","WELFARE AZIENDALE CAVALLO DI TROIA PER LE PRIVATIZZAZIONI ,ANALISI DEL 6° RAPPORTO CENSIS","post",1678102712,[66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/censis/","http://radioblackout.org/tag/forza-lavoro/","http://radioblackout.org/tag/welfare-aziendale/",[70,71,72],"censis","forza lavoro","welfare aziendale",{"post_content":74,"tags":79},{"matched_tokens":75,"snippet":77,"value":78},[76,29],"forza","le superiori. Molte aziende cercano \u003Cmark>forza\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> già formata ma ben poco","In occasione della presentazione del rapporto Censis sul welfare aziendale approfondiamo con Federico Giusti ,delegato CUB, il ruolo del welfare aziendale come elemento di accelerazione dei processi di privatizzazione dei servizi ed erosione del salario sociale ,l'uso che ne fanno le aziende come sostituto degli aumenti salariali contrattuali.\r\n\r\nIl quadro che emerge dal rapporto smentisce la narrazione dominante della grande dimissione di massa ,si evidenzia un problema di bassi salari e precarietà diffusa .Il 6° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale descrive un mondo del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> nel quale per i giovani ci sono sempre meno spazi. Intanto le politiche attive del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> sono assai carenti, colpa anche dello smantellamento delle Province con il ridimensionamento dei centri per l'impiego e dei corsi destinati a disoccupati e giovani che non hanno finito le superiori. Molte aziende cercano \u003Cmark>forza\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> già formata ma ben poco investono per costruire competenze e formazione al loro interno. I lavoratori invecchiano e non solo per la cosiddetta transizione demografica del Paese. il sistema produttivo si basa su bassi salari, contratti sfavorevoli appalti e subappalti con la tendenza ad assumere \u003Cmark>forza\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> con basse retribuzioni.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/cub.mp3\"][/audio]",[80,82,85],{"matched_tokens":81,"snippet":70},[],{"matched_tokens":83,"snippet":84},[76,29],"\u003Cmark>forza\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>",{"matched_tokens":86,"snippet":72},[],[88,94],{"field":40,"indices":89,"matched_tokens":91,"snippets":93},[90],1,[92],[76,29],[84],{"field":95,"matched_tokens":96,"snippet":77,"value":78},"post_content",[76,29],1157451471441625000,{"best_field_score":99,"best_field_weight":14,"fields_matched":100,"num_tokens_dropped":52,"score":101,"tokens_matched":100,"typo_prefix_score":52},"2211897868544",2,"1157451471441625194",{"document":103,"highlight":124,"highlights":140,"text_match":97,"text_match_info":148},{"cat_link":104,"category":105,"comment_count":52,"id":106,"is_sticky":52,"permalink":107,"post_author":55,"post_content":108,"post_date":109,"post_excerpt":110,"post_id":106,"post_modified":111,"post_thumbnail":112,"post_thumbnail_html":113,"post_title":114,"post_type":63,"sort_by_date":115,"tag_links":116,"tags":121},[49],[51],"29322","http://radioblackout.org/2015/04/migranti-nella-tempesta-tra-venti-di-guerra-e-nuovi-capri-espiatori/","La più grande strage di migranti nel Mediterraneo non sembra aver prodotto tra le cassi dirigenti dell'Unione Europea molto più di una idignazione di facciata finalizzata alla costruzione di una nuova figura di \"nemico pubblico\", oggi individuata nel temibile \"scafista\", improbabile reincarnazione contemporanea del \"trafficante di schiavi\" d'antan. Peccato che i moderni negrieri siano il più delle volte migranti tra i migranti, appena più fortunati dei loro compagni di sventura ma come loro presi nella tempesta che macina vite nel prodursi dei nuovi squilibri globali. Ma per le elite di un'Europa in crisi, quello che conta è individuare un nuovo capro espiatorio da sbattere in prima pagina e su cui indirizzare gli strali, per giustificare un nuovo intervento armato che sfuma sempre più i contorni dei confini tra \"polizia globale\" e guerra (mentre i confini militari ed economici dell'Europa, quelli sì, rimangono ben chiari e presidiati).\r\nNe abbiamo palato con Alessandro Dal Lago, sociologo\r\nDal_lago__scafisti\r\nOltre l'emozione per una delle peggiori stragi di migranti di sempre, c'è la necessità di andare oltre l'emergenzialismo dell'emozione e lo sguardo fissato sul presente, per tentare di individuare le cause strutturali delle migrazioni internazionali, dentro una divisione internazionale del lavoro, prodotta da guerre, politiche del debito e aggiustamenti strutturali.\r\nAscolta l'intervista con Ferruccio Gambino\r\nferruccio_gambino","22 Aprile 2015","","2015-04-24 12:19:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Ayanda-Mabulu_Eve-right-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"221\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Ayanda-Mabulu_Eve-right-221x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Ayanda-Mabulu_Eve-right-221x300.jpg 221w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Ayanda-Mabulu_Eve-right-768x1044.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Ayanda-Mabulu_Eve-right-753x1024.jpg 753w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/Ayanda-Mabulu_Eve-right.jpg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 221px) 100vw, 221px\" />","Migranti nella tempesta, tra venti di guerra e nuovi capri espiatori",1429708682,[67,117,118,119,120],"http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/libia/","http://radioblackout.org/tag/mediterraneo/","http://radioblackout.org/tag/migranti/",[71,24,122,123,18],"libia","Mediterraneo",{"post_content":125,"tags":129},{"matched_tokens":126,"snippet":127,"value":128},[29],"dentro una divisione internazionale del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>, prodotta da guerre, politiche del","La più grande strage di migranti nel Mediterraneo non sembra aver prodotto tra le cassi dirigenti dell'Unione Europea molto più di una idignazione di facciata finalizzata alla costruzione di una nuova figura di \"nemico pubblico\", oggi individuata nel temibile \"scafista\", improbabile reincarnazione contemporanea del \"trafficante di schiavi\" d'antan. 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Ventiquattr'ore prima le fiamme avevano avvolto una parte della tendopoli di San Ferdinando, vicino a Rosarno, provocando tre feriti, uno dei quali grave. Ad inizio dicembre un incendio nel cd. \"Ghetto dei Bulgari\", vicino a Borgo Tressanti, aveva provocato la morte di un migrante, mentre solo qualche giorno prima un altro grande rogo, il secondo in un anno, era divampato nel noto Grand Ghetto, nei pressi di Foggia.\r\n\r\n \r\n\r\nIncendi che non vanno letti come \"incidenti\", perchè dietro alle fiamme ci sono precise responsabilità politiche di chi ha interesse a mantenere migliaia di lavoratori migranti in una condizione di iper-precarietà abitativa. I ghetti di Stato che proliferano da Nord a Sud, nelle campagne come nelle città, rappresentano infatti un lucroso business, oltre che un efficace dispositivo di contenimento e filtraggio di manodopera migrante a bassocosto (nel settore agricolo, nel comparto della logistica e dei trasporti, in primis). Gli incendi sono la diretta conseguenza di quel regime di \"campizzazione\" della forza lavoro che potrebbe estendersi a fasce sempre più ampie della popolazione.\r\n\r\n \r\n\r\nQuesta mattina abbiamo parlato degli incendi, della condizione abitativa dei braccianti e delle mobilitazioni che stanno portando avanti con una compagna della Rete Campagne in Lotta:\r\n\r\nIncendiCampi\r\n\r\n ","27 Gennaio 2017","2017-01-30 11:36:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/incendio-san-ferdinando-457x270-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"177\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/incendio-san-ferdinando-457x270-300x177.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/incendio-san-ferdinando-457x270-300x177.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/incendio-san-ferdinando-457x270.jpg 457w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Roghi e \"campizzazione\" della forza lavoro",1485518233,[163,164,120,165],"http://radioblackout.org/tag/braccianti/","http://radioblackout.org/tag/ghetti/","http://radioblackout.org/tag/roghi/",[34,167,18,168],"ghetti","roghi",{"post_content":170,"post_title":174},{"matched_tokens":171,"snippet":172,"value":173},[76,29],"quel regime di \"campizzazione\" della \u003Cmark>forza\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> che potrebbe estendersi a fasce","Nella tarda serata del 23 gennaio un ennesimo incendio è divampato a Borgo Mezzanone, vicino a Foggia, coinvolgendo alcune baracche della cd. \"Pista\", la baraccopoli sorta anni fa lungo la pista di decollo di un aeroporto militare dismesso, in cui vivono circa 500 migranti e che sorge nei pressi del CARA (Centro d’Accoglienza Richiedenti Asilo). 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Più precisamente la riduzione del pagamento degli straordinari può essere proposta anche da un sindacato che rappresenta meno del 30% della forza lavoro che proponga un referendum tra i lavoratori.\r\nGli straordinari possono arrivare così a 13 ore settimanali ed essere pagati il 10% in più.\r\nLe imprese sotto i 50 dipendenti, anche in assenza di referendum, possono chiedere la deroga alle norme su 35 ore e straordinari, calcolando un tempo ore su base annua.\r\nGli imprenditori possono inoltre invocare circostanze eccezionali in fasi di difficoltà economica per ridimensionare i salari, aumentare i tempi di lavoro, ma anche per licenziare.\r\nLa legge infatti definisce, ma allo stesso tempo amplia, le condizioni del licenziamento per motivi economici rendendolo possibile, come già accade in Spagna, in caso l'azienda registri risultati peggiori per «diversi trimestri consecutivi», debba affrontare una fase di riorganizzazione o di transizione tecnologica.\r\nC'è poi la questione spinosa delle indennità di licenziamento, modellata sul nostro Jobs Act e al centro delle contestazioni dei sindacati.\r\nIl governo francese ha deciso di mettere un tetto alle indennità di licenziamento senza causa realistica legandole all'anzianità del lavoratore, creando una griglia che sottrae la materia, ad eccezione dei licenziamenti discriminatori, alla decisione dei tribunali.\r\nUn licenziamento entro i primi due anni farà ottenere un'indennità pari a tre mesi di salario, tra i due e i cinque a sei mesi, e così via. E tanto basta. I detrattori in Francia hanno già annunciato la fine del Cdi, il contratto a tempo indeterminato.\r\n\r\nUna petizione contro questa nuova legge ha già raccolto centomila firme, numerosi collettivi e gruppi di lavoratori annunciano battaglia.\r\n\r\nSiamo all'alba di un nuovo movimento? 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Insieme a Carlo del SI Cobas Piacenza raccontiamo questa storia, a seguire il comunicato del sindacato:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/sicobas-carlo-piacenza.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIl S.I.Cobas piacentino esprime il più grande dolore per la perdita del nostro fratello Yaya Yafa, operaio ventiduenne impiegato presso il sito SDA di Bologna e ucciso sul lavoro dallo schiacciamento fra il retro di un camion e la ribalta di\r\nscarico del magazzino.\r\n\r\nIl bollettino di guerra dei morti sul lavoro in Italia si allunga di ora in ora, procedendo a sincrono con i dati sulla “ripresa” sbandierata dal governo: una ripresa dalle gambe di burro, fatta di precarizzazione ulteriore del mercato del lavoro e in\r\ncui la precarietà non è solo quella dei contratti, ma direttamente quella di vita. 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Il caso più specchiato lo abbiamo proprio a Piacenza, con la recrudescenza subita dai lavoratori Fedex-TNT proprio per essersi opposti allo sfondamento di questa giungla contrattuale rivendicando il\r\nmantenimento delle migliori condizioni di vita e salario conquistate in opposizione al “modello Amazon” assunto dalla Fedex, che prevede appunto il massiccio ricorso a manodopera somministrata, sottopagata e precaria tanto nel conto\r\nin banca quanto nelle condizioni di sicurezza in magazzino.\r\n\r\nCi si ferma pochi secondi a piangere la morte di una ragazzo giovanissimo, ma poi si procede a ritmo spedito verso la totale ristrutturazione del mercato del lavoro nel senso appena delineato, e si ignorano sistematicamente i troppi\r\ncampanelli d’allarme rispetto alla repressione di chi si oppone a questa barbarie.\r\n\r\nNel frattempo, il governo stringe su un ulteriore allungamento dell’età pensionabile. 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È successo a Prato, dove nello scorso novembre 21 operai e 2 studentesse sono state raggiunte da una multa per “blocco stradale” su decisione della locale Questura. I provvedimenti amministrativi si riferiscono ai fatti avvenuti il 16 ottobre 2019 davanti alla Tintoria Superlativa nella periferia di Prato. Da alcuni giorni i lavoratori organizzati con il Si Cobas erano in sciopero e il 16 ottobre un’auto in uscita dalla tintoria travolgeva il sit-in degli operai in sciopero che presidiavano l’ingresso, ferendo una sindacalista. La notizia raggiunge i lavoratori delle tintorie vicine e di altre aziende della zona, scatta immediatamente lo sciopero dalle tintorie Fada, DL, GM e dal Panificio Toscano, già al centro di un’importante vertenza. Un centinaio di lavoratori si uniscono al presidio che si sposta per un breve percorso nelle vie vicine.\r\n\r\nGli operai della Superlativa stavano protestando in quei giorni contro il mancato rispetto dell’accordo sindacale siglato a luglio al termine di un’altra fase intensa di lotta.\r\n\r\nL’accordo siglato a luglio, che impegnava l’azienda ad avviare un percorso di regolarizzazione che prevedeva assunzioni, stabilizzazioni, indennizzi, e applicazione del contratto collettivo nazionale, avrebbe dovuto mettere fine a una vertenza nata dalle condizioni di iper-sfruttamento a cui i lavoratori dell’azienda dovevano sottostare: turni lavorativi da 12 ore, di cui solo una frazione pagata, mancanza di giorni di riposo, vessazioni. Queste condizioni di lavoro erano rese possibili dalla ricattabilità della forza lavoro: prevalentemente immigrati, sottoposti al ricatto del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro.\r\n\r\nOvviamente il padrone ha cercato di violare l’accordo e la vertenza è ripresa. L’applicazione delle multe in base al Decreto Salvini, che ha aumentato le pene, sia detentive che pecuniarie, per i blocchi stradali, e che l’attuale governo ben si guarda dal rimettere in discussione, mostra come i vari Decreti Sicurezza siano tutti tesi a colpire le mobilitazioni sociali. La vicenda di Prato ben sintetizza la continuità tra le politiche securitarie e di gestione dell’immigrazione dei vari governi che si sono succeduti tra loro e le dinamiche di sfruttamento del lavoro.\r\n\r\nIl 18 gennaio si terrà a Prato un corteo contro la repressione e in solidarietà con i lavoratori e le due studentesse colpite dalle multe.\r\n\r\nAscolta la diretta con Dario, un compagno toscano che ha seguito la lotta\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/2020.01.14-dario.sciopero.prato_.mp3\"][/audio]","14 Gennaio 2020","2020-01-14 13:20:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/superlativa-sciopero-8-giorni-e1579004446367-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"108\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/superlativa-sciopero-8-giorni-e1579004446367-300x108.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/superlativa-sciopero-8-giorni-e1579004446367-300x108.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/superlativa-sciopero-8-giorni-e1579004446367-1024x367.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/superlativa-sciopero-8-giorni-e1579004446367-768x275.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/superlativa-sciopero-8-giorni-e1579004446367-1536x550.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/superlativa-sciopero-8-giorni-e1579004446367.jpg 1596w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Prato. 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Esquilino/Santa Maria Maggiore, ore 15).\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/F_m_08_10_Anna-Belligero-COBAS-su-manifestazione-nazionale-insegnanti-precari-12-ottobre.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo argomento della serata è stato quello delle lotte delle lavoratrici e lavoratori, operanti in subappalto alla Ferrero per confezionare prodotti dolciari. E' proprio grazie a questo famigerato sistema degli appalti che queste persone arrivano a prendere una paga di 5 euro l'ora, decisamente meno rispetto a chi come loro svolge la stessa mansione, ma direttamente assunto per la multinazionale cuneese. In collegamento telefonico con Vincenzo Lauricella , coordinatore nazionale lavoro privato USB, che sta seguendo questa vicenda, ci siamo fatti raccontare nei dettagli, sia in che modo si stanno organizzando i/le lavoratrici, prima contro la Proteco (la cooperativa in appalto) e poi contro la Ferrero, sia il lato più tecnico delle rivendicazioni di quest* operai*.\r\n\r\nInfatti scopriamo che non solo la Ferrero, per ora, si sta lavando totalmente le mani di questa faccenda, scaricando le responsabilità alla Proteco, ma che la complicata turnazione che vede queste persone lavorare per poche ore a settimana e alcuni mesi l'anno, è dovuto ad un contratto collettivo provinciale (firmato con i sindacati confederali) che sembra cucito ad hoc per le esigenze di stremo risparmio sulla forza lavoro in favore della famosissima multinazionale.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/F_m_08_10_Vincenzo-Lauricella-USB-su-scioperi-e-presidi-lavoratrici-subappalto-Ferrero.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Daniela e Rosa, due ricercatrici universitarie, che ci hanno parlato dell'assemblea che si era appena svolta in quel del Campus Luigi Einaudi di Torino. Con loro ci siamo addentrate nelle caratteristiche e soprattutto nelle implicazioni politiche portate dalla riforma della ministra Bernini, che con il suo DDL prospetta un'università sempre meno qualitativa per studenti e studentesse e sempre più precaria per chi ci lavora. Infatti con l'inserimento di nuove figure professionali, di fatto si allunga la trafila per chi vorrebbe entrare di ruolo come ricercatore/trice in università, dai possibili 11 anni, ai 15. Oltre a questo singolo dato, tutta la manovra sarà fatta praticamente senza copertura economica, insomma con questo governo, sono in arrivo tagli spietati per cultura e formazione pubblica. 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Una manifestazione immaginata per dare voce e spazio a molte delle rivendicazioni specifiche che stanno animando le lotte in questo periodo senza però mai perdere di vista l’orizzonte generale, ovvero quello di lottare per un’istruzione di qualità per tutti/e, per la dignità di chi lavora ogni giorno per continuare a costruirla, per il diritto delle future generazioni a un sapere laico, gratuito e di qualità.\"\r\n\r\nSi tratta del primo tentativo, dopo molto tempo, di riunire quello che il neoliberismo ha diviso, in particolare il vastissimo mondo del precariato indifeso. Un tentativo che ci lascia ben sperare. QUESTO è SOLO L'INIZIO.\r\n12 ottobre manifestazione nazionale a Roma (corteo da P. 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In collegamento telefonico con Vincenzo Lauricella , coordinatore nazionale \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> privato USB, che sta seguendo questa vicenda, ci siamo fatti raccontare nei dettagli, sia in che modo si stanno organizzando i/le lavoratrici, prima contro la Proteco (la cooperativa in appalto) e poi contro la Ferrero, sia il lato più tecnico delle rivendicazioni di quest* operai*.\r\n\r\nInfatti scopriamo che non solo la Ferrero, per ora, si sta lavando totalmente le mani di questa faccenda, scaricando le responsabilità alla Proteco, ma che la complicata turnazione che vede queste persone lavorare per poche ore a settimana e alcuni mesi l'anno, è dovuto ad un contratto collettivo provinciale (firmato con i sindacati confederali) che sembra cucito ad hoc per le esigenze di stremo risparmio sulla \u003Cmark>forza\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> in favore della famosissima multinazionale.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/F_m_08_10_Vincenzo-Lauricella-USB-su-scioperi-e-presidi-lavoratrici-subappalto-Ferrero.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Daniela e Rosa, due ricercatrici universitarie, che ci hanno parlato dell'assemblea che si era appena svolta in quel del Campus Luigi Einaudi di Torino. Con loro ci siamo addentrate nelle caratteristiche e soprattutto nelle implicazioni politiche portate dalla riforma della ministra Bernini, che con il suo DDL prospetta un'università sempre meno qualitativa per studenti e studentesse e sempre più precaria per chi ci lavora. Infatti con l'inserimento di nuove figure professionali, di fatto si allunga la trafila per chi vorrebbe entrare di ruolo come ricercatore/trice in università, dai possibili 11 anni, ai 15. Oltre a questo singolo dato, tutta la manovra sarà fatta praticamente senza copertura economica, insomma con questo governo, sono in arrivo tagli spietati per cultura e formazione pubblica. Le nostre intervistate però ci descrivono anche un buon fermento nazionale rispetto a questi temi, con assemblee e momenti di incontro che germinano lungo tutta la penisola e noi resteremo ad osservare le mobilitazioni di questo comparto che promette (e che dal lato studentesco, ha già mostrato) una calda stagione di lotte.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/F_m_08_10_Ricercatrici-universitarie-su-assemblea-contro-riforma-Bernini.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ",[491],{"field":95,"matched_tokens":492,"snippet":488,"value":489},[76,29],{"best_field_score":185,"best_field_weight":241,"fields_matched":90,"num_tokens_dropped":52,"score":469,"tokens_matched":100,"typo_prefix_score":52},{"document":495,"highlight":517,"highlights":522,"text_match":183,"text_match_info":525},{"comment_count":52,"id":496,"is_sticky":52,"permalink":497,"podcastfilter":498,"post_author":438,"post_content":499,"post_date":500,"post_excerpt":110,"post_id":496,"post_modified":501,"post_thumbnail":502,"post_title":503,"post_type":385,"sort_by_date":504,"tag_links":505,"tags":511},"90342","http://radioblackout.org/podcast/israele-due-inchieste-su-repressione-e-intimidazioni-icc-tecnocolonialismo-in-africa/",[332],"Estratti dalla puntata del 3 giugno 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nTorniamo a parlare del conflitto tra la macchina tecno-militare israeliana e la popolazione palestinese partendo da due inchieste pubblicate su +972Magazine (con Local Call e The Guardian).\r\n\r\nISRAELE: MAFIE ARABE E POLIZIA\r\n\r\nIl primo fenomeno osservato riguarda la relazione tra l’operato delle organizzazioni criminali nelle comunità arabe (e druse) e le forze di polizia israeliane; tra incremento della violenza e sottrazione di protezione da parte dello Stato.\r\n\r\nLa cosiddetta “criminalità” viene costantemente rappresentata come un fenomeno primario e non come il prodotto di condizioni economiche, sociali e politiche; conseguentemente, si indicano le forze repressive come unico modo per tutelare la popolazione dalla brutalizzazione della società.\r\n\r\nQuesta inchiesta ci offre la possibilità di riflettere sulla relazione profonda e simbiotica tra criminalità e forze di polizia nell’ambito dell’economia della repressione e del governo del territorio.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BCUPCB_israel-police.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nISRAELE: INTIMIDAZIONI VERSO LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE\r\n\r\nIl secondo fenomeno osservato concerne l’utilizzo del potenziale sorvegliante dell’apparato tecno-militare israeliano dispiegato contro la Corte Penale Internazionale, allo scopo di intimidirne i membri e arginare le conseguenze delle ripetute violazioni commesse da IDF.\r\n\r\nPartendo da una breve descrizione dell’arsenale cyberbellico di Israele e del suo posizionamento globale, passiamo alla lettura di alcuni estratti da questa inchiesta che descrive diversi tentativi di condizionamento, attraverso spionaggio e ricatti, che coinvolgono strutturalmente l’esercito, l’intelligence, l’apparato giuridico e il governo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BCUPCB_israel-ICC.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTECNO-COLONIALISMO: INFRASTRUTTURAZIONE E TECNO-SCHIAVISMO\r\n\r\nL’attuale Race for Africa non si limita allo sfruttamento delle risorse. La predazione capitalista, funzionale alla sua rivoluzione digitale, si concentra anche sull’estrazione di dati e di forza lavoro dalla popolazione del continente africano.\r\n\r\nCercheremo di osservare alcune recenti dinamiche che hanno coinvolto il cablaggio sottomarino, tra interruzioni di servizio e nuove connessioni, l’interesse cinese per la telefonia mobile e i suoi ripetitori, i programmi di conferimento di identità digitale biometrica, ma anche i segnali di fermento tra gli sfruttati del Kenya (e non solo) in risposta alle condizioni terribili dei click-jobs (moderazione di contenuti ed etichettatura dati per addestrare le AI) a cui sono costretti dalle multinazionali statunitensi.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BCUPCB_tecnocolonialismo-2.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQUI un precedente approfondimento sul tema","6 Giugno 2024","2024-06-06 13:33:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/bcupcb_israele-icc-200x110.jpg","ISRAELE: DUE INCHIESTE SU REPRESSIONE E INTIMIDAZIONI ICC - TECNOCOLONIALISMO IN AFRICA",1717680836,[506,507,508,509,449,451,510],"http://radioblackout.org/tag/cavi-sottomarini/","http://radioblackout.org/tag/colonialismo/","http://radioblackout.org/tag/economia-della-repressione/","http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/tecnocolonialimso/",[512,513,514,515,456,458,516],"cavi sottomarini","colonialismo","economia della repressione","Israele","tecnocolonialimso",{"post_content":518},{"matched_tokens":519,"snippet":520,"value":521},[76,29],"sull’estrazione di dati e di \u003Cmark>forza\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> dalla popolazione del continente africano.\r","Estratti dalla puntata del 3 giugno 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nTorniamo a parlare del conflitto tra la macchina tecno-militare israeliana e la popolazione palestinese partendo da due inchieste pubblicate su +972Magazine (con Local Call e The Guardian).\r\n\r\nISRAELE: MAFIE ARABE E POLIZIA\r\n\r\nIl primo fenomeno osservato riguarda la relazione tra l’operato delle organizzazioni criminali nelle comunità arabe (e druse) e le forze di polizia israeliane; tra incremento della violenza e sottrazione di protezione da parte dello Stato.\r\n\r\nLa cosiddetta “criminalità” viene costantemente rappresentata come un fenomeno primario e non come il prodotto di condizioni economiche, sociali e politiche; conseguentemente, si indicano le forze repressive come unico modo per tutelare la popolazione dalla brutalizzazione della società.\r\n\r\nQuesta inchiesta ci offre la possibilità di riflettere sulla relazione profonda e simbiotica tra criminalità e forze di polizia nell’ambito dell’economia della repressione e del governo del territorio.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BCUPCB_israel-police.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nISRAELE: INTIMIDAZIONI VERSO LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE\r\n\r\nIl secondo fenomeno osservato concerne l’utilizzo del potenziale sorvegliante dell’apparato tecno-militare israeliano dispiegato contro la Corte Penale Internazionale, allo scopo di intimidirne i membri e arginare le conseguenze delle ripetute violazioni commesse da IDF.\r\n\r\nPartendo da una breve descrizione dell’arsenale cyberbellico di Israele e del suo posizionamento globale, passiamo alla lettura di alcuni estratti da questa inchiesta che descrive diversi tentativi di condizionamento, attraverso spionaggio e ricatti, che coinvolgono strutturalmente l’esercito, l’intelligence, l’apparato giuridico e il governo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BCUPCB_israel-ICC.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTECNO-COLONIALISMO: INFRASTRUTTURAZIONE E TECNO-SCHIAVISMO\r\n\r\nL’attuale Race for Africa non si limita allo sfruttamento delle risorse. 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Con tutta probabilità alla ripresa delle ostilità - dichiarate e volute da una dirigenza politica sionista a caccia di risultati - assisteremo ad uno spostamento verso il sud della Striscia di Gaza dei bombardamenti e delle operazioni militari, con un probabile e se possibile ancor più tragico tributo di sangue pagato dalla popolazione civile.\r\n\r\nAl centro della puntata odierna c'è però un piccolo ma necessario approfondimento sui costi economici (e relativa sostenibilità) della guerra da parte della società israeliana. Alcuni articoli e pronuciamenti di agenzie di rating descrivono quello che sta accadendo: rischio recessione per il 2024 (Moody's), 360.000 riservisti richiamati alle armi (pari all'8% della forza lavoro complessiva, tra cui anche molti addetti ai settori di punta dell'Hi-Tech - il 18% del PIL nazionale); 120 milioni di $ persi al giorno, pari all'8% del PIL (Bloomberg); e ancora un costo diario della guerra che secondo il Ministero delle Finanze di Israele si aggira intorno ai 260 milioni di $ al giorno. Per cercare di districarci meglio tra questi dati, a prima vista esorbitanti abbiamo raggiunto un contatto che, per lavoro, si occupa di rierca in ambito di debito sovrano e rischio sui mercati emergenti.\r\n\r\nIn chiusura di trasmissione una serie di estratti audio e letture dal recente tour italiano dello storico anti-sionista israeliano Ilan Pappé, in giro per il nostro paese per presentare la traduzione italiana del suo importante libro \"10 miti su Israele\". Una lettura non banale degli eventi del 7 ottobre e una interpretazione chiara del perché, a tutt'oggi, la lotta di liberazione (e sopravvivenza) del popolo palestinese incarni, per chiunque nel mondo si batta per la giustizia sociale ad ogni latitudine, un significante politico universale.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/la-fine-30-11.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nBlowback: The Gaza war's massive toll on Israel's economy\r\n\r\nIsrael's $48 Billion War Bill Leaves Its Fate With Bond Markets\r\n\r\nJohn Mearsheimer - Stephen Walt \"La Israel Lobby e la politica estera americana\"\r\n\r\nhttps://www.foreignaffairs.com/israel/why-israel-wont-change\r\n\r\nhttps://www.economist.com/middle-east-and-africa/2023/11/26/a-brutal-battle-for-southern-gaza-beckons-after-the-truce-ends\r\n\r\n***\r\n\r\nConferenza con lo storico Ilan Pappé, Torino 26 Novembre 2023\r\n\r\nChiara Cruciati - Ilan Pappé: «Deriva messianica, il sionismo verso la sua fine»\r\n\r\nIlan Pappé - Dieci miti su Israele (Tamu Edizioni, 2022 - Ebook gratuito)","1 Dicembre 2023","2023-12-03 10:02:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/1701426778401-200x110.png","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #10 - Tenuta della StartUp Nation ?",1701453651,[],[],{"post_content":540},{"matched_tokens":541,"snippet":542,"value":543},[76,29],"alle armi (pari all'8% della \u003Cmark>forza\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> complessiva, tra cui anche molti","A una settimana dall'inizio della tregua, la dinamica con cui si consuma lo scambio ostaggi contro prigionieri sembrerebbe mostrare una tenuta piuttosto significativa dell'agibilità politico-militare di Hamas, con la macchina bellica israeliana che consegue pochi risultati effettivi nell'alveo degli obiettivi dichiarati (un solo ostaggo liberato e un solo \"pezzo grosso\" della dirigenza di Hamas ucciso). 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Ma una volta stabilito il principio si offre subito dopo una scappatoia, la classica riorganizzazione aziendale nell'appalto potrà dimostrare e giustificare il ribasso complessivo dei costi e quindi alla fine determinare anche la riduzione del costo di manodopera che poi si tradurrà in tagli di ore contrattuali e di contributi previdenziali.\r\nDa un lato si stabilisce il principio guida secondo il quale i costi del lavoro nei cambi di appalti non dovrebbero essere soggetti a ribasso ma dall'altra ci si accorge che un intervento troppo invasivo del legislatore aprirebbe la strada a innumerevoli problemi e contraddizioni. Da qui scaturiscono varie interpretazioni della norma che probabilmente è stata scritta in modo tale da poter essere in parte raggirata in nome di una migliore ed efficiente organizzazione aziendale e da qui la possibilità che il concorrente attui e giustifichi il ribasso complessivo sulla offerta complessiva includendo quindi anche il costo della manodopera.\r\nFacciamo alcuni esempi nella consapevolezza di potere essere in parte smentiti da ulteriori interpretazioni.\r\nSe in un museo introduco delle app sarà possibile risparmiare sulle guida, basta scaricarsi dal proprio smartphone una applicazione per ricevere il supporto audio nella visita, se al posto delle biglietterie introduco una macchinetta per erogare i biglietti anche in questo caso potrò riorganizzare il servizio vantando efficienza ed innovazione.\r\nSe in una ditta di pulizie inserisco sui telefonini una app che permetta di individuare le tempistiche del servizio svolto quotidianamente al contempo potrò evitare di ricorrere a una figura aziendale predisposta al controllo dei servizi e al contempo svolgere una invasiva azione di controllo sulla forza lavoro.\r\nSono solo esempi pratici di come la tecnologia al servizio dei padroni possa sancire la sostituzione di personale riducendo al contempo il costo complessivo dell'appalto e della stessa manodopera.\r\nMa torniamo alle varie interpretazioni della norma, il primo ragionamento dovrebbe riguardare proprio l'intento del legislatore che sapendo quanto sia soggetto al ribasso il costo del lavoro negli appalti avrebbe dovuto prevedere un testo blindato e non interpretabile proprio per scongiurare tagli di ore e di personale e al contempo trovare un equo equilibrio tra tecnologia e lavoro vivo.\r\nSe invece si lascia spazio al concorrente di potere dimostrare che il ribasso dell'appalto derivi da una più efficiente organizzazione aziendale , la forza lavoro non sarà tutelata e complessivamente le stazioni appaltanti, pubbliche e private, ne ricaveranno costi minori.\r\nE' un po' quello che accade con il salario minimo, la sua introduzione viene osteggiata non solo dal Governo e dal Cnel ma anche da quello che andrebbe definito il partito unico e trasversale delle privatizzazioni. La Pa nel suo complesso vede la introduzione del salario minimo come una minaccia per i conti pubblici e per la tenuta stessa del sistema degli appalti pubblici.\r\nLa salvaguardia della efficienza dell’organizzazione aziendale secondo i dettami padronali potrebbe allora giustificare il ribasso finendo con includere nella riduzione di spesa anche i costi della manodopera.\r\nQuesta lettura secondo alcuni sarebbe invece in palese contrasto con la nozione dei costi fissi e invariabili rappresentanti dal costo della manodopera ma in questo caso anche un semplice cambio del contratto nazionale applicato nell'appalto sarebbe nefasto per determinare il costo del lavoro e in Italia non esiste una norma che vincoli l'appaltatore ad applicare un determinato CCNL. Accade in molte situazioni soprattutto se nella determinazione del costo della manodopera la stazione appaltante prende in esame un CCNL meno favorevole e alla fine a vincere la gara sarà una cooperativa e magari non una azienda. E ben conosciamo quanto basso sia il costo del lavoro in alcuni CCNL applicati dal mondo cooperativo.\r\nPoi ci sono anche altre considerazioni giuslavoriste, una tra tutte merita la nostra attenzione ove si pensa che eventuali limiti imposti al costo del lavoro negli appalti determinerebbero significative limitazioni della libertà imprenditoriali e della libera concorrenza in aperto contrasto con i dettami costituzionali.\r\nDiventa quindi determinante l'operato della stazione appaltante nel determinare i costi della manodopera e nella scrittura del bando salvo poi eventuali contestazioni con il ricorso al Tar.\r\nCi sembra del tutto evidente che una normativa poco chiara porti solo al ribasso del costo della manodopera e alla libertà dell'appaltatore di applicare i contratti a lui più favorevoli oltre a dotarsi di modelli organizzativi che potrà presentare come migliori ed efficienti rispetto a quelli adottati nel passato.\r\nAmmesso ma non concesso che la volontà del legislatore sia stata quella di prevedere una tutela rafforzata per i lavoratori, la riduzione del costo della manodopera è sempre in agguato specie se si applicano contratti previsti nella contrattazione collettiva. E qui subentrano altre considerazioni, la prima tra tutte quella di un sistema della rappresentanza e della contrattazione costruita su misura per giustificare i processi di privatizzazione e il crollo del costo del lavoro e delle retribuzioni\r\nLe scelte autonome sull’organizzazione aziendale potranno a loro volta contrarre il costo del lavoro riducendo salari già da fame negli appalti.\r\nDa una parte si dice di volere sottrarre i costi della manodopera al ribasso ma dall'altra si offrono tutte le vie di uscita necessarie per interpretare la norma a uso e consumo delle aziende e cooperative ma anche delle stazioni appaltanti che alla occorrenza beneficeranno del minor costo investendo il risparmio in altre opere utili magari in chiave elettorale.\r\nSignificativa ma non esaustiva la pronuncia del Consiglio di Stato, Sez. V, 9 giugno 2023, n. 5665 che tuttavia arriva prima della riscrittura del codice degli appalti.\r\nE' significativo Il Pronunciamento del Consiglio di Stato intervenuto per non assoggettare al ribasso i costi della forza lavoro ma al contempo, soprattutto con la riscrittura delle norme, esistono troppe interpretazioni e scappatoie che lasciano campo libero a stazioni appaltanti, pubbliche e private, e agli aggiudicatari.\r\nAd esempio il concorrente potrà sempre dimostrare come la riorganizzazione aziendale rappresenti un miglioramento e da qui procedere con la contrazione del costo del lavoro presentando una offerta al ribasso tale da includere gli stessi costi di manodopera. In tale caso sarà sufficiente salvaguardare i cosiddetti trattamenti salari minimi anche se alla fine a perderci saranno sempre e solo le lavoratrici e i lavoratori degli appalti.\r\n\r\nBuon Ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/F_m_24_10_Federico-Blogger-Pisa-su-nuova-legge-appalti.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n ","27 Ottobre 2023","2023-10-27 10:46:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/391678374_714896684002126_3026103693787780650_n-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 24/10/2023",1698403576,[],[],{"post_content":562},{"matched_tokens":563,"snippet":564,"value":565},[76,29],"invasiva azione di controllo sulla \u003Cmark>forza\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>.\r\nSono solo esempi pratici di"," \r\n\r\nIl primo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Roberta sul MEETING DELLA PIATTAFORMA TSS che si terrà A BOLOGNA, 27-29 OTTOBRE 2023\r\n\r\nAbbiamo chiesto alla nostra ospite:\r\n- Il transnational social strike quando nasce e quali sono i suoi obbiettivi e sopratutto si può partecipare/aderire\r\n- il collegamento con i lavoratori di Amazon (ed altri lavoratori) e l'internazionalismo delle lotte\r\n- il programma del MEETING annuale DELLA PIATTAFORMA TSS A BOLOGNA, 27-29 OTTOBRE 2023.\r\n- Quali azioni porta avanti il transnational social strike\r\n\r\nSe volete informazioni sulla manifestazione, trovate tutti i materiali necessari qui.\r\n\r\nBuon Ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/F_m_24_10_Roberta-presenta-TSS-e-il-relativo-meeting-a-Bologna.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Federico, curatore del BLOG delegati e lavoratori indipendenti Pisa, su un articolo pubblicato sul Quotidiano Enti locali de Il Sole 24 Ore: parliamo di un testo che analizza le nuove disposizioni del Dlgs 36/2023 (nuovo codice degli appalti) relative ai costi della manodopera negli appalti.\r\nIn particolare si fa riferimento all’articolo 41, comma 14 per il quale tanto i costi della manodopera quanto quelli per la sicurezza dovrebbero essere esclusi dall’importo assoggettato a ribasso. Ma una volta stabilito il principio si offre subito dopo una scappatoia, la classica riorganizzazione aziendale nell'appalto potrà dimostrare e giustificare il ribasso complessivo dei costi e quindi alla fine determinare anche la riduzione del costo di manodopera che poi si tradurrà in tagli di ore contrattuali e di contributi previdenziali.\r\nDa un lato si stabilisce il principio guida secondo il quale i costi del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> nei cambi di appalti non dovrebbero essere soggetti a ribasso ma dall'altra ci si accorge che un intervento troppo invasivo del legislatore aprirebbe la strada a innumerevoli problemi e contraddizioni. Da qui scaturiscono varie interpretazioni della norma che probabilmente è stata scritta in modo tale da poter essere in parte raggirata in nome di una migliore ed efficiente organizzazione aziendale e da qui la possibilità che il concorrente attui e giustifichi il ribasso complessivo sulla offerta complessiva includendo quindi anche il costo della manodopera.\r\nFacciamo alcuni esempi nella consapevolezza di potere essere in parte smentiti da ulteriori interpretazioni.\r\nSe in un museo introduco delle app sarà possibile risparmiare sulle guida, basta scaricarsi dal proprio smartphone una applicazione per ricevere il supporto audio nella visita, se al posto delle biglietterie introduco una macchinetta per erogare i biglietti anche in questo caso potrò riorganizzare il servizio vantando efficienza ed innovazione.\r\nSe in una ditta di pulizie inserisco sui telefonini una app che permetta di individuare le tempistiche del servizio svolto quotidianamente al contempo potrò evitare di ricorrere a una figura aziendale predisposta al controllo dei servizi e al contempo svolgere una invasiva azione di controllo sulla \u003Cmark>forza\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark>.\r\nSono solo esempi pratici di come la tecnologia al servizio dei padroni possa sancire la sostituzione di personale riducendo al contempo il costo complessivo dell'appalto e della stessa manodopera.\r\nMa torniamo alle varie interpretazioni della norma, il primo ragionamento dovrebbe riguardare proprio l'intento del legislatore che sapendo quanto sia soggetto al ribasso il costo del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> negli appalti avrebbe dovuto prevedere un testo blindato e non interpretabile proprio per scongiurare tagli di ore e di personale e al contempo trovare un equo equilibrio tra tecnologia e \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> vivo.\r\nSe invece si lascia spazio al concorrente di potere dimostrare che il ribasso dell'appalto derivi da una più efficiente organizzazione aziendale , la \u003Cmark>forza\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> non sarà tutelata e complessivamente le stazioni appaltanti, pubbliche e private, ne ricaveranno costi minori.\r\nE' un po' quello che accade con il salario minimo, la sua introduzione viene osteggiata non solo dal Governo e dal Cnel ma anche da quello che andrebbe definito il partito unico e trasversale delle privatizzazioni. La Pa nel suo complesso vede la introduzione del salario minimo come una minaccia per i conti pubblici e per la tenuta stessa del sistema degli appalti pubblici.\r\nLa salvaguardia della efficienza dell’organizzazione aziendale secondo i dettami padronali potrebbe allora giustificare il ribasso finendo con includere nella riduzione di spesa anche i costi della manodopera.\r\nQuesta lettura secondo alcuni sarebbe invece in palese contrasto con la nozione dei costi fissi e invariabili rappresentanti dal costo della manodopera ma in questo caso anche un semplice cambio del contratto nazionale applicato nell'appalto sarebbe nefasto per determinare il costo del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> e in Italia non esiste una norma che vincoli l'appaltatore ad applicare un determinato CCNL. Accade in molte situazioni soprattutto se nella determinazione del costo della manodopera la stazione appaltante prende in esame un CCNL meno favorevole e alla fine a vincere la gara sarà una cooperativa e magari non una azienda. E ben conosciamo quanto basso sia il costo del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> in alcuni CCNL applicati dal mondo cooperativo.\r\nPoi ci sono anche altre considerazioni giuslavoriste, una tra tutte merita la nostra attenzione ove si pensa che eventuali limiti imposti al costo del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> negli appalti determinerebbero significative limitazioni della libertà imprenditoriali e della libera concorrenza in aperto contrasto con i dettami costituzionali.\r\nDiventa quindi determinante l'operato della stazione appaltante nel determinare i costi della manodopera e nella scrittura del bando salvo poi eventuali contestazioni con il ricorso al Tar.\r\nCi sembra del tutto evidente che una normativa poco chiara porti solo al ribasso del costo della manodopera e alla libertà dell'appaltatore di applicare i contratti a lui più favorevoli oltre a dotarsi di modelli organizzativi che potrà presentare come migliori ed efficienti rispetto a quelli adottati nel passato.\r\nAmmesso ma non concesso che la volontà del legislatore sia stata quella di prevedere una tutela rafforzata per i lavoratori, la riduzione del costo della manodopera è sempre in agguato specie se si applicano contratti previsti nella contrattazione collettiva. E qui subentrano altre considerazioni, la prima tra tutte quella di un sistema della rappresentanza e della contrattazione costruita su misura per giustificare i processi di privatizzazione e il crollo del costo del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> e delle retribuzioni\r\nLe scelte autonome sull’organizzazione aziendale potranno a loro volta contrarre il costo del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> riducendo salari già da fame negli appalti.\r\nDa una parte si dice di volere sottrarre i costi della manodopera al ribasso ma dall'altra si offrono tutte le vie di uscita necessarie per interpretare la norma a uso e consumo delle aziende e cooperative ma anche delle stazioni appaltanti che alla occorrenza beneficeranno del minor costo investendo il risparmio in altre opere utili magari in chiave elettorale.\r\nSignificativa ma non esaustiva la pronuncia del Consiglio di Stato, Sez. V, 9 giugno 2023, n. 5665 che tuttavia arriva prima della riscrittura del codice degli appalti.\r\nE' significativo Il Pronunciamento del Consiglio di Stato intervenuto per non assoggettare al ribasso i costi della \u003Cmark>forza\u003C/mark> \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> ma al contempo, soprattutto con la riscrittura delle norme, esistono troppe interpretazioni e scappatoie che lasciano campo libero a stazioni appaltanti, pubbliche e private, e agli aggiudicatari.\r\nAd esempio il concorrente potrà sempre dimostrare come la riorganizzazione aziendale rappresenti un miglioramento e da qui procedere con la contrazione del costo del \u003Cmark>lavoro\u003C/mark> presentando una offerta al ribasso tale da includere gli stessi costi di manodopera. 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