","Perugia. Occupato un dormitorio","post",1621949363,[57,58,59],"http://radioblackout.org/tag/dormitorio-occupato/","http://radioblackout.org/tag/perugia/","http://radioblackout.org/tag/un-tetto-per-ki/",[28,16,22],{"post_content":62,"post_title":67,"tags":71},{"matched_tokens":63,"snippet":65,"value":66},[64],"dormitorio","quando le persone ospitate del \u003Cmark>dormitorio\u003C/mark> si trovano davanti alla prospettiva","Il primo maggio scadeva il tempo stabilito dal comune di Perugia per l’emergenza freddo. Ma il freddo non è finito e neppure il coprifuoco che impedisce di stare fuori casa dopo le 11.\r\nIl comune si limita a concedere una proroga di 15 giorni.\r\nIl 16 maggio quando le persone ospitate del \u003Cmark>dormitorio\u003C/mark> si trovano davanti alla prospettiva di tornare in strada, in buona parte decidono di resistere ed occupare la struttura. 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I movimenti, che in quegli anni scelsero di sfidare i potenti del mondo, assediando gli incontri, dove si affinavano le politiche che hanno reso più tagliente e aguzza la piramide sociale, si sono inabissati. Il moltiplicarsi dei fronti di guerra, l'inaridirsi in percorsi istituzionali, l'incapacità di cogliere l'occasione di tessere reti autonome dal quadro politico, ne hanno segnato la fine.\r\nOggi, la scarsa reattività dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, dei senza reddito agli attacchi convergenti di governo e padroni, il moltiplicarsi contestuale di misure di disciplinamento sociale, ci mettono di fronte ad una strada tutta in salita.\r\n\r\nNel contenitore ReSetG7 si sono confrontate, senza però trovare una forte sintesi, diverse anime.\r\n\r\nTra chi ha scelto le periferie della città, lasciando i G7 nella loro residenza di caccia, e chi invece ha puntato sui luoghi e sui simboli, la distanza si è accorciata senza tuttavia mai colmarsi del tutto. Gli uni hanno attraversato le periferie, per dare rappresentazione alle lotte dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, che, sia pure in forme minoritarie, mettono in difficoltà i padroni, gli altri si sono concentrati sulla metafora dell'assedio, del Palazzo, della Reggia, della ghigliottina.\r\nLa Questura, ha messo in campo una militarizzazione imponente, ma discreta, con una gestione di piazza senza particolari eccessi. Sanna ha calato le carte pesanti solo dopo la fine del vertice, arrestando due attivisti No G7. Ad Andrea, uno di loro, dopo l'udienza di convalida, è stato imposto l'obbligo di dimora a Bussoleno.\r\n\r\nVale la pena chiarire subito un fatto. Nella tre giorni contro il G7 sono scese in piazza minoranze agenti, mai grandi folle capaci di dare qualche grattacapo ai potenti chiusi nella Reggia.\r\nLa radicalità degli obiettivi e il radicamento sociale sono condizioni indispensabili ad innescare processi capaci di mutare senso ai tempi che siamo forzati a vivere. Questo G7 è stato però un'occasione di costruire e rafforzare le relazioni sul territorio in vista delle sfide dell'autunno.\r\nPer questa ragione ampi settori di movimento hanno puntato su un corteo di lavoratori e lavoratrici che partisse da Porta Palazzo, inoltrandosi per le strade di Barriera, sostando a lungo per confrontarsi con la gente. Una scommessa vinta. Lo dimostra il suo crescere durante il percorso: tante persone si sono unite alla manifestazione, i negozi sono rimasti aperti e la gente era in strada nonostante la campagna di criminalizzazione degli ultimi giorni e i divieti invocati dai due presidenti della sesta e settima circoscrizione, Carlotta Silvestri e Luca Deri. \r\nIn Barriera hanno manifestato circa 500 lavoratori, precari, disoccupati, le vittime delle politiche dei G7 rinchiusi nella Reggia di Venaria. Tutti insieme dietro allo striscione “Contro i padroni del mondo. La nostra lotta”.\r\nQuest'iniziativa ha rappresentato il tentativo, simbolico e reale, di rimettere al centro le periferie, luoghi dove si può creare la miscela capace di accendere un processo di trasformazione sociale.\r\nQuello stesso giorno un corteo di trecento studenti, cui si è unito un gruppetto di No Tav, ha percorso del vie del centro: un tentativo di avvicinarsi a piazza Carlina è finito con una breve carica. In serata, mentre in Barriera si stava svolgendo l'assemblea finale con cui si è chiuso il corteo dei lavorator*, un centinaio di attivisti si è mosso da Palazzo Nuovo, occupato dagli studenti, verso piazza Carlina. É finita con una carica in via Po per impedire l'avvicinamento all'albergo delle delegazioni. \r\n\r\nLe manifestazioni erano cominciate giovedì 28 con “Reclaim the street”, la parade che ha attraversato le zone della movida con lo slogan “A noi le strade, a voi i privè”.\r\n\r\nSabato mattina volantinaggio al mercato di corso Cincinnato e un corteo per il quartiere, prima della partenza della manifestazione pomeridiana diretta alla Reggia, dove era prevista la conferenza stampa finale del G7.\r\nMille e quattrocento manifestanti, partiti dalle Vallette, hanno attraversato la periferia di Venaria, dove le case dormitorio e la scuola sono accanto ai tralicci dell'alta tensione e alla tangenziale, dirigendosi verso piazza Matteotti, dove comincia la strada pedonale che immette nel piazzale della Reggia.\r\nL'ingresso all'area pedonale era chiuso da grate, camion con idrante e un nugolo di poliziotti dell'antisommossa e digos.\r\nLa testa del corteo, a mani nude e con tre carrelli pieni di enormi brioche di gommapiuma, ha provato a passare. È partita una breve carica, durante la quale la digos è riuscita prendere un manifestante pesarese. Dal corteo sono partiti fuochi d'artificio contro la polizia che ha replicato con un fittissimo lancio di lacrimogeni, che hanno reso l'aria irrespirabile. Il corteo è arretrato in strada. Dopo una mezz'ora nuovo lancio pirotecnico dai manifestanti e nuovo areosol al Cs dalla polizia.\r\n\r\nIn serata la sindaca di Torino si è congratulata con la polizia, il suo vice Montanari, anima “sinistra” del governo della città, schierato con i manifestanti, si è affrettato a dividerli in buoni e cattivi, per mantenere il piede in due scarpe.\r\n\r\nIl G7 è finito. Restano aperte le tante questioni sulle quali si sono articolate le varie piazze. Prima tra tutte la crescita di un movimento radicale e radicato che sappia mettere in difficoltà padroni e governanti.\r\n\r\nAbbiamo chiacchierato di questi temi con un sindacalista di base, Stefano che ha partecipato alla tre giorni di lotta contro il G7.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 10 03 capello g7","3 Ottobre 2017","2017-10-05 19:34:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/G7_biscotti1_Adn-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/G7_biscotti1_Adn-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/G7_biscotti1_Adn-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/G7_biscotti1_Adn.jpg 400w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Oltre il G7. 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È la prima occupazione di questo tipo a Torino.\r\nQuelli della Giovane Italia si erano distinti per una campagna razzista in Barriera di Milano. In occasione delle elezioni avevano aperto un ufficio di fronte ai giardinetti di via Montanaro, un’area densamente abitata da immigrati. La loro iniziativa principale fu una raccolta firme per dare “la casa agli italiani”. Tra il 25 aprile e il 2 maggio del 2011 trovarono sulla loro strada un po’ di anarchici decisi a contrastare l’ennesimo tentativo di soffiare sul fuoco della guerra tra poveri.\r\nIl loro tentativo di penetrare tra gli strati più poveri di Barriera di Milano fallì miseramente.\r\nDi qui probabilmente la scelta di muoversi tra dormitori e gente dei cartoni, per assemblare la truppa per la loro iniziativa.\r\nSin qui la cronaca. Sul piano dell'analisi politica e sociale resta aperta la questione della costruzione di legami solidali tra italiani ed immigrati, che facciano da argine alle iniziative della destra sociale.\r\nSignificativa e certo non casuale la scelta di far partire l'occupazione a ridosso del 25 aprile.\r\nNell'affrontare la questione ci è parso utile ricostruire la lunga storia della destra sociale e del suo sdoganamento da parte del Partito Comunista.\r\nIl revisionismo storico, che ha condotto ad una sorta di equiparazione tra i partigiani e i torturatori ed assassini della Repubblica di Salò, ha radici molto profonde e lontane.\r\nSignificativo che parte della sinistra istituzionale sia stata tra i protagonisti di quest’operazione.\r\nAlle radici di questa rilettura della dittatura fascista e degli anni della guerra e dell’occupazione tedesca dell’Italia è il mancato riconoscimento collettivo dei crimini del fascismo, troppo spesso opposto al nazismo, tramite una grande operazione di negazione della ferocia del colonialismo italiano in Libia come nel corno d'Africa, del totale misconoscimento degli inenarrabili orrori che hanno segnato l'occupazione italiana della Jugoslavia e della Grecia, della crudezza del regime verso gli oppositori politici.\r\nUna rimozione collettiva retta da un mito tanto tenace quanto falso, quello degli \"italiani brava gente\". Sempre innocenti, anche nello scontro feroce della guerra civile. Tutti uguali, partigiani e repubblichini, divisi negli “ideali”, ma tutti bravi ragazzi.\r\nChi si è schierato con la dittatura e chi ha lottato per liberarsene viene rappresentato allo stesso modo: vittima della guerra e della sua follia. Una lunga notte dove i colori scompaiono: restano solo ombre indistinguibili.\r\nSin dal dopoguerra il quadro delle alleanze internazionali e la real politik di Togliatti impedì una defascistizzazione reale. L’amnistia che liberò i fascisti, compresi quelli che si erano macchiati di torture e crimini, mise una pietra tombale su ogni possibilità di fare i conti con la realtà della dittatura.\r\nIl flirt tra esponenti del Partito Comunista Italiano e i ragazzi si Salò é testimoniato dagli scritti di Giancarlo Pajetta, che nel 1945 sosteneva dalle pagine de L'Unità che era giunto il momento di «riconquistare alla patria quei giovani disorientati e delusi dal regime»; ancora più esplicito, Ugo Pecchioli parlò di «necessaria chiarificazione con i coetanei che avevano scelto la Rsi perché frastornati dalla propaganda»; lo stesso Ingrao affermava su Pattuglia, rivista della Fgci, di non ritenere più utile guardare al passato degli ex fascisti, essendo molto meglio «guardare all' oggi».\r\nSe si pensa che queste posizioni vennero sostenute a pochi mesi dall'insurrezione popolare del 25 aprile, a pochi mesi dalla chiusura dei luoghi di tortura dove i partigiani venivano fatti a pezzi dai repubblichini, si può comprendere come alcuni decenni dopo Luciano Violente, neoeletto presidente della Camera dei deputati, potesse pronunciare un discorso all'insegna della pacificazione nazionale.\r\nQuel che colpisce oggi chi affronta quelle lontane vicende è la genesi di un percorso che affonda le proprie radici già nel pieno del fascismo. Sono del 1936 - è appena iniziata la rivoluzione in Spagna, l'Italia sta conquistando nel sangue e negli orrori, il proprio impero nel Corno d'Africa - gli scritti di Togliatti dal dorato esilio sovietico. Nella rivista «Lo Stato operaio» comparve un editoriale intitolato «Largo ai giovani» (slogan fascista), dove i comunisti salutavano nei giovani littori un certo «anticapitalismo, per quanto vago e contraddittorio», segno di una nuova coscienza che andava maturando nella società italiana. Un mese dopo, nell' agosto 1936, sullo stesso foglio Togliatti lanciava esplicitamente un appello ai «fratelli in camicia nera», intitolato «Per la salvezza dell'Italia riconciliazione del popolo italiano!».\r\nTogliatti si rivolgeva anche ai lavoratori cattolici e a tutte le forze liberali e democratiche, richiamandosi al Risorgimento e trasferendo il mito nazionale nel corpus ideologico del partito.\r\nCome sarebbe apparso ancora più evidente dopo la guerra nel dialogo con i «fascisti di sinistra» e gli ex repubblichini, il discorso ruotava attorno alle idee di patria e di nazione, ben lungi dalla tradizione leninista. Ma proprio qui sta la chiave per capire lo scopo della nuova strategia.\r\nAssumendo la difesa aperta dei valori patriottici, Togliatti mirava a trasformare il vecchio partito d'avanguardia, internazionalista, classista e tutto sommato elitario, in un partito di massa, capace di ricongiungersi alla specifica tradizione nazionale, recuperando le masse fasciste e immaginando alleanze sempre più ampie.\r\nUna scelta che ben si incuneava con l'accettazione acritica della spartizione delle zone di influenza decisa a Yalta. I primi passi verso la costituzione di un partito nazional popolare, che finita l'epoca delle «ideologie» si unirà con gli eredi della Democrazia Cristiana. Oggi, con la nascita del governo Letta, cala una notte dove tutto trascolora e nulla ha più identità, se non quella, in fondo sempre uguale, segnata dal gioco del potere. A tutti i costi.\r\nNe abbiamo parlato con Pietro Stara, autore de \"La comunità escludente\" edizioni Zero in Condotta\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n2013 04 26 stara destra sociale comunisti","28 Aprile 2013","2019-01-31 12:44:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/04/1469860974_6d70e61fe4_b-200x110.jpg","Lo strano connubio. Sulla destra sociale, quella che occupa le case per gli italiani","podcast",1367168290,[173,174,175,176,177],"http://radioblackout.org/tag/destra-sociale/","http://radioblackout.org/tag/giovane-italia/","http://radioblackout.org/tag/occupazione-fascista/","http://radioblackout.org/tag/senzatetto/","http://radioblackout.org/tag/stalinismo/",[154,152,156,150,148],{"post_content":180,"post_title":185,"tags":189},{"matched_tokens":181,"snippet":183,"value":184},[182],"occupazione","di senzatetto italiani. 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Sul piano dell'analisi politica e sociale resta aperta la questione della costruzione di legami solidali tra italiani ed immigrati, che facciano da argine alle iniziative della destra sociale.\r\nSignificativa e certo non casuale la scelta di far partire l'occupazione a ridosso del 25 aprile.\r\nNell'affrontare la questione ci è parso utile ricostruire la lunga storia della destra sociale e del suo sdoganamento da parte del Partito Comunista.\r\nIl revisionismo storico, che ha condotto ad una sorta di equiparazione tra i partigiani e i torturatori ed assassini della Repubblica di Salò, ha radici molto profonde e lontane.\r\nSignificativo che parte della sinistra istituzionale sia stata tra i protagonisti di quest’operazione.\r\nAlle radici di questa rilettura della dittatura fascista e degli anni della guerra e dell’occupazione tedesca dell’Italia è il mancato riconoscimento collettivo dei crimini del fascismo, troppo spesso opposto al nazismo, tramite una grande operazione di negazione della ferocia del colonialismo italiano in Libia come nel corno d'Africa, del totale misconoscimento degli inenarrabili orrori che hanno segnato l'occupazione italiana della Jugoslavia e della Grecia, della crudezza del regime verso gli oppositori politici.\r\nUna rimozione collettiva retta da un mito tanto tenace quanto falso, quello degli \"italiani brava gente\". Sempre innocenti, anche nello scontro feroce della guerra civile. Tutti uguali, partigiani e repubblichini, divisi negli “ideali”, ma tutti bravi ragazzi.\r\nChi si è schierato con la dittatura e chi ha lottato per liberarsene viene rappresentato allo stesso modo: vittima della guerra e della sua follia. Una lunga notte dove i colori scompaiono: restano solo ombre indistinguibili.\r\nSin dal dopoguerra il quadro delle alleanze internazionali e la real politik di Togliatti impedì una defascistizzazione reale. L’amnistia che liberò i fascisti, compresi quelli che si erano macchiati di torture e crimini, mise una pietra tombale su ogni possibilità di fare i conti con la realtà della dittatura.\r\nIl flirt tra esponenti del Partito Comunista Italiano e i ragazzi si Salò é testimoniato dagli scritti di Giancarlo Pajetta, che nel 1945 sosteneva dalle pagine de L'Unità che era giunto il momento di «riconquistare alla patria quei giovani disorientati e delusi dal regime»; ancora più esplicito, Ugo Pecchioli parlò di «necessaria chiarificazione con i coetanei che avevano scelto la Rsi perché frastornati dalla propaganda»; lo stesso Ingrao affermava su Pattuglia, rivista della Fgci, di non ritenere più utile guardare al passato degli ex fascisti, essendo molto meglio «guardare all' oggi».\r\nSe si pensa che queste posizioni vennero sostenute a pochi mesi dall'insurrezione popolare del 25 aprile, a pochi mesi dalla chiusura dei luoghi di tortura dove i partigiani venivano fatti a pezzi dai repubblichini, si può comprendere come alcuni decenni dopo Luciano Violente, neoeletto presidente della Camera dei deputati, potesse pronunciare un discorso all'insegna della pacificazione nazionale.\r\nQuel che colpisce oggi chi affronta quelle lontane vicende è la genesi di un percorso che affonda le proprie radici già nel pieno del fascismo. Sono del 1936 - è appena iniziata la rivoluzione in Spagna, l'Italia sta conquistando nel sangue e negli orrori, il proprio impero nel Corno d'Africa - gli scritti di Togliatti dal dorato esilio sovietico. Nella rivista «Lo Stato operaio» comparve un editoriale intitolato «Largo ai giovani» (slogan fascista), dove i comunisti salutavano nei giovani littori un certo «anticapitalismo, per quanto vago e contraddittorio», segno di una nuova coscienza che andava maturando nella società italiana. Un mese dopo, nell' agosto 1936, sullo stesso foglio Togliatti lanciava esplicitamente un appello ai «fratelli in camicia nera», intitolato «Per la salvezza dell'Italia riconciliazione del popolo italiano!».\r\nTogliatti si rivolgeva anche ai lavoratori cattolici e a tutte le forze liberali e democratiche, richiamandosi al Risorgimento e trasferendo il mito nazionale nel corpus ideologico del partito.\r\nCome sarebbe apparso ancora più evidente dopo la guerra nel dialogo con i «fascisti di sinistra» e gli ex repubblichini, il discorso ruotava attorno alle idee di patria e di nazione, ben lungi dalla tradizione leninista. Ma proprio qui sta la chiave per capire lo scopo della nuova strategia.\r\nAssumendo la difesa aperta dei valori patriottici, Togliatti mirava a trasformare il vecchio partito d'avanguardia, internazionalista, classista e tutto sommato elitario, in un partito di massa, capace di ricongiungersi alla specifica tradizione nazionale, recuperando le masse fasciste e immaginando alleanze sempre più ampie.\r\nUna scelta che ben si incuneava con l'accettazione acritica della spartizione delle zone di influenza decisa a Yalta. I primi passi verso la costituzione di un partito nazional popolare, che finita l'epoca delle «ideologie» si unirà con gli eredi della Democrazia Cristiana. Oggi, con la nascita del governo Letta, cala una notte dove tutto trascolora e nulla ha più identità, se non quella, in fondo sempre uguale, segnata dal gioco del potere. A tutti i costi.\r\nNe abbiamo parlato con Pietro Stara, autore de \"La comunità escludente\" edizioni Zero in Condotta\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n2013 04 26 stara destra sociale comunisti",{"matched_tokens":186,"snippet":188,"value":188},[187],"occupa","Lo strano connubio. Sulla destra sociale, quella che \u003Cmark>occupa\u003C/mark> le case per gli italiani",[190,192,194,197,199],{"matched_tokens":191,"snippet":154,"value":154},[],{"matched_tokens":193,"snippet":152,"value":152},[],{"matched_tokens":195,"snippet":196,"value":196},[182],"\u003Cmark>occupazione\u003C/mark> fascista",{"matched_tokens":198,"snippet":150,"value":150},[],{"matched_tokens":200,"snippet":148,"value":148},[],[202,204,206],{"field":90,"matched_tokens":203,"snippet":183,"value":184},[182],{"field":87,"matched_tokens":205,"snippet":188,"value":188},[187],{"field":31,"indices":207,"matched_tokens":208,"snippets":210,"values":211},[35],[209],[182],[196],[196],1155199431243464700,{"best_field_score":214,"best_field_weight":131,"fields_matched":35,"num_tokens_dropped":43,"score":215,"tokens_matched":35,"typo_prefix_score":216},"1112268865536","1155199431243464818",7,6687,{"collection_name":170,"first_q":28,"per_page":135,"q":28},{"title":220,"slug":221},"Bobina","bobina-intelligente",["Reactive",223],{},["Set"],["ShallowReactive",226],{"$f_gHogzgsXwyL7KBO1jhzKvSrPuXuDt76udnDdqtTLrs":-1,"$fmWu8P8r8-rEV6gGZY4c6ClAaVBJtYF_isu0MVIvXb-E":-1},true,"/search?query=dormitorio+occupato"]