","Fermare l'escalation bellica Manifestazione generale il 21 Ottobre a Pisa","post",1697640759,[61,62,63],"http://radioblackout.org/tag/fermare-lescalation/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/manifestazione/",[15,65,66],"guerra","manifestazione",{"post_content":68,"post_title":74,"tags":79},{"matched_tokens":69,"snippet":72,"value":73},[70,71],"fermare","l’escalation","intrecciarsi con la lotta per \u003Cmark>fermare\u003C/mark> \u003Cmark>l’escalation\u003C/mark> globale verso la guerra. Questo","C'è una urgenza. E' quella di provare a \u003Cmark>fermare\u003C/mark> le politiche e l'economia guerrafondaia in cui la nostra società è ogni giorno sempre più immersa. La militarizzazione dei territori va a braccetto con le politiche di guerra che l’attuale governo conduce in continuità con il passato. La lotta contro le nuove e vecchie basi militari deve intrecciarsi con la lotta per \u003Cmark>fermare\u003C/mark> \u003Cmark>l’escalation\u003C/mark> globale verso la guerra. Questo è l'obiettivo di “\u003Cmark>Fermare\u003C/mark> \u003Cmark>l’escalation”\u003C/mark>, un processo di mobilitazione di diverse realtà di lotta politica, sindacale, sociale, ecologica, transfemminista, dell’associazionismo, del mondo antimilitarista, pacifista e di quello della giustizia climatica, dei nodi territoriali contro le grandi opere, i disastri ambientali ed il fossile.\r\n\r\nIl 21 ottobre sarà la prima data di un processo che vede impegnate tutte queste realtà, che lottano contro differenti aspetti che riguardano ciò che viene definita come “escalation bellica”. Un'escalation che è globale e multiforme, fatta di schemi patriarcali, guerrafondai, capitalisti ed ecocidi, che impone uno schieramento binario (Più Armi o Dittatura? Putin o Nato? Israele o Terroristi Islamici? Occidente o Barbarie?), e che tocca diversi punti, dalla cultura della guerra all'ingresso di forme di militarizzazione nelle scuole, dall'aumento delle spese militari a scapito delle spese sociali fino alle conseguenze ambientali e sulla salute delle occupazioni militari.\r\n\r\nUna grande manifestazione nazionale e generale avverrà a Pisa questo 21 Ottobre, per provare materialmente e fisicamente ad intrecciare tutti questi piani.\r\n\r\nNe parliamo con una compagna. Ascolta la diretta su RadioBlackout:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/fermare.mp3\"][/audio]\r\n\r\nhttps://fermarelescalation.org/\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",{"matched_tokens":75,"snippet":78,"value":78},[76,77],"Fermare","l'escalation","\u003Cmark>Fermare\u003C/mark> \u003Cmark>l'escalation\u003C/mark> bellica Manifestazione generale il 21 Ottobre a Pisa",[80,83,85],{"matched_tokens":81,"snippet":82},[70,77],"\u003Cmark>fermare\u003C/mark> \u003Cmark>l'escalation\u003C/mark>",{"matched_tokens":84,"snippet":65},[],{"matched_tokens":86,"snippet":66},[],[88,93,96],{"field":35,"indices":89,"matched_tokens":90,"snippets":92},[47],[91],[70,77],[82],{"field":94,"matched_tokens":95,"snippet":78,"value":78},"post_title",[76,77],{"field":97,"matched_tokens":98,"snippet":72,"value":73},"post_content",[70,71],1157451471441625000,{"best_field_score":101,"best_field_weight":102,"fields_matched":103,"num_tokens_dropped":47,"score":104,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"2211897868544",13,3,"1157451471441625195",{"document":106,"highlight":132,"highlights":152,"text_match":99,"text_match_info":158},{"cat_link":107,"category":108,"comment_count":47,"id":109,"is_sticky":47,"permalink":110,"post_author":50,"post_content":111,"post_date":112,"post_excerpt":53,"post_id":109,"post_modified":113,"post_thumbnail":114,"post_thumbnail_html":115,"post_title":116,"post_type":58,"sort_by_date":117,"tag_links":118,"tags":127},[44],[46],"82501","http://radioblackout.org/2023/06/le-conseguenze-dellescalation-bellica-sui-nostri-territori-dalla-scuola-alle-basi-militari/","A pochi giorni dal 2 giugno, occasione sfruttata dalla propaganda mediatica e governativa per rafforzare la normalizzazione della cultura militarista, ritorniamo su alcune vicende recenti relative alla militarizzazione del nostro territorio, in particolare in Sicilia.\r\n\r\nNell'ambito della formazione vediamo il realizzarsi di una pesante mistificazione della presenza sempre più massiccia dell'esercito, della cultura militarista e della guerra all'interno di scuole e università. Innanzitutto, facciamo riferimento alla circolare emessa dal Ministro Valditara in merito ai festeggiamenti del 2 giugno, concretizzatasi a Roma in un un invito alle scuole a presentare la propria candidatura non solo per assistere alla parata militare del 2 giugno, ma anche per sfilare insieme ai vari reparti delle forze armate. A Messina, proprio in questa data, è andato in scena un evento che ha coinvolto scuole e università, in un luogo simbolico della città: di fronte al monumento ai Caduti della Batteria Masotto che “commemora” il sacrificio dei morti nella battaglia di Adua nel 1896, durante la campagna di guerra d’aggressione di Abissinia del governo Crispi, si è tenuta una parata con il reparto d'élite delle forze di pronto intervento NATO, il sindaco, la Prefettura, studenti delle scuole peloritane, l'Associazione vittime del dovere e terrorismo, altri sponsor di armatori privati. Il tutto, come riporta Antonio Mazzeo nel suo blog, per \"comunicare, anche ai più piccoli, i valori fondamentali della convivenza democratica e del vivere comune, piccole regole che però sono i pilastri su cui poggia il cittadino di domani”, secondo le parole dello Stato maggiore dell’Esercito.\r\n\r\nProprio con Antonio Mazzeo, docente e militante antimilitarista, abbiamo dunque approfondito gli esempi attuali di propaganda bellica all'interno delle scuole, quali sono le reazioni e le prese di posizione dei soggetti interessati, provando a tracciare un quadro più ampio di cosa significa militarizzazione del territorio, in particolare in Sicilia, terra puntellata da diverse infrastrutture belliche e basi militari, come quella di Sigonella, base USA, che sta vedendo un'operazione di ampliamento tramite l'esproprio di un centinaio di ettari di terreni, che vede l'investimento di 2500000 euro alla Sater Srl di Mario Ciancio, imputato a Catania per concorso esterno in associazione mafiosa.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/Mazzeo-militarizzazione-scuola-2023_06_01_2023.06.01-09.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIn Sicilia, proprio in queste ultime settimane, è stato promosso un nuovo progetto di hub militare che dovrebbe coinvolgere i Comuni di Gangi, Sperlinga, Nicosia. Saputa la notizia gli abitanti dei tre comuni che dovrebbero collaborare con il Ministero della Difesa per la costruzione di questa nuova base militare che coinvolgerebbe una vasta area intorno a questi territori, si è scatenata una forte protesta convogliata nei Consigli Comunali aperti a cui ha fatto seguito il ritiro da parte dei sindaci della delibera che accordava la collaborazione in vista della realizzazione del progetto.\r\n\r\nAbbiamo sentito Gennaro, abitante di Nicosia, che ha raccontato cosa sta accadendo in questi giorni e la prospettiva di lotta contro la militarizzazione del territorio dovuta all'escalation bellica.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/Nicosia-hub-militare2023_06_01_2023.06.01-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","5 Giugno 2023","2023-06-05 17:45:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/proxy-image-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/proxy-image-300x200.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/proxy-image-300x200.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/proxy-image.jpeg 682w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Le conseguenze dell'escalation bellica sui nostri territori: dalla scuola alle basi militari.",1685987153,[119,120,61,121,122,123,124,125,126],"http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/base-militare/","http://radioblackout.org/tag/formazione/","http://radioblackout.org/tag/niscemi/","http://radioblackout.org/tag/no-alla-guerra/","http://radioblackout.org/tag/no-muos/","http://radioblackout.org/tag/sicilia/","http://radioblackout.org/tag/sigonella/",[128,24,15,20,18,28,129,130,131],"antimilitarismo","no Muos","sicilia","sigonella",{"tags":133},[134,136,138,140,142,144,146,148,150],{"matched_tokens":135,"snippet":128},[],{"matched_tokens":137,"snippet":24},[],{"matched_tokens":139,"snippet":82},[70,77],{"matched_tokens":141,"snippet":20},[],{"matched_tokens":143,"snippet":18},[],{"matched_tokens":145,"snippet":28},[],{"matched_tokens":147,"snippet":129},[],{"matched_tokens":149,"snippet":130},[],{"matched_tokens":151,"snippet":131},[],[153],{"field":35,"indices":154,"matched_tokens":155,"snippets":157},[14],[156],[70,77],[82],{"best_field_score":101,"best_field_weight":102,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":159,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"1157451471441625193",{"document":161,"highlight":182,"highlights":190,"text_match":195,"text_match_info":196},{"cat_link":162,"category":163,"comment_count":47,"id":164,"is_sticky":47,"permalink":165,"post_author":50,"post_content":166,"post_date":167,"post_excerpt":53,"post_id":164,"post_modified":168,"post_thumbnail":169,"post_thumbnail_html":170,"post_title":171,"post_type":58,"sort_by_date":172,"tag_links":173,"tags":179},[44],[46],"82385","http://radioblackout.org/2023/05/assemblea-nazionale-a-pisa-il-4-giugno-fermare-lescalation-bellica/","Il 4 giugno si terrà un'assemblea nazionale a Pisa all'appello del movimento No Base che in un anno ha portato avanti un processo di lotta e radicamento sul territorio di Coltano e più in generale in Toscana, a seguito della grande manifestazione del 2 giugno scorso. Il territorio in questione è ancora sotto attacco e rischia di essere quello prescelto per la collocazione della base militare dato che il tavolo interistituzionale che dovrebbe occuparsi di scegliere la destinazione della base non ha ancora espresso dichiarazioni ufficiali, oltre a lavorare nell'ombra per trovare una soluzione che non alimenti opposizioni e proteste. Inoltre, tra Pisa e Livorno si può parlare di un vero e proprio hub militare che si stende per chilometri lungo la costa e che si articola in diverse infrastrutture militari tutte atte a sostanziare una politica bellicista. L'assemblea del 4 giugno quindi costituisce un passaggio importante per costruire un dialogo tra tutte le realtà che si sono mobilitate contro la cultura della guerra portata avanti dal governo, tramite la militarizzazione di molti aspetti della vita e della riproduzione sociale, con tutte le realtà che lottano contro la devastazione ambientale e con i movimenti transfemministi, perché l'obiettivo comune deve essere quello di fermare l'escalation bellica e il ruolo del nostro paese in questa direzione. E' evidente la prospettiva del governo in un momento in cui la spesa pubblica destinata al riarmo supera di gran lunga quella da stanziare per la ricostruzione dell'Emilia Romagna, in questo senso questa giornata deve porsi anche l'obiettivo di mettersi in condizione di poter agire per contrastare la politica del riarmo e del finanziamento della guerra oggi.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Assemblea-nazionale-escalation-Pisa2023_05_25_2023.05.25-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","29 Maggio 2023","2023-05-29 09:23:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Istantanea_2023-05-29_09-16-07-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"206\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Istantanea_2023-05-29_09-16-07-300x206.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Istantanea_2023-05-29_09-16-07-300x206.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Istantanea_2023-05-29_09-16-07-768x527.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/Istantanea_2023-05-29_09-16-07.png 846w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Assemblea nazionale a Pisa il 4 giugno : fermare l'escalation bellica.",1685352189,[174,175,176,177,178],"http://radioblackout.org/tag/assemblea-nazionale/","http://radioblackout.org/tag/base-coltano/","http://radioblackout.org/tag/escalation-bellica/","http://radioblackout.org/tag/industria-armi/","http://radioblackout.org/tag/movimento-no-base/",[180,22,181,30,34],"assemblea nazionale","escalation bellica",{"post_content":183,"post_title":187},{"matched_tokens":184,"snippet":185,"value":186},[70,77],"comune deve essere quello di \u003Cmark>fermare\u003C/mark> \u003Cmark>l'escalation\u003C/mark> bellica e il ruolo del","Il 4 giugno si terrà un'assemblea nazionale a Pisa all'appello del movimento No Base che in un anno ha portato avanti un processo di lotta e radicamento sul territorio di Coltano e più in generale in Toscana, a seguito della grande manifestazione del 2 giugno scorso. 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Oggi, se sei nato dalla parte giusta, se sei cittadino europeo, per te non ci sono blocchi né barriere. (Quasi) mai. Se il vento della protesta scuote l'Europa controlli e barriere risorgono per impedire le proteste, per bloccare i manifestanti. Pochi giorni e le porte si riaprono.\r\nDa giugno la frontiera è una barriera etnica. Se sei afgano, siriano, sudanese, eritreo non passi. Non passi legalmente. Devi arrangiarti da solo, pagare il passeur o incontrare qualche nemico delle frontiere disposto a darti una mano.\r\nDa giugno su questa linea fatta di nulla si giocano i destini di uomini e donne, che hanno negli occhi la guerra, il deserto, i barconi. La Francia ha chiuso le frontiere.\r\nOgni giorno qualcuno prova a passare. Ogni giorno qualcuno passa. Ogni giorno qualcuno viene intercettato, chiuso in un container/prigione per ore, e poi riportato indietro. Senza lasciare nessuna traccia sulle carte. Né la polizia francese, né quella italiana chiedono i documenti, prendono le impronte, fanno foto: se ti identificano sono obbligati a prendere la tua richiesta di asilo, ad accoglierti in attesa di risposta. Così i profughi di Ventimiglia diventano fantasmi. Va bene a tutti: al governo italiano, che non vede l'ora che se ne vadano, a quello francese che vuole solo disfarsene, ai rifugiati che vogliono andare più a nord. Una follia. Lucida. Lucida come ogni logica di esclusione.\r\nDa giugno qualcuno ha provato a far saltare le regole del gioco a rendere visibile il ping pong di uomini e donne, gettati di qua e di là come palline. Sono stati i migranti stessi a ribellarsi e gettarsi sugli scogli a mettersi di traverso sulla strada, per bloccare il passaggio delle merci, dove agli uomini è impedito di andare.\r\nOgni giorno ci sono iniziative. Ogni giorno c'é un'assemblea per discutere il da farsi e per accogliere i nuovi arrivati, per raccontare loro che un luogo di lotta e libertà è diverso dal campo della Croce Rossa vicino alla stazione, è diverso dai luoghi di accoglienza conosciuti nel viaggio. Al No border camp non c'è assistenzialismo: tutti fanno tutto, tutti cucinano, puliscono, scrivono cartelli, fanno traduzioni, preparano i letti. Tanti arrivano e, appena possono, continuano il viaggio, altri invece hanno trovato qui una meta, uno scopo. La lotta contro le frontiere è un'occasione per diventare protagonisti, per provare a cambiare senso alla giostra che gira e torna sempre allo stesso punto: chi sale e scende è più povero, chi gira la manovella si arricchisce.\r\n\r\nPer un paio di mesi gli attivisti del campo, gente di Ventimiglia e di ogni dove, non hanno avuto guai con la polizia. Poi c'é stato un giro di vite: fogli vi via e denunce a chi fa “cop watching”, fotografando le gabbie dove sono rinchiusi i ragazzi che non ce l'hanno fatta e verranno deportati in Italia, gettando una bottiglietta e qualcosa da mangiare.\r\nDa agosto sono scattate denunce, arresti, processi. Ma campo va avanti.\r\nScrivono sul loro blog gli attivisti No Border “La frontiera italo-francese di Ventimiglia è un luogo carico di contraddizioni. Dalla chiusura del confine alla metà di giugno 2015 questo luogo ha mostrato tutta la violenza che caratterizza le politiche europee in materia di immigrazione. Qui abbiamo visto coi nostri occhi i rastrellamenti della polizia sui treni e nelle stazioni fermare le persone sulla base del colore della pelle, siamo stati testimoni delle deportazioni che quotidianamente subiscono centinaia di migranti, siamo stati oggetto dei fermi di polizia messi in atto dai tanti posti di blocco di qua e di là dal confine.\r\nA questa repressione risposero per primi i migranti, occupando gli scogli a ridosso della frontiera e costruendo un presidio che nel corso di questi mesi è diventato uno spazio di resistenza, complicità e lotta. Da allora sono state tante le iniziative e le azioni dirette che dal presidio No Borders hanno messo in discussione la chiusura del confine, la sua logica e le sue conseguenze.\r\nA questa resistenza, dopo un primo fallito tentativo di sgombero, il potere ha opposto una strategia di bassa intensità, esercitando una pressione costante sul campo. L’attacco da parte delle forze di polizia, italiane e francesi, è stato portato avanti con il supporto dei trafficanti e della logistica fornita dalla Croce Rossa Italiana, nonché grazie al contributo di giornalisti e politici conniventi, tutti uniti nella strumentalizzazione della presunta “emergenza profughi”.\r\nL’escalation repressiva nei confronti dei solidali è culminata in diversi episodi che qui accenniamo. La nostra azione di monitoraggio e contrasto delle deportazioni attraverso la frontiera alta di Ponte San Luigi ci sono già costate 18 denunce per occupazione, un arresto e 7 fogli di via, senza contare i tanti episodi di intimidazione ai quali quotidianamente siamo esposti. Questi provvedimenti amministrativi non sono comunque serviti a mettere fine al processo di autorganizzazione di migranti e solidali al confine.\r\nDopo due mesi il presidio permanente No Borders di Ventimiglia è ancora al suo posto, e fa appello a tutte le reti, i singoli e le collettività che in questi mesi si sono mobilitate in solidarietà ai migranti in viaggio per rilanciare un percorso transnazionale contro confini, razzismo, sfruttamento e militarizzazione dei territori.\r\nA partire dalla tre giorni transnazionale del 24-25-26 luglio abbiamo aperto alcuni importanti ragionamenti sul senso e la direzione della nostra lotta. Se la Fortezza Europa ha ormai dismesso il volto umanitario con il quale è solita auto-rappresentarsi e mostra oggi tutta la violenza delle sue aspirazioni coloniali, il protagonismo e la determinazione mostrata dalle persone in viaggio nelle ultime settimane esprimono la necessità di rilanciare la lotta per la libertà di circolazione per tutte e tutti. I tentativi di attraversamento in massa dei confini che abbiamo visto a Ventimiglia e Calais, sulle isole greche e al confine Macedone, così come le migliaia di persone che individualmente o in piccoli gruppi attraversano quotidianamente i confini in tutta Europa e oltre, rendono evidente l’insostenibilità delle politiche europee e ci pongono il problema di quale contributo dare a questo movimento.\r\nLa moltiplicazione dei confini, la creazione di decine di campi profughi ai quattro angoli del continente e la criminalizzazione, o nel migliore dei casi la riduzione a oggetto, dei migranti che abbiamo sotto i nostri occhi ci impongono di proseguire il grande lavoro di relazione e condivisione delle pratiche di solidarietà attiva. Continuare a sostenere esplicitamente l’attraversamento dei confini e costruire nuove geografie che disegnino mappe di libertà è sicuramente una parte del lavoro che abbiamo davanti, ma non l’unica.\r\nIl nostro supporto deve essere innanzitutto una denuncia delle cause reali che generano i movimenti migratori, delle conseguenze della chiusura dei confini sulla vita delle persone e dei responsabili di tutto questo. Se a migliaia stanno morendo annegati in mare, asfissiati in un camion o schiacciati da un treno in corsa questo avviene perché così è stato deciso. Le politiche del debito, l’esproprio delle risorse e lo sfruttamento delle persone in intere regioni del mondo ad opera di governi e multinazionali sono scelte consapevoli fatte da chi comanda. Le cosiddette elite globali hanno le mani sporche di sangue, e sono nauseanti le loro dichiarazioni di cordoglio per le vittime del traffico di esseri umani. Alcuni dei rappresentanti della classe dirigente che oggi speculano sulla fuga di uomini e donne dai propri paesi d’origine sono gli stessi criminali e gli stessi assassini che su questo movimento fanno affari d’oro, anche sostenendo quei regimi autoritari dai quali formalmente prendono le distanze. Davanti alle loro lacrime di coccodrillo è necessario ribadire la loro responsabilità politica e trasformare il dolore per quanti muoiono in rabbia organizzata contro di loro.”\r\nNe abbiamo parlato con Elodie del Presidio No Border di Ventimiglia.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-09-08-elodie-20miglia","8 Settembre 2015","2015-09-11 14:13:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/no-border-20miglia-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/no-border-20miglia-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/no-border-20miglia-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/no-border-20miglia-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/no-border-20miglia.jpg 900w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Ventimiglia. Un'estate di lotta",1441732161,[214,215,216],"http://radioblackout.org/tag/no-border-camp/","http://radioblackout.org/tag/senza-frontiere/","http://radioblackout.org/tag/ventimiglia/",[26,32,218],"ventimiglia",{"post_content":220},{"matched_tokens":221,"snippet":222,"value":223},[70],"sui treni e nelle stazioni \u003Cmark>fermare\u003C/mark> le persone sulla base del","La frontiera è lì, nel punto dove uomini e donne in armi, chiudono la strada, nel posto dove i vecchi caselli della dogana ricordano che un tempo non lontano la frontiera era per tutti. Oggi, se sei nato dalla parte giusta, se sei cittadino europeo, per te non ci sono blocchi né barriere. (Quasi) mai. Se il vento della protesta scuote l'Europa controlli e barriere risorgono per impedire le proteste, per bloccare i manifestanti. Pochi giorni e le porte si riaprono.\r\nDa giugno la frontiera è una barriera etnica. Se sei afgano, siriano, sudanese, eritreo non passi. Non passi legalmente. Devi arrangiarti da solo, pagare il passeur o incontrare qualche nemico delle frontiere disposto a darti una mano.\r\nDa giugno su questa linea fatta di nulla si giocano i destini di uomini e donne, che hanno negli occhi la guerra, il deserto, i barconi. La Francia ha chiuso le frontiere.\r\nOgni giorno qualcuno prova a passare. Ogni giorno qualcuno passa. Ogni giorno qualcuno viene intercettato, chiuso in un container/prigione per ore, e poi riportato indietro. Senza lasciare nessuna traccia sulle carte. Né la polizia francese, né quella italiana chiedono i documenti, prendono le impronte, fanno foto: se ti identificano sono obbligati a prendere la tua richiesta di asilo, ad accoglierti in attesa di risposta. Così i profughi di Ventimiglia diventano fantasmi. Va bene a tutti: al governo italiano, che non vede l'ora che se ne vadano, a quello francese che vuole solo disfarsene, ai rifugiati che vogliono andare più a nord. Una follia. Lucida. Lucida come ogni logica di esclusione.\r\nDa giugno qualcuno ha provato a far saltare le regole del gioco a rendere visibile il ping pong di uomini e donne, gettati di qua e di là come palline. Sono stati i migranti stessi a ribellarsi e gettarsi sugli scogli a mettersi di traverso sulla strada, per bloccare il passaggio delle merci, dove agli uomini è impedito di andare.\r\nOgni giorno ci sono iniziative. Ogni giorno c'é un'assemblea per discutere il da farsi e per accogliere i nuovi arrivati, per raccontare loro che un luogo di lotta e libertà è diverso dal campo della Croce Rossa vicino alla stazione, è diverso dai luoghi di accoglienza conosciuti nel viaggio. Al No border camp non c'è assistenzialismo: tutti fanno tutto, tutti cucinano, puliscono, scrivono cartelli, fanno traduzioni, preparano i letti. Tanti arrivano e, appena possono, continuano il viaggio, altri invece hanno trovato qui una meta, uno scopo. La lotta contro le frontiere è un'occasione per diventare protagonisti, per provare a cambiare senso alla giostra che gira e torna sempre allo stesso punto: chi sale e scende è più povero, chi gira la manovella si arricchisce.\r\n\r\nPer un paio di mesi gli attivisti del campo, gente di Ventimiglia e di ogni dove, non hanno avuto guai con la polizia. Poi c'é stato un giro di vite: fogli vi via e denunce a chi fa “cop watching”, fotografando le gabbie dove sono rinchiusi i ragazzi che non ce l'hanno fatta e verranno deportati in Italia, gettando una bottiglietta e qualcosa da mangiare.\r\nDa agosto sono scattate denunce, arresti, processi. Ma campo va avanti.\r\nScrivono sul loro blog gli attivisti No Border “La frontiera italo-francese di Ventimiglia è un luogo carico di contraddizioni. Dalla chiusura del confine alla metà di giugno 2015 questo luogo ha mostrato tutta la violenza che caratterizza le politiche europee in materia di immigrazione. Qui abbiamo visto coi nostri occhi i rastrellamenti della polizia sui treni e nelle stazioni \u003Cmark>fermare\u003C/mark> le persone sulla base del colore della pelle, siamo stati testimoni delle deportazioni che quotidianamente subiscono centinaia di migranti, siamo stati oggetto dei fermi di polizia messi in atto dai tanti posti di blocco di qua e di là dal confine.\r\nA questa repressione risposero per primi i migranti, occupando gli scogli a ridosso della frontiera e costruendo un presidio che nel corso di questi mesi è diventato uno spazio di resistenza, complicità e lotta. Da allora sono state tante le iniziative e le azioni dirette che dal presidio No Borders hanno messo in discussione la chiusura del confine, la sua logica e le sue conseguenze.\r\nA questa resistenza, dopo un primo fallito tentativo di sgombero, il potere ha opposto una strategia di bassa intensità, esercitando una pressione costante sul campo. L’attacco da parte delle forze di polizia, italiane e francesi, è stato portato avanti con il supporto dei trafficanti e della logistica fornita dalla Croce Rossa Italiana, nonché grazie al contributo di giornalisti e politici conniventi, tutti uniti nella strumentalizzazione della presunta “emergenza profughi”.\r\n\u003Cmark>L’escalation\u003C/mark> repressiva nei confronti dei solidali è culminata in diversi episodi che qui accenniamo. La nostra azione di monitoraggio e contrasto delle deportazioni attraverso la frontiera alta di Ponte San Luigi ci sono già costate 18 denunce per occupazione, un arresto e 7 fogli di via, senza contare i tanti episodi di intimidazione ai quali quotidianamente siamo esposti. Questi provvedimenti amministrativi non sono comunque serviti a mettere fine al processo di autorganizzazione di migranti e solidali al confine.\r\nDopo due mesi il presidio permanente No Borders di Ventimiglia è ancora al suo posto, e fa appello a tutte le reti, i singoli e le collettività che in questi mesi si sono mobilitate in solidarietà ai migranti in viaggio per rilanciare un percorso transnazionale contro confini, razzismo, sfruttamento e militarizzazione dei territori.\r\nA partire dalla tre giorni transnazionale del 24-25-26 luglio abbiamo aperto alcuni importanti ragionamenti sul senso e la direzione della nostra lotta. Se la Fortezza Europa ha ormai dismesso il volto umanitario con il quale è solita auto-rappresentarsi e mostra oggi tutta la violenza delle sue aspirazioni coloniali, il protagonismo e la determinazione mostrata dalle persone in viaggio nelle ultime settimane esprimono la necessità di rilanciare la lotta per la libertà di circolazione per tutte e tutti. I tentativi di attraversamento in massa dei confini che abbiamo visto a Ventimiglia e Calais, sulle isole greche e al confine Macedone, così come le migliaia di persone che individualmente o in piccoli gruppi attraversano quotidianamente i confini in tutta Europa e oltre, rendono evidente l’insostenibilità delle politiche europee e ci pongono il problema di quale contributo dare a questo movimento.\r\nLa moltiplicazione dei confini, la creazione di decine di campi profughi ai quattro angoli del continente e la criminalizzazione, o nel migliore dei casi la riduzione a oggetto, dei migranti che abbiamo sotto i nostri occhi ci impongono di proseguire il grande lavoro di relazione e condivisione delle pratiche di solidarietà attiva. Continuare a sostenere esplicitamente l’attraversamento dei confini e costruire nuove geografie che disegnino mappe di libertà è sicuramente una parte del lavoro che abbiamo davanti, ma non l’unica.\r\nIl nostro supporto deve essere innanzitutto una denuncia delle cause reali che generano i movimenti migratori, delle conseguenze della chiusura dei confini sulla vita delle persone e dei responsabili di tutto questo. Se a migliaia stanno morendo annegati in mare, asfissiati in un camion o schiacciati da un treno in corsa questo avviene perché così è stato deciso. Le politiche del debito, l’esproprio delle risorse e lo sfruttamento delle persone in intere regioni del mondo ad opera di governi e multinazionali sono scelte consapevoli fatte da chi comanda. Le cosiddette elite globali hanno le mani sporche di sangue, e sono nauseanti le loro dichiarazioni di cordoglio per le vittime del traffico di esseri umani. Alcuni dei rappresentanti della classe dirigente che oggi speculano sulla fuga di uomini e donne dai propri paesi d’origine sono gli stessi criminali e gli stessi assassini che su questo movimento fanno affari d’oro, anche sostenendo quei regimi autoritari dai quali formalmente prendono le distanze. Davanti alle loro lacrime di coccodrillo è necessario ribadire la loro responsabilità politica e trasformare il dolore per quanti muoiono in rabbia organizzata contro di loro.”\r\nNe abbiamo parlato con Elodie del Presidio No Border di Ventimiglia.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-09-08-elodie-20miglia",[225],{"field":97,"matched_tokens":226,"snippet":222,"value":223},[70],1155199671761633300,{"best_field_score":229,"best_field_weight":230,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":231,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"1112386306048",14,"1155199671761633393",6646,{"collection_name":58,"first_q":15,"per_page":234,"q":15},6,8,{"facet_counts":237,"found":14,"hits":249,"out_of":296,"page":17,"request_params":297,"search_cutoff":36,"search_time_ms":14},[238,246],{"counts":239,"field_name":244,"sampled":36,"stats":245},[240,242],{"count":17,"highlighted":241,"value":241},"anarres",{"count":17,"highlighted":243,"value":243},"La fine della Fine della storia","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":247,"field_name":35,"sampled":36,"stats":248},[],{"total_values":47},[250,274],{"document":251,"highlight":265,"highlights":270,"text_match":227,"text_match_info":273},{"comment_count":47,"id":252,"is_sticky":47,"permalink":253,"podcastfilter":254,"post_author":255,"post_content":256,"post_date":257,"post_excerpt":53,"post_id":252,"post_modified":258,"post_thumbnail":259,"post_title":260,"post_type":261,"sort_by_date":262,"tag_links":263,"tags":264},"82965","http://radioblackout.org/podcast/la-fine-della-fine-della-storia-24-una-guerra-senza-limiti/",[243],"cattivipensieri","L'esito della marcia, in definitiva poco trionfale, del celebre “cuoco di Putin”, non deve ingannare sulla portata dei fatti stessi. Se è vero come ha scritto qualcuno che Putin si avvantaggerà internamente per aver chiuso bene la partita, senza grandi danni o spargimenti di sangue, è altrettanto vero che la cosa non può non aver ripercussioni sull'immagine internazionale della Russia e sull'efficacia del comando putiniano. Per quanto riconosciamo sia stata anche un'occasione per far venire allo scoperto i traditori, non è accettabile che una parte consistente dei tuoi corpi di élite (mercenari certo, ma cresciuti enormemente grazie a un filo diretto con Putin e alla legge sull'arruolamento dei detenuti che gli ha favoriti) ti si girino contro in mezzo a una guerra che gran parte del tuo Paese considera esistenziale. Immaginiamo se fosse successo agli americani in Iraq, avremmo parlato di agonia finale del gigante statunitense.\r\nIntanto la controffensiva va avanti ma non sembra in grado di regalarci altre sorprese, mentre ulteriori tasselli nel ragionamento che abbiamo fatto in una scorsa puntata (Una guerra che si poteva fermare), arrivano per comprendere come si sia arenato il processo di pace - largamente per volontà di Inghilterra e Usa, dopo il massacro di Bucha. Se crediamo al NYT, e il massacro è davvero ascrivibile ai russi - sostiene il giornale, sarebbe stata proprio la Wagner a eseguirlo - potrebbe essere anche letto come tentativo interno di boicottare il processo di pace. Sappiamo da sempre che la vera opposizione a Putin in questa guerra, è strisciante ma è tutta a destra, iperbellicista insomma. Il solito ginepraio che ci spinge irresistibilmente verso l'escalation bellica e l'allargamento.\r\n\r\nNella seconda parte di trasmissione abbiamo fatto una chiacchierata con Alessandro Russo e Claudia Pozzana, autori di una serie di contributi raccolti nel libricino “La Quarta Guerra Mondiale. E noi?” da poco edito da Ombre Corte.\r\nIl volume si divide in due parti: la prima, “Questa guerra”, analizza nello specifico cause e possibili sviluppi dell'attuale guerra (per procura) in Ucraina nel suo intreccio di locale e globale, individuando nella fine della politica novecentesca organizzata sulle linee globali della “guerra fredda” (per gli autori, “Terza guerra mondiale”), lo slancio per una nuova ipertrofia dell'economico (e quindi del militare) come segmenti separati e sovraordinanti il sociale e il politico. Nella seconda parte del libro dove sono raccolti alcuni scritti degli anni '90 e 2000 si analizzano invece gli \"antecedenti\" della guerra attuale, individuando nella prima guerra americana contro l'Irak, la rottura dell'ordine precedente e lo scatto verso una nuova epoca di guerre guerreggiate. Un punto importante della seconda parte del libro è quello dedicata alla fondazione dell'Euro, non mera unità monetaria ma nuova \"forma di governo\" delle popolazioni del continente europeo. Processo che gli autori leggono come contemporaneo all'esaurirsi del ruolo dei pariti storici del Novecento con la relativa funzione ordinatrice della società secondo la diade Destra/Sinistra.\r\nFilo rosso del testo è la ricerca dei processi che hanno storicamente funzionato come \"limitazione della guerra\" e che gli autori individuano nell'evento 1917 (compresi i suoi effetti sulle politiche sociale dell'Occidente capitalistico) e nel 1949 della rivoluzione cinese (e nei suoi sviluppi, con particolare attenzioni alla parentesi della “rivoluzione culturale”). Lettura interessante perché ribalta interpretazioni storiche di questi eventi come fondativi di guerra, dal punto di vista conservatore per legittimare la risposta alla \"minaccia rossa\", dal punto di vista rivoluzionario come guerra civile e rivoluzione permanente. Aperta resta la domanda sull'“E noi?” del titolo, dove il minimo che si può cogliere è l'urgenza di un'immenso lavoro collettivo che sappia legare la necessità di un'opposizione alla guerra globale in itinere alla contemporanea e ineliminabile propettiva di superamento del “Neolitico capitalista”.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/la-fine-della-storia-27-06.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nRoberto Iannuzzi - Come l’Occidente ha sabotato il negoziato fra Russia e Ucraina\r\n\r\nNey York Times - New Evidence Shows How Russian Soldiers Executed Men in Bucha\r\n\r\nVolodymyr Ishchenko - Russia’s military Keynesianism\r\n\r\nMichael Peck - Surprised That Ukraine Is Taking Combat Losses? You Shouldn’t Be \r\n\r\nClaudia Pozzana, Alessandro Russo - La Quarta guerra mondiale. E noi?","28 Giugno 2023","2023-06-29 12:33:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/1687967512353-200x110.png","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA #24 - UNA GUERRA SENZA LIMITI?","podcast",1687978185,[],[],{"post_content":266},{"matched_tokens":267,"snippet":268,"value":269},[70],"Una guerra che si poteva \u003Cmark>fermare\u003C/mark>), arrivano per comprendere come si","L'esito della marcia, in definitiva poco trionfale, del celebre “cuoco di Putin”, non deve ingannare sulla portata dei fatti stessi. Se è vero come ha scritto qualcuno che Putin si avvantaggerà internamente per aver chiuso bene la partita, senza grandi danni o spargimenti di sangue, è altrettanto vero che la cosa non può non aver ripercussioni sull'immagine internazionale della Russia e sull'efficacia del comando putiniano. Per quanto riconosciamo sia stata anche un'occasione per far venire allo scoperto i traditori, non è accettabile che una parte consistente dei tuoi corpi di élite (mercenari certo, ma cresciuti enormemente grazie a un filo diretto con Putin e alla legge sull'arruolamento dei detenuti che gli ha favoriti) ti si girino contro in mezzo a una guerra che gran parte del tuo Paese considera esistenziale. Immaginiamo se fosse successo agli americani in Iraq, avremmo parlato di agonia finale del gigante statunitense.\r\nIntanto la controffensiva va avanti ma non sembra in grado di regalarci altre sorprese, mentre ulteriori tasselli nel ragionamento che abbiamo fatto in una scorsa puntata (Una guerra che si poteva \u003Cmark>fermare\u003C/mark>), arrivano per comprendere come si sia arenato il processo di pace - largamente per volontà di Inghilterra e Usa, dopo il massacro di Bucha. 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Anche in streaming. \r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/2022-12-02-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nVoci dalle piazze dello sciopero generale lanciato dal sindacalismo di base.\r\nLe dirette da Roma, Palermo, Torino, Milano, Pisa, Bologna, Trieste, Modena…\r\n\r\nDi seguito alcuni stralci dall’appello per lo sciopero:\r\n“In Italia, unico tra i Paesi dell’OCSE ove i salari sono più bassi di 30 anni fa, l’aumento generalizzato dei prezzi dei beni di prima necessità e delle bollette di luce e gas, insieme all’esplodere della inflazione ormai sopra l’11% (…il 15% per le classi popolari), stanno portando milioni di persone sotto la soglia di povertà.\r\nÈ in tale contesto che gran parte dei sostegni sono andati alle grandi imprese anziché ai lavoratori, ai pensionati e ai disoccupati mentre si è registrato un clamoroso incremento della spesa militare. (...)\r\nÈ ora di organizzarsi e mobilitarsi contro la guerra, contro il carovita e per fermare l’attacco ai salari e l’aumento delle disuguaglianze sociali. Altro che flat tax, taglio del cuneo fiscale, cancellazione del reddito di cittadinanza e riduzione dei servizi pubblici, controriforma della scuola e ulteriore taglio della sanità pubblica: serve che si colpiscano i grandi patrimoni accumulati per decenni; la crisi non dev’essere più pagata dai lavoratori, dai disoccupati e dalle classi subalterne, ma dai padroni e dal grande capitale industriale e finanziario, che in questi anni ha continuato ininterrottamente a fare profitti e ad arricchirsi.\r\nMentre la speculazione impazza e si porta via più di 40 miliardi solo con gli extraprofitti sul gas, ci raccontano che non ci sono le risorse per difendere i nostri salari e i nostri stipendi: nel frattempo, i governi passati e presenti (ieri Draghi, oggi Meloni) reprimono e criminalizzano le lotte sociali e sindacali. È ora di dire basta!\r\nL’escalation bellica e l’incombente pericolo di utilizzo di armi tattiche nucleari ci devono spingere ad agire, qui ed ora, contro la guerra, e per imporre lo stop all’invio di armi in Ucraina. Senza la pace sarà molto difficile poter uscire da una crisi economica che viene pagata, come sempre, dai lavoratori e dai ceti meno abbienti in tutta Europa. (…)\r\n\r\nRojava. L’attacco turco, la solidarietà dei movimenti\r\n“Nella notte del 9 novembre le terre del Rojava e del sud del Kurdistan sono state bombardate dagli aerei del TSK (Esercito Turco). Le YPG hanno annunciato che il centro della città di Kobane, un ospedale sulla collina di Miştenur, la foresta di Kobane, una centrale elettrica, i granai e molti villaggi sono stati bombardati. Gli invasori, che non hanno ottenuto risultati con le armi chimiche e con numerose operazioni di invasione per mesi, hanno diretto questa volta i loro sforzi contro il Rojava, la terra della rivoluzione.”\r\nQuesto l’incipit del comunicato del gruppo/rivista Karala di Ankara sull’avvio dei bombardamenti su Kobane.\r\nOggi la Turchia, che utilizza armi vendute anche dall’Italia, vuole riportare indietro le lancette, distruggere il processo rivoluzionario iniziato nel 2012, massacrare e costringere all’esilio le popolazioni curdofone.\r\nIl progetto neottomano di Erdogan riprende slancio, grazie all’appoggio offerto dall’Unione Europea, che paga perché i profughi di guerra vengano trattenuti in Turchia, e al ruolo di mediatore nella guerra in Ucraina che Erdogan si è scavato in questi mesi.\r\nIn questi giorni in ogni dove ci sono state iniziative in sostegno all’esperienza del confederalismo democratico.\r\nNe abbiamo parlato con Dario, un compagno che conosce bene la situazione nell’area. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 3 dicembre\r\nore 15 piazza Castello\r\nmanifestazione contro l’attacco turco alle aree del confederalismo democratico in Rojava - Siria del Nord - e nel Bashur – Iraq.\r\n\r\nGiovedì 8 dicembre\r\nMarcia popolare No Tav da Bussoleno a San Didero\r\nAppuntamento ore 11 in piazza del mercato\r\n\r\nVenerdì 16 dicembre\r\nCena antinatalizia\r\nore 20 in corso Palermo 46\r\nCibo vegano, buon vino, esposizione spettacolare del nostro pres-empio: porta la tua statuetta che lo costruiamo insieme\r\nBenefit lotte antimilitariste\r\nDa ciascuno come può, più che può...\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","3 Dicembre 2022","2022-12-03 13:30:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/clifford-harper-05-col2-200x110.jpg","Anarres del 2 dicembre. 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Anche in streaming. \r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/2022-12-02-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nVoci dalle piazze dello sciopero generale lanciato dal sindacalismo di base.\r\nLe dirette da Roma, Palermo, Torino, Milano, Pisa, Bologna, Trieste, Modena…\r\n\r\nDi seguito alcuni stralci dall’appello per lo sciopero:\r\n“In Italia, unico tra i Paesi dell’OCSE ove i salari sono più bassi di 30 anni fa, l’aumento generalizzato dei prezzi dei beni di prima necessità e delle bollette di luce e gas, insieme all’esplodere della inflazione ormai sopra l’11% (…il 15% per le classi popolari), stanno portando milioni di persone sotto la soglia di povertà.\r\nÈ in tale contesto che gran parte dei sostegni sono andati alle grandi imprese anziché ai lavoratori, ai pensionati e ai disoccupati mentre si è registrato un clamoroso incremento della spesa militare. (...)\r\nÈ ora di organizzarsi e mobilitarsi contro la guerra, contro il carovita e per \u003Cmark>fermare\u003C/mark> l’attacco ai salari e l’aumento delle disuguaglianze sociali. Altro che flat tax, taglio del cuneo fiscale, cancellazione del reddito di cittadinanza e riduzione dei servizi pubblici, controriforma della scuola e ulteriore taglio della sanità pubblica: serve che si colpiscano i grandi patrimoni accumulati per decenni; la crisi non dev’essere più pagata dai lavoratori, dai disoccupati e dalle classi subalterne, ma dai padroni e dal grande capitale industriale e finanziario, che in questi anni ha continuato ininterrottamente a fare profitti e ad arricchirsi.\r\nMentre la speculazione impazza e si porta via più di 40 miliardi solo con gli extraprofitti sul gas, ci raccontano che non ci sono le risorse per difendere i nostri salari e i nostri stipendi: nel frattempo, i governi passati e presenti (ieri Draghi, oggi Meloni) reprimono e criminalizzano le lotte sociali e sindacali. È ora di dire basta!\r\n\u003Cmark>L’escalation\u003C/mark> bellica e l’incombente pericolo di utilizzo di armi tattiche nucleari ci devono spingere ad agire, qui ed ora, contro la guerra, e per imporre lo stop all’invio di armi in Ucraina. Senza la pace sarà molto difficile poter uscire da una crisi economica che viene pagata, come sempre, dai lavoratori e dai ceti meno abbienti in tutta Europa. (…)\r\n\r\nRojava. L’attacco turco, la solidarietà dei movimenti\r\n“Nella notte del 9 novembre le terre del Rojava e del sud del Kurdistan sono state bombardate dagli aerei del TSK (Esercito Turco). Le YPG hanno annunciato che il centro della città di Kobane, un ospedale sulla collina di Miştenur, la foresta di Kobane, una centrale elettrica, i granai e molti villaggi sono stati bombardati. Gli invasori, che non hanno ottenuto risultati con le armi chimiche e con numerose operazioni di invasione per mesi, hanno diretto questa volta i loro sforzi contro il Rojava, la terra della rivoluzione.”\r\nQuesto l’incipit del comunicato del gruppo/rivista Karala di Ankara sull’avvio dei bombardamenti su Kobane.\r\nOggi la Turchia, che utilizza armi vendute anche dall’Italia, vuole riportare indietro le lancette, distruggere il processo rivoluzionario iniziato nel 2012, massacrare e costringere all’esilio le popolazioni curdofone.\r\nIl progetto neottomano di Erdogan riprende slancio, grazie all’appoggio offerto dall’Unione Europea, che paga perché i profughi di guerra vengano trattenuti in Turchia, e al ruolo di mediatore nella guerra in Ucraina che Erdogan si è scavato in questi mesi.\r\nIn questi giorni in ogni dove ci sono state iniziative in sostegno all’esperienza del confederalismo democratico.\r\nNe abbiamo parlato con Dario, un compagno che conosce bene la situazione nell’area. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 3 dicembre\r\nore 15 piazza Castello\r\nmanifestazione contro l’attacco turco alle aree del confederalismo democratico in Rojava - Siria del Nord - e nel Bashur – Iraq.\r\n\r\nGiovedì 8 dicembre\r\nMarcia popolare No Tav da Bussoleno a San Didero\r\nAppuntamento ore 11 in piazza del mercato\r\n\r\nVenerdì 16 dicembre\r\nCena antinatalizia\r\nore 20 in corso Palermo 46\r\nCibo vegano, buon vino, esposizione spettacolare del nostro pres-empio: porta la tua statuetta che lo costruiamo insieme\r\nBenefit lotte antimilitariste\r\nDa ciascuno come può, più che può...\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[293],{"field":97,"matched_tokens":294,"snippet":290,"value":291},[70],{"best_field_score":229,"best_field_weight":230,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":231,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},6637,{"collection_name":261,"first_q":15,"per_page":234,"q":15},["Reactive",299],{},["Set"],["ShallowReactive",302],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fRM8sSZj2UwYCkta1PcObtOc1uwiFzQoANvMU9dNGRGY":-1},true,"/search?query=fermare+l%27escalation"]