","SIRIA: la questione drusa al centro dell'agenda espansionistica Israeliana","post",1752845637,[60,61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/colonialismo/","http://radioblackout.org/tag/drusi/","http://radioblackout.org/tag/espansionismo/","http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/siria/","http://radioblackout.org/tag/stati-uniti/",[67,15,21,68,69,70],"colonialismo","Israele","Siria","Stati Uniti",{"tags":72},[73,75,77,80,82,84],{"matched_tokens":74,"snippet":67},[],{"matched_tokens":76,"snippet":15},[],{"matched_tokens":78,"snippet":79},[21],"\u003Cmark>espansionismo\u003C/mark>",{"matched_tokens":81,"snippet":68},[],{"matched_tokens":83,"snippet":69},[],{"matched_tokens":85,"snippet":70},[],[87],{"field":34,"indices":88,"matched_tokens":90,"snippets":92},[89],2,[91],[21],[79],578730123365712000,{"best_field_score":95,"best_field_weight":96,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":97,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":46},"1108091339008",13,"578730123365711977",{"document":99,"highlight":117,"highlights":122,"text_match":126,"text_match_info":127},{"cat_link":100,"category":101,"comment_count":46,"id":102,"is_sticky":46,"permalink":103,"post_author":49,"post_content":104,"post_date":105,"post_excerpt":52,"post_id":102,"post_modified":106,"post_thumbnail":107,"post_thumbnail_html":108,"post_title":109,"post_type":57,"sort_by_date":110,"tag_links":111,"tags":115},[43],[45],"88466","http://radioblackout.org/2024/04/la-pulizia-etnica-del-nagorno-karabakh-nella-linea-di-faglia-del-caucaso/","Cos'è successo all'Artsakh, o anche chiamata regione del Nagorno Karabakh, dopo l'attacco avvenuto nel Settembre 2023 da parte delle forze armate dell'Azerbaijan?\r\n\r\nNel giro di una settimana circa 100.000 persone (su un totale di 120.000) sono fuggite dal Nagorno-Karabakh. Tutte le altre se ne sono andate poco dopo. Oggi ne restano poche decine. Un esodo di massa di una intera popolazione. Nella più totale indifferenza di qualsiasi media o voce internazionale ed occidentale. Una pulizia etnica di fatto, non sfociata nello sterminio solo grazie al fatto che la popolazione dell'Artsakh è riuscita, tramite il corridoio di Lachin, a fuggire nella Repubblica d'Armenia. Una guerra lampo vinta grazie alla totale supremazia sia militare che diplomatica dell'Azerbaijan, supportata dalla Turchia (ma anche da Israele e dalle aziende belliche italiane).\r\n\r\nUn evento che purtroppo sembra essere nient'altro che un piccolo tassello nella prospettiva del rinnovato espansionismo turco-azero nella regione caucasica. Caucaso che appunto, è una grande “linea di faglia”, una delle faglie moderne ed attuali tra Imperi che stanno tornando a tremare (Occidente, Turchia, Russia, Iran), corridoio nord-sud tra l'area di influenza sovietica e Medio Oriente, corridoio est-ovest per le condutture energetiche e di gas tra Baku e l'Europa.\r\n\r\nDi tutto questo ne parliamo con Daniele, redattore della rivista Nunatak, su cui a breve uscirà un articolo su questi temi, e profondo conoscitore di quelle regioni. Ascolta la diretta su RadioBlackout:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/caucaso.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer approfondire e leggere l'intero articolo (in pubblicazione):\r\n\r\nhttps://nunatak.noblogs.org/","3 Aprile 2024","2024-04-03 17:10:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/caucaso-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/caucaso-300x225.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/caucaso-300x225.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/caucaso-768x576.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/caucaso.png 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La pulizia etnica del Nagorno Karabakh nella linea di faglia del Caucaso",1712164239,[112,113,114],"http://radioblackout.org/tag/armenia/","http://radioblackout.org/tag/caucaso/","http://radioblackout.org/tag/nagorno-karabakh/",[116,19,25],"armenia",{"post_content":118},{"matched_tokens":119,"snippet":120,"value":121},[21],"tassello nella prospettiva del rinnovato \u003Cmark>espansionismo\u003C/mark> turco-azero nella regione caucasica. 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Che cosa vuole e cosa può Putin, ci sono le condizioni affinché questa escalation di conflitto vada avanti ? \r\n\r\nCi sono delle cause più profonde da ricercare più indietro nel tempo, bisogna guardare all’espansionismo della Nato ma non possiamo vedere lo scontro in una visione bipolare tra Nato e Russia. In questo momento la sua sfera di influenza viene minacciata da un avversario come la Nato, che non ha nessuna intenzione di retrocedere, infatti a fine 2021 in una dichiarazione formale si chiedeva di non accogliere l’Ucraina all’interno dell’alleanza, ad ora per l’Ucraina, essendoci un conflitto aperto, non è possibile entrare nella Nato ma in ogni caso gli USA hanno sempre rifiutato questa richiesta. Putin vuole più cose su diverse scale, innanzitutto che l’Ucraina e l’area post sovietica rimangano attaccate alla sfera politica russa ma si rifà anche a motivazioni storiche, come è stato chiaro nel discorso alla nazione in seguito al riconoscimento delle Repubbliche del Donbass, condito da revisionismo storico, durante il quale Putin ha attinto a motivazioni culturali usando una narrazione che parla di un ordine quasi naturale e ben radicato in un passato condiviso messo a repentaglio dalla potenza imperialista della Nato. Putin vuole che questa narrazione sia percepita dai suoi cittadini ma anche all’estero, quello che vuole è un mondo multipolare segnato dal principio di non interferenza, un mondo in cui non ci sia il primato della democrazia neoliberale. Ciò che accadrà non lo possiamo sapere e dipende da una serie di variabili. Se l’Ucraina è disposta a capitolare e a “sospendere le aggressioni”, perché è questo il punto di vista russo, allora il governo russo sarebbe aperto a una trattativa, c’è da vedere di che tipo di trattativa si tratta, bisogna vedere la risposta della Nato anche perchè Biden ha ribadito che non saranno mandati soldati della Nato in Ucraina ma si continuerà a supportare l’esercito ucraino a livello finanziario e logistico.\r\n\r\nQuali risposte abbiamo sul tavolo, dall’UE agli USA, ai Paesi Baltici, alle ex repubbliche sovietiche?\r\n\r\nLe truppe nato stanno raggiungendo i confini nei Baltici e in Polonia, una mossa preventiva che ci auguriamo non porti a uno scontro, mentre la risposta principale sono le sanzioni, un punto problematico. Infatti, non c’è un fronte unito sulle sanzioni, si è proposto di escludere la Russia dal sistema swift, l’unica sanzione che potrebbe avere un portato significativo, ma il problema è che ne risentirebbe anche l’Occidente dall’Europa all’America, ed è il grande scoglio che fa retrocedere un po’ tutti. Le sanzioni penalizzano anche i paesi che le elabrorano, soprattutto in un momento in cui non ci sono paesi in situazioni stabili. Inoltre, penalizzano grandi gruppi finanziari e bancari, Intesa San Paolo e Unicredit sono fortemente contrari perche sarebbero gravi perdite per loro. Quindi l’efficacia delle sanzioni è limitata e la Russia lo sa.\r\n\r\nIn questo contesto e possibile che l’UE si spacchi viste le posizioni molto diverse, dalla Gran Bretagna in una posizione privilegiata per i capitali russi nel suo territorio all’Italia che è dipendente per più del 40% dal gas della Russia, ci sono probabilità di fuoriuscita dalla Nato o risposte diverse? \r\n\r\nQuesti sono processi lunghissimi ed estenuanti, come è stato per la Brexit, in questo senso l’UE è gia spaccata, un problema che si è riproposto anche per la questione del gasdotto Northstrem2, già pronto con la Germania promotrice principale insieme ad altri paesi, mentre i Baltici e la Polonia erano molto contrari, queste differenti posizioni dipendono fortemente dalle relazioni che ogni paese membro ha con la Russia. Ad ora la certificazione per il gasdotto è stata sospesa a seguito del riconoscimento dell’indipendenza delle due Repubbliche del Donbass. Quindi possiamo dire che l’Europa sia già spaccata ma il processo è lungo, il conflitto al momento è prioritario e la Nato è invischiata fino al midollo.\r\n\r\nE gli altri attori? La Cina ? \r\n\r\nGli attori più significativi sono quelli che abbiamo menzionato, l’Ucraina e le due Repubbliche sono una pedina di uno scontro più grande che tira in ballo un equilibrio geopolitico globale, l’Ucraina è il paese che sta subendo con un costo altissimo in termini umani ma non è l’attore decisivo. Bisognerà vedere la sua risposta ma comunque ad ora in due giorni la Russia è riuscita a invadere il territorio su larga scala e ha dimostrato di avere il coltello dalla parte del manico. La Cina è in una posizione difficile perchè ha basato la sua ascesa su un atteggiamento pacifico basato su accordi commerciali, ovviamente ha un tratto in comune con la Russia, ossia la critica dell’ordine basato sulle democrazie neoliberali, entrambe da anni contestano quest’ordine, da un lato Putin con la forza nel 2008, nel 2014 e oggi, dall’altro la Cina basandosi su un piano commerciale. Quest’ultima ha offerto supporto finanziario alla Russia ma non ha appoggiato la sua avventura bellica cercando di tirarsene fuori rimanendo neutrale anche perché non è interesse di nessuno coinvolgerla in termini militari. Dobbiamo considerare che a seguito di questa guerra l’UE e l’equilibrio che conosciamo oggi non ci sarà più, dipende da cosa farà l’Ucraina, se dovesse arrendersi ma ad ora non sembra un’ipotesi in vista con le dichiarazioni del presidente, dipende dalle intenzioni della Russia se vorrà riconoscere il governo di Zelenski a delle condizioni o se vorrà completamente destituirlo, non è noto. Dipende dalla risposta della Nato se effettivamente non interverrà ma dipende da quali sono i prossimi sviluppi se ci saranno scontri in territorio Nato.\r\n\r\nParliamo delle proteste contro la guerra in Russia...\r\n\r\nBisogna chiarire che in Russia è vietato fare manifestazioni non autorizzate, con manifestazioni si intende anche una persona con un cartello, come scenario classico. Gli arresti in qualsiasi manifestazione, anche pacifica e sono quasi sempre pacifiche, sono all’ordine del giorno. C’è una grande pressione da parte dello Stato. È vero che in queste ore è stato dimostrato un grande supporto alla causa, moltissime persone sono scese in piazza a Mosca e San Pietroburgo nonostante la repressione violenta che era già preparata, il governo infatti si aspettava le proteste, la polizia era già schierata in strada fin dalla mattina, allo stesso tempo non è stato organizzato nulla in supporto della guerra cosa che di solito succede da parte del governo russo nella ricerca di legittimità popolare, il che è significativo, esiste dunque la consapevolezza del governo che molti cittadini siano contro la guerra, si parla di migliaia di arrestati.\r\n\r\nL’Ucraina viene narrata in una posizione di vittima quando ci sono state innumerevoli aggressioni da parte del governo ucraino nei confronti dei paesi limitrofi, come interpretare questo fenomeno? \r\n\r\nInnanzitutto bisogna sottolineare una cosa, uno sguardo manicheo alla situazione non è mai utile per interpretare un fenomeno. Nel momento in cui si parla di governo fascista riferendosi all’Ucraina (quando Putin stesso l’ha dichiarato un burattino dell’Occidente) si fa il gioco della Russia. L’Ucraina è effettivamente vittima di un’aggressione e la presenza di gruppi nazisti, com’era accaduto anche nel contesto delle rivolte di Euromaidan, non sminuisce il fatto che l’Ucraina stia subendo un’invasione violenta da parte di uno stato che non riconosce la sovranità nazionale di un altro stato. È dal 2014, da Euromaidan che ha portato alla destituzione del governo precedente, che va avanti il conflitto in Donbass, questo conflitto non si è mai fermato nonostante gli accordi del 2014 e 2015, l’Ucraina non ha mai rinunciato alle Repubbliche del Donbass e assicurare l’autonomia alle Repubbliche separatiste non è mai stata accettata. La questione anche dal punto di vista etnico è molto complessa, certo è che le regioni orientali sono a maggioranza russofona, ma bisognerebbe sottolineare la differenza tra russofono e russofilo, poi è vero che nel referendum i cittadini hanno dimostrato di volersi alleare con la Russia, ma si tratta di territori in cui non ci può essere una totale unanimità e questo va tenuto in conto quando si parla di civili che devono affrontare attacchi armati tutti i giorni da 8 anni. Anche la rivoluzione di Euromaidan e i governi che si sono susseguiti in seguito, ci parlano di un contesto ambiguo, un panorama variegato, ci sono gruppi nazionalisti di estrema destra che hanno animato le proteste, come anche quelle dei giorni scorsi per la sovranità dell’Ucraina, ci sono gruppi che vorrebbero maggiore vicinanza all’UE, vuoi per sentimento antirusso o per maggiore vicinanza al sistema valoriale europeo, ciò non rende un popolo ideologicamente definito. Il vero problema è la coesistenza dei gruppi e la strumentalizzazione della coesistenza di questi gruppi.\r\n\r\nC’è la possibilità di un fronte popolare che sia in grado di posizionarsi né con la Nato né con la Russia in Ucraina? \r\n\r\nIn Ucraina ci sono tanti cittadini che vorrebbero vivere in uno stato sovrano, sebbene sia problematico il concetto di sovranità nazionale, vorrebbero un paese indipendente da ingerenze esterne e che sia indipendente da un assetto valoriale esterno. Questo gruppo di persone va rispettato, nelle piazze che lottano per lo stop alla guerra non sono soltanto piazze di liberali che vogliono la pace, non è così, ci sono anche gruppi di estrema destra e ci sono persone che condividono una visione più ideologicamente imperialista dell’UE.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/mc-franceschelli-ucraina-2022_02_25_2022.02.25-13.00.00-escopost-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito l’intervento di Tiziana di student* palermitan* che ci parla del presidio contro la guerra di questo pomeriggio. \r\n\r\nLa Sicilia è in una posizione specifica nel contesto di questa guerra, infatti in queste settimane la flotta russa ha varcato le acque intorno all’isola, ci sono state esercitazioni militari, droni in partenza per basi militari sono state all’ordine del giorno. Da Sigonella sono partiti i droni per sorvegliare le truppe russe ai confini con l’Ucraina, le antenne del Muos a Niscemi hanno un ruolo di prima linea in questo momento. 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Che cosa vuole e cosa può Putin, ci sono le condizioni affinché questa escalation di conflitto vada avanti ? \r\n\r\nCi sono delle cause più profonde da ricercare più indietro nel tempo, bisogna guardare all’espansionismo della Nato ma non possiamo vedere lo scontro in una visione bipolare tra Nato e Russia. In questo momento la sua sfera di influenza viene minacciata da un avversario come la Nato, che non ha nessuna intenzione di retrocedere, infatti a fine 2021 in una dichiarazione formale si chiedeva di non accogliere l’Ucraina all’interno dell’alleanza, ad ora per l’Ucraina, essendoci un conflitto aperto, non è possibile entrare nella Nato ma in ogni caso gli USA hanno sempre rifiutato questa richiesta. Putin vuole più cose su diverse scale, innanzitutto che l’Ucraina e l’area post sovietica rimangano attaccate alla sfera politica russa ma si rifà anche a motivazioni storiche, come è stato chiaro nel discorso alla nazione in seguito al riconoscimento delle Repubbliche del Donbass, condito da revisionismo storico, durante il quale Putin ha attinto a motivazioni culturali usando una narrazione che parla di un ordine quasi naturale e ben radicato in un passato condiviso messo a repentaglio dalla potenza imperialista della Nato. Putin vuole che questa narrazione sia percepita dai suoi cittadini ma anche all’estero, quello che vuole è un mondo multipolare segnato dal principio di non interferenza, un mondo in cui non ci sia il primato della democrazia neoliberale. Ciò che accadrà non lo possiamo sapere e dipende da una serie di variabili. Se l’Ucraina è disposta a capitolare e a “sospendere le aggressioni”, perché è questo il punto di vista russo, allora il governo russo sarebbe aperto a una trattativa, c’è da vedere di che tipo di trattativa si tratta, bisogna vedere la risposta della Nato anche perchè Biden ha ribadito che non saranno mandati soldati della Nato in Ucraina ma si continuerà a supportare l’esercito ucraino a livello finanziario e logistico.\r\n\r\nQuali risposte abbiamo sul tavolo, dall’UE agli USA, ai Paesi Baltici, alle ex repubbliche sovietiche?\r\n\r\nLe truppe nato stanno raggiungendo i confini nei Baltici e in Polonia, una mossa preventiva che ci auguriamo non porti a uno scontro, mentre la risposta principale sono le sanzioni, un punto problematico. Infatti, non c’è un fronte unito sulle sanzioni, si è proposto di escludere la Russia dal sistema swift, l’unica sanzione che potrebbe avere un portato significativo, ma il problema è che ne risentirebbe anche l’Occidente dall’Europa all’America, ed è il grande scoglio che fa retrocedere un po’ tutti. Le sanzioni penalizzano anche i paesi che le elabrorano, soprattutto in un momento in cui non ci sono paesi in situazioni stabili. Inoltre, penalizzano grandi gruppi finanziari e bancari, Intesa San Paolo e Unicredit sono fortemente contrari perche sarebbero gravi perdite per loro. Quindi l’efficacia delle sanzioni è limitata e la Russia lo sa.\r\n\r\nIn questo contesto e possibile che l’UE si spacchi viste le posizioni molto diverse, dalla Gran Bretagna in una posizione privilegiata per i capitali russi nel suo territorio all’Italia che è dipendente per più del 40% dal gas della Russia, ci sono probabilità di fuoriuscita dalla Nato o risposte diverse? \r\n\r\nQuesti sono processi lunghissimi ed estenuanti, come è stato per la Brexit, in questo senso l’UE è gia spaccata, un problema che si è riproposto anche per la questione del gasdotto Northstrem2, già pronto con la Germania promotrice principale insieme ad altri paesi, mentre i Baltici e la Polonia erano molto contrari, queste differenti posizioni dipendono fortemente dalle relazioni che ogni paese membro ha con la Russia. Ad ora la certificazione per il gasdotto è stata sospesa a seguito del riconoscimento dell’indipendenza delle due Repubbliche del Donbass. Quindi possiamo dire che l’Europa sia già spaccata ma il processo è lungo, il conflitto al momento è prioritario e la Nato è invischiata fino al midollo.\r\n\r\nE gli altri attori? La Cina ? \r\n\r\nGli attori più significativi sono quelli che abbiamo menzionato, l’Ucraina e le due Repubbliche sono una pedina di uno scontro più grande che tira in ballo un equilibrio geopolitico globale, l’Ucraina è il paese che sta subendo con un costo altissimo in termini umani ma non è l’attore decisivo. Bisognerà vedere la sua risposta ma comunque ad ora in due giorni la Russia è riuscita a invadere il territorio su larga scala e ha dimostrato di avere il coltello dalla parte del manico. La Cina è in una posizione difficile perchè ha basato la sua ascesa su un atteggiamento pacifico basato su accordi commerciali, ovviamente ha un tratto in comune con la Russia, ossia la critica dell’ordine basato sulle democrazie neoliberali, entrambe da anni contestano quest’ordine, da un lato Putin con la forza nel 2008, nel 2014 e oggi, dall’altro la Cina basandosi su un piano commerciale. Quest’ultima ha offerto supporto finanziario alla Russia ma non ha appoggiato la sua avventura bellica cercando di tirarsene fuori rimanendo neutrale anche perché non è interesse di nessuno coinvolgerla in termini militari. Dobbiamo considerare che a seguito di questa guerra l’UE e l’equilibrio che conosciamo oggi non ci sarà più, dipende da cosa farà l’Ucraina, se dovesse arrendersi ma ad ora non sembra un’ipotesi in vista con le dichiarazioni del presidente, dipende dalle intenzioni della Russia se vorrà riconoscere il governo di Zelenski a delle condizioni o se vorrà completamente destituirlo, non è noto. Dipende dalla risposta della Nato se effettivamente non interverrà ma dipende da quali sono i prossimi sviluppi se ci saranno scontri in territorio Nato.\r\n\r\nParliamo delle proteste contro la guerra in Russia...\r\n\r\nBisogna chiarire che in Russia è vietato fare manifestazioni non autorizzate, con manifestazioni si intende anche una persona con un cartello, come scenario classico. Gli arresti in qualsiasi manifestazione, anche pacifica e sono quasi sempre pacifiche, sono all’ordine del giorno. C’è una grande pressione da parte dello Stato. È vero che in queste ore è stato dimostrato un grande supporto alla causa, moltissime persone sono scese in piazza a Mosca e San Pietroburgo nonostante la repressione violenta che era già preparata, il governo infatti si aspettava le proteste, la polizia era già schierata in strada fin dalla mattina, allo stesso tempo non è stato organizzato nulla in supporto della guerra cosa che di solito succede da parte del governo russo nella ricerca di legittimità popolare, il che è significativo, esiste dunque la consapevolezza del governo che molti cittadini siano contro la guerra, si parla di migliaia di arrestati.\r\n\r\nL’Ucraina viene narrata in una posizione di vittima quando ci sono state innumerevoli aggressioni da parte del governo ucraino nei confronti dei paesi limitrofi, come interpretare questo fenomeno? \r\n\r\nInnanzitutto bisogna sottolineare una cosa, uno sguardo manicheo alla situazione non è mai utile per interpretare un fenomeno. Nel momento in cui si parla di governo fascista riferendosi all’Ucraina (quando Putin stesso l’ha dichiarato un burattino dell’Occidente) si fa il gioco della Russia. L’Ucraina è effettivamente vittima di un’aggressione e la presenza di gruppi nazisti, com’era accaduto anche nel contesto delle rivolte di Euromaidan, non sminuisce il fatto che l’Ucraina stia subendo un’invasione violenta da parte di uno stato che non riconosce la sovranità nazionale di un altro stato. È dal 2014, da Euromaidan che ha portato alla destituzione del governo precedente, che va avanti il conflitto in Donbass, questo conflitto non si è mai fermato nonostante gli accordi del 2014 e 2015, l’Ucraina non ha mai rinunciato alle Repubbliche del Donbass e assicurare l’autonomia alle Repubbliche separatiste non è mai stata accettata. 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Il vero problema è la coesistenza dei gruppi e la strumentalizzazione della coesistenza di questi gruppi.\r\n\r\nC’è la possibilità di un fronte popolare che sia in grado di posizionarsi né con la Nato né con la Russia in Ucraina? \r\n\r\nIn Ucraina ci sono tanti cittadini che vorrebbero vivere in uno stato sovrano, sebbene sia problematico il concetto di sovranità nazionale, vorrebbero un paese indipendente da ingerenze esterne e che sia indipendente da un assetto valoriale esterno. Questo gruppo di persone va rispettato, nelle piazze che lottano per lo stop alla guerra non sono soltanto piazze di liberali che vogliono la pace, non è così, ci sono anche gruppi di estrema destra e ci sono persone che condividono una visione più ideologicamente imperialista dell’UE.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/mc-franceschelli-ucraina-2022_02_25_2022.02.25-13.00.00-escopost-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito l’intervento di Tiziana di student* palermitan* che ci parla del presidio contro la guerra di questo pomeriggio. \r\n\r\nLa Sicilia è in una posizione specifica nel contesto di questa guerra, infatti in queste settimane la flotta russa ha varcato le acque intorno all’isola, ci sono state esercitazioni militari, droni in partenza per basi militari sono state all’ordine del giorno. 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Huwaei non è infatti che la punta visibile di un immenso iceberg che si chiama sorpasso tecnologico della Cina sugli Stati Uniti. La storia insegna che nessun paese perno di un ciclo di accumulazione capitalistica ha passato il testimone dell’egemonia senza combattere con ogni mezzo per restare al suo posto. Si tratta di una guerra già guerreggiata se non nel campo militare sicuramente in quello economico e tecnologico. In questa prospettiva vanno lette le reazioni virulente dell’amministrazione americana alla possibilità che alcuni paesi europei usino come vendor della della tecnologia 5G l’azienda a oggi più avanzata in questo campo, la huwaei, accusata di copiare tecnologie statunitensi o di voler usare l’infrastruttura di rete come cavallo di troia per attacchi informatici. 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[…] La gestione e controllo dei flussi migratori hanno fatto assumere ad alcuni porti italiani – approdi dei viaggi di chi fugge dalla miseria e dalla guerra provocata nel sud del mondo dal colonialismo e dallo sfruttamento dei paesi occidentali – il ruolo di luoghi privilegiati di propaganda di politiche migratorie razziste e persecutorie. \r\nMa tutto questo ha anche l’effetto di risignificare il porto come luogo concreto del nesso guerra – razzismo. Un aspetto che lotte come quella dei portuali di Genova colgono appieno. (tratto da Nessun approdo alla guerra)\r\n\r\nLe recenti mobilitazioni dei portuali genovesi e di altri porti europei contro il trasporto di armamenti da parte della compagnia nazionale saudita Bahri hanno efficacemente messo in luce il funzionamento e la possibilità di blocco delle lunghe catene globali dell'industria bellica e della logistica di guerra.\r\n\r\nL'assemblea contro la guerra di Genova indice un corteo per sabato 7 dicembre a Sestri Ponente contro l'azienda bellica italiana Leonardo, eccellenza a livello mondiale nel settore della difesa, dell'aerospazio e dei sistemi di sicurezza per la gestione del \"nemico interno\". Con un compagno dell'assemblea presentiamo l'iniziativa e ritorniamo sulle mobilitazioni dei portuali della scorsa primavera:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/genova1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nNella seconda parte, allargando lo sguardo dalla vicenda della Bahri Yanbu, spostiamo il focus sul ruolo dell'Arabia Suadita, paese che si colloca al terzo posto a livello mondiale per le spese militari negli ultimi anni. Attore regionale di primo piano nelle dispute geopolitiche mediorientali, dal conflitto in Yemen alla guerra civile siriana, la classe dominante saudita intraprende una vera e propria corsa agli armamenti, stretta fra crisi petrolifera, necessità di diversificazione produttiva, tensioni sociali latenti e tentativi di espansionismo regionale.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/genova2.mp3\"][/audio]","26 Novembre 2019","2019-11-26 23:14:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/nessunapprodo-200x110.jpg","Industria degli armamenti e logistica di guerra - Sulle mobilitazioni antimilitariste genovesi",1574810063,[],[],{"post_content":283},{"matched_tokens":284,"snippet":285,"value":286},[21],"sociali latenti e tentativi di \u003Cmark>espansionismo\u003C/mark> regionale.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/genova2.mp3\"][/audio]","La mobilitazione dei portuali genovesi e dei/delle solidali contro la compagnia navale nazionale saudita Bahri – un’esperienza tuttora in corso e aperta a più vaste prospettive di lotta – si situa nel contesto sociale e politico degli ultimi anni. […] La gestione e controllo dei flussi migratori hanno fatto assumere ad alcuni porti italiani – approdi dei viaggi di chi fugge dalla miseria e dalla guerra provocata nel sud del mondo dal colonialismo e dallo sfruttamento dei paesi occidentali – il ruolo di luoghi privilegiati di propaganda di politiche migratorie razziste e persecutorie. \r\nMa tutto questo ha anche l’effetto di risignificare il porto come luogo concreto del nesso guerra – razzismo. Un aspetto che lotte come quella dei portuali di Genova colgono appieno. (tratto da Nessun approdo alla guerra)\r\n\r\nLe recenti mobilitazioni dei portuali genovesi e di altri porti europei contro il trasporto di armamenti da parte della compagnia nazionale saudita Bahri hanno efficacemente messo in luce il funzionamento e la possibilità di blocco delle lunghe catene globali dell'industria bellica e della logistica di guerra.\r\n\r\nL'assemblea contro la guerra di Genova indice un corteo per sabato 7 dicembre a Sestri Ponente contro l'azienda bellica italiana Leonardo, eccellenza a livello mondiale nel settore della difesa, dell'aerospazio e dei sistemi di sicurezza per la gestione del \"nemico interno\". Con un compagno dell'assemblea presentiamo l'iniziativa e ritorniamo sulle mobilitazioni dei portuali della scorsa primavera:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/genova1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nNella seconda parte, allargando lo sguardo dalla vicenda della Bahri Yanbu, spostiamo il focus sul ruolo dell'Arabia Suadita, paese che si colloca al terzo posto a livello mondiale per le spese militari negli ultimi anni. Attore regionale di primo piano nelle dispute geopolitiche mediorientali, dal conflitto in Yemen alla guerra civile siriana, la classe dominante saudita intraprende una vera e propria corsa agli armamenti, stretta fra crisi petrolifera, necessità di diversificazione produttiva, tensioni sociali latenti e tentativi di \u003Cmark>espansionismo\u003C/mark> regionale.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/genova2.mp3\"][/audio]",[288],{"field":124,"matched_tokens":289,"snippet":285,"value":286},[21],{"best_field_score":128,"best_field_weight":129,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":130,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":46},6636,{"collection_name":252,"first_q":21,"per_page":222,"q":21},["Reactive",294],{},["Set"],["ShallowReactive",297],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fVGzci_7t9YDslqozclP73-Uhh78d6JgUR73-PpK2pQg":-1},true,"/search?query=espansionismo"]