","Nucleare in Francia. Una situazione esplosiva","post",1505835456,[61,62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/centrali-obsolete/","http://radioblackout.org/tag/epr/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/incidente-nucleare/","http://radioblackout.org/tag/nucleare/","http://radioblackout.org/tag/plutonio/",[68,69,15,70,17,71],"centrali obsolete","epr","incidente nucleare","plutonio",{"tags":73},[74,76,79,81,83,85],{"matched_tokens":75,"snippet":68},[],{"matched_tokens":77,"snippet":78},[69],"\u003Cmark>epr\u003C/mark>",{"matched_tokens":80,"snippet":15},[],{"matched_tokens":82,"snippet":70},[],{"matched_tokens":84,"snippet":17},[],{"matched_tokens":86,"snippet":71},[],[88],{"field":35,"indices":89,"matched_tokens":90,"snippets":92},[19],[91],[69],[78],578730123365712000,{"best_field_score":95,"best_field_weight":96,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":97,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,"578730123365711977",{"document":99,"highlight":119,"highlights":125,"text_match":129,"text_match_info":130},{"cat_link":100,"category":101,"comment_count":47,"id":102,"is_sticky":47,"permalink":103,"post_author":50,"post_content":104,"post_date":105,"post_excerpt":53,"post_id":102,"post_modified":106,"post_thumbnail":107,"post_thumbnail_html":108,"post_title":109,"post_type":58,"sort_by_date":110,"tag_links":111,"tags":115},[44],[46],"80322","http://radioblackout.org/2023/02/francia-in-piazza-contro-il-nucleare/","Il 16 febbraio si è svolta a Tour una manifestazione antinucleare che ha raccolto tutte le situazioni di lotta che si battono contro il sistema di centrali nucleari e relative scorie in Francia.\r\nMacron ha deciso di rilanciare il nucleare in Francia e ha fatto del lobbing in Europa perché l'energia nucleare fosse inserita nella \"tassonomia verde\" europea, che la qualificava come energia di transizione a basso tasso di anidride carbonica, parallelamente al gas. In Francia viene rilanciata una grossa propaganda mediatica a favore del rilancio del nucleare ormai presentato come una energia verde, pulita, d'avvenire. Varie associazioni - finanziate da stato e grandi imprese - come lo Shift Project, se ne fanno portatrici presentandola come complemento indispensabile per la decrescita e la sobrietà.\r\nMa le centrali francesi continuano ad avere problemi. I reattori EPR in costruzioni in Francia e all’estero hanno un difetto di concezione, che produce vibrazioni all’interno del reattore.\r\nMacron sostiene che il nucleare \"assicura l'indipendenza energetica della Francia\" (ma l'uranio viene da Niger, Kazakistan, Uzbekistan, Australia e Canada) - e che non c'è nucleare civile senza nucleare militare e viceversa. Si tratta quindi di un problema politico, di potenza, più che di una questione energetica.\r\nIn seguito a queste dichiarazioni, ha preso la decisione di far costruire 6 nuovi EPR, i cui primi due dovrebbero trovare posto sul sito dell'attuale centrale di Penly, nella Manica.\r\nNe abbiamo parlato con Gianni Carrozza di radio Frequence Paris plurielle, dove conduce “vive la sociale!”\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/2023-02-21-carrozza-nucleare-fr.mp3\"][/audio]","22 Febbraio 2023","2023-02-22 19:08:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/7cc5a75432e9a547200e3668c3761ae7-1634135903-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/7cc5a75432e9a547200e3668c3761ae7-1634135903-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/7cc5a75432e9a547200e3668c3761ae7-1634135903-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/7cc5a75432e9a547200e3668c3761ae7-1634135903-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/7cc5a75432e9a547200e3668c3761ae7-1634135903-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/7cc5a75432e9a547200e3668c3761ae7-1634135903-1536x864.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/02/7cc5a75432e9a547200e3668c3761ae7-1634135903.jpg 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Francia. 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Oggi ospita un vertice, che di fatto è nuovamente un mercato in cui l’UE tratta con diversi paesi africani il contrasto dei flussi migratori, di fatto l’ennesimo tentativo di esternalizzazione della repressione.\r\n\r\nL’11 e 12 novembre a Malta l’Unione europea incontra i leader africani per convincerli a fermare i migranti. La Slovenia ha annunciato di voler costruire un muro di filo spinato ai confini con per fermare il flusso di migranti. La Germania intende ripristinare il regolamento di Dublino anche per i profughi siriani, che potrebbero essere rispediti nel primo paese in cui sono sbarcati.\r\nIl vertice di Malta tra Ue e Paesi africani dovrebbe, nelle speranze di Bruxelles, riuscire a trovare un accordo su un piano basato principalmente su due punti: fermare le partenze dai paesi di origine e accelerare il rimpatrio dei migranti giunti in Europa. Obiettivi che Bruxelles conta di raggiungere mettendo su piatto 1,5 miliardi di euro destinati alla cooperazione (a fronte di 9,2 miliardi per gestire l’emergenza alle frontiere) ma anche favorendo, a partire dai primi mesi del 2016, missioni di funzionari africani in Europa proprio per facilitare le operazioni di identificazione e quindi i rimpatri.\r\nA La Valletta si ritroveranno 63 capi di Stato e di governo dell’Ue e africani, compresi i rappresentanti di dittature come l’Eritrea con i quali Bruxelles ha scelto di dialogare.\r\nIl nodo resta la tenuta sempre più improbabile di un’Europa sempre più divisa. Il sistema di Shengen è già saltato nei fatti. I tecnocrati di Bruxelles non vogliono ulteriori tentennamenti politici sulle misure d’emergenza per la gestione dei flussi migratori: sistema hotspot e implementazione dei progetti più tecnologicamente sofisticati per il monitoraggio dei confini sotto la supervisione dell’agenzia Frontex. Così protagonista del vertice di oggi sarà una bozza di interventi pre-selezionati, tre paginette e 18 punti diffusa ieri dal sito di controinformazione StateWatch. Al primo punto si prevede una rapida partenza — entro il 16 novembre — degli hotspot in Grecia e Italia (oltre a Lampedusa, l’unico già pronto, in Italia mancano ancora Pozzallo, Porto Empedocle, Augusta, Taranto e Trapani mentre in Grecia si devono attivare Lesbo, Chios, Samos, Lekos e Kos). In questi punti-caldi i «facilitatori» di Frontex e dell’ Easo dovranno mettere in funzione i macchinari per il rilevamento digitale delle impronte e utilizzare le procedure integrate di identificazione e scambio di informazioni di intelligence.\r\nL’UE vorrebbe stabilire clausole per il rimpatrio dei migranti in cambio di incentivi economici. I primi paesi interessati da questi corridoi disumani saranno: Afganistan, Marocco, Nigeria, Pakistan, Tunisia e Turchia. In una seconda fase, entro gennaio, dovrebbero poi essere definiti gli accordi migranti-in-cambio-di-denaro con Etiopia, Niger, nuovamente con il Pakistan, e con la Serbia, paesi con i quali, si dice, sono già stati avviati i primi contatti. Sempre nella logica del do ut des alla Turchia, investita da un ruolo cardine nell’intero sistema di gestione dei flussi, si riconosce la liberalizzazione dei visti d’ingresso nei 28 paesi dell’Ue per i suoi cittadini nel contesto di accordi di cooperazione rafforzata.\r\nNel documento preparato dagli alti burocrati si sottolinea l’esigenza di estendere progressivamente il ruolo dei funzionari di Frontex alle frontiere europee fino al dispiegamento di squadre denominate «Rabit», acronimo di rapid border intervention teams. Il nome è meno fantasioso di ciò che appare: «Jo Rabit» era il nome della missione 2010–2011 per la costruzione del muro anti-immigrazione lungo il fiume Evros tra Grecia e Turchia, considerata da Frontex come il suo più grande successo, incluso la gestione di oltre 100 giornalisti e le accuse di violazione dei diritti umani. Allora in quattro mesi di supporto alle guardie di frontiera turche e greche con 576 funzionari di Frontex, il costo fu 5,5 milioni di euro. I costi umani, nel report finale, non sono menzionati.\r\nOra con team simili, in tandem con l’agenzia Eurojust, si studia la realizzazione di hotspot anche ai confini dei Balcani, insieme a percorsi-chiave per incanalare i profughi. La pressione dei migranti alle frontiere è prevista costante, visto che il piano è quinquennale, fino al 2020. Ma — e questo sarà probabilmente il nodo della discussione a La Valletta – nell’agenda precompilata si prevede anche un periodo di sospensione dell’accordo di Schengen: l’estate prossima, tra il 1 maggio e il 31 ottobre, verrebbero ripristinati i controlli anche alle frontiere interne.\r\n\r\nLa rete No Border ha lanciato un appello a due giorni di informazione e lotta in occasione del vertice di Malta.\r\n\r\nQui potete leggere l’appello “voi crescete recinzioni, noi cresciamo tenaglie”\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Elodie della rete No Border.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-11-10-elodie-malta","11 Novembre 2015","2015-11-12 13:04:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/no-fences-no-borders_0-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"188\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/no-fences-no-borders_0-188x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/no-fences-no-borders_0-188x300.jpg 188w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/no-fences-no-borders_0.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 188px) 100vw, 188px\" />","Malta. 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E' chiaro che il batterio esiste ed un certo numero di piante si sono ammalate, ma sulla sua comparsa nel Salento, in particolare nella zona tra Taviano e Gallipoli, le informazioni restano poco chiare e quelle emerse finora non aiutano di certo il confronto su quale sia il modo migliore per affrontare la situazione.\r\n\r\nC'è chi parla di diffusione del batterio in seguito ad un workshop, proprio sulla Xylella, che nel 2010 si è tenuto a Bari presso l'Istituto Agronomico Mediterraneo, in un momento in cui il batterio era del tutto assente in Italia; è ormai certo che durante il seminario il batterio fu portato in Puglia per scopi scientifici. C'è poi chi parla di contagio \"importato\" attraverso un tipo di pianta ornamentale del Costa Rica, che sarebbe comparsa in alcuni vivai nostrani e da lì avrebbe attaccato piante di ulivo. C'è anche chi parla di un possibile complotto ordito dalla Monsanto e da aziende, di proprietà della stessa multinazionale, che fanno ricerca su Ogm resistenti al batterio in questione; in particolare l'attenzione viene concentrata su un'impresa brasiliana specializzata nel settore, la quale porta misteriosamente il nome di Alellyx, palindromo del batterio... Le ipotesi sono dunque molteplici e nei mesi scorsi è partita anche un'inchiesta da parte di due pm di Lecce, che per ora sono entrate in possesso di alcuni documenti del già citato Istituto Agronomico di Bari. Ciò che è sicuro è che per il batterio Xylella al momento non esiste una cura e che osservando la zona infetta appare evidente che non tutti gli alberi risultano colpiti. Per questo è saggio sottoporre le foglie ad un controllo preventivo anziché iniziare a potare pesantemente la pianta o ipotizzare addirittura l'eradicazione, dato che spesso l'essiccamento di rami e chiome può dipendere solo da funghi o parassiti comuni, che i contadini della zona hanno da sempre contrastato con metodi naturali, senza utilizzare dosi massicce di pesticidi e diserbanti.\r\n\r\nIn questo contesto, la risposta delle istituzioni, locali e nazionali, è stata tardiva e confusa: all'inizio vi è stata una sorta di \"richiesta\" di potare radicalmente gli alberi di ulivo che avessero presentato i primi sintomi del contagio, invece di invitare gli agricoltori, ad esempio, a far analizzare un campione delle foglie della pianta. Ecco perché nel corso del 2013 alcuni produttori hanno potato troppo le piante, le quali non sono poi riuscite a riprendersi. In seguito è arrivata la nomina \"centrale\" di un commissario straordinario, per questa ennesima \"emergenza meridionale\", il quale ha ridimensionato le potature e suggerito altre pratiche meno estreme. Tutto questo con un ritardo cronico rispetto al bisogno di informazioni da parte degli agricoltori locali. Infine sono fioccate ordinanze varie, con richieste ed obiettivi assolutamente surreali, di fatto impossibili da realizzare sull'intero territorio: in Salento, come in altre zone del sud, è altissimo il numero di grandi distese di ulivi abbandonati, immagine evidente di un latifondo che ancora esiste ed i cui proprietari vivono da generazioni altrove. E' proprio in questi campi, a cui non è stata data nessuna cura per anni, che ha iniziato a svilupparsi in modo aggressivo il batterio della Xylella, insieme ad altri parassiti e funghi. In questo senso è importante sottolineare come l'essicamento sia causato da un complesso di fattori e non solo dal batterio in questione.\r\n\r\nProprio per arginare le letture superficiali dei cronisti d'assalto e l'impreparazione costante e strutturale del governo e della regione, abbiamo scelto di parlare con Rocco dei suoi ulivi e di quelli dei suoi vicini. Rocco vive e produce olio biologico proprio nella zona di Racale, vicino a Gallipoli, confinante con Taviano, zona da cui sarebbe partito \"il contagio\". Insieme a lui abbiamo capito che esistono un'altra visione delle cose e pratiche differenti che si possono seguire per prendersi cura degli alberi e proteggerli dai parassiti. Abbiamo parlato di come, nel corso dei secoli, gli ulivi siano sempre stati curati dai contadini, attraverso le pratiche di chi vive tutti i giorni in quei territori, senza aspettare risposte inutili di politicanti sempre più distanti dalla realtà, né interventi calati dall'alto attraverso fantasiose direttive da parte di super-commissari.\r\n\r\nAscolta il contributo:\r\n\r\nrocco_olivo\r\n\r\n ","11 Maggio 2015","2015-05-12 19:02:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/05/Ulivo-affetto-da-Xylella-fastidiosa-LECCE-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"158\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/05/Ulivo-affetto-da-Xylella-fastidiosa-LECCE-300x158.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/05/Ulivo-affetto-da-Xylella-fastidiosa-LECCE-300x158.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/05/Ulivo-affetto-da-Xylella-fastidiosa-LECCE.jpg 320w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Salento, ulivi e quello che non si dice",1431356245,[183,184,185,186,187,188,189,190,191],"http://radioblackout.org/tag/batterio-xylella/","http://radioblackout.org/tag/eradicazione-ulivi/","http://radioblackout.org/tag/gallipoli/","http://radioblackout.org/tag/latifondo/","http://radioblackout.org/tag/lecce/","http://radioblackout.org/tag/parassiti/","http://radioblackout.org/tag/salento/","http://radioblackout.org/tag/taviano/","http://radioblackout.org/tag/ulivi/",[32,34,30,28,193,26,194,22,195],"Lecce","salento","ulivi",{"post_content":197},{"matched_tokens":198,"snippet":200,"value":201},[199],"E' p","proprietari vivono da generazioni altrove. \u003Cmark>E' p\u003C/mark>roprio in questi campi, a cui","Dal Salento, a volte, e non senza difficoltà, qualche voce seria e pacata riesce a bucare la versione dei media mainstream nazionali - ed anche europei - sulla questione \"Xylella\", trattata da mesi in modo ultra-allarmistico sul piano di un potenziale contagio \"europeo\" di altre zone in cui si produce l'olio di oliva. E' chiaro che il batterio esiste ed un certo numero di piante si sono ammalate, ma sulla sua comparsa nel Salento, in particolare nella zona tra Taviano e Gallipoli, le informazioni restano poco chiare e quelle emerse finora non aiutano di certo il confronto su quale sia il modo migliore per affrontare la situazione.\r\n\r\nC'è chi parla di diffusione del batterio in seguito ad un workshop, proprio sulla Xylella, che nel 2010 si è tenuto a Bari presso l'Istituto Agronomico Mediterraneo, in un momento in cui il batterio era del tutto assente in Italia; è ormai certo che durante il seminario il batterio fu portato in Puglia per scopi scientifici. C'è poi chi parla di contagio \"importato\" attraverso un tipo di pianta ornamentale del Costa Rica, che sarebbe comparsa in alcuni vivai nostrani e da lì avrebbe attaccato piante di ulivo. C'è anche chi parla di un possibile complotto ordito dalla Monsanto e da aziende, di proprietà della stessa multinazionale, che fanno ricerca su Ogm resistenti al batterio in questione; in particolare l'attenzione viene concentrata su un'impresa brasiliana specializzata nel settore, la quale porta misteriosamente il nome di Alellyx, palindromo del batterio... Le ipotesi sono dunque molteplici e nei mesi scorsi è partita anche un'inchiesta da parte di due pm di Lecce, che per ora sono entrate in possesso di alcuni documenti del già citato Istituto Agronomico di Bari. Ciò che è sicuro è che per il batterio Xylella al momento non esiste una cura e che osservando la zona infetta appare evidente che non tutti gli alberi risultano colpiti. Per questo è saggio sottoporre le foglie ad un controllo preventivo anziché iniziare a potare pesantemente la pianta o ipotizzare addirittura l'eradicazione, dato che spesso l'essiccamento di rami e chiome può dipendere solo da funghi o parassiti comuni, che i contadini della zona hanno da sempre contrastato con metodi naturali, senza utilizzare dosi massicce di pesticidi e diserbanti.\r\n\r\nIn questo contesto, la risposta delle istituzioni, locali e nazionali, è stata tardiva e confusa: all'inizio vi è stata una sorta di \"richiesta\" di potare radicalmente gli alberi di ulivo che avessero presentato i primi sintomi del contagio, invece di invitare gli agricoltori, ad esempio, a far analizzare un campione delle foglie della pianta. Ecco perché nel corso del 2013 alcuni produttori hanno potato troppo le piante, le quali non sono poi riuscite a riprendersi. In seguito è arrivata la nomina \"centrale\" di un commissario straordinario, per questa ennesima \"emergenza meridionale\", il quale ha ridimensionato le potature e suggerito altre pratiche meno estreme. Tutto questo con un ritardo cronico rispetto al bisogno di informazioni da parte degli agricoltori locali. Infine sono fioccate ordinanze varie, con richieste ed obiettivi assolutamente surreali, di fatto impossibili da realizzare sull'intero territorio: in Salento, come in altre zone del sud, è altissimo il numero di grandi distese di ulivi abbandonati, immagine evidente di un latifondo che ancora esiste ed i cui proprietari vivono da generazioni altrove. \u003Cmark>E' p\u003C/mark>roprio in questi campi, a cui non è stata data nessuna cura per anni, che ha iniziato a svilupparsi in modo aggressivo il batterio della Xylella, insieme ad altri parassiti e funghi. In questo senso è importante sottolineare come l'essicamento sia causato da un complesso di fattori e non solo dal batterio in questione.\r\n\r\nProprio per arginare le letture superficiali dei cronisti d'assalto e l'impreparazione costante e strutturale del governo e della regione, abbiamo scelto di parlare con Rocco dei suoi ulivi e di quelli dei suoi vicini. Rocco vive e produce olio biologico proprio nella zona di Racale, vicino a Gallipoli, confinante con Taviano, zona da cui sarebbe partito \"il contagio\". Insieme a lui abbiamo capito che esistono un'altra visione delle cose e pratiche differenti che si possono seguire per prendersi cura degli alberi e proteggerli dai parassiti. Abbiamo parlato di come, nel corso dei secoli, gli ulivi siano sempre stati curati dai contadini, attraverso le pratiche di chi vive tutti i giorni in quei territori, senza aspettare risposte inutili di politicanti sempre più distanti dalla realtà, né interventi calati dall'alto attraverso fantasiose direttive da parte di super-commissari.\r\n\r\nAscolta il contributo:\r\n\r\nrocco_olivo\r\n\r\n ",[203],{"field":127,"matched_tokens":204,"snippet":200,"value":201},[199],{"best_field_score":167,"best_field_weight":132,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":168,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":19},{"document":207,"highlight":227,"highlights":233,"text_match":165,"text_match_info":236},{"cat_link":208,"category":209,"comment_count":47,"id":210,"is_sticky":47,"permalink":211,"post_author":50,"post_content":212,"post_date":213,"post_excerpt":53,"post_id":210,"post_modified":214,"post_thumbnail":53,"post_thumbnail_html":53,"post_title":215,"post_type":58,"sort_by_date":216,"tag_links":217,"tags":222},[44],[46],"23538","http://radioblackout.org/2014/06/il-paradigma-grandi-opere-e-il-caso-mose/","All'indomani dell'ennesima operazione anti-corruzione che ha mandato in carcere 35 tra politici e imprenditori del Nord-Est per gli appalti del Mo.S.E. (tra cui il sindaco PD di Venezia Orsini) il ceto politico è preoccupato soprattutto di non veder mettere in disussione il paradigma politico-finanziario delle grandi opere. Eppure Dopo le inchieste su Expo, Tav, fondi Ue e oggi MoSE quello che si delinea è un vero e proprio sistema costruito sui meccanismi della deroga, del commissariamento, delle privatizzazione, dll'eterna emergenza per applicare subito e senza controlli opere faraoniche che distruggono il territorio e arricchiscono i contraenti, riproducendo un meccnismo pervrerso di rapporti tra Politica Istituzionale, Impresa )e talvolta anche la criminalità organizzata).\r\nNe abbiamo parlato con Paolo Cacciari, giornalista free-lance veneto, autore di un commento sul Manifesto di oggi:\r\nPAolo_cacciari_MOse\r\n\r\nAlleghiamo anche un'intervista di 2 giorni fa a Massimo, un compagno di Venezia che commentava ai microfoni della radio (a caldo) i risultati dell'inchiesta e il silenzioso ma pervasivo modello di corruzione diffusa che il MoSe ha portato nella città lagunare:\r\n\r\nmassimo_venezia_MOse\r\nQui di seguito, l'articolo di Paolo Cacciari uscito oggi sul Manifesto\r\nMose bipartisan, ecco l’origine perversa del «partito del fare»\r\nl progetto della chiusura delle bocche di porto della Laguna di Venezia, il più grande intervento di ingegneria civile mai costruito in Italia, è stato il prototipo delle «grandi opere». In tutto. Nella filosofia emergenzialista che lo presiede — la grande alluvione del 4 novembre 1966 sembrava giustificare una decisione rapida e rassicurante, in barba ad ogni esigenza di approfondimento degli studi scientifici.\r\nNella delega concessa al sistema delle imprese private giudicato dai decisori politici il più competente ed efficiente non solo nella realizzazione delle opere, ma anche nella loro ideazione e progettazione – condannando le università, il Cnr e gli organi tecnici dello stato a fare da supporto servente alle imprese. Nella deroga alle procedure ordinarie di affidamento, verifica e controllo delle opere pubbliche – date in concessione ad un unico soggetto, anticipando il meccanismo del general contract. Nel generoso ricorso al credito bancario (a proposito dei motivi che hanno generato il debito pubblico!) – procedura che poi sarà perfezionata con il project financing.\r\nIl Consorzio Venezia Nuova nasce nel 1982 sotto gli auspici di De Michelis (Partecipazioni Statali), Nicolazzi (Lavori Pubblici) e Fanfani (presidente del Consiglio). Comprende tutte le maggiori società di engineering pubbliche e private, dalla Impresit della Fiat (a cui subentrerà la Mantovani) alle Condotte d’acqua dell’Iri. E poi: Lodigiani, Maltauro, Impregilo fino alle cooperative emiliane CCC. Primo presidente del CVN è Luigi Zanda, proveniente dalla segreteria del ministro Cossiga.\r\nNegli stessi anni nasce anche il Tav e il Ponte dello Stretto di Messina. L’Italia del «fare» — per chi ha perso la memoria — nasce allora.\r\nMa per superare gli evidenti vizi giuridici di un’opera affidata in concessione a trattativa privata e per di più su un «progetto preliminare di massima» mai approvato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ci fu bisogno di una legge speciale (legge 798 del 29 novembre del 1984). Ad opporsi fu solo il Pri con il ministro Bruno Visentini, come io stesso riconoscevo in un saggio di tanti anni fa, Appunti per una storia del Progettone («Oltre il ponte», n. 17, 1987), in cui definivo l’oggetto della convenzione tra Stato e CVN: «un insieme di opere ancora indeterminate, tutte comunque assicurate da una forma di pagamento a piè di lista».\r\nNasce così lo strapotere del CVN in città e non solo. Crocevia di smistamento di ogni genere di appalti, anche quelli non direttamente afferenti al Mose. Punto di equilibrio degli interessi bipartisan.\r\nA dire il vero un ripensamento ci fù all’epoca di Tangentopoli. Con una legge del 1993 (n.527, art. 12, comma 11) si dava mandato al Governo di «razionalizzare» le procedure di intervento a Venezia così da «separare i soggetti incaricati della progettazione dai soggetti cui è affidata la realizzazione» e costituire una agenzia pubblica. Inutile dire che nulla sostanzialmente fu fatto per mutare la situazione. Nemmeno quando nel 1998 la Commissione nazionale per la Valutazione dell’Impatto Ambientale dette un parere sostanzialmente negativo al progetto.\r\nIn soccorso del Mose giunse la nuova Legge Obiettivo di Lunardi-Berlusconi (2002) che ha consentito ai vari governi, da ultimo quello Prodi con Di Pietro ministro ai Lavori Pubblici (con un voto a maggioranza nel Consiglio dei ministri), di avocare a sé le decisioni tecnico-progettuali e di approvare definitivamente il Mose nel 2006. Fu il colpo di grazia anche per i movimenti ambientalisti e l’assemblea permanente contro il Mose. Da allora una valanga di massi, cemento e ferro è stata scaricata sulle bocche di porto. Il Consorzio Venezia Nuova aveva vinto. Ora sappiamo che sei miliardi di finanziamenti diretti, più tutti quelli per le opere complementari di difesa a mare del litorale, di consolidamento delle rive e delle fondamenta, di restauri vari, sono il prezzo con cui il «partito del fare» (e del rubare) si è comprato la città.","6 Giugno 2014","2014-06-09 13:53:59","Il paradigma 'grandi opere' e il caso MoSE",1402056065,[218,219,220,221],"http://radioblackout.org/tag/corruzione/","http://radioblackout.org/tag/grandi-opere/","http://radioblackout.org/tag/mose/","http://radioblackout.org/tag/venezia/",[223,224,225,226],"corruzione","grandi opere","Mose","Venezia",{"post_content":228},{"matched_tokens":229,"snippet":231,"value":232},[230],"e p","ma anche nella loro ideazione \u003Cmark>e p\u003C/mark>rogettazione – condannando le università, il Cnr","All'indomani dell'ennesima operazione anti-corruzione che ha mandato in carcere 35 tra politici e imprenditori del Nord-Est per gli appalti del Mo.S.E. 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In tutti gli altri casi, sarà vietato per legge, con l'ovvia e terribile conseguenza di un ritorno agli aborti clandestini.\r\nI gravi rischi devono essere certificati e motivati da due specialisti. Nel primo caso il termine scade alla dodicesima settimana, e solo se la violenza è stata denunciata, mentre nel secondo il limite è fissato a ventidue settimane.\r\nAnche la ricerca di un medico disponibile a praticare l’intervento potrà rivelarsi una corsa a ostacoli, dato che la legge introduce l’obiezione di coscienza per tutto il personale sanitario (dalla diagnosi all’intervento) e proibisce la pubblicità di cliniche in cui si pratichi l’aborto. Altro elemento di forte dibattito è la scomparsa del comma in cui si dettagliava il diritto ad abortire in caso di malattie o malformazioni del feto, ora lasciato all’ambiguità.\r\nInoltre, alle minorenni non basterà supplicare i sanitari di firmare il nulla osta, sarà indispensabile anche quello dei genitori, “chiamati a partecipare”.\r\n\r\nDa tutte le regioni dello Stato Spagnolo, il 1° febbraio, migliaia di donne raggiungeranno la stazione di Atocha a Madrid per protestare contro il progetto di legge del governo Rajoy.\r\n\r\nAlle ore 12.00 un corteo si recherà sotto l’Assemblea dei Deputati, per consegnare il seguente testo al Capo del Governo, al Presidente del Parlamento, alla Ministra Ana Mato, al Ministro Alberto Ruiz Gallardón (autore della proposta di legge) e ai vari gruppi parlamentari.\r\n In questa giornata, in Europa ed in Italia, sono state organizzate azioni di solidarietà e di controinformazione.\r\nAnche a Torino, a partire dalle ore 15, sotto il consolato spagnolo (piazza castello) ci sarà un volantinaggio e presidio, sia per solidarietà con le vicende spagnole, sia per ribadire come l'accesso all'aborto sia messo sotto minaccia anche da noi.\r\n\r\nLa legge 194 che regolamenta l'interruzione volontaria di gravidanza in Italia, è da anni sempre più a rischio di disapplicazione. La difficoltà di accedere all'IVG rischia di implementare la zona grigia degli aborti clandestini, anch'essi in crescita. Si tratta tuttavia di un collasso annunciato, a causa di una legge che nasce già carente in materia di limitazione dell'obiezione di coscienza, consentendo di fatto la situazione attuale, che ormai sfiora l'emergenza in molte regioni italiane. Un esempio su tutti, quello della regione Lazio, dove l'obiezione registra un inquietante 91%.\r\nE in Piemonte? Benché ancora al di sotto della media nazionale, anche nella nostra regione il dati sono preoccupanti: al 2012, il 67,5% dei/delle ginecologi/he e il 40% degli/le anestesisti/e erano obiettori/trici. A Torino i/le ginecologi/he obiettori rappresentano il 84,6% nella ASL To1, il 69,2% nella ASL To2, il 61,53% in To3, 68,96% in To4, il 61,20% in To5. Nelle altre provincie si registrano situazioni ancor più critiche, in particolare a Novara dove un solo medico è attivo, di Alessandria (2 medici) e di Cuneo (3 medici).\r\nMa non basta! In Piemonte, come in altre regioni italiane, i movimenti antiabortisti si fanno strada a colpi di leggi e delibere che permetterebbero loro di entrare nei consultori pubblici, trasformandoli in luoghi di predica e propaganda oscurantista, interferendo così nella libera scelta delle donne ad intraprendere il percorso dell'IVG. Qui in Piemonte questi interventi legislativi si chiamano Delibera Ferrero (2010) e Proposta di Legge 160 (2011), entrambi promossi dal governo regionale di destra di Roberto Cota.\r\nInvece di vietare l’aborto e di limitare la libertà di scelta delle donne in materia di sessualità e maternità, o di spendere soldi pubblici per finanziare l’intervento privato degli antiabortisti nei presidi sanitari pubblici, costruiamo altri percorsi, questi sì, di consapevolezza e liberazione, quali la prevenzione, la contraccezione e l’educazione sessuale nelle scuole.\r\n\r\nAscolta la diretta con Chiara, del collettivo Medea:\r\n1 feb yo decido","31 Gennaio 2014","2014-02-05 15:50:40","1 Febbraio, Yo Decido! 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La difficoltà di accedere all'IVG rischia di implementare la zona grigia degli aborti clandestini, anch'essi in crescita. Si tratta tuttavia di un collasso annunciato, a causa di una legge che nasce già carente in materia di limitazione dell'obiezione di coscienza, consentendo di fatto la situazione attuale, che ormai sfiora l'emergenza in molte regioni italiane. Un esempio su tutti, quello della regione Lazio, dove l'obiezione registra un inquietante 91%.\r\nE in Piemonte? Benché ancora al di sotto della media nazionale, anche nella nostra regione il dati sono preoccupanti: al 2012, il 67,5% dei/delle ginecologi/he e il 40% degli/le anestesisti/e erano obiettori/trici. A Torino i/le ginecologi/he obiettori rappresentano il 84,6% nella ASL To1, il 69,2% nella ASL To2, il 61,53% in To3, 68,96% in To4, il 61,20% in To5. 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Qui in Piemonte questi interventi legislativi si chiamano Delibera Ferrero (2010) \u003Cmark>e P\u003C/mark>roposta di Legge 160 (2011), entrambi promossi dal governo regionale di destra di Roberto Cota.\r\nInvece di vietare l’aborto e di limitare la libertà di scelta delle donne in materia di sessualità e maternità, o di spendere soldi pubblici per finanziare l’intervento privato degli antiabortisti nei presidi sanitari pubblici, costruiamo altri percorsi, questi sì, di consapevolezza e liberazione, quali la prevenzione, la contraccezione e l’educazione sessuale nelle scuole.\r\n\r\nAscolta la diretta con Chiara, del collettivo Medea:\r\n1 feb yo decido",[271],{"field":127,"matched_tokens":272,"snippet":268,"value":269},[267],{"best_field_score":167,"best_field_weight":132,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":168,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":19},6646,{"collection_name":58,"first_q":69,"per_page":276,"q":69},6,9,{"facet_counts":279,"found":14,"hits":302,"out_of":355,"page":19,"request_params":356,"search_cutoff":36,"search_time_ms":357},[280,288],{"counts":281,"field_name":286,"sampled":36,"stats":287},[282,284],{"count":19,"highlighted":283,"value":283},"anarres",{"count":19,"highlighted":285,"value":285},"Bello come una prigione che brucia","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":289,"field_name":35,"sampled":36,"stats":300},[290,292,294,296,298],{"count":19,"highlighted":291,"value":291},"M5S",{"count":19,"highlighted":293,"value":293},"Grillo",{"count":19,"highlighted":295,"value":295},"ingroia",{"count":19,"highlighted":297,"value":297},"elezioni",{"count":19,"highlighted":299,"value":299},"autonomia",{"total_values":301},5,[303,328],{"document":304,"highlight":318,"highlights":324,"text_match":165,"text_match_info":327},{"comment_count":47,"id":305,"is_sticky":47,"permalink":306,"podcastfilter":307,"post_author":308,"post_content":309,"post_date":310,"post_excerpt":53,"post_id":305,"post_modified":311,"post_thumbnail":312,"post_title":313,"post_type":314,"sort_by_date":315,"tag_links":316,"tags":317},"54486","http://radioblackout.org/podcast/bello-come-una-prigione-che-brucia-3-giugno-2019/",[285],"bellocome","Da pochi giorni un compagno anarchico, Marco Boba, è stato trasferito dal carcere di Saluzzo ai domiciliari, come misura cautelare per l’accusa di avere lanciato – nel corso di un presidio di fronte al carcere delle Vallette – un razzo segnalatore che avrebbe innescato l’incendio e la distruzione di un laboratorio di panificazione situato dentro al perimetro della galera torinese.\r\nUn vuoto presto riempito, visto che negli ultimi giorni si sono susseguite affermazioni e smentite circa la volontà della grande distribuzione digitale (la multinazionale Amazon e l’italian ePrice) di sfruttare manodopera detenuta come forza lavoro e spazi carcerari come magazzini.\r\nCerchiamo di ripercorrere gli ultimi eventi fino alla conferma dell’ingresso di ePrice nelle carceri di Torino e Roma (Rebibbia): segnale di una nuova fase nella strutturazione del carcere-fabbrica.\r\n\r\nAnna e Silvia sono in sciopero della fame dal 29 maggio 2019 per protestare contro le condizioni detentive della sezione Alta Sicurezza 2 del carcere de L’Aquila, una galera dove la tortura del 41bis riverbera in ogni aspetto della quotidianità. 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La nuova Italia era stata svezzata ed era pronta a fare il salto nell’era del just in time, delle televendite, della libertà fatta di tette/culi, della vita quotidiana sparata in TV, dei sogni confezionati da specialisti dell’immagine e consumati in un minuto.\r\nVolgare, grezzo, ma vitale, Berlusconi inaugurò un nuovo stile politico.\r\nIl corpo, negato, ingessato, smaterializzato, dimenticato fa irruzione nella scena politica mutandola di segno.\r\nNella concretezza dello scontro di classe l’era Berlusconiana porta a termine si lascia alle spalle la questione della mediazione politica tra le “parti sociali”.\r\nLa socialdemocrazia ha un costo che i padroni, se possono, evitano di pagare passando all’attacco.\r\nBerlusconi non ha regnato ininterrottamente, perché una legislatura e mezza se l’è fatta anche il centro-sinistra. 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Poi sono sberle, e, nei casi estremi, la cacciata dalla famiglia.\r\nGrillo è l’apoteosi della politica post ideologica: mette insieme illusione partecipativa e il dirigismo più esasperato, corteggia i movimenti localisti e fa dichiarazioni razziste, vuole moralizzare la politica, tagliando stipendi e privilegi, ma gioca il proprio ruolo di garante per decidere, senza confronto alcuno, la linea politica del “suo” movimento.\r\nIn campagna elettorale le piazze si sono riempite di spettatori, che andavano via appena prendevano la parola i candidati, meri fantocci all’ombra del conducator.\r\nOggi questi fantocci sono in parlamento, regalando a tanti l’illusione di esserci anche loro.","15 Marzo 2013","2019-01-31 12:44:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/03/elezioni_470x305-200x110.jpg","Il Grillo, il satiro e l’uomo in grigio",1363389931,[340,341,342,343,344],"http://radioblackout.org/tag/autonomia/","http://radioblackout.org/tag/elezioni/","http://radioblackout.org/tag/grillo/","http://radioblackout.org/tag/ingroia/","http://radioblackout.org/tag/m5s/",[299,297,293,295,291],{"post_content":347},{"matched_tokens":348,"snippet":349,"value":350},[230],"al passato.\r\nTra partite IVA \u003Cmark>e p\u003C/mark>recari a vita si è modificata la","Il risultato emerso dalle urne è stato un vero terremoto elettorale, il primo dal lontano 1994, quando la discesa in campo di Berlusconi, sotto l’insegna politico-calcistica di Forza Italia, decretò la nascita della seconda Repubblica.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Pietro Stara. 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Poi sono sberle, e, nei casi estremi, la cacciata dalla famiglia.\r\nGrillo è l’apoteosi della politica post ideologica: mette insieme illusione partecipativa e il dirigismo più esasperato, corteggia i movimenti localisti e fa dichiarazioni razziste, vuole moralizzare la politica, tagliando stipendi e privilegi, ma gioca il proprio ruolo di garante per decidere, senza confronto alcuno, la linea politica del “suo” movimento.\r\nIn campagna elettorale le piazze si sono riempite di spettatori, che andavano via appena prendevano la parola i candidati, meri fantocci all’ombra del conducator.\r\nOggi questi fantocci sono in parlamento, regalando a tanti l’illusione di esserci anche loro.",[352],{"field":127,"matched_tokens":353,"snippet":349,"value":350},[230],{"best_field_score":167,"best_field_weight":132,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":168,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":19},6637,{"collection_name":314,"first_q":69,"per_page":276,"q":69},4,["Reactive",359],{},["Set"],["ShallowReactive",362],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$frohwlIdeMOv6td7QN0YE9j5X7TI6U-X1F-x8F9tldZg":-1},true,"/search?query=epr"]