","A Camp Darby le forze speciali italiane","post",1592308806,[62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/camp-darby/","http://radioblackout.org/tag/comfose/","http://radioblackout.org/tag/forze-speciali-italiane/","http://radioblackout.org/tag/guerre-non-convenzionali/","http://radioblackout.org/tag/operazioni-psicologiche/",[68,22,33,35,31],"camp darby",{"post_content":70,"post_title":76,"tags":82},{"matched_tokens":71,"snippet":74,"value":75},[72,73],"Forze","Speciali","nuova sede del Comando delle \u003Cmark>Forze\u003C/mark> \u003Cmark>Speciali\u003C/mark> dell’Esercito (COMFOSE), presente il ministro","Il Comando italiano delle operazioni \u003Cmark>speciali\u003C/mark> e psicologiche si sposta in provincia di Pisa. Venerdì 12 giugno è stata inaugurata la nuova sede del Comando delle \u003Cmark>Forze\u003C/mark> \u003Cmark>Speciali\u003C/mark> dell’Esercito (COMFOSE), presente il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.\r\nL’area a nord della grande base di Camp Darby, in Toscana, è stata presa in consegna dalle \u003Cmark>forze\u003C/mark> armate \u003Cmark>italiane\u003C/mark> a seguito della decisione del Pentagono di rivedere le modalità organizzative e di gestione di quello che è il principale hub di stoccaggio di mezzi e sistemi d’arma delle \u003Cmark>forze\u003C/mark> terrestri Usa nel sud Europa.\r\nCon un investimento infrastrutturale plurimilionario, l’Esercito italiano ha un nuovo centro strategico dove ospitare le \u003Cmark>forze\u003C/mark> d’élite destinate alle guerre “non convenzionali” e alle famigerate operazioni psicologiche.\r\nIl nuovo comprensorio “italiano” a Camp Darby rientra nell’ambito dell’ambizioso programma di rinnovamento del patrimonio immobiliare e di realizzazione di basi militari di nuova generazione denominato “caserme verdi”, per cui l’Esercito prevede di spendere un miliardo e mezzo di euro da qui ai prossimi dieci anni.\r\nIl Comando di COMFOSE che si è insediato nell’area settentrionale di Camp Darby sovrintende alle attività, all’addestramento e all’acquisizione dei materiali delle quattro unità dell’Esercito assegnate alle cosiddette “operazioni \u003Cmark>speciali”\u003C/mark>, che verranno trasferite tutte nella nuova base.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, antimilitarista, insegnante, blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/2020-06-16-forze-speciali-mazzeo.mp3\"][/audio]\r\n\r\nscarica l'audio\r\n\r\n\r\nLeggi il suo articolo:\r\n\r\nhttps://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2020/06/a-camp-darby-il-comando-italiano-delle.html#more",{"matched_tokens":77,"snippet":81,"value":81},[78,79,80],"forze","speciali","italiane","A Camp Darby le \u003Cmark>forze\u003C/mark> \u003Cmark>speciali\u003C/mark> \u003Cmark>italiane\u003C/mark>",[83,85,87,90,92],{"matched_tokens":84,"snippet":68},[],{"matched_tokens":86,"snippet":22},[],{"matched_tokens":88,"snippet":89},[78,79,80],"\u003Cmark>forze\u003C/mark> \u003Cmark>speciali\u003C/mark> \u003Cmark>italiane\u003C/mark>",{"matched_tokens":91,"snippet":35},[],{"matched_tokens":93,"snippet":31},[],[95,100,103],{"field":36,"indices":96,"matched_tokens":97,"snippets":99},[17],[98],[78,79,80],[89],{"field":101,"matched_tokens":102,"snippet":81,"value":81},"post_title",[78,79,80],{"field":104,"matched_tokens":105,"snippet":74,"value":75},"post_content",[72,73],1736172819517538300,{"best_field_score":108,"best_field_weight":109,"fields_matched":110,"num_tokens_dropped":48,"score":111,"tokens_matched":110,"typo_prefix_score":48},"3315704398080",13,3,"1736172819517538411",{"document":113,"highlight":140,"highlights":145,"text_match":148,"text_match_info":149},{"cat_link":114,"category":115,"comment_count":48,"id":116,"is_sticky":48,"permalink":117,"post_author":51,"post_content":118,"post_date":119,"post_excerpt":54,"post_id":116,"post_modified":120,"post_thumbnail":121,"post_thumbnail_html":122,"post_title":123,"post_type":59,"sort_by_date":124,"tag_links":125,"tags":134},[45],[47],"75421","http://radioblackout.org/2022/05/serantini-la-memoria-di-ieri-nelle-lotte-di-oggi/","A Pisa, lo scorso sabato, cinquantesimo anniversario dell’assassinio di Franco Serantini, un corteo ha attraversato il centro cittadino per ricordare un compagno massacrato di botte dalla polizia, nel segno della continuità delle lotte contro il fascismo e contro la guerra e il militarismo.\r\nIn un territorio occupato militarmente sin dal 1945 da una base militare statunitense, Camp Darby, e da numerose strutture militari italiane, il governo ha deciso di costruire a Coltano, nell’area protetta di San Rossore, una caserma “green” per i reparti di elite dei carabinieri: i paracadutisti del Tuscania, il Comando delle Forze Speciali dell'Esercito, Comfose, le unità cinofile.\r\nNe abbiamo parlato con Dario, un compagno attivo nelle lotte tra Pisa e Livorno\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-05-10-dario-corteo-pisa.mp3\"][/audio]\r\n\r\nRiportiamo di seguito il documento della Federazione Anarchica Livornese che offre una ricostruzione del clima politico in cui fu assassinato il compagno Franco Serantini.\r\n\r\n1972-2022 Franco Serantini vive nelle lotte\r\n\r\nSono passati 50 anni dal maggio del 1972 quando Franco Serantini venne picchiato da un gruppo di agenti di polizia e poi lasciato morire senza cure in una cella del carcere di Pisa. Era stato arrestato mentre partecipava a una manifestazione antifascista nel corso della quale si erano verificati scontri tra chi protestava e le forze dell’ordine.\r\n\r\nFranco aveva poco più di 20 anni, faceva parte del Gruppo Anarchico “Giuseppe Pinelli” di Pisa e partecipava insieme a tanti compagne e compagni alle numerose iniziative che si svolgevano a Pisa in quegli anni di grande attivismo politico che aveva coinvolto un' intera generazione di giovani. Franco lottava contro gli esecutori fascisti e i mandanti governativi della Strage di Stato (Piazza Fontana, 1969), l'assassinio di Giuseppe Pinelli e l'ingiusta detenzione di Pietro Valpreda e compagni, accusati della strage da una macchinazione poliziesca.\r\n\r\nDella morte di Franco Serantini non è certo responsabile un triste destino personale, come banalmente troppe volte si è detto, ma la violenza e la repressione di governo e polizia. I governi dell'epoca prima vollero fermare le lotte operaie con la strategia della tensione e con la strage di Piazza Fontana, a Milano, il 12 dicembre del 1969, poi vollero mettere a tacere le proteste per l'assassinio di Pinelli e l'ingiusta detenzione degli anarchici impedendo manifestazioni di piazza nell'anniversario della strage, nel 1970 (assassinio di Saverio Saltarelli) e nel 1971.\r\n\r\nIn quegli anni il fascismo era dilagante: la Spagna era sotto il tallone di Franco dal 1939, in Grecia un colpo di Stato favorito dalla NATO aveva portato al governo la sanguinaria giunta dei colonnelli, mentre un'altra dittatura militare appoggiata sempre dalla NATO opprimeva la Turchia. Anche in Francia il gollismo era ancora al potere, conquistato con un colpo di Stato nel 1958. In Italia il presidente della Repubblica era stato eletto col voto dei fascisti.\r\n\r\nL'11 marzo del 1972, in occasione di una manifestazione della cosiddetta \"Maggioranza Silenziosa\", organizzata da caporioni fascisti implicati nelle trame nere, molte forze politiche che avevano dato vita alla campagna di controinformazione sulla Strage di Stato decise di riprendersi la piazza a Milano ad ogni costo. La concentrazione antifascista sarà ripetutamente aggredita dalla polizia e dai carabinieri, ma difenderà fino a sera il proprio diritto di manifestare. Quella giornata spinse alcuni gruppi extraparlamentari e alcuni gruppi e individualità del movimento anarchico ad approfittare della campagna elettorale in corso per contestare i comizi fascisti e denunciare le connivenze tra fascisti ed apparato statale. I Gruppi Anarchici Toscani, struttura unitaria costituitasi nell'autunno del 1971, decisero di partecipare a queste manifestazioni, per dare uno sbocco operativo alla campagna di controinformazione sulla Strage di Stato, per trasformare la lotta antifascista in lotta insurrezionale. Franco Serantini e il Gruppo \"Pinelli\" di Pisa avevano partecipato all'elaborazione di quella linea e alla sua applicazione pratica.\r\n\r\nFu così che a Viareggio, a Livorno, a Firenze, a Pistoia, in ogni località della Toscana e in tutta Italia, i comizi fascisti venivano accolti da manifestazioni di protesta, spesso duramente represse da polizia e carabinieri. La risposta dello Stato alle proteste si fece sempre più violenta, fino a culminare il 5 maggio nelle violenze poliziesche che porteranno all'assinio di Franco Serantini.\r\n\r\nLe elezioni del 1972 videro un aumento dei voti fascisti e in generale uno spostamento a destra del Parlamento. Ma più dei voti, a lungo andare pesarono le proteste di piazza: le mobilitazioni della primavera del 1972 dimostrarono che c'era tanta gente che non credeva alle bugie di Stato, e che era pronta a combattere per la verità la giustizia e la libertà. Nel novembre di quell'anno il governo, vista inutile le repressione, con una legge apposita scarcerò gli anarchici accusati ingiustamente, sperando così di porre fine alla crescente delegittimazione.\r\n\r\nFranco Serantini è stato assassinato per le sue scelte politiche, per il suo impegno, per il suo essere parte di un movimento più ampio, per la sua militanza rivoluzionaria nel Movimento Anarchico. L’assassinio di Franco Serantini ha avuto a che vedere con la violenza che lo Stato esercita attraverso i suoi apparati e i suoi servi, una violenza iniziata ben prima del maggio del 1972 e che ancora non è finita.\r\n\r\nSono passati 50 anni, la situazione politica e sociale è diversa, ma Franco Serantini non è stato dimenticato.Il suo impegno ci ha accompagnato in tutti questi anni in tante lotte. Perché nel 2022, come nel 1972, Franco è ancora con noi.","10 Maggio 2022","2022-05-10 14:44:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"141\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-300x141.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-300x141.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-1024x481.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-768x361.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882-1536x722.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/280057755_5061095873967633_8740651682420516001_n-e1652186643882.jpg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Serantini. 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Carabinieri paracadutisti “Tuscania”, al GIS, e al Centro cinofili. Ma è da oltre due anni in realtà che l’area per la mega caserma è stata individuata, infatti già il 23 dicembre 2019 la Camera dei deputati impegnava il governo con un Odg firmato da Rizzo (M5S), Presidente della Commissione IV Difesa della Camera, a valutare la destinazione delle risorse necessarie alla costruzione della base.\r\nQuando esponenti politici dei partiti che partecipano al governo o amministratori locali affermano che non ne sapevano niente, se non che addirittura che sono contrari, non la raccontano giusta. Queste informazioni erano pubbliche da tempo.\r\n\r\nSi sta formando un movimento di opposizione al progetto, per rifiutare l’ennesimo scempio ecologico e l’ennesima base di guerra che incrementerà la militarizzazione della zona. Molti in questo contesto denunciano la beffa dell’uso dei fondi del PNRR per la transizione ecologica per realizzare la base, mettono in luce la fragilità del territorio che sarebbe definitivamente compromessa da una progetto che prevede 440 mila metri cubi di nuove edificazioni da costruire all’interno di un Parco protetto, su una area complessiva di 730 mila metri quadrati. Questo progetto devastante si inserisce in un quadro già molto grave, segnato dall’ampliamento in corso della base USA di Camp Darby e dall’apertura circa due anni fa della base del COMFOSE (Comando delle Forze Speciali dell’Esercito). Progetti che spesso sono approvati dalla grande menzogna della transizione ecologica, vero e proprio greenwashing del settore bellico, come il progetto “caserme verdi” che ha finanziato interamente la costruzione della base del COMFOSE. Si tratta di un piano complessivo di riorganizzazione dei reggimenti che compongono forze speciali e di intervento rapido e che sono in via di trasferimento dalle sedi di Livorno all’area compresa tra San Piero a Grado e Coltano, dove si sposteranno tutte le attività addestrative.\r\n\r\nQuesti reggimenti, impiegati nelle missioni di guerra fuori dai confini nazionali, saranno concentrati attorno alla base di Camp Darby, che già oggi è uno dei principali arsenali statunitensi nel mondo, rifornisce di armi e materiale bellico tutta l’area mediterranea e mediorientale e si prepara ad incrementare questo ruolo. La creazione di un vero e proprio polo della guerra tra Livorno e Pisa era già stato annunciato dall’allargamento dell’Aeroporto militare di Pisa Dall’Oro con il progetto dell’Hub militare circa dieci anni fa.\r\n\r\nRifiutiamo la nuova gigantesca base a Coltano, insieme all’ampliamento di Camp Darby e alla nuova sede del COMFOSE. È necessario lottare per una smilitarizzazione del nostro territorio, perché a Livorno, come anche a Pisa, sappiamo bene cosa significa subire la presenza di questi reggimenti in città: la continua propaganda di guerra, per celebrare le missioni a cui partecipano; le parate nostalgiche e l’esaltazione della dittatura fascista; le prepotenze dei militari; la devastazione ecologica e sociale che accompagna la militarizzazione del territorio. Per questo sosteniamo le iniziative contro questo progetto. In questi mesi la guerra in Ucraina e il riarmo degli stati europei che l’accompagna, fa temere in una espansione del conflitto. La partecipazione dell’Italia con l’invio di militari ai confini con l’Ucraina a potenziare le missioni NATO si inserisce in un più generale inasprimento della politica militare italiana, particolarmente evidente nell’impegno neocoloniale condotto dallo stato italiano in Libia, nel Sahel, e in altre zone dell’Africa, spesso al fianco dell’ENI. Missioni ormai presentate secondo una nuova retorica guerrafondaia, non più come “umanitarie”, ma come interventi per la “difesa dell’interesse nazionale”, rendendo chiaro il rinnovato carattere predatorio e aggressivo della politica estera dell’Italia. Abbiamo costituito mesi fa il Coordinamento per il ritiro delle missioni militari proprio per opporci a questa nuova prospettiva di guerra. Su queste premesse oggi ci uniamo a chi sul piano antimilitarista si oppone a questo progetto, ribadendo che basi e caserme non le vogliamo né all’Ardenza, né a Coltano, né altrove.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli del Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-19-dario-coltano.mp3\"][/audio]","19 Aprile 2022","2022-04-19 15:16:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/pineta-coltano-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/pineta-coltano-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/pineta-coltano-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/pineta-coltano-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/pineta-coltano-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/pineta-coltano-1536x864.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/pineta-coltano.jpg 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Una nuova base militare? 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Progetti che spesso sono","Nelle ultime settimane la notizia del progetto di costruzione di una gigantesca base militare nei pressi di Coltano, tra Pisa e Livorno, è divenuta di dominio pubblico dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 23 marzo del DPCM che decreta l’intervento infrastrutturale per la costruzione della base che sarà destinata al I Rgt. Carabinieri paracadutisti “Tuscania”, al GIS, e al Centro cinofili. Ma è da oltre due anni in realtà che l’area per la mega caserma è stata individuata, infatti già il 23 dicembre 2019 la Camera dei deputati impegnava il governo con un Odg firmato da Rizzo (M5S), Presidente della Commissione IV Difesa della Camera, a valutare la destinazione delle risorse necessarie alla costruzione della base.\r\nQuando esponenti politici dei partiti che partecipano al governo o amministratori locali affermano che non ne sapevano niente, se non che addirittura che sono contrari, non la raccontano giusta. Queste informazioni erano pubbliche da tempo.\r\n\r\nSi sta formando un movimento di opposizione al progetto, per rifiutare l’ennesimo scempio ecologico e l’ennesima base di guerra che incrementerà la militarizzazione della zona. Molti in questo contesto denunciano la beffa dell’uso dei fondi del PNRR per la transizione ecologica per realizzare la base, mettono in luce la fragilità del territorio che sarebbe definitivamente compromessa da una progetto che prevede 440 mila metri cubi di nuove edificazioni da costruire all’interno di un Parco protetto, su una area complessiva di 730 mila metri quadrati. Questo progetto devastante si inserisce in un quadro già molto grave, segnato dall’ampliamento in corso della base USA di Camp Darby e dall’apertura circa due anni fa della base del COMFOSE (Comando delle \u003Cmark>Forze\u003C/mark> \u003Cmark>Speciali\u003C/mark> dell’Esercito). Progetti che spesso sono approvati dalla grande menzogna della transizione ecologica, vero e proprio greenwashing del settore bellico, come il progetto “caserme verdi” che ha finanziato interamente la costruzione della base del COMFOSE. Si tratta di un piano complessivo di riorganizzazione dei reggimenti che compongono \u003Cmark>forze\u003C/mark> \u003Cmark>speciali\u003C/mark> e di intervento rapido e che sono in via di trasferimento dalle sedi di Livorno all’area compresa tra San Piero a Grado e Coltano, dove si sposteranno tutte le attività addestrative.\r\n\r\nQuesti reggimenti, impiegati nelle missioni di guerra fuori dai confini nazionali, saranno concentrati attorno alla base di Camp Darby, che già oggi è uno dei principali arsenali statunitensi nel mondo, rifornisce di armi e materiale bellico tutta l’area mediterranea e mediorientale e si prepara ad incrementare questo ruolo. La creazione di un vero e proprio polo della guerra tra Livorno e Pisa era già stato annunciato dall’allargamento dell’Aeroporto militare di Pisa Dall’Oro con il progetto dell’Hub militare circa dieci anni fa.\r\n\r\nRifiutiamo la nuova gigantesca base a Coltano, insieme all’ampliamento di Camp Darby e alla nuova sede del COMFOSE. È necessario lottare per una smilitarizzazione del nostro territorio, perché a Livorno, come anche a Pisa, sappiamo bene cosa significa subire la presenza di questi reggimenti in città: la continua propaganda di guerra, per celebrare le missioni a cui partecipano; le parate nostalgiche e l’esaltazione della dittatura fascista; le prepotenze dei militari; la devastazione ecologica e sociale che accompagna la militarizzazione del territorio. Per questo sosteniamo le iniziative contro questo progetto. In questi mesi la guerra in Ucraina e il riarmo degli stati europei che l’accompagna, fa temere in una espansione del conflitto. La partecipazione dell’Italia con l’invio di militari ai confini con l’Ucraina a potenziare le missioni NATO si inserisce in un più generale inasprimento della politica militare italiana, particolarmente evidente nell’impegno neocoloniale condotto dallo stato italiano in Libia, nel Sahel, e in altre zone dell’Africa, spesso al fianco dell’ENI. Missioni ormai presentate secondo una nuova retorica guerrafondaia, non più come “umanitarie”, ma come interventi per la “difesa dell’interesse nazionale”, rendendo chiaro il rinnovato carattere predatorio e aggressivo della politica estera dell’Italia. Abbiamo costituito mesi fa il Coordinamento per il ritiro delle missioni militari proprio per opporci a questa nuova prospettiva di guerra. Su queste premesse oggi ci uniamo a chi sul piano antimilitarista si oppone a questo progetto, ribadendo che basi e caserme non le vogliamo né all’Ardenza, né a Coltano, né altrove.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli del Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari \u003Cmark>italiane\u003C/mark> all’estero\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-19-dario-coltano.mp3\"][/audio]",[189],{"field":104,"matched_tokens":190,"snippet":186,"value":187},[72,73],{"best_field_score":150,"best_field_weight":151,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":48,"score":152,"tokens_matched":110,"typo_prefix_score":48},{"document":193,"highlight":221,"highlights":226,"text_match":148,"text_match_info":229},{"cat_link":194,"category":195,"comment_count":48,"id":196,"is_sticky":48,"permalink":197,"post_author":51,"post_content":198,"post_date":199,"post_excerpt":54,"post_id":196,"post_modified":200,"post_thumbnail":201,"post_thumbnail_html":202,"post_title":203,"post_type":59,"sort_by_date":204,"tag_links":205,"tags":213},[45],[47],"74689","http://radioblackout.org/2022/04/9-aprile-corteo-contro-la-guerra-e-chi-la-arma/","Il prossimo sabato a Torino si svolgerà un corteo di informazione e lotta contro la guerra e chi la arma.\r\nA Torino sta per partire la costruzione della Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. La città dell’aerospazio, che sorgerà tra corso Francia e corso Marche, è stata candidata come sede di un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa e l’ufficio regionale per l’Europa del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.\r\nTorino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte.\r\nBloccare la nascita di un nuovo polo di ricerca, progettazione e costruzione di ordigni bellici, impedire che la NATO abbia una sua base a Torino è un impegno concreto contro la guerra. \r\nLa manifestazione, che mira a rompere il muro di silenziosa omertà che copre la decisione di trasformare la nostra città in centro armiero di eccellenza, si muoverà per il centro cittadino, partendo dal piazza Borgodora.\r\n\r\nContro la guerra e chi la arma\r\nSabato 9 aprile\r\ncorteo\r\nore 14,30 \r\nPiazza Borgo Dora al Balon\r\n\r\n* No alla città dell'aerospazio, nuovo polo di ricerca, progettazione e produzione di armi.\r\n\r\n* No al progetto D.I.A.N.A. della Nato a Torino\r\n\r\n* Chiusura e riconversione dell'industria bellica\r\n\r\n* No all’ENI che devasta l’ambiente e promuove guerre per il gas e il petrolio\r\n\r\n* Contro la guerra ai poveri che in ogni dove pagano il prezzo più alto. No al carovita!\r\n\r\n* No alle spese militari! Vogliamo case, scuole, ospedali, trasporti per tutt*\r\n\r\n* Stop all'invio di armi in Ucraina, ritiro di tutte le missioni militari all'estero\r\n\r\n* Solidarietà ed accoglienza ai profughi di tutte le guerre\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-05-corteo-no-guerra-9-aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\n* Contro tutti gli imperialismi per un mondo senza frontiere\r\n\r\nCoordinamento contro la guerra e chi la arma – Torino\r\n\r\ninfo: antimilitarista.to@gmail.com\r\n\r\nAscolta l’approfondimento:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/2022-04-05-corteo-no-guerra-9-aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito il testo analitico dell’Assemblea antimilitarista\r\n\r\nDisertiamo la guerra!\r\nL’Italia è in guerra. Sebbene le forze armate del Belpaese abbiano preso parte attiva a conflitti in Europa, Africa e Medioriente sin dal 1992, la gran parte delle persone è convinta che l’ultima guerra sia finita nel 1945. I governi che si sono succeduti hanno coperto le operazioni belliche tricolori sotto un manto di ipocrisia. Missioni umanitarie, operazioni di polizia internazionali hanno travestito l’invio di truppe sui fronti di guerra in Somalia, Libano, Serbia, Iraq, Afganistan, Libia.\r\nQuest’estate, per la prima volta in quarant’anni un ministro della Difesa, in occasione del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, ha rivendicato spudoratamente le avventure neocoloniali delle forze armate come strumento di tutela degli interessi dell’Italia.\r\nBen 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari.\r\n\r\nIl conflitto imperialista tra la NATO, che mira a continuare l’espansione ad est cominciata dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, e la Russia, che, dopo decenni di arretramento, ha deciso di passare al contrattacco occupando l’Ucraina, ha visto un repentino ritorno alla retorica umanitaria tipica dei governi di Roma.\r\nDal 24 febbraio, quando la Russia ha attaccato l’Ucraina, sono scesi in piazza anche i guerrafondai del PD, che si oppongono alla guerra spedendo armi al governo Zelensky. In un tripudio di bandiere nazionali ucraine e arcobaleni della pace viene messo in scena un pacifismo armato, chiaramente schierato con uno dei due imperialismi che si stanno sfidando sulla pelle di chi vive in Ucraina e deve affrontare morte, bombe, paura, coscrizione obbligatoria.\r\nIl governo ha proclamato lo Stato di emergenza “umanitario”. Questa decisione conferisce poteri straordinari all’esecutivo, che ha mano libera nella gestione dell’impegno dell’Italia nel conflitto in Ucraina. Un ponte aereo ha trasportato in Polonia armi destinate al governo Zelensky sin dal 2 marzo. Draghi ha deciso un ulteriore aumento della spesa militare e l’invio di truppe sul fronte est della NATO. 500 militari, scelti tra gli incursori della Marina, Col Moschin, Forze speciali dell'Aeronautica e Task Force 45, si vanno ad aggiungere ai 240 alpini in Lettonia e i 138 uomini dell'Aeronautica in Romania. Nel Mar Nero ci sono la fregata FREMM “Margottini” e il cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con i cacciabombardieri F-35.\r\n\r\n\r\nNoi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. L’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove.\r\nLe frontiere sono solo linee sottili su una mappa: un nulla che solo militari ben armati rendono tragicamente reali. Cancelliamole!\r\n\r\nA Torino sta per partire la costruzione della Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. La città dell’aerospazio, che sorgerà tra corso Francia e corso Marche, è stata candidata come sede di un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa e l’ufficio regionale per l’Europa del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.\r\nTorino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte.\r\nBloccare la nascita di un nuovo polo di ricerca, progettazione e costruzione di ordigni bellici, impedire che la NATO abbia una sua base a Torino è un impegno concreto contro la guerra.\r\nOpporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, all’invio di armi al governo Ucraino, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere a tutti i profughi e ai migranti è un concreto ed urgente fronte di lotta.\r\nPer fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. 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Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale. La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali.\r\nAppuntamento in piazza degli affari alle 14,30\r\nNe abbiamo parlato con Massimo dell’assemblea antimilitarista\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-29-massimo-2-aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\ndi seguito il testo di indizione completo:\r\n\r\n2 Aprile Milano\r\n\r\n\r\nMANIFESTAZIONE\r\n\r\nContro tutte le guerre e chi le arma\r\n\r\nContro le politiche guerrafondaie dell'ENI\r\n\r\nL’Italia è in guerra. I governi che si sono succeduti hanno coperto le operazioni belliche tricolori sotto un manto di ipocrisia. Missioni umanitarie, operazioni di polizia internazionali hanno travestito l’invio di truppe sui fronti di guerra in Somalia, Libano, Serbia, Iraq, Afganistan, Libia. Quest’estate, per la prima volta in quarant’anni un ministro della Difesa, in occasione del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, ha rivendicato spudoratamente le avventure neocoloniali delle forze armate come strumento di tutela degli interessi dell’Italia. Ben 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale. La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali insieme ai loro strapagati consulenti. Sono loro che lasciano ad altri il “lavoro sporco” mentre pianificano una guerra invisibile, che apparentemente non distrugge, non sparge sangue. Il fronte non è solo sui campi di battaglia ma passa attraverso le nostre città e le nostre vite. Un fronte invisibile, solo apparentemente silenzioso, ma che ogni giorno presenta il bollettino di caduti che hanno tanti volti. Il volto della classe lavoratrice, con il carovita e il progressivo prelievo dai salari per finanziare le spese militari ormai senza limite. Il volto delle giovani generazioni ripagate con la precarietà, con salari che bastano solo a sopravvivere. Il volto dell’ambiente devastato per alimentare la macchina della produzione. Essere in piazza significa denunciare tutto questo e lottare per una trasformazione sociale radicale che investa tutte e tutti, umani e non umani, per costruire un presente ed un futuro senza sfruttamento, oppressione, guerre e saccheggio dell’ambiente. Contro informare, organizzarci e lottare sono le nostre armi. Le armi della dignità delle persone e della coscienza antiautoritaria di classe. Il conflitto imperialista tra la NATO, che mira a continuare l’espansione ad est cominciata dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, e la Russia, che, dopo decenni di arretramento, ha deciso di passare al contrattacco occupando l’Ucraina, ha causato un grande balzo in avanti della propaganda militarista. Draghi ha deciso un ulteriore aumento della spesa militare e l’invio di truppe sul fronte est della NATO. 500 militari, scelti tra gli incursori della Marina, Col Moschin, Forze speciali dell'Aeronautica e Task Force 45, si vanno ad aggiungere ai 240 alpini in Lettonia e i 138 uomini dell'Aeronautica in Romania. Nel Mar Nero ci sono la fregata FREMM “Margottini” e il cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con i cacciabombardieri F-35. Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica e nazionalista, diretta emanazione della logica patriarcale, come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche.\r\n\r\nL’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove. Opporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere a tutti i profughi, ai migranti e ai disertori è un concreto ed urgente fronte di lotta.\r\n\r\nIl 2 aprile saremo quindi in piazza a denunciare le guerre scaturite dagli interessi delle multinazionali energetiche, dal mantenimento di apparati militari sempre più costosi e dalla devastazione dell’ambiente schiacciato dalla logica feroce del profitto. Per indicare in modo chiaro i responsabili manifesteremo nelle piazze del potere finanziario da Piazza Affari a Piazza della Scala.\r\n\r\nContro le banche, i veri padroni del sistema energetico, i responsabili della rapina ambientale e del finanziamento dell’apparato industriale militare. Per fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. A partire dalle nostre città.\r\n\r\nSciopero generale\r\n\r\nboicottaggio e blocco delle basi militari e delle fabbriche di morte!\r\n\r\nAppuntamento h.14.30 in piazza Affari a Milano\r\n\r\nASSEMBLEA ANTIMILITARISTA\r\n\r\n\r\n ","29 Marzo 2022","2022-03-29 14:56:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"111\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi-300x111.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi-300x111.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi-768x284.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-28-banner-2-aprile-mi.jpg 851w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Milano 2 aprile. 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La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali insieme ai loro strapagati consulenti. Sono loro che lasciano ad altri il “lavoro sporco” mentre pianificano una guerra invisibile, che apparentemente non distrugge, non sparge sangue. Il fronte non è solo sui campi di battaglia ma passa attraverso le nostre città e le nostre vite. Un fronte invisibile, solo apparentemente silenzioso, ma che ogni giorno presenta il bollettino di caduti che hanno tanti volti. Il volto della classe lavoratrice, con il carovita e il progressivo prelievo dai salari per finanziare le spese militari ormai senza limite. Il volto delle giovani generazioni ripagate con la precarietà, con salari che bastano solo a sopravvivere. Il volto dell’ambiente devastato per alimentare la macchina della produzione. 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La promozione di Domenico “Marco” Minniti da sottosegretario con delega ai Servizi segreti a ministro dell’Interno suggerisce di no. Il cambio al Viminale coincide con l’avvio di nuovi programmi di contrasto delle migrazioni “irregolari”, di gestione dell’ordine pubblico e repressione del dissenso. Peraltro alla vigilia di due importanti appuntamenti internazionali, che hanno contribuito alla scelta di rinviare la fine della legislatura: la celebrazione del 60esimo anniversario della firma del Trattato istitutivo della Cee (il 25 marzo a Roma) e, soprattutto, il vertice dei Capi di Stato del G7 a Taormina il 26 e 27 maggio.\r\nIn vista di tali scadenze, Marco Minniti appare come il politico più “adeguato” per consolidare il giro di vite securitario sul fronte interno e – in vista delle politiche – strappare a leghisti e centrodestra il monopolio della narrazione sul “pericolo” immigrato e sulla “sicurezza”. Di comprovata fede Nato, vicino all’establishment ultraconservatore degli Stati Uniti d’America e alle centrali d’intelligence più o meno occulte del nostro Paese, il suo curriculum vitae e le trame tessute in questi anni ci spiegano come e perché.\r\n\r\nLa sua “creatura” è l’ICSA, di cui sino alla morte è stato presidente Francesco Cossiga. Un nome un programma.\r\n\r\nEterogeneo per ideologie e orientamenti politici anche se in buona parte i cuori battono per l’ordine sociale e la conservazione, il consiglio scientifico della Fondazione ICSA testimonia la portata e la forza della rete di relazioni istituzionali, nazionali e internazionali, realizzata nel tempo da Marco Minniti. Si tratta di una lunga lista di Capi di Stato Maggiore delle forze armate e dell’Arma dei carabinieri; comandanti dei reparti speciali della Nato e dei servizi segreti; segretari e consiglieri militari di presidenti del consiglio e ministri; diplomatici, magistrati, responsabili della security di importanti holding economiche; giornalisti, professori universitari e finanche consulenti e analisti della CIA e dei dipartimenti statunitensi per la lotta al terrorismo.\r\n\r\nCoordinatore del Consiglio scientifico della Fondazione ICSA il sociologo Italo Saverio Trento.\r\n\r\nMembri\r\n\r\nAmm. Gianfranco Battelli, dal 1979 al 1983 a capo del cosiddetto “ufficio I” incaricato della valutazione, produzione e aggiornamento di tutti i documenti d’intelligence della Marina Militare; successivamente capo di Gabinetto del ministero della Difesa e dal 1996 al 2001 direttore del Sismi (i vecchi servizi segreti militari) e infine consigliere della Corte dei Conti.\r\n\r\nAmm. Sergio Biraghi, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare dal 2004 al 2006 e poi consigliere militare del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.\r\n\r\nGen. Carlo Cabigiosu, già vicecomandante del Corpo d’Armata di reazione Rapida della Nato in Germania, poi Capo di Stato maggiore del Comando Regionale delle Forze Terrestri Alleate del Sud Europa (il primo generale italiano ad assumere tale carica, da sempre ricoperta da militari Usa), comandante della Forza Nato in Kosovo (2000-01), rappresentante dell’Italia al Senior Official Group (SOG) della Nato per la revisione della struttura di Comando dell'Alleanza e infine consigliere militare della Missione italiana in Iraq (2003-04).\r\n\r\nGen. Vincenzo Camporini, dal 2008 al 2011 Capo di Stato maggiore della difesa e poi consulente dell’allora ministro degli esteri Franco Frattini; oggi è vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali e membro della Fondazione Italia-Usa.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovanni De Carli ed Edoardo Esposito, generali della Guardia di Finanza.\r\n\r\nGen. Giampaolo Ganzer, già comandante dei reparti dei Carabinieri impegnati contro la colonna veneto-friulana delle Brigate Rosse e delle teste di cuoio che liberarono il generale Usa James Lee Dozier sequestrato dalle Br a Verona nel 1981. Nel 2002 è stato nominato comandante del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) dell’Arma dei Carabinieri, incarico ricoperto sino al luglio 2012 nonostante la condanna in primo grado a 14 anni per “associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso e ad altri reati”, commessi nel corso di alcune operazioni antidroga dei ROS. Dopo la riduzione della condanna in secondo grado a 4 anni e 11 mesi di reclusione, lo scorso anno è scatta la prescrizione per i reati dopo la revisione della Cassazione.\r\n\r\nGen. Fabio Mini, esperto di geostrategia, ex comandante della missione Nato in Kosovo dal 2002 al 2003, autore di articoli per Limes, l’Espresso, la Repubblica e Il Fatto Quotidiano.\r\n\r\nGen. Mario Nunzella, già Capo di Stato maggiore dell’Arma dei Carabinieri, ex consigliere per la sicurezza del Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, poi responsabile del coordinamento delle forze di polizia presso il Ministero dell’Interno. Nel giugno 2000 è stato nominato comandante del ROS dei Carabinieri.\r\n\r\nGen. Stefano Panato, ex sottocapo di Stato maggiore dell’Aeronautica (si è interessato ai programmi di sviluppo dei cacciabombardieri Tornado, Amx ed Eurofighter 2000), poi presidente del Centro Alti Studi per la Difesa (CASD), l’organismo di più alto livello nel campo della formazione e degli studi di sicurezza e vicedirettore del Sismi e dell’AISE (l’agenzia che sovrintende alla gestione dei servizi segreti). Dal 1999 al 2002 è stato consigliere militare presso la Rappresentanza d’Italia al Consiglio Atlantico a Bruxelles; oggi ricopre il ruolo coordinatore del Centro Studi Militari Aeronautici (Cesma) “Giulio Dohuet” di Roma.\r\n\r\nGen. Luciano Piacentini, già comandante del battaglione d’assalto “Col Moschin” e successivamente capo di Stato Maggiore della brigata paracadutisti “Folgore” e consigliere per la sicurezza in diverse aree del continente asiatico.\r\n\r\nGen. Sergio Siracusa, prima addetto militare presso l’ambasciata d’Italia a Washington, poi sottocapo di Stato maggiore presso il Comando Forze terrestri alleate del Sud Europa di Verona, direttore del Sismi dal 1994 al 1996, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri dal 1997 al 2002 e infine Consigliere di Stato.\r\n\r\nGiancarlo Capaldo, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Roma ed ex collaboratore dei ministri della prima Repubblica Sebastiano Vassalli e Virginio Rognoni.\r\n\r\nStefano Dambruoso, ex magistrato a Milano dove ha condotto inchieste sulle cellule anarco-insurrezionaliste e sul terrorismo jidahista in Italia, dal 2008 Capo dell’Ufficio coordinamento attività internazionali del ministero della Giustizia, poi membro del Consiglio direttivo dell’Agenzia per la sicurezza nucleare e dal febbraio 2013 deputato alla Camera, eletto in Lombardia con Scelta Civica e transitato nel gruppo scissionista Civici e Innovatori. Membro anch’egli della Fondazione Italia-USA, nel gennaio 2016, unitamente al parlamentare Pd Andrea Manciulli (presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della NATO) ha presentato la proposta di legge “Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista”.\r\n\r\nNicola Di Giannantonio, prefetto fuori ruolo presso la Presidenza del Consiglio nel 2000 e successivamente direttore della Sovrintendenza Centrale dei Servizi di Sicurezza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.\r\n\r\nDomenico Vulpiani, prefetto e direttore dell’Ufficio centrale ispettivo del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, dal 1978 al 1988 responsabile dei servizi di protezione dei Presidenti della Repubblica Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro, di alcuni presidenti del Consiglio e ministri dell’Interno. Dal 1990 al 1996 presso la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione ha ricoperto diversi incarichi in materia di antiterrorismo; dal 1996 al 2001 è stato a capo della DIGOS di Roma, dal 2001 al 2009 direttore del Servizio Polizia Postale, ufficio specializzato nel contrasto ai crimini postali ed informatici e del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche del Paese.\r\n\r\nGiovanni Castellaneta, già ambasciatore d’Italia negli Usa dal 2005 al 2009 (anni in cui vengono sottoscritti accordi strategici con Washington in campo militare e industriale, come ad esempio la coproduzione dei cacciabombardieri F-35, l’installazione del terminale MUOS a Niscemi e dei droni d’intelligence a Sigonella); successivamente presidente del consiglio di amministrazione di SACE (il gruppo assicurativo-finanziario a favore delle imprese italiane che operano all’estero, interamente controllato dalla Cassa depositi e Prestiti) e membro del Cda di Finmeccanica (l’holding a capo del complesso militare-industriale italiano). È stato inoltre consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio Berlusconi e suo rappresentante personale per i Vertici del G8 del 2001 e del 2005.\r\n\r\nGuido Lenzi, ambasciatore, già rappresentante permanente presso l’OSCE a Vienna, direttore dell’Istituto Europeo di Studi di Sicurezza a Parigi e consigliere diplomatico presso il ministero degli affari esteri e della difesa.\r\n\r\nAndrea Monorchio, originario di Reggio Calabria, ex ragioniere generale dello Stato, docente di materie economiche presso l’Università di Siena e la Luiss di Roma, per alcuni anni presidente del Cda di Infrastrutture S.p.A. (società voluta dal ministero del Tesoro per finanziare le grandi opere pubbliche) e dei collegi sindacali di Eni, Fintecna e Telespazio (gruppo Finmeccanica). Nell’ottobre 2011 è stato nominato vicepresidente della Banca popolare di Vicenza.\r\n\r\nPaolo Savona, già direttore generale e poi amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro (1989-1990), presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (dal 1990 al 1999 e dal 2010 al 2014), dei Cda di holding e società come Impregilo, Gemina, Aeroporti di Roma, Consorzio Venezia Nuova, Banca di Roma, membro dei Cda di RCS, TIM Italia, Capitalia. Savona è stato pure presidente della Commissione d’indagine sul nucleare in Italia e membro delle Commissioni Ortona e Jucci per la riforma dei servizi di sicurezza.\r\n\r\nAsher Daniel Colombo e Marzio Barbagli, docenti di sociologia dell’Università di Bologna, consulenti di fiducia del ministero dell’Interno e autori di diverse pubblicazioni sulle migrazioni internazionali e le “relazioni” immigrati-sicurezza-criminalità in Italia.\r\n\r\nSalvatore Tucci, docente di Calcolatori elettronici presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università “Tor Vergata” di Roma, dal 1999 al 2008 responsabile del sistema informativo della Presidenza del consiglio dei ministri.\r\n\r\nI giornalisti Andrea Nativi direttore della Rivista Italiana Difesa e Carlo Panella ex dirigente di Lotta Continua, collaboratore de Il Foglio e responsabile delle tribune politiche Mediaset, nominato da Marco Minniti quale membro della Commissione di studio sulla Jihad in Italia.\r\n\r\nI direttori della security e protezione aziendale, Raffaele Di Lella di ENAC (l’Ente nazionale per l’aviazione civile) e Franco Fiumara delle Ferrovie dello Stato (quest’ultimo ha pure diretto le compagnie della Guardia di finanza di Mondragone e Gela e il Nucleo centrale Polizia tributaria di Roma - Sezione Stupefacenti; nel dicembre 2014 è stato eletto presidente di Colpofer, l’Associazione internazionale dei Capi delle strutture di sicurezza aziendale ferroviaria di 24 paesi e della Polizia dei trasporti).\r\n\r\nLuisa Franchina, ingegnere elettronico ed esperta di strategie di sicurezza delle reti e dell’informazione, dal 2011 al 2013 direttrice generale del Nucleo operativo per gli attentati NBCR (nucleari, biologici, chimici e radiologici) presso la Presidenza del Consiglio e successivamente delegata italiana per la Protezione civile presso il comando Nato di Bruxelles.\r\n\r\nGli ispettori generali della Police nationale francese, Hélène Martini (già consigliere tecnico per la sicurezza interna del Presidente della Repubblica) ed Emile Pérez, direttore del Service de Coopération Technique Internationale de Police e presidente di Francopol.\r\n\r\nFrances Fragos Townsend, ex consigliere per la sicurezza nazionale e le politiche di lotta al terrorismo del presidente Usa George W. Bush, nonché inviata speciale per le ispezioni alla prigione-lager “Abu Ghraib” in Iraq, nota al mondo per i crimini commessi dai militari statunitensi a danno dei reclusi. Tra il 2006 e il 2007, l’allora vice-ministro all’interno Marco Minniti e il prefetto Carlo De Stefano (al tempo direttore centrale della Polizia di prevenzione e coordinatore del Comitato di analisi strategica antiterrorismo) ebbero modo d’incontrare più volte a Roma e Washington la consigliere Townsend per uno “scambio di informazioni Italia-Usa sulla “minaccia terroristica”.\r\n\r\nKurt Volker, ex ambasciatore Usa alla Nato (su nomina del presidente George W. Bush) ed ex analista internazionale della CIA, managing director del Centro per le Relazioni Transatlantiche alla Johns Hopkins University. Già consulente del senatore ultraconservatore John MacCain e vicedirettore dell’allora Segretario generale della NATO George Robertson (1998-2001), Volker ha ricoperto l’incarico di consulente del Dipartimento di Stato in preparazione dei summit Nato di Praga (2002) e Istanbul (2004).\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, autore di un profilo di Minniti, uscito su Left.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2017 01 17 minniti mazzeo","17 Gennaio 2017","2017-01-20 16:11:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Cossiga-e-Minniti-600x400-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Cossiga-e-Minniti-600x400-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Cossiga-e-Minniti-600x400-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/Cossiga-e-Minniti-600x400.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Minniti. 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Peraltro alla vigilia di due importanti appuntamenti internazionali, che hanno contribuito alla scelta di rinviare la fine della legislatura: la celebrazione del 60esimo anniversario della firma del Trattato istitutivo della Cee (il 25 marzo a Roma) e, soprattutto, il vertice dei Capi di Stato del G7 a Taormina il 26 e 27 maggio.\r\nIn vista di tali scadenze, Marco Minniti appare come il politico più “adeguato” per consolidare il giro di vite securitario sul fronte interno e – in vista delle politiche – strappare a leghisti e centrodestra il monopolio della narrazione sul “pericolo” immigrato e sulla “sicurezza”. Di comprovata fede Nato, vicino all’establishment ultraconservatore degli Stati Uniti d’America e alle centrali d’intelligence più o meno occulte del nostro Paese, il suo curriculum vitae e le trame tessute in questi anni ci spiegano come e perché.\r\n\r\nLa sua “creatura” è l’ICSA, di cui sino alla morte è stato presidente Francesco Cossiga. Un nome un programma.\r\n\r\nEterogeneo per ideologie e orientamenti politici anche se in buona parte i cuori battono per l’ordine sociale e la conservazione, il consiglio scientifico della Fondazione ICSA testimonia la portata e la forza della rete di relazioni istituzionali, nazionali e internazionali, realizzata nel tempo da Marco Minniti. Si tratta di una lunga lista di Capi di Stato Maggiore delle \u003Cmark>forze\u003C/mark> armate e dell’Arma dei carabinieri; comandanti dei reparti \u003Cmark>speciali\u003C/mark> della Nato e dei servizi segreti; segretari e consiglieri militari di presidenti del consiglio e ministri; diplomatici, magistrati, responsabili della security di importanti holding economiche; giornalisti, professori universitari e finanche consulenti e analisti della CIA e dei dipartimenti statunitensi per la lotta al terrorismo.\r\n\r\nCoordinatore del Consiglio scientifico della Fondazione ICSA il sociologo Italo Saverio Trento.\r\n\r\nMembri\r\n\r\nAmm. Gianfranco Battelli, dal 1979 al 1983 a capo del cosiddetto “ufficio I” incaricato della valutazione, produzione e aggiornamento di tutti i documenti d’intelligence della Marina Militare; successivamente capo di Gabinetto del ministero della Difesa e dal 1996 al 2001 direttore del Sismi (i vecchi servizi segreti militari) e infine consigliere della Corte dei Conti.\r\n\r\nAmm. Sergio Biraghi, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare dal 2004 al 2006 e poi consigliere militare del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.\r\n\r\nGen. Carlo Cabigiosu, già vicecomandante del Corpo d’Armata di reazione Rapida della Nato in Germania, poi Capo di Stato maggiore del Comando Regionale delle Forze Terrestri Alleate del Sud Europa (il primo generale italiano ad assumere tale carica, da sempre ricoperta da militari Usa), comandante della Forza Nato in Kosovo (2000-01), rappresentante dell’Italia al Senior Official Group (SOG) della Nato per la revisione della struttura di Comando dell'Alleanza e infine consigliere militare della Missione italiana in Iraq (2003-04).\r\n\r\nGen. Vincenzo Camporini, dal 2008 al 2011 Capo di Stato maggiore della difesa e poi consulente dell’allora ministro degli esteri Franco Frattini; oggi è vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali e membro della Fondazione Italia-Usa.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovanni De Carli ed Edoardo Esposito, generali della Guardia di Finanza.\r\n\r\nGen. Giampaolo Ganzer, già comandante dei reparti dei Carabinieri impegnati contro la colonna veneto-friulana delle Brigate Rosse e delle teste di cuoio che liberarono il generale Usa James Lee Dozier sequestrato dalle Br a Verona nel 1981. Nel 2002 è stato nominato comandante del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) dell’Arma dei Carabinieri, incarico ricoperto sino al luglio 2012 nonostante la condanna in primo grado a 14 anni per “associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso e ad altri reati”, commessi nel corso di alcune operazioni antidroga dei ROS. Dopo la riduzione della condanna in secondo grado a 4 anni e 11 mesi di reclusione, lo scorso anno è scatta la prescrizione per i reati dopo la revisione della Cassazione.\r\n\r\nGen. Fabio Mini, esperto di geostrategia, ex comandante della missione Nato in Kosovo dal 2002 al 2003, autore di articoli per Limes, l’Espresso, la Repubblica e Il Fatto Quotidiano.\r\n\r\nGen. Mario Nunzella, già Capo di Stato maggiore dell’Arma dei Carabinieri, ex consigliere per la sicurezza del Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, poi responsabile del coordinamento delle \u003Cmark>forze\u003C/mark> di polizia presso il Ministero dell’Interno. Nel giugno 2000 è stato nominato comandante del ROS dei Carabinieri.\r\n\r\nGen. Stefano Panato, ex sottocapo di Stato maggiore dell’Aeronautica (si è interessato ai programmi di sviluppo dei cacciabombardieri Tornado, Amx ed Eurofighter 2000), poi presidente del Centro Alti Studi per la Difesa (CASD), l’organismo di più alto livello nel campo della formazione e degli studi di sicurezza e vicedirettore del Sismi e dell’AISE (l’agenzia che sovrintende alla gestione dei servizi segreti). Dal 1999 al 2002 è stato consigliere militare presso la Rappresentanza d’Italia al Consiglio Atlantico a Bruxelles; oggi ricopre il ruolo coordinatore del Centro Studi Militari Aeronautici (Cesma) “Giulio Dohuet” di Roma.\r\n\r\nGen. Luciano Piacentini, già comandante del battaglione d’assalto “Col Moschin” e successivamente capo di Stato Maggiore della brigata paracadutisti “Folgore” e consigliere per la sicurezza in diverse aree del continente asiatico.\r\n\r\nGen. Sergio Siracusa, prima addetto militare presso l’ambasciata d’Italia a Washington, poi sottocapo di Stato maggiore presso il Comando \u003Cmark>Forze\u003C/mark> terrestri alleate del Sud Europa di Verona, direttore del Sismi dal 1994 al 1996, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri dal 1997 al 2002 e infine Consigliere di Stato.\r\n\r\nGiancarlo Capaldo, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Roma ed ex collaboratore dei ministri della prima Repubblica Sebastiano Vassalli e Virginio Rognoni.\r\n\r\nStefano Dambruoso, ex magistrato a Milano dove ha condotto inchieste sulle cellule anarco-insurrezionaliste e sul terrorismo jidahista in Italia, dal 2008 Capo dell’Ufficio coordinamento attività internazionali del ministero della Giustizia, poi membro del Consiglio direttivo dell’Agenzia per la sicurezza nucleare e dal febbraio 2013 deputato alla Camera, eletto in Lombardia con Scelta Civica e transitato nel gruppo scissionista Civici e Innovatori. Membro anch’egli della Fondazione Italia-USA, nel gennaio 2016, unitamente al parlamentare Pd Andrea Manciulli (presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della NATO) ha presentato la proposta di legge “Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista”.\r\n\r\nNicola Di Giannantonio, prefetto fuori ruolo presso la Presidenza del Consiglio nel 2000 e successivamente direttore della Sovrintendenza Centrale dei Servizi di Sicurezza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.\r\n\r\nDomenico Vulpiani, prefetto e direttore dell’Ufficio centrale ispettivo del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, dal 1978 al 1988 responsabile dei servizi di protezione dei Presidenti della Repubblica Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro, di alcuni presidenti del Consiglio e ministri dell’Interno. Dal 1990 al 1996 presso la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione ha ricoperto diversi incarichi in materia di antiterrorismo; dal 1996 al 2001 è stato a capo della DIGOS di Roma, dal 2001 al 2009 direttore del Servizio Polizia Postale, ufficio specializzato nel contrasto ai crimini postali ed informatici e del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche del Paese.\r\n\r\nGiovanni Castellaneta, già ambasciatore d’Italia negli Usa dal 2005 al 2009 (anni in cui vengono sottoscritti accordi strategici con Washington in campo militare e industriale, come ad esempio la coproduzione dei cacciabombardieri F-35, l’installazione del terminale MUOS a Niscemi e dei droni d’intelligence a Sigonella); successivamente presidente del consiglio di amministrazione di SACE (il gruppo assicurativo-finanziario a favore delle imprese \u003Cmark>italiane\u003C/mark> che operano all’estero, interamente controllato dalla Cassa depositi e Prestiti) e membro del Cda di Finmeccanica (l’holding a capo del complesso militare-industriale italiano). È stato inoltre consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio Berlusconi e suo rappresentante personale per i Vertici del G8 del 2001 e del 2005.\r\n\r\nGuido Lenzi, ambasciatore, già rappresentante permanente presso l’OSCE a Vienna, direttore dell’Istituto Europeo di Studi di Sicurezza a Parigi e consigliere diplomatico presso il ministero degli affari esteri e della difesa.\r\n\r\nAndrea Monorchio, originario di Reggio Calabria, ex ragioniere generale dello Stato, docente di materie economiche presso l’Università di Siena e la Luiss di Roma, per alcuni anni presidente del Cda di Infrastrutture S.p.A. (società voluta dal ministero del Tesoro per finanziare le grandi opere pubbliche) e dei collegi sindacali di Eni, Fintecna e Telespazio (gruppo Finmeccanica). Nell’ottobre 2011 è stato nominato vicepresidente della Banca popolare di Vicenza.\r\n\r\nPaolo Savona, già direttore generale e poi amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro (1989-1990), presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (dal 1990 al 1999 e dal 2010 al 2014), dei Cda di holding e società come Impregilo, Gemina, Aeroporti di Roma, Consorzio Venezia Nuova, Banca di Roma, membro dei Cda di RCS, TIM Italia, Capitalia. Savona è stato pure presidente della Commissione d’indagine sul nucleare in Italia e membro delle Commissioni Ortona e Jucci per la riforma dei servizi di sicurezza.\r\n\r\nAsher Daniel Colombo e Marzio Barbagli, docenti di sociologia dell’Università di Bologna, consulenti di fiducia del ministero dell’Interno e autori di diverse pubblicazioni sulle migrazioni internazionali e le “relazioni” immigrati-sicurezza-criminalità in Italia.\r\n\r\nSalvatore Tucci, docente di Calcolatori elettronici presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università “Tor Vergata” di Roma, dal 1999 al 2008 responsabile del sistema informativo della Presidenza del consiglio dei ministri.\r\n\r\nI giornalisti Andrea Nativi direttore della Rivista Italiana Difesa e Carlo Panella ex dirigente di Lotta Continua, collaboratore de Il Foglio e responsabile delle tribune politiche Mediaset, nominato da Marco Minniti quale membro della Commissione di studio sulla Jihad in Italia.\r\n\r\nI direttori della security e protezione aziendale, Raffaele Di Lella di ENAC (l’Ente nazionale per l’aviazione civile) e Franco Fiumara delle Ferrovie dello Stato (quest’ultimo ha pure diretto le compagnie della Guardia di finanza di Mondragone e Gela e il Nucleo centrale Polizia tributaria di Roma - Sezione Stupefacenti; nel dicembre 2014 è stato eletto presidente di Colpofer, l’Associazione internazionale dei Capi delle strutture di sicurezza aziendale ferroviaria di 24 paesi e della Polizia dei trasporti).\r\n\r\nLuisa Franchina, ingegnere elettronico ed esperta di strategie di sicurezza delle reti e dell’informazione, dal 2011 al 2013 direttrice generale del Nucleo operativo per gli attentati NBCR (nucleari, biologici, chimici e radiologici) presso la Presidenza del Consiglio e successivamente delegata italiana per la Protezione civile presso il comando Nato di Bruxelles.\r\n\r\nGli ispettori generali della Police nationale francese, Hélène Martini (già consigliere tecnico per la sicurezza interna del Presidente della Repubblica) ed Emile Pérez, direttore del Service de Coopération Technique Internationale de Police e presidente di Francopol.\r\n\r\nFrances Fragos Townsend, ex consigliere per la sicurezza nazionale e le politiche di lotta al terrorismo del presidente Usa George W. Bush, nonché inviata speciale per le ispezioni alla prigione-lager “Abu Ghraib” in Iraq, nota al mondo per i crimini commessi dai militari statunitensi a danno dei reclusi. Tra il 2006 e il 2007, l’allora vice-ministro all’interno Marco Minniti e il prefetto Carlo De Stefano (al tempo direttore centrale della Polizia di prevenzione e coordinatore del Comitato di analisi strategica antiterrorismo) ebbero modo d’incontrare più volte a Roma e Washington la consigliere Townsend per uno “scambio di informazioni Italia-Usa sulla “minaccia terroristica”.\r\n\r\nKurt Volker, ex ambasciatore Usa alla Nato (su nomina del presidente George W. Bush) ed ex analista internazionale della CIA, managing director del Centro per le Relazioni Transatlantiche alla Johns Hopkins University. 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Dall'appello francese di luglio si arrivò poi al convegno di Bologna a fine settembre, in questa puntata l'approfondimento è dedicato al dibattito che si creò nel nostro paese, i testi utilizzati in questa puntata sono \"l'orda d'oro\" di Nanni Balestrini e Primo Moroni e \"Il ghiaccio era sottile\" di Marcello Tarì.\r\n\r\n \r\n\r\n6 marzo 2015 parte 1\r\n\r\n6 marzo 2015 parte 2\r\n\r\n6 marzo 2015 parte 3\r\n\r\npuntata del 13 marzo 2015\r\n\r\nTrasmissione dedicata alle BR, siamo nel terzo trimestre del 1977 che va da luglio a settembre, dopo una breve cronologia utilizziamo le parole scritte da alcuni protagonisti dell'epoca: Mario Moretti intervistato da Paola Mosca e Rossana Rossanda nel libro \"Brigate Rosse, una storia italiana\" e Prospero Gallinari nel libro \" un contadino nella metropoli\".\r\n\r\n\r\n\r\n13 marzo 2015 parte 1\r\n\r\n13 marzo 2015 parte 2\r\n\r\n13 marzo 2015 parte 3\r\n\r\npuntata del 20 marzo 2015\r\n\r\nDa un documento uscito nel settembre del 1977 dal titolo\"diario di lotta: tribunali speciali di Bologna, Torino e Milano\" dedichiamo la trasmissione alla storia dei tre processi alle BR del 1977, un primo processo nell'aprile di quell'anno si tenne a Bologna, considerato come prova generale del processo al nucleo storico che si sarebbe tenuto a Torino il 3 maggio, processo che era iniziato e interrotto nel 1976 dopo l'esecuzione del giudice Coco a Genova, anche in questo caso il processo riprende e si interrompe in quanto a pochi giorni dal suo inizio viene ucciso Fulvio Croce presidente dell'ordine degli avvocati torinesi, l'ultimo processo è quello di giugno in quel di Milano. Dal libro: \"dossier brigate rosse 1976-1978\" kaos edizioni.\r\n\r\n\r\n\r\n20 marzo 2015 parte 1\r\n\r\n20 marzo 2015 parte 2\r\n\r\n20 marzo 2015 parte 3\r\n\r\npuntata del 27 marzo 2015\r\n\r\nAncora una trasmissione dedicata alla lotta armata, approfondiamo attraverso i libri la nascita e lo sviluppo di Prima Linea, già avevamo parlato di questa organizzazione in compagnia di un membro del gruppo nel 1977, il quale ci aveva raccontato come era strutturata l'organizzazione e la sua storia personale, questa puntata è incentrata sulla storia e sulle prime azioni firmate PL a Torino e Milano.\r\n\r\n\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","30 Marzo 2015","2018-10-17 23:09:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/bambino-con-tamburo-200x110.jpg","I podcast di 19e59: le trasmissioni di marzo 2015","podcast",1427726938,[357,358,359,360,361,362],"http://radioblackout.org/tag/19-59/","http://radioblackout.org/tag/1977/","http://radioblackout.org/tag/br/","http://radioblackout.org/tag/convegno-bologna-77/","http://radioblackout.org/tag/prima-linea/","http://radioblackout.org/tag/repressione/",[364,365,366,367,368,369],"19-59","1977","BR","convegno bologna '77","prima linea","repressione",{"post_content":371},{"matched_tokens":372,"snippet":374,"value":375},[373,78],"italiano","contro la repressione, il \"movimento\" \u003Cmark>italiano\u003C/mark> era attaccato da una parte dalle \u003Cmark>forze\u003C/mark> di polizia e dall'altra da","puntata del 6 marzo 2015\r\n\r\n\r\n\r\nNel luglio del 1977 arrivò da oltralpe l'appello degli intellettuali francesi ad agire contro la repressione, il \"movimento\" \u003Cmark>italiano\u003C/mark> era attaccato da una parte dalle \u003Cmark>forze\u003C/mark> di polizia e dall'altra da le \u003Cmark>forze\u003C/mark> politiche tutte, PCI compreso, anzi proprio i suoi burocrati fecero pressione sugli intellettuali della sinistra a schierarsi con il partito e la sua linea o contro di esso. 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Dal libro: \"dossier brigate rosse 1976-1978\" kaos edizioni.\r\n\r\n\r\n\r\n20 marzo 2015 parte 1\r\n\r\n20 marzo 2015 parte 2\r\n\r\n20 marzo 2015 parte 3\r\n\r\npuntata del 27 marzo 2015\r\n\r\nAncora una trasmissione dedicata alla lotta armata, approfondiamo attraverso i libri la nascita e lo sviluppo di Prima Linea, già avevamo parlato di questa organizzazione in compagnia di un membro del gruppo nel 1977, il quale ci aveva raccontato come era strutturata l'organizzazione e la sua storia personale, questa puntata è incentrata sulla storia e sulle prime azioni firmate PL a Torino e Milano.\r\n\r\n\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[377],{"field":104,"matched_tokens":378,"snippet":374,"value":375},[373,78],1733920950312763400,{"best_field_score":381,"best_field_weight":151,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":48,"score":382,"tokens_matched":110,"typo_prefix_score":17},"2216158887936","1733920950312763505",{"document":384,"highlight":399,"highlights":405,"text_match":408,"text_match_info":409},{"comment_count":48,"id":385,"is_sticky":48,"permalink":386,"podcastfilter":387,"post_author":388,"post_content":389,"post_date":390,"post_excerpt":54,"post_id":385,"post_modified":391,"post_thumbnail":392,"post_title":393,"post_type":354,"sort_by_date":394,"tag_links":395,"tags":397},"90526","http://radioblackout.org/podcast/bastionidi-orione-13-06-2024-etiopia-il-passato-coloniale-raccontato-in-una-graphic-novel-e-il-presente-di-una-guerra-che-non-vuole-finire/",[312],"radiokalakuta","Bastioni di Orione in questa puntata racconta dell'Etiopia e del sanguinoso passato coloniale italiano cancellato dalla memoria collettiva e sostituito dal mito degli \"italiani brava gente \". Una graphic novel di Emanuele Giacopetti riporta alla memoria la strage di Addis Abeba del 19 febbraio del 1937 ,lo\" yekatit 12\" secondo il calendario etiope ,quando gli italiani, che avevano invaso il Paese nel 1935 con una brutale guerra di aggressione con l'uso indiscriminato dei gas contro la popolazione civile , in tre giorni massacrarono 20 mila civili etiopi inermi .Ne parliamo con l'autore che ci racconta come è nata l' idea di raccontare la strage ordinata da Graziani cui hanno partecipato oltre alle camicie nere anche i coloni italiani e il contributo della Federazione delle resistenze che è una rete informale di realtà e collettivi formatasi nel 2020 e che agisce sul fronte della promozione di attività e riflessioni sul colonialismo italiano e sull'antifascismo. Destinato al pubblico più vasto, il lavoro di Giacopetti è pensato come strumento utile ad affrontare la storia coloniale anche nelle scuole, per questo include un agile glossario di termini, locuzioni e acronimi che arricchiscono la lettura.\r\n\r\nQui si puo' scaricare il pdf\r\n\r\nhttps://resistenzeincirenaica.com/2024/02/23/il-massacro-di-addis-abeba/\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BASTIONI13062024-GRAPHIC-NOVEL.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Matteo Palemidesse parliamo dell'attualità dell'Etiopia e gli strascichi della guerra iniziata nel 2020 e ufficialmente conclusa con gli accordi di Pretoria ma le stime parlano di circa 500.000 morti, non è stata fatta ancora giustizia per le vittime dei crimini commessi dai belligeranti che si possono configurare come crimini contro l'umanità poichè si tratta di stupri di massa e violenze su base etnica contro le minoranze . Il ritorno alla normalità per gli abitanti del Tigrai è ancora un miraggio ,le infrastrutture si tratti di strade oppure ospedali e presidi medici sono state distrutte ,si parla di più di 20 miliardi di dollari per i costi di ricostruzione . Intanto le milizie Fano ,che erano alleate con le forze governative di Addis Abbeba, hanno rifiutato di abbandonare le armi e continuano le operazioni belliche.\r\n\r\nLa riorganizzazione del sistema politico etiope nel 1991 lungo linee etno-linguistiche ha creato un nuovo insieme di relazioni tra maggioranza e minoranza. Il sistema, nel tentativo di conferire potere ai gruppi etnici, ha garantito ad alcuni di loro patrie territoriali in cui veniva conferito loro uno status paragonabile alla proprietà esclusiva e consentiva loro di godere di privilegi politici, economici e culturali. Si è creata una dicotomia indigeno/non indigeno, molti in Etiopia che vivono al di fuori delle loro terre etno-nazionali (regioni, zone speciali o distretti speciali) sono diventati “non indigeni”, stranieri rispetto alle aree in cui risiedevano. Le conseguenze dell'assetto federale dello stato etiope sono uno dei fattori scatenanti il conflitto , la società civile etiope comunque dinamica ed articolata cerca nonostante tutto di trovare una soluzione a problemi che sono strutturali e profondi .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BASTIONI-DI-ORIONE-13062024-PALAMIDESSE.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","14 Giugno 2024","2024-06-14 20:44:39","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONIDI ORIONE 13/06/2024- ETIOPIA IL PASSATO COLONIALE RACCONTATO IN UNA GRAPHIC NOVEL E IL PRESENTE DI UNA GUERRA CHE NON VUOLE FINIRE.",1718397879,[396],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[398],"Bastioni di Orione",{"post_content":400},{"matched_tokens":401,"snippet":403,"value":404},[373,402],"italiani","e del sanguinoso passato coloniale \u003Cmark>italiano\u003C/mark> cancellato dalla memoria collettiva e sostituito dal mito degli \"\u003Cmark>italiani\u003C/mark> brava gente \". 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Quella stagione è qui narrata da un militante che ha attraversato una straordinaria molteplicità di esperienze esistenziali e politiche: da quella rivoltosa e spontanea degli scontri di piazza nel dopoguerra a quella della sinistra partitica e sindacale negli anni Sessanta; da quella della costruzione del nuovo sindacalismo di base a quella dell’area dell’autonomia operaia, fino all’approdo nella lotta armata delle Brigate rosse, negli anni Settanta.\r\nUna testimonianza ricca di narrazioni sui principali conflitti sociali di quei due decenni. Una descrizione, non priva di particolari inediti, sull’esperienza delle Brigate rosse di cui l’autore è stato dirigente nella «colonna romana» negli anni precedenti e successivi all’«azione Moro». Ma anche un’analisi rigorosa e profonda sull’istituzione carceraria che l’autore ha ben conosciuto dopo la condanna all’ergastolo. Questo libro di lucida memoria, scritto con linguaggio chiaro e soprattutto sincero, è un contributo prezioso per la futura storicizzazione di un periodo cruciale del nostro Paese.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Maelstorm.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 23 ore 11,30 - Contro la scuola in guerra 72 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nContributi dal ciclo di incontri Morsi: contro la scuola in guerra.\r\n\r\nIn questi tempi di guerra, tutt’ora segnati da un processo di doppia conversione – quella militare delle forze di polizia per la gestione dell’ordine pubblico e quella poliziesca delle forze militari nelle missioni di “polizia internazionale” – e da un continuum tra guerre permanenti su scala mondiale e guerra securitaria all’interno dello Stato, ad essere militarizzata è la società tutta, interamente mobilitata alla guerra. La scuola, istituzione totale per eccellenza, è uno degli strumenti cardine di cui lo Stato dispone per questo scopo.\r\n\r\nSe la relazione circolare tra ricerca civile e apparato militare ultimamente ha assunto un certo risalto, la penetrazione della guerra nei gradi inferiori di istruzione sembra passare sotto traccia. Per il ciclo MORSI*, il 14 dicembre la Blackout House ha ospitato una prima discussione aperta sul rapporto tra il contesto generale di guerra, crescente esclusione ed impoverimento sociale e ciò che accade dentro alle scuole-aziende, tra sfruttamento bellico, cultura militarista e repressione.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/Contro-la-scuola-in-guerra_76.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 24 ore 8,30 - Giorgio Panizzari. Libero per interposto ergastolo. 30 minuti [Porfido]:\r\n\r\nCarcere minorile, riformatorio, manicomio criminale, carcere speciale: dentro le gabbie della Repubblica.\r\n\r\n“…Del contesto narrato, così come del contesto che si evince senza dire nulla, sono rimaste solo sbiadite ombre…” ….Le vicende narrate da Giorgio Panizzari possono però servirci a capire che, in carcere come fuori, la solidarietà è uno strumento imprescindibile. E che, come lui stesso ci indica, gli apparentemente intricatissimi nodi di Gordio di una società che si dice complessa possono essere molto vulnerabili di fronte al filo della spada.\r\n\r\nNOTA EDITORIALE “Libero per interposto ergastolo” esce all’inizio del 1990, in un periodo in cui argomenti come rivolte carcerarie, carceri speciali, lotta armata hanno poco appeal. Sono appena finiti gli anni ’80 è l’opinione pubblica italiana vive un immenso rimosso collettivo. Gli eventi dei vent’anni precedenti sembrano asfaltati sotto uno spesso strato di oblio, considerati inutili, folli, sorpassati… un vero olocausto della memoria di uno dei momenti più alti nella storia della riscossa degli sfruttati (eventi tra l’altro ancora in corso lungo tutti quei famigerati anni ’80). Nello stesso periodo però quel libro lo abbiamo divorato in tanti. Per almeno 15 anni è stato letto e riletto, ci ha aiutati a conoscere, imparare, meditare. Nel frattempo questo piccolo volume è sparito dalla circolazione, relegato ad un mercato di nicchia di collezionisti ed “intenditori”. Anche per questo lo riproponiamo dopo 30 anni, ma non solo… attraverso la sua storia Giorgio Panizzari ci racconta di una società e di un carcere sicuramente diversi da quelli attuali. Come lui stesso dice nella postfazione “del contesto narrato, così come del contesto che si evince senza dire nulla, sono rimaste solo sbiadite ombre”. Negli anni ’70 la borghesia italiana era sotto l’attacco di una guerriglia rivoluzionaria che mirava sempre più in alto. Allo stesso tempo nelle città ribolliva un’attività extralegale spavalda e sempre più efficace. La popolazione carceraria di allora era in grossa parte frutto di questo duplice attacco. In prigione l’insorgenza proletaria non arretrava, il “dentro”e il “fuori” si legavano e spesso rilanciavano. Nessuno di noi oggi si illude di fare di quegli eventi un modello replicabile. Le differenze strutturali sono abnormi. Fuori e dentro ai penitenziari è pressoché esaurita ogni tensione di lotta organizzata e non. Inoltre “il modello di controllo adottato nel sistema penitenziario, con tutte le sue rozze ma anche raffinate articolazioni, s’é espanso – direi s’é conquistato – il corpo sociale nel suo complesso”(sempre dalla postfazione). Le vicende raccontate da Giorgio Panizzari possono però servirci a capire che in carcere come fuori, la solidarietà è uno strumento imprescindibile. È che, come lui stesso ci indica, gli apparentemente intricatissimi nodi di Gordio di una società che si dice complessa possono essere molto vulnerabili di fronte al filo della Spada\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Giorgio-Panizzari_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 25 ore 8,30 - La scongiura del discorso. Il caso Persichetti. 32 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nChe la storia e la memoria costituiscano un campo di battaglia non è certo una novità dell’oggi. Tuttavia, è innegabile che una spiccata vocazione psico-poliziesca sia uno dei tratti fondamentali del presente. Per questa ragione, il caso di Paolo Persichetti risulta doppiamente significativo. Il sequestro del suo archivio storico sull’esperienza delle Brigate Rosse e specificatamente sul sequestro Moro non solo mostra il ruolo chiave che quest’ultimo riveste nella riscrittura del passato da parte del Ministero della Verità, quale specchio deformato che si riflette a ritroso sull’intero decennio degli anni Settanta, ma mette in luce anche l’intento fondamentale della “Polizia della storia”: scongiurare la mera pensabilità (foss’anche in chiave storica) della messa in discussione radicale dell’ordine costituito. In questo contributo audio, Persichetti ci narra della vicenda che lo ha coinvolto, dei suoi tratti surreali e dei suoi molteplici risvolti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Storia-Persichetti_32.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 26 ore 8,30 - Spinoza Pi Trentotto 11 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Spinoza-Pi-Trentotto.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 26 ore 13,30 - Suoni e ritmi da New Orleans 29 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nApprofondimento sulla musica e la città di New Orleans.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Suoni-e-ritmi-da-New-Orleans_29.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nSabato 27 ore 9,30 - Per un pugno di terra. Land grabbing e Africa. 42 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nDopo averci guidato tra le ambizioni militari che convergono sul Sahel e averci raccontato di come i cavi sottomarini di internet tracciano nuove vie strategiche nel mediterraneo, Daniele Ratti conclude, con questa terza e ultima puntata, un breve ciclo di approfondimento dedicato alla competizione globale attorno al continente africano. Qui si affronta il fenomeno del “land grabbing” – o accaparramento di terra – che nell’ultimo decennio almeno ha assunto proporzioni gigantesche e forme inedite, anche grazie ad un nuovo tipo di agricoltura speculativa che trasforma il modo di estrarre profitto dalla terra e “distrugge nell’intimo” i rapporti locali tra popolazioni e ambiente.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Land-grabbing-Daniele-Ratti_42.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 27 ore 20 - Droga e guerra 50 minuti [Radio blackout, Bello come una prigione che brucia]:\r\n\r\nQuesto lungo approfondimento vuole proporre un riflessione sul ruolo che le sostanze psicotrope – che come elemento di interferenza con lo stato di coscienza hanno sempre accompagnato l’umanità – hanno assunto una volta inserite nel contesto tecnico-bellico.\r\n\r\nProviamo a suddividere la relazione tra sostanze psicoattive e guerra in due grandi categorie: sostanze somministrate durante l’esperienza delle atrocità, sostanze somministrate successivamente all’esperienza delle atrocità.\r\n\r\nTralasciando le “autoterapie” e i fenomeni di tossicodipendenza endemici tra i veterani di guerra, cercheremo di concentrarci esclusivamente sulla dimensione istituzionalizzata delle somministrazioni: dal Pervitin del Terzo Reich, al Captagon dell’ISIS, al Modafinil attualmente fornito all’esercito statunitense.\r\n\r\nMa la normalizzazione della guerra, che si declina anche attraverso l’arruolamento della popolazione nel suo insieme, deve tenere conto degli strascichi psichici di chi è entrato in contatto con gli eventi atroci e traumatizzanti che la caratterizzano; qui entrano in gioco le sperimentazioni di MDMA in Israele e di Ibogaina in Ucraina.\r\n\r\nSi osserva quindi una parabola della relazione tra umanità e sostanze psico-alteranti: dall’espansione della coscienza al sostegno neurochimico di ciò che è insostenibile.\r\n\r\n[audio 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e 1980 16 minuti [Porfido]:\r\n\r\nPresentazione del libro “Maelstrom Scene di rivolta e autorganizzazione di classe in Italia dal 1960 al 1980” di Salvatore Ricciardi\r\n\r\nIl ventennio 1960-1980 racchiude il ciclo più lungo, per continuità e asprezza, della lotta di classe nell’Italia del secolo scorso. Quella stagione è qui narrata da un militante che ha attraversato una straordinaria molteplicità di esperienze esistenziali e politiche: da quella rivoltosa e spontanea degli scontri di piazza nel dopoguerra a quella della sinistra partitica e sindacale negli anni Sessanta; da quella della costruzione del nuovo sindacalismo di base a quella dell’area dell’autonomia operaia, fino all’approdo nella lotta armata delle Brigate rosse, negli anni Settanta.\r\nUna testimonianza ricca di narrazioni sui principali conflitti sociali di quei due decenni. Una descrizione, non priva di particolari inediti, sull’esperienza delle Brigate rosse di cui l’autore è stato dirigente nella «colonna romana» negli anni precedenti e successivi all’«azione Moro». Ma anche un’analisi rigorosa e profonda sull’istituzione carceraria che l’autore ha ben conosciuto dopo la condanna all’ergastolo. Questo libro di lucida memoria, scritto con linguaggio chiaro e soprattutto sincero, è un contributo prezioso per la futura storicizzazione di un periodo cruciale del nostro Paese.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Maelstorm.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 23 ore 11,30 - Contro la scuola in guerra 72 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nContributi dal ciclo di incontri Morsi: contro la scuola in guerra.\r\n\r\nIn questi tempi di guerra, tutt’ora segnati da un processo di doppia conversione – quella militare delle \u003Cmark>forze\u003C/mark> di polizia per la gestione dell’ordine pubblico e quella poliziesca delle \u003Cmark>forze\u003C/mark> militari nelle missioni di “polizia internazionale” – e da un continuum tra guerre permanenti su scala mondiale e guerra securitaria all’interno dello Stato, ad essere militarizzata è la società tutta, interamente mobilitata alla guerra. La scuola, istituzione totale per eccellenza, è uno degli strumenti cardine di cui lo Stato dispone per questo scopo.\r\n\r\nSe la relazione circolare tra ricerca civile e apparato militare ultimamente ha assunto un certo risalto, la penetrazione della guerra nei gradi inferiori di istruzione sembra passare sotto traccia. Per il ciclo MORSI*, il 14 dicembre la Blackout House ha ospitato una prima discussione aperta sul rapporto tra il contesto generale di guerra, crescente esclusione ed impoverimento sociale e ciò che accade dentro alle scuole-aziende, tra sfruttamento bellico, cultura militarista e repressione.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/Contro-la-scuola-in-guerra_76.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 24 ore 8,30 - Giorgio Panizzari. Libero per interposto ergastolo. 30 minuti [Porfido]:\r\n\r\nCarcere minorile, riformatorio, manicomio criminale, carcere speciale: dentro le gabbie della Repubblica.\r\n\r\n“…Del contesto narrato, così come del contesto che si evince senza dire nulla, sono rimaste solo sbiadite ombre…” ….Le vicende narrate da Giorgio Panizzari possono però servirci a capire che, in carcere come fuori, la solidarietà è uno strumento imprescindibile. E che, come lui stesso ci indica, gli apparentemente intricatissimi nodi di Gordio di una società che si dice complessa possono essere molto vulnerabili di fronte al filo della spada.\r\n\r\nNOTA EDITORIALE “Libero per interposto ergastolo” esce all’inizio del 1990, in un periodo in cui argomenti come rivolte carcerarie, carceri \u003Cmark>speciali\u003C/mark>, lotta armata hanno poco appeal. Sono appena finiti gli anni ’80 è l’opinione pubblica \u003Cmark>italiana\u003C/mark> vive un immenso rimosso collettivo. Gli eventi dei vent’anni precedenti sembrano asfaltati sotto uno spesso strato di oblio, considerati inutili, folli, sorpassati… un vero olocausto della memoria di uno dei momenti più alti nella storia della riscossa degli sfruttati (eventi tra l’altro ancora in corso lungo tutti quei famigerati anni ’80). Nello stesso periodo però quel libro lo abbiamo divorato in tanti. Per almeno 15 anni è stato letto e riletto, ci ha aiutati a conoscere, imparare, meditare. Nel frattempo questo piccolo volume è sparito dalla circolazione, relegato ad un mercato di nicchia di collezionisti ed “intenditori”. Anche per questo lo riproponiamo dopo 30 anni, ma non solo… attraverso la sua storia Giorgio Panizzari ci racconta di una società e di un carcere sicuramente diversi da quelli attuali. Come lui stesso dice nella postfazione “del contesto narrato, così come del contesto che si evince senza dire nulla, sono rimaste solo sbiadite ombre”. Negli anni ’70 la borghesia \u003Cmark>italiana\u003C/mark> era sotto l’attacco di una guerriglia rivoluzionaria che mirava sempre più in alto. Allo stesso tempo nelle città ribolliva un’attività extralegale spavalda e sempre più efficace. La popolazione carceraria di allora era in grossa parte frutto di questo duplice attacco. In prigione l’insorgenza proletaria non arretrava, il “dentro”e il “fuori” si legavano e spesso rilanciavano. Nessuno di noi oggi si illude di fare di quegli eventi un modello replicabile. Le differenze strutturali sono abnormi. Fuori e dentro ai penitenziari è pressoché esaurita ogni tensione di lotta organizzata e non. Inoltre “il modello di controllo adottato nel sistema penitenziario, con tutte le sue rozze ma anche raffinate articolazioni, s’é espanso – direi s’é conquistato – il corpo sociale nel suo complesso”(sempre dalla postfazione). Le vicende raccontate da Giorgio Panizzari possono però servirci a capire che in carcere come fuori, la solidarietà è uno strumento imprescindibile. È che, come lui stesso ci indica, gli apparentemente intricatissimi nodi di Gordio di una società che si dice complessa possono essere molto vulnerabili di fronte al filo della Spada\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Giorgio-Panizzari_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 25 ore 8,30 - La scongiura del discorso. Il caso Persichetti. 32 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nChe la storia e la memoria costituiscano un campo di battaglia non è certo una novità dell’oggi. Tuttavia, è innegabile che una spiccata vocazione psico-poliziesca sia uno dei tratti fondamentali del presente. Per questa ragione, il caso di Paolo Persichetti risulta doppiamente significativo. Il sequestro del suo archivio storico sull’esperienza delle Brigate Rosse e specificatamente sul sequestro Moro non solo mostra il ruolo chiave che quest’ultimo riveste nella riscrittura del passato da parte del Ministero della Verità, quale specchio deformato che si riflette a ritroso sull’intero decennio degli anni Settanta, ma mette in luce anche l’intento fondamentale della “Polizia della storia”: scongiurare la mera pensabilità (foss’anche in chiave storica) della messa in discussione radicale dell’ordine costituito. In questo contributo audio, Persichetti ci narra della vicenda che lo ha coinvolto, dei suoi tratti surreali e dei suoi molteplici risvolti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Storia-Persichetti_32.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 26 ore 8,30 - Spinoza Pi Trentotto 11 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Spinoza-Pi-Trentotto.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 26 ore 13,30 - Suoni e ritmi da New Orleans 29 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nApprofondimento sulla musica e la città di New Orleans.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Suoni-e-ritmi-da-New-Orleans_29.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nSabato 27 ore 9,30 - Per un pugno di terra. Land grabbing e Africa. 42 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nDopo averci guidato tra le ambizioni militari che convergono sul Sahel e averci raccontato di come i cavi sottomarini di internet tracciano nuove vie strategiche nel mediterraneo, Daniele Ratti conclude, con questa terza e ultima puntata, un breve ciclo di approfondimento dedicato alla competizione globale attorno al continente africano. Qui si affronta il fenomeno del “land grabbing” – o accaparramento di terra – che nell’ultimo decennio almeno ha assunto proporzioni gigantesche e forme inedite, anche grazie ad un nuovo tipo di agricoltura speculativa che trasforma il modo di estrarre profitto dalla terra e “distrugge nell’intimo” i rapporti locali tra popolazioni e ambiente.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Land-grabbing-Daniele-Ratti_42.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 27 ore 20 - Droga e guerra 50 minuti [Radio blackout, Bello come una prigione che brucia]:\r\n\r\nQuesto lungo approfondimento vuole proporre un riflessione sul ruolo che le sostanze psicotrope – che come elemento di interferenza con lo stato di coscienza hanno sempre accompagnato l’umanità – hanno assunto una volta inserite nel contesto tecnico-bellico.\r\n\r\nProviamo a suddividere la relazione tra sostanze psicoattive e guerra in due grandi categorie: sostanze somministrate durante l’esperienza delle atrocità, sostanze somministrate successivamente all’esperienza delle atrocità.\r\n\r\nTralasciando le “autoterapie” e i fenomeni di tossicodipendenza endemici tra i veterani di guerra, cercheremo di concentrarci esclusivamente sulla dimensione istituzionalizzata delle somministrazioni: dal Pervitin del Terzo Reich, al Captagon dell’ISIS, al Modafinil attualmente fornito all’esercito statunitense.\r\n\r\nMa la normalizzazione della guerra, che si declina anche attraverso l’arruolamento della popolazione nel suo insieme, deve tenere conto degli strascichi psichici di chi è entrato in contatto con gli eventi atroci e traumatizzanti che la caratterizzano; qui entrano in gioco le sperimentazioni di MDMA in Israele e di Ibogaina in Ucraina.\r\n\r\nSi osserva quindi una parabola della relazione tra umanità e sostanze psico-alteranti: dall’espansione della coscienza al sostegno neurochimico di ciò che è insostenibile.\r\n\r\n[audio 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\r\n\r\nMartedì 16 h 8.30 - La scongiura del discorso. Il caso Persichetti (21 minuti) [Radio Cane]: Che la storia e la memoria costituiscano un campo di battaglia non è certo una novità dell’oggi. Tuttavia, è innegabile che una spiccata vocazione psico-poliziesca sia uno dei tratti fondamentali del presente. Per questa ragione, il caso di Paolo Persichetti risulta doppiamente significativo. Il sequestro del suo archivio storico sull’esperienza delle Brigate Rosse e specificatamente sul sequestro Moro non solo mostra il ruolo chiave che quest’ultimo riveste nella riscrittura del passato da parte del Ministero della Verità, quale specchio deformato che si riflette a ritroso sull’intero decennio degli anni Settanta, ma mette in luce anche l’intento fondamentale della “Polizia della storia”: scongiurare la mera pensabilità (foss’anche in chiave storica) della messa in discussione radicale dell’ordine costituito. In questo contributo audio, Persichetti ci narra della vicenda che lo ha coinvolto, dei suoi tratti surreali e dei suoi molteplici risvolti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Storia-Persichetti_32.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 16 h 12.30 - Rivolta di p.za Statuto 1962 (135 minuti) [Frittura Mista | Radiofabbrica]: Correva l’anno 1962 nei giorni 7, 8 e 9 luglio, sessant’anni fa, e a Torino c’era uno sciopero operaio di popolo che ha tenuto in scacco la città per 3 giorni. I “fatti di piazza Statuto” li abbiamo raccontati con l’aiuto di:\r\n\r\n* Mario Cavallo, ex operaio FIAT e “testimone dell’epoca”, che ci ha aiutato a ricostruire il contesto operaio di quegli anni;\r\n* Un estratto dall’Archivio RadioTeatro di Radio Onda Rossa il “ReadReading” di e con Tamara Bartolini (voce, drammaturgia) e Michele Baronio (voce, canzoni, sonorizzazioni) che si ispira al libro di Lanzardo di seguito descritto;\r\n* Marco Scavino, storico, che ci ha aiutato a delineare il contesto storico/politico di quegli anni.\r\n\r\nIl filo conduttore della puntata è stato il libro di Dario Lanzardo “La rivolta di Piazza Statuto” (Torino, Luglio 1962, Feltrinelli economica, Milano 1979) dove vengono ricostruiti gli eventi del 1962 a Torino relativi alla protesta operaia per l’accordo separato Fiat col sindacato Uil, nel bel mezzo di uno sciopero generale dei metalmeccanici come non se ne vedevano da anni . Infatti, il corteo che esce dalla fabbrica e si dirige alla sede del sindacato in piazza Statuto sfocia nello scontro molto violento con le unità speciali di polizia chiamate per l’occasione: le unità del battaglione di Padova. In risposta a questa violenta repressione della piazza ne conseguono 3 giorni di scontri, in cui il tema di fabbrica sembra passare in secondo piano rispetto ad una sempre più emergente rabbia popolare che straborda dai rioni e dalle periferie della città, ma che poi donerà negli anni a venire la sua decisiva impronta sul movimento operaio tutto. Dal libro di Lanzardo emerge un quadro contraddittorio dato dalle interviste dei protagonisti, operai e semplici cittadini accorsi nei tre giorni di scontri a sostegno della protesta, e dato dai quotidiani, dalle dichiarazioni dei sindacalisti e politici e osservatori esterni: un quadro che fa emergere le diverse posizioni e anche le manipolazioni delle informazioni.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Rivolta-di-P.za-Statuto-1962FritturaMista19072022_135.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 17 h 8.30 - Due libri su New York (28 minuti) [Radio Blackout]:\r\n\r\nPresentazione dei libri \"New York regina underground. Racconti dalla Grande Mela\" di Davide Grasso e \"Uomini Talpa\" di Jennifer Toth.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/New-York_27.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 18 h 8.30 - Maelstrom, lotta di classe tra il 1960 e 1980 (14 minuti) [Porfido]: \r\nPresentazione del libro \"Maelstrom Scene di rivolta e autorganizzazione di classe in Italia dal 1960 al 1980\" di Salvatore Ricciardi\r\n\r\nIl ventennio 1960-1980 racchiude il ciclo più lungo, per continuità e asprezza, della lotta di classe nell’Italia del secolo scorso. Quella stagione è qui narrata da un militante che ha attraversato una straordinaria molteplicità di esperienze esistenziali e politiche: da quella rivoltosa e spontanea degli scontri di piazza nel dopoguerra a quella della sinistra partitica e sindacale negli anni Sessanta; da quella della costruzione del nuovo sindacalismo di base a quella dell’area dell’autonomia operaia, fino all’approdo nella lotta armata delle Brigate rosse, negli anni Settanta.\r\nUna testimonianza ricca di narrazioni sui principali conflitti sociali di quei due decenni. Una descrizione, non priva di particolari inediti, sull’esperienza delle Brigate rosse di cui l’autore è stato dirigente nella «colonna romana» negli anni precedenti e successivi all’«azione Moro». Ma anche un’analisi rigorosa e profonda sull’istituzione carceraria che l’autore ha ben conosciuto dopo la condanna all’ergastolo. Questo libro di lucida memoria, scritto con linguaggio chiaro e soprattutto sincero, è un contributo prezioso per la futura storicizzazione di un periodo cruciale del nostro Paese.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Maelstorm.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 19 h 8.30 - Suoni e ritmi da New Orleans (19 minuti) [Radio Blackout]: \r\nApprofondimento sulla musica e la città di New Orleans.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Suoni-e-ritmi-da-New-Orleans_29.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 19 h 13 - Contro la scuola in guerra (76 minuti) [Radio Blackout]: Contributi dal ciclo di incontri Morsi: contro la scuola in guerra.\r\n\r\nIn questi tempi di guerra, tutt’ora segnati da un processo di doppia conversione – quella militare delle forze di polizia per la gestione dell’ordine pubblico e quella poliziesca delle forze militari nelle missioni di “polizia internazionale” – e da un continuum tra guerre permanenti su scala mondiale e guerra securitaria all’interno dello Stato, ad essere militarizzata è la società tutta, interamente mobilitata alla guerra. La scuola, istituzione totale per eccellenza, è uno degli strumenti cardine di cui lo Stato dispone per questo scopo.\r\n\r\nSe la relazione circolare tra ricerca civile e apparato militare ultimamente ha assunto un certo risalto, la penetrazione della guerra nei gradi inferiori di istruzione sembra passare sotto traccia. Per il ciclo MORSI*, il 14 dicembre la Blackout House ha ospitato una prima discussione aperta sul rapporto tra il contesto generale di guerra, crescente esclusione ed impoverimento sociale e ciò che accade dentro alle scuole-aziende, tra sfruttamento bellico, cultura militarista e repressione.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/Contro-la-scuola-in-guerra_76.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 20 h 10 - Tropicalia (30 minuti) [Radio Blackout]: Storia del movimento tropicalista\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Tropicalia_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 20 h 20 - Mondo Rave parte 1 (Titolo originale: Rave ON/OFF – Una storia dagli anni Novanta) (34 minuti) [Radio Cane]: \r\nDove, come e quando ha cominciato a prendere forma quella che comunemente è stata definita “scena rave” in Europa e successivamente in Italia? Quali le sue peculiarità iniziali e quali le sue successive trasformazioni? Ne abbiamo parlato con Pablito El Drito, oggi dj e producer, e a lungo esploratore della scena italiana ai suoi albori.\r\n\r\nIn questa prima parte:\r\n\r\n \tLa prima festa non si scorda mai ovvero inizia l’avventura;\r\n \tMilano a cavallo tra anni Ottanta e Novanta: underground, antagonismo sociale e tecnoutopie ovvero la scena prima del rave;\r\n \tUn passo indietro: dalla prima ondata inglese alle carovane verso l’Est Europa;\r\n \tLe tribe arrivano in Italia: primi techno party e nuove occupazioni\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Mondo-rave_1_34-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 20 h 20 - Mondo Rave parte 2 (Titolo originale: Rave ON/OFF – Una storia dagli anni Novanta) (30 minuti) [Radio Cane]:\r\n\r\nIn questa seconda parte:\r\n\r\n \tI ravers e il “realismo centrosocialista”;\r\n \tI ravers e la cattiva strada;\r\n \tIl suono rave e le sue droghe: una “geneaologia”;\r\n \t“L’affare si ingrossa”: bellezza,limiti e contraddizioni della scena;\r\n \tIl rave del sabato sera ovvero la fine dello stupore\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Mondo-rave_2_32.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 21 h 10.30 - Maggot Brain (23 minuti) [Radio blackout]:\r\nApprofondimento dedicato all'album dei Funkadelic uscito nel 1971.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Maggot-Brain_23.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 21 h 18 - Racconti ovali parte 3 (Titolo originale: Tarvisium Ruggers ed il cammino di Ivan Francescato) (35 minuti) [Luca Wallace Costello]: \r\nPartendo dalla periferia veneta raccontiamo la storia della nascita ed affermazione della Ruggers Tarvisium, squadra dallo spiccato spirito egualitario in cui si fondono socialità, concretezza e talento. Dal vivaio della quale emerge Ivan Francescato, uno dei più grandi giocatori italiani di sempre.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/Racconti-ovali3_35.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","21 Gennaio 2024","2024-03-01 18:32:24","BlackHoles dal 15 al 21 gennaio 2024",1705866054,[695,696,427,428,430,697,698,432,433,434,436,441,699,700,442,701,702,703,704,705,706,449,707,454,708,709,710,458,459,711,460,712,462,713,714,247,463,715,464,716,465,717,466,718,467,719,470,720,472,721,722,473,723,724,725,475,726,727,728,476,729,478,730,731,732,733,734,481,735,483,736,485,737],"http://radioblackout.org/tag/70/","http://radioblackout.org/tag/funk/","http://radioblackout.org/tag/benetton-treviso/","http://radioblackout.org/tag/black-music/","http://radioblackout.org/tag/cultura/","http://radioblackout.org/tag/cultura-underground/","http://radioblackout.org/tag/dario-lanzardo/","http://radioblackout.org/tag/davide-grasso/","http://radioblackout.org/tag/fiat/","http://radioblackout.org/tag/francescato-legacy/","http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/","http://radioblackout.org/tag/funkadelic/","http://radioblackout.org/tag/guerriglia-urbana/","http://radioblackout.org/tag/ivan-francescato/","http://radioblackout.org/tag/jennipher-toth/","http://radioblackout.org/tag/letteratura/","http://radioblackout.org/tag/luca-wallace-costello/","http://radioblackout.org/tag/maggot-brain/","http://radioblackout.org/tag/marco-scavino/","http://radioblackout.org/tag/mario-cavallo/","http://radioblackout.org/tag/mondo-rave/","http://radioblackout.org/tag/movimento-operaio/","http://radioblackout.org/tag/musica-2/","http://radioblackout.org/tag/new-york/","http://radioblackout.org/tag/pablito-el-drito/","http://radioblackout.org/tag/piazza-statuto/","http://radioblackout.org/tag/psichedelia/","http://radioblackout.org/tag/racconti-ovali/","http://radioblackout.org/tag/rave/","http://radioblackout.org/tag/rock/","http://radioblackout.org/tag/rugby/","http://radioblackout.org/tag/scena-rave/","http://radioblackout.org/tag/scuola/","http://radioblackout.org/tag/sei-nazioni/","http://radioblackout.org/tag/sindacato/","http://radioblackout.org/tag/sport/","http://radioblackout.org/tag/storia/","http://radioblackout.org/tag/techno-party/","http://radioblackout.org/tag/tervisium-rugger/","http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/tribes/","http://radioblackout.org/tag/uomini-talpa/","http://radioblackout.org/tag/violenza-poliziesca/",[739,740,335,490,337,741,742,321,331,492,333,498,743,744,499,745,746,747,748,749,750,327,751,510,752,753,754,514,515,755,516,756,518,757,758,253,519,759,520,760,339,761,521,762,522,763,325,764,526,765,766,527,767,768,769,529,770,771,772,530,773,532,774,775,776,777,778,329,779,323,780,537,781],"'70","#funk","benetton treviso","black music","cultura","cultura underground","Dario Lanzardo","davide grasso","fiat","francescato legacy","frittura mista radio fabbrica","Funkadelic","guerriglia urbana","ivan francescato","Jennipher Toth","letteratura","Luca Wallace Costello","Maggot brain","Marco Scavino","Mario Cavallo","mondo rave","movimento operaio","musica","new york","Pablito el Drito","piazza statuto","psichedelia","racconti ovali","rave","rock","rugby","scena rave","scuola","sei nazioni","sindacato","sport","storia","techno party","tervisium rugger","torino","tribes","Uomini talpa","violenza poliziesca",{"post_content":783},{"matched_tokens":784,"snippet":785,"value":786},[79],"molto violento con le unità \u003Cmark>speciali\u003C/mark> di polizia chiamate per l’occasione:"," \r\n\r\nMartedì 16 h 8.30 - La scongiura del discorso. 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Dal libro di Lanzardo emerge un quadro contraddittorio dato dalle interviste dei protagonisti, operai e semplici cittadini accorsi nei tre giorni di scontri a sostegno della protesta, e dato dai quotidiani, dalle dichiarazioni dei sindacalisti e politici e osservatori esterni: un quadro che fa emergere le diverse posizioni e anche le manipolazioni delle informazioni.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Rivolta-di-P.za-Statuto-1962FritturaMista19072022_135.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 17 h 8.30 - Due libri su New York (28 minuti) [Radio Blackout]:\r\n\r\nPresentazione dei libri \"New York regina underground. 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Ne abbiamo parlato con Pablito El Drito, oggi dj e producer, e a lungo esploratore della scena \u003Cmark>italiana\u003C/mark> ai suoi albori.\r\n\r\nIn questa prima parte:\r\n\r\n \tLa prima festa non si scorda mai ovvero inizia l’avventura;\r\n \tMilano a cavallo tra anni Ottanta e Novanta: underground, antagonismo sociale e tecnoutopie ovvero la scena prima del rave;\r\n \tUn passo indietro: dalla prima ondata inglese alle carovane verso l’Est Europa;\r\n \tLe tribe arrivano in Italia: primi techno party e nuove occupazioni\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Mondo-rave_1_34-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 20 h 20 - Mondo Rave parte 2 (Titolo originale: Rave ON/OFF – Una storia dagli anni Novanta) (30 minuti) [Radio Cane]:\r\n\r\nIn questa seconda parte:\r\n\r\n \tI ravers e il “realismo centrosocialista”;\r\n \tI ravers e la cattiva strada;\r\n \tIl suono rave e le sue droghe: una “geneaologia”;\r\n \t“L’affare si ingrossa”: bellezza,limiti e contraddizioni della scena;\r\n \tIl rave del sabato sera ovvero la fine dello stupore\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Mondo-rave_2_32.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 21 h 10.30 - Maggot Brain (23 minuti) [Radio blackout]:\r\nApprofondimento dedicato all'album dei Funkadelic uscito nel 1971.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Maggot-Brain_23.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 21 h 18 - Racconti ovali parte 3 (Titolo originale: Tarvisium Ruggers ed il cammino di Ivan Francescato) (35 minuti) [Luca Wallace Costello]: \r\nPartendo dalla periferia veneta raccontiamo la storia della nascita ed affermazione della Ruggers Tarvisium, squadra dallo spiccato spirito egualitario in cui si fondono socialità, concretezza e talento. 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Oggi apriamo la trasmissione con la sua storia e a lei dedichiamo la trasmissione. \r\n\r\nGiorgiana, studentessa diciottenne del Liceo Scientifico Pasteur di Roma è stata ammazzata il 12 maggio del 1977 in piazza Belli, intorno alle ore 20.00, dalle pallottole esplose dalle squadre speciali del ministro degli Interni Francesco Cossiga, al termine di una giornata di mobilitazione, e scontri, che aveva visto in Piazza Navona il sit- in organizzato dal Partito Radicale per celebrare il terzo anno dalla vittoria del referendum sul divorzio, iniziativa cui si era unito tutto il movimento a sfidare il divieto imposto da Cossiga ad ogni tipo di manifestazione pubblica a Roma ad eccezione di quelle delle forze politiche dell’arco costituzionale, per tutto il mese di maggio.\r\n\r\nPuntata dedicata all'aborto clandestino prima dell'approvazione delle Legge 194. \r\nParlare di aborto, e di aborto clandestino in particolare, cioè parlare di cosa era prima della legge 194, significa rintracciare le prime narrazioni che le donne hanno fatto su se stesse, partendo da sé per diventare soggette pubbliche a tutti gli effetti. \r\n\r\nParlare di aborto significa parlare della presa di parola da parte delle donne, che hanno cominciato a raccontarsi, a uscire allo scoperto, a riconoscersi l'una nell'altra uscendo dall'isolamento domestico in cui erano costrette. Raccontare di sé ha voluto dire iniziare a spezzare le catene, mettere in discussione la propria condizione, iniziare a fare la rivoluzione.\r\n\r\nPer iniziare abbiamo presentato alcune testimonianze di donne che hanno abortito prima dell'approvazione della legge 194...sono brani tratti da uno dei tanti documenti che il movimento femminista degli anni '70 pubblicò nell'ambito delle mobilitazioni contro l'aborto clandestino, in occasione dei processi contro le donne che avevano abortito e per un aborto libero, sicuro e gratuito.\r\nIn questo contesto, l‘emersione dal silenzio delle questioni riguardanti il tema del corpo, accompagnato dalle parole che descrivono l‘aborto, provocano un vero e proprio choc culturale, hanno l‘effetto di una deflagrazione in una società ancora chiusa alle novità e al cambiamento, e soprattutto scarsamente informata come quella italiana.\r\n\r\nCon la questione aborto siamo di fronte ad una delle chiavi interpretative principali delle lotte e delle conquiste del decennio, non solo rispetto alle modificazioni sociali e culturali che implica nei rapporti tra i sessi, ma anche rispetto agli equilibri esterni e interni dei partiti che, almeno dal 1975 in poi, si trovano obbligati a portare avanti un discorso su un tema di cui all'inizio non hanno né linguaggio né concetti, ma che devono necessariamente affrontare.\r\n\r\nReato di massa per antonomasia, l‘aborto produce trasgressione a macchia d‘olio. Nel decennio settanta si pone come questione rilevante il discorso giuridico sull'aborto. I processi che si celebrano per il reato di aborto clandestino in diversi paesi e che vedono schierarsi, a fianco di sfortunate imputate, centinaia di donne famose e meno famose che si autoaccusano pubblicamente al grido di abbiamo abortito tutte!, pongono un problema molto serio al legislatore.\r\n\r\nIL PROCESSO PIEROBON - Gigliola Pierobon di San Martino di Lupari provincia di Padova, abortisce all'età di diciassette anni, nel 1967. Si procura l‘indirizzo di una praticona e, con trentamila lire in tasca, si reca a Padova una mattina di agosto. Per le complicanze di quell'aborto rudimentale è costretta a curarsi in casa, per paura della denuncia, mettendo in questo modo a rischio la sua vita. E‘ però fortunata e supera le complicanze. Gigliola Pierobon viene invece condannata il 7 giugno 1973 dal tribunale di Padova e la sentenza finale sarà di perdono giudiziale. Umiliata dal processo, colpevole per la legge, perdonata e comunque assassina. La clemenza del giudice è un atto di pietà eseguito soltanto in nome del fatto che, nel frattempo, Gigliola si è sposata, è rimasta incinta e questa volta non ha abortito. Una scelta di vita che, secondo la morale cattolica, la redime. Sposandosi e procreando, ella è tornata a combaciare con il modello di donna madre di famiglia caro alla tradizione italiana cattolica e questo le merita il perdono della società e della legge.\r\n\r\nMentre la politica italiana sembra deliberatamente ignorare quanto sta accadendo, le donne cercano di praticare i propri diritti che chiedono con urgenza. E questo avviene non solo attraverso le manifestazioni di piazza, che pure sono momento determinante, ma anche attraverso ragionamenti e cambiamenti che avvengono internamente al movimento delle donne. A partire dalla metà del decennio – attorno al 1974 - si assiste alla diffusione e trasformazione di molti gruppi, nati sulla scia del sessantotto e che avevano diffuso la pratica dell‘autocoscienza, in gruppi denominati di self help, che combinano ora l‘analisi sul sé alla scoperta del corpo e alla pratica dell‘aborto con modalità di autogestione.\r\n\r\nContinua nella prossima puntata...\r\n\r\nPer la rubrica \"Donne in arte\", Wanda Raheli, pittrice e femminista di origine bolognese attivissima nel movimento romano, è figura di cui poco si è scritto nonostante l'incredibile talento e la vicenda politica decisamente suggestiva. Nata nel 1926 e mancata pochi giorni prima del 25 Aprile 2005, fu personaggio quasi distante, solitaria come molti grandi artisti, capace con un tratto, una macchia di colore, una matita, di dare forma a sensazioni e idee.\r\n\r\nPer riascolta la puntata, qui la prima parte:\r\n\r\nil colpo della strega_12maggio2014_primaparte\r\n\r\ne qui la seconda:\r\n\r\nil colpo della strega_12maggio2014_secondaparte","12 Maggio 2014","2018-10-24 17:36:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/03/medea-strega-200x110.jpg","I podcast de Il colpo della strega: nona puntata (12maggio2014)",1399930338,[803,804,805,806,807,808],"http://radioblackout.org/tag/aborto/","http://radioblackout.org/tag/autodeterminazione/","http://radioblackout.org/tag/donne-in-arte/","http://radioblackout.org/tag/giorgiana-masi/","http://radioblackout.org/tag/legge-194/","http://radioblackout.org/tag/storie-di-donne/",[810,811,812,813,814,815],"aborto","autodeterminazione","donne in arte","giorgiana masi","legge 194","storie di donne",{"post_content":817},{"matched_tokens":818,"snippet":819,"value":820},[79],"dalle pallottole esplose dalle squadre \u003Cmark>speciali\u003C/mark> del ministro degli Interni Francesco","12 maggio 1977: muore Giorgiana Masi. 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