\r\nFinalmente arriva il camper di Helleniko a Torino, oggi 14 novembre in piazza Madama Cristina ci sarà l'incontro con le \u003Cmark>donne\u003C/mark> greche in tournée con il camper che testimonia di un'iniziativa di mutuo soccorso proveniente dalla vituperata Ellade, in particolare ci sarà una medico, Ioanna Lymperopouloy a illustrare le modalità con cui opera questa rete.\r\n\r\nUn teatro di mobilitazione quello greco che invece dalla \u003Cmark>crisi\u003C/mark> trae energie e linfa per resistere e opporsi alla troika proprio innescando reti di relazioni non solo sanitarie, ma di mense popolari o di resistenza contro il debito e l'austerità in Calcidica, per evitare le conseguenze di una \u003Cmark>crisi\u003C/mark> prodotta dal sistema capitalistico e che quello stesso sistema impone di pagare alle sue vittime, che non ci stanno e si ribellano. Nelle parole di Chiara cogliamo l'intero percorso di questa rete fortemente connotata sulla questione di genere, perché i tagli al welfare e alla sanità comportano necessariamente un peggioramenteo delle condizioni di vita soprattutto delle \u003Cmark>donne\u003C/mark>, ridotte a \"cura\" familiare all0'interno del focolare.\r\n\r\nE proprio dalla situazione sanitaria prende spunto Helleniko, posto occupato ateniese, sempre sotto rischio di sgombero, che sta in una ex caserma Nato e che cerca di accompagnare una lotta mirata non a sostituire i servizi che devono mantenersi efficaci e alla portata di tutti, ma è un'organizzazione di personale sanitario che presta assistenza gratuita a chi non può più usufruirne. 8000 sono le persone che sono state curate da aprile ad oggi; la gestione assembleare e l'autogestione sono i cardini di questa realtà, non si tratta di un'iniziativa caritatevole, ma anzi è connotata con forti tratti resistenziali antisistemici, contro quel sistema che mira a stroncare qualsiasi opposizione allo smantellamento del welfare.\r\n\r\nLe necessità emergenziali, che sono obiettivo della rete \u003Cmark>Donne\u003C/mark> \u003Cmark>nella\u003C/mark> \u003Cmark>crisi\u003C/mark> in questo tour riguardano nello specifico medicinali antitumorali e la raccolta fondi permetterà alle medico romane di convertire questi fondi raccolti fino a Natale (presso il circolo Maurice, la Credenza di Bussoleno, la Cub di corso Marconi in medicinali da fornire direttamente a Helleniko).\r\n\r\nImportante la correlazioni che si sono volute individuare tra le due nazioni, dove si può imparare qualcosa dal conflitto innescato da Helleniko\r\n\r\n2013.11.14-elleniko",[77,81,83,85],{"matched_tokens":78,"snippet":80},[79,73,25],"donne","\u003Cmark>donne\u003C/mark> \u003Cmark>nella\u003C/mark> \u003Cmark>crisi\u003C/mark>",{"matched_tokens":82,"snippet":29},[],{"matched_tokens":84,"snippet":33},[],{"matched_tokens":86,"snippet":68},[],[88,93],{"field":36,"indices":89,"matched_tokens":90,"snippets":92},[48],[91],[79,73,25],[80],{"field":94,"matched_tokens":95,"snippet":74,"value":75},"post_content",[72,73,25],1736172819517538300,{"best_field_score":98,"best_field_weight":99,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":48,"score":100,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"3315704398080",13,"1736172819517538410",{"document":102,"highlight":126,"highlights":148,"text_match":159,"text_match_info":160},{"cat_link":103,"category":104,"comment_count":48,"id":105,"is_sticky":48,"permalink":106,"post_author":51,"post_content":107,"post_date":108,"post_excerpt":54,"post_id":105,"post_modified":109,"post_thumbnail":110,"post_thumbnail_html":111,"post_title":112,"post_type":59,"sort_by_date":113,"tag_links":114,"tags":121},[45],[47],"21182","http://radioblackout.org/2014/02/migranti-come-lavoratori-poveri-e-disoccupati-nella-crisi/","Come vivono uomini e donne migranti la crisi dilagante e prolungata dentro e fuori i confini dell'Unione Europea? Di fronte a quali forme di ricatto, di precarietà sempre crescente, di differenziazione giuridica, salariale, sociale si trovano i migranti neo-comunitari o extra-comunitari che vivono in Italia o in altri paesi UE? Quali risposte e quali lotte hanno saputo mettere in atto gli stessi migranti in diversi settori come per esempio nella logistica e nell'agricoltura?\r\n\r\nAbbiamo parlato questa mattina con Devi Sacchetto, docente di Sociologia del Lavoro presso l'Università di Padova, delle realtà che vivono i migranti - uomini e donne - nella crisi economica, tra disoccupazione forzata, sfruttamento e aumento dei cosiddetti \"lavoratori poveri\". Assistiamo oggi ad una proliferazione di confini di natura economica, giuridica, sociale e mediatica dentro e fuori UE ed area Schengen. Confini volti non tanto ad escludere da una Fortezza, quanto ad includere differenzialmente corpi di cui catturare la produttività.\r\nParticolarmente significativa è la condizione dei lavoratori migranti provenienti dai confini \"orientali\" dell'Europa (neo-comunitari o extra-comunitari), da analizzare in parallelo a quella dei migranti provenienti dal continente africano e asiatico.\"\r\n\r\nAscolta l'interessante contributo di Devi Sacchetto:\r\n\r\ndevi sacchetto","10 Febbraio 2014","2014-02-13 13:36:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/migr-3-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"156\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/migr-3-300x156.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/migr-3-300x156.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/migr-3.jpeg 312w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Migranti come \"lavoratori poveri\" e disoccupati nella crisi.",1392035374,[115,116,117,118,119,120],"http://radioblackout.org/tag/braccianti/","http://radioblackout.org/tag/confini/","http://radioblackout.org/tag/crisi/","http://radioblackout.org/tag/lavoratori-migranti-poveri/","http://radioblackout.org/tag/migranti-est-europa/","http://radioblackout.org/tag/politiche-migratorie-ue/",[122,31,25,123,124,125],"braccianti","lavoratori migranti poveri","migranti Est Europa","politiche migratorie UE",{"post_content":127,"post_title":131,"tags":134},{"matched_tokens":128,"snippet":129,"value":130},[79,73,25],"vivono i migranti - uomini e \u003Cmark>donne\u003C/mark> - \u003Cmark>nella\u003C/mark> \u003Cmark>crisi\u003C/mark> economica, tra disoccupazione forzata, sfruttamento","Come vivono uomini e \u003Cmark>donne\u003C/mark> migranti la \u003Cmark>crisi\u003C/mark> dilagante e prolungata dentro e fuori i confini dell'Unione Europea? 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Raccoglierà contemporaneamente medicinali e soldi per un’organizzazione di personale sanitario volontario (HELLENIKO) che ad Atene presta assistenza gratuita alle persone che non possono più usufruirne.\r\nLa tappa torinese è stata organizzata, oltre che dalla rete “Donne nella crisi”, dal Collettivo femminista MeDeA e e dal Collettivo IndignateRosse. L’obiettivo, come ci dice Cristiana di Medea, è al contempo di produrre solidarietà attiva e collegare lo stato dell’assistenza sanitaria in Grecia, danno collaterale e punto finale allo stesso tempo della crisi e dei suoi presunti rimedi, con quanto sta accadendo e accadrà in Italia, alla luce della prevista e ulteriore riduzione della spesa sanitaria, dal 7,1% al 6% entro il 2017. \r\nCRIStiana_helleniko\r\nDue gli appuntamenti previsti a Torino:\r\nVenerdì 8 novembre alle ore 20.30 presso la Sala dell’Antico Macello, via Matteo Pescatore 7, Torino: assemblea sulla sanità e sulla situazione greca\r\nGiovedì 14 novembre: arrivo del camper e della medica di Helleniko alle ore 17 in Piazza Madama Cristina\r\nPer tutte le info, materiali, documenti, si può fare riferimento ai nostri blog e al sito www.donnenellacrisi.net\r\n PUNTI DI RACCOLTA FONDI PER HELLENIKO A TORINO E VALSUSA:\r\n\r\n- durante l'assemblea dell'8 novembre e durante l'iniziativa del 14 novembre per l'arrivo del camper\r\n- La Credenza, Via Valter Fontan 16, Bussoleno (tutte le sere - il sabato e la domenica anche a pranzo)\r\n- Cub, Corso Marconi 34, Torino (lun-ven dalle 9 alle 18)\r\n- Circolo Maurice, Via Stampatori 10, Torino (martedì dalle ore 17 alle 19)\r\n- Sinistra Anticapitalista, Via Santa Giulia 64, Torino (merc-giov-ven dalle ore 17.30 alle ore 19.30)\r\nc'è anche a disposizione un IBAN x i versamenti: IT 08E 0760 1016 0000 1011 822 465","29 Ottobre 2013","2013-11-04 12:33:28","In camper per Helleniko",1383052655,[117,63,64,176],"http://radioblackout.org/tag/sanita/",[25,29,33,178],"Sanità",{"post_content":180,"tags":185},{"matched_tokens":181,"snippet":183,"value":184},[72,73,182],"crisi”","La rete “\u003Cmark>Donne\u003C/mark> \u003Cmark>nella\u003C/mark> \u003Cmark>crisi”\u003C/mark> tra la fine di ottobre","La rete “\u003Cmark>Donne\u003C/mark> \u003Cmark>nella\u003C/mark> \u003Cmark>crisi”\u003C/mark> tra la fine di ottobre e la prima metà di novembre attraverserà l’Italia con un Camper portando nelle diverse città una mostra sugli effetti delle politiche di austerità sui sistemi sanitari europei. 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Occupanti storici, immigrati di più o meno recente insediamento, precari, studenti, attivisti dei movimenti sociali, hanno trovato nelle pratiche di resistenza un terreno comune. Un punto di incontro dal quale ripartire per riconnettere un tessuto sociale sempre più malandato, sempre più sfilacciato. Un tessuto logoro nelle cui fibre spesso si insinuano germi pericolosi: razzismo, fascismo, tentazioni autoritarie. Il migliore antidoto restano le pratiche di resistenza, dove uomini e donne si riconoscono, costruiscono insieme e resistono apprendendo che l'alternativa non è tra racket e stato. La sola alternativa è l'azione collettiva, italiani e immigrati, senza prevaricazioni. Lunedì ci siamo svegliati con uno sgombero che non ha visto una resistenza organizzata ma ecco sorgere nuove occupazioni: al Corvetto, a Cinisello, al Giambellino.\r\n\r\nI media, il Corsera in testa, hanno lanciato una campagna durissima contro l'illegalità diffusa. Cercando di dividere i poveri tra chi ha diritto a una casa e chi invece deve accontentarsi della strada come prospettiva, agitando violentemente lo spettro del racket e delle mafie. A Milano gli attivisti non si nascondono dietro a un dito, vivono quei quartieri e sanno che c'è chi paga per avere una casa. In forme diverse. Chi paga migliaia di euro a personaggi di malavita e chi qualche centinaio per farsi aprire una porta da qualche occupante più vecchio. Ma nessuno si aspetta risposte dalla polizia. La polizia viene per svuotare. Per favorire vendite, svendite e l'allontanamento dei poveri da zone strategiche per chi specula su beni e vite. E' proprio la diffusione delle pratiche di occupazione, di gestione collettiva degli spazi, la negazione fattuale dei racket e delle mafie.\r\n\r\nMilano resiste e insieme a lei altre città italiane: Pisa, Firenze, Roma. Lo dice chiaramente la partecipata assemblea della Rete nazionale Abitare nella crisi che si è svolta domenica scorsa a Firenze. Al centro dell'attenzione proprio le giornate di resistenza delle ultime settimane a Milano, laboratorio di repressione dove la resistenza degli abitanti ha mandato per il momento in fumo i piani folli di Regione, Comune e Prefettura.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francois proprio durante una delle colazioni anti-sgombero che ormai caratterizzano le mattinate milanesi nei quartieri dove la presenza dei resistenti è meglio organizzata.\r\n\r\nFrancois","2 Dicembre 2014","2014-12-05 18:19:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/sgombero-milano-02-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/sgombero-milano-02-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/sgombero-milano-02-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/sgombero-milano-02.jpg 720w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Milano, dove si resiste, si occupa e si rioccupa",1417547606,[218,219,220,221,222],"http://radioblackout.org/tag/casa/","http://radioblackout.org/tag/milano/","http://radioblackout.org/tag/movimento/","http://radioblackout.org/tag/sfratti/","http://radioblackout.org/tag/sgomberi/",[224,225,226,227,228],"casa","milano","movimento","sfratti","Sgomberi",{"post_content":230},{"matched_tokens":231,"snippet":232,"value":233},[73,25],"assemblea della Rete nazionale Abitare \u003Cmark>nella\u003C/mark> \u003Cmark>crisi\u003C/mark> che si è svolta domenica","Milano è, ormai da settimane, l'inaspettato epicentro della resistenza di tante persone che il bisogno ha costretto ad occupare. 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Il tasso di disoccupazione ad agosto è salito al 12,2%. I senza lavoro sono 3 milioni 127 mila, per la prima volta sono più del 40%.\r\nUna doccia fredda che arriva lo stesso giorno che il Cnel delinea il suo ritratto del mercato del lavoro italiano. Un ritratto crudo, che non lascia spazio ad illusioni di miglioramento. Il rapporto dello Cnel giunge alla conclusione che parte della disoccupazione generata nella crisi sia ormai da ritenersi strutturale.\r\nNegli anni della crisi dal 2008 al 2012 il Pil è sceso dell'8%, i posti di lavoro persi sono 750.000, cui andrebbero aggiunti i 270.000 cassaintegrati di lungo corso, destinati presto ad allungare le file dei senza lavoro.\r\nSe ai senza lavoro ufficiali si sommano i tanti lavoratori obbligati al part time, gli inoccupati non iscritti alle liste, gli scoraggiati che non cercano più, i precari che lavorano pochi giorni al mese il numero dei disoccupati reali arriva al 30%, ossia circa 3 milioni e centomila persone prive di lavoro e di reddito.\r\nUn giovane su quattro nella fascia tra i 15 e i 29 anni non ha né lavoro né percorsi educativi. Ne consegue un significativo e duraturo aumento della sofferenza sociale.\r\nSecondo il Cnel è molto forte la possibilità che molti di coloro che sono stati espulsi dal mercato, o non sono neanche riusciti ad entrarvi, restino tanto a lungo fuori dal processo produttivo, da rischiare di restarvi esclusi per sempre, andando \"fuori mercato senza esserci mai entrati\".\r\nLo Cnel parla di capitale umano come di una risorsa deteriorabile, come se a deteriorarsi non fossero le vite di uomini e donne ma pedine nel gioco del profitto.\r\nLe risorse investite per il lavoro sono imponenti: circa ottocento milioni di euro, che tuttavia sono impiegate non per produrre posti di lavoro ma per garantire incentivi alle imprese, che sinora non hanno funzionato. 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I lavoratori addetti protestano perché nel cortile e finanche dentro la sezione femminile è stato trovato un gran numero di piccioni morti.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Chiara, una compagna impegnata nella lotta ai CIE.\r\nNe è scaturita una riflessione a tutto campo sul modificarsi del quadro intorno a questi luoghi di reclusione amministrativa, ai quali tanti reclusi arrivano a preferire il carcere.\r\nOggi le istituzioni sono in difficoltà: mancano i soldi, manca una prospettiva politica che non sia il mantenimento di un apparato disciplinare efficace per la propria stessa esistenza, perché punta di diamante di un insieme normativo che mantiene sotto ricatto i lavoratori immigrati.\r\n\r\nIl consenso ai CIE si è affievolito nel corpo sociale: la crisi che mangia le vite di tutti ha reso meno efficace la propaganda di guerra tra poveri, rimettendo al centro la questione sociale nella sua cruda materialità, una materialità nella quale la distanza tra chi è nato qui e chi viene da fuori si riduce.\r\n\r\nDomenica 7 aprile alle 17 ci sarà un presidio davanti al CIE\r\n\r\n\r\ncie","3 Aprile 2013","2013-04-06 12:01:48","CIE. 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Una settimana contro il militarismo\r\nUna bandiera tricolore è stata data alle fiamme di fronte alla polizia in assetto antisommossa e alla polizia politica in gran forze per difendere le forze armate, che, anche quest'anno, erano in piazza Castello per la cerimonia dell'ammainabandiera, che conclude la festa delle forze armate il 4 novembre. \r\nGli antimilitaristi puntuali all'appuntamento, si sono mossi in corteo con striscioni, bici da trasporto con carro armato e Samba Band dalla piazza del Comune fino al blocco di polizia in via Garibaldi, cento metri prima dei soldati in alta uniforme. \r\nUn applauso ha accolto l'azione antipatriottica. \r\nNumerosi gli interventi dal megafono per un'iniziativa di comunicazione e lotta, che, dopo un lungo fronteggiamento e l'intervento dell'automobilina kamicazza, si sono mossi per via Garibaldi, sino a guadagnare piazza Castello, dove i militari avevano chiuso alla svelta il loro rituale bellico. \r\nLa giornata di lotta del 4 novembre era l'ultima di una settimana di iniziative. 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I tre principi che costituiscono la modernità, rompendo con la gerarchia che modellava l’ordine formale del mondo hanno il loro lato oscuro, un’ombra lunga fatta di esclusione, discriminazione, violenza.\r\nTanta parte dell’umanità resta(va) fuori dal loro ombrello protettivo: poveri, donne, omosessuali, bambini. L’universalità di questi principi, formalmente neutra, era modellata sul maschio adulto, benestante, eterosessuale. Il resto era margine. Chi non era pienamente umano non poteva certo aspirare alle libertà degli uomini.\r\nUna libertà soggetta a norma, regolata, imbrigliata, incasellata. La cultura dominante ne determina le possibilità, le leggi dello Stato ne fissano limiti e condizioni.\r\nLe nonne delle ragazze di oggi passavano dalla potestà paterna a quella maritale: le regole del matrimonio le mantenevano minorenni a vita.\r\nLe donne stuprate, sino al 5 settembre del 1981, potevano sottrarsi alla vergogna ed essere riammesse nel consesso sociale, se accettavano di sposare il proprio stupratore. Una violenza più feroce di quella già subita. Se una donna era uccisa per motivi di “onore”, questa era una potente attenuante. Uccidere per punire le donne infedeli era considerato giusto.\r\n\r\nSono passati 34 anni da quando quelle norme vennero cancellate dal codice penale. Poco prima era stato legalizzato il divorzio e depenalizzato l’aborto.\r\nSulla strada della libertà femminile e – con essa – quella di tutt* sono stati fatti tanti passi. Purtroppo non tutti in avanti.\r\n\r\nLe lotte delle donne hanno cancellato tante servitù. Ma ne paghiamo, ogni giorno, il prezzo.\r\n\r\nLa violenza maschile sulle donne è un fatto quotidiano, che i media ci raccontano come rottura momentanea della normalità. Raptus di follia, eccessi di sentimento nascondono sotto l’ombrello della patologia una violenza che esprime a pieno la tensione diffusa a riaffermare l’ordine patriarcale. La casa, il “privato”, è il luogo dove si consumano la maggior parte delle violenze e delle uccisioni. Le donne libere vengono picchiate, stuprate e ammazzate per affermare il potere maschile, per riprendere con la forza il controllo sui loro corpi e sulle loro menti.\r\n\r\nLa narrazione prevalente sui media è falsa, perché nasconde la realtà cruda della violenza maschile sulle donne. Non solo. Trasforma le donne in vittime da tutelare, ottenendo l’effetto paradossale ma non tanto, di rinforzare l’opinione che le donne siano intrinsecamente deboli.\r\nLa violenza esplicita è solo la punta dell’iceberg. Il patriarcato, sconfitto ma non in rotta, riemerge in maniere più subdole.\r\n\r\nIl prezzo dell’emancipazione femminile è stato anche l’adeguamento all’universale, che resta saldamente maschile ed eterosessuale. Lo scarto, la differenza femminile, in tutta l’ambiguità di un percorso identitario segnato da una schiavitù anche volontaria, finisce frantumata, dispersa, illeggibile, se non nel ri-adeguamento ad un ruolo di cura, sostitutivo dei servizi negati e cancellati negli anni.\r\nLo spazio della sperimentazione, della messa in gioco dei percorsi identitari, tanto radicati nella cultura, da parere quasi «naturali», spesso si estingue, polverizzato dalle tante cazzutissime donne in divisa, dalle manager in carriera, dalle femministe che inventano le gerarchie femminili per favorire operazioni di lobbing.\r\nLo scarto femminile non è iscritto nella natura ma nemmeno nella cultura, è solo una possibilità, la possibilità che ha sempre chi si libera: cogliere le radici soggettive ed oggettive della dominazione per reciderle inventando nuovi percorsi.\r\nContro la normalizzazione delle nostre identità erranti il femminismo libertario si svincola dalla mera rivendicazione paritaria, per mettere in gioco una scommessa dalla posta molto alta.\r\nMiliardi di percorsi individuali, che attraversano i generi, costituiscono l’unico universale che ci contenga tutt*, quello delle differenze.\r\nVogliamo vivere, solcare le nostre strade, con la forza di chi sta intrecciando una rete robusta, capace di combattere la violenza di chi vuole affermare la dominazione patriarcale.\r\nNon abbiamo bisogno di tutele né di tutori, con o senza divisa. La nostra forza è nella solidarietà e nel mutuo appoggio.\r\nIl percorso di autonomia individuale lo costruiamo nella sottrazione conflittuale dalle regole sociali imposte dallo Stato e dal capitalismo.\r\nSiamo qui per spezzare l’ordine. Morale, sociale, economico.\r\nSiamo qui per frantumare la gerarchia, per esserci, ciascun* a proprio modo.\r\n\r\nAnarchiche contro la violenza di genere\r\n\r\nCi trovate ogni giovedì alle 19 presso la FAT in corso Palermo 46\r\n******\r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nNemmeno il terremoto può fermare la macchina referendaria: il tormentone che ci affligge da mesi continua imperterrito. Anzi il terremoto può fornire un’ottima occasione per dimostrare il valore di questo governo e del suo leader maximo e ridurre la componente politica sulle scelte dei votanti a vantaggio di quella emozionale.\r\nE’ infatti indubbio che la cassa di risonanza mediatica sul protagonismo di Renzi e soci nell’affrontare la tragicità degli effetti del terremoto sulla vita delle popolazioni colpite avrà un impatto sulla valutazione complessiva del governo; fatto questo non indifferente se consideriamo che dai sondaggi (con tutti i distinguo del caso) risulterebbe che se un terzo dell’elettorato è a conoscenza del significato dei quesiti referendari – e quindi voterebbe a ragion veduta – ben due terzi ne è all’oscuro, o per disinteresse, o per rifiuto cosciente, o per la complessità della materia, e quindi voterebbe – sic et simpliciter – su Renzi ed il suo governo. D’altronde è lo stesso Renzi che ha operato in questa direzione mettendo il suo corpo, il suo futuro direttamente in gioco promettendo la sua uscita dalla scena politica in caso di sconfitta.\r\nCon il dilemma ‘o con me o contro di me’ Renzi porta all’apice il ragionamento su cosa sia il meno peggio proponendosi come l’unico possibile salvatore della patria, l’innovatore in grado di fare ripartire il paese. Un film già visto, con Craxi, Berlusconi, e tanti altri attori consumati e ormai consunti.\r\nLa partita, per Renzi, è impegnativa e va giocata su più fronti. Avere la maggioranza del partito con se e registrare che la maggioranza dei deputati del PD è legata al suo oppositore interno Bersani, non rende il gioco facile; così come vedere tutta l’opposizione istituzionale (e non solo) coalizzata contro di se impone a Renzi di doversi inventare quanto più di fantasmagorico ci sia – mance elettorali comprese - per vincere la singolar tenzone.\r\nEppure i giochi sembravano fatti. Con la ristrutturazione del Senato si vuole portare a maturazione il dibattito che ha attraversato il ceto politico di questo paese per decenni - vedi le proposte di presidenzialismo e di monocameralismo avanzate a più riprese – e che puntava, con accelerazioni più o meno variabili, al rafforzamento dell’esecutivo e alla riduzione dei soggetti politici in gioco.\r\nGli sbarramenti elettorali, i premi di maggioranza, le alchimie sui collegi elettorali, eccetera sono stati gli espedienti messi in campo per ottenere questo risultato: costringere all’accorpamento i partiti più piccoli, favorire il sorgere di due schieramenti più o meno contrapposti, assicurare la governabilità sempre e comunque. La decretazione d’urgenza, l’ingerenza del Presidente della Repubblica, il trasformismo eclatante hanno fatto il resto riducendo il Parlamento a semplice comprimario di scelte operate altrove, nei corridoi animati dai lobbisti di ogni specie, oppure a palcoscenico degli spettacolini di un’opposizione in cerca di visibilità.\r\nE’ un progetto questo che ha molti progenitori, addirittura c’è chi ricorda il ‘Piano per la rinascita nazionale’ del venerabile maestro Licio Gelli, animatore di quella Loggia P2, menzionata recentemente per l’impegno profuso nel combatterla da Tina Anselmi, utilizzata opportunisticamente dal ‘premier’ per il suo spessore democratico sociale.\r\nLa trasformazione del Senato secondo le linee della riforma Boschi, in accoppiata con la legge elettorale recentemente approvata, l’Italicum, concluderebbe il percorso tracciato, snellendo i tempi e le procedure legislative – anche se oggi la quantità delle leggi approvate ha pochi eguali nei paesi a democrazia parlamentare – e conferendo al governo in carica un gigantesco potere d’indirizzo, dopo aver demolito l’autonomia regionale a favore di una ri-centralizzazione statale.\r\nIn un contesto nel quale la partita politica si giocava in due, come era la situazione fino all’irrompere sulla scena di un terzo incomodo, il Movimento 5 stelle, questo rafforzamento era comunque funzionale ad entrambi, in un contesto nel quale le politiche sostanziali poco differiscono le une dalle altre, condizionate come sono dagli scenari internazionali, dalle burocrazie europee, dal controllo della NATO, dalle dinamiche del capitale.\r\nLa presenza del terzo incomodo ha mescolato le carte in tavola; la possibilità che possa vincere le prossime elezioni e prendere nelle proprie mani le leve del governo inquieta fortemente gli assetti tradizionali del potere, preoccupati dalla natura trasversale del movimento, ancora poco noto ai più, se non per la sua massa critica, il suo portato populista e legalista, il suo antieuropeismo. L’irrompere della variabile pentastellata sulla scena, costringe la casta a riformulare i propri assetti, a riconquistare il palcoscenico dello spettacolo politicista riproponendosi come garante degli interessi settoriali del paese. Lo scontro si fa via via più acceso, tra modernizzatori fedeli esecutori degli interessi delle multinazionali e dei grandi gruppi aziendali che chiedono meno burocrazia, tempi certi della giustizia, snellimento generale delle pratiche e dei controlli, e difensori dello status quo, delle rendite di posizione, delle logiche clientelari e familistiche. In un contesto dove populisti euroscettici cercano di coniugare il consenso territoriale costruito sul tema della ‘piccola patria’ con la difesa della ‘razza’ italica a fronte del processo migratorio in corso. Dove si parla e straparla di un ‘patto per la crescita’ tra governo, imprese e sindacato, condizionato da un SI che aprirebbe le porte agli ambiti investimenti internazionali (e conseguentemente alla svendita del patrimonio italico), e contrastato da un NO che vorrebbe la riapertura del mercato ministeriale delle poltrone conseguente alla prevedibile caduta del governo.\r\nLa natura dello scontro tra le varie frazioni della borghesia e della classe dirigente del paese appare sempre più chiaro, solo a volerlo vedere.\r\nNon c’era alcun disaccordo sostanziale quando si è trattato di modificare lacostituzione introducendo, tra i suoi articoli, l’obbligo della parità di bilancio: tanto, male che vada, i suoi costi vengono scaricati sui lavoratori e sulla povera gente.\r\nIl disaccordo sorge quando un settore vuole imporre un’accelerazione nel cambiamento in corso, spostando decisamente l’asse del potere a favore dello schieramento della modernizzazione ipercapitalista e globalizzatrice. Basta vedere chi sono i sostenitori della riforma: Confindustria, la grande finanza, le Banche, la classe dirigente internazionale da Obama alla Merkel, eccetera che con minacce e lusinghe operano sfacciatamente a favore di Renzi, un presidente del consiglio mai eletto, imposto da un presidente della repubblica che ha travalicato ogni suo limite, sanzionato solamente dal successo del suo partito in una elezione ininfluente come quella per il parlamento europeo.\r\nChe bisogno c’è di cambiare la costituzione, quando la costituzione materiale, quella fatta di cose concrete per la vita delle persone – non quella formale, idealizzata, ‘nata’ dalla Resistenza - ha consentito negli anni lo sviluppo di politiche di impoverimento della popolazione, di aggressione militare ad altri paesi, di attacco al mondo del lavoro, di arricchimento indecente per la classi privilegiate, di progressiva liquidazione del sistema di protezione sociale, dalla sanità all’assistenza?\r\nEvidentemente tutto questo non basta. La crescente competizione per l’accaparramento delle risorse, la continua e accelerata necessità di valorizzazione del capitale spingono verso l’amplificazione dei conflitti, sia aperti in forma di guerra sia sotterranei in forma di condizionamenti e ricatti.\r\nQuesto impone alle classi dirigenti, dominanti nello stesso schieramento borghese, di trovare assetti di potere più confacenti alle loro esigenze. Da qui i cambiamenti strutturali in corso, in Italia come altrove, per adeguare la macchina statale alle nuove incombenze.\r\nLa chiamata alle armi per l’affermazione del SI nel prossimo referendumistituzionale non è solo un passo necessario legato alle procedure di modifica costituzionale, ma è anche il tentativo di legare il più possibile al governo il favore popolare, oggi come oggi, particolarmente necessario in vista delle sfide che ci aspettano.\r\nE’ necessario quindi che anche in questa scadenza ci si mobiliti per mostrare la vera portata della partita in gioco, gli scenari e le ricadute che ci si prospetteranno se non si svilupperà una vera opposizione.\r\nVera opposizione, dunque, che significa ripresa del conflitto sociale su larga scala, azione diretta di massa, mobilitazione del mondo del lavoro, riappropriazione e controllo territoriale, rilancio della solidarietà internazionalista, superamento dei confini, pratiche di accoglienza reale dei profughi, antimilitarismo.\r\nAl di fuori di questo quale potrebbe essere un’opposizione in grado di mettere i bastoni tra le ruote dei manovratori? Non certo quella che si muove su un piano formale come quello della difesa della Costituzione nata dalla Resistenza. Al di la della retorica - che in realtà offende il partigianato, soprattutto nella sua componente sovversiva e rivoluzionaria – occorre ricordare che la Costituzione è nata dalla mediazione tra Democratici Cristiani, Comunisti, Socialisti e Liberali i quali ben si guardarono di fissare norme chiare e nette che potessero essere utilizzate dagli uni contro gli altri. Risultato: le più alte aspirazioni contenute nella Carta – che la rendono per alcuni la più bella del mondo – sono sempre risultate disattese, foglie di fico di un potere sempre arrogante e accaparratore. Solo ampi movimenti popolari, espressione di bisogni e volontà collettive, sono riusciti a modificare, nel tempo, gli assetti di potere, le strutture giuridiche e politiche del paese, non certo una mobilitazione di carta giocata sulla Carta.\r\nRicordando le frustrazioni seguite ai referendum vinti sull’onda di mobilitazioni significative e importanti, come quello contro la privatizzazione dell’acqua, o di battaglie di opinione come quello sul finanziamento pubblico ai partiti, ma vanificati dalle furberie della casta, i sinceri oppositori della riforma dovrebbero attenersi ad una visione realistica delle cose.\r\nLa vittoria del NO rappresenterebbe semplicemente un rallentamento dei processi in corso e probabilmente una rimessa in discussione degli equilibri governativi, ma a vantaggio di chi? Qualcuno sosteneva un tempo ‘grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente’. Ma oggi è così? Esiste un movimento reale in grado di essere protagonista nella crisi governativa e di imporre la propria agenda di trasformazione sulle cose che contano: salario, lavoro, casa, salute, scuola, guerra, immigrazione, ambiente, libertà individuali e collettive?\r\nOppure prevarrà la politica politicante, fatta sempre di deleghe, di capetti ambiziosi, di prevaricazioni e di corruttele?\r\nLa partecipazione alla campagna per il NO in realtà continua a rimanere nel solco della politica delegata, della fiducia nei meccanismi della democrazia parlamentare, sperando di rosicchiare margini di manovra all’interno della più generale crisi di sistema.\r\nIl ‘NO Sociale’ non sfugge a questa condizione, anche se le sue parole d’ordine puntano sulla possibilità di sviluppare una stagione di lotta a partire proprio dalla vittoria del NO. Non è la prima volta che si è opera per costruire un fronte di tutte le opposizioni sociali che metta insieme le espressioni più varie della conflittualità sociale, da quelle dell’autorganizzazione a quelle che hanno nelle pratiche delegate la loro sostanza, per farle convergere sul piano di una lotta che di fatto è tutta interna ai meccanismi istituzionali, avendo tra l’altro come ‘cobelligeranti’ le espressioni più becere della destra che ne annacquano la portata. I risultati nel passato si sono visti e credo che si ripeteranno, contribuendo ad un’ulteriore frustrazione complessiva dei soggetti coinvolti, i quali credendo di conseguire un obiettivo significativo in realtà fanno un favore alla nuova casta montante, quella che si ritrova nel Movimento 5 stelle.\r\nQuesto non vuol dire indifferentismo politico; non vuol dire che tutte le forme del potere sono eguali; sappiamo ben distinguere tra democrazia rappresentativa e dittatura; ma una vera battaglia contro le riforme in atto non può oggi assolutamente prescindere dall’assoluta necessità della ripresa del conflitto sociale che non può farsi condizionare da un dibattito che è centrale solo per un ceto politico preoccupato per la propria esistenza. Il contrapporsi tra ‘riforma’ e ‘conservazione’ vuole occultare la realtà delle forme di sfruttamento attuali, per favorire un loro ‘rinnovamento’ in funzione delle esigenze di ristrutturazione e di riorganizzazione dell’apparato statale alle prese con le emergenze dell’attuale sistema geopolitico mondiale.\r\nBisogna scegliere: o porsi a difesa di quel che resta della democrazia parlamentare, individuando in essa una residua barriera all’incalzare dell’autoritarismo montante, o imboccare decisamente la strada della lotta, interna ai corpi sociali con tutte le loro potenzialità e contraddizioni, in funzione di un progetto di società altra, da costruire giorno per giorno, fuori da ogni opportunismo politicista.\r\nA fronte di una politica che fa del parlamento e della governabilità il suo centro di interesse occorre contrapporre un pensiero ed un’azione che abbiano il loro punto di riferimento nella capacità di autoorganizzazione popolare; occorre contrapporre la proposta e la pratica del comunalismo, libertario e federativo, articolato sul territorio, dal semplice al complesso.\r\nSfuggire dai meccanismi della democrazia rappresentativa significa entrare nel concreto della critica del concetto stesso di maggioranza e minoranza, significa rifiutare la riproduzione, pura e semplice, dei rituali parlamentari negli stessi organismi rappresentativi dei lavoratori per dare invece prevalenza all’autoorganizzazione, alla lotta, al libero confronto delle idee.\r\nI rapporti di forza si sono sempre modificati con la lotta diretta e la via politica ha sempre rappresentato il disarmo della conflittualità sociale. Con questa consapevolezza ci tiriamo fuori dai ricatti agitati da quanti, a sinistra, sono alle prese con le pulsioni egemoniche di ceti politici trasformisti ed opportunisti, incapaci di produrre politiche realmente alternative, sul terreno economico, dell’occupazione, della riduzione d’orario, del degrado urbano e ambientale, della sanità, della scuola, ecc.\r\nAstenersi, non cadere nella trappola delle false alternative e del recupero elettorale, rafforzare le armi della critica intransigente, dell’organizzazione, del protagonismo sociale, dell’azione tra le classi sfruttate ed oppresse, vuol dire porre le basi per un’incisiva azione rivoluzionaria che colpisce, nel parlamentarismo, un sistema di governo che impone leggi e tasse, decise da una cerchia ristretta di privilegiati, indipendentemente dalla volontà degli elettori.\r\nAstenersi, per gli anarchici, vuol dire manifestare la volontà di non essere governati, vuol dire non rendersi corresponsabili dello sfruttamento e dell’oppressione, vuol dire volontà di una società di libere associazioni federate.\r\nMassimo Varengo in Umanità Nova\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","13 Novembre 2016","2018-10-17 22:58:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/fuoco-al-tricolore-200x110.jpg","Anarres dell’11 novembre. 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Sgomberi, retate, fogli di via e deportazioni\r\nThe president is a Trump. Sessista, razzista, volgare. Un miliardario outsider approda alla Casa Bianca, dopo una campagna elettorale con toni da bar Sport. Ne abbiamo parlato con Lorcon, redattore di Umanità Nova\r\n\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\n\r\nPer approfondimenti:\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\nUna bandiera tricolore è stata data alle fiamme di fronte alla polizia in assetto antisommossa e alla polizia politica in gran forze per difendere le forze armate, che, anche quest'anno, erano in piazza Castello per la cerimonia dell'ammainabandiera, che conclude la festa delle forze armate il 4 novembre. \r\nGli antimilitaristi puntuali all'appuntamento, si sono mossi in corteo con striscioni, bici da trasporto con carro armato e Samba Band dalla piazza del Comune fino al blocco di polizia in via Garibaldi, cento metri prima dei soldati in alta uniforme. \r\nUn applauso ha accolto l'azione antipatriottica. \r\nNumerosi gli interventi dal megafono per un'iniziativa di comunicazione e lotta, che, dopo un lungo fronteggiamento e l'intervento dell'automobilina kamicazza, si sono mossi per via Garibaldi, sino a guadagnare piazza Castello, dove i militari avevano chiuso alla svelta il loro rituale bellico. \r\nLa giornata di lotta del 4 novembre era l'ultima di una settimana di iniziative. Sabato 29 ottobre al Balon, un presidio itinerante, con performance contro eserciti e fabbriche d'armi, interventi e musica, aveva aperto le iniziative promosse dall'assemblea antimilitarista. \r\n\r\nIl mercoledì successivo si era svolta un'iniziativa di approfondimento “Bombe, muri e frontiere. Giochi di potenza dal Mediterraneo all’Eufrate. Dal nuovo secolo americano al tutti contro tutti”. La serata, introdotta da Stefano Capello, è stata occasione per capirne di più sugli equilibri geopolitici, in un pianeta sempre più multipolare, ad alleanze variabili, dove prevale la logica terrificante del caos sistemico. \r\n\r\nQui il testo dell’appello per la settimana antimilitarista\r\n\r\n*********\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\n\r\nQui il testo del volantino distribuito in piazza:\r\n\r\nSentieri di libertà\r\nLibertà, uguaglianza, solidarietà. I tre principi che costituiscono la modernità, rompendo con la gerarchia che modellava l’ordine formale del mondo hanno il loro lato oscuro, un’ombra lunga fatta di esclusione, discriminazione, violenza.\r\nTanta parte dell’umanità resta(va) fuori dal loro ombrello protettivo: poveri, \u003Cmark>donne\u003C/mark>, omosessuali, bambini. L’universalità di questi principi, formalmente neutra, era modellata sul maschio adulto, benestante, eterosessuale. Il resto era margine. Chi non era pienamente umano non poteva certo aspirare alle libertà degli uomini.\r\nUna libertà soggetta a norma, regolata, imbrigliata, incasellata. La cultura dominante ne determina le possibilità, le leggi dello Stato ne fissano limiti e condizioni.\r\nLe nonne delle ragazze di oggi passavano dalla potestà paterna a quella maritale: le regole del matrimonio le mantenevano minorenni a vita.\r\nLe \u003Cmark>donne\u003C/mark> stuprate, sino al 5 settembre del 1981, potevano sottrarsi alla vergogna ed essere riammesse nel consesso sociale, se accettavano di sposare il proprio stupratore. Una violenza più feroce di quella già subita. Se una donna era uccisa per motivi di “onore”, questa era una potente attenuante. Uccidere per punire le \u003Cmark>donne\u003C/mark> infedeli era considerato giusto.\r\n\r\nSono passati 34 anni da quando quelle norme vennero cancellate dal codice penale. Poco prima era stato legalizzato il divorzio e depenalizzato l’aborto.\r\nSulla strada della libertà femminile e – con essa – quella di tutt* sono stati fatti tanti passi. Purtroppo non tutti in avanti.\r\n\r\nLe lotte delle \u003Cmark>donne\u003C/mark> hanno cancellato tante servitù. Ma ne paghiamo, ogni giorno, il prezzo.\r\n\r\nLa violenza maschile sulle \u003Cmark>donne\u003C/mark> è un fatto quotidiano, che i media ci raccontano come rottura momentanea della normalità. Raptus di follia, eccessi di sentimento nascondono sotto l’ombrello della patologia una violenza che esprime a pieno la tensione diffusa a riaffermare l’ordine patriarcale. La casa, il “privato”, è il luogo dove si consumano la maggior parte delle violenze e delle uccisioni. Le \u003Cmark>donne\u003C/mark> libere vengono picchiate, stuprate e ammazzate per affermare il potere maschile, per riprendere con la forza il controllo sui loro corpi e sulle loro menti.\r\n\r\nLa narrazione prevalente sui media è falsa, perché nasconde la realtà cruda della violenza maschile sulle \u003Cmark>donne\u003C/mark>. Non solo. Trasforma le \u003Cmark>donne\u003C/mark> in vittime da tutelare, ottenendo l’effetto paradossale ma non tanto, di rinforzare l’opinione che le \u003Cmark>donne\u003C/mark> siano intrinsecamente deboli.\r\nLa violenza esplicita è solo la punta dell’iceberg. Il patriarcato, sconfitto ma non in rotta, riemerge in maniere più subdole.\r\n\r\nIl prezzo dell’emancipazione femminile è stato anche l’adeguamento all’universale, che resta saldamente maschile ed eterosessuale. Lo scarto, la differenza femminile, in tutta l’ambiguità di un percorso identitario segnato da una schiavitù anche volontaria, finisce frantumata, dispersa, illeggibile, se non nel ri-adeguamento ad un ruolo di cura, sostitutivo dei servizi negati e cancellati negli anni.\r\nLo spazio della sperimentazione, della messa in gioco dei percorsi identitari, tanto radicati \u003Cmark>nella\u003C/mark> cultura, da parere quasi «naturali», spesso si estingue, polverizzato dalle tante cazzutissime \u003Cmark>donne\u003C/mark> in divisa, dalle manager in carriera, dalle femministe che inventano le gerarchie femminili per favorire operazioni di lobbing.\r\nLo scarto femminile non è iscritto \u003Cmark>nella\u003C/mark> natura ma nemmeno \u003Cmark>nella\u003C/mark> cultura, è solo una possibilità, la possibilità che ha sempre chi si libera: cogliere le radici soggettive ed oggettive della dominazione per reciderle inventando nuovi percorsi.\r\nContro la normalizzazione delle nostre identità erranti il femminismo libertario si svincola dalla mera rivendicazione paritaria, per mettere in gioco una scommessa dalla posta molto alta.\r\nMiliardi di percorsi individuali, che attraversano i generi, costituiscono l’unico universale che ci contenga tutt*, quello delle differenze.\r\nVogliamo vivere, solcare le nostre strade, con la forza di chi sta intrecciando una rete robusta, capace di combattere la violenza di chi vuole affermare la dominazione patriarcale.\r\nNon abbiamo bisogno di tutele né di tutori, con o senza divisa. La nostra forza è \u003Cmark>nella\u003C/mark> solidarietà e nel mutuo appoggio.\r\nIl percorso di autonomia individuale lo costruiamo \u003Cmark>nella\u003C/mark> sottrazione conflittuale dalle regole sociali imposte dallo Stato e dal capitalismo.\r\nSiamo qui per spezzare l’ordine. Morale, sociale, economico.\r\nSiamo qui per frantumare la gerarchia, per esserci, ciascun* a proprio modo.\r\n\r\nAnarchiche contro la violenza di genere\r\n\r\nCi trovate ogni giovedì alle 19 presso la FAT in corso Palermo 46\r\n******\r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nNemmeno il terremoto può fermare la macchina referendaria: il tormentone che ci affligge da mesi continua imperterrito. Anzi il terremoto può fornire un’ottima occasione per dimostrare il valore di questo governo e del suo leader maximo e ridurre la componente politica sulle scelte dei votanti a vantaggio di quella emozionale.\r\nE’ infatti indubbio che la cassa di risonanza mediatica sul protagonismo di Renzi e soci nell’affrontare la tragicità degli effetti del terremoto sulla vita delle popolazioni colpite avrà un impatto sulla valutazione complessiva del governo; fatto questo non indifferente se consideriamo che dai sondaggi (con tutti i distinguo del caso) risulterebbe che se un terzo dell’elettorato è a conoscenza del significato dei quesiti referendari – e quindi voterebbe a ragion veduta – ben due terzi ne è all’oscuro, o per disinteresse, o per rifiuto cosciente, o per la complessità della materia, e quindi voterebbe – sic et simpliciter – su Renzi ed il suo governo. D’altronde è lo stesso Renzi che ha operato in questa direzione mettendo il suo corpo, il suo futuro direttamente in gioco promettendo la sua uscita dalla scena politica in caso di sconfitta.\r\nCon il dilemma ‘o con me o contro di me’ Renzi porta all’apice il ragionamento su cosa sia il meno peggio proponendosi come l’unico possibile salvatore della patria, l’innovatore in grado di fare ripartire il paese. Un film già visto, con Craxi, Berlusconi, e tanti altri attori consumati e ormai consunti.\r\nLa partita, per Renzi, è impegnativa e va giocata su più fronti. Avere la maggioranza del partito con se e registrare che la maggioranza dei deputati del PD è legata al suo oppositore interno Bersani, non rende il gioco facile; così come vedere tutta l’opposizione istituzionale (e non solo) coalizzata contro di se impone a Renzi di doversi inventare quanto più di fantasmagorico ci sia – mance elettorali comprese - per vincere la singolar tenzone.\r\nEppure i giochi sembravano fatti. Con la ristrutturazione del Senato si vuole portare a maturazione il dibattito che ha attraversato il ceto politico di questo paese per decenni - vedi le proposte di presidenzialismo e di monocameralismo avanzate a più riprese – e che puntava, con accelerazioni più o meno variabili, al rafforzamento dell’esecutivo e alla riduzione dei soggetti politici in gioco.\r\nGli sbarramenti elettorali, i premi di maggioranza, le alchimie sui collegi elettorali, eccetera sono stati gli espedienti messi in campo per ottenere questo risultato: costringere all’accorpamento i partiti più piccoli, favorire il sorgere di due schieramenti più o meno contrapposti, assicurare la governabilità sempre e comunque. La decretazione d’urgenza, l’ingerenza del Presidente della Repubblica, il trasformismo eclatante hanno fatto il resto riducendo il Parlamento a semplice comprimario di scelte operate altrove, nei corridoi animati dai lobbisti di ogni specie, oppure a palcoscenico degli spettacolini di un’opposizione in cerca di visibilità.\r\nE’ un progetto questo che ha molti progenitori, addirittura c’è chi ricorda il ‘Piano per la rinascita nazionale’ del venerabile maestro Licio Gelli, animatore di quella Loggia P2, menzionata recentemente per l’impegno profuso nel combatterla da Tina Anselmi, utilizzata opportunisticamente dal ‘premier’ per il suo spessore democratico sociale.\r\nLa trasformazione del Senato secondo le linee della riforma Boschi, in accoppiata con la legge elettorale recentemente approvata, l’Italicum, concluderebbe il percorso tracciato, snellendo i tempi e le procedure legislative – anche se oggi la quantità delle leggi approvate ha pochi eguali nei paesi a democrazia parlamentare – e conferendo al governo in carica un gigantesco potere d’indirizzo, dopo aver demolito l’autonomia regionale a favore di una ri-centralizzazione statale.\r\nIn un contesto nel quale la partita politica si giocava in due, come era la situazione fino all’irrompere sulla scena di un terzo incomodo, il Movimento 5 stelle, questo rafforzamento era comunque funzionale ad entrambi, in un contesto nel quale le politiche sostanziali poco differiscono le une dalle altre, condizionate come sono dagli scenari internazionali, dalle burocrazie europee, dal controllo della NATO, dalle dinamiche del capitale.\r\nLa presenza del terzo incomodo ha mescolato le carte in tavola; la possibilità che possa vincere le prossime elezioni e prendere nelle proprie mani le leve del governo inquieta fortemente gli assetti tradizionali del potere, preoccupati dalla natura trasversale del movimento, ancora poco noto ai più, se non per la sua massa critica, il suo portato populista e legalista, il suo antieuropeismo. L’irrompere della variabile pentastellata sulla scena, costringe la casta a riformulare i propri assetti, a riconquistare il palcoscenico dello spettacolo politicista riproponendosi come garante degli interessi settoriali del paese. Lo scontro si fa via via più acceso, tra modernizzatori fedeli esecutori degli interessi delle multinazionali e dei grandi gruppi aziendali che chiedono meno burocrazia, tempi certi della giustizia, snellimento generale delle pratiche e dei controlli, e difensori dello status quo, delle rendite di posizione, delle logiche clientelari e familistiche. In un contesto dove populisti euroscettici cercano di coniugare il consenso territoriale costruito sul tema della ‘piccola patria’ con la difesa della ‘razza’ italica a fronte del processo migratorio in corso. Dove si parla e straparla di un ‘patto per la crescita’ tra governo, imprese e sindacato, condizionato da un SI che aprirebbe le porte agli ambiti investimenti internazionali (e conseguentemente alla svendita del patrimonio italico), e contrastato da un NO che vorrebbe la riapertura del mercato ministeriale delle poltrone conseguente alla prevedibile caduta del governo.\r\nLa natura dello scontro tra le varie frazioni della borghesia e della classe dirigente del paese appare sempre più chiaro, solo a volerlo vedere.\r\nNon c’era alcun disaccordo sostanziale quando si è trattato di modificare lacostituzione introducendo, tra i suoi articoli, l’obbligo della parità di bilancio: tanto, male che vada, i suoi costi vengono scaricati sui lavoratori e sulla povera gente.\r\nIl disaccordo sorge quando un settore vuole imporre un’accelerazione nel cambiamento in corso, spostando decisamente l’asse del potere a favore dello schieramento della modernizzazione ipercapitalista e globalizzatrice. Basta vedere chi sono i sostenitori della riforma: Confindustria, la grande finanza, le Banche, la classe dirigente internazionale da Obama alla Merkel, eccetera che con minacce e lusinghe operano sfacciatamente a favore di Renzi, un presidente del consiglio mai eletto, imposto da un presidente della repubblica che ha travalicato ogni suo limite, sanzionato solamente dal successo del suo partito in una elezione ininfluente come quella per il parlamento europeo.\r\nChe bisogno c’è di cambiare la costituzione, quando la costituzione materiale, quella fatta di cose concrete per la vita delle persone – non quella formale, idealizzata, ‘nata’ dalla Resistenza - ha consentito negli anni lo sviluppo di politiche di impoverimento della popolazione, di aggressione militare ad altri paesi, di attacco al mondo del lavoro, di arricchimento indecente per la classi privilegiate, di progressiva liquidazione del sistema di protezione sociale, dalla sanità all’assistenza?\r\nEvidentemente tutto questo non basta. La crescente competizione per l’accaparramento delle risorse, la continua e accelerata necessità di valorizzazione del capitale spingono verso l’amplificazione dei conflitti, sia aperti in forma di guerra sia sotterranei in forma di condizionamenti e ricatti.\r\nQuesto impone alle classi dirigenti, dominanti nello stesso schieramento borghese, di trovare assetti di potere più confacenti alle loro esigenze. Da qui i cambiamenti strutturali in corso, in Italia come altrove, per adeguare la macchina statale alle nuove incombenze.\r\nLa chiamata alle armi per l’affermazione del SI nel prossimo referendumistituzionale non è solo un passo necessario legato alle procedure di modifica costituzionale, ma è anche il tentativo di legare il più possibile al governo il favore popolare, oggi come oggi, particolarmente necessario in vista delle sfide che ci aspettano.\r\nE’ necessario quindi che anche in questa scadenza ci si mobiliti per mostrare la vera portata della partita in gioco, gli scenari e le ricadute che ci si prospetteranno se non si svilupperà una vera opposizione.\r\nVera opposizione, dunque, che significa ripresa del conflitto sociale su larga scala, azione diretta di massa, mobilitazione del mondo del lavoro, riappropriazione e controllo territoriale, rilancio della solidarietà internazionalista, superamento dei confini, pratiche di accoglienza reale dei profughi, antimilitarismo.\r\nAl di fuori di questo quale potrebbe essere un’opposizione in grado di mettere i bastoni tra le ruote dei manovratori? Non certo quella che si muove su un piano formale come quello della difesa della Costituzione nata dalla Resistenza. Al di la della retorica - che in realtà offende il partigianato, soprattutto \u003Cmark>nella\u003C/mark> sua componente sovversiva e rivoluzionaria – occorre ricordare che la Costituzione è nata dalla mediazione tra Democratici Cristiani, Comunisti, Socialisti e Liberali i quali ben si guardarono di fissare norme chiare e nette che potessero essere utilizzate dagli uni contro gli altri. Risultato: le più alte aspirazioni contenute \u003Cmark>nella\u003C/mark> Carta – che la rendono per alcuni la più bella del mondo – sono sempre risultate disattese, foglie di fico di un potere sempre arrogante e accaparratore. Solo ampi movimenti popolari, espressione di bisogni e volontà collettive, sono riusciti a modificare, nel tempo, gli assetti di potere, le strutture giuridiche e politiche del paese, non certo una mobilitazione di carta giocata sulla Carta.\r\nRicordando le frustrazioni seguite ai referendum vinti sull’onda di mobilitazioni significative e importanti, come quello contro la privatizzazione dell’acqua, o di battaglie di opinione come quello sul finanziamento pubblico ai partiti, ma vanificati dalle furberie della casta, i sinceri oppositori della riforma dovrebbero attenersi ad una visione realistica delle cose.\r\nLa vittoria del NO rappresenterebbe semplicemente un rallentamento dei processi in corso e probabilmente una rimessa in discussione degli equilibri governativi, ma a vantaggio di chi? Qualcuno sosteneva un tempo ‘grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente’. Ma oggi è così? Esiste un movimento reale in grado di essere protagonista \u003Cmark>nella\u003C/mark> \u003Cmark>crisi\u003C/mark> governativa e di imporre la propria agenda di trasformazione sulle cose che contano: salario, lavoro, casa, salute, scuola, guerra, immigrazione, ambiente, libertà individuali e collettive?\r\nOppure prevarrà la politica politicante, fatta sempre di deleghe, di capetti ambiziosi, di prevaricazioni e di corruttele?\r\nLa partecipazione alla campagna per il NO in realtà continua a rimanere nel solco della politica delegata, della fiducia nei meccanismi della democrazia parlamentare, sperando di rosicchiare margini di manovra all’interno della più generale \u003Cmark>crisi\u003C/mark> di sistema.\r\nIl ‘NO Sociale’ non sfugge a questa condizione, anche se le sue parole d’ordine puntano sulla possibilità di sviluppare una stagione di lotta a partire proprio dalla vittoria del NO. Non è la prima volta che si è opera per costruire un fronte di tutte le opposizioni sociali che metta insieme le espressioni più varie della conflittualità sociale, da quelle dell’autorganizzazione a quelle che hanno nelle pratiche delegate la loro sostanza, per farle convergere sul piano di una lotta che di fatto è tutta interna ai meccanismi istituzionali, avendo tra l’altro come ‘cobelligeranti’ le espressioni più becere della destra che ne annacquano la portata. I risultati nel passato si sono visti e credo che si ripeteranno, contribuendo ad un’ulteriore frustrazione complessiva dei soggetti coinvolti, i quali credendo di conseguire un obiettivo significativo in realtà fanno un favore alla nuova casta montante, quella che si ritrova nel Movimento 5 stelle.\r\nQuesto non vuol dire indifferentismo politico; non vuol dire che tutte le forme del potere sono eguali; sappiamo ben distinguere tra democrazia rappresentativa e dittatura; ma una vera battaglia contro le riforme in atto non può oggi assolutamente prescindere dall’assoluta necessità della ripresa del conflitto sociale che non può farsi condizionare da un dibattito che è centrale solo per un ceto politico preoccupato per la propria esistenza. Il contrapporsi tra ‘riforma’ e ‘conservazione’ vuole occultare la realtà delle forme di sfruttamento attuali, per favorire un loro ‘rinnovamento’ in funzione delle esigenze di ristrutturazione e di riorganizzazione dell’apparato statale alle prese con le emergenze dell’attuale sistema geopolitico mondiale.\r\nBisogna scegliere: o porsi a difesa di quel che resta della democrazia parlamentare, individuando in essa una residua barriera all’incalzare dell’autoritarismo montante, o imboccare decisamente la strada della lotta, interna ai corpi sociali con tutte le loro potenzialità e contraddizioni, in funzione di un progetto di società altra, da costruire giorno per giorno, fuori da ogni opportunismo politicista.\r\nA fronte di una politica che fa del parlamento e della governabilità il suo centro di interesse occorre contrapporre un pensiero ed un’azione che abbiano il loro punto di riferimento \u003Cmark>nella\u003C/mark> capacità di autoorganizzazione popolare; occorre contrapporre la proposta e la pratica del comunalismo, libertario e federativo, articolato sul territorio, dal semplice al complesso.\r\nSfuggire dai meccanismi della democrazia rappresentativa significa entrare nel concreto della critica del concetto stesso di maggioranza e minoranza, significa rifiutare la riproduzione, pura e semplice, dei rituali parlamentari negli stessi organismi rappresentativi dei lavoratori per dare invece prevalenza all’autoorganizzazione, alla lotta, al libero confronto delle idee.\r\nI rapporti di forza si sono sempre modificati con la lotta diretta e la via politica ha sempre rappresentato il disarmo della conflittualità sociale. Con questa consapevolezza ci tiriamo fuori dai ricatti agitati da quanti, a sinistra, sono alle prese con le pulsioni egemoniche di ceti politici trasformisti ed opportunisti, incapaci di produrre politiche realmente alternative, sul terreno economico, dell’occupazione, della riduzione d’orario, del degrado urbano e ambientale, della sanità, della scuola, ecc.\r\nAstenersi, non cadere \u003Cmark>nella\u003C/mark> trappola delle false alternative e del recupero elettorale, rafforzare le armi della critica intransigente, dell’organizzazione, del protagonismo sociale, dell’azione tra le classi sfruttate ed oppresse, vuol dire porre le basi per un’incisiva azione rivoluzionaria che colpisce, nel parlamentarismo, un sistema di governo che impone leggi e tasse, decise da una cerchia ristretta di privilegiati, indipendentemente dalla volontà degli elettori.\r\nAstenersi, per gli anarchici, vuol dire manifestare la volontà di non essere governati, vuol dire non rendersi corresponsabili dello sfruttamento e dell’oppressione, vuol dire volontà di una società di libere associazioni federate.\r\nMassimo Varengo in Umanità Nova\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",[486],{"field":94,"matched_tokens":487,"snippet":483,"value":484},[73,25],{"best_field_score":239,"best_field_weight":162,"fields_matched":240,"num_tokens_dropped":48,"score":241,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},{"document":490,"highlight":502,"highlights":507,"text_match":510,"text_match_info":511},{"comment_count":48,"id":491,"is_sticky":48,"permalink":492,"podcastfilter":493,"post_author":310,"post_content":494,"post_date":495,"post_excerpt":54,"post_id":491,"post_modified":496,"post_thumbnail":497,"post_title":498,"post_type":369,"sort_by_date":499,"tag_links":500,"tags":501},"96186","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-28-febbraio-tecnologia-la-guerra-tra-stati-uniti-e-cina-anarchia-e-femminismo-smilitarizzare-la-citta/",[310],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/2025-02-28-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nStati Uniti e Cina. La guerra fredda della supremazia tecnologica\r\nLa nuova intelligenza artificiale cinese DeepSeek ha dato una bella botta alle borse statunitensi. A differenza del 2008 questa volta la crisi viene non dall’esplodere di una bolla interna ma dal nemico/competitor cinese.\r\nDeepSeek ha inflitto un duro colpo a Chat GPT e a Palantir, specializzata nel servizio di controllo e fornitura dati, uno dei pilastria di quel “capitalismo della sorveglianza” di cui la Cina è maestra da un paio di decenni.\r\nIl gigante statunitense e quello cinese hanno tuttavia entrambi un grosso problema: l’estrema dipendenza reciproca dei due sistemi, specie in campo tecnologico.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nNon può esserci anarchismo senza femminismo\r\nCon Julissa del Gruppo anarchico Germinal di Trieste presentiamo un documento che offre un panorama critico molto interessante, partendo dalla decostruzione di alcuni concetti chiave nei movimenti di questi anni.\r\nNell’introduzione al loro testo le compagne e i compagni scrivono: “Con questo testo vogliamo offrire delle riflessioni sul movimento transfemminista contemporaneo, partendo da dinamiche locali che ci hanno visto partecipi negli ultimi anni, nella speranza di poter offrire una critica costruttiva ed utile anche ad altrə, al di là delle vicende specifiche.\r\nDa un lato ci siamo chiestə cosa intendiamo quando utilizziamo il termine \"intersezionalità\" di cui tanto si parla nei movimenti (spesso, dal nostro punto di vista, a sproposito). Dall'altro vogliamo proporre una riflessione sui concetti di privilegio e decolonialità. Anche questi due termini attraversano gli spazi e i discorsi femministi, ma a volte, ci sembra, in maniera quasi meccanica, con degli automatismi che possono generare cortocircuiti logico/politici. Questi concetti hanno delle storie \"militanti\", così come delle formulazioni teoriche interessanti, e sono a nostro parere strumenti potenzialmente validi. Ma sono appunto strumenti, non dogmi o etichette da appiccicare acriticamente.”\r\n\r\nTorino. Contro la guerra e il militarismo: cronache di una giornata di lotta\r\nA tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina il 22 febbraio è stata una lunga giornata di informazione e lotta promossa dal Coordinamento contro la guerra e chi la arma.\r\nIn mattinata c’è stato un presidio informativo al Balon, con interventi, musica volantini, banchetti.\r\nNel pomeriggio ci si è mossi per dare un segnale concreto della volontà di smilitarizzare la città.\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nAnarcofemminist* al Balon\r\nSabato 8 marzo\r\npunto info\r\nore 10,30 \r\nI nostri corpi spezzano e annullano i confini tra i generi, le frontiere tra gli Stati,\r\nle divisioni imposte dalla nazione e dalle tante leggi del padre, del padrone, degli dei e dei loro preti. \r\nSarà in distribuzione l’opuscolo Anarchia e transfemminismo\r\nQui potete leggere e scaricare liberamente i testi:\r\nhttps://www.anarresinfo.org/transfemminismo-percorsi-e-prospettive/\r\n\r\nhttps://germinalts.noblogs.org/post/2025/02/19/non-ci-puo-essere-anarchismo-senza-femminismo/\r\n\r\nTrump e la marea nera globale \r\nVenerdì 14 marzo\r\nore 21 \r\ncorso Palermo 46\r\nNe parliamo con Stefano Capello e Lorenzo Coniglione\r\n\r\nGuerra, repressione, identitarismi, nazionalismi sono la cifra di un ordine del mondo che per salvare se stesso, affonda noi tutt. \r\nIl ciclone Trump negli States è solo l’ultimo potente segno di un vento di destra globale in un orizzonte di guerra permanente. \r\nA popolazioni spaventate dagli effetti devastanti dell’affermarsi inarrestabile della logica capitalista, le destre di ogni latitudine offrono la speranza che qualcuno possa essere al sicuro. In ogni dove si affermano leadership che individuano nella libertà delle donne e delle identità non conformi un nemico. In ogni dove le proteste di piazza vengono represse, i servizi essenziali negati, la propaganda militarista e patriottica disegna un orizzonte di normalità bellica. \r\nL’affermarsi di dinamiche pesantemente autoritarie su scala mondiale segna un’epoca dove chi governa e chi sfrutta non intende più piegarsi ad alcuna mediazione sociale.\r\nSarebbe però banale ridurre tutto al fascismo, anche se da quel mondo e dalla sua storia la marea nera trae ampia ispirazione e gli attrezzi necessari alla propria narrazione.\r\nPrendendo le mosse da quanto sta avvenendo negli Stati Uniti e dalle dinamiche che si sono innescate sul piano internazionale proveremo a ragionare sulle enormi accelerazioni in atto e sulle prospettive dei movimenti di opposizione politica e sociale. Negli States ma non solo.\r\n\r\nA-Distro e SeriRiot\r\nogni mercoledì\r\ndalle 18 alle 20\r\nin corso Palermo 46\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30\r\nper info scrivete a fai_torino@autistici.org\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFB\r\n@senzafrontiere.to/\r\n\r\nTelegram\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","5 Marzo 2025","2025-03-05 17:30:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/marco-novak-840x480-bis-200x110.jpeg","Anarres del 28 febbraio. Tecnologia: la guerra tra Stati Uniti e Cina. 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Ogni lavoro commentato ha avuto il suo recensore, ogni titolo è un link ma soprattutto, ogni scarrafone è bello a mamma sua. Per insulti, prese di posizione in disaccordo, denunce per diffamazione fare riferimento al TDM. Sommersi e salvati, fallimenti, recuperi e altre improbabili leggende di questo 2014. Iniziamo dai migliori....cosa salvare?\r\nPER LA SECONDA PARTE, CLICCA QUI!\r\nPER JAZZ, FUNK E BLACKNESS, CLICCA QUI!\r\nPER SAPERE CHI SONO I PEGGIORI, CLICCA QUI!\r\n \r\nHans Hassler – Hassler (Intakt)\r\nJazz e musiche da camera compresse in una stuba alpina dove il folklore diventa canzone (anche grazie alla grappa). Questo è l’altro mondo di Mr. Hassler, raffinato e ubriacone, melanconico e sguaiato, dolcissimo e stonato. Dalla baita nei grigioni guardano l’Europa dall’alto: Hans Hassler allo schwarzerorgeli è una bevuta in compagnia, qualcuno che conosci da sempre. Insuperabile (9)\r\n[embed]https://www.youtube.com/watch?v=AZfbvdK5Mzw[/embed]\r\nCarla bozulich – Boy (Constellation Records)\r\nUn po’ meno punk, molto più soul. Anima nera come il catrame, la bozulich ha fondato una estetica del post, ragionando sulla condizione della donna, dimenandosi per uscire da facili stereotipi “rriot”. Inafferrabile disco notturno, si fregia dell’apparato ritmico a bassa velocità di Andrea Belfi. Cresce sottopelle, come un fungo sul cemento. Riesce ad incantare, inchiodandoti alle notti di dentro, che Carla sa raccontare così, con poesia. Bello, bello. (8)\r\nSteve Gunn & Mike Cooper – Cantos de Lisboa (RVNG ltd)\r\nSi incontrano a Lisbona Steve Gunn (il presente e il futuro) e Mike Cooper (una buona fetta di passato con l’impronta sul futuro). Sono artisti totali, capaci di fondere sensibilità anche extra-musicali in maniera non comune. Cantos de Lisboa è una pagina aperta sulla feroce contemporaneità di un mediterraneo diviso, tomba di uomini e donne, posto della crisi. Ne viene fuori un lavoro asciutto ma sufficientemente “libero”, dove slide e corde libere raccontano una carriera di 40 anni per Cooper con la levità di un giovane come Gunn. Essenziale (9)\r\nAa.Vv – Guruguru Brainwash (Guruguru Brainwash)\r\nIl nuovo suono del giappone moderno. Immagini da un presente complicato che la musica tende a seguire lungo i suoi tortuosi sentieri verso l’illuminazione, con una specificità “local” che trasuda dai dettagli. Per costruire futuro è necessario immagazzinare il passato, questo lavoro è motivo d’invidia nel ben più conosciuto mondo al di là del pacifico. (8)\r\nHarry Dean Stanton – Partly Fiction (Omnivore Recordings)\r\nStanton faccia da fuorilegge ci ha fatto piangere, ridere e bestemmiare in più di 200 film in una carriera ultra cinquantenne. Ma la sua anima è nella musica, nei localini di messicani lungo Mulholland East, nei ricordi di una vita passata a rincorrere il successo delle grandi platee rimanendo sempre dietro ai protagonisti. Qui viene ritratto in salotto, mentre ciancia tra un bicchiere e l’altro, cantando le più belle di una vita. Raccomandato da David Lynch e Angelo Badalamenti: se non vi commuove allora avete una pietra fredda al posto del cuore. (9)\r\n[embed]https://www.youtube.com/watch?v=tpm_uzXS8AI[/embed]\r\nIrmler & Liebezeit – Flut (Klangbad)\r\nL’uno (Irmler) suona l’organo, l’altro Liebzeit la batteria. Con una estetica less is more, che tra l’altro cade nel 50mo del minimalismo, riescono a riannodare tutti i fili e in molti episodi di questo disco indicano le prossime vie. Per chi non c’era, per chi non ha ascoltato ma anche per tutti quelli che sapevano e credevano che fosse finita lì. doctor faust meets Can. Mostri sacri. (8)\r\nNoura Mint Seymaly – Tzenni (Glitterbeat)\r\nMauritania, deserto. La voce di Noura, la chitarra di suo marito, la glitterbeat dietro questa operazione ci mette il giusto di pulizia sonora, soffiando via un po’ della polvere che il vento spinge sull’immenso tavoliere dell’hammada. Desertico, melodico, ritmico, sprizza vita. Sono usciti troppi dischi “etno” che non sapevano veramente di nulla. Qui si studia la vita, tra urla di gioia e momenti di pura psichedelia del deserto. (9)\r\n[embed]https://www.youtube.com/watch?v=jENMcnDs5yo[/embed]\r\nKhun Narin – Khun Narin’s Electric Phin Band (Innovative Leisure)\r\nIl Phin è una specie di chitarra elettrica della giungla thailandese che viene sparata attraverso un soundsystem pieno di riverbero. Gli amici della tribe si dedicano alla sezione ritmica di questo blues dell’estremo oriente, troppo diverso eppure troppo uguale. Caracolla, per carità, perchè qui non ci sono professionisti della musica. Solo gente che la veicola direttamente, acida come succo di mango e alcolica come whiskey di riso. File under Luk-thung in a funky way. Attendiamo seguiti, per ora (8)\r\n[embed]https://www.youtube.com/watch?v=IYGl-l0Toig[/embed]\r\nValerio Cosi – Plays Popol Vuh (Dreamsheep)\r\nUno dei “nostri” (ma che senso ha??) più promettenti musicisti di area vagamente jazz lascia un po’ da parte il sax per dedicarsi in una immersione totale nel suono VUH. Cosi rilegge, con l’attenzione devota del discepolo un canzoniere impossibile da raccontare diversamente dalla reinterpretazione totale. Sceglie gli ingredienti giusti, quelli che hanno segnato il tempo: drone, minimalismo, spirtitualità, corrente elettrica, rombi analogici.(8)\r\nAkira Sakata/Giovanni di Domenico – Iruman (Mbari) e in aggiunta... Sakata/Berthling/Nillsen-Love – Arashi (Trost Records)\r\nIl mio biologo marino preferito in uno dei suoi anni migliori, ritorna a parlare con la mente, dialogando su dettagli minimi in compagnia di questo giovane pianista italiano. Se Sakata è uno dei migliori “urlatori” del temibile manipoli free-jazz giapponese, è anche vero che il suo rovescio è sui clarinetti, nella voce (nel canto) e nella comunione ordinata degli opposti. Materia cullante ma mai assopita, viene scolpita da Sakata, un maestro assoluto, un uomo fatto di carne e spirito. (9)\r\nSe nel duo abbiamo scherzato, questo temibile trio ricorda molto da vicino la combo di Sakata dei tardi 70, una creatura free degli abissi marini che aveva il suo Berthling in Hideaki Mochizuki, e Nillsen-Love era Shota Koyama. Precisione chirurgica, razionalità del caos, il sax di Sakata che fa l’anguilla elettrica in un mare ritmicamente in tempesta, elevandosi come un mostro degli abissi profondi. Se pensate che ci sia qualcosa di sgraziato nelle urla, non avete mai avuto occasione di apprezzare da vicino i lavori di questo piccolo grande uomo (9)\r\n[embed]https://www.youtube.com/watch?v=X9KXeg5eP_c[/embed]\r\n\r\n ","9 Dicembre 2014","2018-10-17 22:09:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/R-5504109-1395076939-4244.jpeg-200x110.jpg","Il meglio di impro, avant, outsiderismi e crooners...parte 1",1418130998,[],[],{"post_content":529},{"matched_tokens":530,"snippet":531,"value":532},[79,25],"diviso, tomba di uomini e \u003Cmark>donne\u003C/mark>, posto della \u003Cmark>crisi\u003C/mark>. Ne viene fuori un lavoro","Quest'anno per la prima volta, il cervello nero di Blackout ha radunato la sua redazione musicale in una località segreta, dove sono stati squadernati vari dischi. Ogni lavoro commentato ha avuto il suo recensore, ogni titolo è un link ma soprattutto, ogni scarrafone è bello a mamma sua. 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Precisione chirurgica, razionalità del caos, il sax di Sakata che fa l’anguilla elettrica in un mare ritmicamente in tempesta, elevandosi come un mostro degli abissi profondi. 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Si tratta di un passaggio chiave per “capire” la destra oggi, nell’occidente industrializzato piegato dalla crisi, attraverso la lente di ingrandimento del ruolo e del significato attribuito alle donne dal punto di vista sociale, culturale ed economico, ruolo che si configura probabilmente come l’indicatore più potente e puntuale per la lettura della contemporaneità, anche a prescindere dal colore politico. \r\n\r\nDalla Grecia, con Alba Dorata che ha intensificato la propria presenza nei quartieri di Atene, e non solo, con particolare attenzione alle aree che maggiormente soffrono le politiche di austerità imposte al paese dall’Unione Europea: a bussare alle porte delle case dei greci sono soprattutto militanti donne che alle donne si rivolgono. Offrono aiuti e sostegno concreti: abiti, medicine, libri di scuola e cibo, e chiedono una partecipazione alle attività di assistenza e soccorso organizzate nel quartiere. \r\n;Da un lato, quindi, rintracciamo il riconoscimento di un valore forte attraverso un compito notevole che viene affidato alle militanti: prestare il proprio corpo di donna ad incarnare una sorta di biglietto da visita dell’organizzazione di riferimento, nonché dei valori e degli ideali che la reggono, assicurando in questo modo la visibilità concreta della stessa organizzazione sul territorio; dall’altro il riconoscimento del valore che ha la donna al di là della cui porta si bussa: individuarne ed accreditarne la mansione di amministratrice della casa, e potenzialmente della comunità di prossimità, di fondamento della famiglia e di dispensatrice di aiuto tangibile in un momento epocale di crisi. Un risalto fittizio e del tutto illusorio che lega i movimenti di destra in tutto il continente europeo, e che spiega anche, non completamente certo, l’ingresso massiccio delle donne in essi, soprattutto nel Nord e ad Est. \r\nIdentità nazionale, ossessione demografica, uguaglianza tra emigrazione e degenerazione sono le linee guida dei programmi di organizzazioni italiane come CasaPound e Forza Nuova, che ,in modo del tutto coerente con quanto osservato nelle politiche sessuali e familiari del Ventennio, mirano dritto al cuore della libertà e dell’autodeterminazione delle donne, che devono essere lavoratrici part-time e madri per forza, possibilmente di molti figli, razzialmente puri. Citiamo dal progetto \"Tempo di essere madri\" di Casapound\": \r\n\r\n\"al centro della proposta Tempo di Essere Madri il ruolo della donna nella sua interezza e completezza, nella sua essenza più bella, nella grande potenzialità umana e sociale che esprime. 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L'immagine della figlia preferita di Le Pen si rivela la carta vincente per la preoccupante avanzata di un partito razzista e classista, al di là della retorica populista \"nè di destra nè di sinistra\" attraverso la quale il Front National cerca di imporsi come fattore di rottura del tradizionale bipolarismo d'oltralpe.\r\nAnche Fratelli d'Italia in terra nostrana ha puntato moltissimo sulla faccia pulita – o meglio ripulita – di una donna...Giorgia Meloni, il cui viso è stato addiritturaritoccato per farla sembrare più bella nei suoi nuovi poster elettorale. Pelle levigata, via le occhiaie...Uno sguardo e un viso molto diverso rispetto all'originale...Tra l'altro in un'intervista uscita di recente la LePen ha deciso di sostenere apertamente proprio la Meloni nella sua campagna elettorale...una nuova alleanza tutta al femminile...\r\n\r\nPer la rubrica \"Storie di donne\", concludiamo questo mese d'Aprile dedicato alla Resistenza, con la storia di Liberina Lucca, partigiana piemontese. \r\nPer acoltare la puntata, trovate qui la prima parte:\r\nil colpo della strega_28aprile2014_primaparte\r\ne qui la seconda:\r\n il colpo della strega_28aprile2014_secondaparte","29 Aprile 2014","2018-10-24 17:36:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/03/medea-strega-200x110.jpg","I podcast de Il colpo della strega: settima puntata (28aprile2014)",1398767107,[549,550,551,552,553,554,117,555,556,557,63,558,559,560,561,562],"http://radioblackout.org/tag/aborto/","http://radioblackout.org/tag/alba-dorata/","http://radioblackout.org/tag/antifascismo/","http://radioblackout.org/tag/austerity/","http://radioblackout.org/tag/autodeterminazione/","http://radioblackout.org/tag/casapound/","http://radioblackout.org/tag/fascismo/","http://radioblackout.org/tag/forza-nuova/","http://radioblackout.org/tag/front-nationale/","http://radioblackout.org/tag/immagine-femminile/","http://radioblackout.org/tag/nuove-destre/","http://radioblackout.org/tag/partigiane/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/","http://radioblackout.org/tag/storie-di-donne/",[564,565,566,567,568,569,25,570,571,572,29,573,574,575,576,577],"aborto","alba dorata","antifascismo","austerity","autodeterminazione","casapound","fascismo","forza nuova","front nationale","immagine femminile","nuove destre","partigiane","resistenza","storie di donne",{"post_content":579,"tags":583},{"matched_tokens":580,"snippet":581,"value":582},[79,73],"Dalla condizione delle \u003Cmark>donne\u003C/mark> in epoca fascista affrontata \u003Cmark>nella\u003C/mark> scorsa puntata, passiamo a discutere","Dalla condizione delle \u003Cmark>donne\u003C/mark> in epoca fascista affrontata \u003Cmark>nella\u003C/mark> scorsa puntata, passiamo a discutere di Nuove Destre dal punto di vista delle militanti donne. 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Citiamo dal progetto \"Tempo di essere madri\" di Casapound\": \r\n\r\n\"al centro della proposta Tempo di Essere Madri il ruolo della donna \u003Cmark>nella\u003C/mark> sua interezza e completezza, \u003Cmark>nella\u003C/mark> sua essenza più bella, \u003Cmark>nella\u003C/mark> grande potenzialità umana e sociale che esprime. Al centro della proposta il bambino che merita amore ed attenzione e che ha bisogno di essere seguito dalla famiglia nel proprio percorso di crescita”. \r\n\r\nL'infiltrazione dell'estrema destra nei movimenti antiabortisti è fortissima ed è elemento che merita attenzione...come merita attenzione il fatto che aborto e maternità siano sempre al centro dei programmi di questi schieramenti politici. Sul corpo delle \u003Cmark>donne\u003C/mark> si gioca una battaglia importante, proprio perchè la donna ha in mano il potere riproduttivo, di conservazione e mantenimento della stirpe. \r\nDalla Grecia, passando per l'Italia, arriviamo in Francia, per un'operazione di \"smascheramento\" di Marine Le Pen, anche attraverso la letteratura a lei dedicata: il Front National che si rifà il trucco per sedurre il ceto medio. L'immagine della figlia preferita di Le Pen si rivela la carta vincente per la preoccupante avanzata di un partito razzista e classista, al di là della retorica populista \"nè di destra nè di sinistra\" attraverso la quale il Front National cerca di imporsi come fattore di rottura del tradizionale bipolarismo d'oltralpe.\r\nAnche Fratelli d'Italia in terra nostrana ha puntato moltissimo sulla faccia pulita – o meglio ripulita – di una donna...Giorgia Meloni, il cui viso è stato addiritturaritoccato per farla sembrare più bella nei suoi nuovi poster elettorale. Pelle levigata, via le occhiaie...Uno sguardo e un viso molto diverso rispetto all'originale...Tra l'altro in un'intervista uscita di recente la LePen ha deciso di sostenere apertamente proprio la Meloni \u003Cmark>nella\u003C/mark> sua campagna elettorale...una nuova alleanza tutta al femminile...\r\n\r\nPer la rubrica \"Storie di \u003Cmark>donne\u003C/mark>\", concludiamo questo mese d'Aprile dedicato alla Resistenza, con la storia di Liberina Lucca, partigiana piemontese. \r\nPer acoltare la puntata, trovate qui la prima parte:\r\nil colpo della strega_28aprile2014_primaparte\r\ne qui la seconda:\r\n il colpo della strega_28aprile2014_secondaparte",[584,586,588,590,592,594,596,598,600,602,604,606,608,610,612,614],{"matched_tokens":585,"snippet":564,"value":564},[],{"matched_tokens":587,"snippet":565,"value":565},[],{"matched_tokens":589,"snippet":566,"value":566},[],{"matched_tokens":591,"snippet":567,"value":567},[],{"matched_tokens":593,"snippet":568,"value":568},[],{"matched_tokens":595,"snippet":569,"value":569},[],{"matched_tokens":597,"snippet":141,"value":141},[25],{"matched_tokens":599,"snippet":570,"value":570},[],{"matched_tokens":601,"snippet":571,"value":571},[],{"matched_tokens":603,"snippet":572,"value":572},[],{"matched_tokens":605,"snippet":29,"value":29},[],{"matched_tokens":607,"snippet":573,"value":573},[],{"matched_tokens":609,"snippet":574,"value":574},[],{"matched_tokens":611,"snippet":575,"value":575},[],{"matched_tokens":613,"snippet":576,"value":576},[],{"matched_tokens":615,"snippet":616,"value":616},[79],"storie di \u003Cmark>donne\u003C/mark>",[618,620],{"field":94,"matched_tokens":619,"snippet":581,"value":582},[79,73],{"field":36,"indices":621,"matched_tokens":623,"snippets":626,"values":627},[14,622],15,[624,625],[25],[79],[141,616],[141,616],1733921019300675600,{"best_field_score":630,"best_field_weight":162,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":48,"score":631,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"2216192573440","1733921019300675698",6637,{"collection_name":369,"first_q":67,"per_page":14,"q":67},11,["Reactive",636],{},["Set"],["ShallowReactive",639],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fCjqiT_m_V_TXivyzBA6wJT-rH7sIPIslpn5EdifNiBY":-1},true,"/search?query=donne+nella+crisi"]