","2 giugno. Piazze antimilitariste","post",1591101518,[62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/frecce-tricolori/","http://radioblackout.org/tag/guerra-ai-poveri/","http://radioblackout.org/tag/industria-bellica/","http://radioblackout.org/tag/presidio-in-piazza-castello/","http://radioblackout.org/tag/spesa-di-guerra/",[15,24,69,28,34,22],"guerra ai poveri",{"post_content":71,"tags":77},{"matched_tokens":72,"snippet":75,"value":76},[73,74],"frecce","tricolori","il Coronavirus con un’esibizione di \u003Cmark>frecce\u003C/mark> \u003Cmark>tricolori\u003C/mark>, che hanno sorvolato la penisola,","2 giugno. Il governo ha celebrato l’unione sacra degli italiani contro il Coronavirus con un’esibizione di \u003Cmark>frecce\u003C/mark> \u003Cmark>tricolori\u003C/mark>, che hanno sorvolato la penisola, per approdare oggi a Roma, per la “festa” della Repubblica.\r\nIn Piemonte si sono svolte numerose iniziative antimilitariste tra Asti, Alessandria, Caselle e Torino.\r\n\r\nSabato 30 c’è stato un presidio in via dei Martiri ad Alessandria\r\n\r\nNel pomeriggio uno striscione con la scritta “Chiudiamo le fabbriche di morte” è stato appeso davanti alla Microtecnica-Collins Aerospace di piazza Graf a Torino.\r\n\r\nSempre a Torino, un altro striscione “L’Alenia produce morte” è apparso all’ingresso dello stabilimento di corso Marche dell’azienda che produce bombardieri e droni da guerra.\r\n\r\nIn serata a Caselle Torinese, sulla rotonda dove è stata collocata una Freccia Tricolore un gruppo di antimilitaristi ha appeso lo striscione “Quanti ospedali vale una freccia tricolore?” e acceso fumogeni.\r\n\r\nLunedì 1 giugno c’è stato un presidio al mercato di Caselle Torinese\r\n\r\nNel pomeriggio del 1 giugno presidio in piazza della Libertà ad Asti. La notte precedente ad Asti era comparso un cartello nei pressi dell’ospedale con la scritta “Andrà tutto bene se aboliremo gli eserciti”\r\n\r\nOggi – martedì 2 giugno - dalle 16.30 presidio dei senzapatria in piazza Castello\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Stefano dell’Assemblea antimilitarista\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/2020-06-02-stefano-antimili.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLeggi l’appello per le giornate di informazione e lotta dal 29 maggio al 2 giugno:\r\n\r\n2 giugno dei senzapatria\r\n\r\nBombardieri F35? Valgono centocinquantamila terapie intensive. La portaerei Trieste? Cinquantamila respiratori polmonari. Una manciata di blindati e un elicottero? Trecentotrentamila posti letto oppure dieci miliardi di mascherine.\r\n\r\nLa produzione bellica non si è mai fermata. In pieno lockdown l’AIAD, la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza, membro di Confindustria, scriveva ai propri associati che c’era “l’opportunità per le società e le aziende federate, di proseguire la propria attività, concentrando l’operatività sulle linee produttive ritenute maggiormente essenziali e strategiche”.\r\nEssenziale e strategico per chi e per cosa? Per i governi e per le agenzie di sicurezza che li acquistano per i vari teatri di guerra. Questo settore dell’industria bellica, che ha in Piemonte uno dei suoi centri di eccellenza, non ha mai smesso di funzionare a pieno regime, perché la guerra per il governo Conte è un motore “essenziale” dell’economia, un tassello indispensabile per i giochi di potenza a livello planetario.\r\nGli anziani delle RSA, i lavoratori obbligati a far circolare le merci, i commessi dei supermercati, i medici, infermieri e OSS erano sacrificabili. Pedine di poco valore sullo scacchiere della storia. \r\nMentre cacciabombardieri, elicotteri da combattimento, missili e droni venivano prodotti dalle varie industrie piemontesi, la gente continuava ad ammalarsi senza ricevere cure adeguate, oggi la prevenzione è ancora un’utopia, mentre visite ed esami specialistici per altre patologie restano pressoché azzerati.\r\n\r\nA maggio hanno riaperto buona parte delle attività produttive e commerciali, la sanità privata offre i suoi servizi a pagamento, mentre l’attività ambulatoriale resta in lockdown.\r\n\r\nLa metafora della guerra al virus, tanto cara al governo, ha un sapore agre di fronte alla strage di questi mesi. Decine di migliaia di morti. Quanti sarebbero ancora vivi se ci fossero state le strutture adatte ad affrontare l’epidemia?\r\n\r\nLe spese militari in Italia crescono da anni, così come i tagli alla sanità. Per chi se le può permettere ci sono le cliniche private, la prevenzione, le cure. Per gli altri la vita, specie in questi mesi, è diventata un terno al lotto.\r\nMa a decidere non è mai il destino. Decidono padroni e governi.\r\nSono loro che hanno deciso dove e come investire, dove e perché spendere il denaro sottratto alle nostre buste paga.\r\nLa spesa militare è passata dall’1,25 per cento del Pil fino a raggiungere un picco del 1,45 per cento mentre quella sanitaria è scesa di un punto percentuale, con una previsione per il 2020 che si aggira sul 6,5 per cento del Pil.\r\nSecondo i dati elaborati dall’Osservatorio Mil€x nel 2020 sono stati stanziati circa 26,3 miliardi in spese militari, un miliardo e mezzo in più rispetto al 2019. 5,9 miliardi di euro sono destinati all’acquisto di nuovi sistemi d’arma.\r\nProvate a calcolare quanti posti letto, quanti ospedali, quanti tamponi, quanta ricerca si potrebbe finanziare con questi 26 miliardi e rotti di euro. Avrete la misura della criminalità di chi ci governa oggi e di chi ci ha governato in questi anni.\r\nNeppure l’epidemia ha fermato il business bellico. Anzi. La portaerei Cavour, costata 1,3 miliardi ed entrata in servizio nel 2009, è stata utilizzata per promuovere il made in Italy armiero nel mondo. Una nuova portaerei, la Trieste, varata lo scorso anno ci è costata 1,2 miliardi di euro.\r\nIn piena pandemia il governo ha deciso di acquistare per la Marina Militare due sommergibili dal costo di 1,3 miliardi di euro, che saranno costruiti da Fincantieri.\r\nLe armi italiane, in prima fila il colosso pubblico Leonardo, sono presenti su tutti i teatri di guerra.\r\nSette miliardi di euro sono stati sbloccati dal Ministero della Difesa e dal MISE per la prevista \"Legge Terrestre\" che dovrebbe garantire la costruzione di diversi armamenti.\r\nIn aprile Fincantieri ha vinto la gara per alcune fregate destinate alla Marina Militare staunitense.\r\nLe 36 missioni militari all’estero, al servizio dell’imperialismo tricolore, costano 1,3 miliardi l’anno. C’è anche un bonus per l’industria bellica: un blindato Lince, testato in zona di guerra, ha un valore aggiunto per i nuovi acquirenti.\r\nLe guerre che paiono lontane sono invece vicinissime: le armi che uccidono civili in ogni dove, sono prodotte non lontano dai giardini dove giocano i nostri bambini. I blindati Lince, oltre che in Afganistan, sono stati testati tra le montagne piemontesi, nel cantiere-fortino di Chiomonte, in Val Susa.\r\nIn questi anni i militari italiani facevano sei mesi in Iraq, Libano, Afganistan e sei mesi per le strade delle nostre città. Guerra interna e guerra esterna sono due facce della stessa medaglia.\r\nI militari, promossi a poliziotti durante la pandemia, sono nelle nostre strade per affiancare le altre forze dell’ordine nella repressione di ogni insorgenza sociale.\r\nIn molte località sono impiegati nei zone popolari. In Piemonte sono concentrati soprattutto a Torino, dove hanno stretto in una morsa le strade di Aurora e Barriera, quartieri dove la povertà, la precarietà, la difficoltà a mettere qualcosa in tavola, a pagare i fitti e le bollette, già forte, è aumentata durante il lockdown.\r\nIn questi due mesi e mezzo il governo ha alternato il bastone alla carota, regalando elemosine e distribuendo multe e denunce. Il loro nemico sono i poveri, quelli che rischiano la vita lavorando in nero, perché altrimenti non saprebbero come camparla, il loro nemico sono i lavoratori sacrificabili, i braccianti che devono chinare il capo e non pretendere protezioni. Niente deve fermare la macchina del profitto: chi la inceppa è trattato da nemico, da vittima sacrificabile.\r\n\r\nNegli ultimi 10 anni sono stati tagliati 43.000 posti di lavoro nella sanità. In Italia ci sono 3,2 posti letto ogni mille abitanti, contro i 4,7 della media europea. In Germania sono otto: inutile chiedersi perché lì la diffusione dell’epidemia sia stata controllata molto meglio che da noi. In Italia i posti letto (15mila euro l’uno) sono calati del 30 per cento tra il 2000 e il 2017.\r\nI responsabili siedono in tutte le poltrone rosse del parlamento.\r\n\r\nDopo due mesi e mezzo di pandemia, la situazione non è migliorata: non ci sono state nuove assunzioni di medici, infermieri, assistenti sanitari, gli ospedali non sono luoghi sicuri né per chi ci lavora né per chi vi è ricoverato.\r\nChi osa denunciare la situazione viene deferito ai consigli di disciplina o licenziato. I lavoratori della sanità devono scegliere tra la borsa e la vita. Tra rischiare la vita per avere uno stipendio, o rischiare il posto per difendere la propria vita e quella degli altri.\r\n\r\nIn questi mesi il governo ha provato a renderci complici di una strage di stato, soffocandoci di retorica patriottica e coprendoci con un sudario tricolore.\r\nL’unione sacra degli italiani nella “guerra” al coronavirus, il sacrificio della libertà per il bene di tutti. Una favola che si scioglie di fronte a bombardieri prodotti a Cameri, mentre alle persone ammalate venivano prescritti tachipirina e scongiuri.\r\n\r\nAnche questo due giugno, che, come ogni anno verrà celebrato con cerimonie militari e appelli patriottici, saremo in piazza, per dire che non ci stiamo, che non ci arruoliamo. Il nazionalismo è un virus mortale, che di anno in anno sta infettando la nostra società. La paura del domani viene usata per innalzare nuove barriere, per finanziare guerre, stragi, occupazioni militari.\r\nGli anziani sacrificati nelle RSA mentre si costruivano sommergibili da guerra sono l’emblema di regole sociali che è nostro impegno spezzare. Noi siamo con chi sciopera per non morire di lavoro, con chi ha resistito alla militarizzazione ed ha creato reti solidali.\r\nDisertori, anarchici, senzapatria saremo in piazza, con tutte le precauzioni necessarie, contro tutti gli eserciti, tutte le frontiere, tutte le guerre. 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La Repubblica nata dalla lotta al fascismo e l'occupazione nazista, dopo la guerra voluta da Mussolini a fianco della Germania nazista, si festeggia tra cannoni, burattini in divisa e frecce tricolori, mostrando in tutta la sua nudità il potere statale.\r\nLa parata militare è anche l'immagine di un paese ininterrottamente in guerra dal 1990. Un fatto che, grazie al modificarsi del paradigma bellico, viene percepito come normale. Normale come la polizia, normale come i rastrellamenti in strada, normale come le fabbriche che producono bombardieri.\r\nUn gruppo di antimilitaristi di Torino, Valli di Lanzo e dal resto del Piemonte ha dato vita ad una due giorni antimilitarista a Caselle torinese, dove sorge il più grande degli stabilimenti dell'Alenia, che, dopo aver prodotto per anni i Tornado, produce gli Eurofighter e i primi cassoni alari per gli F35, che vengono assemblati nello stabilimento costruito all'interno dell'aeroporto militare di Cameri, a pochi chilometri da Novara.\r\n\r\nMartedì 27 maggio nel palatenda di corso Torino si è svolta un'assemblea introdotta da Alberto Perino e Valter Bovolenta del Movimento contro gli F35.\r\nAlberto ha ricordato la lotta degli operai e degli antimilitaristi di Condove per la riconversione da militare a civile di parte della produzione delle Officine Moncenisio. Una lotta esemplare ma poco nota, che dimostra che il ricatto occupazionale può essere superato da una lotta che ha visto protagonisti i lavoratori stessi.\r\n\r\nValter ha ricostruito la lotta contro gli F35, allargando il discorso ad un'analisi attenta dei movimenti contro la guerra e sulle prospettive di un'azione antimilitarista che trova nell'opposizione a basi militari e industrie di morte il proprio fulcro potente.\r\n\r\nLunedì due giugno l'appuntamento era in piazza Boschiassi nel centro di Caselle. Dopo un presidio e un'assemblea in cui si sono succeduti gli interventi di antimilitaristi di Torino, delle Valli di Lanzo, di Novara, Alessandria, e dalla provincia di Varese, da dove sono venuti alcuni lavoratori della Aermacchi in lotta per la riconversione e contro i nuovi addestratori per il volo, che l'Italia sta vendendo ad Israele.\r\n\r\nIl presidio si è poi trasformato in un corteo che ha attraversato il centro della cittadina, sostando a lungo al mercato, per concludersi alla rotonda che sulla provinciale accoglie chi arriva da Torino. Su questa rotonda campeggia un aereo militare costruito dall'Alenia, che in questo modo proietta la sua ombra su tutta la città.\r\nLa rotonda invasa dagli antimilitaristi è diventata la scena di un'azione comunicativa. Abiti insanguinati, fantocci, scarpe hanno dato corpo ad una scena di guerra. Due sagone di bare sono state issate alle ali dell'aereo, mentre fumogeni e rumori di bombe restituivano un pizzico di realtà alla presenza di un aereo militare lungo la strada del paese.\r\nUna vergogna da cancellare.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Valter del Movimento No F35.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nwalter_antimilitarismo\r\n\r\nDi seguito il testo del volantino distribuito per le strade di Caselle e al mercato.\r\n\r\n\"L’Italia è in guerra da molti anni. Ne parlano solo quando un ben pagato professionista ci lascia la pelle: un po’ di retorica su interventi umanitari e democrazia, Napolitano che saluta la salma, una bella pensione a coniugi e figli.\r\nÈ una guerra su più fronti, che si coniuga nella neolingua del peacekeeping, dell’intervento umanitario, ma parla il lessico feroce dell’emergenza, dell’ordine pubblico, della repressione.\r\nGli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq, Afganistan, gli stessi delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei CIE, nelle strade delle nostre città, sono in Val Susa.\r\nGuerra esterna e guerra interna sono due facce delle stessa medaglia. Lo rivela l’armamentario propagandistico che le sostiene. Le questioni sociali, coniugate sapientemente in termini di ordine pubblico, sono il perno dell’intera operazione.\r\nHanno applicato nel nostro paese teorie e tattiche sperimentate dalla Somalia all’Afganistan.\r\nLa separazione tra guerra e ordine pubblico, tra esercito e polizia è sempre più labile. L’alibi della salvaguardia dei civili è una menzogna mal mascherata di fronte all’evidenza che le principali vittime ed obiettivi delle guerre moderne sono proprio i civili. Civili bombardati, affamati, controllati, inquisiti, stuprati, derubati: è quotidiana cronaca di guerra. Poi arriva la “ricostruzione”, la creazione di uno stato democratico fantoccio delle truppe occupanti, l’organizzazione di esercito, polizia, magistratura leali ai nuovi padroni. È la prosecuzione con altri mezzi della guerra guerreggiata, obiettivo e insieme strumento di guerra.\r\nLa guerra è diventata filantropia planetaria, le bombe, l’occupazione militare, i rastrellamenti ne sono lo strumento. Quando il militare diventa poliziotto ed entrambi sono anche operatori umanitari il gioco è fatto.\r\nL’opposizione alla guerra, che in altri anni fa ha riempito le piazze di folle oceaniche, si è lentamente esaurita, come le bandiere arcobaleno, che il sole e la pioggia hanno stinto e lacerato sui balconi delle case.\r\nLa mera testimonianza, la rivolta morale non basta a fermare la guerra, se non sa farsi resistenza concreta.\r\nNegli ultimi anni l’opposizione alla guerra qualche volta è riuscita a saldarsi con l’opposizione al militarismo: il movimento No F35 a Novara, i No Tav che contrastano l’occupazione militare in Val Susa, i no Muos che si battono contro le antenne assassine a Niscemi. Anche nelle strade delle nostre città, dove controllo militare e repressione delle insorgenze sociali sono la ricetta universale, c’é chi non accetta di vivere da schiavo.\r\nLe radici di tutte le guerre sono nelle industrie che sorgono a pochi passi dalle nostre case.\r\nChi si oppone alla guerra, senza opporsi alle produzioni di morte, fa testimonianza ma non impedisce i massacri.\r\n\r\nL'Alenia è uno dei gioielli di Finmeccanica, il colosso armiero italiano.\r\nLa “missione” dell’Alenia è fare aerei. I velivoli militari sono il suo fiore all’occhiello. Nello stabilimento di Caselle Torinese hanno costruito gli Eurofighter Thypoon, i cacciabombardieri made in Europe, e gli AMX. Le ali degli F35, della statunitense Loockeed Martin, sono costruite ed assemblati dall'Alenia.\r\nUn business milionario. Un business di morte.\r\nPer fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.\r\nMettiamo sabbia nel motore del militarismo!\"","4 Giugno 2014","2014-06-09 12:25:11","Due giornate antimilitariste a Caselle T.se",1401899756,[117,62,118,119,120,121],"http://radioblackout.org/tag/alenia/","http://radioblackout.org/tag/ce-lavoro-e-lavoro/","http://radioblackout.org/tag/caselle-torinese/","http://radioblackout.org/tag/riconversione/","http://radioblackout.org/tag/rotonda-del-bombardiere/",[18,15,30,26,20,32],{"post_content":124},{"matched_tokens":125,"snippet":126,"value":127},[73,74],"cannoni, burattini in divisa e \u003Cmark>frecce\u003C/mark> \u003Cmark>tricolori\u003C/mark>, mostrando in tutta la sua","A Roma la parata militare, rappresentazione scenica della potenza dello Stato, che rivendica il proprio monopolio legale dell'uso della violenza, da qualche anno è tornata a segnare il due giugno, il giorno in cui l'attuale forma statuale celebra se stessa.\r\nUna scelta, che ci narra del cuore violento e gerarchico di ogni Stato. 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Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.\r\nMettiamo sabbia nel motore del militarismo!\"",[129],{"field":98,"matched_tokens":130,"snippet":126,"value":127},[73,74],1157451471441100800,{"best_field_score":133,"best_field_weight":134,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":135,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":48},"2211897868288",14,"1157451471441100913",6646,{"collection_name":59,"first_q":24,"per_page":138,"q":24},6,4,{"facet_counts":141,"found":158,"hits":159,"out_of":232,"page":17,"request_params":233,"search_cutoff":36,"search_time_ms":158},[142,150],{"counts":143,"field_name":148,"sampled":36,"stats":149},[144,146],{"count":14,"highlighted":145,"value":145},"anarres",{"count":17,"highlighted":147,"value":147},"matinée xxl","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":151,"field_name":35,"sampled":36,"stats":157},[152,153,155],{"count":17,"highlighted":145,"value":145},{"count":17,"highlighted":154,"value":154},"matinée",{"count":17,"highlighted":156,"value":156},"MatinéeXXL",{"total_values":158},3,[160,188,211],{"document":161,"highlight":177,"highlights":184,"text_match":131,"text_match_info":187},{"comment_count":48,"id":162,"is_sticky":48,"permalink":163,"podcastfilter":164,"post_author":165,"post_content":166,"post_date":167,"post_excerpt":54,"post_id":162,"post_modified":168,"post_thumbnail":169,"post_title":170,"post_type":171,"sort_by_date":172,"tag_links":173,"tags":176},"98305","http://radioblackout.org/podcast/matinee-xxl-76-02-06-2025/",[147],"Adriano","\"Voli imprevedibili ed ascese velocissime / Traiettorie impercettibili / Codici di geometria esistenziale\": così il Maestro Franco Battiato già nel 1981 descriveva i giochi di dromologia futuristica delle Frecce Tricolori guidate da Dj Post Pony & Ing. 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Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streamingAscolta e diffondi l’audio della puntata:\n\n\n\n\n\n\n\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:Aborto. La lunga marcia dei “pro vita” e le lotte femministeRipercorriamo assieme a Nadia Nardi di Nudm Livorno le tappe delle lotte delle donne per acquisire e difendere la propria libertà di scelta e i tanti dispositivi messi in atto da chi ci vuole ricacciare nella gabbia della maternità come destino obbligato.Un punto di partenza la legge 194, che, limita la libertà femminile e contiene numerose trappole, che, una dopo l’altra, sono scattate.2 giugno. La repubblica fondata sulla guerraParate militari, esibizione di frecce tricolori, piazze occupate da cerimonie militariste: questa è la cifra con la quale la repubblica italiana declina se stessa.Nulla di cui stupirsi. Lo Stato, in tutte le proprie forme, si fonda sul monopolio della violenza legittima, una violenza estrema di cui le forze armate sono la punta di diamante.Negli ultimi anni sono venute meno le tante forme di edulcorazione del mestiere delle armi, messe in campo per attenuarne l’impatto su una popolazione in buona parte pacifista, restia alle imprese belliche. Oggi un governo diretto erede del fascismo storico, con un’ampia maggioranza parlamentare e nessuna reale opposizione istituzionale alla guerra ed ai processi di riarmo, si permette una diretta esaltazione degli eserciti, delle missioni militari all’estero, alla difesa degli interessi italiani in chiave neocoloniale.Come ogni anno anche questo due giugno ci saranno cerimonie militari e chi, nelle piazze, le contesta attivamente.Ne abbiamo parlato con Antonio MazzeoUSA: le varie velocità della rilocalizzazioneGli interessi economico-finanziari dettano le agende di amministrazioni e governi di ogni sorta. C’è un filo conduttore che lega le azioni dei vari presidenti USA, da Obama al secondo mandato di Trump. Ovviamente ogni amministrazione opera secondo l’immagine che si è data in campagna elettorale, ma indipendentemente dai modi le strategie possono essere utilizzate come bussole per capire l’orientamento in atto. E tutte le bussole, da Obama a Trump passando per Biden, puntano nella stessa direzione, quella del reshoring, seppur con alterne fortune.Vi proponiamo un approfondimento con Giammarco, autore di un testo uscito su UN, che inserisce la questione dei dazi in un contesto più ampioAppuntamenti:Lunedì 2 giugnoore 16manifestazione antimilitarista in via Garibaldi angolo piazza Castello(se piove piazza Palazzo di Città)Interventi, il canzoniere antimilitarista del Cor’okkio e di Alba e tanto altro.Contestiamo le cerimonie militariste del 2 giugno!A-Distro e SeriRiotogni mercoledìdalle 18 alle 20in corso Palermo 46(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altroSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotteVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!Informati su lotte e appuntamenti!Federazione Anarchica Torinesecorso Palermo 46Riunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30per info scrivete a fai_torino@autistici.orgContatti:FB@senzafrontiere.to/Telegramhttps://t.me/SenzaFrontiereIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.orgwww.anarresinfo.org","1 Giugno 2025","2025-09-30 02:01:44","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/04.jpeg","Anarres del 30 maggio. 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Oggi viviamo tempi profondamente mutati, tuttavia l’intuizione della maggior forza del mutuo appoggio rispetto alla competizione, pur viziata d’ottimismo positivista, è anche oggi un retaggio importante ed uno strumento di lotta oltre che di autorganizzazione.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Codello, pedagogista, anarchico. \r\n\r\nCinque giorni di informazione e lotta in Piemonte: cronache e riflessioni antimilitariste.\r\nIl governo ha celebrato l’unione sacra degli italiani contro il Coronavirus con un’esibizione di frecce tricolori, che hanno sorvolato la penisola, per approdare il 2 giugno a Roma, per la “festa” della Repubblica.\r\nIn Piemonte si sono svolte numerose iniziative antimilitariste tra Asti, Alessandria, Caselle e Torino.\r\n\r\nSabato 30 c’è stato un presidio in via dei Martiri ad Alessandria\r\n\r\nNel pomeriggio uno striscione con la scritta “Chiudiamo le fabbriche di morte” è stato appeso davanti alla Microtecnica-Collins Aerospace di piazza Graf a Torino.\r\n\r\nSempre a Torino, un altro striscione “L’Alenia produce morte” è apparso all’ingresso dello stabilimento di corso Marche dell’azienda che produce bombardieri e droni da guerra.\r\n\r\nIn serata a Caselle Torinese, sulla rotonda dove è stata collocata una Freccia Tricolore un gruppo di antimilitaristi ha appeso lo striscione “Quanti ospedali vale una freccia tricolore?” e acceso fumogeni.\r\n\r\nLunedì 1 giugno c’è stato un presidio al mercato di Caselle Torinese\r\n\r\nNel pomeriggio del 1 giugno presidio in piazza della Libertà ad Asti. 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