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Infatti a fronte della prima bocciatura del bilancio previsionale di 16 giorni fa avvenuta grazie alle mobilitazione di molte e molti professionisti per creare un momento di ripensamento rispetto alle condotte che l’Ordine ha messo in campo nei confronti dei lavoratori e lavoratrici con obbligo vaccinale, per la votazione del bilancio consuntivo l’Ordine TSRM e PSTRP non ha accettato compromessi.\r\n\r\nL’incontro è stato riempito di particolari regole di ingaggio per chi avrebbe voluto votare contro, con tanto di minacce di sanzioni civili o penali, uno dei presenti ha poi fatto notare alla presidenza che un signore stava filmando tutta l’assemblea, si è poi scoperto essere un’agente della digos intervenuto per “motivi di sicurezza”. 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Molti hanno manifestato solidarietà.\r\nIl traffico di operai, tecnici ed impiegati diretti nello stabilimento è stato bloccato dalle 7,25 alle 8, nell’orario di ingesso, perché non può esserci pace finché ci sarà chi lavora per la guerra.\r\n\r\nUcraina. Uno sguardo internazionalista\r\nLe guerre sono tragedie immani per chi ne diviene vittima, per le popolazioni imprigionate nelle città bombardate, per chi perde tutto e prende la strada dell’esilio, per le persone fragili, malate, anziane che che vedono dissolversi le reti che ne garantivano la sopravvivenza.\r\nLe guerre sono anche banchi di prova durissimi per i movimenti politici e sociali che devono fare i conti con la militarizzazione e la polarizzazione amico/nemico, che polverizza gli spazi di mediazione politica ed impone, nel senso letterale del termine, di arruolarsi. I maschi ucraini tra i 18 e i 60 anni subiscono l’obbligo di combattere la guerra patriottica contro l’invasore russo. 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In Ucraina in questo momento non c’è alcuna prospettiva di trasformare la guerra in innesco di un processo rivoluzionario in senso anarchico. Anzi! La guerra cancella la prospettiva di classe, lo sguardo internazionalista, la lotta alle frontiere.\r\nOggi disertare la guerra non è un semplice slogan, ma una concreta pratica di opposizione all’arruolamento dei corpi e delle coscienze. Qui come in Ucraina.\r\nNe abbiamo parlato con Federico Ferretti\r\n\r\nUcraina, l’analisi degli anarchici russi del Kras\r\nVi proponiamo un’intervista realizzata dal gruppo Moiras sul quadro geopolitico, le lotte in Russia, la situazione in Ucraina. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 2 aprile\r\nmanifestazione\r\nContro tutte le guerre e chi le arma\r\nRitiro delle truppe italiane all’estero\r\nChiusura e riconversione dell’industria bellica\r\nBasta spese militari!\r\nAbbattiamo le frontiere!\r\nSolidarietà ed accoglienza ai profughi di tutte le guerre\r\nore 14,30 piazza affari – Milano \r\n\r\nSabato 9 aprile\r\ncorteo contro la guerra e chi la arma\r\nNo alla Città dell’aerospazio, no all’industria bellica, No alla NATO a Torino!\r\nore 14,30\r\nPiazza Borgo Dora al Balon\r\nArrivo in piazza Castello\r\n\r\n* No alla città dell'aerospazio, nuovo polo di ricerca, progettazione e produzione di armi.\r\n* No al progetto D.I.A.N.A. della Nato a Torino\r\n* Chiusura e riconversione dell'industria bellica\r\n* No all’ENI che devasta l’ambiente e promuove guerre per il gas e il petrolio\r\n* Contro la guerra ai poveri che in ogni dove pagano il prezzo più alto. No al carovita!\r\n* No alle spese militari! Vogliamo case, scuole, ospedali, trasporti per tutt*\r\n* Stop all'invio di armi in Ucraina, ritiro di tutte le missioni militari all'estero\r\n* Solidarietà ed accoglienza ai profughi di tutte le guerre\r\n* Contro tutti gli imperialismi per un mondo senza frontiere\r\n\r\nCoordinamento contro la guerra e chi la arma – Torino\r\ninfo: antimilitarista.to@gmail.com\r\n\r\nSabato 16 aprile\r\nmarcia contro la guerra e il Tav da Bussoleno a San Didero\r\nore 14\r\n\r\nLunedì 25 aprile ore 15\r\nRicordo e commemorazione alla lapide di Ilio Baroni, partigiano e anarchico\r\n\r\nDomenica Primo Maggio\r\nSpezzone antimilitarista al corteo da piazza Vittorio\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\n@Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","2 Aprile 2022","2022-04-02 10:59:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/photo_2022-03-30_10-11-17-200x110.jpg","Anarres del 25 marzo. L’ENI armata. Blocco alla Leonardo. Ucraina. Uno sguardo internazionalista. Lo sguardo degli anarchici russi del KRAS...",1648897173,[],[],{"post_content":235},{"matched_tokens":236,"snippet":237,"value":238},[76],"dei lavoratori diretti allo stabilimento \u003Cmark>ex\u003C/mark> Alenia, oggi Leonardo è stato","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Molti hanno manifestato solidarietà.\r\nIl traffico di operai, tecnici ed impiegati diretti nello stabilimento è stato bloccato dalle 7,25 alle 8, nell’orario di ingesso, perché non può esserci pace finché ci sarà chi lavora per la guerra.\r\n\r\nUcraina. Uno sguardo internazionalista\r\nLe guerre sono tragedie immani per chi ne diviene vittima, per le popolazioni imprigionate nelle città bombardate, per chi perde tutto e prende la strada dell’esilio, per le persone fragili, malate, anziane che che vedono dissolversi le reti che ne garantivano la sopravvivenza.\r\nLe guerre sono anche banchi di prova durissimi per i movimenti politici e sociali che devono fare i conti con la militarizzazione e la polarizzazione amico/nemico, che polverizza gli spazi di mediazione politica ed impone, nel senso letterale del termine, di arruolarsi. I maschi ucraini tra i 18 e i 60 anni subiscono l’obbligo di combattere la guerra patriottica contro l’invasore russo. Chi, in Russia, si oppone alla guerra, grazie ad una nuova legge imposta dopo l’attacco all’Ucraina, rischia pesanti pene detentive.\r\nEppure, proprio in circostanze tanto estreme diviene necessaria lucidità politica. Senza alcun facile moralismo verso chi cerca soluzioni individuali per affrontare il totale stravolgimento della propria vita, diventa necessario essere chiari di fronte alle pressanti richieste di schieramento dalla “parte giusta”.\r\nIl governo italiano ci ha arruolati tutt*, decidendo di inviare armi in Ucraina e truppe alle sue frontiere, aprendo le frontiere ai profughi di quella guerra, ma lasciandole chiuse per chi fugge da altri conflitti.\r\nC’è anche chi, in Ucraina ha scelto di arruolarsi nelle milizie di autodifesa, istituite dal governo sin dal 2020, e di combattere la guerra contro gli invasori russi nella convinzione che fosse l’unica scelta possibile e accettando, nei fatti se non nelle parole, il piano della guerra patriottica. In Ucraina in questo momento non c’è alcuna prospettiva di trasformare la guerra in innesco di un processo rivoluzionario in senso anarchico. Anzi! La guerra cancella la prospettiva di classe, lo sguardo internazionalista, la lotta alle frontiere.\r\nOggi disertare la guerra non è un semplice slogan, ma una concreta pratica di opposizione all’arruolamento dei corpi e delle coscienze. Qui come in Ucraina.\r\nNe abbiamo parlato con Federico Ferretti\r\n\r\nUcraina, l’analisi degli anarchici russi del Kras\r\nVi proponiamo un’intervista realizzata dal gruppo Moiras sul quadro geopolitico, le lotte in Russia, la situazione in Ucraina. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 2 aprile\r\nmanifestazione\r\nContro tutte le guerre e chi le arma\r\nRitiro delle truppe italiane all’estero\r\nChiusura e riconversione dell’industria bellica\r\nBasta spese militari!\r\nAbbattiamo le frontiere!\r\nSolidarietà ed accoglienza ai profughi di tutte le guerre\r\nore 14,30 piazza affari – Milano \r\n\r\nSabato 9 aprile\r\ncorteo contro la guerra e chi la arma\r\nNo alla Città dell’aerospazio, no all’industria bellica, No alla NATO a Torino!\r\nore 14,30\r\nPiazza Borgo Dora al Balon\r\nArrivo in piazza Castello\r\n\r\n* No alla città dell'aerospazio, nuovo polo di ricerca, progettazione e produzione di armi.\r\n* No al progetto D.I.A.N.A. della Nato a Torino\r\n* Chiusura e riconversione dell'industria bellica\r\n* No all’ENI che devasta l’ambiente e promuove guerre per il gas e il petrolio\r\n* Contro la guerra ai poveri che in ogni dove \u003Cmark>pagano\u003C/mark> il prezzo più alto. No al carovita!\r\n* No alle spese militari! Vogliamo case, scuole, ospedali, trasporti per tutt*\r\n* Stop all'invio di armi in Ucraina, ritiro di tutte le missioni militari all'estero\r\n* Solidarietà ed accoglienza ai profughi di tutte le guerre\r\n* Contro tutti gli imperialismi per un mondo senza frontiere\r\n\r\nCoordinamento contro la guerra e chi la arma – Torino\r\ninfo: antimilitarista.to@gmail.com\r\n\r\nSabato 16 aprile\r\nmarcia contro la guerra e il Tav da Bussoleno a San Didero\r\nore 14\r\n\r\nLunedì 25 aprile ore 15\r\nRicordo e commemorazione alla lapide di Ilio Baroni, partigiano e anarchico\r\n\r\nDomenica Primo Maggio\r\nSpezzone antimilitarista al corteo da piazza Vittorio\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\n@Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[240],{"field":185,"matched_tokens":241,"snippet":237,"value":238},[76],1155199603042156500,{"best_field_score":244,"best_field_weight":190,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":41,"score":245,"tokens_matched":92,"typo_prefix_score":92},"1112352751616","1155199603042156657",{"document":247,"highlight":259,"highlights":264,"text_match":242,"text_match_info":267},{"comment_count":41,"id":248,"is_sticky":41,"permalink":249,"podcastfilter":250,"post_author":115,"post_content":251,"post_date":252,"post_excerpt":47,"post_id":248,"post_modified":253,"post_thumbnail":254,"post_title":255,"post_type":173,"sort_by_date":256,"tag_links":257,"tags":258},"62469","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-17-luglio-morire-di-cpr-vita-da-rider-gig-economy-mattarella-e-pahor-freek-pride/",[115],"Come ogni venerdì abbiamo fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi l’escopost:\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/2020-07-17-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLink: 2020 07 17 anarres\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nCPR di Gradisca. A sei mesi dall’uccisione di Vakhtang Enukidze, un altro immigrato è morto nel CPR di Gradisca. Troppi farmaci, dicono i giornali. In queste settimane si sono moltiplicati gli atti di autolesionismo e i tentativi di rivolta. I reclusi sono in un limbo: le deportazioni si sono interrotte per la pandemia, ma i CPR hanno continuato ad accogliere nuovi prigionieri della guerra ai migranti. \r\nNe abbiamo parlato con Federico dell’assemblea No Frontiere – No CPR del Friuli e Venezia Giulia\r\n\r\nDue approfondimenti sull’economia dei lavoretti, ispirati ad un dossier uscito su terre libere\r\nVita da rider. Come funziona il caporale digitale?\r\nL’algoritmo alla base delle app di food delivery non è neutrale. È pensato per trasformare il lavoro in un gioco crudele che “premia” i lavoratori vulnerabili e bisognosi. Così un “lavoretto per studenti” è diventato un girone infernale. Per scelta del management\r\n\r\nGig Economy. Lavoretti? È un sistema per lucrare sulla disperazione\r\nLa gig economy coinvolge almeno 600mila persone con uno stipendio medio di 346 euro. Sono i lavoratori poveri. Formalmente autonomi, spesso di mezza età o migranti. Hanno il peso di un debito o del permesso di soggiorno. Dopo la crisi del 2008 le multinazionali – 50 società con una manciata di dipendenti – hanno “investito” anche in Italia.\r\n\r\nMattarella e Pahor: mano nella mano per seppellire i carnefici con le vittime, i fascisti con i partigiani. Nel segno di una memoria, che nega la dimensione colonialista e razzista dell’espansione ad est del regno d’Italia. La lunga storia della pacificazione violenta delle popolazioni slave assoggettate. La prima di due puntate che dedichiamo al revisionismo sulle vicende del colonialismo irredentista.\r\nClaudio Venza, anarchico e docente di storia all’Università di Trieste, ci ha raccontato la storia del Narodni Dom. Una storia emblematica dei veleni nazionalisti. \r\n\r\nFree(k) Pride. Liber* mostr* per le strade di Torino\r\n\r\nQuest’anno il il Free(k) pride è uscito dalla nicchia piccola ma preziosa degli attivisti che lo avevano promosso le volte scorse, per dilagare in città. Una marea caotica e viva, dove cartelli, cori e slogan erano la cornice narrativa che accompagnava un corteo, che viveva di vita propria, emancipandosi dalla mera critica ai Pride istituzionali, che hanno disertato le piazze, rifugiandosi nel web.\r\nUn corteo forte, transfemminista queer, intersezionale ed alieno ad ogni seduzione istituzionale, senza sponsor né padrini. Libero.\r\nWater, vasche e lavandini rosa sono comparsi in piazza Castello per denunciare l’operazione di pink washing dell’amministrazione Appendino.\r\nIl conte Verde avviluppato da un lungo mantello rosa ha demacizzato la piazza del comune. All’arrivo la targa che dedicava i giardini ex GFT alla sadica santa cattolica Teresa di Calcutta è stata sostituita. Ora i giardini ricordano la rivolta dello Stonewall Inn del giugno 1969. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\n23 - 24 - 25 luglio. Tre giorni di informazione e lotta\r\n\r\nL’urgenza dell’anarchia\r\n\r\nIl governo aumenta la spesa di guerra, finanzia la diplomazia in armi dell’Eni in Africa, accelera sul Tav e le altre grandi opere.\r\nLa crisi sociale la pagano i poveri, i senza casa, i senza reddito, i precari \r\nI migranti muoiono in mare e nei CPR, lavorano come schiavi nei campi\r\nLa salute è sempre di più un lusso che pochi possono pagare\r\nPer il governo le nostre vite non valgono fuori dalla gabbia del produci, consuma, crepa\r\nIl governo punta sull’emergenza per prendersi pieni poteri e vietare scioperi e manifestazioni\r\n\r\ncome prima, peggio di prima…\r\n\r\nStrappiamo sempre più spazi di autorganizzazione e lotta!\r\nLe nostre vite non sono merci\r\nCreiamo reti di solidarietà e mutuo appoggio\r\nLottiamo contro chi ci sfrutta e ci comanda\r\nUn mondo senza governi, padroni, eserciti è possibile ed urgente\r\n\r\nGiovedì 23 luglio\r\ndalle ore 10,30\r\nvolantinaggio al mercato di piazza Foroni\r\n\r\nVenerdì 24 luglio\r\nore 16 punto info\r\nvia Po 16\r\n\r\nSabato 25 luglio\r\nore 14,30\r\npunto info\r\na Porta Palazzo\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 20 (in agosto non ci siamo)\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 21 (in agosto non ci siamo)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","23 Luglio 2020","2020-07-23 09:27:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/2020-07-16-manif-fat-lotte-luglio-200x110.jpg","Anarres del 17 luglio. Morire di CPR. Vita da rider. Gig economy. Mattarella e Pahor. Free(k) Pride…",1595496311,[],[],{"post_content":260},{"matched_tokens":261,"snippet":262,"value":263},[180],"padrini. Libero.\r\nWater, vasche e \u003Cmark>lavan\u003C/mark>dini rosa sono comparsi in piazza","Come ogni venerdì abbiamo fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. 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Mercoledì 6 agosto c'é stato un blackout totale. A Tripoli internet, la rete dei cellulari e l'acqua funzionano a singhiozzo.\r\nAnche l'assistenza sanitaria è a rischio, perché il governo filippino ha chiesto ai 13mila lavoratori immigrati nel paese di lasciare la Libia. Ben tremila filippini lavoravano in Libia come infermieri e medici.\r\nIl parlamento, eletto il 25 giugno, in una consultazione in cui gli islamisti al potere dopo la guerra civile scatanatasi dopo l'intervento di Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti ed Italia nel paese, sono ora in minoranza, si è riunito per la prima volta a Tobruk, 1500 chilometro da Tripoli. Tobruk è nell'estremo est del paese, molto vicino alla frontiera egiziana.\r\nLunedì 4 agosto 160 parlamentari su 188 hano eletto presidente del parlamento il giurista Aguila Salah Iss. Alla votazione non hanno preso parte i deputati vicini ai Fratelli Musulmani che hanno boicottato la votazione, perché sia il Gran Mufti al-Ghariani e il presidente uscente Abu Sahmain, sostenuto dagli islamisti, hanno detto che ritengono incostituzionale la nuova Assemblea.\r\nUn'assemblea parlamentare quasi in esilio, perché sia la capitale Tripoli, che il maggiore centro della Cirenaica, Bengasi sono teatro di feroci combattimenti.\r\n\r\nGli Stati Uniti e quasi tutti i Paesi europei hanno rimpatriato i propri connazionali ed evacuato le proprie rappresentanze, con l'eccezione dell'ambasciata italiana che rimane aperta. Gli interessi italiani nell'ex colonia sono ancora fortissimi e il governo Renzi non può certo permettersi di abbandonare il campo. Già nel 2011, dopo mesi alla finestra il governo italiano decise di intervenire in Libia, rompendo l'alleanza con il governo di Muammar Gheddafi, per contrastare il piano franco inglese di sostituire l'Italia sia nerll'interscambio commerciale sia nel ruolo di referente privilegiato in Europa.\r\nL'Italia riuscì in quell'occasione a mantenere i contratti dell'ENI, ma, nonostante le assicurazioni delle nuove autorità libiche, non è mai riuscita ad ottenere l'outsourcing della repressione dell'immigrazione già garantito da Gheddafi. In questi giorni il governo moltiplica gli allarmi sull'emergenza immigrati, ma, nei fatti la crisi libica rende difficile richiudere la frontiera sud.\r\n\r\nPer profughi e migranti la situazione nel paese è terribile. L'Alto commissariato Onu per i rifiugati, che ha lasciato Tripoli a causa degli scontri, segnala che circa 30mila persone hanno passato il confine con la Tunisia la scorsa settimana, mentre ogni giorno 3.000 uomini attraversano la frontiera con l'Egitto; sono soprattutto egiziani che lavoravano in Libia, ma anche libici che possono permettersi la fuga. Tuttavia, la condizione peggiore è quella dei rifugiati provenienti dall'Africa subsahariana. \"Sono quasi 37mila - spiega l'agenzia Onu - le persone che abbiamo registrato; nella sola Tripoli, più di 150 persone provenienti da Eritrea e Somalia hanno chiamato il nostro numero verde per richiedere medicinali o un luogo più sicuro dove stare. Stiamo anche ricevendo chiamate da molti siriani e palestinesi che si trovano a Bengasi e che hanno un disperato bisogno di assistenza\".\r\n\r\nGli africani neri rischiano la pelle. Uomini delle milizie entrano nelle case che danno rifugio ai profughi, che vengono derubati di ogni cosa e spesso uccisi. Molti maschi vengono rapiti e ridotti in schiavitù: vengono obbligati a fare i facchini durante gli spostamenti, le donne vengono invece sistematicamente stuprate. Nelle carceri, dove i migranti subsahariani sono detenuti finché pagano un riscatto, la situazione è peggiorata: oltre ai \"consueti\" abusi ai prigionieri è negato anche il cibo.\r\n\r\nLe divisioni storiche tra Tripolitania, Cirenaica, e Fezzan sono divenute esplosive. Al di là della partita politica c'é la lotta senza quartiere per il controllo delle risorse, in primis il petrolio.\r\nDopo la caduta di Moammar Gheddafi tre estati fa, i vari governi che si sono succeduti non sono riusciti a imporsi sui circa 140 gruppi tribali che compongono la Libia. Il 16 maggio Khalifa Haftar, ex generale dell'esercito, a capo della brigata Al Saiqa ha attaccato il parlamento e lanciato l'offensiva contro le forze islamiste, particolarmente forti nella Cirenaica, la regione di Bengasi. Oggi a Bengasi le milizie islamiste hanno preso il controllo della città mentre il generale Haftar controllerebbe solo l'aeroporto. I gruppi jihadisti, riuniti nel Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Bengasi, hanno proclamato un emirato islamico. Tra di loro, ci sono anche i salafiti di Ansar al Sharia.\r\nHaftar, che alcuni ritengono agente della CIA, è sostenuto da Egitto e Algeria e, forse, dagli stessi Stati Uniti non ha le forze per prendere il controllo della regione. La coalizione contro di lui comprende sia gli islamisti sia laici che non lo considerano un golpista.\r\nLa politica statunitense nella regione è all'insegna delle ambigue alleanze che caratterizzano da un paio di decenni le scelte delle varie amministrazioni. In Libia Obama sostiene Haftar, mentre in Siria appoggia le milizie quaediste anti Assad, le stesse che in Iraq hanno invaso il nord, controllando Mosul e la cristiana piana di Ninive. D'altro canto il sostegno verso il governo dello shiita Nouri al Maliki è solo verbale: nessuna iniziativa militare è stata sinora intrapresa contro il Califfato di Al Baghdadi. Al Quaeda, un brand buono per tante occasioni, è come un cane feroce, che azzanna i tuoi avversari, ma sfugge completamente anche al controllo di chi lo nutre e l'ha nutrito per decenni. L'Afganistan ne è la dimostrazione.\r\nNello scacchiere geopolitico in Libia, chi pare aver perso la partita sono state le formazioni vicine ai Fratelli Musulmani sostenute dal Qatar, a sua volta apoggiato dalla Francia.\r\n\r\nA Tripoli la situazione è fuori controllo: lo scontro è tra la milizia di Zintan, una città del nordovest, e un gruppo armato nato dall'alleanza delle milizie di Misurata e di alcuni gruppi islamisti. Dal 13 luglio, gli scontri, con oltre 100 morti, si concentrano attorno all'aeroporto, controllato dai primi e bombardato dai secondi. La scorsa settimana, per vari giorni la capitale è stata coperta dal fumo di un deposito di carburante, colpito da alcuni razzi da qui arriva parte del petrolio importato in Italia con il gasdotto Greenstream, che copre il 10-11% dei consumi nazionali.\r\n\r\nSe le formazioni quaediste dovessero prendere il controllo dei pozzi petroliferi le conseguenze sarebbero gravi soprattutto per la Tunisia e per i paesi africani.\r\n\r\nQuesta situazione mette in luce la decadenza degli Stati Uniti, che fanno di un'alchimia da stregoni una strategia. Un gioco complesso che sempre meno produce i risultati desiderati.\r\nOltre la scacchiera dei grandi giochi restano le migliaia e migliaia di uomini, donne, bambini massacrati.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Karim Metref, un torinese di origine Kabila, insegnante, blogger, attento osservatore di quanto accade in nord Africa.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 08 01 karim metref libia","7 Agosto 2014","2018-10-17 22:59:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/08/libia-200x110.jpg","Libia. Il grande gioco tra sangue e petrolio",1407441307,[280,281,282,283,284],"http://radioblackout.org/tag/al-quaeda/","http://radioblackout.org/tag/italia/","http://radioblackout.org/tag/libia/","http://radioblackout.org/tag/petrolio/","http://radioblackout.org/tag/stati-uniti/",[151,286,287,149,288],"italia","libia","Stati Uniti",{"post_content":290},{"matched_tokens":291,"snippet":293,"value":294},[292],"pagano","migranti subsahariani sono detenuti finché \u003Cmark>pagano\u003C/mark> un riscatto, la situazione è","La Libia è attraversata da una guerra per bande che sta frantumando il paese, rendendo sempre più difficile la vita sia ai libici sia ai numerosi profughi subsahariani che ci vivono. Mercoledì 6 agosto c'é stato un blackout totale. A Tripoli internet, la rete dei cellulari e l'acqua funzionano a singhiozzo.\r\nAnche l'assistenza sanitaria è a rischio, perché il governo filippino ha chiesto ai 13mila lavoratori immigrati nel paese di lasciare la Libia. Ben tremila filippini lavoravano in Libia come infermieri e medici.\r\nIl parlamento, eletto il 25 giugno, in una consultazione in cui gli islamisti al potere dopo la guerra civile scatanatasi dopo l'intervento di Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti ed Italia nel paese, sono ora in minoranza, si è riunito per la prima volta a Tobruk, 1500 chilometro da Tripoli. Tobruk è nell'estremo est del paese, molto vicino alla frontiera egiziana.\r\nLunedì 4 agosto 160 parlamentari su 188 hano eletto presidente del parlamento il giurista Aguila Salah Iss. Alla votazione non hanno preso parte i deputati vicini ai Fratelli Musulmani che hanno boicottato la votazione, perché sia il Gran Mufti al-Ghariani e il presidente uscente Abu Sahmain, sostenuto dagli islamisti, hanno detto che ritengono incostituzionale la nuova Assemblea.\r\nUn'assemblea parlamentare quasi in esilio, perché sia la capitale Tripoli, che il maggiore centro della Cirenaica, Bengasi sono teatro di feroci combattimenti.\r\n\r\nGli Stati Uniti e quasi tutti i Paesi europei hanno rimpatriato i propri connazionali ed evacuato le proprie rappresentanze, con l'eccezione dell'ambasciata italiana che rimane aperta. Gli interessi italiani nell'ex colonia sono ancora fortissimi e il governo Renzi non può certo permettersi di abbandonare il campo. Già nel 2011, dopo mesi alla finestra il governo italiano decise di intervenire in Libia, rompendo l'alleanza con il governo di Muammar Gheddafi, per contrastare il piano franco inglese di sostituire l'Italia sia nerll'interscambio commerciale sia nel ruolo di referente privilegiato in Europa.\r\nL'Italia riuscì in quell'occasione a mantenere i contratti dell'ENI, ma, nonostante le assicurazioni delle nuove autorità libiche, non è mai riuscita ad ottenere l'outsourcing della repressione dell'immigrazione già garantito da Gheddafi. In questi giorni il governo moltiplica gli allarmi sull'emergenza immigrati, ma, nei fatti la crisi libica rende difficile richiudere la frontiera sud.\r\n\r\nPer profughi e migranti la situazione nel paese è terribile. L'Alto commissariato Onu per i rifiugati, che ha lasciato Tripoli a causa degli scontri, segnala che circa 30mila persone hanno passato il confine con la Tunisia la scorsa settimana, mentre ogni giorno 3.000 uomini attraversano la frontiera con l'Egitto; sono soprattutto egiziani che lavoravano in Libia, ma anche libici che possono permettersi la fuga. Tuttavia, la condizione peggiore è quella dei rifugiati provenienti dall'Africa subsahariana. \"Sono quasi 37mila - spiega l'agenzia Onu - le persone che abbiamo registrato; nella sola Tripoli, più di 150 persone provenienti da Eritrea e Somalia hanno chiamato il nostro numero verde per richiedere medicinali o un luogo più sicuro dove stare. Stiamo anche ricevendo chiamate da molti siriani e palestinesi che si trovano a Bengasi e che hanno un disperato bisogno di assistenza\".\r\n\r\nGli africani neri rischiano la pelle. Uomini delle milizie entrano nelle case che danno rifugio ai profughi, che vengono derubati di ogni cosa e spesso uccisi. Molti maschi vengono rapiti e ridotti in schiavitù: vengono obbligati a fare i facchini durante gli spostamenti, le donne vengono invece sistematicamente stuprate. Nelle carceri, dove i migranti subsahariani sono detenuti finché \u003Cmark>pagano\u003C/mark> un riscatto, la situazione è peggiorata: oltre ai \"consueti\" abusi ai prigionieri è negato anche il cibo.\r\n\r\nLe divisioni storiche tra Tripolitania, Cirenaica, e Fezzan sono divenute esplosive. Al di là della partita politica c'é la lotta senza quartiere per il controllo delle risorse, in primis il petrolio.\r\nDopo la caduta di Moammar Gheddafi tre estati fa, i vari governi che si sono succeduti non sono riusciti a imporsi sui circa 140 gruppi tribali che compongono la Libia. Il 16 maggio Khalifa Haftar, \u003Cmark>ex\u003C/mark> generale dell'esercito, a capo della brigata Al Saiqa ha attaccato il parlamento e lanciato l'offensiva contro le forze islamiste, particolarmente forti nella Cirenaica, la regione di Bengasi. Oggi a Bengasi le milizie islamiste hanno preso il controllo della città mentre il generale Haftar controllerebbe solo l'aeroporto. I gruppi jihadisti, riuniti nel Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Bengasi, hanno proclamato un emirato islamico. Tra di loro, ci sono anche i salafiti di Ansar al Sharia.\r\nHaftar, che alcuni ritengono agente della CIA, è sostenuto da Egitto e Algeria e, forse, dagli stessi Stati Uniti non ha le forze per prendere il controllo della regione. La coalizione contro di lui comprende sia gli islamisti sia laici che non lo considerano un golpista.\r\nLa politica statunitense nella regione è all'insegna delle ambigue alleanze che caratterizzano da un paio di decenni le scelte delle varie amministrazioni. In Libia Obama sostiene Haftar, mentre in Siria appoggia le milizie quaediste anti Assad, le stesse che in Iraq hanno invaso il nord, controllando Mosul e la cristiana piana di Ninive. D'altro canto il sostegno verso il governo dello shiita Nouri al Maliki è solo verbale: nessuna iniziativa militare è stata sinora intrapresa contro il Califfato di Al Baghdadi. Al Quaeda, un brand buono per tante occasioni, è come un cane feroce, che azzanna i tuoi avversari, ma sfugge completamente anche al controllo di chi lo nutre e l'ha nutrito per decenni. L'Afganistan ne è la dimostrazione.\r\nNello scacchiere geopolitico in Libia, chi pare aver perso la partita sono state le formazioni vicine ai Fratelli Musulmani sostenute dal Qatar, a sua volta apoggiato dalla Francia.\r\n\r\nA Tripoli la situazione è fuori controllo: lo scontro è tra la milizia di Zintan, una città del nordovest, e un gruppo armato nato dall'alleanza delle milizie di Misurata e di alcuni gruppi islamisti. Dal 13 luglio, gli scontri, con oltre 100 morti, si concentrano attorno all'aeroporto, controllato dai primi e bombardato dai secondi. La scorsa settimana, per vari giorni la capitale è stata coperta dal fumo di un deposito di carburante, colpito da alcuni razzi da qui arriva parte del petrolio importato in Italia con il gasdotto Greenstream, che copre il 10-11% dei consumi nazionali.\r\n\r\nSe le formazioni quaediste dovessero prendere il controllo dei pozzi petroliferi le conseguenze sarebbero gravi soprattutto per la Tunisia e per i paesi africani.\r\n\r\nQuesta situazione mette in luce la decadenza degli Stati Uniti, che fanno di un'alchimia da stregoni una strategia. Un gioco complesso che sempre meno produce i risultati desiderati.\r\nOltre la scacchiera dei grandi giochi restano le migliaia e migliaia di uomini, donne, bambini massacrati.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Karim Metref, un torinese di origine Kabila, insegnante, blogger, attento osservatore di quanto accade in nord Africa.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 08 01 karim metref libia",[296],{"field":185,"matched_tokens":297,"snippet":293,"value":294},[292],{"best_field_score":244,"best_field_weight":190,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":41,"score":245,"tokens_matched":92,"typo_prefix_score":92},{"document":300,"highlight":319,"highlights":324,"text_match":242,"text_match_info":327},{"comment_count":41,"id":301,"is_sticky":41,"permalink":302,"podcastfilter":303,"post_author":115,"post_content":304,"post_date":305,"post_excerpt":306,"post_id":301,"post_modified":307,"post_thumbnail":308,"post_title":309,"post_type":173,"sort_by_date":310,"tag_links":311,"tags":316},"8779","http://radioblackout.org/podcast/manifestazione-contro-il-terzo-valico-ad-arquata/",[],"Il prossimo sabato si svolgerà ad Arquata una manifestazione contro il terzo valico, indetta dal coordinemento dei comitati no tav, noi terzo valico delle zone di Genova, Alessandria, Tortona, Valenza, Val Lemme, Val Polcevera, Novi.\r\nIl corteo partirà alle 15 da Arquata Scrivia. \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Lorenzo, attivista No Tav e buon conoscitore delle ragioni dell'opposizione all'opera.\r\n\r\nAscolta l'intervista: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/2012-05-20-lorenzo-terzo-valico.mp3|titles=2012 05 20 lorenzo terzo valico]\r\n\r\nScarica l'audio\r\n\r\nBreve scheda informativa\r\n\r\n\r\n\tLa linea del Terzo Valico parte da Genova , attraversa l’Appennino ed arriva a Novi e Tortona presso i centri logistici esistenti.\r\n\tE’ lunga53 km, di cui39 kmdi gallerie; attraversa 12 comuni e valli bellissime:\r\n\tVal Polcevera : si sviluppa perpendicolarmente alla linea di costa a ponente di Genova (zona Pontedecimo, Bolzaneto, Sampierdarena).\r\n\tVal Lemme (AL) comuni di Voltaggio e Franconalto. Qui esistono già due cunicoli esplorativi. Quello di Voltaggio fu bloccato nel 1998 perché anche il Ministero dell’Ambiente non poté nascondere che in realtà si trattava di una vera e propria galleria. Franconalto è uno dei comuni del Parco delle Capanne di Marcarolo.\r\n\tValle Scrivia\r\n\tIn Val Lemme, nell’area Voltri-Ronco Scrivia, nel novembre 2011 la Provincia di Alessandria ha promosso 12 campionamenti alla ricerca di amianto e ha trovato valori molto superiori ai limiti tabellari. Ovviamente questi risultati hanno avuto una diffusione assai limitata.\r\n\tIl terzo valico termina a Novi e a Tortona dove si interconnette con la linea normale ed i centri logistici già esistenti.\r\n\tPer il materiale di risulta degli scavi In Liguria sono previste da6 a9 cave e circa 13 nell’alessandrino (tra cui Pontecurone, Isola Sant’Antonio e Bosco Marengo).\r\n\tIl Cipe, che inizialmente aveva sbloccato 500 milioni di Euro, ha reso disponibile una seconda trance da 1, 2 miliardi per altri 2 lotti (complessivamente i lotti previsti sono 6). Il costo complessivo previsto è di 7 miliardi di Euro.\r\n\tAd oggi, solo per progetti redatti e cestinati, sono già stati spesi 300 miliardi di vecchie lire.\r\n\tLa realizzazione del terzo valico è affidata al COCIV (consorzio collegamenti integrati veloci) costituito da\r\n\tImpregilo (Gavio, Benetton, Ligresti)\r\n\tCondotte gruppo Ferfina (famiglie Astaldi, Bruno). 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Condannato in primo grado per aver utilizzato una casa del demanio forestale come seconda casa.\r\n\t \r\n\tL’opera non è di alcuna utilità.\r\n\tLe linee ferroviarie attuali sono già 5 ( 2 dei Giovi, 2 alle spalle di Savona e la Voltri /Alessandria) e sono utilizzate solo al 30 % della loro capacità.\r\n\tLe stesse FS dichiarano che la Voltri/Alessandria vede il passaggio di pochi treni merci pur avendo una capacità complessiva di 504.000 Teu all’anno\r\n\tIl Teu è l’unita di misura nel trasporto dei container.\r\n\tPer semplificare si può dire che un container standard di poco più di6 metricorrisponde ad 1 Teu, mentre un container standard di poco più di12 metricorrisponde a 2 Teu.\r\n\tLe previsioni di traffico si sono sempre dimostrate errate.\r\n\tPer arrivare al recupero del 15% delle spese sostenute, tutte a carico dello Stato e quindi di noi tutti, si dovrebbero movimentare almeno 4 milioni di Teu all’anno. Ma le cinque linee attuali senza alcun intervento, possono trasportare almeno 2.400.000 container e, con migliorie, addirittura 5 milioni. La situazione attuale (dichiarazione dell’autorità portuale a fine 2011) è di un milione 840 mila container all’anno con livelli pari al 2.007 quando furono 1.855.026 Teu.\r\n\tÈ un’opera assurda. Una ferrovia che parte da Genova per collegare il porto della Lanterna con il nord Europa, andandosi a ricongiungere al nuovo traforo svizzero del Gottardo. Solo che i 7 miliardi previsti servono esclusivamente per arrivare fino a Tortona, in mezzo alla pianura Padana! Da Tortona, infatti, i treni torneranno sulla vecchia ferrovia.Non si sa a che cosa serva. Le Fs, committenti dell’opera, non sanno dire se servirà per i passeggeri (collegamento veloce Genova-Milano) o per le merci. È noto che una ferrovia del genere non si può utilizzare per entrambi i servizi, bisogna scegliere, e sarà fatto dopo aver deciso di spendere i soldi. La stessa commedia della Val di Susa.I lavori inizieranno con gli interventi di ampliamento e costruzione di strade e nuove vie di adduzione per raggiungere i vari cantieri. Alcuni di questi verranno predisposti, in particolare in Val Polcevera, in Val Lemme, a Serravalle e in adiacenza agli ingressi e uscite dei tunnel, comprese le finestre di Arquata, Voltaggio e Fraconalto. Poi avvio dalla galleria Genova - Aeroporto - Borzoli collegandosi alla strada Borzoli - Scarpino con deviazione dei veicoli fino al raggiungimento di Fegino, dove avrà sede il cantiere dal quale inizieranno gli scavi per la realizzazione delle gallerie.","21 Maggio 2012","Il prossimo sabato si svolgerà ad Arquata una manifestazione contro il terzo valico, indetta dal coordinemento dei comitati no tav, noi terzo valico delle zone di Genova, Alessandria, Tortona, Valenza, Val Lemme, Val Polcevera, Novi. \r\nIl corteo partirà alle 15 da Arquata Scrivia. \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Lorenzo, attivista No Tav e buon conoscitore delle ragioni dell'opposizione all'opera.\r\n\r\nAscolta l'intervista:\r\n\r\nScarica l'audio\r\n\r\nBreve scheda informativa\r\n\r\n\r\nLa linea del Terzo Valico parte da Genova , attraversa l’Appennino ed arriva a Novi e Tortona presso i centri logistici esistenti.\r\nE’ lunga53 km, di cui39 kmdi gallerie; attraversa 12 comuni e valli bellissime:\r\nVal Polcevera : si sviluppa perpendicolarmente alla linea di costa a ponente di Genova (zona Pontedecimo, Bolzaneto, Sampierdarena).\r\nVal Lemme (AL) comuni di Voltaggio e Franconalto. 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Qui esistono già due cunicoli esplorativi. Quello di Voltaggio fu bloccato nel 1998 perché anche il Ministero dell’Ambiente non poté nascondere che in realtà si trattava di una vera e propria galleria. Franconalto è uno dei comuni del Parco delle Capanne di Marcarolo.\r\n\tValle Scrivia\r\n\tIn Val Lemme, nell’area Voltri-Ronco Scrivia, nel novembre 2011 la Provincia di Alessandria ha promosso 12 campionamenti alla ricerca di amianto e ha trovato valori molto superiori ai limiti tabellari. Ovviamente questi risultati hanno avuto una diffusione assai limitata.\r\n\tIl terzo valico termina a Novi e a Tortona dove si interconnette con la linea normale ed i centri logistici già esistenti.\r\n\tPer il materiale di risulta degli scavi In Liguria sono previste da6 a9 cave e circa 13 nell’alessandrino (tra cui Pontecurone, Isola Sant’Antonio e Bosco Marengo).\r\n\tIl Cipe, che inizialmente aveva sbloccato 500 milioni di Euro, ha reso disponibile una seconda trance da 1, 2 miliardi per altri 2 lotti (complessivamente i lotti previsti sono 6). Il costo complessivo previsto è di 7 miliardi di Euro.\r\n\tAd oggi, solo per progetti redatti e cestinati, sono già stati spesi 300 miliardi di vecchie lire.\r\n\tLa realizzazione del terzo valico è affidata al COCIV (consorzio collegamenti integrati veloci) costituito da\r\n\tImpregilo (Gavio, Benetton, Ligresti)\r\n\tCondotte gruppo Ferfina (famiglie Astaldi, Bruno). Una delle imprese di costruzione più vecchie, fondata ancor prima di Bankitalia\r\n\tCIV\r\n\tTecnimont\r\n\tTra gli azionisti anche BIIS la Banca Investimenti del Gruppo Intesa guidata fino a poco tempo fa da Mario Ciaccia oggi Vice Ministro alle Infrastrutture\r\n\tTra i fautori più infervorati il Senatore Luigi Grillo PDL ligure (condannato in primo grado per la scalata alla banca Antonveneta ed indagato per abuso edilizio nel Parco delle 5 terre).\r\n\tIl Commissario Governativo per l’opera è Walter Lupi (\u003Cmark>ex\u003C/mark> provveditore alle opere pubbliche della Regione Liguria). 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