","Il riaggiustamento: lo strumento per capire la transizione cinese","post",1441225870,[61,62,63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/3-settembre/","http://radioblackout.org/tag/cina/","http://radioblackout.org/tag/esplosioni/","http://radioblackout.org/tag/mercati/","http://radioblackout.org/tag/parata/","http://radioblackout.org/tag/pechino/","http://radioblackout.org/tag/tianjin/","http://radioblackout.org/tag/xi-jinping/",[70,71,72,73,74,75,76,77],"3 settembre","cina","esplosioni","mercati","parata","Pechino","Tianjin","Xi Jinping",{"post_content":79,"tags":83},{"matched_tokens":80,"snippet":81,"value":82},[72],"mesi: uno si lega alle \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> di magazzini che producono decine","Per orientarci ci siamo rivolti a Gabriele Battaglia, redattore di China Files: ecco cosa ne è scaturito.\r\n\r\nLa Cina dalla fine del 2012, collocando le riforme intorno al IV Plenum del Comitato Centrale del Partito, si va trasformando da fabbrica del mondo a paese più equilibrato con un mercato interno di prodotti anche tecnologici, con la conseguenza di salari cresciuti e un minore sviluppo demografico; di qui nascono le difficoltà a mantenere i livelli di crescita, perciò sono indispensabili le intrusioni nel mercato di beni più sofisticati tecnologicamente e quindi ci si trova di fronte a una sorta di riaggiustamento delle modalità produttive, quasi come se il sistema Cina fosse un elefante in un negozio di porcellane, in cui deve andare a collocare sia i sommovimenti dei mercati, sia il presunto nazionalismo che deve fare da collante e di cui la parata del 3 settembre per il settantesimo anniversario della vittoria contro il Giappone è l'espressione più visibile per l'Occidente che arriva a farsi beffe di quei parametri, forse senza capire il contesto.\r\n\r\nParametri che devono rimanere validi per accostarsi anche agli equilibri interni tra Xi Jinping e la vecchia nomenklatura, per esempio legata all'ottantanovenne Jiang Zemin, ma contemporaneamente il presidente si trova a contenere il responsabile della finanza Li Keqiang, a cui sarebbe facile attribuire i rovesci di borsa di questi giorni, mentre il problema forse è nei mercati internazionali e una contrazione delle borse cinesi a seguito del boom di poco tempo fa, ricostruibile con il fatto che l'invito a investire in azioni era stato seguito da una massa contabilizzabile in 80-100 milioni di persone che prima investivano sul mattone e quando è venuto l'invito ad abbandonare il mercato immobiliare per gettarsi sulla borsa, hanno seguito le indicazioni, contando sul fatto che non è mai successo che lo Stato non soccorra gli investitori, e dunque se molti investono in un senso è la massa di investitori che fa la differenza e condiziona lo Stato a intervenire per agevolare quell'investimento (magari impaurito dalle possibili sommosse)... finora. Invece adesso sembra che non si intenda intervenire a sgonfiare la bolla, creata dal fatto che l'invito a giocare in borsa ha prodotto delle speculazioni su titoli spazzatura proprio a seguito della copertura statale, che non ha intenzione di intervenire a soccorrere eventuali ditte in difficoltà, ma nemmeno intende intervenire su chi torna a investire in massa sui titoli immobiliari, contando sullo stesso principio di egida statale, che ora è orientato a non intervenire con fondi governativi che rastrellavano titoli in difficoltà.\r\n\r\nMa ci sono ancora alcuni aspetti di questa Cina degli ultimi mesi: uno si lega alle \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> di magazzini che producono decine di morti e devastazioni e che se non si possono far risalire a manifestazioni millenaristiche, lasciano comunque interdetti per la frequenza: il 12 agosto Tianjing, ieri Shandong pongono delle problematiche sul controllo delle sostanze chimiche pericolose stoccate in Cina, ma forse è il segno che si è giunti a un limite di modello di sviluppo, quello energivoro e corruttivo, che si deve riaggiustare.\r\n\r\nE si deve riaggiustare per forza perché si arriva a scontri e rivolte tantissime: rivolte contadine premoderne, lotte operaie moderne, rifiuti di fabbriche nocive vicino a casa da parte di ceti più illuminati e benestanti e addirittura rivolte campanilistiche per ottenere la Grande Opera nel proprio comune anziché nel municipio limitrofo: tutto questo ventaglio si dovrà per forza ricomporre attraverso il metodo sperimentale... ma sentiamolo espresso meglio dalle parole di Gabriele Battaglia:\r\n\r\nUnknown",[84,86,88,91,93,95,97,99],{"matched_tokens":85,"snippet":70},[],{"matched_tokens":87,"snippet":71},[],{"matched_tokens":89,"snippet":90},[72],"\u003Cmark>esplosioni\u003C/mark>",{"matched_tokens":92,"snippet":73},[],{"matched_tokens":94,"snippet":74},[],{"matched_tokens":96,"snippet":75},[],{"matched_tokens":98,"snippet":76},[],{"matched_tokens":100,"snippet":77},[],[102,107],{"field":36,"indices":103,"matched_tokens":104,"snippets":106},[24],[105],[72],[90],{"field":108,"matched_tokens":109,"snippet":81,"value":82},"post_content",[72],578730123365712000,{"best_field_score":112,"best_field_weight":113,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":114,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":48},"1108091339008",13,"578730123365711978",1,{"document":117,"highlight":138,"highlights":161,"text_match":172,"text_match_info":173},{"cat_link":118,"category":119,"comment_count":48,"id":120,"is_sticky":48,"permalink":121,"post_author":25,"post_content":122,"post_date":123,"post_excerpt":53,"post_id":120,"post_modified":124,"post_thumbnail":125,"post_thumbnail_html":126,"post_title":127,"post_type":58,"sort_by_date":128,"tag_links":129,"tags":136},[45],[47],"91956","http://radioblackout.org/2024/09/esplosioni-in-libano-si-apre-un-nuovo-capitolo-del-genocidio/","Dopo le prime esplosioni di migliaia di cercapersone in dotazione a membri di Hezbollah avvenute in Libano, un’ulteriore ondata di esplosioni in contemporanea, di walkie talkie e pannelli fotovoltaici, è stata segnalata dai media libanesi nei giorni scorsi, causando la morte di almeno 20 persone e ferendone a migliaia, anche in Siria. Una forte esplosione è avvenuta durante i funerali dei membri di Hezbollah nella periferia di Beirut, nel frattempo decine e decine di squadre di ambulanze hanno dovuto rispondere a chiamate per “esplosioni multiple\".\r\n\r\nLe esplosioni, avvenute per la manomissione dei dispositivi (di azienda taiwanese poi trasferita in Ungheria, probabilmente di produzione israeliana) attraverso polvere esplosiva, sono avvenute in contemporanea, in mezzo a civili, inaugurando così una pratica senza precedenti. Nessuno ha preso parola per definire l'attacco israeliano come terrorismo di Stato, ignorando l'ONU che ha dichiarato che i responsabili dell'attacco hanno (ancora una volta) violato il diritto internazionale.\r\n\r\nLe ragioni di questo attacco sono molteplici: l'intento di Israele di mostrare la debolezza del Libano e di Hezbollah, l'obiettivo di dichiarare guerra esplicita e colpire in maniera terroristica la popolazione, agire pressione nei confronti di attori internazionali ancora poco direttamente coinvolti come gli Stati Uniti. Nell'anniversario della strage di Sabra e Chatila del 1982 il governo di Netanyahu ha voluto dimostrare le sue capacità di intelligence e di guerra altamente tecnologica, sperimentando e applicando pratiche militari innovative alla guerra coloniale.\r\n\r\nGrazie al commento di Eliana Riva, caporedattrice di PagineEsteri abbiamo analizzato la situazione dal punto di vista interno e degli effetti sull'intera area del Medio Oriente in una fase di probabile allargamento della guerra\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/Libano-esplosioni-2024_09_19_2024.09.19-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","20 Settembre 2024","2024-09-20 12:39:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/proxy-image-1-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"158\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/proxy-image-1-300x158.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/proxy-image-1-300x158.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/proxy-image-1-1024x538.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/proxy-image-1-768x403.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/proxy-image-1.jpeg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Esplosioni in Libano: si apre un nuovo capitolo del genocidio",1726835947,[130,131,132,133,134,135],"http://radioblackout.org/tag/esplosioni-in-libano/","http://radioblackout.org/tag/gaz/","http://radioblackout.org/tag/gaza/","http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/libano/","http://radioblackout.org/tag/palestina/",[31,137,15,20,17,22],"gaz",{"post_content":139,"post_title":143,"tags":147},{"matched_tokens":140,"snippet":141,"value":142},[72],"Dopo le prime \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> di migliaia di cercapersone in","Dopo le prime \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> di migliaia di cercapersone in dotazione a membri di Hezbollah avvenute in Libano, un’ulteriore ondata di \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> in contemporanea, di walkie talkie e pannelli fotovoltaici, è stata segnalata dai media libanesi nei giorni scorsi, causando la morte di almeno 20 persone e ferendone a migliaia, anche in Siria. 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Racconta di come la guerra non sia soltanto materiale ma di come il governo di Netanyahu stia portando avanti un attacco anche psicologico, attraverso atti di terrorismo di Stato come quelli.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/Alex-Libano-msf2024_10_10_2024.10.10-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","10 Ottobre 2024","2024-10-10 15:13:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/proxy-image-1-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/proxy-image-1-300x200.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/proxy-image-1-300x200.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/proxy-image-1-768x512.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/proxy-image-1.jpeg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Una testimonianza da Beirut",1728573189,[191,192,134],"http://radioblackout.org/tag/cooperazione-internazionale/","http://radioblackout.org/tag/esplosioni-israele/",[194,195,17],"cooperazione internazionale","esplosioni israele",{"post_content":197,"tags":201},{"matched_tokens":198,"snippet":199,"value":200},[72],"internazionale, proprio nei giorni delle \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> dei cercapersone. 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Testimonianze e riflessioni da Beirut dopo gli attentati terroristici israeliani",1726849142,[233,234,130],"http://radioblackout.org/tag/attacco-israele/","http://radioblackout.org/tag/conflitto-israelepalestina/",[236,35,31],"attacco israele",{"post_content":238,"tags":242},{"matched_tokens":239,"snippet":240,"value":241},[72],"Beirut è ancora sconvolta dalle \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> e dai ferimenti di oltre","Mentre la città di Beirut è ancora sconvolta dalle \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> e dai ferimenti di oltre 3000 persone in seguito agli attentati israeliani in tutto il paese, abbiamo parlato con David Ruggini - attivista di \"Un Ponte Per\" e residente nella capitale - dei possibili scenari futuri a partire da uno sguardo interno, focalizzandoci sulla frantumazione politica del Libano, le condizioni attuali della popolazione, la situazione nella zona meridionale del paese e i rapporti tra società ed Hezbollah.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/davidrugginiunponteperlibano.mp3\"][/audio]",[243,245,247],{"matched_tokens":244,"snippet":236},[],{"matched_tokens":246,"snippet":35},[],{"matched_tokens":248,"snippet":150},[72],[250,252],{"field":108,"matched_tokens":251,"snippet":240,"value":241},[72],{"field":36,"indices":253,"matched_tokens":254,"snippets":256},[24],[255],[72],[150],{"best_field_score":174,"best_field_weight":218,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":219,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":48},{"document":259,"highlight":283,"highlights":288,"text_match":172,"text_match_info":291},{"cat_link":260,"category":261,"comment_count":48,"id":262,"is_sticky":48,"permalink":263,"post_author":25,"post_content":264,"post_date":265,"post_excerpt":53,"post_id":262,"post_modified":266,"post_thumbnail":267,"post_thumbnail_html":268,"post_title":269,"post_type":58,"sort_by_date":270,"tag_links":271,"tags":277},[45],[47],"95898","http://radioblackout.org/2025/02/corteo-a-prato-e-lotte-nel-distretto-tessile/","Dopo le esplosioni e i pacchi incendiari nei magazzini della logistica tessile di sabato scorso, Prato è scesa in piazza per ribadire che nessunx lavoratorx deve più rischiare la propria vita per guerre e faide che non gli appartengono.\r\n\r\nDalle parole del sindacato Suddcobas: \"Per troppi anni la violenza mafiosa si è potuta consumare nell'invisibilità. Ed era soprattutto l'invisibilità di chi si trovava a subirla.\r\n\r\nLa novità oggi non è la violenza mafiosa, come non lo era sei anni fa il supersfruttamento nel distretto. La novità è che i senza voce oggi hanno voce. Perché insieme abbiamo imparato a fare coro. E lo abbiamo imparato nello stesso momento in cui abbiamo imparato a stringere i nostri corpi davanti ai cancelli delle fabbriche e dei magazzini di questo distretto.\r\n\r\nLa lotta per il lavoro degno e sicuro è lotta antimafia. La lotta antimafia è lotta per il lavoro degno e sicuro, oppure non è.\"\r\n\r\nAbbiamo chiesto a Riccardo, del sindacato Suddcobas, di raccontarci del corteo di sabato e degli ultimi sviluppi e scioperi nel distretto di Prato. 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Ed era soprattutto l'invisibilità di chi si trovava a subirla.\r\n\r\nLa novità oggi non è la violenza mafiosa, come non lo era sei anni fa il supersfruttamento nel distretto. La novità è che i senza voce oggi hanno voce. Perché insieme abbiamo imparato a fare coro. E lo abbiamo imparato nello stesso momento in cui abbiamo imparato a stringere i nostri corpi davanti ai cancelli delle fabbriche e dei magazzini di questo distretto.\r\n\r\nLa lotta per il lavoro degno e sicuro è lotta antimafia. La lotta antimafia è lotta per il lavoro degno e sicuro, oppure non è.\"\r\n\r\nAbbiamo chiesto a Riccardo, del sindacato Suddcobas, di raccontarci del corteo di sabato e degli ultimi sviluppi e scioperi nel distretto di Prato. 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L'Ansa oggi riporta il grido dell'attentatore \"Via dall'Europa\", ed anche il fatto che la scuola presa di mira fosse un istituto serale che impartiva corsi di svedese per stranieri e frequentato da una percentuale molto alta di studenti migranti o di seconda generazione fa pensare ad un attentato pensato per colpire le comunità migranti stabilitesi in Svezia. Nonostante questo, le informazioni fornite dalla polizia e dal governo svedesi sono frammentate e molto confuse, come confuso e tardivo è stato lo stesso intervento delle forze dell'ordine, fatto che ha probabilmente contribuito al numero di vittime molto elevato.\r\n\r\nIl profilo dell'attentatore è quello di una persona senza relazioni sociali, senza più contatti con la famiglia, in evidente necessità di cure eppure non solo non presa in cura dai servizi sociali, ma addirittura autorizzata al possesso di armi. Già da queste poche informazioni sul suo profilo si possono immaginare alcuni ragionamenti sullo stato di salute in cui versa la Svezia: dotata in passato di uno dei sistemi welfaristici che avevano contribuito a costruire il mito delle socialdemocrazie scandinave come paradisi fondati sulla pace sociale in cambio della redistribuzione del reddito, il welfare svedese si è progressivamente disgregato lasciando una società piagata dall'isolamento, dalla xenofobia e dalla paura ma con il maggior numero di armi pro-capite d'Europa. Il governo svedese ha scelto di affrontare le ultime ondate migratorie ricorrendo al tipico arsenale delle destre europee: una retorica fondata sulla paura e sulla stigmatizzazione delle comunità migranti, rappresentate come responsabili dell'aumento di atti violenti, e una politica interna imperniata sulla militarizzazione della sfera pubblica e sul conferimento alla polizia del potere di fermare e perquisire a propria discrezione chiunque all'interno di \"zone speciali\" che, guardacaso, coincidono con i quartieri popolari a maggioranza migrante. Una politica della \"guerra interna\" che si abbina alla retorica di \"guerra esterna\" che riguarda invece la minaccia rappresentata dalla Russia: una martellante campagna a favore del diritto ucraino a difendersi ha spostato l'opinione pubblica svedese su posizioni oltranziste per quanto riguarda la guerra in Ucraina e l'ostilità alla Russia e all'Iran.\r\n\r\nDa un articolo di Internationalen: \"Come molti hanno sottolineato, gli autori solitari non agiscono nel vuoto della società, indipendentemente dal loro stato mentale. In un contesto in cui le sparatorie e le esplosioni quasi quotidiane normalizzano la violenza delle armi, in cui il governo di destra e i Democratici di Svezia indicano l'immigrazione e gli immigrati come i principali problemi del Paese, in cui la cittadinanza può essere revocata, i rifugiati sono trattati come criminali, il Consiglio per l'immigrazione deporta su basi arbitrarie e un numero sempre maggiore di persone deve essere “rimpatriato”, si crea un intero clima sociale che può incanalare l'odio e la rabbia individuale. È in questo contesto che possono nascere autori di reati come quelli di Örebro. Forse non sapremo mai le motivazioni personali, razziste o di altro tipo, dell'assassino di massa solitario. E forse non ne abbiamo nemmeno bisogno per fare ciò che tante persone a Örebro stanno facendo ora, ovvero unirsi nel dolore, nella comunione e nel rispetto, come una sorta di controforza di solidarietà. Non solo contro singoli atti di follia, ma contro il clima sociale politicamente infiammato che può alimentare la violenza, sia essa deliberatamente ideologica o solo una manifestazione di odiosa follia\"\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Monica Quirico, studiosa di Svezia:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/QuiricoSpasratoriaSvezia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","8 Febbraio 2025","2025-02-08 13:31:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/4947-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/4947-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/4947-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/4947-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/4947-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/4947.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Svezia: l'attentato di Örebro sintomo di una società in guerra",1739021423,[307,308,309],"http://radioblackout.org/tag/attentato/","http://radioblackout.org/tag/migrazione/","http://radioblackout.org/tag/svezia/",[311,312,313],"attentato","migrazione","svezia",{"post_content":315},{"matched_tokens":316,"snippet":317,"value":318},[72],"cui le sparatorie e le \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> quasi quotidiane normalizzano la violenza","Martedì 4 febbraio, una sparatoria in una scuola a Örebro, in Svezia, ha lasciato sul terreno 10 morti e l'attentatore suicida. 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ma a quanto pare a venire giudicati sembrano, più che i fatti specifici, l’indole e il pensiero politico di compagne e compagni anarchici coinvolti in queste inchieste.\r\n\r\nIn compagnia di Flavio Rossi Albertini, avvocato difensore in molti processi contro la conflittualità anarchica, riflettiamo sulla scelta da parte sua e dei suoi colleghi di prendere pubblicamente parola rispetto all’operato e alle possibili strategie della repressione in Italia, sul progressivo configurarsi del cosiddetto “diritto penale del nemico”, sulla natura profondamente classista dell’apparato sanzionatorio, su come queste mosse si inseriscano nel tentativo di cancellare il conflitto sociale (sindacati di base, occupazioni, centri sociali, migranti).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/BCUPCB_flavio-doc-avv01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSegue il documento:\r\n\r\nIl 6 luglio scorso la Corte di Cassazione ha deciso di riqualificare da strage contro la pubblica incolumità (art 422 c.p.) a strage contro la sicurezza dello Stato (art. 285 c.p.) un duplice attentato contro la Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, avvenuto nel giugno 2006 (due esplosioni in orario notturno, che non avevano causato nessun ferito) e attribuito a due imputati anarchici.\r\n\r\nL’originaria qualificazione di strage prevede l’applicazione della pena non inferiore a 15 anni di reclusione, l’attuale, invece, la pena dell’ergastolo. Sembra paradossale che il più grave reato previsto dal nostro ordinamento giuridico sia stato ritenuto sussistente in tale episodio e non nelle tante gravissime vicende accadute in Italia negli ultimi decenni, dalla strage di Piazza Fontana a quella della stazione di Bologna, da Capaci a Via D’Amelio e Via dei Georgofili ecc.\r\n\r\nNel mese di aprile 2022 uno dei due imputati era stato inoltre destinatario di un decreto applicativo del cd. carcere duro, ai sensi dell’art. 41 bis comma 2 O.P. (introdotto nel nostro sistema penitenziario per combattere le associazioni mafiose e che presuppone la necessità di impedire collegamenti tra il detenuto e l’associazione criminale all’esterno per fini criminosi), altra vicenda singolare essendo notorio che il movimento anarchico rifugge in radice qualsiasi struttura gerarchica e/o forma organizzata, tanto da far emergere il serio sospetto che con il decreto ministeriale si voglia impedire l’interlocuzione politica di un militante politico con la sua area di appartenenza piuttosto che la relazione di un associato con i sodali in libertà.\r\n\r\nSempre nel mese di luglio u.s. è stata pronunciata una ulteriore aspra condanna in primo grado, a 28 anni di reclusione, contro un altro militante anarchico per un attentato alla sede della Lega Nord, denominata K3, anche per tale episodio nessuno ha riportato conseguenze lesive. Inoltre, nell’estate del 2020 altri cinque militanti anarchici sono stati raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di terrorismo, trascorrendo circa un anno in AS2 (Alta Sorveglianza, altro regime carcerario “duro”), nonostante i fatti a loro concretamente attribuiti fossero bagatellari, quali manifestazioni non preavvisate, imbrattamenti, ecc.\r\n\r\nAltri processi contro attivisti anarchici sono intentati per reati di opinione, ad esempio due a Perugia, qualificati come istigazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo, in quanto i rei avrebbero diffuso slogan violenti anarchici; quegli stessi slogan e idee che soltanto alcuni anni or sono sarebbero stati ricondotti alla fattispecie di cui all’art. 272 cp, propaganda sovversiva, fattispecie abrogata nel 2006, sulla base dell’assunto che la 2 propaganda, anche di ideologie di sovversione violenta, debba essere tollerata da uno Stato che si dica democratico, pena la negazione del suo stesso carattere fondante.\r\n\r\nAltre iniziative giudiziarie per reati associativi sono state intentate a Trento, nuovamente a Torino, a Bologna a Firenze, contro altri militanti anarchici, con diffusa quanto incomprensibile applicazione di misure cautelari in carcere.\r\n\r\nLa narrazione mediatica sempre degli ultimi due anni, costruita sulla scorta di dichiarazioni qualificate del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, vede inoltre gli anarchici responsabili, istigatori, delle rivolte in carcere del mese di marzo 2020, salva recente successiva smentita da parte della commissione ad hoc istituita per stabilire le cause dell’insorgenza dei detenuti.\r\n\r\nPiù in generale, in epoca recente, all’indistinta area anarchica è stata attribuita una enfatica pericolosità sociale da parte delle relazioni semestrali dei servizi segreti.\r\n\r\nE’ lecito domandarsi cosa stia avvenendo in questo paese e se gli anarchici rappresentino effettivamente un pericolo per l’incolumità pubblica meritevole di essere affrontato in termini muscolari e talvolta spregiudicati oppure se, in coerenza con il passato, rappresentino gli apripista per una ristrutturazione e/o un rafforzamento in chiave autoritaria degli spazi di agibilità politica e democratica nel paese.\r\n\r\nChi scrive svolge la professione di avvocato ed è direttamente impegnato nella difesa di numerosi anarchici in altrettante vicende penali ed è così che riscontra la sempre più diffusa e disinvolta sottrazione delle garanzie processuali a questa tipologia di imputati: in primo luogo in tema di valutazione delle prove in ordine alla riconducibilità soggettiva dei fatti contestati; oppure di abbandono del diritto penale del fatto, a vantaggio del diritto penale del tipo d’autore, realizzato attraverso l’esaltazione della pericolosità dell’ideologia a cui il reo appartiene.\r\n\r\nSiamo consapevoli che la genesi di un possibile diritto penale del nemico si radica nella storia recente di questo paese nel contrasto giudiziario alle organizzazioni combattenti, nel corso dei processi degli anni 70/80 del secolo scorso, e che poi le continue emergenze susseguitesi negli anni hanno permesso di condividere ed estendere ad altre categorie di imputati (ad esempio ai migranti, ma non solo) l’atteggiamento giudiziario tenuto ieri nei confronti dei militanti della lotta armata. Atteggiamento che oggi viene riproposto verso gli anarchici, rei soprattutto di manifestare una alterità irriducibile all’ordine costituito.\r\n\r\nDa avvocati e avvocate ci troviamo ad essere spettatori di una deriva giustizialista che rischia di contrapporre ad un modello di legalità penale indirizzato ai cittadini, con le garanzie e i 3 diritti tipici degli stati democratici, uno riservato ai soggetti ritenuti pericolosi, destinatari di provvedimenti e misure rigidissimi, nonché di circuiti di differenziazione penitenziaria.\r\n\r\nTutto ciò ci preoccupa perché comporta un progressivo allontanamento dai principi del garantismo giuridico, da quello di legalità (per cui si punisce per ciò che si è fatto e non per chi si è) a quello di offensività, sino ad un pericoloso slittamento verso funzioni meramente preventive e neutralizzatrici degli strumenti sanzionatori, come gli esempi sopra richiamati dimostrano.\r\n\r\nDa Roma: Avv. Flavio Rossi Albertini, Avv. Caterina Calia, Avv. Simonetta Crisci, Avv. Ludovica Formoso Avv. Ivonne Panfilo; Avv. Marco Grilli; Avv. Pamela Donnarumma; Avv. Gregorio Moneti; Avv. Leonardo Pompili.\r\n\r\nDa Torino: Avv. Gianluca Vitale, Avv. Claudio Novaro, Avv. Gianmario Ramondini.\r\n\r\nDa Bologna: Avv. Ettore Grenci, Avv. Daria Mosini,Avv. Danilo Camplese \r\n\r\nDa Milano: Avv. Margherita Pelazza, Avv. Eugenio Losco, Avv.Benedetto Ciccaroni, Avv.Tania Bassini\r\n\r\n Da Firenze: Avv. Sauro Poli\r\n\r\nDa La Spezia: Avv. Fabio Sommovigo\r\n\r\nDa Napoli: Avv. Alfonso Tatarano","19 Ottobre 2022","2022-11-25 12:57:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/bcupcb_repre01-200x110.jpg","REPRESSIONE ANARCHICI: AVVOCATI PRENDONO PAROLA [Ep 01]",1666179203,[409],"http://radioblackout.org/tag/41-bis/",[411],"41 bis",{"post_content":413},{"matched_tokens":414,"snippet":415,"value":416},[72],"avvenuto nel giugno 2006 (due \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> in orario notturno, che non","Estratto dalla puntata del 17 ottobre 2022 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nREPRESSIONE ANTI-ANARCHICA: GLI AVVOCATI PRENDONO PUBBLICAMENTE PAROLA\r\n\r\nOltre venti avvocati/e hanno deciso di esprimersi pubblicamente, attraverso un documento firmato da legali di diverse città, riguardo alle modalità e alle strategie repressive messe in atto – con particolare evidenza negli ultimi mesi – contro la conflittualità anarchica.\r\n\r\nCome viene sottolineato nel comunicato, l’utilizzo del reato di “strage politica” (seppur in contesti dove non vi è stato alcun ferito) consente di condannare all’ergastolo chi è imputato delle azioni portate a giudizio; ma a quanto pare a venire giudicati sembrano, più che i fatti specifici, l’indole e il pensiero politico di compagne e compagni anarchici coinvolti in queste inchieste.\r\n\r\nIn compagnia di Flavio Rossi Albertini, avvocato difensore in molti processi contro la conflittualità anarchica, riflettiamo sulla scelta da parte sua e dei suoi colleghi di prendere pubblicamente parola rispetto all’operato e alle possibili strategie della repressione in Italia, sul progressivo configurarsi del cosiddetto “diritto penale del nemico”, sulla natura profondamente classista dell’apparato sanzionatorio, su come queste mosse si inseriscano nel tentativo di cancellare il conflitto sociale (sindacati di base, occupazioni, centri sociali, migranti).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/BCUPCB_flavio-doc-avv01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSegue il documento:\r\n\r\nIl 6 luglio scorso la Corte di Cassazione ha deciso di riqualificare da strage contro la pubblica incolumità (art 422 c.p.) a strage contro la sicurezza dello Stato (art. 285 c.p.) un duplice attentato contro la Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, avvenuto nel giugno 2006 (due \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> in orario notturno, che non avevano causato nessun ferito) e attribuito a due imputati anarchici.\r\n\r\nL’originaria qualificazione di strage prevede l’applicazione della pena non inferiore a 15 anni di reclusione, l’attuale, invece, la pena dell’ergastolo. Sembra paradossale che il più grave reato previsto dal nostro ordinamento giuridico sia stato ritenuto sussistente in tale episodio e non nelle tante gravissime vicende accadute in Italia negli ultimi decenni, dalla strage di Piazza Fontana a quella della stazione di Bologna, da Capaci a Via D’Amelio e Via dei Georgofili ecc.\r\n\r\nNel mese di aprile 2022 uno dei due imputati era stato inoltre destinatario di un decreto applicativo del cd. carcere duro, ai sensi dell’art. 41 bis comma 2 O.P. (introdotto nel nostro sistema penitenziario per combattere le associazioni mafiose e che presuppone la necessità di impedire collegamenti tra il detenuto e l’associazione criminale all’esterno per fini criminosi), altra vicenda singolare essendo notorio che il movimento anarchico rifugge in radice qualsiasi struttura gerarchica e/o forma organizzata, tanto da far emergere il serio sospetto che con il decreto ministeriale si voglia impedire l’interlocuzione politica di un militante politico con la sua area di appartenenza piuttosto che la relazione di un associato con i sodali in libertà.\r\n\r\nSempre nel mese di luglio u.s. è stata pronunciata una ulteriore aspra condanna in primo grado, a 28 anni di reclusione, contro un altro militante anarchico per un attentato alla sede della Lega Nord, denominata K3, anche per tale episodio nessuno ha riportato conseguenze lesive. Inoltre, nell’estate del 2020 altri cinque militanti anarchici sono stati raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di terrorismo, trascorrendo circa un anno in AS2 (Alta Sorveglianza, altro regime carcerario “duro”), nonostante i fatti a loro concretamente attribuiti fossero bagatellari, quali manifestazioni non preavvisate, imbrattamenti, ecc.\r\n\r\nAltri processi contro attivisti anarchici sono intentati per reati di opinione, ad esempio due a Perugia, qualificati come istigazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo, in quanto i rei avrebbero diffuso slogan violenti anarchici; quegli stessi slogan e idee che soltanto alcuni anni or sono sarebbero stati ricondotti alla fattispecie di cui all’art. 272 cp, propaganda sovversiva, fattispecie abrogata nel 2006, sulla base dell’assunto che la 2 propaganda, anche di ideologie di sovversione violenta, debba essere tollerata da uno Stato che si dica democratico, pena la negazione del suo stesso carattere fondante.\r\n\r\nAltre iniziative giudiziarie per reati associativi sono state intentate a Trento, nuovamente a Torino, a Bologna a Firenze, contro altri militanti anarchici, con diffusa quanto incomprensibile applicazione di misure cautelari in carcere.\r\n\r\nLa narrazione mediatica sempre degli ultimi due anni, costruita sulla scorta di dichiarazioni qualificate del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, vede inoltre gli anarchici responsabili, istigatori, delle rivolte in carcere del mese di marzo 2020, salva recente successiva smentita da parte della commissione ad hoc istituita per stabilire le cause dell’insorgenza dei detenuti.\r\n\r\nPiù in generale, in epoca recente, all’indistinta area anarchica è stata attribuita una enfatica pericolosità sociale da parte delle relazioni semestrali dei servizi segreti.\r\n\r\nE’ lecito domandarsi cosa stia avvenendo in questo paese e se gli anarchici rappresentino effettivamente un pericolo per l’incolumità pubblica meritevole di essere affrontato in termini muscolari e talvolta spregiudicati oppure se, in coerenza con il passato, rappresentino gli apripista per una ristrutturazione e/o un rafforzamento in chiave autoritaria degli spazi di agibilità politica e democratica nel paese.\r\n\r\nChi scrive svolge la professione di avvocato ed è direttamente impegnato nella difesa di numerosi anarchici in altrettante vicende penali ed è così che riscontra la sempre più diffusa e disinvolta sottrazione delle garanzie processuali a questa tipologia di imputati: in primo luogo in tema di valutazione delle prove in ordine alla riconducibilità soggettiva dei fatti contestati; oppure di abbandono del diritto penale del fatto, a vantaggio del diritto penale del tipo d’autore, realizzato attraverso l’esaltazione della pericolosità dell’ideologia a cui il reo appartiene.\r\n\r\nSiamo consapevoli che la genesi di un possibile diritto penale del nemico si radica nella storia recente di questo paese nel contrasto giudiziario alle organizzazioni combattenti, nel corso dei processi degli anni 70/80 del secolo scorso, e che poi le continue emergenze susseguitesi negli anni hanno permesso di condividere ed estendere ad altre categorie di imputati (ad esempio ai migranti, ma non solo) l’atteggiamento giudiziario tenuto ieri nei confronti dei militanti della lotta armata. Atteggiamento che oggi viene riproposto verso gli anarchici, rei soprattutto di manifestare una alterità irriducibile all’ordine costituito.\r\n\r\nDa avvocati e avvocate ci troviamo ad essere spettatori di una deriva giustizialista che rischia di contrapporre ad un modello di legalità penale indirizzato ai cittadini, con le garanzie e i 3 diritti tipici degli stati democratici, uno riservato ai soggetti ritenuti pericolosi, destinatari di provvedimenti e misure rigidissimi, nonché di circuiti di differenziazione penitenziaria.\r\n\r\nTutto ciò ci preoccupa perché comporta un progressivo allontanamento dai principi del garantismo giuridico, da quello di legalità (per cui si punisce per ciò che si è fatto e non per chi si è) a quello di offensività, sino ad un pericoloso slittamento verso funzioni meramente preventive e neutralizzatrici degli strumenti sanzionatori, come gli esempi sopra richiamati dimostrano.\r\n\r\nDa Roma: Avv. Flavio Rossi Albertini, Avv. Caterina Calia, Avv. 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Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-02-11-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: \r\n\r\nApartheid in Palestina\r\nI palestinesi sono intrappolati in un circolo vizioso. Israele richiede loro di ottenere un permesso per costruire o anche solo di erigere una struttura come una tenda, ma – a differenza delle e dei richiedenti ebrei israeliani – raramente rilascia loro un permesso.\r\n\r\nMolti palestinesi sono costretti a costruire senza permesso. Israele poi demolisce le case palestinesi perché sarebbero state costruite “illegalmente”. Israele usa queste politiche discriminatorie di pianificazione e suddivisione in zone per creare condizioni di vita insopportabili per costringere le e i palestinesi a lasciare le loro case per permettere l’espansione degli insediamenti ebraici.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo\r\n\r\nNaturalizzare lo stato\r\nLe frontiere sono linee di nulla su una mappa, che diventano vere solo grazie alla presenza di uomini in armi.\r\nO, meglio, appena c’è una mappa con delle linee di separazione, ci sono le condizioni per un controllo militare del territorio.\r\nLa naturalizzazione di queste linee, che trasformano montagne, fiumi, laghi e mari in limiti, limes, confini mira a costruire lo spazio politico, quindi squisitamente culturale, dove ila frontiera definisce un ambito di potere esclusivo, il luogo della sovranità.\r\nL’approccio dei geografi anarchici e della geografia critica decostruiscono i processi di naturalizzazione dei confini, dove affondano la retorica delle nazioni, del suolo e del sangue, dell’esclusione e della guerra.\r\nCe ne ha parlato Federico Ferretti, geografo, docente all’università di Bologna\r\n\r\nUna Barriera contro militari e padroni\r\nNei quartieri poveri il controllo militare imposto durante il lockdown è diventato normale. Anzi! Ogni giorno è peggio.\r\nIntere aree del quartiere vengono messe sotto assedio militare, con continue retate di persone senza documenti o che vivono grazie ad un’economia informale.\r\nPersino gli allegri festeggiamenti per la vittoria del Senegal nella coppa Africa si sono trasformati in occasione per criminalizzare chi vi aveva partecipato e gradito poco lo scorrazzare di auto della polizia.\r\n\r\nPolonia. Sciopero della fame in un centro di detenzione\r\nMuri, filo spinato, barriere, finestre sbarrare e, fuori, carri armati, spari ed esplosioni.\r\nLi chiamano centri, ma sono campi di concentramento. Centinaia di persone sono state trattenute per mesi in queste prigioni, senza avere informazioni sul loro destino, senza avvocati, con un trattamento da vero lager, dove sono considerati numeri e non persone. La conseguenza sono stati tentativi di suicidio, crolli nervosi, peggioramento delle condizioni di salute.\r\nMa c’è anche la lotta! Dalla mattina del 9 febbraio, nel campo di concentramento di Wędrzyn i migranti hanno cominciato uno sciopero della fame. 130 persone di uno dei blocchi, si sono chiuse nelle loro camere ed hanno appeso all’esterno dei cartelli con la scritta “libertà”.\r\n\r\nMemoria di Stato. Foibe e nazionalismi\r\nIl mito degli “italiani brava gente”, assunto in modo trasversale a destra come a sinistra, fonda il nazionalismo italiano, un nazionalismo che si nutre di un’aura di innocenza e bonarietà “naturali”.\r\nIn Italia la memoria è la prima vittima del nazionalismo, che impone una sorta di ricordo di Stato, che diviene segno culturale condiviso. Una sorta di marchio di fabbrica. Si sacrificano le virtù eroiche ma si eleva l’antieroismo dei buoni a cifra di un’identità collettiva.\r\nNonostante le ricerche storiche abbiamo mostrato la ferocia della trama sottesa al mito, questo sopravvive e si riproduce negli anni.\r\nUn mito falso e consolatorio, che apre la via al revisionismo fascista. La giornata del Ricordo viene cavalcata ogni anno dalla destra xenofoba e razzista.\r\nLa gestione delle giornate della “memoria” e del “ricordo”, assunte in modo bipartisan dalle varie forze politiche, ha contribuito ad alimentare questa favola rassicurante, impedendo una riflessione collettiva che individuasse nei nazionalismi la radice culturale del male. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nMercoledì 2 marzo\r\nassemblea contro il carovita\r\nore 18 alla tettoia dei contadini a Porta Palazzo\r\n\r\nSabato 5 marzo\r\nGender Strike! 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Continuità e rotture”; Daniele Ratti “L’ENI Armata”; inizio discussione/pausa pranzo\r\nore 14,30\r\ninterventi di: Antonio Mazzeo “Le avventure neocoloniali dell'Italia dal Sahel al Mozambico”; Andrea Turco “La colonizzazione mentale, il caso ENI a Gela”; Massimo Varengo “Uno sguardo antimperialista sulla guerra in Ucraina” Interventi aperti\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","2 Marzo 2022","2022-03-02 13:28:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/migranti-polonia-1-690x362-1-200x110.jpg","Anarres dell’11 febbraio. Apartheid in Palestina. 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Allo stesso tempo rappresentano l’ennesima forma di imposizione dall’alto di obblighi e divieti, di sequestro delle terre e di interdizione delle attività quotidiane per le popolazioni locali che vengono colpite da questi eventi.\r\n\r\nIn Montenegro, nella zona montuosa di Sinjajevina, il governo ha deciso nel 2019 di destinare questo territorio alle esercitazioni militari (forze montenegrine in collaborazione con corpi della NATO) per due settimane all’anno. Da subito si è venuta a creare una forte opposizione popolare contro questa decisione che metterebbe a repentaglio la millenaria attività di pastorizia locale (Sinjajevina rappresenta una delle più estese aree di pascolo d’Europa), di agricoltura, di apicoltura e di raccolta delle erbe medicinali che sostenta le centinaia di famiglie che ci vivono. Per queste persone la zona dovrebbe non solo essere libera dalle invasioni militari, ma anche diventare parco naturale (così come lo è attualmente l’intera regione circostante) per permettere alla ricca ed importante biodiversità che la caratterizza di mantenere intatta la propria stabilità ecologica.\r\n\r\nAvendo vissuto sulla propria pelle l’esercitazione inaugurale del 2019, in cui molti animali si sono feriti o sono morti per lo scompiglio creato dalle esplosioni e dai bombardamenti, ed in cui le prove della devastazione ambientale della zona sono risultate evidenti, la resistenza popolare si è unita in comitati ed associazioni, decisa ad opporsi ai ritrovi militari successivi: nell’ottobre 2020 un campeggio di 150 persone è riuscito ad occupare la zona per 51 giorni e a fermare le esercitazioni, nonostante le condizioni climatiche durissime. Dopo questo successo ed in seguito ad un cambio di governo in Montenegro, vi sono state dichiarazioni da parte del Ministro della Difesa in cui viene promesso l’annullamento di ogni esercitazione futura. Queste promesse non hanno ovviamente incantato gli abitanti di Sinjajevina che mantengono alta l’attenzione per mettersi in gioco nella difesa del proprio territorio e della propria autosussistenza, dimostrandoci ancora una volta che fermare le esercitazioni militari è importante ed è possibile.\r\n\r\nAscolta l'approfondimento qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/sinjajevina.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[caption id=\"attachment_66913\" align=\"alignleft\" width=\"300\"] Militari che piantano conifere a rapida crescita in una delle più ampie zone di pascolo d'Europa, disturbandone l'equilibrio ecologico e ostacolando la locale attività di pastorizia[/caption]","19 Febbraio 2021","2021-02-19 14:21:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/images-200x110.jpeg","Esercitazioni militari nei luoghi naturali: il recente caso del Montenegro",1613744460,[],[],{"post_content":458},{"matched_tokens":459,"snippet":460,"value":461},[72],"per lo scompiglio creato dalle \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> e dai bombardamenti, ed in","Le esercitazioni militari che si svolgono nei territori di tutto il mondo (si contano a centinaia le zone preposte a tali attività ogni anno in Italia) portano sempre con sé un notevole danno ambientale, disturbo sonoro e immondizia. Allo stesso tempo rappresentano l’ennesima forma di imposizione dall’alto di obblighi e divieti, di sequestro delle terre e di interdizione delle attività quotidiane per le popolazioni locali che vengono colpite da questi eventi.\r\n\r\nIn Montenegro, nella zona montuosa di Sinjajevina, il governo ha deciso nel 2019 di destinare questo territorio alle esercitazioni militari (forze montenegrine in collaborazione con corpi della NATO) per due settimane all’anno. Da subito si è venuta a creare una forte opposizione popolare contro questa decisione che metterebbe a repentaglio la millenaria attività di pastorizia locale (Sinjajevina rappresenta una delle più estese aree di pascolo d’Europa), di agricoltura, di apicoltura e di raccolta delle erbe medicinali che sostenta le centinaia di famiglie che ci vivono. Per queste persone la zona dovrebbe non solo essere libera dalle invasioni militari, ma anche diventare parco naturale (così come lo è attualmente l’intera regione circostante) per permettere alla ricca ed importante biodiversità che la caratterizza di mantenere intatta la propria stabilità ecologica.\r\n\r\nAvendo vissuto sulla propria pelle l’esercitazione inaugurale del 2019, in cui molti animali si sono feriti o sono morti per lo scompiglio creato dalle \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> e dai bombardamenti, ed in cui le prove della devastazione ambientale della zona sono risultate evidenti, la resistenza popolare si è unita in comitati ed associazioni, decisa ad opporsi ai ritrovi militari successivi: nell’ottobre 2020 un campeggio di 150 persone è riuscito ad occupare la zona per 51 giorni e a fermare le esercitazioni, nonostante le condizioni climatiche durissime. Dopo questo successo ed in seguito ad un cambio di governo in Montenegro, vi sono state dichiarazioni da parte del Ministro della Difesa in cui viene promesso l’annullamento di ogni esercitazione futura. Queste promesse non hanno ovviamente incantato gli abitanti di Sinjajevina che mantengono alta l’attenzione per mettersi in gioco nella difesa del proprio territorio e della propria autosussistenza, dimostrandoci ancora una volta che fermare le esercitazioni militari è importante ed è possibile.\r\n\r\nAscolta l'approfondimento qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/sinjajevina.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[caption id=\"attachment_66913\" align=\"alignleft\" width=\"300\"] Militari che piantano conifere a rapida crescita in una delle più ampie zone di pascolo d'Europa, disturbandone l'equilibrio ecologico e ostacolando la locale attività di pastorizia[/caption]",[463],{"field":108,"matched_tokens":464,"snippet":460,"value":461},[72],{"best_field_score":174,"best_field_weight":218,"fields_matched":115,"num_tokens_dropped":48,"score":292,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":48},{"document":467,"highlight":480,"highlights":485,"text_match":172,"text_match_info":488},{"comment_count":48,"id":468,"is_sticky":48,"permalink":469,"podcastfilter":470,"post_author":25,"post_content":471,"post_date":472,"post_excerpt":53,"post_id":468,"post_modified":473,"post_thumbnail":53,"post_title":474,"post_type":379,"sort_by_date":475,"tag_links":476,"tags":478},"64565","http://radioblackout.org/podcast/i-bastioni-di-macalle-dietro-la-resa-dei-conti-tra-tribu-etiopi-un-cambio-di-sistema/",[339],"I Bastioni si sono riscaldati prima di adentrarsi nel Corno d’Africa facendo qualche valutazione su elezioni varie, in particolare quelle negli Usa, ma anche in Tanzania, Costa d’Avorio, Guinea:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020_11_10_primi-venti-minuti.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa rivolta tigrina, mentre trasmettevamo la terza puntata dei Bastioni di Orione, cominciava a inasprirsi e Ahmed iniziava la risposta violenta alla reazione all’”invasione” governativa del territorio tigrino, ricco, nell’ultimo quarto di secolo al potere e convinto ad opporsi allo smantellamento dell’etno-nazinalismo, avviato dal neoliberismo di Ahmed, che con il nobel della pace in una mano e la Diga della Rinascita soffia sul nazionalismo con i fondi cinesi a sostenerlo, perché l’area rappresenta il corridoio della Belt Road Initiative, quel Mar Rosso appetibile da tutte le potenze, ch einfatti sono stanziali a Gibuti.\r\n\r\nAbbiamo affrontato l’argomento dapprima con un vocale registrato da un giovane etiope – non tigrino e dunque molto critico con gli insorti. Ha fatto daportavoce di un gruppo di emigrati dal Corno d'Africa a Toriino. Scegliendo deliberatamente questo approccio sapevamo che ne sarebbe scaturita una visione parziale e divisiva che è componente essenziale del dissidio secolare tra le tribù che popolano quell'area: amhara, oromo, tigrini, borana, mursi, karo, hamar...\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020-11-10_fatti_narrazione-etiope_01.mp3\"][/audio]\r\n\r\nll primo tassello da cui partire per descrivere la situazione è l'ancora forte percezione di sé della minoranza tigrina di fronte alla spinta all'integrazione nazionale impressa da Ahmed e dalla sua esigenza di rilanciare l'economia anche con le ingenti risorse del Nord del paese, sia dopo questi ultimi decenni, successivi al crollo del regime del Derg, le innumerevoli guerre con Eritrea e Somalia, sia con la costante centralità della regione del Tigré con la sua gestione del potere nell'ultimo ventennio da parte della minoranza tigrina (6 per cento della popolazione etiope), oppressione di cui si avverte l'eco nelle parole risentite del nostro interlocutore africano, che legittimava l'intervento di Addis Abeba contro i ricchi secessionisti tigrini (cristiani), vieppiù separatisti e fomentatori delle divisioni etniche dopo aver perso il controllo del potere centrale e dell'esercito.\r\n\r\nNe abbiamo quindi discusso con Angelo Ferrari:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020_11_10_Etiopia-Chi-sta-sabotando-la-convivenza-e-lintegrazione-etnica_02.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa crisi del Tigray nasce dallo scontro politico con il Tpfl, che è stato a lungo il partito egemone in seno all'Ersdf. Il Fronte tigrino si è sentito più volte preso di mira dalle riforme del nuovo premier, che intanto ha creato una propria formazione politica, il Partito della prosperità.\r\n\r\nNel Tigray le autorità locali hanno deciso di tenere elezioni indipendenti, quelle che sono state rinviate ad agosto con la causale (forse pretestuosa?) della epidemia di SarsCov2 e il Tpfl è stato riconfermato al governo regionale.Ora lo scontro è diventato militare, con il rischio che la rivalità politica si trasformi in conflitto interetnico. Soprattutto per l'avvicendamento di una tribù diversa (gli oromo) alla guida del paese, che sancisce il venir meno del processo di integrazione tra le molte etnie che compongono l'Etiopia; proprio quel sabotaggio del superamento delle divisioni etniche che nella testimonianza del giovane etiope si attribuiva al trentennio tigrino.\r\n\r\nMulu Nega è stato nominato da Ahmed nuovo governatore ad interim per la regione settentrionale del Tigray. Poco prima il parlamento aveva preso la risoluzione di stabilire un'amministrazione provvisoria. Ahmed sta producendo lo sforzo di superare l'etno-nazionalismo per arrivare a una forma di nazionalismo etiope, che la Diga della Rinascita rappresenta così unitaria (ma è divisiva – ovviamente – con gli altri paesi dell'area). Ma non può che essere a tempi lunghi, visto che persino la sua stessa etnia oromo si contrappone (molteplici sono stati gli scontri e i moti di piazza nei mesi scorsi). L'apertura liberista al capitale privato crea attriti nell’intera società, nel Tigray ancora di più; la penetrazione di militari nazionali nella regione settentrionale è quindi vista come intrusione, che ha fatto esplodere gli attacchi di Makallè. Si rischia l'esatto opposto del tentativo di unificare: la frammentazione perché ciascuno non si sente rappresentato a sufficienza. Intanto sono già 15.000 gli sfollati e innumerevoli i morti (si parla di 500 solo nel massacro del 10 novembre a Mai-Kadra, in Tigray).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020_11_10_Nazionalismo-e-svolta-liberista-di-Ahmed_03.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNel 2019 il Conte1 aveva stipulato con la ministra Trenta accordi militari con il presidente-nobel_per_la_pace_Ahmed: «difesa e sicurezza, formazione e addestramento, assistenza tecnica, operazioni di supporto alla pace... trasferimento di struttura d'arma e apparecchiatura bellica... è auspicata la promozione di iniziative finalizzate a razionalizzare il controllo sui prodotti a uso militare»; come i precedenti governi, soprattutto di centrosinistra, avevano appoggiato la parte eritrea, ora già coinvolta con esplosioni all'Asmara, perché gli ahmara si sono schierati subito con Addis Abeba. L'Italia sta cercando di tornare a essere protagonista nel Corno d'Africa... e quindi soffierà sul fuoco della guerra in un’area popolata dagli apparati militari di tutte le potenze mondiali, che si stanno accaparrando fette di un territorio che controlla traffici, merci, risorse. Una vera operazione neocoloniale nascosta sotto la cooperazione allo sviluppo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/Etiopia-meta-del-complesso-militar-industriale-italiano_04.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLe nazioni sono al soldo di potenze straniere per ridisegnare la geopolitica internazionale come avvenne nel periodo coloniale classico: tutte le potenze sono intente a controllare il passaggio del Mar Rosso da Aden a Suez (infatti a Gibuti, snodo essenziale del Belt Road Initiative, sono presenti tutti i contingenti militari) e ogni mossa è un riposizionamento strategico.\r\n\r\n \r\n\r\nCon Angelo si è anche parlato di Costa d’Avorio e altre nazioni africane, come l'emblematico Congo (una volta Zaire) per la sua particolare interpretazione del concetto occidentale di democrazia, e alcune hanno affrontato elezioni che sono normalmente truffe, perché l’accaparramento delel risorse e la loro svendita è sicuramente colonialismo e spartizione, ma anche esportazione di uno schema che già non funziona in Occidente e con l’Africa non c’entra nulla e impone sistemi economici di sfruttamento e ora anche di contesa con la penetrazione cinese, senza passare attraverso l’humus attraverso il quale si sono formate le comunità africane.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020_11_10_concetto-di-democrazia-importato-in-Africa.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nE poi una chiosa africana sulla pirateria e il pattugliamento italiano del Golfo di Guinea (per ordine di Descalzi? mah!)\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/pirateria-e-pattugliamento-italiano.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNell’ultimo quarto d’ora si è parlato di tagliagole processati all’Aja da presidenti (Ngbagbo, come Thaci dell’Uck kosovaro); poi a tamburo battente breakin’ news del 10 novembre... ma probabilmente sono notizie in evoluzione con dossier che finiremo con il riprendere in mano.\r\n\r\nScioperi in emergenza Covid madrilena – lo sciopero pandemico, poi lo sgombero di Guernica, Argenitna; uragano Eta nei Caraibi, infatti non c’entra con l’Euskadi. Poi la Bolivia di Arce e Morales in piena esaltazione retorica di ritorno al potere: diversamente dal Perù, dove continuano a dimettersi presidenti nela normalizzazione susseguente alla fine di Sendero luminoso; in Brasilesi sospende la sperimentaione del vaccino. Un po’ di nostalgia per il Farabundo Martì salvadoregno e scivolare alla fine verso il sogno distopico del Myanmar di Aung san Suu Kiy e le elezioni dell’8 novembre, cercando il pelo nel Rakhine e gli odi intrecciati che hanno aiutato l avittoria di The Lady coi risvolti economici di nuovo della Belt Road Initiative.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/ultimo-quarto-dora.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","15 Novembre 2020","2023-04-19 15:08:16","I Bastioni di Macallè: dietro la resa dei conti tra tribù etiopi un cambio di sistema",1605484755,[477],"http://radioblackout.org/tag/bastioniorione/",[479],"BastioniOrione",{"post_content":481},{"matched_tokens":482,"snippet":483,"value":484},[72],"eritrea, ora già coinvolta con \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> all'Asmara, perché gli ahmara si","I Bastioni si sono riscaldati prima di adentrarsi nel Corno d’Africa facendo qualche valutazione su elezioni varie, in particolare quelle negli Usa, ma anche in Tanzania, Costa d’Avorio, Guinea:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020_11_10_primi-venti-minuti.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa rivolta tigrina, mentre trasmettevamo la terza puntata dei Bastioni di Orione, cominciava a inasprirsi e Ahmed iniziava la risposta violenta alla reazione all’”invasione” governativa del territorio tigrino, ricco, nell’ultimo quarto di secolo al potere e convinto ad opporsi allo smantellamento dell’etno-nazinalismo, avviato dal neoliberismo di Ahmed, che con il nobel della pace in una mano e la Diga della Rinascita soffia sul nazionalismo con i fondi cinesi a sostenerlo, perché l’area rappresenta il corridoio della Belt Road Initiative, quel Mar Rosso appetibile da tutte le potenze, ch einfatti sono stanziali a Gibuti.\r\n\r\nAbbiamo affrontato l’argomento dapprima con un vocale registrato da un giovane etiope – non tigrino e dunque molto critico con gli insorti. Ha fatto daportavoce di un gruppo di emigrati dal Corno d'Africa a Toriino. 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Poco prima il parlamento aveva preso la risoluzione di stabilire un'amministrazione provvisoria. Ahmed sta producendo lo sforzo di superare l'etno-nazionalismo per arrivare a una forma di nazionalismo etiope, che la Diga della Rinascita rappresenta così unitaria (ma è divisiva – ovviamente – con gli altri paesi dell'area). Ma non può che essere a tempi lunghi, visto che persino la sua stessa etnia oromo si contrappone (molteplici sono stati gli scontri e i moti di piazza nei mesi scorsi). L'apertura liberista al capitale privato crea attriti nell’intera società, nel Tigray ancora di più; la penetrazione di militari nazionali nella regione settentrionale è quindi vista come intrusione, che ha fatto esplodere gli attacchi di Makallè. Si rischia l'esatto opposto del tentativo di unificare: la frammentazione perché ciascuno non si sente rappresentato a sufficienza. 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(...) Era iniziato tutto una sera, quando alcune esplosioni furono segnalate sulla superficie di Marte, il pianeta rosso che tutti ritenevano disabitato.\" Nel 1897 Herbert George Wells scrive il romanzo \"La guerra dei mondi\" ambientato in Gran Bretagna, in cui immagina un'invasione dei marziani. Passano gli anni, arriva la radio e il giovane Orson Welles conduce il programma letterario \"The Mercury Teather on the air\" alla WABC/CBS di New York. Vuole presentare il romanzo di Wells, ma gli sembra troppo lungo e noioso, e decide di spostare l'azione negli Stati Uniti e trasformarla in uno pseudo-notiziario con collegamento sul posto. Sono le ore 20.01 di domenica 30 ottobre 1938. “Signore e signori, è la cosa più terribile alla quale abbiamo mai assistito... Aspettate un momento! Qualcuno sta cercando di affacciarsi alla sommità.... qualcuno... o qualcosa. Potrebbe essere... mio Dio! (urla di terrore in sottofondo)\" Qui finisce la storia del romanzo e comincia quella del più famoso e controverso evento della storia delle comunicazioni di massa. Migliaia di ascoltatori che si sintonizzano a programma iniziato credono di ascoltare un vero notiziario, ed é il panico. A New York la folla terrorizzata prende d'assalto il Dixie Bus Terminal di Manhattan. A Birmingham le chiese si riempiono di gente implorante e piangente. A San Francisco i volontari accorrono alle caserme, pronti a prendere le armi contro gli invasori dallo spazio. Solo il giorno dopo la situazione si normalizza. All'epoca un'invasione di marziani non era considerata un'assurdità. Nel 1893 Giovanni Virginio Schiapparelli, direttore dell'Osservatorio di Brera, aveva scoperto sulla superficie marziana una rete di canali che presupponevano una civiltà evoluta. Dopo di che il pianeta rosso era entrato nell'immaginario collettivo, dalla trilogia \"John Carter su Marte\" di Edgar Rice Bourroughs (il creatore di Tarzan) del 1912 al film \"Aelita, la regina di Marte\" del 1924 (il primo film russo di fantascienza) a \"Straniero in terra straniera\" del 1961 di Robert Heinlein che divenne un romanzo cult della controcultura. Il 25 luglio 1976 la sonda Viking 1 fotografa sulla superficie marziana un grande volto umano, secondo molti l'ultimo messaggio di una civiltà estinta. Sulla Notte dell'Invasione del 1938 continuano tuttora le discussioni e le ipotesi. Secondo alcuni il panico é stato artificiosamente amplificato negli anni successivi per giustificare un più rigido controllo dell'informazione. Secondo altri dietro Orson Welles c'era un esperimento segreto della Rockfeller Foundation per testare le reazioni dell'opinione pubblica davanti a notizie clamorose. Purtroppo sia i canali che il volto su Marte si sono rivelati solo delle illusioni ottiche. Buon ascolto.\r\n\r\nSergio De Santis \"Hoax! - Storie di imbroglioni, burloni, truffatori e semplici bugiardi\" 2011.\r\n\r\nHouseman J. \"Panico! Arrivano i marziani!\" in Klein A. \"Eroi dell'inganno\" 1962.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/2019.11.08-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","10 Novembre 2019","2019-11-11 08:29:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/WOW2-200x110.jpg","IL TERRORE ARRIVA DA MARTE - LA PERLA DI LABUAN 8/11/2019",1573372195,[],[],{"post_content":504},{"matched_tokens":505,"snippet":506,"value":507},[72],"tutto una sera, quando alcune \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> furono segnalate sulla superficie di","\"Alla fine del XIX secolo nessuno avrebbe creduto che le cose della terra fossero acutamente e attentamente osservate da intelligenze superiori a quelle degli uomini. (...) Era iniziato tutto una sera, quando alcune \u003Cmark>esplosioni\u003C/mark> furono segnalate sulla superficie di Marte, il pianeta rosso che tutti ritenevano disabitato.\" Nel 1897 Herbert George Wells scrive il romanzo \"La guerra dei mondi\" ambientato in Gran Bretagna, in cui immagina un'invasione dei marziani. Passano gli anni, arriva la radio e il giovane Orson Welles conduce il programma letterario \"The Mercury Teather on the air\" alla WABC/CBS di New York. Vuole presentare il romanzo di Wells, ma gli sembra troppo lungo e noioso, e decide di spostare l'azione negli Stati Uniti e trasformarla in uno pseudo-notiziario con collegamento sul posto. Sono le ore 20.01 di domenica 30 ottobre 1938. “Signore e signori, è la cosa più terribile alla quale abbiamo mai assistito... Aspettate un momento! Qualcuno sta cercando di affacciarsi alla sommità.... qualcuno... o qualcosa. Potrebbe essere... mio Dio! (urla di terrore in sottofondo)\" Qui finisce la storia del romanzo e comincia quella del più famoso e controverso evento della storia delle comunicazioni di massa. Migliaia di ascoltatori che si sintonizzano a programma iniziato credono di ascoltare un vero notiziario, ed é il panico. A New York la folla terrorizzata prende d'assalto il Dixie Bus Terminal di Manhattan. A Birmingham le chiese si riempiono di gente implorante e piangente. A San Francisco i volontari accorrono alle caserme, pronti a prendere le armi contro gli invasori dallo spazio. Solo il giorno dopo la situazione si normalizza. All'epoca un'invasione di marziani non era considerata un'assurdità. Nel 1893 Giovanni Virginio Schiapparelli, direttore dell'Osservatorio di Brera, aveva scoperto sulla superficie marziana una rete di canali che presupponevano una civiltà evoluta. Dopo di che il pianeta rosso era entrato nell'immaginario collettivo, dalla trilogia \"John Carter su Marte\" di Edgar Rice Bourroughs (il creatore di Tarzan) del 1912 al film \"Aelita, la regina di Marte\" del 1924 (il primo film russo di fantascienza) a \"Straniero in terra straniera\" del 1961 di Robert Heinlein che divenne un romanzo cult della controcultura. Il 25 luglio 1976 la sonda Viking 1 fotografa sulla superficie marziana un grande volto umano, secondo molti l'ultimo messaggio di una civiltà estinta. Sulla Notte dell'Invasione del 1938 continuano tuttora le discussioni e le ipotesi. Secondo alcuni il panico é stato artificiosamente amplificato negli anni successivi per giustificare un più rigido controllo dell'informazione. Secondo altri dietro Orson Welles c'era un esperimento segreto della Rockfeller Foundation per testare le reazioni dell'opinione pubblica davanti a notizie clamorose. Purtroppo sia i canali che il volto su Marte si sono rivelati solo delle illusioni ottiche. Buon ascolto.\r\n\r\nSergio De Santis \"Hoax! - Storie di imbroglioni, burloni, truffatori e semplici bugiardi\" 2011.\r\n\r\nHouseman J. \"Panico! Arrivano i marziani!\" in Klein A. \"Eroi dell'inganno\" 1962.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/2019.11.08-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]",[509],{"field":108,"matched_tokens":510,"snippet":506,"value":507},[72],{"best_field_score":174,"best_field_weight":218,"fields_matched":115,"num_tokens_dropped":48,"score":292,"tokens_matched":115,"typo_prefix_score":48},6637,{"collection_name":379,"first_q":72,"per_page":325,"q":72},5,["Reactive",516],{},["Set"],["ShallowReactive",519],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fcg7XLanZH-N__rVqlv2YN0XOlA52q1vaFQzS0FCNanE":-1},true,"/search?query=esplosioni"]