","La guerra dei dazi. Il caso Huawei",1558455195,[126,127,128,129,130,131],"http://radioblackout.org/tag/cina/","http://radioblackout.org/tag/globalizzazione/","http://radioblackout.org/tag/guerra-dei-dazi/","http://radioblackout.org/tag/huawei/","http://radioblackout.org/tag/slowbalization/","http://radioblackout.org/tag/stati-uniti/",[133,134,25,135,23,136],"cina","globalizzazione","huawei","Stati Uniti",{"post_content":138},{"matched_tokens":139,"snippet":140,"value":141},[70,70,81],"quello all'interno \u003Cmark>di\u003C/mark> aree omogenee \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>scambio\u003C/mark> (come l'Unione Europea o il","I dazi degli Stati Uniti, la guerra commerciale con la Cina e la globalizzazione. Con un occhio al caso Huawei.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche, economista, autore \u003Cmark>di\u003C/mark> un artciolo uscito sull’ultimo numero \u003Cmark>di\u003C/mark> Umanità Nova\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/2019-05-21-guerra-dazi-fricche.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> seguito l’articolo:\r\n\r\nDall'inizio del 2019 va \u003Cmark>di\u003C/mark> moda, sui giornali economici, una nuova parola: \"slowbalization\". E' una crasi (per le persone che non mangiano pane e vocabolario, vuol dire unione tra due parole) tra i termini inglesi \"slow\", che significa \"lento\" e \"globalization\" che significa \"globalizzazione\". Si può tradurre con \"rallentamento della globalizzazione\".\r\nLa parola è stata inventata da un olandese, Adjiedj Bakas, ma è diventata famosa con una mossa (a Roma diremmo \"paracula\") dell'Economist, che ha dedicato all'argomento la copertina del giornale pochi giorni prima del \"World Economic Forum\" \u003Cmark>di\u003C/mark> Davos del gennaio scorso dove tutti i presenti, per darsi il tono \u003Cmark>di\u003C/mark> chi sta sul pezzo e conosce le ultime notizie, hanno dissertato sul neologismo. Da allora i giornalisti economici hanno cominciato ad usarla quando parlano \u003Cmark>di\u003C/mark> come sta andando l'economia nel mondo.\r\nIn realtà la parola descrive un fenomeno, il rallentamento della globalizzazione, che non si riesce ancora a capire se indichi il suo crepuscolo o un assestamento.\r\nSono diminuiti, dopo la crisi economica del 2007, i flussi finanziari nel mondo: si tratta dei soldi che vengono investiti (per diversi motivi: prestiti, acquisto \u003Cmark>di\u003C/mark> azioni e obbligazioni, investimenti, acquisto \u003Cmark>di\u003C/mark> titoli \u003Cmark>di\u003C/mark> stato, ecc.) da un paese all'altro. In una decina d'anni si sono ridotti a un terzo: nel 2007 erano 12,4 trilioni \u003Cmark>di\u003C/mark> dollari, nel 2016 erano 4,3 trilioni (per chi fosse troppo povero per saperlo: i trilioni sono miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> miliardi). Calcolati come percentuale del PIL mondiale, danno un valore che c'era negli anni '90, prima dell'esplosione della globalizzazione. All'interno \u003Cmark>di\u003C/mark> questo dato ci sono però tendenze diverse. Il peso degli investimenti diretti esteri (si tratta degli investimenti \"durevoli\" come l'acquisizione del controllo \u003Cmark>di\u003C/mark> una società estera o la creazione \u003Cmark>di\u003C/mark> una filiale in un altro paese) è aumentato rispetto al 2007, mentre tutte le altre componenti finanziarie sono diminuite moltissimo.\r\nIl commercio estero complessivo dal 2007 è rimasto costante (anche se, nel 2017, ha avuto un incremento inatteso e non ci sono ancora i dati del 2018), ma è aumentato molto quello all'interno \u003Cmark>di\u003C/mark> aree omogenee \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>scambio\u003C/mark> (come l'Unione Europea o il Mercosur), il che significa che è diminuito quello tra aree diverse. E' anche cambiato il modo \u003Cmark>di\u003C/mark> produzione. La maggior parte delle esportazioni è costituita da semilavorati, non più da prodotti finiti. La componente dei \"servizi\", soprattutto quelli legati al digitale, è invece aumentata.\r\nLa globalizzazione ha comportato un problema sociale gigantesco, \u003Cmark>di\u003C/mark> cui la maggior parte delle persone si sta rendendo conto sulla propria pelle: alcuni si sono arricchiti tantissimo e la maggior parte delle persone si è impoverita. Cinque anni fa 62 persone possedevano quanto la metà degli abitanti del pianeta (3.7 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> persone), oggi solo 26 persone possiedono quanto la metà degli abitanti della terra (3,8 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> persone). La risposta politica apparentemente prevalente all'interno dei vari paesi è il populismo con venature nazionaliste, sessiste, razziste, discriminatorie, omologatrici.\r\nE' un problema non soltanto europeo: Trump, Putin, Xi Jinping (ma anche Erdogan, Balsonaro, Duterte, Narendra Modi e tutti gli altri aspiranti dittatoruncoli) usano la concezione dell'uomo forte, dello stato nazione e della prevalenza degli abitanti purosangue (wasp, russi, han, turchi, brasiliani, filippini, hindù che siano) naturalmente \"superiori\" agli altri per giustificare la repressione del \"diverso\" (comunque si manifesti e qualsiasi cosa significhi).\r\nNella sua declinazione statunitense questo significa riaffermare il primato, militare ed economico, degli USA sul resto del mondo. Gli USA sono ancora il primo paese al mondo per il Prodotto Interno Lordo: il valore dei beni e servizi prodotti in un anno negli USA è superiore a quello \u003Cmark>di\u003C/mark> qualsiasi altro stato. Gli USA producono per 20.500 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> dollari l'anno, la Cina per 13.100 miliardi. Il terzo, il Giappone per poco più \u003Cmark>di\u003C/mark> 5.000 miliardi. L'Italia è ottava con poco più \u003Cmark>di\u003C/mark> 2.000 miliardi.\r\nC’è però un problema. Il Prodotto Interno Lordo viene calcolato in base al valore \u003Cmark>di\u003C/mark> mercato dei beni. Per cui, se un chilo \u003Cmark>di\u003C/mark> riso costa 1 dollaro negli USA e 5 centesimi in Cina, questo contribuirà al PIL per 1 dollaro negli USA e per 5 centesimi in Cina. Se invece, visto che sempre un chilo \u003Cmark>di\u003C/mark> riso è, gli si dà lo stesso valore, cioè si calcola il PIL a parità \u003Cmark>di\u003C/mark> potere d'acquisto, la Cina ha sorpassato gli USA. Il PIL cinese varrebbe 17.600 miliardi, quello degli USA solo 17.400 miliardi. L'India sarebbe terza con 7.350 miliardi e l'Italia decima con 2.121 miliardi.\r\nGli USA hanno un deficit commerciale strutturale con la Cina: importano dalla Cina molti più beni \u003Cmark>di\u003C/mark> quanti ne esportino. La Cina con i dollari che guadagna ci compra i \"bond\", i titoli del tesoro USA (e mantiene in questo modo sottovalutato lo yuan) e, fino ad adesso, questa modalità andava bene a tutti e due gli stati. Sennonché la Cina, che comunque sta sorpassando gli USA anche nel PIL nominale, si sta proponendo come paese imperialista, esportando capitali oltre che merci e sta ampliando la propria sfera d’azione anche al campo militare.\r\nAll’inizio del 2018, il 22 gennaio, Trump ha deciso, per questo motivo, \u003Cmark>di\u003C/mark> aprire una guerra commerciale con la Cina. Ha deciso \u003Cmark>di\u003C/mark> utilizzare un’arma che, in tempi \u003Cmark>di\u003C/mark> globalizzazione, è stata fortemente combattuta proprio dagli USA: ha messo dei dazi. Si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> imposte che devono essere pagate, in percentuale, sul valore sulle merci importate. All’inizio ha colpito solo i pannelli solari e lavatrici cinesi per un valore \u003Cmark>di\u003C/mark> totale \u003Cmark>di\u003C/mark> 10 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> importazioni.\r\nA marzo 2018 Trump ha rilanciato, ricorrendo a una legge utilizzata in tempo \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra (fredda o calda che fosse) per salvaguardare la produzione \u003Cmark>bellica\u003C/mark> nazionale, e si è appellato alla “sicurezza nazionale” per imporre dei dazi alle importazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> acciaio e alluminio. Che fosse una scusa è stato chiaro da subito: uno può anche dire \"io devo salvaguardare la produzione \u003Cmark>di\u003C/mark> acciaio USA perché, se devo produrre i carri armati, non posso doverlo comprare dalla Cina a cui magari devo fare guerra\", ma quando poi la maggior parte dell'acciaio lo compri dal Canada e dall'Europa, è evidente la pretestuosità della scelta.\r\nA settembre 2018 ha imposto nuovi dazi ai prodotti cinesi (per un valore \u003Cmark>di\u003C/mark> 200 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> dollari) prima al 10% e, da qualche settimana, al 25%.\r\nAdesso ci sono dazi al 25% su 250 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> merci cinesi importate negli Stati Uniti (su 500 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> importazioni totali). La Cina ha tassato, per ritorsione, 50 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> merci americane al 25% ed altri 60 miliardi all’8% (su 130 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> merci statunitensi importate in Cina nel 2017).\r\nNonostante i dazi, la bilancia commerciale degli USA ha continuato a peggiorare. Il saldo negativo è aumentato del 12% rispetto al 2017. Sono aumentate le esportazioni, anche se in molti casi si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> acquisti fatti per aumentare le scorte in previsione dei dazi che gli altri paesi avrebbero messo per ritorsione sulle merci americane. Sono aumentate però \u003Cmark>di\u003C/mark> più le importazioni. Si è arrivati al record assoluto \u003Cmark>di\u003C/mark> importazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> beni (gli USA hanno da sempre un saldo attivo nel commercio dei servizi).\r\nIl deficit commerciale con la Cina è arrivato nel 2018 al massimo storico \u003Cmark>di\u003C/mark> 323 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> dollari, il 17% in più dell’anno prima.\r\nTutto questo nonostante gli USA avessero già messo i dazi sulle importazioni (non solo cinesi ma anche \u003Cmark>di\u003C/mark> altri paesi) e gli altri paesi, Cina compresa, li avessero solo annunciati. Che era successo? Una delle regole base in \u003Cmark>economia\u003C/mark> è che i dazi hanno successo se tu sei in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> produrti da solo, allo stesso prezzo, quello che importi. Altrimenti, se quello che importi ti serve per fabbricare qualcosa, poi, quello che hai realizzato, lo devi vendere a un prezzo più alto. Bisogna anche sapere che la FED (la banca centrale statunitense) ha aumentato i tassi \u003Cmark>di\u003C/mark> interesse, con una conseguente rivalutazione del dollaro. Recentemente ha annunciato che non li avrebbe aumentati più, ma questo non ha fermato la corsa del dollaro su tutte le altre monete.\r\nInsomma gli USA si sono trovati a vendere al resto del mondo cose che costavano \u003Cmark>di\u003C/mark> più, sia per l'aumento dei costi \u003Cmark>di\u003C/mark> produzione sia per la rivalutazione del dollaro. La cosa strana è perciò che siano aumentate le esportazioni, non che sia aumentato il disavanzo commerciale.\r\nNell’ultimo anno, lo Yuan cinese si è svalutato del 7% rispetto al dollaro. Questo ha comportato che i cinesi potessero quasi annullare la differenza \u003Cmark>di\u003C/mark> prezzo con dazi USA al 10%: gli Yuan che guadagnavano con le vendite negli USA erano poco meno \u003Cmark>di\u003C/mark> prima dei dazi.\r\nC’è poi un altro aspetto \u003Cmark>di\u003C/mark> cui tenere conto quando si ragiona \u003Cmark>di\u003C/mark> dazi su specifiche tipologie \u003Cmark>di\u003C/mark> merci. Siccome le categorie merceologiche negli USA sono 18.927 diventa difficile distinguere due categorie simili tra loro quando una è colpita da dazi e l’altra no. Siccome, anche se sono parecchi, non tutti i furbi del mondo guidano la macchina in mezzo al traffico \u003Cmark>di\u003C/mark> Roma e qualcuno c’è anche in Cina, ecco che le lastre d’alluminio, colpite da dazi, sono magicamente diventate “componenti per turbine” con il risultato che l’importazione negli USA \u003Cmark>di\u003C/mark> lastre \u003Cmark>di\u003C/mark> alluminio è diminuita dell’11% e l’importazione \u003Cmark>di\u003C/mark> componenti per turbine è aumentata del 121%. Il “compensato \u003Cmark>di\u003C/mark> legno duro” è stato colpito da sanzioni e l’importazione è diminuita del 20%, nello stesso periodo il “compensato \u003Cmark>di\u003C/mark> legno tenero” ha visto aumentare le importazioni del 549%. Quando gli USA hanno aumentato ulteriormente il dazio sul compensato \u003Cmark>di\u003C/mark> legno duro, l’importazione \u003Cmark>di\u003C/mark> quello \u003Cmark>di\u003C/mark> legno tenero è aumentata ancora al 983%.\r\nBisogna infine considerare che alcuni paesi sono stati esentati dai dazi ed hanno operato importando merci dai paesi soggetti a restrizioni, facendo lavorazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> facciata e rivendendo le merci come se fossero prodotte da loro.\r\nNonostante lo scompenso della bilancia commerciale il PIL USA nel 2018 è cresciuto molto: in termini reali del 2.9%, la percentuale più alta degli ultimi 13 anni. La crescita è stata finanziata dall’aumento del deficit \u003Cmark>di\u003C/mark> bilancio (-17% nel 2018). I soldi sono stati usati per la riduzione delle tasse (con un aumento dei consumi della classe media) e per l’incremento delle spese militari (aumentate del 3.4%, il massimo da 9 anni).\r\nLa disoccupazione USA, per questo motivo, è ai minimi storici e seguita a scendere: adesso è al 3.6%. Negli USA si fatica a trovare un disoccupato: le aziende stanno assumendo anche ex detenuti e persone fuori dal mercato del lavoro da più \u003Cmark>di\u003C/mark> due anni, categorie che prima avevano molte poche possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> trovare un lavoro.\r\nLa Cina ha reagito anche in un altro modo: ha disertato le aste dei titoli \u003Cmark>di\u003C/mark> stato statunitensi ed ha rivenduto una parte \u003Cmark>di\u003C/mark> quelli in suo possesso. La Cina è infatti il maggior detentore mondiale \u003Cmark>di\u003C/mark> titoli \u003Cmark>di\u003C/mark> stato USA: a marzo 2019 ne possedeva 1.120 miliardi pur non avendo partecipato a nessuna delle ultime aste. Va tenuto presente però che alla Cina non conviene che i Bond USA divengano carta straccia, perché altrimenti perderebbero valore anche quelli in suo possesso. Per questo motivo alcune \u003Cmark>di\u003C/mark> queste manovre sono \u003Cmark>di\u003C/mark> facciata. Spesso si tratta \u003Cmark>di\u003C/mark> vendite che vengono compensate dagli acquisti fatti da fondi sovrani cinesi localizzati all’estero. Tra il 2013 e il 2015 il debito americano controllato dal Belgio è aumentato del 300% a fronte della vendita, nello stesso periodo, da parte dei cinesi, \u003Cmark>di\u003C/mark> titoli per pari ammontare \u003Cmark>di\u003C/mark> quelli acquistati in Belgio. Anche nel 2018 il Belgio ha acquistato 60 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> Bond a fronte della vendita cinese \u003Cmark>di\u003C/mark> 67 miliardi. Nei bar del Prenestino dicono che c’è un fondo cinese che opera dal Belgio e mi sa che hanno ragione.\r\nCon questa strategia \u003Cmark>di\u003C/mark> politica economica e commerciale Trump sta riscuotendo consenso ed è difficile che modifichi la propria strategia prima delle elezioni presidenziali del prossimo anno. Probabilmente metterà dei dazi anche sui prodotti cinesi che non sono stati ancora colpiti, ma non si può dire se sia una strategia solo elettorale o sia cambiato il modello \u003Cmark>di\u003C/mark> commercio che gli USA vogliono imporre al mondo.\r\nInsomma, ancora non si sa come andrà a finire e se si passerà dal mondo unipolare controllato dagli USA ad un mondo bipolare con gli USA e la Cina a combattere per il primato.\r\nProprio perché non è possibile fare previsioni certe si usa la parola “slowbalization”: dire “nonlosobalization” era troppo lungo.",[143],{"field":103,"matched_tokens":144,"snippet":140,"value":141},[70,70,81],2310390568233992000,{"best_field_score":147,"best_field_weight":148,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":149,"tokens_matched":110,"typo_prefix_score":46},"2220487802880",14,"2310390568233992305",{"document":151,"highlight":182,"highlights":213,"text_match":226,"text_match_info":227},{"cat_link":152,"category":153,"comment_count":46,"id":154,"is_sticky":46,"permalink":155,"post_author":49,"post_content":156,"post_date":157,"post_excerpt":52,"post_id":154,"post_modified":158,"post_thumbnail":159,"post_thumbnail_html":160,"post_title":161,"post_type":55,"sort_by_date":162,"tag_links":163,"tags":174},[43],[45],"74335","http://radioblackout.org/2022/03/guerra-ed-economia/","L’invasione dell’Ucraina, iniziata quasi un mese fa, sta avendo pesanti conseguenze economiche.\r\nL’inflazione, che già saliva prima della guerra, oggi galoppa.\r\nI prezzi del carburante e del gas sono alle stelle e non basterà il lieve aggiustamento deciso dal governo Draghi per invertire la rotta.\r\nC’è chi da questa guerra ha tutto da guadagnare. 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La Cina sta sostituendo l’Europa nei rapporti commerciali con la Russia.\r\nAlla lunga se la Russia riesce ad evitare il collasso potrebbe recuperare liquidità utilizzando altre strade.\r\nUn esempio. La Russia è una grande produttrice di fertilizzanti, che già dal 2020 sono sottoposti ad embargo europeo, ma utilizzando la Turchia, che non ha aderito all’embargo, è riuscita a mantenere aperto questo canale commerciale.\r\nLa Russia produce il 50 % del palladio, materiale utilizzato per le marmitte catalitiche.\r\nL’Ucraina è grande produttrice di neon, materiale indispensabile per i semiconduttori.\r\nIn questo contesto è inevitabile che il prezzo delle materie prima salga ancora, perché i materiali che non verranno più acquistati dalla Russia, verranno presi altrove a prezzo sicuramente più alto.\r\n\r\nPer gli Stati Uniti e per la Cina l’aumento dell’energia non è un problema. Anzi. Ad essere colpita sarà soprattutto l’industria europea, che diventerà meno competitiva se dovrà spendere sempre di più per l’energia. In Italia è già in crisi l’industria della ceramica, che usa argilla bianca ucraina, oggi preferita a quella rossa utilizzata un tempo dalle manifatture italiane, tra le prime al mondo nella produzione di ceramiche.\r\nLa crisi colpirà soprattutto l’agricoltura. La farina, già aumentata in seguito alla ridotta produzione canadese, crescerà ancora: i terreni bombardati ed inquinati non potranno essere messi a coltura per lungo tempo.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-22-guerra-economia-fricche.mp3\"][/audio]","22 Marzo 2022","2022-03-22 16:39:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/povertà-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"192\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/povertà-1-300x192.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/povertà-1-300x192.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/povertà-1-1024x655.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/povertà-1-768x491.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/povertà-1-1536x983.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/povertà-1-2048x1310.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Guerra ed economia",1647967183,[164,165,166,167,168,169,170,171,172,173],"http://radioblackout.org/tag/economia/","http://radioblackout.org/tag/energia/","http://radioblackout.org/tag/europa/","http://radioblackout.org/tag/grano-canadese/","http://radioblackout.org/tag/grano-ucraino/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/industria-bellica/","http://radioblackout.org/tag/materie-prime/","http://radioblackout.org/tag/neon/","http://radioblackout.org/tag/palladio/",[80,175,176,177,178,179,180,181,15,19],"energia","europa","grano canadese","grano ucraino","guerra","industria bellica","materie prime",{"post_content":183,"post_title":187,"tags":190},{"matched_tokens":184,"snippet":185,"value":186},[70,81],"ingenti somme ammassate nei punti \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>scambio\u003C/mark> per facilitare le transazioni. 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La Russia è una grande produttrice \u003Cmark>di\u003C/mark> fertilizzanti, che già dal 2020 sono sottoposti ad embargo europeo, ma utilizzando la Turchia, che non ha aderito all’embargo, è riuscita a mantenere aperto questo canale commerciale.\r\nLa Russia produce il 50 % del palladio, materiale utilizzato per le marmitte catalitiche.\r\nL’Ucraina è grande produttrice \u003Cmark>di\u003C/mark> neon, materiale indispensabile per i semiconduttori.\r\nIn questo contesto è inevitabile che il prezzo delle materie prima salga ancora, perché i materiali che non verranno più acquistati dalla Russia, verranno presi altrove a prezzo sicuramente più alto.\r\n\r\nPer gli Stati Uniti e per la Cina l’aumento dell’energia non è un problema. Anzi. Ad essere colpita sarà soprattutto l’industria europea, che diventerà meno competitiva se dovrà spendere sempre \u003Cmark>di\u003C/mark> più per l’energia. 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La farina, già aumentata in seguito alla ridotta produzione canadese, crescerà ancora: i terreni bombardati ed inquinati non potranno essere messi a coltura per lungo tempo.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-22-guerra-economia-fricche.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":188,"snippet":189,"value":189},[80],"Guerra ed \u003Cmark>economia\u003C/mark>",[191,194,196,198,200,202,204,207,209,211],{"matched_tokens":192,"snippet":193},[80],"\u003Cmark>economia\u003C/mark>",{"matched_tokens":195,"snippet":175},[],{"matched_tokens":197,"snippet":176},[],{"matched_tokens":199,"snippet":177},[],{"matched_tokens":201,"snippet":178},[],{"matched_tokens":203,"snippet":179},[],{"matched_tokens":205,"snippet":206},[82],"industria \u003Cmark>bellica\u003C/mark>",{"matched_tokens":208,"snippet":181},[],{"matched_tokens":210,"snippet":15},[],{"matched_tokens":212,"snippet":19},[],[214,216,223],{"field":103,"matched_tokens":215,"snippet":185,"value":186},[70,81],{"field":34,"indices":217,"matched_tokens":219,"snippets":222},[46,218],6,[220,221],[80],[82],[193,206],{"field":224,"matched_tokens":225,"snippet":189,"value":189},"post_title",[80],2310372976047948000,{"best_field_score":228,"best_field_weight":148,"fields_matched":38,"num_tokens_dropped":46,"score":229,"tokens_matched":110,"typo_prefix_score":46},"2211897868288","2310372976047947891",6646,{"collection_name":55,"first_q":33,"per_page":218,"q":33},{"facet_counts":233,"found":96,"hits":264,"out_of":373,"page":14,"request_params":374,"search_cutoff":35,"search_time_ms":375},[234,240],{"counts":235,"field_name":238,"sampled":35,"stats":239},[236],{"count":96,"highlighted":237,"value":237},"I Bastioni di Orione","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":241,"field_name":34,"sampled":35,"stats":262},[242,244,246,248,250,252,254,256,258,260],{"count":14,"highlighted":243,"value":243},"chp",{"count":14,"highlighted":245,"value":245},"Sco",{"count":14,"highlighted":247,"value":247},"quito",{"count":14,"highlighted":249,"value":249},"qatar",{"count":14,"highlighted":251,"value":251},"noboa",{"count":14,"highlighted":253,"value":253},"curdi",{"count":14,"highlighted":255,"value":255},"cuenca",{"count":14,"highlighted":257,"value":257},"Conaie",{"count":14,"highlighted":259,"value":259},"netanyahu",{"count":14,"highlighted":261,"value":261},"azerbaijan",{"total_values":263},21,[265,310],{"document":266,"highlight":282,"highlights":295,"text_match":306,"text_match_info":307},{"comment_count":46,"id":267,"is_sticky":46,"permalink":268,"podcastfilter":269,"post_author":270,"post_content":271,"post_date":272,"post_excerpt":52,"post_id":267,"post_modified":273,"post_thumbnail":274,"post_title":275,"post_type":276,"sort_by_date":277,"tag_links":278,"tags":280},"88798","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-11-04-2024-guerra-in-ucrainadeclino-dellimpero-e-contesa-per-legemonia-globale-sudan-ad-un-anno-dalla-guerra-fra-warlords-nessun-vincitore-possibile-e-una-crisi-umanitaria-de/",[237],"radiokalakuta","Bastioni di Orione con Giorgio Monestarolo che si occupa principalmente di storia economica e socio-culturale dell’età moderna, con particolare attenzione ai rapporti tra capitalismo, economia di mercato e dinamiche sociali e ambientali nonchè autore del libro \"Ucraina ,Europa mondo \" parliamo della guerra in Ucraina e i riflessi del conflitto sulla contesa per l'egemonia globale in corso.\r\n\r\nSi parte con un collegamento tra il conflitto ucraino e la guerra in Libia e in Siria dove la fine di Gheddafi è stata un campanello di allarme per Putin e il tentativo di cambio di regime in Siria è fallito a causa dell'intervento militare russo che ha sostenuto il suo cliente storico Assad per tutelare la propria proiezione nel Mediterraneo . Il processo di Astana (accordo fra Russia ,Turchia e Iran) ha disinnescato il conflitto congelandolo ,ma la crisi di egemonia dell'impero americanao si è rivelata ulteriormente con la constatazione che gli Stati Uniti non sono in grado di sostenere una guerra su più fronti. L'egemonia americana si esercita solo sul piano militare , grazie alla presenza di basi militari dislocate in tutto il mondo e alla bulimica spesa per la difesa che viene finanziata attraendo dollari che sono considerati un bene rifugio di fronte al caos che diventa funzionale al mantenimento dell'egemonia statunitense.\r\n\r\nIl capitale investito nella guerra ucraina ritorna per un 90% negli U.S.A. attraverso il complesso militare industriale che produce gli armamenti venduti al governo di Kiev , con la guerra per procura l'egemone americano ha ottenuto di dividere l'Europa dalla Russia, azzerare l'affluso di energia a basso costo proveniente dalla Russia che sosteneva la produzione tedesca con la distruzione dei gasdotti ,colpendo un potenziale concorrente e ha rivitalizzto la Nato . Nelle aspettative dei think tank neoconservatori come \"Heritage foundation\" che ancora condizionano la politica estera statunitense ,la guerra per procura contro la Russia avrebbe dovuto portare al collasso di Mosca e di conseguenza un indebolimento della Cina ,indicata come il nemico principale dal PNAC (Project for the New American Century) .\r\n\r\nL'operazione Maidan guidata da Victoria Nuland faceva parte del progetto di espansione della Nato fino ai confini della Russia e la guerra nel Donbass è stata alimentata ad arte depotenziando fino a renderli inefficaci gli accordi di Minsk come ha avuto modo di confermare pubblicamente la ex cancelliera tedesca Merkel.\r\n\r\nLe prospettive di un coinvolgimento nel conflitto della Nato sono reali considerando le difficoltà sul campo dell'esercito ucraino ,si sta preparando l'opinione pubblica a questa eventualità mutando attraverso la propaganda bellica la stessa percezione della guerra ,creando le premesse per un arruolamento anche delle coscienze .\r\n\r\nL'unica risposta alla classica domanda sul \"che fare\" rimane la guerra contro le borghesie nazionali che ci stanno portando alla catastrofe e la diserzione di massa contro la mobilitazione guerrafondaia che viene alimentata dalla propaganda bellicista.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-110424-GUERRA-MONESTAROLO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Palamidesse redattore della rivista Focus on Africa parliamo del Corno d'Africa in particolare del processo di dissoluzione dell'entità statale somala dopo le prese di posizione del Puntland ,(regione semiautonoma della Somalia) , che ha ritirato il 31 marzo il suo riconoscimento delle autorità federali somale, dopo che il parlamento di Mogadiscio ha approvato una riforma costituzionale che introduce, tra le altre cose, l’elezione diretta del presidente e gli permette di nominare il primo ministro senza l’approvazione del parlamento . Finora la Somalia aveva votato con un sistema indiretto, in cui i rappresentanti dei clan facevano da intermediari. Secondo il governo le riforme sono necessarie per la stabilità politica, ma chi le critica pensa che l’esecutivo stia cercando di accentrare il potere. Le autorità del Puntland chiedono un referendum nazionale sulle riforme.\r\n\r\nA questo si aggiunge l'accordo tra Etiopia e Somaliland che prevede per l’Etiopia l'accesso ai porti del Somaliland, che in cambio otterrà il riconoscimento ufficiale da parte di Addis Abeba (al momento il Somaliland non è riconosciuto dalla comunità internazionale).\r\n\r\nPer quanto non legalmente vincolante, il memorandum d’intesa è considerato un passo molto importante sia per l’Etiopia, che così avrà uno sbocco commerciale e navale sul Mar Rosso – che gli è precluso dal 1993, anno dell'indipendenza dell'Eritrea – sia per il Somaliland, che uscirebbe ufficialmente per la prima volta dall'isolamento internazionale in cui si trova. L'accordo ha scatenato la reazione ostile da parte della Somalia con una crisi diplomatica con l'Etiopia ,a dimostrazione delle tensioni che si addensano sul Corno d'Africa ,un area estremamente sensibile rispetto agli equilibri strategici e commerciali globali in via di ridefinizione.\r\nParliamo anche del Sudan ad un anno dallo scoppio della guerra tra l'esercito sudanese e le RSF (le forze di supporto rapido) di Hemmeti , la situazione dal punto di vista militare è di stallo con il paese diviso in due ,la diplomazia internazionale è totalmente inefficace ,si richiede la riapertura dei colloqui fra le parti per far ripartire le trattative ,la società civile sudanese che 5 anni fa ersa stata protagonista delle mobilitazione che avevano portato alla caduta di Al Bashir è schiacciata dalla guerra che ha un impatto devastante sulla popolazione.\r\n\r\nNell'indifferenza generale dell'informazione si sta producendo in Sudan un vera e propria catastrofe umanitaria ,metà della popolazione sudanese è bisognosa di assistenza sanitaria ,otto milioni di profughi interni e più di un milione e mezzo di rifugiati nei paesi confinanti non hanno accesso ai presidi sanitari ,hanno difficoltà a reperire cibo ,si stanno diffondendo epidemie ,si assiste a ripetute violazioni dei diritti umani da parte di entrambi i contendenti con stupri di massa ed episodi di pulizia etnica sempre più frequenti.\r\n\r\nNessuno dei contendenti puo' vincere militarmente e gli interessi dei paesi coinvolti nel sostegno della guerra alimentano il conflitto nel silenzio complice delle diplomazie occidentali , mentre il popolo sudanese è sprofondato in un incubo senza fine dopo le speranze alimentate dalla caduta del dittatore Al Bashir 5 anni fa.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/BASTIONI-110424-MATTEO.mp3\"][/audio]","14 Aprile 2024","2024-04-14 12:10:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 11/04/2024- GUERRA IN UCRAINA,DECLINO DELL'IMPERO E CONTESA PER L'EGEMONIA GLOBALE -SUDAN AD UN ANNO DALLA GUERRA FRA WARLORDS NESSUN VINCITORE POSSIBILE E UNA CRISI UMANITARIA DEVASTANTE .","podcast",1713096601,[279],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[281],"Bastioni di Orione",{"post_content":283,"post_title":287,"tags":291},{"matched_tokens":284,"snippet":285,"value":286},[80,70],"attenzione ai rapporti tra capitalismo, \u003Cmark>economia\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> mercato e dinamiche sociali e","Bastioni \u003Cmark>di\u003C/mark> Orione con Giorgio Monestarolo che si occupa principalmente \u003Cmark>di\u003C/mark> storia economica e socio-culturale dell’età moderna, con particolare attenzione ai rapporti tra capitalismo, \u003Cmark>economia\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> mercato e dinamiche sociali e ambientali nonchè autore del libro \"Ucraina ,Europa mondo \" parliamo della guerra in Ucraina e i riflessi del conflitto sulla contesa per l'egemonia globale in corso.\r\n\r\nSi parte con un collegamento tra il conflitto ucraino e la guerra in Libia e in Siria dove la fine \u003Cmark>di \u003C/mark> Gheddafi è stata un campanello \u003Cmark>di\u003C/mark> allarme per Putin e il tentativo \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>cambio\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> regime in Siria è fallito a causa dell'intervento militare russo che ha sostenuto il suo cliente storico Assad per tutelare la propria proiezione nel Mediterraneo . 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Di questa situazione ingarbugliata abbiamo parlato prima con Antonella De Biasi a partire dalla condizione del popolo curdo e armeno; e successivamente ci è sembrato utile approfondire con Murat Cinar la situazione interna, di crisi economica e repressione di ogni opposizione, e il peso della strategia geopolitica di Ankara. Da ultimo uno sguardo alla Cina con Sabrina Moles dopo l’evento estivo dello Sco e la successiva esibizione muscolare a Pechino, ma anche il multilateralismo teorizzato da Xi e le dichiarazioni ambientaliste contrapposte a quelle del rivale americano nella stessa sede newyorkese del Palazzo di Vetro. \n\n\n\nNecropolitica e narcostato ecuadoriano\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-en-paro-contra-noboa-y-fmi--67915787\n\n\n\n\nAbbiamo parlato della situazione in Ecuador con Eduardo Meneses ricercatore politico, attivista, reporter alternativo .\n\n\n\nNegli ultimi giorni l’Ecuador è scosso da un’ondata di proteste esplose dopo la decisione del presidente Daniel Noboa di abolire il sussidio sul diesel, in vigore dal 1974. La misura, che ha fatto impennare il prezzo del carburante da 1,80 a 2,80 dollari al gallone, ha innescato il conflitto sociale con manifestazioni che attraversano il Paese, dalle grandi città alle province rurali. Contadini, trasportatori, pescatori, studenti e comunità indigene denunciano un provvedimento che incide pesantemente sul costo della vita e lo considerano l’ennesima espressione di un modello neoliberista responsabile di profonde disuguaglianze. A guidare la risposta è la CONAIE, la storica Confederazione delle Nazionalità Indigene, che ha proclamato uno sciopero nazionale a oltranza.Il tema dei sussidi per il diesel è una problema storico ogni volta che si è tentato di cancellare i sussidi sul diesel c’è stata una risposta popolare .Non è una protesta isolata ma storica ci sono state proteste popolari ne 2019 e nel 2022 ,l’economia del paese è dollarizzata e non sostenibile ,al governo è costato trovare le risorse per pagare gli stipendi pubblici ,per questo sta ricorrendo al FMI che impone tagli ai sussidi e allo stato sociale. Di fronte a questa situazione economica la soluzione di Noboa è un regime autoritario per controllare il malcontento , una narco economia in cui il neoliberalismo si trasforma in una gestione della morte e questo nuovo modello si sta sviluppando ,e la gente si sta organizzando per dire no a questo processo che costituirebbe un arretramento dal punto vista sociale ed economico .\n\n\n\n\n\n\n\nTrump spariglia e la sfiducia serpeggia anche in Medio Oriente\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/la-sfiducia-negli-imperi-technomedievali-provocata-da-personaggi-distopici--67932142\n\n\n\n\nI curdi possono sperare di essere tra i pochi che traggono qualche vantaggio dalla feroce rimappatura violenta del Sudovest asiatico che sta andando in scena sul palcoscenico del Palazzo di Vetro newyorkese? \n\n\n\n Vigilanza curda: diversa per ciascun paese della loro frammentazioneA partire da questa domanda Antonella De Biasi, giornalista ed esperta della regione mediorientale, ha restituito un disegno del Sudovest asiatico a partire dal Federalismo democratico del Rojava come unica realtà di rispetto dei diritti e di un’amministrazione aperta a tutte le comunità che abitano il territorio; all’interno di Israele ci sono stati molteplici sostegni alla lotta curda (anche in funzione antiturca). Ma attualmente al-Jolani – come si faceva chiamare il tagliagole ora chiamato al-Shara, quando Antonella nel 2022 ne aveva tracciato la figura nel suo libro Astana e i 7 mari – è il padrone di quella che era buona parte della nazione governata fino a un anno fa dalla famiglia Assad, e probabilmente in questi giorni la volubilità di Trump sembra attribuire a Erdoğan il protettorato su una Siria governata da una sua creatura, in virtù delle promesse di stabilità profuse dal presidente turco, un’investitura conferita nonostante le milizie di modello ottomano: predoni che imperversano lungo le coste del Mediterraneo orientale. \n\n\n\nSpaesamento e impotenza armena: revisionismo entitàPoi si è affrontata la diversa strategia dei curdi siriani rispetto all’apertura di Ocalan, che ha invitato il Pkk a deporre le armi, come altra situazione è ancora quella dei curdi iraniani. Ma la problematicità insita nell’egemonia turca su quell’area travolge anche e maggiormente la comunità armena alla mercé dei fratelli azeri dei turchi; e furono le prime vittime di un genocidio del Secolo breve. Ora gli armeni hanno ancor meno alleati e sostenitori del solito, visto che il gas di Baku fa gola a tutti; e gli viene sottratta pezzo per pezzo identità, terra, riferimenti culturali. Oltre alla diaspora. La speranza di accoglienza europea è a metà con l’alleanza con i russi, disattesa da Putin, ma ancora valida. E Pashinyan non ha alcuna idea o autorevolezza per rappresentare gli armeni. \n\n\n\nRelazioni tra Israele e TurchiaUn’ipotesi di Al-Jazeera vede la Turchia nel mirino israeliano per assicurare l’impunità di Netanyahu che si fonda sul costante stato di guerra, ma anche perché è l’ultima potenza regionale non ancora ridimensionata dall’aggressività sionista. Peraltro la rivalità risale a decenni fa e in questo periodo di Global Sudum Flottilla si ricorda la Mavi Marmara assaltata dai pirati del Mossad uccidendo 10 persone a bordo, mentre cercava di forzare il blocco navale di Gaza. Fino a che punto può essere credibile una guerra scatenata da Israele contro la Turchia? Secondo Antonella De Biasi è difficile che possa avvenire, non solo perché Erdoğan è più abile di Netanyahu (al rientro da Tianjin ha chiesto a Trump gli F-35, dimenticando i sistemi antiaerei comprati da Mosca), ma perché gli affari anche di ordigni militari non si sono mai interrotti, inoltre a livello regionale l’alleanza con Al-Thani dovrebbe mettere al riparo la Turchia da attacchi sconsiderati e senza pretesti validi… certo, con il terrore di Netanyahu non si può mai sapere. \n\n\n\nCosa rimane del sistema di Astana?Facile interpretare la presenza a Tianjin dei leader che erano soliti incontrarsi sotto l’ombrello di Astana come confluenza di interessi, meno semplice capire fino a che punto ciascuno di loro e gli altri protagonisti del Shangai cooperation organization siano posizionati in più o meno consolidate alleanze. Sentiamo Antonella De Biasi e sugli stessi argomenti poi anche Murat Cinar in questo spreaker che abbiamo registrato subito dopo aver sentito Antonella: Trump incontra Erdoğan.\n\n\n\n\n\n\n\nL’Internazionale nera passa anche da Ankara\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-incontra-erdogan-lui-ha-bisogno-di-cose-io-di-altre-ci-mettiamo-d-accordo--67923007\n\n\n\n\nPiù la situazione risulta nebulosa, intricata e sul bordo del precipizio bellico e maggiore è il potere in mano a Erdoğan\n\n\n\nLo scollamento giovanile (da Gezi Park), la censura (Murat Cinar ci ha proposto l’ultima in ordine di tempo delle proibizioni musicali in Turchia), l’asservimento e la concentrazione dei poteri (gli interventi della magistratura a ingabbiare l’opposizione con pretesti), le centrali mediatiche ridotte a megafono del potere… tutti aspetti che caratterizzano il ventennio del Sultano al potere, ma se si guarda bene all’involuzione del paesaggio globale, si nota che la cancellazione dello Stato di diritto non è una prerogativa turca, ma riduce Ankara a una delle tappe dell’Internazionale nera che parte da Washington, passa per Roma, Tel Aviv, Budapest…L’economia in crisi, tranne la produzione bellica in mano alla famiglia che per il resto saccheggia la finanza statale da 20 anni a questa parte e ora la condiscendenza alle richieste di Trump dissangueranno ulteriormente il bilancio, già falcidiato dal 90% di inflazione, con svalutazione della Lira dal 2008 in poi e con una disoccupazione altissima. Ma anche a livello internazionale la diplomazia turca è agevolata dalla sua collocazione ambigua, dai suoi affari agevolati dagli errori europei, dal suo mantenersi all’interno della Nato ma sempre partecipe di ogni centro di potere: uditore della centralità multilaterale di Tianjin con il Sud del mondo e contemporaneamente presente alla riunione con paesi arabi sul piano di pace per Gaza alla corte di Trump, che vede in Erdoğan un potenziale risolutore a cui delegare la questione ucraina, perché «unico leader apprezzato da Zelensky e da Putin»; mentre il fantasma degli Accordi di Astana potrebbe sembrare confluire nello Sco, dove c’erano tutt’e tre i protagonisti, in realtà Murat ritiene chiuso il percorso degli Astana Files, perché la Turchia non fa effettivamente parte di Shangai Files. Piuttosto va approfondito il discorso di Astana sulla Siria e lo stallo attuale di tutte le potenze che ne controllavano il territorio prima della dirompente dissoluzione dello stato di Assad: alcune del tutto esautorate, come Iran e Russia, e altre che si contrappongono: Turchia, Qatar e Israele… e probabilmente per gli americani è più accettabile che sia controllato da Erdoğan. Ma questo non significa che la repubblica turca sia contraria a Tel Aviv: infatti Murat ci spiega come ci siano manifestazioni propal che vengono pesantemente caricate dalla polizia indette da forze conservatrici della destra islamista, perché gli interessi dell’industria bellica sono tutti a favore di Israele e gli affari vedono la famiglia del presidente tra i beneficiari degli scambi e dell’uso di armi a Gaza; anche il Chp organizza proteste","29 Settembre 2025","Abbiamo sentito Eduardo Meneses, dopo i primi giorni di paro nacional in Ecuador che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro le ricette neoliberiste di Daniel Noboa e prima che gli scontri producessero i primi morti; il popolo è sceso in piazza nella Cuenca per i diritti dei contadini, ma […]","2025-09-29 14:27:35","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 25/09/2025 – ECUADOR IN PIAZZA CONTRO NOBOA E IL TRUMPISMO IN SALSA LATINA; SUDOVEST ASIATICO IN SUBBUGLIO, RIPERCUSSIONI DELLE GUERRE SIONISTE; CINA DOPO SHANGAI COOPERATION ORGANIZATION E XI ALL’ONU CON LA CASACCA AMBIENTALISTA",1759108934,[323,324,325,326,327,328,329,330,331,332,333,334,335,336,337,338,339,340,341,342],"https://radioblackout.org/tag/armenia/","https://radioblackout.org/tag/azerbaijan/","https://radioblackout.org/tag/chp/","https://radioblackout.org/tag/conaie/","https://radioblackout.org/tag/cuenca/","https://radioblackout.org/tag/curdi/","https://radioblackout.org/tag/erdogan/","https://radioblackout.org/tag/israele/","https://radioblackout.org/tag/nato/","https://radioblackout.org/tag/netanyahu/","https://radioblackout.org/tag/noboa/","https://radioblackout.org/tag/ocalan/","https://radioblackout.org/tag/pkk/","https://radioblackout.org/tag/proteste/","https://radioblackout.org/tag/qatar/","https://radioblackout.org/tag/quito/","https://radioblackout.org/tag/sco/","https://radioblackout.org/tag/siria/","https://radioblackout.org/tag/trump/","https://radioblackout.org/tag/turchia/",[344,261,243,257,255,253,345,346,347,259,251,348,349,350,249,247,245,351,352,353],"armenia","Erdogan","Israele","nato","Ocalan","pkk","proteste","Siria","Trump","Turchia",{"post_content":355,"post_title":360},{"matched_tokens":356,"snippet":358,"value":359},[357,70],"scambi","presidente tra i beneficiari degli \u003Cmark>scambi\u003C/mark> e dell’uso \u003Cmark>di\u003C/mark> armi a Gaza; anche il","Abbiamo sentito Eduardo Meneses, dopo i primi giorni \u003Cmark>di\u003C/mark> paro nacional in Ecuador che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro le ricette neoliberiste \u003Cmark>di\u003C/mark> Daniel Noboa e prima che gli scontri producessero i primi morti; il popolo è sceso in piazza nella Cuenca per i diritti dei contadini, ma allo stesso modo a Quito gli studenti si sono mobilitati, come gli autotrasportatori per la sospensione dell’articolo 126: cioè la cancellazione del sussidio sul diesel in vigore da decenni, ma sotto le ceneri ribolliva il fuoco della ribellione… Ci siamo poi mossi verso il Sudovest asiatico, rimescolato dall’aggressione sionista intenta a sfruttare l’occasione \u003Cmark>di\u003C/mark> creare Eretz Israel, ridimensionando con la forza impunita le potenze regionali; ma Erdoğan pare sia apprezzato e investito da Trump come Vicerè del Middle East. \u003Cmark>Di\u003C/mark> questa situazione ingarbugliata abbiamo parlato prima con Antonella De Biasi a partire dalla condizione del popolo curdo e armeno; e successivamente ci è sembrato utile approfondire con Murat Cinar la situazione interna, \u003Cmark>di\u003C/mark> crisi economica e repressione \u003Cmark>di\u003C/mark> ogni opposizione, e il peso della strategia geopolitica \u003Cmark>di\u003C/mark> Ankara. Da ultimo uno sguardo alla Cina con Sabrina Moles dopo l’evento estivo dello Sco e la successiva esibizione muscolare a Pechino, ma anche il multilateralismo teorizzato da Xi e le dichiarazioni ambientaliste contrapposte a quelle del rivale americano nella stessa sede newyorkese del Palazzo \u003Cmark>di\u003C/mark> Vetro. \n\n\n\nNecropolitica e narcostato ecuadoriano\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-en-paro-contra-noboa-y-fmi--67915787\n\n\n\n\nAbbiamo parlato della situazione in Ecuador con Eduardo Meneses ricercatore politico, attivista, reporter alternativo .\n\n\n\nNegli ultimi giorni l’Ecuador è scosso da un’ondata \u003Cmark>di\u003C/mark> proteste esplose dopo la decisione del presidente Daniel Noboa \u003Cmark>di\u003C/mark> abolire il sussidio sul diesel, in vigore dal 1974. La misura, che ha fatto impennare il prezzo del carburante da 1,80 a 2,80 dollari al gallone, ha innescato il conflitto sociale con manifestazioni che attraversano il Paese, dalle grandi città alle province rurali. Contadini, trasportatori, pescatori, studenti e comunità indigene denunciano un provvedimento che incide pesantemente sul costo della vita e lo considerano l’ennesima espressione \u003Cmark>di\u003C/mark> un modello neoliberista responsabile \u003Cmark>di\u003C/mark> profonde disuguaglianze. A guidare la risposta è la CONAIE, la storica Confederazione delle Nazionalità Indigene, che ha proclamato uno sciopero nazionale a oltranza.Il tema dei sussidi per il diesel è una problema storico ogni volta che si è tentato \u003Cmark>di\u003C/mark> cancellare i sussidi sul diesel c’è stata una risposta popolare .Non è una protesta isolata ma storica ci sono state proteste popolari ne 2019 e nel 2022 ,l’economia del paese è dollarizzata e non sostenibile ,al governo è costato trovare le risorse per pagare gli stipendi pubblici ,per questo sta ricorrendo al FMI che impone tagli ai sussidi e allo stato sociale. \u003Cmark>Di\u003C/mark> fronte a questa situazione economica la soluzione \u003Cmark>di\u003C/mark> Noboa è un regime autoritario per controllare il malcontento , una narco \u003Cmark>economia\u003C/mark> in cui il neoliberalismo si trasforma in una gestione della morte e questo nuovo modello si sta sviluppando ,e la gente si sta organizzando per dire no a questo processo che costituirebbe un arretramento dal punto vista sociale ed economico .\n\n\n\n\n\n\n\nTrump spariglia e la sfiducia serpeggia anche in Medio Oriente\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/la-sfiducia-negli-imperi-technomedievali-provocata-da-personaggi-distopici--67932142\n\n\n\n\nI curdi possono sperare \u003Cmark>di\u003C/mark> essere tra i pochi che traggono qualche vantaggio dalla feroce rimappatura violenta del Sudovest asiatico che sta andando in scena sul palcoscenico del Palazzo \u003Cmark>di\u003C/mark> Vetro newyorkese? \n\n\n\n Vigilanza curda: diversa per ciascun paese della loro frammentazioneA partire da questa domanda Antonella De Biasi, giornalista ed esperta della regione mediorientale, ha restituito un disegno del Sudovest asiatico a partire dal Federalismo democratico del Rojava come unica realtà \u003Cmark>di\u003C/mark> rispetto dei diritti e \u003Cmark>di\u003C/mark> un’amministrazione aperta a tutte le comunità che abitano il territorio; all’interno \u003Cmark>di\u003C/mark> Israele ci sono stati molteplici sostegni alla lotta curda (anche in funzione antiturca). Ma attualmente al-Jolani – come si faceva chiamare il tagliagole ora chiamato al-Shara, quando Antonella nel 2022 ne aveva tracciato la figura nel suo libro Astana e i 7 mari – è il padrone \u003Cmark>di\u003C/mark> quella che era buona parte della nazione governata fino a un anno fa dalla famiglia Assad, e probabilmente in questi giorni la volubilità \u003Cmark>di\u003C/mark> Trump sembra attribuire a Erdoğan il protettorato su una Siria governata da una sua creatura, in virtù delle promesse \u003Cmark>di\u003C/mark> stabilità profuse dal presidente turco, un’investitura conferita nonostante le milizie \u003Cmark>di\u003C/mark> modello ottomano: predoni che imperversano lungo le coste del Mediterraneo orientale. \n\n\n\nSpaesamento e impotenza armena: revisionismo entitàPoi si è affrontata la diversa strategia dei curdi siriani rispetto all’apertura \u003Cmark>di\u003C/mark> Ocalan, che ha invitato il Pkk a deporre le armi, come altra situazione è ancora quella dei curdi iraniani. Ma la problematicità insita nell’egemonia turca su quell’area travolge anche e maggiormente la comunità armena alla mercé dei fratelli azeri dei turchi; e furono le prime vittime \u003Cmark>di\u003C/mark> un genocidio del Secolo breve. Ora gli armeni hanno ancor meno alleati e sostenitori del solito, visto che il gas \u003Cmark>di\u003C/mark> Baku fa gola a tutti; e gli viene sottratta pezzo per pezzo identità, terra, riferimenti culturali. Oltre alla diaspora. La speranza \u003Cmark>di\u003C/mark> accoglienza europea è a metà con l’alleanza con i russi, disattesa da Putin, ma ancora valida. E Pashinyan non ha alcuna idea o autorevolezza per rappresentare gli armeni. \n\n\n\nRelazioni tra Israele e TurchiaUn’ipotesi \u003Cmark>di\u003C/mark> Al-Jazeera vede la Turchia nel mirino israeliano per assicurare l’impunità \u003Cmark>di\u003C/mark> Netanyahu che si fonda sul costante stato \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra, ma anche perché è l’ultima potenza regionale non ancora ridimensionata dall’aggressività sionista. Peraltro la rivalità risale a decenni fa e in questo periodo \u003Cmark>di\u003C/mark> Global Sudum Flottilla si ricorda la Mavi Marmara assaltata dai pirati del Mossad uccidendo 10 persone a bordo, mentre cercava \u003Cmark>di\u003C/mark> forzare il blocco navale \u003Cmark>di\u003C/mark> Gaza. Fino a che punto può essere credibile una guerra scatenata da Israele contro la Turchia? Secondo Antonella De Biasi è difficile che possa avvenire, non solo perché Erdoğan è più abile \u003Cmark>di\u003C/mark> Netanyahu (al rientro da Tianjin ha chiesto a Trump gli F-35, dimenticando i sistemi antiaerei comprati da Mosca), ma perché gli affari anche \u003Cmark>di\u003C/mark> ordigni militari non si sono mai interrotti, inoltre a livello regionale l’alleanza con Al-Thani dovrebbe mettere al riparo la Turchia da attacchi sconsiderati e senza pretesti validi… certo, con il terrore \u003Cmark>di\u003C/mark> Netanyahu non si può mai sapere. \n\n\n\nCosa rimane del sistema \u003Cmark>di\u003C/mark> Astana?Facile interpretare la presenza a Tianjin dei leader che erano soliti incontrarsi sotto l’ombrello \u003Cmark>di\u003C/mark> Astana come confluenza \u003Cmark>di\u003C/mark> interessi, meno semplice capire fino a che punto ciascuno \u003Cmark>di\u003C/mark> loro e gli altri protagonisti del Shangai cooperation organization siano posizionati in più o meno consolidate alleanze. Sentiamo Antonella De Biasi e sugli stessi argomenti poi anche Murat Cinar in questo spreaker che abbiamo registrato subito dopo aver sentito Antonella: Trump incontra Erdoğan.\n\n\n\n\n\n\n\nL’Internazionale nera passa anche da Ankara\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-incontra-erdogan-lui-ha-bisogno-di-cose-io-di-altre-ci-mettiamo-d-accordo--67923007\n\n\n\n\nPiù la situazione risulta nebulosa, intricata e sul bordo del precipizio bellico e maggiore è il potere in mano a Erdoğan\n\n\n\nLo scollamento giovanile (da Gezi Park), la censura (Murat Cinar ci ha proposto l’ultima in ordine \u003Cmark>di\u003C/mark> tempo delle proibizioni musicali in Turchia), l’asservimento e la concentrazione dei poteri (gli interventi della magistratura a ingabbiare l’opposizione con pretesti), le centrali mediatiche ridotte a megafono del potere… tutti aspetti che caratterizzano il ventennio del Sultano al potere, ma se si guarda bene all’involuzione del paesaggio globale, si nota che la cancellazione dello Stato \u003Cmark>di\u003C/mark> diritto non è una prerogativa turca, ma riduce Ankara a una delle tappe dell’Internazionale nera che parte da Washington, passa per Roma, Tel Aviv, Budapest…L’economia in crisi, tranne la produzione \u003Cmark>bellica\u003C/mark> in mano alla famiglia che per il resto saccheggia la finanza statale da 20 anni a questa parte e ora la condiscendenza alle richieste \u003Cmark>di\u003C/mark> Trump dissangueranno ulteriormente il bilancio, già falcidiato dal 90% \u003Cmark>di\u003C/mark> inflazione, con svalutazione della Lira dal 2008 in poi e con una disoccupazione altissima. 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