","Le interviste di Frittura mista alias radio fabbrica al festival alta felicità 2025","post",1758223269,[63,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73,74,75],"http://radioblackout.org/tag/anlm/","http://radioblackout.org/tag/assemblea-nazionale-lavoratori-manutebntori-rfi/","http://radioblackout.org/tag/autorganizzazione/","http://radioblackout.org/tag/cassa-mutuo-aiuto/","http://radioblackout.org/tag/collettivo-di-fabbrica/","http://radioblackout.org/tag/collettivo-di-fabbrica-ex-gkn/","http://radioblackout.org/tag/dario-salvetti/","http://radioblackout.org/tag/fabbriche-autogestite/","http://radioblackout.org/tag/ferrovieri/","http://radioblackout.org/tag/festival-alta-felicita/","http://radioblackout.org/tag/fritturamista-2/","http://radioblackout.org/tag/gkn/","http://radioblackout.org/tag/lavoro/",[77,78,79,80,31,33,25,29,17,81,23,82,83],"ANLM","Assemblea nazionale lavoratori manutebntori RFI","autorganizzazione","cassa mutuo aiuto","festival alta felicità","gkn","lavoro",{"tags":85},[86,88,90,92,94,96,98,100,105,107,109,111,113],{"matched_tokens":87,"snippet":77},[],{"matched_tokens":89,"snippet":78},[],{"matched_tokens":91,"snippet":79},[],{"matched_tokens":93,"snippet":80},[],{"matched_tokens":95,"snippet":31},[],{"matched_tokens":97,"snippet":33},[],{"matched_tokens":99,"snippet":25},[],{"matched_tokens":101,"snippet":104},[102,103],"fabbriche","autogestite","\u003Cmark>fabbriche\u003C/mark> \u003Cmark>autogestite\u003C/mark>",{"matched_tokens":106,"snippet":17},[],{"matched_tokens":108,"snippet":81},[],{"matched_tokens":110,"snippet":23},[],{"matched_tokens":112,"snippet":82},[],{"matched_tokens":114,"snippet":83},[],[116],{"field":34,"indices":117,"matched_tokens":119,"snippets":121},[118],7,[120],[102,103],[104],1157451471441625000,{"best_field_score":124,"best_field_weight":125,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":50,"score":126,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":50},"2211897868544",13,"1157451471441625193",{"document":128,"highlight":147,"highlights":152,"text_match":156,"text_match_info":157},{"cat_link":129,"category":130,"comment_count":50,"id":131,"is_sticky":50,"permalink":132,"post_author":133,"post_content":134,"post_date":135,"post_excerpt":55,"post_id":131,"post_modified":136,"post_thumbnail":55,"post_thumbnail_html":55,"post_title":137,"post_type":60,"sort_by_date":138,"tag_links":139,"tags":145},[45],[49],"18083","http://radioblackout.org/2013/09/cile-memoria-resistente/","info","Il ricordo dell'11 settembre 1973 è impresso indelebilmente nel DNA di una generazione di compagni. La fine violenta del governo socialista, la durissima repressione nei quartieri e nelle fabbriche, dove la pratica dell'azione diretta, dell'occupazione, dell'autogestione, stava infliggendo duri colpi alla società di classe, fu un duro colpo per i movimenti sociali che in Italia stavano giocando la loro partita. Il Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer ne profittò per rafforzare la politica di collaborazione con l'area cattolica inaugurata da Togliatti nel 1945. 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Oggi è in prima fila nella lotta contro il terzo valico e le discariche.\r\nL'11 settembre 1973 a Santiago venne bombardata la Moneda, il palazzo del governo presieduto dal socialista Allende, che vi trovò la morte. Poi la repressione passò nei barrios, nei quartieri della periferia, dove il popolo delle baracche aveva occupato le case in muratura destinate ai militari. Urbano, che una casa vera non l'aveva mai conosciuta sin dalla più tenera infanzia, aveva occupato con la famiglia una casa nel quartiere \"Poblacion Guatemala\". Ma era difficile trovarcelo perché lui come tanti passava gran parte del tempo negli accampamenti dei senza casa dove si programmavano le lotte per nuove occupazioni di terre e case. Contro il percorso di libertà e dignità di un popolo si abbatté il terrorismo dei militari sostenuti dal governo statunitense.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nUrbano def\r\n\r\nAbbiamo chiesto ad Urbano di raccontarci il suo 11 settembre.\r\n\r\n\"All'epoca io ed altri compagni eravamo già in clandestinità: il governo Allende ci perseguitava per le occupazioni di terre e la guerra contro il mercato nero. Nel sud di Santiago, una zona che era cresciuta sin dagli anni '50 con le occupazioni di terre demaniali e dei latifondi, nel 1971 abbiamo iniziato l'autogestione della distribuzione di alimenti alla popolazione. Abbiamo così pestato molti autorevoli piedi: in primo luogo quello dei padroni della distribuzione ma anche quelli dei Partiti socialista e comunista che intendevano gestire in comune con i commercianti la distribuzione del cibo, imponendo prezzi esosissimi, mentre l'autogestione garantiva prezzi equi per tutti. Lo stesso programma governativo per le terre abbandonate privilegiava nei fatti i militanti socialisti e comunisti, tenendo fuori tanta parte della popolazione. Questa situazione ci ha cacciato nella clandestinità: il governo Allende dichiarò illegali le nostre attività e le organizzazioni libertarie. All'epoca eravamo impegnati anche sul fronte della solidarietà internazionale con gli esuli provenienti da tutto il Sud America perché perseguitati nei loro paesi. Il governo socialista cileno non concedeva loro asilo politico: questi compagni lo ottenevano da noi. Erano ospitati nei quartieri occupati e lottavano al nostro fianco per le libertà ed i diritti di tutti. Il governo ci considerava alla stregua di delinquenti comuni e ci perseguitava: il nostro rifugio erano i quartieri occupati, dove la gente ci ospitava e proteggeva.\r\nPrima dell'11 settembre ormai in tanti sapevamo che il golpe era imminente. Nei mesi precedenti era passata una legge sul controllo delle armi, la cosiddetta \"Ley Maldita\" che lo stesso Allende aveva consentito: ufficialmente doveva servire per disarmare i fascisti che attaccavano le zone popolari ma, nei fatti, la legge venne applicata solo contro di noi, contro i sindacati, contro il \"cordone industriale\" delle fabbriche occupate e dei quartieri autogestiti. In realtà noi non eravamo armati: il governo socialista non aprì mai i suoi arsenali al popolo che, quando avvenne il golpe, non aveva che poche vecchie pistole.\r\nQuell'11 settembre ero a casa di un compagno. Appena vengo a sapere che il sollevamento militare era iniziato mi reco alla \"La Bandera\" uno dei tanti quartieri occupati. Con la gente raccogliamo le armi disponibili: saltano fuori una quarantina di pistole. Poi smontiamo la baracca della distribuzione autogestita, consegnando alla popolazione tutte le derrate che vi erano custodite. Con le armi a disposizione iniziamo la resistenza, passando da un barrio all'altro nell'intera zona sud. La battaglia più dura si farà nel quartiere \"La Legua\", quello dove sono nato io, lì i lavoratori di una fabbrica tessile occupata, la Sumar, che si erano opposti a colpi di arma da fuoco alla consegna delle armi imposta dai militari, resisteranno a lungo. Per rastrellare \"La Legua\" i militari impiegheranno ben tre reggimenti, carri armati, aerei per stroncare la resistenza popolare. Finirà con un massacro: oltre 400 saranno le vittime della loro ferocia.\r\nIo ed altri continuiamo a raccogliere armi, passando attraverso i vari quartieri e ponendo le basi di una resistenza, che soffocata nel sangue la lotta popolare, diviene presto clandestina. La cassa delle distribuzioni autogestite ci servirà per finanziare la lotta clandestina contro la dittatura. I soldi resteranno a lungo presso un compagno, un calzolaio come me, prima di essere consegnati ai compagni in clandestinità, per contribuire a tessere una rete di opposizione e per aiutare a fuggire e dare sostegno alle famiglie dei ricercati.\r\nIl 27 settembre vengo arrestato nel quartiere \"Guatemala\". Nel rastrellamento veniamo catturati in 32 e portati ad un campo di concentramento dell'aviazione a San Bernardo, nei pressi di Santiago.\r\n\r\nCosa ti capita?\r\n\r\n\"Vengo torturato, sottoposto ad una finta fucilazione per obbligarmi a parlare, a fare i nomi dei compagni e dire dove si trovano. Dopo 3 giorni io e gli altri 32 veniamo portati allo Stadio Nazionale dove erano rinchiusi migliaia di oppositori. Veniamo nuovamente sottoposti a tortura e messi nell'elenco di quelli destinati alla fucilazione.\r\nSono stato fortunato: proprio in quei giorni il grande clamore suscitato a livello internazionale dai massacri di Pinochet induce le Nazioni Unite ad inviare una Commissione per verificare la violazione dei diritti umani. Pinochet fa un'operazione di facciata: mentre le fucilazioni continuano nell'intero paese decide di liberare di fronte alla stampa alcune centinaia di persone. Io e gli altri 32 veniamo rilasciati. Mi guardo bene dal ripresentarmi in caserma, come prescritto al momento del rilascio, e torno in clandestinità sino alla fine del '74.\"\r\n\r\nUrbano, tu non sei mai tornato nel tuo paese... Sappiamo che i militari hanno condannato a morte te e tua sorella, un tuo fratello morì sotto i colpi dei golpisti, ma oggi, dopo il ritorno della democrazia, perché non torni in Cile?\r\n\r\n\"Probabilmente, dopo le condanne che mi hanno inflitto, mi attende lì una galera democratica. 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Il 19 luglio le popolazioni di Spagna insorgono. Protagonisti dell’insurrezione i lavoratori della CNT, l’organizzazione anarcosindacalista che nel proprio programma ha il comunismo anarchico e l’autogestione. Saranno tre lunghi anni di guerra civile, terminati con la sconfitta militare. Saranno gli anni in cui i lavoratori della Barcellona industriale e i contadini delle campagne esproprieranno le fabbriche, metteranno in comune le campagne, sperimentando concretamente l’anarchia.\r\n\r\nGiovedì 18 luglio ore 21 in corso Palermo 46\r\nproiezione della versione italiana del documentario “Fury over the Spain”.\r\n\r\nLe immagini, girate dai lavoratori dello spettacolo della CNT per la diffusione all’estero, ci restituiscono il clima di quegli anni: le barricate di Barcellona, i volontari in armi, le donne con la tuta e il fucile, le campagne dove si lavorava senza padrone, le fabbriche in mano agli operai.\r\nI testi della versione italiana sono di Pino Cacucci, le voci narranti Paolo Rossi e Francesca Gatto.\r\n\r\nPer saperne di più ascolta l'intevista realizzata da Anarres a Claudio Venza, docente di Storia della Spagna contemporanea all'Università di Trieste ed autore di numerosi libri ed articoli.\r\n2013 07 13 vanza spagna 1936","16 Luglio 2013","2018-10-17 22:59:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/07/spagna5-200x110.jpg","Spagna 1936. 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Il 25 ottobre si terrà il plebiscito che chiedere di mandare finalmente in soffitta la Costituzione voluta da Pinochet e che ha obbligato la nazione cilena a sopportare la più vieta forma di neoliberismo, a tutti i livelli e in ogni ganglio della società. Abbiamo parlato il 19 ottobre con Susi dapprima di questa occasione e dei compromessi che nasconde, ma anche del livello di discussione e degli appuntamenti in piazza, il tipo di rappresentatività della Costituente che potrebbe scaturire dal plebiscito. Ma soprattutto dell'assenza di una o più teste alla guida di questo Movimiento puntiforme di assemblee autoconvocate e con interessi diversi che si riconosce con il tipico spirito cileno nel Perro Matapacos. I protagonisti poi sono la vera novità e rappresentano la freschezza che fa la differenza con il mondo ingessato dalla mummia pinochettiana: movimenti per l'acqua, settori sindacali portuali già perno della rivolta di un anno esatto fa, e soprattutto i giovani studenti da cui sorge questo nuovo processo di emancipazione.\r\n\r\nSusi conosce molto bene la situazione cilena, ma abita a Buenos Aires (che ospita un quarto della popolazione argentina) e così diventa naturale passare le Ande, per andare a confrontare le due realtà, a partire dalle questioni ambientali, che per entrambe le realtà sono centrali. Così abbiamo dapprima affrontato il problema degli incendi sparsi in tutto il territorio nazionale, che ci ha ovviamente portato a parlare dela colonizzazione agricola e degli allevamenti che stanno dietro agli incendi. E poi abbiamo affrontato l'argomento abitativo: la gentrificazione e la crisi immobiliare, gli affitti dollarizati, l'occupazione di interi quartieri a causa della crisi del Covid che ha inciso sulla economia informale; ed è questo che ci consente di passare alle questioni di genere, per le differenze tra componenti della famiglia ad affrontare il meccanismo di debito scateanto dalla pandemia: sfratti, sussidi, cooperative, fabbriche autogestite fanno da sfondo del ragionamento che illustra l'affresco urbano. Susi ci ha fatto anche un quadro delle diverse sfumature del Frente de Todos messo in piedi dal presidente della sinistra peronista, a partire dal braccio di ferro attorno alla occupazione di Guernica.\r\n\r\nDa ultimo Susi ha individuato il movimento femminista come tratto di unione tra la realtà cilena e quella argentina, dove per il resto sono più le differenze che non le contiguità, anche per le enormi differenze tra tessuti sociali, strutture e impostazioni dello stato, contesti economici.\r\n\r\nEcco la lunga chiacchierata nella sua interezza, mai noiosa (fidatevi):\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/2020_10_19_Susi-Buenos-Aires.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","26 Ottobre 2020","2020-11-03 20:16:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/Mural_Negro_Matapacos-200x110.jpg","Cile e Argentina… democrature e movimenti andini a confronto (N° 1)",1603754276,[243],"http://radioblackout.org/tag/bastioniorione/",[182],{"post_content":246},{"matched_tokens":247,"snippet":248,"value":249},[102,103],"dalla pandemia: sfratti, sussidi, cooperative, \u003Cmark>fabbriche\u003C/mark> \u003Cmark>autogestite\u003C/mark> fanno da sfondo del ragionamento","Per il primo appuntamento dopo il lancio del numero zero dei Bastioni ci siamo serviti dei movimenti esplosi nei paesi andini per esemplificare cosa intendiamo per Questioni internazionali di cui questa rubrica affronta aspetti che genericamente sarebbero definiti \"geopolitici\". Il 25 ottobre si terrà il plebiscito che chiedere di mandare finalmente in soffitta la Costituzione voluta da Pinochet e che ha obbligato la nazione cilena a sopportare la più vieta forma di neoliberismo, a tutti i livelli e in ogni ganglio della società. Abbiamo parlato il 19 ottobre con Susi dapprima di questa occasione e dei compromessi che nasconde, ma anche del livello di discussione e degli appuntamenti in piazza, il tipo di rappresentatività della Costituente che potrebbe scaturire dal plebiscito. Ma soprattutto dell'assenza di una o più teste alla guida di questo Movimiento puntiforme di assemblee autoconvocate e con interessi diversi che si riconosce con il tipico spirito cileno nel Perro Matapacos. I protagonisti poi sono la vera novità e rappresentano la freschezza che fa la differenza con il mondo ingessato dalla mummia pinochettiana: movimenti per l'acqua, settori sindacali portuali già perno della rivolta di un anno esatto fa, e soprattutto i giovani studenti da cui sorge questo nuovo processo di emancipazione.\r\n\r\nSusi conosce molto bene la situazione cilena, ma abita a Buenos Aires (che ospita un quarto della popolazione argentina) e così diventa naturale passare le Ande, per andare a confrontare le due realtà, a partire dalle questioni ambientali, che per entrambe le realtà sono centrali. Così abbiamo dapprima affrontato il problema degli incendi sparsi in tutto il territorio nazionale, che ci ha ovviamente portato a parlare dela colonizzazione agricola e degli allevamenti che stanno dietro agli incendi. E poi abbiamo affrontato l'argomento abitativo: la gentrificazione e la crisi immobiliare, gli affitti dollarizati, l'occupazione di interi quartieri a causa della crisi del Covid che ha inciso sulla economia informale; ed è questo che ci consente di passare alle questioni di genere, per le differenze tra componenti della famiglia ad affrontare il meccanismo di debito scateanto dalla pandemia: sfratti, sussidi, cooperative, \u003Cmark>fabbriche\u003C/mark> \u003Cmark>autogestite\u003C/mark> fanno da sfondo del ragionamento che illustra l'affresco urbano. 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Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/2022-12-16-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nLa strage di Torino. 100 anni dopo\r\nEra il 18 dicembre del 1922. La Camera del lavoro era in Corso Siccardi, in pieno centro: in quel luogo, costruito con il loro contributo decisivo, gli operai della città si erano organizzati per prendere saldamente tra le mani il sogno concreto di una società senza sfruttati né sfruttatori. Era un simbolo del biennio rosso, dell’occupazione delle fabbriche, quando la classe operaia torinese, reduce dalla guerra, dalla fame, dalla militarizzazione della vita quotidiana, aveva deciso di fare la rivoluzione.\r\nDue anni prima, il 1° settembre 1920, alle prime luci dell’alba tredicimila operai occupano la Fiat Centro. Un altro stabilimento Fiat di prima importanza, le Ferriere, vera roccaforte anarchica tra le industrie cittadine, viene preso nello stesso momento, insieme a decine di impianti della stessa azienda e di altri proprietari. In pochi giorni vengono occupate ed autogestite tutte le fabbriche torinesi. All’interno si lavora, per dimostrare con i fatti che tutto funziona senza padroni, si fanno turni di guardia armati per impedire l’ingresso della polizia, i cui attacchi vengono respinti. \r\nPiero Gobetti la definirà “la prova del fuoco della maturità degli operai torinesi», “il primo atto pratico della rivoluzione sociale”, scriveva Malatesta.\r\nPietro Ferrero, l’anarchico segretario della Fiom, in comizio di quello stesso giorno sostiene l’occupazione degli stabilimenti e l’autogestione operaia dei Consigli contro l’orientamento della Fiom nazionale e della Cgl rette dai socialisti riformisti. \r\nDieci giorni dopo il movimento si era esteso ad altre città e ad altri settori produttivi ed aveva organizzato l’autodifesa.\r\nMa a Milano la dirigenza Cgl e del PSI decretano la fine dell’occupazione. \r\nQuando gli operai in armi uscirono dalle fabbriche riconsegnandole ai padroni, Errico Malatesta, parlandone con Pietro Ferrero, disse che i padroni l’avrebbero fatta pagare cara a chi li aveva fatti tremare.\r\nNel dicembre del 1922, non erano passati nemmeno due mesi dalla marcia su Roma, i fascisti erano pronti a presentare il conto alla classe operaia di Torino.\r\n\r\nMini Naja. La militarizzazione delle nostre vite fa un ulteriore passo in avanti con l’annuncio di 40 giorni di servizio militare, per ora, volontario. Chi la farà ovviamente sarà pagato con numerosi privilegi: punti per la maturità, per la laurea, e un punteggio aggiuntivo per tutti i concorsi pubblici”. Evidentemente la banda La Russa non è così convinto che basti far leva sull’amor patrio.\r\n\r\nLa strage di piazza Fontana. Una memoria resistente dopo 53 anni\r\nTante le iniziative di quest’anno nell’anniversario della strage di piazza Fontana, della caccia agli anarchici, dell’arresto di Valpreda e dell’assassinio di Giuseppe Pinelli nei locali della questura di Milano e, più precisamente, nell’ufficio del commissario Luigi Calabresi. La bomba esplosa nella Banca dell’agricoltura nel pomeriggio del 12 dicembre fece 16 morti e numerosi feriti.\r\nAgli anarchici fu immediatamente chiaro che si trattava di una strage di Stato, ordita con lo scopo di spezzare le gambe, dividendolo, al potente movimento sociale che aveva appena infiammato l’autunno di quell’anno. Non è certo un caso che Umberto D’Amato, capo dell’ufficio affari riservati del Viminale, si trovasse nella questura di Milano sin dal 12 dicembre.\r\nLa macchinazione fallì, perché i movimenti scesero in piazza rigettando al mittente le accuse rivolte agli anarchici, finché il teorema si sgretolò.\r\nLa memoria è tuttavia un meccanismo cui si scaricano le pile se non vengono alimentate continuamente. In questi ultimi anni si sono moltiplicati i tentativi di una lettura revisionista di una vicenda che rappresentò uno spartiacque per un’intera generazione di compagne e compagni. La strage di Stato mostrava senza alcun possibile dubbio che quando gli oppressi e gli sfruttati alzano la testa, la democrazia mostra a pieno il suo volto criminale\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo della federazione anarchica milanese\r\n\r\nLivorno. Stop Cheddite per fermare la produzione e il traffico di armi\r\nIeri si è svolta a Livorno una manifestazione organizzata dal “Coordinamento per il ritiro delle missioni militari” per esprimere solidarietà a chi si rivolta in Iran e per pretendere lo stop immediato delle esportazioni della Cheddite verso la Turchia e l’Iran. Un’inchiesta di France 24 ha reso noto che la polizia iraniana utilizza proiettili Cheddite per sparare fucilate sui manifestanti. Proprio a Livorno l’azienda produce questo tipo di munizioni da caccia e secondo inchieste indipendenti le munizioni arriverebbero in Iran attraverso la Turchia per aggirare l’embargo a cui è sottoposto il paese. Per questo abbiamo manifestato di fronte ai cancelli della fabbrica insieme alla Comunità Iraniana di Pisa. Sono stati affissi alcuni striscioni “Le dittature sparano Cheddite”, “Stop all’invio di armi in Iran”, “Non siamo complici della repressione in Iran”\r\nNe abbiamo parlato con Dario del Coordinamento per il ritiro delle missioni militari\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","21 Dicembre 2022","2022-12-21 17:26:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/maxresdefault-200x110.jpeg","Anarres del 16 dicembre. La strage di Torino. Piazza Fontana una memoria viva nelle lotte. Mini naja. 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La bomba esplosa nella Banca dell’agricoltura nel pomeriggio del 12 dicembre fece 16 morti e numerosi feriti.\r\nAgli anarchici fu immediatamente chiaro che si trattava di una strage di Stato, ordita con lo scopo di spezzare le gambe, dividendolo, al potente movimento sociale che aveva appena infiammato l’autunno di quell’anno. Non è certo un caso che Umberto D’Amato, capo dell’ufficio affari riservati del Viminale, si trovasse nella questura di Milano sin dal 12 dicembre.\r\nLa macchinazione fallì, perché i movimenti scesero in piazza rigettando al mittente le accuse rivolte agli anarchici, finché il teorema si sgretolò.\r\nLa memoria è tuttavia un meccanismo cui si scaricano le pile se non vengono alimentate continuamente. In questi ultimi anni si sono moltiplicati i tentativi di una lettura revisionista di una vicenda che rappresentò uno spartiacque per un’intera generazione di compagne e compagni. 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I lavoratori e le lavoratrici parigine insorsero abolendo l’esercito permanente e gli organi repressivi dell’ordine autoritario e gerarchico. Le fabbriche abbandonate dai padroni rifugiatisi a Versailles, vennero autogestite dagli operai. Il centro della decisionalità politica furono le assemblee popolari, qualunque mandato divenne revocabile. Le donne furono protagoniste al pari degli uomini dei processi decisionali e della difesa armata. La repressione, condotta dal capo del governo di Versailles Adoplhe Thiers, fu terribile, almeno 30.000 comunardi e comunarde vennero fucilate, migliaia furono i deportati. Thiers telegrafò ai prefetti: “il suolo è disseminato dei loro cadaveri. Questo spettacolo spaventoso servirà di lezione”.\r\nIl nome di Thiers è ormai sepolto, la memoria degli insorti e delle insorte di quel 1871 è viva nelle lotte degli oppressi e degli sfruttati dei giorni nostri.\r\nNe parliamo con Federico Ferretti, dell’Università di Dublino.\r\n\r\nDoora, la nuova frontiera del food delivery, la consegna di cibo a domicilio.\r\nVolevano trasformare i rider in robot sempre disponibili, flessibili e in marcia? Non ci sono riusciti. \r\nQuale soluzione migliore di progettare e mettere in strada robot al posto dei rider? Si chiama Doora, è realizzata dall'operatore telefonico svedese Tele2 in collaborazione con foodora, colosso tedesco del food delivery, ed è una sorta di robot su due ruote che si muove grazie alla guida autonoma e in grado di effettuare consegne a domicilio. Ha montata una telecamera che consente di monitorarne gli spostamenti in tempo reale.\r\nPer ora Doora consegnerà pizze a Stoccolma, ma se funzionerà, questa scatola rosa a due ruote potrebbe entrare in servizio in più luoghi. Il lavoro umano si sposterà dalle strade alle control room e, ovviamente, il numero di impiegati sarà infinitamente inferiore e controllabile. \r\n\r\nNe parliamo con Giammarco\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nSabato 27 marzo\r\nUna Barriera contro padroni e militari\r\nore 15\r\npiazzetta di corso Palermo all’angolo con via Sesia\r\nliberiamo gli spazi pubblici del quartiere: giornata di informazione e lotta\r\ninterventi, musica, mostre e… tanto altro\r\n\r\nSabato 2 aprile ore 21\r\nScuole libertarie. Un’utopia concreta\r\nIncontro on line\r\nCon Francesco Codello, pedagogista, tra i fondatori della Rete dell’educazione libertaria\r\nhttps://us02web.zoom.us/j/89954592229\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30. \r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo\r\n\r\np { margin-bottom: 0.25cm; line-height: 115% }a:link { so-language: zxx }","25 Marzo 2021","2021-03-25 18:13:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/robot-at-work-200x110.jpg","Anarres del 19 marzo. Louise Michel. La Comune di Parigi. 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Il centro della decisionalità politica furono le assemblee popolari, qualunque mandato divenne revocabile. Le donne furono protagoniste al pari degli uomini dei processi decisionali e della difesa armata. La repressione, condotta dal capo del governo di Versailles Adoplhe Thiers, fu terribile, almeno 30.000 comunardi e comunarde vennero fucilate, migliaia furono i deportati. Thiers telegrafò ai prefetti: “il suolo è disseminato dei loro cadaveri. Questo spettacolo spaventoso servirà di lezione”.\r\nIl nome di Thiers è ormai sepolto, la memoria degli insorti e delle insorte di quel 1871 è viva nelle lotte degli oppressi e degli sfruttati dei giorni nostri.\r\nNe parliamo con Federico Ferretti, dell’Università di Dublino.\r\n\r\nDoora, la nuova frontiera del food delivery, la consegna di cibo a domicilio.\r\nVolevano trasformare i rider in robot sempre disponibili, flessibili e in marcia? Non ci sono riusciti. \r\nQuale soluzione migliore di progettare e mettere in strada robot al posto dei rider? Si chiama Doora, è realizzata dall'operatore telefonico svedese Tele2 in collaborazione con foodora, colosso tedesco del food delivery, ed è una sorta di robot su due ruote che si muove grazie alla guida autonoma e in grado di effettuare consegne a domicilio. Ha montata una telecamera che consente di monitorarne gli spostamenti in tempo reale.\r\nPer ora Doora consegnerà pizze a Stoccolma, ma se funzionerà, questa scatola rosa a due ruote potrebbe entrare in servizio in più luoghi. Il lavoro umano si sposterà dalle strade alle control room e, ovviamente, il numero di impiegati sarà infinitamente inferiore e controllabile. \r\n\r\nNe parliamo con Giammarco\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nSabato 27 marzo\r\nUna Barriera contro padroni e militari\r\nore 15\r\npiazzetta di corso Palermo all’angolo con via Sesia\r\nliberiamo gli spazi pubblici del quartiere: giornata di informazione e lotta\r\ninterventi, musica, mostre e… tanto altro\r\n\r\nSabato 2 aprile ore 21\r\nScuole libertarie. Un’utopia concreta\r\nIncontro on line\r\nCon Francesco Codello, pedagogista, tra i fondatori della Rete dell’educazione libertaria\r\nhttps://us02web.zoom.us/j/89954592229\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30. \r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo\r\n\r\np { margin-bottom: 0.25cm; line-height: 115% }a:link { so-language: zxx }",[301],{"field":154,"matched_tokens":302,"snippet":298,"value":299},[102,103],1157451470501576700,{"best_field_score":305,"best_field_weight":159,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":50,"score":306,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":50},"2211897409536","1157451470501576817",{"document":308,"highlight":320,"highlights":328,"text_match":156,"text_match_info":334},{"comment_count":50,"id":309,"is_sticky":50,"permalink":310,"podcastfilter":311,"post_author":170,"post_content":312,"post_date":313,"post_excerpt":55,"post_id":309,"post_modified":314,"post_thumbnail":315,"post_title":316,"post_type":199,"sort_by_date":317,"tag_links":318,"tags":319},"60653","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-15-maggio-ai-confini-delleuropa-le-fabbriche-liberate-in-argentina-negozi-aperti-piazze-chiuse-decolonizzare-lanarchismo/",[170],"Come ogni venerdì abbiamo fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’escopost:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020-05-15-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nAi confini d’Europa. Lesvos, Chios, Samos, Leros e Kos sono diventate isole prigioni per i migranti che vi approdano dalla Turchia, in una battaglia di confine si è scatenata a febbraio, quando la Turchia ha trasformati i profughi di guerra siriani in immigrati clandestini, spingendoli verso i confini con la Grecia. Nel paese ellenico l’estrema destra nazionalista ha attaccato i migranti, bruciato le sedi dei solidali, braccato i no border. I fascisti, braccio armato del governo di Nea Democratia, hanno aperto la strada ad una durissima repressione, che, complice il lockdown, è passata in buona parte sotto silenzio.\r\nUna vasta solidarietà è stata attuata da gruppi di mutuo appoggio che hanno moltiplicato le mense autogestite, che raccolgono, cucinano e distribuiscono cibo. \r\nCe ne ha parlato Giulio anarchico e ricercatore precario da molti anni ad Atene\r\n\r\nL’autogestione come resistenza alla crisi. L’esperienza argentina\r\n\r\nAprono i negozi, i parrucchieri, i ristoranti. Resta quasi del tutto vietato manifestare, riunirsi, scioperare. Restano aperte le carceri ed i tribunali, ma udienze e processi sono da remoto. Così si gettano in carcere sette anarchici con accuse che comportano decenni di carcere, nonostante siano riferite ad azioni di banale sabotaggio o normale lotta sociale. Lo Stato di polizia avanza giorno dopo giorno.\r\n\r\nAnarchismo. Decolonizzare il nostro sguardo è un passaggio importante per rinforzare legami e prospettive libertarie che si sono sviluppate lontano dall’Europa e dai paesi che l’Europa ha occupato, per sfruttarne le risorse. Andrea Staid, anarchico e antropologo, ha preso spunto da un libro di cui ci siamo già occupati “Anarchici d’oltremare. Anarchismo, indigenismo, decolonizzazione” di Carlos Taibo, editato da Zero in Condotta – www.zeroincondotta.org\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nDal 29 maggio al 2 giugno: giornate di informazione e lotta antimilitarista\r\n\r\nVenerdì 29 maggio\r\nLa guerra in casa. Fabbriche d’armi, soldati per le strade, spese militari, tagli alla sanità\r\nne parliamo con\r\nAntonio Mazzeo, insegnante, antimilitarista, blogger\r\nPippo Gurrieri, ferroviere, anarchico, nella redazione di Sicilia Libertaria\r\nore 21 sulla piattaforma zoom\r\nhttps://us02web.zoom.us/j/82746662102\r\nMeeting ID: 827 4666 2102\r\n\r\nLunedì 1 giugno ore 10 punto informativo al mercato di Caselle Torinese\r\n\r\nMartedì 2 giugno\r\nore 16\r\npresidio dei senzapatria in piazza Castello a Torino\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","21 Maggio 2020","2020-05-21 15:37:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/elefante-luce-200x110.jpg","Anarres del 15 maggio. Ai confini dell’Europa. Le fabbriche liberate in Argentina. 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