","Messico: un altro terremoto di classe","post",1506689056,[57,58,59,60],"http://radioblackout.org/tag/classe/","http://radioblackout.org/tag/messico/","http://radioblackout.org/tag/terremoti/","http://radioblackout.org/tag/violenza-politica/",[12,62,18,22],"messico",{"post_content":64,"post_title":70},{"matched_tokens":65,"snippet":68,"value":69},[66,67,66],"di","estratti","\u003Cmark>di\u003C/mark> persone: dalle macerie furono \u003Cmark>estratti\u003C/mark> più \u003Cmark>di\u003C/mark> 500 cadaveri.\" (da Messico, breve storia","\"Ore 7.19 del 19 settembre 1985. Le vie \u003Cmark>di\u003C/mark> El Centro, il quartiere storico \u003Cmark>di\u003C/mark> Città del Messico, erano vuote: la maggior parte dei capitalinos o stava dormendo o era già in fabbrica. Il terremoto dell’ottavo grado della scala Richter sorprese gli uni nel sonno, gli altri al lavoro. Una scossa lunga – più \u003Cmark>di\u003C/mark> tre minuti – e devastante: 10 mila morti, 100 mila case crollate e 5 milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> persone senza acqua né luce. Nel 1985 la capitale era la città più popolosa del mondo: 16 milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> abitanti concentrati soprattutto nella Colonia Obrera, il quartiere operaio. Era l’epoca del miracolo economico messicano e dagli Anni 70 migliaia \u003Cmark>di\u003C/mark> persone avevano scelto \u003Cmark>di\u003C/mark> trasferirsi dalla campagna in città in cerca \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro. Lo sviluppo urbano fu incontrollato: per tre decenni leggi e piani regolatori permissivi avevano consentito la costruzione \u003Cmark>di\u003C/mark> edifici precari non in linea con le norme antisismiche. (...) Ma il simbolo del terremoto del 1985, e delle disastrose politiche abitative del governo autoritario del Partito rivoluzionario istituzionale, rimasero le immagini del complesso residenziale Tlatelolco, un’area \u003Cmark>di\u003C/mark> due chilometri quadrati costruita nel 1960 per ospitare 80 mila persone. La scossa travolse buona parte dei 102 edifici che costituivano il complesso, intrappolando migliaia \u003Cmark>di\u003C/mark> persone: dalle macerie furono \u003Cmark>estratti\u003C/mark> più \u003Cmark>di\u003C/mark> 500 cadaveri.\" (da Messico, breve storia del terremoto del 1985)\r\n\r\n \r\n\r\n32 anni dopo la storia si ripete. Dopo la violentissima scossa sismica \u003Cmark>di\u003C/mark> magnitudo 8.2 del 7 settembre scorso, che ha colpito in particolare gli stati meridionali \u003Cmark>di\u003C/mark> Chiapas, Oaxaca, Veracruz e Guerrero, il 19 settembre un terremoto \u003Cmark>di\u003C/mark> magnitudo 7.1 ha investito la regione centrale del Messico, causando la morte \u003Cmark>di\u003C/mark> 337 persone, 200 delle quali nella capitale. Anche questa volta la calamità non ha colpito indiscriminatamente, perchè anche i terremoti sono sempre \u003Cmark>di\u003C/mark> classe: colpiscono gli edifici più vecchi, quelli per cui non ci sono soldi per la manutenzione, quelli costruiti speculando, colpiscono le zone in cui il rischio sismico è più alto ma dove chi non ha soldi o documenti è costretto ad abitare, colpiscono i quartieri delle classi popolari, le baraccopoli, colpiscono i poveri. La violenza politica e strutturale messa a nudo dai crolli è la stessa \u003Cmark>di\u003C/mark> trent’anni fa: speculazione edilizia, assenza \u003Cmark>di\u003C/mark> misure \u003Cmark>di\u003C/mark> prevenzione, enorme divisione \u003Cmark>di\u003C/mark> classe, anche in termini spaziali.\r\n\r\n \r\n\r\nLa \"gestione\" istituzionale dell'emergenza riproduce questa violenza. Interesse del governo messicano guidato da Peña Nieto è quello \u003Cmark>di\u003C/mark> favorire le imprese e la speculazione edilizia facendo del post-terremoto un'occasione per derubare ulteriormente la popolazione che però, come nell'85, sta dando prova \u003Cmark>di\u003C/mark> una grande capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> auto-organizzazione. La solidarietà della strada, spontanea, è emersa con forza per riprendersi la città e tutti i luoghi colpiti dal terremoto. Persone che si arrangiano in modo autonomo per sottrarre le macerie da una classe politica collusa con le multinazionali, che vorrebbe demolire edifici che avrebbero bisogno solo \u003Cmark>di\u003C/mark> riparazioni per favorire i profitti degli speculatori immobiliari. Persone che si mobilitano da sé contro lo Stato e il Capitale per salvare le vite e la memoria \u003Cmark>di\u003C/mark> corpi \"\u003Cmark>di\u003C/mark> scarto\". Come quelli delle sarte cinesi e centroamericane senza documenti, morte nel crollo \u003Cmark>di\u003C/mark> una maquiladora nella zona obrera a Città del Messico. Se non fosse stato per alcune colleghe sopravvissute, \u003Cmark>di\u003C/mark> loro non si saprebbe nulla: l'unica preoccupazione dei padroni è stata quella \u003Cmark>di\u003C/mark> recuperare macchinari e materiali e rimuovere i detriti il più velocemente possibile per ottenere i fondi assicurativi.\r\n\r\n \r\n\r\nPer un commento sulla natura \u003Cmark>di\u003C/mark> classe dei terremoti, questa mattina abbiamo raggiunto ai microfoni Piero Gorza, antropologo e ricercatore presso l'Instituto de Estudios Indígenas di San Cristóbal de Las Casas:\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",{"matched_tokens":71,"snippet":72,"value":72},[66],"Messico: un altro terremoto \u003Cmark>di\u003C/mark> classe",[74,77],{"field":75,"matched_tokens":76,"snippet":68,"value":69},"post_content",[66,67,66],{"field":78,"matched_tokens":79,"snippet":72,"value":72},"post_title",[66],1157451471306883000,{"best_field_score":82,"best_field_weight":83,"fields_matched":84,"num_tokens_dropped":11,"score":85,"tokens_matched":84,"typo_prefix_score":43},"2211897802752",14,2,"1157451471306883186",{"document":87,"highlight":103,"highlights":109,"text_match":112,"text_match_info":113},{"cat_link":88,"category":90,"comment_count":43,"id":92,"is_sticky":43,"permalink":93,"post_author":46,"post_content":94,"post_date":95,"post_excerpt":49,"post_id":92,"post_modified":96,"post_thumbnail":97,"post_thumbnail_html":98,"post_title":99,"post_type":54,"sort_by_date":100,"tag_links":101,"tags":102},[89],"http://radioblackout.org/category/disertiamo/",[91],"disertiamo","89624","http://radioblackout.org/2024/05/milano-17-04-24-ruolo-dellitalia-nel-nuovo-disordine-mondiale/","Di seguito alcuni estratti dall'incontro \"Ruolo dell’Italia nel nuovo disordine mondiale. L’unico deterrente è il disfattismo\" a cura del Centro di documentazione contro la guerra, che si è tenuto il 17 aprile a Milano presso Archivio Primo Moroni – Calusca City Lights – CSOA Cox 18\r\n\r\n \r\n\r\nQui l'introduzione:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/introcox.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui un approfondimento sul Piano Mattei:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/coxpianomattei.mp3\"][/audio]","14 Maggio 2024","2024-07-01 14:56:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Mercoledi-17-aprile-24-1449x2048-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"212\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Mercoledi-17-aprile-24-1449x2048-1-212x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Mercoledi-17-aprile-24-1449x2048-1-212x300.jpg 212w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Mercoledi-17-aprile-24-1449x2048-1-725x1024.jpg 725w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Mercoledi-17-aprile-24-1449x2048-1-768x1085.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Mercoledi-17-aprile-24-1449x2048-1-1087x1536.jpg 1087w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Mercoledi-17-aprile-24-1449x2048-1.jpg 1449w\" sizes=\"auto, (max-width: 212px) 100vw, 212px\" />","Milano 17/04/24 - Ruolo dell'Italia nel nuovo disordine mondiale.",1715713168,[],[],{"post_content":104},{"matched_tokens":105,"snippet":107,"value":108},[106,67],"Di","\u003Cmark>Di\u003C/mark> seguito alcuni \u003Cmark>estratti\u003C/mark> dall'incontro \"Ruolo dell’Italia nel nuovo disordine","\u003Cmark>Di\u003C/mark> seguito alcuni \u003Cmark>estratti\u003C/mark> dall'incontro \"Ruolo dell’Italia nel nuovo disordine mondiale. 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Lavrov parla nel suo stile molto flemmatico di temi a dir poco bollenti, dalla situazione della Siria, a pochi giorni dal vertice di Doha, alla possibilità concreta di una escalation atomica fino alla situazione molto dinamica dell'Indo Pacifico, dove gli americani concretizzano alleanze e cercano di coinvolgere la Nato che ormai non ha problemi ad ammettere il proprio interesse per quel quadrante geopolitico.\r\n\r\nAscolta la nostra selezione dell'intervista a Sergej Lavrov","12 Dicembre 2024","2024-12-12 17:51:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/hq720-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/hq720-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/hq720-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/hq720.jpg 686w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Tucker Carlson intervista Lavrov: alcuni estratti",1734025883,[130,131,132],"http://radioblackout.org/tag/geopolitica/","http://radioblackout.org/tag/guerra-in-ucraina/","http://radioblackout.org/tag/russia/",[134,135,136],"geopolitica","guerra in ucraina","russia",{"post_content":138,"post_title":142},{"matched_tokens":139,"snippet":140,"value":141},[67],"Vi proponiamo alcuni \u003Cmark>estratti\u003C/mark> dell'intervista al ministro degli esteri","Vi proponiamo alcuni \u003Cmark>estratti\u003C/mark> dell'intervista al ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, pubblicata sul canale \u003Cmark>di\u003C/mark> Tucker Carlson, eclettico giornalista già fuoriuscito da Fox News e oggi vicino al neo presidente Trump. 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Corteo contro il poligono militare",1732627521,[168,169,170,171,172,173,174],"http://radioblackout.org/tag/30novembre2024antimilitarista/","http://radioblackout.org/tag/disertiamolaguerra/","http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/aviano/","http://radioblackout.org/tag/corteo-no-poligono-cao-malnisio/","http://radioblackout.org/tag/friuli-e-venezia-giulia/","http://radioblackout.org/tag/guerra/",[28,24,176,14,30,26,177],"antimilitarismo","guerra",{"post_content":179},{"matched_tokens":180,"snippet":181,"value":182},[66],"Dopo più \u003Cmark>di\u003C/mark> trent'anni dalla fine della \"guerra","“Dopo più \u003Cmark>di\u003C/mark> trent'anni dalla fine della \"guerra fredda\", il Friuli Venezia Giulia continua a mantenere il triste primato \u003Cmark>di\u003C/mark> regione più militarizzata d'Italia: dal dopoguerra è operativa ad Aviano una base americana con accertata presenza \u003Cmark>di\u003C/mark> testate nucleari e possibile obiettivo strategico della Russia in caso \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra.\r\nIl Friuli V.G. è oggi interessato ad un piano \u003Cmark>di\u003C/mark> nuovi insediamenti militari che prevede la costruzione \u003Cmark>di\u003C/mark> n. 4 caserme \"green\" e il potenziamento dell'attività addestrativa nei poligoni con il loro conseguente ampliamento.\r\nE, intanto, si scaricano sulle comunità locali i costi delle bonifiche delle aree militari dismesse passate al demanio civile.\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> fronte a questa tragica situazione dobbiamo respingere il ruolo \u003Cmark>di\u003C/mark> spettatori passivi che ci è stato assegnato, e farci attori \u003Cmark>di\u003C/mark> un'inversione \u003Cmark>di\u003C/mark> tendenza.\r\nSiamo consapevoli che la ricostruzione dei processi \u003Cmark>di\u003C/mark> fratellanza e \u003Cmark>di\u003C/mark> solidarietà, la difesa dell'ambiente e della nostra salute siano un buon antidoto alle guerre imperialiste, nazionaliste, etniche e religiose.\r\nCon questo appello ci poniamo l'obiettivo \u003Cmark>di\u003C/mark> costruire un'ampia mobilitazione regionale contro la guerra e il militarismo per sabato 30 novembre 2024 a Malnisio (PN), per la chiusura del poligono militare Cao Malnisio.”\r\nQuesti alcuni \u003Cmark>estratti\u003C/mark> dell’appello del “Comitato No Poligono Cao Malnisio”.\r\nL’appuntamento per il corteo è alle 13,30 a Malnisio (PN), in piazza Trieste angolo via Manzoni\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Raspa del Comitato No Poligono\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/2024-11-26-raspa-corteo-malnisio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[184],{"field":75,"matched_tokens":185,"snippet":181,"value":182},[66],{"best_field_score":152,"best_field_weight":83,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":11,"score":187,"tokens_matched":84,"typo_prefix_score":43},"1155199671761633393",{"document":189,"highlight":202,"highlights":208,"text_match":150,"text_match_info":211},{"cat_link":190,"category":191,"comment_count":43,"id":192,"is_sticky":43,"permalink":193,"post_author":46,"post_content":194,"post_date":95,"post_excerpt":49,"post_id":192,"post_modified":195,"post_thumbnail":196,"post_thumbnail_html":197,"post_title":198,"post_type":54,"sort_by_date":199,"tag_links":200,"tags":201},[89],[91],"89632","http://radioblackout.org/2024/05/torino-9-5-24-universita-e-guerra/","Estratti dalla discussione \"Università è guerra\" che si è tenuta a Torino il 9 maggio.\r\nPresentazione opuscoli da Venezia, Trento e Torino con Collettivo SUMUD, Progetto Palestina e un compagno da Trento.\r\n\r\n\"Questo incontro vuole essere una occasione per conoscere e divulgare alcune esperienze concrete di opposizione alla guerra e i ragionamenti da cui sono mosse. I contesti geografici, le azioni messe in campo e le matrici teoriche possono essere differenti, ma vi è una caratteristica in comune: le strutture da attaccare, identificate nelle Università e nel sapere scientifico, in quanto parte integrante del dispositivo bellico.\r\n\r\nUnito, il Politecnico di Torino, l'Università Ca' Foscari di Venezia e l'Università di Trento, casi specifici da cui si rende evidente una forma generale, incarnano un modello di produzione materiale e culturale che perfeziona e catalizza la logica della guerra, rivolta sia ai nemici interni, che all'esterno dei confini statuali. La presentazione di opuscoli scritti da studenti a Venezia, Trento e Torino vuole quindi fare emergere il ruolo che l'Università come istituzione e quindi nodo fondamentale di un sistema di rapporti sociali riveste nella continua produzione e riproduzione della guerra nei luoghi in cui viviamo. Dire università e sapere scientifico è dire guerra.\"\r\n\r\n \r\n\r\nQui l'introduzione all'incontro:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/introuni9maggio-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui l'intervento del collettivo SUMUD sull'Università Ca' Foscari di Venezia:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/sumud9maggio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui l'intervento di Progetto Palestina su Università e Politecnico di Torino:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/propal.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui una parte dell'intervento di conclusione:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/cibe9maggio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","2024-07-01 14:55:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/988632eda1c3c0a500f8ca7857c67662-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"212\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/988632eda1c3c0a500f8ca7857c67662-212x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/988632eda1c3c0a500f8ca7857c67662-212x300.jpg 212w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/988632eda1c3c0a500f8ca7857c67662-724x1024.jpg 724w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/988632eda1c3c0a500f8ca7857c67662-768x1087.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/988632eda1c3c0a500f8ca7857c67662-1086x1536.jpg 1086w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/988632eda1c3c0a500f8ca7857c67662.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 212px) 100vw, 212px\" />","Torino 9/05/24 - Università è guerra.",1715714844,[],[],{"post_content":203},{"matched_tokens":204,"snippet":206,"value":207},[205],"Estratti","\u003Cmark>Estratti\u003C/mark> dalla discussione \"Università è guerra\"","\u003Cmark>Estratti\u003C/mark> dalla discussione \"Università è guerra\" che si è tenuta a Torino il 9 maggio.\r\nPresentazione opuscoli da Venezia, Trento e Torino con Collettivo SUMUD, Progetto Palestina e un compagno da Trento.\r\n\r\n\"Questo incontro vuole essere una occasione per conoscere e divulgare alcune esperienze concrete \u003Cmark>di\u003C/mark> opposizione alla guerra e i ragionamenti da cui sono mosse. 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Prima di essere uno strumento di verifica del green pass, i QR-code si situano nella lunga storia dell'industrializzazione, dei flussi commerciali globalizzati e soprattutto del loro controllo, che a sua volta risponde ai mutamenti del capitalismo nel suo insieme.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/qrcodedef.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito la traduzione del testo\r\n\r\nIl QR-Code è diventato uno dei simboli del mondo smart. Dal lasciapassare sanitario ai cartelloni pubblicitari, passando per i menù dei ristoranti e i cartelli espositivi, la stessa banalità del suo utilizzo riflette l'influenza esercitata dalle tecnologie digitali. Un quadrato di superfici nere su sfondo bianco, incorniciato da tre quadrati neri, il “codice di risposta rapida” [QR] differisce dal codice a barre per le sue due dimensioni ed è più simile al microchip RFID per i pagamenti contactless. La sua storia, che questo testo si propone di ripercorrere, è inseparabile da quella del codice a barre. Fa parte della grande storia delle relazioni tra informatica e industria, che determina il ruolo crescente dell'identificazione informatica nella circolazione delle merci e delle persone. Fabbriche, logistica e banche dati sono i protagonisti della prodigiosa espansione dell'IT dall'inizio degli anni '70 agli anni '80 fino ad oggi.\r\n\r\n \r\n\r\n \t L'INVENZIONE E L'ESTENSIONE DEL CODICE A BARRE.\r\n\r\n \r\n\r\n\"Vuole dire che c'era una volta un mondo senza codici a barre? \"\r\n\r\n \r\n\r\nNella loro storia dell'informatica \"ubiqua\", Geneviève Bell e Paul Dourish parlano di \"domani di ieri\" per definire il modo in cui l'attenzione alle promesse magniloquenti delle tecnologie future tenda a mascherare l’influenza di quelle che sono già esistenti. Certo, il QR-Code è più prosaico dei sogni di un mondo interattivo promesso da Mark Weiser, o del metaverso annunciato da Mark Zuckerberg. Tuttavia, è proprio l'apparente semplicità di questa tecnologia e il fatto che sia a portata di mano che le consente di \"mimetizzarsi con lo sfondo a una velocità sorprendente\". In un certo senso, un codice a barre o un QR-code funzionano come un'infrastruttura: qualcosa di impercettibile nella maggior parte dei casi, da cui dipendiamo senza pensarci e che ci autorizza a fare qualcosa, determinando la forma delle azioni e usi che rende possibile. Se nulla sembra più banale del codice a barre che compare su quasi tutti i beni del mondo, l'introduzione di questa rappresentazione di un dato numerico o alfanumerico, sotto forma di un'alternanza di barre e spazi il cui spessore è variabile è stata determinante nell'accelerare l'informatizzazione.\r\n\r\n \r\n\r\nPrima dei codici a barre, non esistevano sistemi per acquisire automaticamente le informazioni sui prodotti venduti. I cassieri inserivano manualmente il prezzo di ogni prodotto venduto su registratori di cassa meccanici, prezzo che dovevano conoscere a memoria o etichettare manualmente. A loro volta, i gestori dei negozi dovevano valutare e monitorare costantemente la fornitura degli scaffali senza dati accessibili prodotto per prodotto. Nel 1952, due ingegneri, Bernard Silver e Norman Joseph Woodland (già assistente nell'ambito del progetto Manhattan che sviluppò la bomba atomica), si ispirarono al codice Morse per risolvere questo problema: punti e barre che si susseguono per trasmettere un informazione. Hanno così inventato il codice a barre, ovvero un codice in grado di fungere da mediazione tra la materialità di un oggetto e la sua identità virtuale collocata in un database digitale. Esso crea un collegamento tra il digitale e il fisico, tra l'informatica e la circolazione delle merci.\r\n\r\n \r\n\r\nAll'epoca, tuttavia, il loro codice richiedeva una lampada a incandescenza da 500 watt per essere decifrato. Essa riscaldava molto intensamente, a volte bruciava la carta come la pupilla umana, ben lontana dalle tecnologie intelligenti. La decodificazione richiedeva anche un notevole equipaggiamento materiale di computazione esteso, che era impossibile distribuire in modo massiccio ed economico. La loro invenzione rimase quindi inizialmente senza sbocco, ma depositarono il brevetto subito acquistato dalla Radio Corporation of America (RCA). Proprio come un'auto non va da nessuna parte senza l'infrastruttura stradale di accompagnamento, un oggetto tecnico esiste solo con il proprio ambiente associato, che lo condiziona e che esso condiziona a sua volta. \r\n\r\nCi vorranno altri vent'anni e nuove innovazioni perché il codice a barre diventi effettivo.\r\n\r\n \r\n\r\nNel maggio del 1960, Theodore Maiman inventa il laser, acronimo di \"amplificazione della luce mediante emissione stimolata della radiazione\", che consente un'emissione luminosa coerente e direzionale. Questa luce rossa, che conosciamo dai lettori, si associa rapidamente ai codici a barre. Nel decennio successivo, la RCA porta avanti la ricerca per automatizzare e velocizzare le casse nei negozi di alimentari. Allo stesso tempo, altri laboratori effettuano ricerche simili per monitorare la circolazione dei treni merci. A Cincinnati, il 3 luglio 1972, cioè vent'anni dopo l'invenzione di Woodland and Silver, in un Kroger Kenwood Plaza viene testato per 18 mesi un codice a barre circolare: l'esperimento mira a confrontare il volume delle vendite con altri negozi dello stesso marchio. Mentre i risultati sono convincenti in termini di risparmio di tempo, la materialità del codice pone notevoli problemi: il cerchio scelto è grande, si stampa con difficoltà, l'inchiostro scorre e rende illeggibile il codice a barre. Georges Laurer, ingegnere in IBM, trova la soluzione adottando una forma rettangolare, leggibile anche da laser scanner. Il primo test di questo nuovo codice a barre ha luogo a Troy, Ohio, il 26 giugno 1974, ed ha riguardato una scatola di gomme da masticare. Tutti questi test beneficiano di un'altra invenzione decisiva, all’epoca in piena espansione: i circuiti stampati, fondamento di tutti i microcomputer. Questi circuiti permettono di immaginare di implementare sistemi informatici in tutti i punti vendita. È stato comunque necessario contare su milioni di dollari di investimenti in apparecchiature di lettura e in un centro di elaborazione dei dati raccolti.\r\n\r\n \r\n\r\nGli industriali temono quindi fortemente una situazione in cui ogni negozio scelga il proprio modello di codice. Organizzeranno quindi immediatamente la costituzione di un modello unico e la sua imposizione dalla fabbrica per rimborsare i loro investimenti mantenendo il controllo sul formato dei codici. Georges Laurer imporrà a questo scopo lo standard Universal Product Code (UPC) prima di aggiornarlo a un codice a barre EAN, due standard internazionali ancora oggi in vigore e ampiamente utilizzati. Tra il 1972 e la fine degli anni '80 sono stati imposti codici a barre standardizzati su tutte le merci del mondo. Questa è una delle caratteristiche essenziali del successo delle tecnologie informatiche: la loro standardizzazione che ne struttura le possibilità di aggregazione e di utilizzo. La formalizzazione e l'unicità del codice a barre ne hanno permesso la generalizzazione, così come il protocollo TCP/IP governa oggi Internet.\r\n\r\n \r\n\r\nIl codice a barre è un doppio jackpot economico non appena tutte le condizioni sono soddisfatte. Accelera fino ad oggi tutti i passaggi di cassa e l'inventario delle scaffalature, aumentando la produttività del lavoro. Soprattutto, permette di estrarre automaticamente le informazioni sui beni venduti o meno. I dati raccolti stimoleranno e confluiranno poi in indagini di mercato, gusti e preferenze dei consumatori. Queste indagini serviranno poi a guidare, in cambio, le decisioni a livello di produzione industriale. Inizialmente, i codici a barre hanno solo accelerato il passaggio in cassa, poiché pochi prodotti arrivavano già etichettati. Non appena questo è stato sistemato in anticipo, i dati estratti dalla lettura del codice a barre inaugureranno la gestione dell'inventario su larga scala. L'analisi non viene più effettuata in ogni punto vendita dai gestori locali, la “mano visibile” dell'economia, ma viene ricollocata in banche dati di proprietà del management. Esse sono staccate dalla loro posizione geografica per essere elaborate e analizzate confrontando i risultati di più negozi, per ora, giorno, posizione, ecc., proprio come i volumi di big data odierni. I gestori dei punti vendita diventano semplici esecutori, invitati a convertirsi in entusiastici team building dei dipendenti o a rafforzare la “esperienza del cliente\". Questo processo richiederà diversi anni e dipenderà in particolare da quando i codici a barre verranno stampati sui prodotti già dalla loro fabbricazione in fabbrica. Non appena questa soglia viene raggiunta, i codici a barre diventano onnipresenti.\r\n\r\n \r\n\r\nL'esempio del codice a barre mostra come l'informatica coinvolga grandi numeri (la popolazione) e calcoli statistici su larga scala per stabilire confronti, ricorrenze e modelli. Anche l’”intelligenza\" delle circolazioni - l'equilibrio tra la distribuzione delle apparecchiature materiali e la centralizzazione dell'elaborazione virtuale dei dati - è fin dall'inizio monopolizzata dal management, così come oggi alcuni colossi di Internet concentrano la maggiorparte del traffico dati. L'introduzione del codice a barre consentirà, ad esempio, di modificare automaticamente i prezzi o di aumentare i “saldi\" su larga scala e indipendentemente dalle decisioni locali. Il codice a barre è inoltre accompagnato dallo scontrino, che indica il nome dei prodotti e il prezzo pagato per ciascuna merce, aprendo la possibilità di confronti da parte dei clienti, anticipati e tenuti in considerazione dalle imprese. Inizialmente, e a differenza del QR-code, i dati registrati dal codice a barre non sono individualizzati. Ciò avverrà progressivamente, in particolare attraverso lo sviluppo di carte fedeltà che consentiranno di affinare le analisi con dati collegabili a singoli clienti. Fedeltà, profili e tracciabilità appartengono alla stessa logica. Schematicamente, possiamo dire che nell'era analogica e le sue casse meccaniche, i dipendenti dovevano personalizzare il servizio per soddisfare ogni individuo. Con il digitale e le sue casse automatiche, la personalizzazione alimenta da subito la soddisfazione delle masse, seguendo la stessa logica degli algoritmi di Facebook oggi.\r\n\r\n \r\n\r\nIl codice a barre ha quindi avuto un ruolo determinante nella costruzione dell'unità di un processo, dalla produzione alla circolazione fino alla vendita delle merci. Se tale unità esisteva prima, è l'informatizzazione che ne ha garantito la leggibilità e ne ha fatto una fonte di profitto, costruendo una capacità di adattamento e modifica senza precedenti. Una breve deviazione attraverso l'industria automobilistica da Ford a Toyota illumina un altro passo in questo processo. Fu nel 1994, in una filiale della Toyota, che venne inventato il QR-Code per scopi logistici.\r\n\r\n \r\n\r\n \t DAL FORDISMO ALLA RIVOLUZIONE LOGISTICA.\r\n\r\n \r\n\r\n\"Tutti si sforzano di rimuovere la necessità di abilità in tutti i lavori della forza lavoro\" (Henry Ford, la mia vita, il mio lavoro)\r\n\r\n \r\n\r\nPochi industriali hanno avuto tanto impatto contro il movimento operaio quanto Henry Ford e le sue fabbriche di automobili. Henry Ford (1863-1947) fu il primo ad applicare su larga scala i principi di \"organizzazione scientifica del lavoro\" definiti dall'ingegnere Frederick W. Taylor (1856-1915). Quest'ultimo dedicò tutta la sua vita a ridefinire l'organizzazione del lavoro al fine di annientare l'\"indugio\" operaio e neutralizzare il relativo controllo che l'operaio professionista aveva ancora sul suo lavoro. L'organizzazione scientifica del lavoro è la controinsurrezione in marcia contro tutto il potere operaio. Frederick W. Taylor, che parlerà direttamente con Henry Ford, è l'artigiano del lavoro in catena di montaggio come modo di frammentare e despecializzare i compiti, di cronometrare ogni azione e quindi di imporre un ritmo debitamente pianificato dai quadri ingegneri. Il \"mestiere\" non solo viene aggirato dalla macchina, ma viene esso stesso distrutto come tale dall'organizzazione della fabbrica. Henry Ford applicando questi principi inaugura la produzione e il consumo di massa.\r\n\r\n \r\n\r\nL'alleanza tra la frammentazione del lavoro in catena di montaggio e la concentrazione nelle grandi fabbriche favorisce le economie di scala che consentono di produrre automobili in quantità massicce a prezzi bassi. Vengono prodotti pochi modelli all'anno, contraddistinti da alcuni dettagli in base alla categoria sociale destinataria. Quando lasciano le fabbriche, le auto vengono inviate ai concessionari che sono poi responsabili della vendita dei prodotti, anche se ciò significa conservarli in attesa che le vendite diminuiscano. In questo sistema fordista i prodotti sono pressoché identici e progettati secondo le principali macrocategorie statistiche (uomo, donna, famiglia dirigenti, ecc.). La loro distribuzione è accompagnata da logiche di pianificazione economica su larga scala.\r\n\r\n \r\n\r\n“Vale la pena ripeterlo, la domanda è: cosa fare per aumentare la produttività quando le quantità non aumentano? (Taiichi Ohno, Il sistema Toyota, p.27.)\r\n\r\n \r\n\r\nLe crisi petrolifere e il calo della crescita minano il compromesso fordista. Politicamente, il lungo maggio che si insinua negli stabilimenti Fiat in Italia e in molti stabilimenti nel mondo, tra cui Ford a Detroit, minaccia il predominio del lavoro in catena di montaggio. I capitalisti e gli industriali attuano una vasta controinsurrezione, in parte inventata in Giappone nell'organizzazione industriale delle fabbriche Toyota dall'ingegnere Taiichi Ohno, un altro grande maestro dell'organizzazione scientifica del lavoro. A differenza del modello fordista, la catena di montaggio si trasforma in unità di piccole squadre con compiti distinti ma flessibili. Il \"toyotismo\" cercherà di produrre in serie limitata prodotti differenziati e vari. L'approccio avviato da Ohno si basa su una specializzazione flessibile (cioè adattabile e modificabile) piuttosto che su grandi economie di scala. Inoltre, il controllo qualità viene effettuato su ogni parte della macchina e continuamente da un capo all'altro della catena. I suoi attori devono essere integrati nel processo, dovendo convalidare ogni passaggio mentre sono costantemente monitorati, in modo che qualsiasi errore sia localizzato, identificato e sanzionato.\r\n\r\n \r\n\r\nIl cuore di questo metodo, il suo principio fondamentale, è secondo Ohno \"produrre proprio ciò che è necessario e farlo appena in tempo\". Il metodo Toyota è la produzione a stock zero: l'invenzione della produzione just-in-time. Tuttavia, zero stock è solo un risultato del metodo senza essere il suo obiettivo in sé. Un eccesso di prodotti o di invenduti è per Ohno solo l'indice di un problema, un errore da correggere a fronte del quale va rivista tutta la filiera, anche se significa cambiare la merce prodotta a fine linea secondo la domanda. In questo sistema, orientato al \"just in time\", la produzione industriale e la sua distribuzione presuppongono un coordinamento costante dal capo delle imprese a tutti i subappaltatori, dai fornitori a monte della catena ai rivenditori dall'altra parte. La divisione in piccole squadre della catena di montaggio si tradurrà all'esterno della fabbrica nel ricorso a subappaltatori, soggetti come gli operai Toyota alla stessa pressione di qualità e rapidità di risposta agli ordini. L'organizzazione del lavoro si dà delle capacità di adattamento alle fluttuazioni dei mercati economici e alle loro incertezze. La pressione al lavoro, come evidenziato ad esempio dal libro di Kamata Satoshi \"Toyota, la fabbrica della disperazione\", è ancora grande, ma questi principi fondamentali di funzionamento sono cambiati.\r\n\r\n \r\n\r\nL'inversione all'interno degli stabilimenti Toyota testimonia un cambiamento che straripa dalle pareti della fabbrica, proprio come l'IT straripa dai computer e dai loro schermi. Il cambiamento è anche un esempio dell'applicazione delle logiche di feedback cibernetico. Quando la vendita di un prodotto sullo scaffale di un negozio di alimentari ne determina a sua volta la produzione in fabbrica, l'informazione che esce dal processo viene reintrodotta all’inizio per seguire la stessa traiettoria al contempo modificandola. La capacità di adattamento permanente dell'intero processo funziona su questa base. Alla Toyota e altrove, l'intero commercio capitalista si dota così di nuovi metodi che dipendono dalle possibilità del calcolo informatico. Lo storico James Beniger in \"The Control Revolution\" mostra che la maggior parte delle principali tecnologie inventate nel diciannovesimo secolo (il telefono, la ferrovia, la radio, la pubblicità, ecc.) cercano di rispondere a una crisi di controllo sul flusso di informazioni . Nella stessa prospettiva, l'informatica riguarda tutte le attività che trasportano o supportano le informazioni. Colonizza progressivamente \"tutti i macro-sistemi tecnici, basati sulla rete e sulla logistica (controllo delle flotte aeree, terrestri, marittime e dei flussi\". Così facendo, l'informatizzazione assume una certa forma e trasforma l'organizzazione che la sostiene, la logica tecnica e quella sociale si intrecciano.\r\n\r\n \r\n\r\nLa rivoluzione logistica o \"la guerra continuata con altri mezzi, con i mezzi del commercio\".\r\n\r\n \r\n\r\nCome il codice a barre inventato nel 1952, il sistema Toyota impiegherà quasi 20 anni per essere applicato in Giappone di fronte alla resistenza dei lavoratori e al tempo necessario per estendere le risorse informatiche per la sua attuazione. Si inserisce in una svolta in cui la logistica occupa un ruolo centrale che occuperà per tutti gli anni 1980-1990. Jasper Bernes del collettivo End Notes definisce la logistica come un progetto di \"mappatura cognitiva\" del capitale, un mezzo per rendere tangibili le catene di approvvigionamento transnazionali sempre più complesse e astratte. Parallelamente alla contemporanea finanziarizzazione degli utili, delle nuove modalità di modellazione dei dati, di visualizzazione dei circuiti distributivi, rendono percepibili e quindi modificabili le circolazioni, sempre più numerose e difficili da seguire. Inizialmente semplice mezzo, la logistica è poi diventata una scienza a sé stante.\r\n\r\n \r\n\r\nLe attuali catene di approvigionamento capitalistiche non si caratterizzano solo per la loro estensione globale e l'incredibile velocità di circolazione delle merci, ma anche per l'integrazione diretta che realizzano di spazi di lavorazione e luoghi di vendita, per la loro armonizzazione dei ritmi di produzione e consumo in un unico processo. La centralità e la velocità della logistica rendono indistinguibile la distinzione tra produzione e distribuzione, tra la fabbricazione delle merci e il loro rilascio. Dagli anni '80, i manager ed esperti del business globale hanno decantato i vantaggi della flessibilità e della gestione \"snella\" delle fabbriche. Attraverso un coordinamento sempre più fine, le aziende possono invertire il rapporto acquirente/venditore in cui le merci vengono prima prodotte e poi vendute da un intermediario a un consumatore. Consegnando le merci nel momento esatto della loro vendita, senza perdere tempo di stoccaggio, la logica del just-in-time cerca di produrre questo effetto per cui i prodotti vengono prodotti solo quando sono già venduti. Per esempio, la chiave del successo dei giganti della vendita al dettaglio come Wal-Mart, è in gran parte la loro capacità di stimare e calcolare quando determinati prodotti devono essere sullo scaffale per essere venduti.\r\n\r\n \r\n\r\nQueste informazioni consentono a Wal-Mart di limitare la sovrapproduzione come i movimenti non necessari delle scorte, di interrompere i rapporti con tali e tali subappaltatori non appena necessario o di contrattare costantemente con il miglior offerente. Come sottolinea Jasper Bernes (di cui qui riprendiamo in larga parte l’analisi): “mentre all'inizio degli anni '80 alcuni enfatizzavano la flessibilità e il dinamismo, sperando di cambiare gli equilibri di potere contro le grandi e inflessibili multinazionali in favore di aziende di piccola taglia, “aziende agili”, la gestione snella si è rivelata un cambiamento di fase piuttosto che un indebolimento delle grandi multinazionali. Questo nuovo assetto somiglia a quella che Bennett Harrison chiama “una concentrazione senza centralizzazione” del potere delle corporazioni economiche”. La logistica designa quindi questo potere attivo e mobilitabile per coordinare e coreografare il flusso delle merci, per mantenerle o tagliarle, accellerarle o rallentarle, potendo al contempo cambiare l'origine e la destinazione delle merci più o meno immediatamente (la crisi COVID all'inizio del 2020 mostrato che questo potrebbe necessitare di alcuni mesi di adeguamento). La circolazione non sostituisce la produzione, ma l'integrazione dei calcoli logistici da un'estremità all’altra della catena fino al consumatore costruisce la loro fusione. La gestione e il controllo dei flussi diventa una fonte centrale di potere e controllo.\r\n\r\n \r\n\r\n \t QR-CODE, RFID, IDENTIFICAZIONE MOBILE E INFRASTRUTTURE DI TRAFFICO.\r\n\r\n \r\n\r\nCome si collega questa storia al QR-code? Molto semplicemente, tutta questa svolta logistica si basa sull'estensione e sulla dispersione del calcolo informatico, che permette di seguire in tempo reale l'ubicazione della merce, i tempi di consegna, l'insieme dei flussi, ovvero un insieme di operazioni impossibili da realizzare e centralizzare senza la potenza dei computer. In linea con la produzione fordista, il codice a barre identifica il modello degli oggetti (un modello di t-shirt, ma non la sua unicità (questa particolare t-shirt, questo specifico esemplare)). La tracciabilità sempre più ravvicinata delle merci richiede più informazioni di quante il codice a barre possa contenere. È in questa prospettiva che una filiale di Toyota, Denso Wave, si dedica a questo problema e nel 1994 inventa il QR-Code per seguire il percorso dei pezzi di ricambio all'interno delle fabbriche. A differenza del classico codice a barre, questo codice bidimensionale può essere letto velocemente e da qualsiasi angolazione di lettura. I tre o quattro quadrati neri negli angoli servono per ricostruire l'angolo di lettura e le informazioni da estrarre dal codice. L'informazione viene parzialmente ripetuta lì in modo che a volte fino al 15% o addirittura al 30% del codice possa essere danneggiato senza impedire la lettura.\r\n\r\n \r\n\r\nI principali vantaggi del QR-code rispetto al codice a barre sono la quantità di informazioni che può contenere e la sua capacità di identificare in modo univoco ogni prodotto. Nella fabbrica automobilistica, ciò consente di tracciare accuratamente le parti in arrivo e di controllarne la qualità all'arrivo o durante tutto il processo in caso di danni o sabotaggi. Oltre a Toyota, negli anni '90, la crisi sanitaria della mucca pazza ha portato a importanti riorganizzazioni dell'industria alimentare. Di fronte alle minacce della carne contaminata ed alle istanze degli enti regolatori internazionali che hanno richiesto una maggiore tracciabilità di ogni pezzo di vacca messo in vendita, il codice QR si è affermato come uno strumento essenziale per identificare e memorizzare la traiettoria di ogni particolare merce. Codici a barre e QR-Code sono due tecnologie mobili, due mediazioni verso l'identità virtuale di un oggetto archiviato in un database. A rigor di termini, il QR-Code da solo non contiene nulla senza un lettore esterno (con una propria fonte di alimentazione) e un accesso connesso al database corrispondente. Ad esempio, un pass sanitario europeo non sarà necessariamente valido in Inghilterra o in Canada, se non fa riferimento al database corrispondente. E di conseguenza, se non fa riferimento a una foto di una persona, l'identità di chi lo porta può variare.\r\n\r\n \r\n\r\nIl QR-Code mostra che oggi le tecnologie di comunicazione mobile operano sulla base di tecnologie di identificazione. Per le merci, il QR-code viene utilizzato per identificarle in un dato momento per poi rendere possibili determinati movimenti e determinate azioni. I chip RFID (Radio Frequency Identification) sono per molti versi simili ai codici QR, tranne per il fatto che questi chip non utilizzano lettori, ma onde radio. Ciò consente di leggere il contenuto di più chip contemporaneamente, come nell'involucro di una cassa automatica Decathlon o sulla scala di un container portuale (la rete 5G in via di implementazione dovrà estendere questo tipo di possibilità). Nel 2017 erano in circolazione circa 8,7 miliardi di chip RFID. Se le app per smartphone raggiungono milioni di utenti, gli utilizzi dei chip RFID ne hanno raggiunti decine di miliardi (dal trasporto alla misurazione del livello di etanolo negli alimenti). Questi chip sono in particolare largamente utilizzati su ogni bancale di merce per identificarne il contenuto durante il trasporto, a volte con più chip sugli oggetti stessi. Trasformano i processi fisici di viaggio in traiettorie che possono essere messe in dati (come i viaggi del titolare di un tessera della metropolitana), rendendo difficile separare il reale dal virtuale. Come i codici QR, i chip RFID (tranne alcuni modelli usati di rado) non hanno fonti di energia interne, ma si basano su altri dispositivi per essere letti. Oggi la loro produzione non costa quasi nulla e partecipano a questo \"inconscio tecnologico\" che costruisce il nostro mondo. I codici QR e i chip RFID sono elementi centrali dell'Internet delle Cose o dell'informatica ubiquitaria sin d’ora. Queste tecnologie non comunicano direttamente con Internet, ma attraverso l'ambiente costruito intorno a loro, che è a sua volta costruito per farle funzionare. I flussi logistici sono ora l'area principale per l'implementazione di queste tecnologie. La storia della loro implementazione mostra che la circolazione e la conoscenza, attraverso i dati, di questi flussi di movimento è altrettanto importante. Generalmente, il gigante della logistica globale di oggi, Amazon, è allo stesso tempo attraverso la sua struttura AWS un fornitore di servizi IT, tramite il cloud, che sarebbe a priori la sua principale fonte di profitto. Amazon, per stabilire l'egemonia che conosciamo, è dunque l'infrastruttura delle circolazioni e dei servizi di elaborazione dei dati che queste circolazioni producono.\r\n\r\n \r\n\r\nSe è possibile deviare i QR-code o generarli autonomamente per altri scopi, questa capacità di per sé conta poco rispetto alla logica del trattamento dei dati e al suo modo di identificare per autorizzare, in determinate forme , la circolazione degli uomini come delle cose. La storia qui abbozzata testimonia la parte industriale che circonda ogni innovazione informatica. Ad esempio, una promessa ricorrente del mondo intelligente prevede frigoriferi connessi, in grado di avvisare i proprietari della fine delle bottiglie di coca cola o addirittura di consigliarli immediatamente. Questa promessa non è che un espediente divertente fino a quando i chip RFID non vengono installati, in fabbrica, su ogni lattina, e vengono stabiliti dei sistemi interoperabili di database (fatturati al cliente) dal frigorifero agli addetti alle consegne.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","10 Dicembre 2021","2021-12-10 19:11:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/d65acfa4cf27a7bc9913114b449ea1dd-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"223\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/d65acfa4cf27a7bc9913114b449ea1dd-223x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/d65acfa4cf27a7bc9913114b449ea1dd-223x300.jpg 223w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/d65acfa4cf27a7bc9913114b449ea1dd.jpg 450w\" sizes=\"auto, (max-width: 223px) 100vw, 223px\" />","Dai codici a barre al QR-code",1639162014,[229,230,231],"http://radioblackout.org/tag/green-pass/","http://radioblackout.org/tag/qr-code/","http://radioblackout.org/tag/sorveglianza/",[20,16,233],"sorveglianza",{"post_content":235},{"matched_tokens":236,"snippet":237,"value":238},[66],"QR-code, simboli misteriosi che nessuno \u003Cmark>di\u003C/mark> noi potrebbe decifrare senza l'ausilio","Da dove vengono i QR-code, simboli misteriosi che nessuno \u003Cmark>di\u003C/mark> noi potrebbe decifrare senza l'ausilio \u003Cmark>di\u003C/mark> un lettore e che sono diventati segno della nostra modernità commerciale e connessa?\r\n\r\nIn questo podcast a più voci, la traduzione dal francese dell'articolo \"Du code-barres au QR-code\", che ripercorre la storia del codice a barre e del QR-code, piccole invenzioni ampiamente utilizzate che identificano merci e persone. Prima \u003Cmark>di\u003C/mark> essere uno strumento \u003Cmark>di\u003C/mark> verifica del green pass, i QR-code si situano nella lunga storia dell'industrializzazione, dei flussi commerciali globalizzati e soprattutto del loro controllo, che a sua volta risponde ai mutamenti del capitalismo nel suo insieme.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/qrcodedef.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> seguito la traduzione del testo\r\n\r\nIl QR-Code è diventato uno dei simboli del mondo smart. Dal lasciapassare sanitario ai cartelloni pubblicitari, passando per i menù dei ristoranti e i cartelli espositivi, la stessa banalità del suo utilizzo riflette l'influenza esercitata dalle tecnologie digitali. Un quadrato \u003Cmark>di\u003C/mark> superfici nere su sfondo bianco, incorniciato da tre quadrati neri, il “codice \u003Cmark>di\u003C/mark> risposta rapida” [QR] differisce dal codice a barre per le sue due dimensioni ed è più simile al microchip RFID per i pagamenti contactless. La sua storia, che questo testo si propone \u003Cmark>di\u003C/mark> ripercorrere, è inseparabile da quella del codice a barre. Fa parte della grande storia delle relazioni tra informatica e industria, che determina il ruolo crescente dell'identificazione informatica nella circolazione delle merci e delle persone. Fabbriche, logistica e banche dati sono i protagonisti della prodigiosa espansione dell'IT dall'inizio degli anni '70 agli anni '80 fino ad oggi.\r\n\r\n \r\n\r\n \t L'INVENZIONE E L'ESTENSIONE DEL CODICE A BARRE.\r\n\r\n \r\n\r\n\"Vuole dire che c'era una volta un mondo senza codici a barre? \"\r\n\r\n \r\n\r\nNella loro storia dell'informatica \"ubiqua\", Geneviève Bell e Paul Dourish parlano \u003Cmark>di\u003C/mark> \"domani \u003Cmark>di\u003C/mark> ieri\" per definire il modo in cui l'attenzione alle promesse magniloquenti delle tecnologie future tenda a mascherare l’influenza \u003Cmark>di\u003C/mark> quelle che sono già esistenti. Certo, il QR-Code è più prosaico dei sogni \u003Cmark>di\u003C/mark> un mondo interattivo promesso da Mark Weiser, o del metaverso annunciato da Mark Zuckerberg. Tuttavia, è proprio l'apparente semplicità \u003Cmark>di\u003C/mark> questa tecnologia e il fatto che sia a portata \u003Cmark>di\u003C/mark> mano che le consente \u003Cmark>di\u003C/mark> \"mimetizzarsi con lo sfondo a una velocità sorprendente\". In un certo senso, un codice a barre o un QR-code funzionano come un'infrastruttura: qualcosa \u003Cmark>di\u003C/mark> impercettibile nella maggior parte dei casi, da cui dipendiamo senza pensarci e che ci autorizza a fare qualcosa, determinando la forma delle azioni e usi che rende possibile. Se nulla sembra più banale del codice a barre che compare su quasi tutti i beni del mondo, l'introduzione \u003Cmark>di\u003C/mark> questa rappresentazione \u003Cmark>di\u003C/mark> un dato numerico o alfanumerico, sotto forma \u003Cmark>di\u003C/mark> un'alternanza \u003Cmark>di\u003C/mark> barre e spazi il cui spessore è variabile è stata determinante nell'accelerare l'informatizzazione.\r\n\r\n \r\n\r\nPrima dei codici a barre, non esistevano sistemi per acquisire automaticamente le informazioni sui prodotti venduti. I cassieri inserivano manualmente il prezzo \u003Cmark>di\u003C/mark> ogni prodotto venduto su registratori \u003Cmark>di\u003C/mark> cassa meccanici, prezzo che dovevano conoscere a memoria o etichettare manualmente. A loro volta, i gestori dei negozi dovevano valutare e monitorare costantemente la fornitura degli scaffali senza dati accessibili prodotto per prodotto. Nel 1952, due ingegneri, Bernard Silver e Norman Joseph Woodland (già assistente nell'ambito del progetto Manhattan che sviluppò la bomba atomica), si ispirarono al codice Morse per risolvere questo problema: punti e barre che si susseguono per trasmettere un informazione. Hanno così inventato il codice a barre, ovvero un codice in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> fungere da mediazione tra la materialità \u003Cmark>di\u003C/mark> un oggetto e la sua identità virtuale collocata in un database digitale. Esso crea un collegamento tra il digitale e il fisico, tra l'informatica e la circolazione delle merci.\r\n\r\n \r\n\r\nAll'epoca, tuttavia, il loro codice richiedeva una lampada a incandescenza da 500 watt per essere decifrato. Essa riscaldava molto intensamente, a volte bruciava la carta come la pupilla umana, ben lontana dalle tecnologie intelligenti. La decodificazione richiedeva anche un notevole equipaggiamento materiale \u003Cmark>di\u003C/mark> computazione esteso, che era impossibile distribuire in modo massiccio ed economico. La loro invenzione rimase quindi inizialmente senza sbocco, ma depositarono il brevetto subito acquistato dalla Radio Corporation of America (RCA). Proprio come un'auto non va da nessuna parte senza l'infrastruttura stradale \u003Cmark>di\u003C/mark> accompagnamento, un oggetto tecnico esiste solo con il proprio ambiente associato, che lo condiziona e che esso condiziona a sua volta. \r\n\r\nCi vorranno altri vent'anni e nuove innovazioni perché il codice a barre diventi effettivo.\r\n\r\n \r\n\r\nNel maggio del 1960, Theodore Maiman inventa il laser, acronimo \u003Cmark>di\u003C/mark> \"amplificazione della luce mediante emissione stimolata della radiazione\", che consente un'emissione luminosa coerente e direzionale. Questa luce rossa, che conosciamo dai lettori, si associa rapidamente ai codici a barre. Nel decennio successivo, la RCA porta avanti la ricerca per automatizzare e velocizzare le casse nei negozi \u003Cmark>di\u003C/mark> alimentari. Allo stesso tempo, altri laboratori effettuano ricerche simili per monitorare la circolazione dei treni merci. A Cincinnati, il 3 luglio 1972, cioè vent'anni dopo l'invenzione \u003Cmark>di\u003C/mark> Woodland and Silver, in un Kroger Kenwood Plaza viene testato per 18 mesi un codice a barre circolare: l'esperimento mira a confrontare il volume delle vendite con altri negozi dello stesso marchio. Mentre i risultati sono convincenti in termini \u003Cmark>di\u003C/mark> risparmio \u003Cmark>di\u003C/mark> tempo, la materialità del codice pone notevoli problemi: il cerchio scelto è grande, si stampa con difficoltà, l'inchiostro scorre e rende illeggibile il codice a barre. Georges Laurer, ingegnere in IBM, trova la soluzione adottando una forma rettangolare, leggibile anche da laser scanner. Il primo test \u003Cmark>di\u003C/mark> questo nuovo codice a barre ha luogo a Troy, Ohio, il 26 giugno 1974, ed ha riguardato una scatola \u003Cmark>di\u003C/mark> gomme da masticare. Tutti questi test beneficiano \u003Cmark>di\u003C/mark> un'altra invenzione decisiva, all’epoca in piena espansione: i circuiti stampati, fondamento \u003Cmark>di\u003C/mark> tutti i microcomputer. Questi circuiti permettono \u003Cmark>di\u003C/mark> immaginare \u003Cmark>di\u003C/mark> implementare sistemi informatici in tutti i punti vendita. È stato comunque necessario contare su milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> dollari \u003Cmark>di\u003C/mark> investimenti in apparecchiature \u003Cmark>di\u003C/mark> lettura e in un centro \u003Cmark>di\u003C/mark> elaborazione dei dati raccolti.\r\n\r\n \r\n\r\nGli industriali temono quindi fortemente una situazione in cui ogni negozio scelga il proprio modello \u003Cmark>di\u003C/mark> codice. Organizzeranno quindi immediatamente la costituzione \u003Cmark>di\u003C/mark> un modello unico e la sua imposizione dalla fabbrica per rimborsare i loro investimenti mantenendo il controllo sul formato dei codici. Georges Laurer imporrà a questo scopo lo standard Universal Product Code (UPC) prima \u003Cmark>di\u003C/mark> aggiornarlo a un codice a barre EAN, due standard internazionali ancora oggi in vigore e ampiamente utilizzati. Tra il 1972 e la fine degli anni '80 sono stati imposti codici a barre standardizzati su tutte le merci del mondo. Questa è una delle caratteristiche essenziali del successo delle tecnologie informatiche: la loro standardizzazione che ne struttura le possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> aggregazione e \u003Cmark>di\u003C/mark> utilizzo. La formalizzazione e l'unicità del codice a barre ne hanno permesso la generalizzazione, così come il protocollo TCP/IP governa oggi Internet.\r\n\r\n \r\n\r\nIl codice a barre è un doppio jackpot economico non appena tutte le condizioni sono soddisfatte. Accelera fino ad oggi tutti i passaggi \u003Cmark>di\u003C/mark> cassa e l'inventario delle scaffalature, aumentando la produttività del lavoro. Soprattutto, permette \u003Cmark>di\u003C/mark> estrarre automaticamente le informazioni sui beni venduti o meno. I dati raccolti stimoleranno e confluiranno poi in indagini \u003Cmark>di\u003C/mark> mercato, gusti e preferenze dei consumatori. Queste indagini serviranno poi a guidare, in cambio, le decisioni a livello \u003Cmark>di\u003C/mark> produzione industriale. Inizialmente, i codici a barre hanno solo accelerato il passaggio in cassa, poiché pochi prodotti arrivavano già etichettati. Non appena questo è stato sistemato in anticipo, i dati \u003Cmark>estratti\u003C/mark> dalla lettura del codice a barre inaugureranno la gestione dell'inventario su larga scala. L'analisi non viene più effettuata in ogni punto vendita dai gestori locali, la “mano visibile” dell'economia, ma viene ricollocata in banche dati \u003Cmark>di\u003C/mark> proprietà del management. Esse sono staccate dalla loro posizione geografica per essere elaborate e analizzate confrontando i risultati \u003Cmark>di\u003C/mark> più negozi, per ora, giorno, posizione, ecc., proprio come i volumi \u003Cmark>di\u003C/mark> big data odierni. I gestori dei punti vendita diventano semplici esecutori, invitati a convertirsi in entusiastici team building dei dipendenti o a rafforzare la “esperienza del cliente\". Questo processo richiederà diversi anni e dipenderà in particolare da quando i codici a barre verranno stampati sui prodotti già dalla loro fabbricazione in fabbrica. Non appena questa soglia viene raggiunta, i codici a barre diventano onnipresenti.\r\n\r\n \r\n\r\nL'esempio del codice a barre mostra come l'informatica coinvolga grandi numeri (la popolazione) e calcoli statistici su larga scala per stabilire confronti, ricorrenze e modelli. Anche l’”intelligenza\" delle circolazioni - l'equilibrio tra la distribuzione delle apparecchiature materiali e la centralizzazione dell'elaborazione virtuale dei dati - è fin dall'inizio monopolizzata dal management, così come oggi alcuni colossi \u003Cmark>di\u003C/mark> Internet concentrano la maggiorparte del traffico dati. L'introduzione del codice a barre consentirà, ad esempio, \u003Cmark>di\u003C/mark> modificare automaticamente i prezzi o \u003Cmark>di\u003C/mark> aumentare i “saldi\" su larga scala e indipendentemente dalle decisioni locali. Il codice a barre è inoltre accompagnato dallo scontrino, che indica il nome dei prodotti e il prezzo pagato per ciascuna merce, aprendo la possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> confronti da parte dei clienti, anticipati e tenuti in considerazione dalle imprese. Inizialmente, e a differenza del QR-code, i dati registrati dal codice a barre non sono individualizzati. Ciò avverrà progressivamente, in particolare attraverso lo sviluppo \u003Cmark>di\u003C/mark> carte fedeltà che consentiranno \u003Cmark>di\u003C/mark> affinare le analisi con dati collegabili a singoli clienti. Fedeltà, profili e tracciabilità appartengono alla stessa logica. Schematicamente, possiamo dire che nell'era analogica e le sue casse meccaniche, i dipendenti dovevano personalizzare il servizio per soddisfare ogni individuo. Con il digitale e le sue casse automatiche, la personalizzazione alimenta da subito la soddisfazione delle masse, seguendo la stessa logica degli algoritmi \u003Cmark>di\u003C/mark> Facebook oggi.\r\n\r\n \r\n\r\nIl codice a barre ha quindi avuto un ruolo determinante nella costruzione dell'unità \u003Cmark>di\u003C/mark> un processo, dalla produzione alla circolazione fino alla vendita delle merci. Se tale unità esisteva prima, è l'informatizzazione che ne ha garantito la leggibilità e ne ha fatto una fonte \u003Cmark>di\u003C/mark> profitto, costruendo una capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> adattamento e modifica senza precedenti. Una breve deviazione attraverso l'industria automobilistica da Ford a Toyota illumina un altro passo in questo processo. Fu nel 1994, in una filiale della Toyota, che venne inventato il QR-Code per scopi logistici.\r\n\r\n \r\n\r\n \t DAL FORDISMO ALLA RIVOLUZIONE LOGISTICA.\r\n\r\n \r\n\r\n\"Tutti si sforzano \u003Cmark>di\u003C/mark> rimuovere la necessità \u003Cmark>di\u003C/mark> abilità in tutti i lavori della forza lavoro\" (Henry Ford, la mia vita, il mio lavoro)\r\n\r\n \r\n\r\nPochi industriali hanno avuto tanto impatto contro il movimento operaio quanto Henry Ford e le sue fabbriche \u003Cmark>di\u003C/mark> automobili. Henry Ford (1863-1947) fu il primo ad applicare su larga scala i principi \u003Cmark>di\u003C/mark> \"organizzazione scientifica del lavoro\" definiti dall'ingegnere Frederick W. Taylor (1856-1915). Quest'ultimo dedicò tutta la sua vita a ridefinire l'organizzazione del lavoro al fine \u003Cmark>di\u003C/mark> annientare l'\"indugio\" operaio e neutralizzare il relativo controllo che l'operaio professionista aveva ancora sul suo lavoro. L'organizzazione scientifica del lavoro è la controinsurrezione in marcia contro tutto il potere operaio. Frederick W. Taylor, che parlerà direttamente con Henry Ford, è l'artigiano del lavoro in catena \u003Cmark>di\u003C/mark> montaggio come modo \u003Cmark>di\u003C/mark> frammentare e despecializzare i compiti, \u003Cmark>di\u003C/mark> cronometrare ogni azione e quindi \u003Cmark>di\u003C/mark> imporre un ritmo debitamente pianificato dai quadri ingegneri. Il \"mestiere\" non solo viene aggirato dalla macchina, ma viene esso stesso distrutto come tale dall'organizzazione della fabbrica. Henry Ford applicando questi principi inaugura la produzione e il consumo \u003Cmark>di\u003C/mark> massa.\r\n\r\n \r\n\r\nL'alleanza tra la frammentazione del lavoro in catena \u003Cmark>di\u003C/mark> montaggio e la concentrazione nelle grandi fabbriche favorisce le economie \u003Cmark>di\u003C/mark> scala che consentono \u003Cmark>di\u003C/mark> produrre automobili in quantità massicce a prezzi bassi. Vengono prodotti pochi modelli all'anno, contraddistinti da alcuni dettagli in base alla categoria sociale destinataria. Quando lasciano le fabbriche, le auto vengono inviate ai concessionari che sono poi responsabili della vendita dei prodotti, anche se ciò significa conservarli in attesa che le vendite diminuiscano. In questo sistema fordista i prodotti sono pressoché identici e progettati secondo le principali macrocategorie statistiche (uomo, donna, famiglia dirigenti, ecc.). La loro distribuzione è accompagnata da logiche \u003Cmark>di\u003C/mark> pianificazione economica su larga scala.\r\n\r\n \r\n\r\n“Vale la pena ripeterlo, la domanda è: cosa fare per aumentare la produttività quando le quantità non aumentano? (Taiichi Ohno, Il sistema Toyota, p.27.)\r\n\r\n \r\n\r\nLe crisi petrolifere e il calo della crescita minano il compromesso fordista. Politicamente, il lungo maggio che si insinua negli stabilimenti Fiat in Italia e in molti stabilimenti nel mondo, tra cui Ford a Detroit, minaccia il predominio del lavoro in catena \u003Cmark>di\u003C/mark> montaggio. I capitalisti e gli industriali attuano una vasta controinsurrezione, in parte inventata in Giappone nell'organizzazione industriale delle fabbriche Toyota dall'ingegnere Taiichi Ohno, un altro grande maestro dell'organizzazione scientifica del lavoro. A differenza del modello fordista, la catena \u003Cmark>di\u003C/mark> montaggio si trasforma in unità \u003Cmark>di\u003C/mark> piccole squadre con compiti distinti ma flessibili. Il \"toyotismo\" cercherà \u003Cmark>di\u003C/mark> produrre in serie limitata prodotti differenziati e vari. L'approccio avviato da Ohno si basa su una specializzazione flessibile (cioè adattabile e modificabile) piuttosto che su grandi economie \u003Cmark>di\u003C/mark> scala. Inoltre, il controllo qualità viene effettuato su ogni parte della macchina e continuamente da un capo all'altro della catena. I suoi attori devono essere integrati nel processo, dovendo convalidare ogni passaggio mentre sono costantemente monitorati, in modo che qualsiasi errore sia localizzato, identificato e sanzionato.\r\n\r\n \r\n\r\nIl cuore \u003Cmark>di\u003C/mark> questo metodo, il suo principio fondamentale, è secondo Ohno \"produrre proprio ciò che è necessario e farlo appena in tempo\". Il metodo Toyota è la produzione a stock zero: l'invenzione della produzione just-in-time. Tuttavia, zero stock è solo un risultato del metodo senza essere il suo obiettivo in sé. Un eccesso \u003Cmark>di\u003C/mark> prodotti o \u003Cmark>di\u003C/mark> invenduti è per Ohno solo l'indice \u003Cmark>di\u003C/mark> un problema, un errore da correggere a fronte del quale va rivista tutta la filiera, anche se significa cambiare la merce prodotta a fine linea secondo la domanda. In questo sistema, orientato al \"just in time\", la produzione industriale e la sua distribuzione presuppongono un coordinamento costante dal capo delle imprese a tutti i subappaltatori, dai fornitori a monte della catena ai rivenditori dall'altra parte. La divisione in piccole squadre della catena \u003Cmark>di\u003C/mark> montaggio si tradurrà all'esterno della fabbrica nel ricorso a subappaltatori, soggetti come gli operai Toyota alla stessa pressione \u003Cmark>di\u003C/mark> qualità e rapidità \u003Cmark>di\u003C/mark> risposta agli ordini. L'organizzazione del lavoro si dà delle capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> adattamento alle fluttuazioni dei mercati economici e alle loro incertezze. La pressione al lavoro, come evidenziato ad esempio dal libro \u003Cmark>di\u003C/mark> Kamata Satoshi \"Toyota, la fabbrica della disperazione\", è ancora grande, ma questi principi fondamentali \u003Cmark>di\u003C/mark> funzionamento sono cambiati.\r\n\r\n \r\n\r\nL'inversione all'interno degli stabilimenti Toyota testimonia un cambiamento che straripa dalle pareti della fabbrica, proprio come l'IT straripa dai computer e dai loro schermi. Il cambiamento è anche un esempio dell'applicazione delle logiche \u003Cmark>di\u003C/mark> feedback cibernetico. Quando la vendita \u003Cmark>di\u003C/mark> un prodotto sullo scaffale \u003Cmark>di\u003C/mark> un negozio \u003Cmark>di\u003C/mark> alimentari ne determina a sua volta la produzione in fabbrica, l'informazione che esce dal processo viene reintrodotta all’inizio per seguire la stessa traiettoria al contempo modificandola. La capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> adattamento permanente dell'intero processo funziona su questa base. Alla Toyota e altrove, l'intero commercio capitalista si dota così \u003Cmark>di\u003C/mark> nuovi metodi che dipendono dalle possibilità del calcolo informatico. Lo storico James Beniger in \"The Control Revolution\" mostra che la maggior parte delle principali tecnologie inventate nel diciannovesimo secolo (il telefono, la ferrovia, la radio, la pubblicità, ecc.) cercano \u003Cmark>di\u003C/mark> rispondere a una crisi \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo sul flusso \u003Cmark>di\u003C/mark> informazioni . Nella stessa prospettiva, l'informatica riguarda tutte le attività che trasportano o supportano le informazioni. Colonizza progressivamente \"tutti i macro-sistemi tecnici, basati sulla rete e sulla logistica (controllo delle flotte aeree, terrestri, marittime e dei flussi\". Così facendo, l'informatizzazione assume una certa forma e trasforma l'organizzazione che la sostiene, la logica tecnica e quella sociale si intrecciano.\r\n\r\n \r\n\r\nLa rivoluzione logistica o \"la guerra continuata con altri mezzi, con i mezzi del commercio\".\r\n\r\n \r\n\r\nCome il codice a barre inventato nel 1952, il sistema Toyota impiegherà quasi 20 anni per essere applicato in Giappone \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte alla resistenza dei lavoratori e al tempo necessario per estendere le risorse informatiche per la sua attuazione. Si inserisce in una svolta in cui la logistica occupa un ruolo centrale che occuperà per tutti gli anni 1980-1990. Jasper Bernes del collettivo End Notes definisce la logistica come un progetto \u003Cmark>di\u003C/mark> \"mappatura cognitiva\" del capitale, un mezzo per rendere tangibili le catene \u003Cmark>di\u003C/mark> approvvigionamento transnazionali sempre più complesse e astratte. Parallelamente alla contemporanea finanziarizzazione degli utili, delle nuove modalità \u003Cmark>di\u003C/mark> modellazione dei dati, \u003Cmark>di\u003C/mark> visualizzazione dei circuiti distributivi, rendono percepibili e quindi modificabili le circolazioni, sempre più numerose e difficili da seguire. Inizialmente semplice mezzo, la logistica è poi diventata una scienza a sé stante.\r\n\r\n \r\n\r\nLe attuali catene \u003Cmark>di\u003C/mark> approvigionamento capitalistiche non si caratterizzano solo per la loro estensione globale e l'incredibile velocità \u003Cmark>di\u003C/mark> circolazione delle merci, ma anche per l'integrazione diretta che realizzano \u003Cmark>di\u003C/mark> spazi \u003Cmark>di\u003C/mark> lavorazione e luoghi \u003Cmark>di\u003C/mark> vendita, per la loro armonizzazione dei ritmi \u003Cmark>di\u003C/mark> produzione e consumo in un unico processo. La centralità e la velocità della logistica rendono indistinguibile la distinzione tra produzione e distribuzione, tra la fabbricazione delle merci e il loro rilascio. Dagli anni '80, i manager ed esperti del business globale hanno decantato i vantaggi della flessibilità e della gestione \"snella\" delle fabbriche. Attraverso un coordinamento sempre più fine, le aziende possono invertire il rapporto acquirente/venditore in cui le merci vengono prima prodotte e poi vendute da un intermediario a un consumatore. Consegnando le merci nel momento esatto della loro vendita, senza perdere tempo \u003Cmark>di\u003C/mark> stoccaggio, la logica del just-in-time cerca \u003Cmark>di\u003C/mark> produrre questo effetto per cui i prodotti vengono prodotti solo quando sono già venduti. Per esempio, la chiave del successo dei giganti della vendita al dettaglio come Wal-Mart, è in gran parte la loro capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> stimare e calcolare quando determinati prodotti devono essere sullo scaffale per essere venduti.\r\n\r\n \r\n\r\nQueste informazioni consentono a Wal-Mart \u003Cmark>di\u003C/mark> limitare la sovrapproduzione come i movimenti non necessari delle scorte, \u003Cmark>di\u003C/mark> interrompere i rapporti con tali e tali subappaltatori non appena necessario o \u003Cmark>di\u003C/mark> contrattare costantemente con il miglior offerente. Come sottolinea Jasper Bernes (\u003Cmark>di\u003C/mark> cui qui riprendiamo in larga parte l’analisi): “mentre all'inizio degli anni '80 alcuni enfatizzavano la flessibilità e il dinamismo, sperando \u003Cmark>di\u003C/mark> cambiare gli equilibri \u003Cmark>di\u003C/mark> potere contro le grandi e inflessibili multinazionali in favore \u003Cmark>di\u003C/mark> aziende \u003Cmark>di\u003C/mark> piccola taglia, “aziende agili”, la gestione snella si è rivelata un cambiamento \u003Cmark>di\u003C/mark> fase piuttosto che un indebolimento delle grandi multinazionali. Questo nuovo assetto somiglia a quella che Bennett Harrison chiama “una concentrazione senza centralizzazione” del potere delle corporazioni economiche”. La logistica designa quindi questo potere attivo e mobilitabile per coordinare e coreografare il flusso delle merci, per mantenerle o tagliarle, accellerarle o rallentarle, potendo al contempo cambiare l'origine e la destinazione delle merci più o meno immediatamente (la crisi COVID all'inizio del 2020 mostrato che questo potrebbe necessitare \u003Cmark>di\u003C/mark> alcuni mesi \u003Cmark>di\u003C/mark> adeguamento). La circolazione non sostituisce la produzione, ma l'integrazione dei calcoli logistici da un'estremità all’altra della catena fino al consumatore costruisce la loro fusione. La gestione e il controllo dei flussi diventa una fonte centrale \u003Cmark>di\u003C/mark> potere e controllo.\r\n\r\n \r\n\r\n \t QR-CODE, RFID, IDENTIFICAZIONE MOBILE E INFRASTRUTTURE \u003Cmark>DI\u003C/mark> TRAFFICO.\r\n\r\n \r\n\r\nCome si collega questa storia al QR-code? Molto semplicemente, tutta questa svolta logistica si basa sull'estensione e sulla dispersione del calcolo informatico, che permette \u003Cmark>di\u003C/mark> seguire in tempo reale l'ubicazione della merce, i tempi \u003Cmark>di\u003C/mark> consegna, l'insieme dei flussi, ovvero un insieme \u003Cmark>di\u003C/mark> operazioni impossibili da realizzare e centralizzare senza la potenza dei computer. In linea con la produzione fordista, il codice a barre identifica il modello degli oggetti (un modello \u003Cmark>di\u003C/mark> t-shirt, ma non la sua unicità (questa particolare t-shirt, questo specifico esemplare)). La tracciabilità sempre più ravvicinata delle merci richiede più informazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> quante il codice a barre possa contenere. È in questa prospettiva che una filiale \u003Cmark>di\u003C/mark> Toyota, Denso Wave, si dedica a questo problema e nel 1994 inventa il QR-Code per seguire il percorso dei pezzi \u003Cmark>di\u003C/mark> ricambio all'interno delle fabbriche. A differenza del classico codice a barre, questo codice bidimensionale può essere letto velocemente e da qualsiasi angolazione \u003Cmark>di\u003C/mark> lettura. I tre o quattro quadrati neri negli angoli servono per ricostruire l'angolo \u003Cmark>di\u003C/mark> lettura e le informazioni da estrarre dal codice. L'informazione viene parzialmente ripetuta lì in modo che a volte fino al 15% o addirittura al 30% del codice possa essere danneggiato senza impedire la lettura.\r\n\r\n \r\n\r\nI principali vantaggi del QR-code rispetto al codice a barre sono la quantità \u003Cmark>di\u003C/mark> informazioni che può contenere e la sua capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> identificare in modo univoco ogni prodotto. Nella fabbrica automobilistica, ciò consente \u003Cmark>di\u003C/mark> tracciare accuratamente le parti in arrivo e \u003Cmark>di\u003C/mark> controllarne la qualità all'arrivo o durante tutto il processo in caso \u003Cmark>di\u003C/mark> danni o sabotaggi. Oltre a Toyota, negli anni '90, la crisi sanitaria della mucca pazza ha portato a importanti riorganizzazioni dell'industria alimentare. \u003Cmark>Di\u003C/mark> fronte alle minacce della carne contaminata ed alle istanze degli enti regolatori internazionali che hanno richiesto una maggiore tracciabilità \u003Cmark>di\u003C/mark> ogni pezzo \u003Cmark>di\u003C/mark> vacca messo in vendita, il codice QR si è affermato come uno strumento essenziale per identificare e memorizzare la traiettoria \u003Cmark>di\u003C/mark> ogni particolare merce. Codici a barre e QR-Code sono due tecnologie mobili, due mediazioni verso l'identità virtuale \u003Cmark>di\u003C/mark> un oggetto archiviato in un database. A rigor \u003Cmark>di\u003C/mark> termini, il QR-Code da solo non contiene nulla senza un lettore esterno (con una propria fonte \u003Cmark>di\u003C/mark> alimentazione) e un accesso connesso al database corrispondente. Ad esempio, un pass sanitario europeo non sarà necessariamente valido in Inghilterra o in Canada, se non fa riferimento al database corrispondente. E \u003Cmark>di\u003C/mark> conseguenza, se non fa riferimento a una foto \u003Cmark>di\u003C/mark> una persona, l'identità \u003Cmark>di\u003C/mark> chi lo porta può variare.\r\n\r\n \r\n\r\nIl QR-Code mostra che oggi le tecnologie \u003Cmark>di\u003C/mark> comunicazione mobile operano sulla base \u003Cmark>di\u003C/mark> tecnologie \u003Cmark>di\u003C/mark> identificazione. Per le merci, il QR-code viene utilizzato per identificarle in un dato momento per poi rendere possibili determinati movimenti e determinate azioni. I chip RFID (Radio Frequency Identification) sono per molti versi simili ai codici QR, tranne per il fatto che questi chip non utilizzano lettori, ma onde radio. Ciò consente \u003Cmark>di\u003C/mark> leggere il contenuto \u003Cmark>di\u003C/mark> più chip contemporaneamente, come nell'involucro \u003Cmark>di\u003C/mark> una cassa automatica Decathlon o sulla scala \u003Cmark>di\u003C/mark> un container portuale (la rete 5G in via \u003Cmark>di\u003C/mark> implementazione dovrà estendere questo tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> possibilità). Nel 2017 erano in circolazione circa 8,7 miliardi \u003Cmark>di\u003C/mark> chip RFID. Se le app per smartphone raggiungono milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> utenti, gli utilizzi dei chip RFID ne hanno raggiunti decine \u003Cmark>di\u003C/mark> miliardi (dal trasporto alla misurazione del livello \u003Cmark>di\u003C/mark> etanolo negli alimenti). Questi chip sono in particolare largamente utilizzati su ogni bancale \u003Cmark>di\u003C/mark> merce per identificarne il contenuto durante il trasporto, a volte con più chip sugli oggetti stessi. Trasformano i processi fisici \u003Cmark>di\u003C/mark> viaggio in traiettorie che possono essere messe in dati (come i viaggi del titolare \u003Cmark>di\u003C/mark> un tessera della metropolitana), rendendo difficile separare il reale dal virtuale. Come i codici QR, i chip RFID (tranne alcuni modelli usati \u003Cmark>di\u003C/mark> rado) non hanno fonti \u003Cmark>di\u003C/mark> energia interne, ma si basano su altri dispositivi per essere letti. Oggi la loro produzione non costa quasi nulla e partecipano a questo \"inconscio tecnologico\" che costruisce il nostro mondo. I codici QR e i chip RFID sono elementi centrali dell'Internet delle Cose o dell'informatica ubiquitaria sin d’ora. Queste tecnologie non comunicano direttamente con Internet, ma attraverso l'ambiente costruito intorno a loro, che è a sua volta costruito per farle funzionare. I flussi logistici sono ora l'area principale per l'implementazione \u003Cmark>di\u003C/mark> queste tecnologie. La storia della loro implementazione mostra che la circolazione e la conoscenza, attraverso i dati, \u003Cmark>di\u003C/mark> questi flussi \u003Cmark>di\u003C/mark> movimento è altrettanto importante. Generalmente, il gigante della logistica globale \u003Cmark>di\u003C/mark> oggi, Amazon, è allo stesso tempo attraverso la sua struttura AWS un fornitore \u003Cmark>di\u003C/mark> servizi IT, tramite il cloud, che sarebbe a priori la sua principale fonte \u003Cmark>di\u003C/mark> profitto. Amazon, per stabilire l'egemonia che conosciamo, è dunque l'infrastruttura delle circolazioni e dei servizi \u003Cmark>di\u003C/mark> elaborazione dei dati che queste circolazioni producono.\r\n\r\n \r\n\r\nSe è possibile deviare i QR-code o generarli autonomamente per altri scopi, questa capacità \u003Cmark>di\u003C/mark> per sé conta poco rispetto alla logica del trattamento dei dati e al suo modo \u003Cmark>di\u003C/mark> identificare per autorizzare, in determinate forme , la circolazione degli uomini come delle cose. La storia qui abbozzata testimonia la parte industriale che circonda ogni innovazione informatica. Ad esempio, una promessa ricorrente del mondo intelligente prevede frigoriferi connessi, in grado \u003Cmark>di\u003C/mark> avvisare i proprietari della fine delle bottiglie \u003Cmark>di\u003C/mark> coca cola o addirittura \u003Cmark>di\u003C/mark> consigliarli immediatamente. Questa promessa non è che un espediente divertente fino a quando i chip RFID non vengono installati, in fabbrica, su ogni lattina, e vengono stabiliti dei sistemi interoperabili \u003Cmark>di\u003C/mark> database (fatturati al cliente) dal frigorifero agli addetti alle consegne.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[240],{"field":75,"matched_tokens":241,"snippet":237,"value":238},[66],{"best_field_score":152,"best_field_weight":83,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":11,"score":187,"tokens_matched":84,"typo_prefix_score":43},6695,{"collection_name":54,"first_q":245,"per_page":246,"q":245},"estratti di cannabis",6,21,{"facet_counts":249,"found":84,"hits":280,"out_of":372,"page":11,"request_params":373,"search_cutoff":32,"search_time_ms":11},[250,258],{"counts":251,"field_name":256,"sampled":32,"stats":257},[252,254],{"count":11,"highlighted":253,"value":253},"quelli della thc",{"count":11,"highlighted":255,"value":255},"Bello come una prigione che brucia","podcastfilter",{"total_values":84},{"counts":259,"field_name":31,"sampled":32,"stats":278},[260,262,264,265,267,269,271,273,275,277],{"count":11,"highlighted":261,"value":261},"ansia",{"count":11,"highlighted":263,"value":263},"stress",{"count":11,"highlighted":177,"value":177},{"count":11,"highlighted":266,"value":266},"carcere",{"count":11,"highlighted":268,"value":268},"ddl 1660",{"count":11,"highlighted":270,"value":270},"repressione",{"count":11,"highlighted":272,"value":272},"coronavirus",{"count":11,"highlighted":274,"value":274},"Radio Blackout",{"count":11,"highlighted":276,"value":276},"guerra ai poveri",{"count":11,"highlighted":245,"value":245},{"total_values":279},11,[281,334],{"document":282,"highlight":301,"highlights":319,"text_match":328,"text_match_info":329},{"comment_count":43,"id":283,"is_sticky":43,"permalink":284,"podcastfilter":285,"post_author":286,"post_content":287,"post_date":288,"post_excerpt":49,"post_id":283,"post_modified":289,"post_thumbnail":290,"post_title":291,"post_type":292,"sort_by_date":293,"tag_links":294,"tags":300},"58859","http://radioblackout.org/podcast/quelli-della-thc-ai-tempi-del-coronavirus/",[253],"THC","Puntata a tema con focus su come aiutarci in questa fase di pandemia con la cannabis, riducendo l'ansia e lo stress. 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quindi una parentesi sulla cannabis light; per concludere con una descrizione delle norme a tutela delle forze dell’ordine e della loro impunità.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/RADIO_LOSCO_mix2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPurtroppo per questioni di tempo non abbiamo potuto inserire tutti gli interventi del seminario sul DDL 1660, come quelli dell’Osservatorio Repressione o di Marina Prosperi, che potete trovare linkati su Pungolo Rosso.\r\n\r\nIn compagnia di Pietro Basso della “Rete Liberi/e di Lottare – Fermiamo insieme il DDL1660” cerchiamo di approfondire la cornice politica del nuovo “pacchetto sicurezza”; come questo assuma la dimensione di una “legge di guerra” (o di guerre) e si inserisca all’interno della tendenza globale dei capitalismi alla “transizione autoritaria”:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BCUPCB_pietrobassoddl1660.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nA margine una piccola nota sul prossimo conferimento a Giorgia Meloni del Global Citizen Award per mano di Elon Musk:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BCUPCB_elon-meloni.mp3\"][/audio]","17 Settembre 2024","2024-09-17 10:51:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/bcupcb-ants-ddl1660-200x110.png","UNA LEGGE DI GUERRA: ANALISI E MOBILITAZIONE CONTRO IL DDL 1660",1726570261,[347,348,174,349,350,351],"http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/ddl-1660/","http://radioblackout.org/tag/guerra-ai-poveri/","http://radioblackout.org/tag/pacchetto-sicurezza/","http://radioblackout.org/tag/repressione/",[266,268,177,276,353,270],"pacchetto sicurezza",{"post_content":355,"post_title":359},{"matched_tokens":356,"snippet":357,"value":358},[66,67],"Introduzione:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BCUPCB_ddl1660-intro.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nPassiamo all’ascolto \u003Cmark>di\u003C/mark> due contributi \u003Cmark>estratti\u003C/mark> dal seminario tenutosi all’Ex-Snia Occupata","\u003Cmark>Estratti\u003C/mark> dalla puntata del 16 settembre 2024 \u003Cmark>di\u003C/mark> Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nLa puntata \u003Cmark>di\u003C/mark> oggi è quasi integralmente dedicata al DDL 1660 e all’approfondimento \u003Cmark>di\u003C/mark> questo insieme \u003Cmark>di\u003C/mark> misure repressive progettato da Ministero degli Interni, Ministero della Giustizia, Ministero della Difesa.\r\n\r\nIntroduzione:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BCUPCB_ddl1660-intro.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nPassiamo all’ascolto \u003Cmark>di\u003C/mark> due contributi \u003Cmark>estratti\u003C/mark> dal seminario tenutosi all’Ex-Snia Occupata \u003Cmark>di\u003C/mark> Roma l’8 settembre 2024.\r\n\r\nIl primo - \u003Cmark>di\u003C/mark> Livio Pepino – inizia col delineare le aree \u003Cmark>di\u003C/mark> intervento del DDL 1660 per poi concentrarsi sulla traiettoria storica della repressione in Italia e sulle sedimentazioni che hanno reso possibile l’ideazione \u003Cmark>di\u003C/mark> questo insieme \u003Cmark>di\u003C/mark> misure.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/RADIO_PEPINO_mix.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo – \u003Cmark>di\u003C/mark> Eugenio Losco – affronta specifiche trasformazioni che potrebbero venire apportate dal DDL 1660 rispetto al contesto della “sicurezza urbana”, soffermandosi su occupazioni abitative, blocchi stradali, danneggiamenti e resistenza; 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