","Ecuador, la rivolta de los zánganos contro il neoliberismo","post",1571301183,[63,64,65,66,67,68,69],"http://radioblackout.org/tag/correismo/","http://radioblackout.org/tag/ecuador/","http://radioblackout.org/tag/fmi/","http://radioblackout.org/tag/insurrezione/","http://radioblackout.org/tag/moreno/","http://radioblackout.org/tag/popolazioni-indigene/","http://radioblackout.org/tag/zanganos/",[71,31,15,72,73,74,75],"correismo","insurrezione","moreno","popolazioni indigene","zanganos",{"post_content":77,"tags":82},{"matched_tokens":78,"snippet":80,"value":81},[79],"FMI","Lenín Moreno e contro il \u003Cmark>FMI\u003C/mark>, popolazioni indigene, disoccupat*, lavoratrici, femministe","Zánganos - parola spagnola che indica gli esemplari maschi delle api, rappresentati come semplici droni senza iniziativa personale - è un termine denigratorio che in Ecuador i ricchi usano per riferirsi ai poveri e ai lavoratori come \"ignoranti\" e \"pigri\". Durante i dodici giorni di rivolta che hanno infiammato il paese contro il paquetazo di Lenín Moreno e contro il \u003Cmark>FMI\u003C/mark>, popolazioni indigene, disoccupat*, lavoratrici, femministe e studenti hanno détournato il termine facendolo diventare una parola d'ordine. Da qui nasce la revolución de los zánganos: l'ape è diventata un simbolo dell'insurrezione popolare.\r\nL'ondata di scontri e proteste che è riuscita ad imporre l'abrogazione dell'odiato decreto 883 - mirante ad aumentare il prezzo del carburante (e quindi di tutto) per ripagare il prestito che il governo ha contratto con l’FMI per coprire un condono di 4.5 miliardi di dollari in favore del settore bancario e imprenditoriale - è iniziata con uno sciopero dei trasportatori, a cui si sono unite in massa le popolazioni indigene delle montagne e le classi sfruttate delle città. Il governo ha subito trattato con il settore dei trasporti, fortemente reazionario, aumentando il costo dei biglietti e delle tariffe dei taxi. Così lo sciopero è terminato.\r\nGli sfruttati non si sono però fermati, ed al grido di El paro no para (lo sciopero non si ferma) hanno messo in campo una delle più grandi insurrezioni popolari degli ultimi trent’anni in Ecuador. Una fiammata che ha risvegliato dal torpore le classi povere, sprofondate nell'ultimo decennio, anche a causa dell'eredità del \"correismo\", in un pantano dove nulla si muoveva e dove pochi osavano alzare la voce. In particolare, le comunità indigene hanno dimostrato ancora una volta la propria forza e determinazione nella lotta contro il colonialismo neoliberista, scendendo dalla sierra per contribuire in modo determinante a far scappare Lenín Moreno a Guayaquil, enclave costiera del potere. Come nel 1997, quando marciarono verso Quito per destituire il presidente Abdalá Bucaram, o nel 2000 e 2005 quando lo fecero nuovamente con Jamil Mahuad e Lucio Gutiérrez, o quando resero impossibile firmare l'accordo di libero scambio con gli Stati Uniti nel 2006.\r\nCon Marcelo, in diretta da Quito, abbiamo ripercorso la cronaca dei dodici giorni di rivolta a partire dalle storiche fratture di classe e di colore in Ecuador, che si materializzano in termini spaziali nella spaccatura tra sierra e costa, facendo il punto sulle prospettive quotidiane di lotta che si aprono adesso, dopo la vittoria in quella che non è che una battaglia all'interno di un processo generale di guerra di classe.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/marcelo-ecuador.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n ",[83,85,87,90,92,94,96],{"matched_tokens":84,"snippet":71},[],{"matched_tokens":86,"snippet":31},[],{"matched_tokens":88,"snippet":89},[15],"\u003Cmark>fmi\u003C/mark>",{"matched_tokens":91,"snippet":72},[],{"matched_tokens":93,"snippet":73},[],{"matched_tokens":95,"snippet":74},[],{"matched_tokens":97,"snippet":75},[],[99,104],{"field":37,"indices":100,"matched_tokens":101,"snippets":103},[33],[102],[15],[89],{"field":105,"matched_tokens":106,"snippet":80,"value":81},"post_content",[79],578730123365712000,{"best_field_score":109,"best_field_weight":110,"fields_matched":33,"num_tokens_dropped":49,"score":111,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":49},"1108091339008",13,"578730123365711978",1,{"document":114,"highlight":144,"highlights":169,"text_match":107,"text_match_info":177},{"cat_link":115,"category":116,"comment_count":49,"id":117,"is_sticky":49,"permalink":118,"post_author":52,"post_content":119,"post_date":120,"post_excerpt":55,"post_id":117,"post_modified":121,"post_thumbnail":122,"post_thumbnail_html":123,"post_title":124,"post_type":60,"sort_by_date":125,"tag_links":126,"tags":135},[46],[48],"53892","http://radioblackout.org/2019/05/dagli-scontri-a-st-elmo-a-quelli-contro-lausterity-di-macri/","Abbiamo preso spunto dalle odierne notizie relative allo shopping di Enel in Sudamerica, che detiene ormai un monopolio assoluto di sfruttamento delle enormi risorse geotermiche andine. Questo per esemplificare una delle conseguenze dell'ondata neoliberista di privatizzazioni derivanti dalla conquista di tutti i governi latinoamericani: Pinera, Bolsonaro... Macri.\r\n\r\n\r\n\r\nDa questo sguardo più allargato al subcontinente, dove spunta comunque la presenza massiccia del capitale europeo e soprattutto cinese che condiziona ogni scelta politica, risulta facile proseguire l'analisi condotta da Alfredo Luis Somoza, incentrandola sull'Argentina, non solo come consuntivo della presidenza Macri a pochi mesi dalle elezioni di ottobre, ma anche per dare conto dei moti di piazza sia contro la gentrificazione del mercato di St.Elmo (come il balon torinese) di qualche settimana fa, sia per riportare notizie dagli scioperi rabbiosi (anche in presenza d\r\n\r\n\r\ni divisioni sindacali) contro l'austerità imposta dal Fmi, richiamato a spolpare il poco ancora che c'è in Argentina dalle scelte economico-politiche di Macri che ha aperto una linea di credito insensata di 50 miliardi, con inflazione al 50 per cento e prezzi dei servizi moltiplicati, che ha ridotto all'indigenza molti strati di popolazione, il cui potere d'acquisto meno che dimezzato in un anno... e guarda caso è aumentato il livello di repressione e addirittura la creazione di apparati di polizia adibiti al mantenimento dell'ordine pubblico durante le manifestazioni o fantascientifici mezzi di controllo sul modello cinese.\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nE poi c'è la grande questione femminile: assenza di una legge sull'aborto e Ni Una Menos nasce inArgentina come espressione di un movimento femminista fortissimo...\r\n\r\n \r\n\r\nMa sentiamo la chiara esposizione di tutti questi temi nell'intervento di Alfredo Luis Somoza, giornalista e scrittore:\r\n\r\nScontri e scioperi, gentrificazione, condizione della donna in Argentina","4 Maggio 2019","2019-05-04 12:49:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/argentina_30_abril-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"194\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/argentina_30_abril-300x194.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/argentina_30_abril-300x194.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/argentina_30_abril.jpg 620w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Dagli scontri a St.Elmo a quelli contro l'austerity di Macri",1556974115,[127,128,129,130,65,131,132,133,134],"http://radioblackout.org/tag/aborto/","http://radioblackout.org/tag/austerity/","http://radioblackout.org/tag/colonizzazione-energia-geotermica-andina/","http://radioblackout.org/tag/enel/","http://radioblackout.org/tag/gentrificazione/","http://radioblackout.org/tag/huelga/","http://radioblackout.org/tag/mauricio-macri/","http://radioblackout.org/tag/st-elmo/",[136,137,138,139,15,140,141,142,143],"aborto","austerity","colonizzazione energia geotermica andina","enel","gentrificazione","Huelga","mauricio macrì","St.Elmo",{"post_content":145,"tags":150},{"matched_tokens":146,"snippet":148,"value":149},[147],"Fmi","sindacali) contro l'austerità imposta dal \u003Cmark>Fmi\u003C/mark>, richiamato a spolpare il poco","Abbiamo preso spunto dalle odierne notizie relative allo shopping di Enel in Sudamerica, che detiene ormai un monopolio assoluto di sfruttamento delle enormi risorse geotermiche andine. 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Tsipras sostituisce Varoufakis come capo delegazione nelle trattative con la ex troika, promuovendo un uomo più direttamente legato al Primo Ministro e meno inviso ai Ministri delle Finanze dell'Eurogruppo. Al di la' dei nomi, sui quali la stampa europea si è scatenata nel tentativo di dimostrare che l'esperimento Syriza è già fallito, la situazione greca è sempre peggiore. Questo perché il debito greco nei confronti dell'estero è legato a prestiti contratti direttamente con l'FMI, debiti di fronte ai quali non può nemmeno dichiarare il default, pena l'isolamento commerciale assoluto del paese. Per intenderci rischierebbe il sequestro di ogni nave che attraccasse in un porto estero e il blocco di ogni flusso di merci o persone da e verso il paese ellenico. Per questo motivo il governo greco cerca disperatamente di arrivare ad un accordo con l'Europa che scongiuri il default che renderebbe ancora più drammatica la situazione sociale della popolazione. Nel frattempo Tsipras è costretto a svuotare le casse degli Enti Locali per garantire la normale amministrazione, cioè il pagamento di stipendi e pensioni.\r\n\r\nLa ristrutturazione del debito greco varata nel 2010 ha consegnato al paese una situazione pesantissima; il debito, infatti, è stato ridotto in questi anni di lacrime e sangue di non più del 10% del suo totale restando solidamente ancorato a un meno 330 miliardi sul bilancio dello stato.\r\n\r\nLa ragione di questo è da ricercarsi nel tipo di ristrutturazione attuata nel 2010 che ha visto l'UE ed il Fmi esclusivamente interessate a salvare le banche tedesche e francesi, proprietarie di gran parte del debito pubblico del paese. L'accordo permise a queste ultime di sfilarsi dalla pesante situazioni scaricandola sui paesi dell'Unione tra cui il nostro che dal 2010 al 2015 ha aumentato la sua esposizione verso la Grecia da 7 a 40 miliardi di euro.\r\n\r\nD'altra parte la soluzione possibile per il dilemma greco sarebbe quella per cui il denaro necessario a pagare i conti potrebbe essere preso dalla parte milionaria in euro della stessa popolazione greca che, in questi anni di crisi ha visibilmente aumentato il suo reddito.\r\n\r\nLo scoglio vero da questo punto di vista è chiaramente politico: Tsipras, infatti, dovrebbe riuscire a tassare la chiesa ortodossa ellenica - il maggior proprietario immobiliare del paese - e gli armatori greci, il principale gruppo dominante del paese. La tassazione degli armatori è però vietata dalla costituzione del paese e il suo divieto fu il pedaggio che il paese dovette pagare per la fine della dittatura dei colonnelli nel 1974. D'altra parte Tsipras, al di la dei gesti simbolici come il mancato giuramento nelle mani del vescovo di Atene, non sembra intenzionato a colpire i possessi della chiesa.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nfrancesco_grecia","28 Aprile 2015","2015-04-30 13:12:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Tsipras-varoufakis-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Tsipras-varoufakis-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Tsipras-varoufakis-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Tsipras-varoufakis.jpg 580w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Grecia. 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Il debito – inventato di sana pianta – come clava per ottemperare all'incarico ricevuto dal Fondo monetario internazionale al momento della elezione, MAcrì ha fatto scattare il suo gioco sporco e le conseguenze si sono cominciate a vedere... anche nelle veline dei giornali internazionali che hanno raccontato eventi trasfigurati dalal solita lente deformante del luogo comune, del grottesco immaginario che scatta immediatamente al nome evocatore di Argentina\r\n\r\nAscoltate come Alfredo Somoza riesce invece a rendere chiari i meccanismi ora in atto, senza dimenticare quali sono i trascorsi del paese, enumerando i reali bisogni e immaginando dove si finirà:\r\n\r\nL'Argentina di Macrì","12 Maggio 2018","2018-05-14 16:57:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/macri-FMI-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"248\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/macri-FMI-300x248.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/macri-FMI-300x248.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/05/macri-FMI.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Ma è poi così difficile raccontare l’Argentina?",1526130233,[244,65,245,133],"http://radioblackout.org/tag/argentina/","http://radioblackout.org/tag/inflazione/",[247,15,248,142],"argentina","inflazione",{"tags":250},[251,253,255,257],{"matched_tokens":252,"snippet":247},[],{"matched_tokens":254,"snippet":89},[15],{"matched_tokens":256,"snippet":248},[],{"matched_tokens":258,"snippet":142},[],[260],{"field":37,"indices":261,"matched_tokens":262,"snippets":264},[112],[263],[15],[89],{"best_field_score":109,"best_field_weight":110,"fields_matched":112,"num_tokens_dropped":49,"score":266,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":49},"578730123365711977",{"document":268,"highlight":296,"highlights":314,"text_match":107,"text_match_info":320},{"cat_link":269,"category":270,"comment_count":49,"id":271,"is_sticky":49,"permalink":272,"post_author":52,"post_content":273,"post_date":274,"post_excerpt":55,"post_id":271,"post_modified":275,"post_thumbnail":276,"post_thumbnail_html":277,"post_title":278,"post_type":60,"sort_by_date":279,"tag_links":280,"tags":288},[46],[48],"45478","http://radioblackout.org/2018/01/davos-ricchi-e-poveri/","Si è aperto oggi a Davos il Word Economic Forum. Ieri Lagarde, presidente dell’FMI, il Fondo monetario internazionale, nell'aggiornamento del World Economic Outlook, commentando le previsioni di crescita dell’economia sino al 2019, ha nei fatti alluso ad una possibile fine del ciclo espansivo e ad una nuova crisi finanziaria. Inutile dire che le ricette dell’FMI sono sempre le stesse: riduzione del debito pubblico e privatizzazioni, come lievito per l’economia.\r\nSempre ieri è stato diffuso il nuovo rapporto dell’ONG britannica Oxfam.\r\nNe emerge un pianeta dove i poveri sono sempre più poveri ed i ricchi sempre più ricchi.\r\nIl dossier per il quarto anno, restituisce la fotografia di un mondo in cui le disuguaglianze socio-economiche allargano sempre di più la forbice sociale.\r\nI dati chiave del rapporto:\r\n\r\nL’82% dell’incremento della ricchezza globale registrato nel 2017 è stato appannaggio dell’1% della popolazione più ricco, mentre il 50% più povero della popolazione mondiale non ha beneficiato di alcuna porzione di tale incremento.\r\n\r\nL’1% più ricco della popolazione continua a detenere più ricchezza del restante 99%.\r\n\r\nA metà del 2017 in Italia, l’1% più ricco possedeva il 21,5% della ricchezza nazionale netta. Una quota che sale a quasi il 40% per il 5% più ricco dei nostri connazionali.\r\n\r\nDue terzi della ricchezza dei più facoltosi miliardari del mondo sono ereditati o frutto di rendita monopolistica ovvero il risultato di rapporti clientelari.\r\n\r\nNei prossimi 20 anni le 500 persone più ricche del pianeta lasceranno ai propri eredi oltre 2.400 miliardi di dollari, un ammontare superiore al Pil dell’India uno dei Paesi più popolosi del pianeta con 1,3 miliardi di abitanti.\r\n\r\nTra il 1995 e il 2016 il numero di persone che vivevano in estrema povertà con meno di 1,90 dollari al giorno si è dimezzato, eppure ancora oggi più di metà della popolazione mondiale vive con un reddito insufficiente che oscilla tra i 2 e i 10 dollari al giorno.\r\n\r\n7 cittadini su 10 vivono in un Paese in cui la disuguaglianza di reddito è aumentata negli ultimi 30 anni.\r\n\r\nNel 2016 l’Italia occupava la ventesima posizione (su 28) in UE per il livello di disuguaglianza nei redditi individuali.\r\n\r\nNel 2015 il 20% più povero (in termini di reddito) dei nostri connazionali disponeva solo del 6,3% del reddito nazionale equivalente contro il 40% posseduto dal 20% più ricco.\r\n\r\nNel 2016 erano 40 milioni le persone “schiavizzate” nel mercato del lavoro, tra cui 4 milioni di bambini.\r\n\r\nSolo nel 2016, le 50 più grandi corporation mondiali hanno impiegato lungo le proprie filiere produttive una ‘forza lavoro di 116 milioni di invisibili’, il 94% della loro forza lavoro complessiva.\r\n\r\nA livello globale si stima che nel 2017 erano 1,4 miliardi le persone impiegate in lavori precari, oltre il 40% degli occupati totali.\r\nQuasi il 43% dei giovani in età lavorativa a livello globale risulta disoccupato o occupato ma a rischio di povertà. In Italia il tasso di disoccupazione giovanile (18-24 anni) a novembre 2017 era del 32,7%.\r\n\r\nA livello globale le donne subiscono in media un divario retributivo del 23% ed hanno un tasso di partecipazione al mercato del lavoro del 26% più basso rispetto agli uomini. Persino tra i ricchi si registra una sostanziale disparità di genere, 9 su 10 miliardari sono uomini.\r\n\r\nL’Italia si è collocata all’82 posto su 144 Paesi esaminati dal World Economic Forum per il suo Global Gender Gap Index 2017. Per l’uguaglianza retributiva di genere (a parità di mansione) l’Italia si è collocata in 126esima posizione.\r\n\r\nNel 2016 tra i lavoratori dipendenti in Italia le donne prevalevano solo nel profilo di impiegato. Le donne rappresentavano appena il 28,4% dei profili dirigenziali nazionali.\r\n\r\nUn AD di una delle 5 principali compagnie del settore dell’abbigliamento guadagna in 4 giorni ciò che una lavoratrice della filiera di produzione in Bangladesh guadagna nella sua intera vita lavorativa.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Andrea Fumagalli, docente di economia all’università di Pavia, collaboratore di Effimera.\r\n\r\nQuesti dati rivelano che equità fiscale e aumento dei salari, le ricette indicate da Barbieri, il direttore di Oxfam italia, pur migliorando la condizione di chi lavora, non sono certo risolutive.\r\nNon esiste alcun margine per un’ipotesi riformista.\r\nLe insorgenze sociali vengono affrontate affinando i dispositivi securitari di controllo sociale.\r\nLa stessa industria 4.0 è al servizio di chi preferisce le macchine a lavoratori potenzialmente riottosi, specie in settori, come la logistica, dove le lotte sono in grado di mettere in difficoltà vera i padroni, facendo loro del male.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 01 23 fumagalli davos","23 Gennaio 2018","2018-01-27 01:09:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/slum-e-grattacieli-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"188\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/slum-e-grattacieli-300x188.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/slum-e-grattacieli-300x188.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/slum-e-grattacieli-768x480.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/slum-e-grattacieli-1024x640.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/slum-e-grattacieli.jpg 1220w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Davos. 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Ancora manifestazioni e barricate, con pneumatici incendiati e lacrimogeni, sabato e domenica, nei sobborghi di Tunisi e Feriana, nel governatorato di Kasserine.\r\n\r\nIl governo Chahed è corso ai ripari di annunciare una serie di misure per stemperare il malcontento popolare sfociato in rivolta. L’esecutivo ha buttato sul piatto 70 milioni di dinari, circa 23,5 milioni di euro, incluso un «fondo di dignità» per i più deboli, non meglio specificato, e l’impegno a pubblicare la lista definitiva dei martiri e dei feriti del 2011, con relativi risarcimenti, entro la fine di marzo.\r\n\r\nDomenica scorsa le migliaia di persone che si sono riversate su Avenue Bourghiba hanno gridato «la rivoluzione continua». E nel suo comizio Noureddine Taboubi, segretario generale del sindacato Ugtt, è tornato a scagliarsi contro la legge finanziaria 2018 «ingiusta e contro ceti medi e popolari» tornando a chiedere al governo di mettervi mano. Ancora ieri un gruppo di giovani laureati disoccupati tunisini ha organizzato una marcia di protesta nel centro di Jendouba.\r\nMa nei fatti i fuochi della rivolta paiono lentamente sopirsi.\r\n\r\nA mettere in moto la protesta era stata la finanziaria del governo che impone una tassazione più alta sui beni di prima necessità. Il Fondo Monetario Internazionale ha condizionato un nuovo piano di aiuti - 2.9 miliardi in cinque anni - alla realizzazione di riforme strutturali volte alla riduzione del debito pubblico.\r\nGli attacchi degli Jihadisti di due anni fa hanno dato un colpo quasi mortale al turismo, una delle principali risorse specie nella fascia costiera e nell’estremo sud.\r\nL’aumento di un punto percentuale dell’IVA, che colpisce duramente i più poveri, ha innescato la rivolta, prima nelle regioni del centro e del sud, poi in tutto il paese. In Tunisia un giovane su cinque non ha lavoro e scarse possibilità di trovarne uno. Molti sono emigrati, altri si sono arruolati nell’ISIS.\r\nLe speranze della rivoluzione dei gelsomini sono ormai appassite.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cosimo Caridi, corrispondente da Tunisi del Fatto Quotidiano.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 01 16 tunisia caridi","17 Gennaio 2018","2018-01-19 14:15:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/40703d1d-506b-42c1-9ff2-7684731b659a_large-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/40703d1d-506b-42c1-9ff2-7684731b659a_large-300x199.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/40703d1d-506b-42c1-9ff2-7684731b659a_large-300x199.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/40703d1d-506b-42c1-9ff2-7684731b659a_large-768x511.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/40703d1d-506b-42c1-9ff2-7684731b659a_large-1024x681.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/40703d1d-506b-42c1-9ff2-7684731b659a_large.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Tunisia. 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Il confronto fra le due grandi potenze al tempo della guerra fredda erano frequenti ,ma si svolgevano nelle aree periferiche dei rispettivi imperi ,mentre l'elemento di discontinuità è ora una \"major war\" ai confini dei due blocchi e sul terreno europeo. Il sistema unipolare è stato sperimentato in modo fallimentare in Medio Oriente con le guerre asimmetriche di Bush ,ma ad errori strategici si sono aggiunti rimedi peggiori con altre guerre disastrose e instabilità diffusa . Ora il declino della leadership e della capacità di proiezione della potenza militare americana hanno condotto all'evaporazione del sogno unipolare accarezzato dai circoli neocon ,contrastato dall'emergere della Cina come sfidante dell'egemone unico.\r\n\r\nTornando alla guerra europea il nocciolo del confronto è ancora una volta la questione tedesca e il tentativo della Germania con l'operazione del gasdotto con la Russia \"North stream \" di disintermediare la relazione con Mosca aggirando le pipelines che passano per la Polonia e l'Ucraina . Usando la metafora della matrioska (le bambole russe che contengono al loro interno altre bambole più piccole) Minolfi prova a spiegare le stratificazioni della guerra russo ucraina fino a riportale al confronto globale incombente .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BASTIONI-DI-ORIONE-27062024-MINOLFI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Stefano Capello , cerchiamo di capire il senso dell'emergere dell'opzione nazionalista e reazionaria in Europa che sta disarticolando le istituzioni liberali apparentemente disfunzionali alla fase di preparazione bellica che si sta dispiegando.\r\n\r\nIl capitale distrugge nella sua crescita caotica, la società nel suo insieme rendendola anomica ed esponendo i cittadini ,ormai sudditi, all'incertezza e negandogli ogni tutela. In questo quadro di riaffermazione di una società castale e gerarchica ,il nazionalismo ,il ricorso ai valori tradizionali di patria e famiglia costistuiscono un collante ,sia pur effimero,per le comunità allo sbando.\r\n\r\nLa naturalizzazione del darwinismo sociale inscritto nel paradigma ordoliberale e la centralità della guerra come strumento per la risoluzione della crisi strutturale di accumulazione del capitale , producono il proliferare di un \" caos feudale\" e di continui conflitti di dissolvenza . 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Non emerge un modello alternativo in grado di sostuire l'ordine declinante e la tendenza alla guerra non trova nè un opposizione di massa nè un contrasto all'interno delle élite economiche tale da interrompere questo processo.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BASTIONI-DI-ORIONE-27062024-CAPELLO.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":432,"snippet":433,"value":434},[79],"LA LEGGE FINANZIARIA IMPOSTA DAL \u003Cmark>FMI\u003C/mark> MOBILITA I GIOVANI - SCENARI DELLA","BASTIONI DI ORIONE 27/06/2024- KENYA : LA RIVOLTA CONTRO LA LEGGE FINANZIARIA IMPOSTA DAL \u003Cmark>FMI\u003C/mark> MOBILITA I GIOVANI - SCENARI DELLA GUERRA RUSSO UCRAINA,TRAMONTO DELL'UNIPOLARISMO EGEMONICO- IL LIBERALISMO EUROPEO LASCIA IL PASSO AL NAZIONALISMO REAZIONARIO PIU' FUNZIONALE ALLE STRATEGIE BELLICHE.",[436,439],{"field":437,"matched_tokens":438,"snippet":433,"value":434},"post_title",[79],{"field":105,"matched_tokens":440,"snippet":429,"value":430},[79],578730123365187700,{"best_field_score":443,"best_field_weight":444,"fields_matched":33,"num_tokens_dropped":49,"score":445,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":49},"1108091338752",15,"578730123365187706",{"document":447,"highlight":459,"highlights":468,"text_match":441,"text_match_info":473},{"comment_count":49,"id":448,"is_sticky":49,"permalink":449,"podcastfilter":450,"post_author":415,"post_content":451,"post_date":452,"post_excerpt":55,"post_id":448,"post_modified":453,"post_thumbnail":454,"post_title":455,"post_type":421,"sort_by_date":456,"tag_links":457,"tags":458},"76341","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-23-06-2022-la-tunisia-stretta-fra-le-riforme-iperpresidenzialiste-di-saied-e-le-pretese-del-fmi-che-impone-i-suoi-piani-di-aggiustamento-strutturale-lacrime-e-sangue-lesito-de/",[375],"Bastioni di Orione si occupa della crisi in Tunisia con Arianna Poletti reporter profonda conoscitrice del paese ,una crisi sia istituzionale che economica scatenata dalle riforme autoritarie del presidente Saied che dopo aver congelato il parlamento punta ad una riforma istituzionale iperpresidenzialista ,con un cronoprogramma che portera' ad elezioni legislative ,e al contempo una crisi economica che vede la Tunisia negoziare un prestito di 4 miliardi di dollari con il FMI che in cambio pretende lcenziamenti di massa nel settore pubblico e il taglio dei sussidi al prezzo del grano con conseguenze devastanti per la popolazione tunisina mentre ormai si assiste ad una carenza dei beni alimentari di prima necessità causati dall'aumento del prezzo del grano importato per il 50 % dall'Ucraina.\r\n\r\nCi scusiamo per la scarsa qualità del sonoro ma la connessione con la Tunisia era particolarmente difficoltosa.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/BASTIONI-TUNISIA-ARIANNA-POLETTI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Diego Battistessa giornalista esperto di Latinoamerica ,ci occupiamo dell'esito delle elezioni in Colombia che hanno portato alla vittoria una coalizione di sinistra per la prima volta in 214 anni ,Petro e la sua vicepresidente Francia Marquez incarnano le speranze di cambiamento dei colombiani stremati da una guerra civile lunghissima e dal potere vessatorio delle oligarchie che probabilmente non mollerrano il potere tanto facilmente ,ci interroghiamo sulle capacità di questa sinistra riformista di cambiare realmente gli equilibri di potere e della reale efficacia di un percorso elettorale sopratutto nel contesto latinoamericano.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/BASTIONI-COLOMBIA-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n,","26 Giugno 2022","2022-06-26 16:41:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 23/06/2022 - LA TUNISIA STRETTA FRA LE RIFORME IPERPRESIDENZIALISTE DI SAIED E LE PRETESE DEL FMI CHE IMPONE I SUOI PIANI DI AGGIUSTAMENTO STRUTTURALE LACRIME E SANGUE - L'ESITO DEL RISULTATO ELETTORALE IN COLOMBIA E LE PROSPETTIVE DELLA SINISTRA LATINOAMERICANA DI GOVERNO MENO GUERRIGLIERA E PIU' RIFORMISTA.",1656261715,[424],[388],{"post_content":460,"post_title":464},{"matched_tokens":461,"snippet":462,"value":463},[79],"miliardi di dollari con il \u003Cmark>FMI\u003C/mark> che in cambio pretende lcenziamenti","Bastioni di Orione si occupa della crisi in Tunisia con Arianna Poletti reporter profonda conoscitrice del paese ,una crisi sia istituzionale che economica scatenata dalle riforme autoritarie del presidente Saied che dopo aver congelato il parlamento punta ad una riforma istituzionale iperpresidenzialista ,con un cronoprogramma che portera' ad elezioni legislative ,e al contempo una crisi economica che vede la Tunisia negoziare un prestito di 4 miliardi di dollari con il \u003Cmark>FMI\u003C/mark> che in cambio pretende lcenziamenti di massa nel settore pubblico e il taglio dei sussidi al prezzo del grano con conseguenze devastanti per la popolazione tunisina mentre ormai si assiste ad una carenza dei beni alimentari di prima necessità causati dall'aumento del prezzo del grano importato per il 50 % dall'Ucraina.\r\n\r\nCi scusiamo per la scarsa qualità del sonoro ma la connessione con la Tunisia era particolarmente difficoltosa.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/BASTIONI-TUNISIA-ARIANNA-POLETTI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Diego Battistessa giornalista esperto di Latinoamerica ,ci occupiamo dell'esito delle elezioni in Colombia che hanno portato alla vittoria una coalizione di sinistra per la prima volta in 214 anni ,Petro e la sua vicepresidente Francia Marquez incarnano le speranze di cambiamento dei colombiani stremati da una guerra civile lunghissima e dal potere vessatorio delle oligarchie che probabilmente non mollerrano il potere tanto facilmente ,ci interroghiamo sulle capacità di questa sinistra riformista di cambiare realmente gli equilibri di potere e della reale efficacia di un percorso elettorale sopratutto nel contesto latinoamericano.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/BASTIONI-COLOMBIA-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n,",{"matched_tokens":465,"snippet":466,"value":467},[79],"SAIED E LE PRETESE DEL \u003Cmark>FMI\u003C/mark> CHE IMPONE I SUOI PIANI","BASTIONI DI ORIONE 23/06/2022 - 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Di questa situazione ingarbugliata abbiamo parlato prima con Antonella De Biasi a partire dalla condizione del popolo curdo e armeno; e successivamente ci è sembrato utile approfondire con Murat Cinar la situazione interna, di crisi economica e repressione di ogni opposizione, e il peso della strategia geopolitica di Ankara. Da ultimo uno sguardo alla Cina con Sabrina Moles dopo l’evento estivo dello Sco e la successiva esibizione muscolare a Pechino, ma anche il multilateralismo teorizzato da Xi e le dichiarazioni ambientaliste contrapposte a quelle del rivale americano nella stessa sede newyorkese del Palazzo di Vetro. \n\n\n\nNecropolitica e narcostato ecuadoriano\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-en-paro-contra-noboa-y-fmi--67915787\n\n\n\n\nAbbiamo parlato della situazione in Ecuador con Eduardo Meneses ricercatore politico, attivista, reporter alternativo .\n\n\n\nNegli ultimi giorni l’Ecuador è scosso da un’ondata di proteste esplose dopo la decisione del presidente Daniel Noboa di abolire il sussidio sul diesel, in vigore dal 1974. La misura, che ha fatto impennare il prezzo del carburante da 1,80 a 2,80 dollari al gallone, ha innescato il conflitto sociale con manifestazioni che attraversano il Paese, dalle grandi città alle province rurali. Contadini, trasportatori, pescatori, studenti e comunità indigene denunciano un provvedimento che incide pesantemente sul costo della vita e lo considerano l’ennesima espressione di un modello neoliberista responsabile di profonde disuguaglianze. A guidare la risposta è la CONAIE, la storica Confederazione delle Nazionalità Indigene, che ha proclamato uno sciopero nazionale a oltranza.Il tema dei sussidi per il diesel è una problema storico ogni volta che si è tentato di cancellare i sussidi sul diesel c’è stata una risposta popolare .Non è una protesta isolata ma storica ci sono state proteste popolari ne 2019 e nel 2022 ,l’economia del paese è dollarizzata e non sostenibile ,al governo è costato trovare le risorse per pagare gli stipendi pubblici ,per questo sta ricorrendo al FMI che impone tagli ai sussidi e allo stato sociale. 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Ma attualmente al-Jolani – come si faceva chiamare il tagliagole ora chiamato al-Shara, quando Antonella nel 2022 ne aveva tracciato la figura nel suo libro Astana e i 7 mari – è il padrone di quella che era buona parte della nazione governata fino a un anno fa dalla famiglia Assad, e probabilmente in questi giorni la volubilità di Trump sembra attribuire a Erdoğan il protettorato su una Siria governata da una sua creatura, in virtù delle promesse di stabilità profuse dal presidente turco, un’investitura conferita nonostante le milizie di modello ottomano: predoni che imperversano lungo le coste del Mediterraneo orientale. \n\n\n\nSpaesamento e impotenza armena: revisionismo entitàPoi si è affrontata la diversa strategia dei curdi siriani rispetto all’apertura di Ocalan, che ha invitato il Pkk a deporre le armi, come altra situazione è ancora quella dei curdi iraniani. Ma la problematicità insita nell’egemonia turca su quell’area travolge anche e maggiormente la comunità armena alla mercé dei fratelli azeri dei turchi; e furono le prime vittime di un genocidio del Secolo breve. Ora gli armeni hanno ancor meno alleati e sostenitori del solito, visto che il gas di Baku fa gola a tutti; e gli viene sottratta pezzo per pezzo identità, terra, riferimenti culturali. Oltre alla diaspora. La speranza di accoglienza europea è a metà con l’alleanza con i russi, disattesa da Putin, ma ancora valida. E Pashinyan non ha alcuna idea o autorevolezza per rappresentare gli armeni. \n\n\n\nRelazioni tra Israele e TurchiaUn’ipotesi di Al-Jazeera vede la Turchia nel mirino israeliano per assicurare l’impunità di Netanyahu che si fonda sul costante stato di guerra, ma anche perché è l’ultima potenza regionale non ancora ridimensionata dall’aggressività sionista. Peraltro la rivalità risale a decenni fa e in questo periodo di Global Sudum Flottilla si ricorda la Mavi Marmara assaltata dai pirati del Mossad uccidendo 10 persone a bordo, mentre cercava di forzare il blocco navale di Gaza. Fino a che punto può essere credibile una guerra scatenata da Israele contro la Turchia? Secondo Antonella De Biasi è difficile che possa avvenire, non solo perché Erdoğan è più abile di Netanyahu (al rientro da Tianjin ha chiesto a Trump gli F-35, dimenticando i sistemi antiaerei comprati da Mosca), ma perché gli affari anche di ordigni militari non si sono mai interrotti, inoltre a livello regionale l’alleanza con Al-Thani dovrebbe mettere al riparo la Turchia da attacchi sconsiderati e senza pretesti validi… certo, con il terrore di Netanyahu non si può mai sapere. \n\n\n\nCosa rimane del sistema di Astana?Facile interpretare la presenza a Tianjin dei leader che erano soliti incontrarsi sotto l’ombrello di Astana come confluenza di interessi, meno semplice capire fino a che punto ciascuno di loro e gli altri protagonisti del Shangai cooperation organization siano posizionati in più o meno consolidate alleanze. Sentiamo Antonella De Biasi e sugli stessi argomenti poi anche Murat Cinar in questo spreaker che abbiamo registrato subito dopo aver sentito Antonella: Trump incontra Erdoğan.\n\n\n\n\n\n\n\nL’Internazionale nera passa anche da Ankara\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-incontra-erdogan-lui-ha-bisogno-di-cose-io-di-altre-ci-mettiamo-d-accordo--67923007\n\n\n\n\nPiù la situazione risulta nebulosa, intricata e sul bordo del precipizio bellico e maggiore è il potere in mano a Erdoğan\n\n\n\nLo scollamento giovanile (da Gezi Park), la censura (Murat Cinar ci ha proposto l’ultima in ordine di tempo delle proibizioni musicali in Turchia), l’asservimento e la concentrazione dei poteri (gli interventi della magistratura a ingabbiare l’opposizione con pretesti), le centrali mediatiche ridotte a megafono del potere… tutti aspetti che caratterizzano il ventennio del Sultano al potere, ma se si guarda bene all’involuzione del paesaggio globale, si nota che la cancellazione dello Stato di diritto non è una prerogativa turca, ma riduce Ankara a una delle tappe dell’Internazionale nera che parte da Washington, passa per Roma, Tel Aviv, Budapest…L’economia in crisi, tranne la produzione bellica in mano alla famiglia che per il resto saccheggia la finanza statale da 20 anni a questa parte e ora la condiscendenza alle richieste di Trump dissangueranno ulteriormente il bilancio, già falcidiato dal 90% di inflazione, con svalutazione della Lira dal 2008 in poi e con una disoccupazione altissima. Ma anche a livello internazionale la diplomazia turca è agevolata dalla sua collocazione ambigua, dai suoi affari agevolati dagli errori europei, dal suo mantenersi all’interno della Nato ma sempre partecipe di ogni centro di potere: uditore della centralità multilaterale di Tianjin con il Sud del mondo e contemporaneamente presente alla riunione con paesi arabi sul piano di pace per Gaza alla corte di Trump, che vede in Erdoğan un potenziale risolutore a cui delegare la questione ucraina, perché «unico leader apprezzato da Zelensky e da Putin»; mentre il fantasma degli Accordi di Astana potrebbe sembrare confluire nello Sco, dove c’erano tutt’e tre i protagonisti, in realtà Murat ritiene chiuso il percorso degli Astana Files, perché la Turchia non fa effettivamente parte di Shangai Files. Piuttosto va approfondito il discorso di Astana sulla Siria e lo stallo attuale di tutte le potenze che ne controllavano il territorio prima della dirompente dissoluzione dello stato di Assad: alcune del tutto esautorate, come Iran e Russia, e altre che si contrappongono: Turchia, Qatar e Israele… e probabilmente per gli americani è più accettabile che sia controllato da Erdoğan. Ma questo non significa che la repubblica turca sia contraria a Tel Aviv: infatti Murat ci spiega come ci siano manifestazioni propal che vengono pesantemente caricate dalla polizia indette da forze conservatrici della destra islamista, perché gli interessi dell’industria bellica sono tutti a favore di Israele e gli affari vedono la famiglia del presidente tra i beneficiari degli scambi e dell’uso di armi a Gaza; anche il Chp organizza proteste","29 Settembre 2025","Abbiamo sentito Eduardo Meneses, dopo i primi giorni di paro nacional in Ecuador che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro le ricette neoliberiste di Daniel Noboa e prima che gli scontri producessero i primi morti; il popolo è sceso in piazza nella Cuenca per i diritti dei contadini, ma […]","2025-09-29 14:27:35","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 25/09/2025 – ECUADOR IN PIAZZA CONTRO NOBOA E IL TRUMPISMO IN SALSA LATINA; SUDOVEST ASIATICO IN SUBBUGLIO, RIPERCUSSIONI DELLE GUERRE SIONISTE; CINA DOPO SHANGAI COOPERATION ORGANIZATION E XI ALL’ONU CON LA CASACCA AMBIENTALISTA",1759108934,[488,489,490,491,492,493,494,495,496,497,498,499,500,501,502,503,504,505,506,507],"https://radioblackout.org/tag/armenia/","https://radioblackout.org/tag/azerbaijan/","https://radioblackout.org/tag/chp/","https://radioblackout.org/tag/conaie/","https://radioblackout.org/tag/cuenca/","https://radioblackout.org/tag/curdi/","https://radioblackout.org/tag/erdogan/","https://radioblackout.org/tag/israele/","https://radioblackout.org/tag/nato/","https://radioblackout.org/tag/netanyahu/","https://radioblackout.org/tag/noboa/","https://radioblackout.org/tag/ocalan/","https://radioblackout.org/tag/pkk/","https://radioblackout.org/tag/proteste/","https://radioblackout.org/tag/qatar/","https://radioblackout.org/tag/quito/","https://radioblackout.org/tag/sco/","https://radioblackout.org/tag/siria/","https://radioblackout.org/tag/trump/","https://radioblackout.org/tag/turchia/",[509,510,511,512,403,401,513,514,515,405,399,516,517,391,518,397,395,519,520,521],"armenia","azerbaijan","chp","Conaie","Erdogan","Israele","nato","Ocalan","pkk","qatar","Siria","Trump","Turchia",{"post_content":523},{"matched_tokens":524,"snippet":525,"value":526},[79],"per questo sta ricorrendo al \u003Cmark>FMI\u003C/mark> che impone tagli ai sussidi","Abbiamo sentito Eduardo Meneses, dopo i primi giorni di paro nacional in Ecuador che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro le ricette neoliberiste di Daniel Noboa e prima che gli scontri producessero i primi morti; il popolo è sceso in piazza nella Cuenca per i diritti dei contadini, ma allo stesso modo a Quito gli studenti si sono mobilitati, come gli autotrasportatori per la sospensione dell’articolo 126: cioè la cancellazione del sussidio sul diesel in vigore da decenni, ma sotto le ceneri ribolliva il fuoco della ribellione… Ci siamo poi mossi verso il Sudovest asiatico, rimescolato dall’aggressione sionista intenta a sfruttare l’occasione di creare Eretz Israel, ridimensionando con la forza impunita le potenze regionali; ma Erdoğan pare sia apprezzato e investito da Trump come Vicerè del Middle East. 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Ma la problematicità insita nell’egemonia turca su quell’area travolge anche e maggiormente la comunità armena alla mercé dei fratelli azeri dei turchi; e furono le prime vittime di un genocidio del Secolo breve. Ora gli armeni hanno ancor meno alleati e sostenitori del solito, visto che il gas di Baku fa gola a tutti; e gli viene sottratta pezzo per pezzo identità, terra, riferimenti culturali. Oltre alla diaspora. La speranza di accoglienza europea è a metà con l’alleanza con i russi, disattesa da Putin, ma ancora valida. E Pashinyan non ha alcuna idea o autorevolezza per rappresentare gli armeni. \n\n\n\nRelazioni tra Israele e TurchiaUn’ipotesi di Al-Jazeera vede la Turchia nel mirino israeliano per assicurare l’impunità di Netanyahu che si fonda sul costante stato di guerra, ma anche perché è l’ultima potenza regionale non ancora ridimensionata dall’aggressività sionista. Peraltro la rivalità risale a decenni fa e in questo periodo di Global Sudum Flottilla si ricorda la Mavi Marmara assaltata dai pirati del Mossad uccidendo 10 persone a bordo, mentre cercava di forzare il blocco navale di Gaza. Fino a che punto può essere credibile una guerra scatenata da Israele contro la Turchia? Secondo Antonella De Biasi è difficile che possa avvenire, non solo perché Erdoğan è più abile di Netanyahu (al rientro da Tianjin ha chiesto a Trump gli F-35, dimenticando i sistemi antiaerei comprati da Mosca), ma perché gli affari anche di ordigni militari non si sono mai interrotti, inoltre a livello regionale l’alleanza con Al-Thani dovrebbe mettere al riparo la Turchia da attacchi sconsiderati e senza pretesti validi… certo, con il terrore di Netanyahu non si può mai sapere. \n\n\n\nCosa rimane del sistema di Astana?Facile interpretare la presenza a Tianjin dei leader che erano soliti incontrarsi sotto l’ombrello di Astana come confluenza di interessi, meno semplice capire fino a che punto ciascuno di loro e gli altri protagonisti del Shangai cooperation organization siano posizionati in più o meno consolidate alleanze. Sentiamo Antonella De Biasi e sugli stessi argomenti poi anche Murat Cinar in questo spreaker che abbiamo registrato subito dopo aver sentito Antonella: Trump incontra Erdoğan.\n\n\n\n\n\n\n\nL’Internazionale nera passa anche da Ankara\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-incontra-erdogan-lui-ha-bisogno-di-cose-io-di-altre-ci-mettiamo-d-accordo--67923007\n\n\n\n\nPiù la situazione risulta nebulosa, intricata e sul bordo del precipizio bellico e maggiore è il potere in mano a Erdoğan\n\n\n\nLo scollamento giovanile (da Gezi Park), la censura (Murat Cinar ci ha proposto l’ultima in ordine di tempo delle proibizioni musicali in Turchia), l’asservimento e la concentrazione dei poteri (gli interventi della magistratura a ingabbiare l’opposizione con pretesti), le centrali mediatiche ridotte a megafono del potere… tutti aspetti che caratterizzano il ventennio del Sultano al potere, ma se si guarda bene all’involuzione del paesaggio globale, si nota che la cancellazione dello Stato di diritto non è una prerogativa turca, ma riduce Ankara a una delle tappe dell’Internazionale nera che parte da Washington, passa per Roma, Tel Aviv, Budapest…L’economia in crisi, tranne la produzione bellica in mano alla famiglia che per il resto saccheggia la finanza statale da 20 anni a questa parte e ora la condiscendenza alle richieste di Trump dissangueranno ulteriormente il bilancio, già falcidiato dal 90% di inflazione, con svalutazione della Lira dal 2008 in poi e con una disoccupazione altissima. Ma anche a livello internazionale la diplomazia turca è agevolata dalla sua collocazione ambigua, dai suoi affari agevolati dagli errori europei, dal suo mantenersi all’interno della Nato ma sempre partecipe di ogni centro di potere: uditore della centralità multilaterale di Tianjin con il Sud del mondo e contemporaneamente presente alla riunione con paesi arabi sul piano di pace per Gaza alla corte di Trump, che vede in Erdoğan un potenziale risolutore a cui delegare la questione ucraina, perché «unico leader apprezzato da Zelensky e da Putin»; mentre il fantasma degli Accordi di Astana potrebbe sembrare confluire nello Sco, dove c’erano tutt’e tre i protagonisti, in realtà Murat ritiene chiuso il percorso degli Astana Files, perché la Turchia non fa effettivamente parte di Shangai Files. Piuttosto va approfondito il discorso di Astana sulla Siria e lo stallo attuale di tutte le potenze che ne controllavano il territorio prima della dirompente dissoluzione dello stato di Assad: alcune del tutto esautorate, come Iran e Russia, e altre che si contrappongono: Turchia, Qatar e Israele… e probabilmente per gli americani è più accettabile che sia controllato da Erdoğan. Ma questo non significa che la repubblica turca sia contraria a Tel Aviv: infatti Murat ci spiega come ci siano manifestazioni propal che vengono pesantemente caricate dalla polizia indette da forze conservatrici della destra islamista, perché gli interessi dell’industria bellica sono tutti a favore di Israele e gli affari vedono la famiglia del presidente tra i beneficiari degli scambi e dell’uso di armi a Gaza; anche il Chp organizza proteste",[528],{"field":105,"matched_tokens":529,"snippet":525,"value":526},[79],{"best_field_score":443,"best_field_weight":531,"fields_matched":112,"num_tokens_dropped":49,"score":532,"tokens_matched":112,"typo_prefix_score":49},14,"578730123365187697",{"document":534,"highlight":545,"highlights":550,"text_match":441,"text_match_info":553},{"comment_count":49,"id":535,"is_sticky":49,"permalink":536,"podcastfilter":537,"post_author":415,"post_content":538,"post_date":539,"post_excerpt":55,"post_id":535,"post_modified":540,"post_thumbnail":419,"post_title":541,"post_type":421,"sort_by_date":542,"tag_links":543,"tags":544},"92163","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-26-09-2024-america-latina-disillusioni-e-rumori-di-sciabole-sri-lanka-e-bangladesh-sommovimenti-nella-periferia-indiana-sudan-al-burhan-attacca-khartoum-mentre-il-corno-dafrica/",[375],"In questa puntata di Bastioni di Orione con Diego Battistessa ,nostro interlocutore privilegiato per quanto concerne il continente latinoamericano, guardiamo all'insieme dell'America Latina in una fase di ridefinizione degli equilibri regionali scandita anche da cupe reminescenze golpiste che inquietano il presidente della Colombia Petro e l'Honduras di Xiomara Castro .Inoltre ci sono tensioni sempre più acute fra il Venezuela di Maduro ,deluso dal mancato sostegno di alcuni governi latinoamericani supposti amici , e L'Argentina di Milei dove il tasso di povertà è arrivato al 52,9 % grazie alle politiche ultraliberiste del \"loco\". I due paesi si scambiano accuse e spiccano mandati di arresto reciproci tra i due presidenti, intanto sul piano diplomatico il Messico non invita la corona di Spagna alla cerimonia d'insediamento della nuova presidente Claudia Sheinbaum a causa delle sue mancate scuse per i crimini commessi dagli spagnoli durante la conquista ,ferite che ancora bruciano.\r\n\r\nIl modello Bukele adotatto in El Salvador si propone come soluzione alla violenza diffusa ,meno diritti piu' repressione ,ma le conseguenze di queste politiche repressive si riflettono sullo stato della società civile stretta tra la violenza istituzionale e quella dei narcos che acquisiscono sempre più potere e influenza economica sul continente.\r\n\r\nUn quadro complesso in chiaroscuro che ci rimanda un America Latina nel pieno di un processo di transizione in cui si sovrappongono diversi modelli di società a volte contrapposti , con contraddizioni e fratture sociali derivate dalle eterne disuguaglianze che sono ben lungi dal ricomporsi.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BASTIONI-26092024-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Miavaldi ,profondo conoscitore della realtà indiana, parliamo dell'India e dei sommovimenti alla sua periferia in Sri Lanka e Bangladesh.\r\n\r\nNel contesto frammentato ed attraversato dagli eventi bellici che sta ridefinendo gli equilibri internazionali ,l'India ha una postura di equidistanza fra i blocchi che si stanno profilando. Da una parte è integrata nei BRICS dall'altra è all'interno del QUAD un'alleanza militare anti-cinese guidata dagli americani e comprendente anche giapponesi, indiani e australiani. Questa politica è erede della posizione di non allineamento (quando c'erano i due blocchi contrapposti ) di Nehru e di Indira Ghandi, ma il contesto è molto diverso e l'India è un partner commerciale importante della Cina ,nonostante le tensioni ai confini , e al contempo un rivale regionale . Intanto le cose si muovono ai confini del continente indiano ,le dinastie che hanno governato il Bangladesh e lo Sri Lanka sono state estromesse dalle rivolte popolari ,Sheikh Hasina la presidente dal pugno di ferro del Bangladesh è in esilio in India con grave imbarazzo di Modi ,mentre a Dacca il governo ad interim sostenuto dai movimenti studenteschi che hanno promosso la rivolta contro Hasina è guidato dal premio nobel Yunus con la benevola momentanea tolleranza dell'esercito.\r\n\r\nIn Sri Lanka è stato eletto nuovo presidente Anura Kumara Dissanayake leader del Partito nazionale del popolo, coalizione di sinistra che raccoglie anche i JVP il partito del presidente di tendenza marxista rivoluzionaria fondato nel 1965. Dissanayake ha promesso di sviluppare il settore manifatturiero, quello tecnologico e l’agricoltura, ma soprattutto in campagna elettorale si è posto come il candidato anticorruzione, vicino al popolo e garante della trasparenza. Sta rinegoziando con il FMI il prestito che a condizionalità insostenibili per il paese aveva contrattato Rajapaksa, rappresentante della dinastia al potere , le aspettative sono molte dopo il default sul debito ed anche le ferite della guerra civile contro i Tamil durata dal 1983 al 2009 attendono di essere rimarginate .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/Miavaldi_2024-09-27.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Pamidesse ,di Focus on Africa , approfondiamo la situazione in Sudan e in Corno d'Africa. In Sudan giovedì l’esercito regolare ha iniziato una controffensiva particolarmente intensa, la più grande degli ultimi mesi, nelle zone del paese controllate dal gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF), che sono concentrate soprattutto nella capitale Khartum. Furiosi combattimenti si registrano a Omdurman, la città gemella di Khartoum nel pieno del centro abitato con conseguenze disastrose per i civili . La guerra che sembrava congelata in una divisione del paese che ricordava lo scenario libico ha avuto quindi un accelerazione dovuta forse al rifornimento di materiale bellico ulteriore da parte degli alleati di Al Burhan (Egitto) e ad un tentativo di acquisire vantaggi sul campo in vista di una eventuale trattativa .\r\n\r\nLe condizioni della popolazione sono spaventose ,è la più grave crisi umanitaria nel mondo e oltre alle devastazioni dovute alla guerra ,le migliaia di sfollati , la carestia che affligge varie parti del paese , le violazioni dei diritti umani e le violenze esercitate dalle parti in conflitto contro la popolazione civile si aggiunge l'epidemia di colera che sta colpendo la capitale.\r\n\r\nTutto ciò avviene in un contesto regionale sempre più teso con l'Egitto che si appresta a trasferire truppe in Somalia in seguito ad un accordo con Mogadiscio in funzione anti Etiopia che invece reclama un accesso al mare in seguito agli accordi con il Somaliland per l'utilizzo in concessione di un tratto di costa sul Mar Rosso. Sullo sfondo le tensioni mai sopite tra Egitto ed Etiopia a proposito della diga del Gerd sul fiume Nilo Azzurro il cui riempimento in atto dal 2020 sta provocando le proteste dell'Egitto e del Sudan che si ritengono danneggiati nell'utilizzo delle risorse idriche del Nilo.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BASTIONI-26092024-PALAMIDESSE.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","29 Settembre 2024","2024-09-29 13:02:11","BASTIONI DI ORIONE 26/09/2024-AMERICA LATINA DISILLUSIONI E RUMORI DI SCIABOLE-SRI LANKA E BANGLADESH ,SOMMOVIMENTI NELLA PERIFERIA INDIANA -SUDAN AL BURHAN ATTACCA KHARTOUM MENTRE IL CORNO D'AFRICA E' SEDUTO SU UNA POLVERIERA.",1727614931,[424],[388],{"post_content":546},{"matched_tokens":547,"snippet":548,"value":549},[79],"trasparenza. 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I due paesi si scambiano accuse e spiccano mandati di arresto reciproci tra i due presidenti, intanto sul piano diplomatico il Messico non invita la corona di Spagna alla cerimonia d'insediamento della nuova presidente Claudia Sheinbaum a causa delle sue mancate scuse per i crimini commessi dagli spagnoli durante la conquista ,ferite che ancora bruciano.\r\n\r\nIl modello Bukele adotatto in El Salvador si propone come soluzione alla violenza diffusa ,meno diritti piu' repressione ,ma le conseguenze di queste politiche repressive si riflettono sullo stato della società civile stretta tra la violenza istituzionale e quella dei narcos che acquisiscono sempre più potere e influenza economica sul continente.\r\n\r\nUn quadro complesso in chiaroscuro che ci rimanda un America Latina nel pieno di un processo di transizione in cui si sovrappongono diversi modelli di società a volte contrapposti , con contraddizioni e fratture sociali derivate dalle eterne disuguaglianze che sono ben lungi dal ricomporsi.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/BASTIONI-26092024-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Miavaldi ,profondo conoscitore della realtà indiana, parliamo dell'India e dei sommovimenti alla sua periferia in Sri Lanka e Bangladesh.\r\n\r\nNel contesto frammentato ed attraversato dagli eventi bellici che sta ridefinendo gli equilibri internazionali ,l'India ha una postura di equidistanza fra i blocchi che si stanno profilando. 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Sul confine serbo bulgaro che siano le guardie di Frontex o quelle locali la violenza è quotidiana e impone condizioni disumanizzanti, rendendo i corpi merce di scambio.\r\nA distanza di migliaia di chilometri, sul confine messicano, la situazione non è molto differente e lega a doppio filo i flussi migratori e allo sfruttamento lavorativo.\r\nUn racconto tradotto in simultanea di compagni no borders messicani e un invito alla solidarietà internazionale.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/dalla-rotta-balcanica-al-confine-messicano-statiuniti.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \tDocumenti, case, contratti!\r\nI braccianti del foggiano bloccano per un’intera giornata i raccolti. Gli abitanti del “ghetto” di Borgo Mezzanone, considerato il più esteso d’Italia e che accoglie in prevalenza persone impegnate stagionalmente nella raccolta, rivendicano i containers finanziati dalla Ragione e lasciati vuoti solo per inerzia istituzionale.\r\nAl silenzio della Prefettura e alle provocazioni delle guardie i braccianti rispondono invadendo l’area containers.\r\nUn racconto della giornata e un invito a rimanere aggiornati. 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\r\n\r\nBastioni di Orione ritorna sull'Iran ,scosso dalle rivolte anti regime ,con Farian Sabahi giornalista e scrittrice di origine iraniana che racconta la crisi iraniana dalle pagine del Manifesto .Farian ci parla della natura sempre più estesa della rivolta ,degli scioperi dei lavoratori petroliferi e degli insegnanti,della frattura sociale che coinvolge anche la media borghesia,dello scontro di potere fra il clero e i Pasdaran, potenza militare ed economica ,della tendenza dell'Iran a rivolgersi verso oriente dal punto di vista commerciale ed economico ,del peso delle sanzioni , dell'estensione della ribellione anche nelle regioni curde e nel Belucistan.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/BASTIONI-201022-IRAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLa Tunisia è un altro paese scosso dalle proteste contro le condizioni economiche che costringono la popolazione a sopportare la penuria alimentare e dei carburanti ,ne parliamo con Arianna Poletti giornalista free lance e ricercatrice che ci racconta delle manifestazioni di piazza a Tunisi e Zarzis ,della torsione autoritaria del presidente Saied ,della crisi finanziaria che costringe la Tunisia a richiedere un prestito al FMI con contropartite pesantissime ,della repressione poliziesca ,della fine delle aspettative della rivoluzione del 2011 ,delle file per il pane e la benzina.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/BASTIONI-201022-TUNISIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine parliamo di un altra crisi quella di Haiti con Roberto Codazzi scrittore e giornalista che ci racconta del vuoto di potere dopo l'assassinio del presidente Jovenel Moise ,della presenza di gruppi armati criminali che si contendono il territorio ,della instabilità cronica del paese ,delle conseguenze del terremoto ,della richiesta d'intervento militare alle Nazione Unite ,dell'interesse di Messico e U.S.A. a controllare la zona in funzione antimigratoria ,del muro innalzato dalla Repubblica Dominicana ai confini con Haiti ,del retaggio storico del colonialismo e il debito\" monstre\" che la prima repubblica libera nata dalla rivoluzione degli schiavi dovette pagare ai francesi.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/BASTIONI-201022-HAITI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","23 Ottobre 2022","2022-10-23 15:42:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 20/10/2022- IRAN NON E' SOLO QUESTIONE DI VELO LA RIVOLTA E I SUOI RISVOLTI SOCIALI-TUNISIA LA PIAZZA RIBOLLE ,LA POLIZIA SPARA E IL PANE MANCA -HAITI CON LA SUA CRISI PERENNE SCONTA IL PECCATO ORIGINALE DI ESSERE STATA LA PRIMA REPUBBLICA NERA E INDIPENDENTE DELLA STORIA MODERNA.",1666539739,[424],[388],{"post_content":598},{"matched_tokens":599,"snippet":600,"value":601},[79],"a richiedere un prestito al \u003Cmark>FMI\u003C/mark> con 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