","Le gabbie di Milano: presidio al carcere minorile Beccaria","post",1716450993,[64,65,66,67,68,69,70,71],"http://radioblackout.org/tag/beccaria/","http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/cpr/","http://radioblackout.org/tag/gabbie/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/milano/","http://radioblackout.org/tag/san-vittore/","http://radioblackout.org/tag/via-corelli/",[73,74,21,75,76,77,78,79],"beccaria","carcere","gabbie","guerra","milano","San Vittore","via Corelli",{"post_content":81,"post_title":85,"tags":88},{"matched_tokens":82,"snippet":83,"value":84},[75],"evasioni continuano a bruciare le \u003Cmark>gabbie\u003C/mark> da dentro, a Milano come","A Milano domenica scorsa dentro al carcere di San Vittore si sono udite grida che si sono protratte per tempo. Una cella è andata a fuoco, è molto probabile che a incendiarla sia stata ancora una volta la rabbia dei prigionieri. Nel frattempo, mai così tanti minori in carcere da decenni, anche effetto del Dl Caivano, strumento di guerra diretta ai giovani refrattari. Nel carcere Beccaria - un minorile come tanti, dove però alcune informazioni sono trapelate - sono ordinari pestaggi e torture sui corpi dei ragazzi da parte degli agenti della Polizia penitenziaria, gli stessi che invocano la tutela della Corte europea dei diritti dell'uomo perchè il loro infame lavoro li stressa. Di qualche giorno fa l'ultimo tentativo di evasione da parte di un giovane prigioniero. Inoltre, dopo settimane di proteste, dalla tarda serata di lunedì un folto gruppo di migranti ha rotto il poco che resta all’interno di uno dei due settori del Cpr di via Corelli: alle disumane condizioni di vita cui i prigionieri sono costretti, si è aggiunta la violenza di una cinquantina di agenti in antisommossa. Recente è la notizia che il Ministro Piantedosi, in linea con l'attuale fase espansiva della detenzione amministrativa da parte dello Stato, vorrebbe aprire un nuovo Cpr proprio a Milano.\r\n\r\nNonostante la violenza e la repressione brutale, le lotte e le evasioni continuano a bruciare le \u003Cmark>gabbie\u003C/mark> da dentro, a Milano come altrove, uno dei fronti caldi della guerra interna. In solidarietà, domenica alle 15 è chiamato un presidio davanti al carcere minorile Beccaria.\r\n\"Delinquenti, sempre meglio che agenti...\"\r\n\r\nNe parliamo con una compagna da Milano, con cui abbozziamo anche un punto sui recenti fatti all'Università Statale occupata dagli studenti in solidarietà a Gaza:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/milano-1.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":86,"snippet":87,"value":87},[75],"Le \u003Cmark>gabbie\u003C/mark> di Milano: presidio al carcere minorile Beccaria",[89,91,93,95,98,100,102,104],{"matched_tokens":90,"snippet":73},[],{"matched_tokens":92,"snippet":74},[],{"matched_tokens":94,"snippet":21},[],{"matched_tokens":96,"snippet":97},[75],"\u003Cmark>gabbie\u003C/mark>",{"matched_tokens":99,"snippet":76},[],{"matched_tokens":101,"snippet":77},[],{"matched_tokens":103,"snippet":78},[],{"matched_tokens":105,"snippet":79},[],[107,112,115],{"field":38,"indices":108,"matched_tokens":109,"snippets":111},[27],[110],[75],[97],{"field":113,"matched_tokens":114,"snippet":87,"value":87},"post_title",[75],{"field":116,"matched_tokens":117,"snippet":83,"value":84},"post_content",[75],578730123365712000,{"best_field_score":120,"best_field_weight":121,"fields_matched":27,"num_tokens_dropped":50,"score":122,"tokens_matched":123,"typo_prefix_score":50},"1108091339008",13,"578730123365711979",1,{"document":125,"highlight":147,"highlights":155,"text_match":160,"text_match_info":161},{"cat_link":126,"category":127,"comment_count":50,"id":128,"is_sticky":50,"permalink":129,"post_author":53,"post_content":130,"post_date":131,"post_excerpt":56,"post_id":128,"post_modified":132,"post_thumbnail":133,"post_thumbnail_html":134,"post_title":135,"post_type":61,"sort_by_date":136,"tag_links":137,"tags":142},[47],[49],"41135","http://radioblackout.org/2017/03/transfobia-gabbie/","Come tant* altr* migrant* illegalizzat* dallo Stato italiano, Adriana è stata rinchiusa in una di quella gabbie che oggi chiamano Cpr, ieri Cie. Cambia il nome, non la sostanza di queste istituzioni totali che sono grimaldello della guerra contro i/le migrant* recentemente rafforzata dalla stretta reazionaria e repressiva del nuovo Ministro della Sicurezza e della Paura, Marco Minniti. Dopo 17 anni di vita in Italia, Adriana è tornata ad essere semplicemente un \"corpo deportatile\" nel momento in cui ha perso il lavoro e, di conseguenza, come previsto dalla legge Bossi-Fini, la possibilità di rinnovare il proprio permesso di soggiorno. Come lei vivono una condizione di illegalizzazione e deportabilità anche tutt* coloro la cui condizione di migrant* pover* impedisce qualunque accesso ai mercati del lavoro formali, a causa della combinazione tra processi di informalizzazione economica e processi di irregolarizzazione amministrativa determinanti nella costruzione della \"clandestinità\". Proprio in questi giorni sono in fase di conversione i decreti Minniti-Orlando su immigrazione e sicurezza urbana, intrisi di razzismo e classismo, che sanciscono chiaramente la criminalizzazione delle persone migranti e sfruttate.\r\n\r\n \r\n\r\nAl razzismo strutturale si interseca, nel caso delle soggettività migranti trans*, un'ulteriore oppressione specifica. All'interno di un ordine politico transfobico e sessista, i corpi trans* eccedenti la macchina sociale di produzione dell'identità vengono patologizzati e repressi. Se il lavoro formale risulta ulteriormente precluso a causa dello stigma sociale, alcune delle professioni a cui possono avere accesso sono oggetto di criminalizzazione. Maggiore, quindi, è il rischio di finire nelle gabbie dello Stato. A loro volta, istituzioni totali come i Cpr e le carceri riproducono la norma cis-sessista attraverso molteplici dispositivi. Tra questi, la negazione della percezione del genere vissuta dalle persone trans* che non abbiano effettuato la transizione attraverso la \"demolizione chirurgica\", che in Italia resta un processo di forte patologizzazione ed è perno della Legge 164/82 relativa alla possibilità di \"rettificazione anagrafica\" (oggi messa in discussione da una storica sentenza della Corte Costituzionale nel 2015, ma in ogni caso irrilevante per chi è \"senza documenti\"). La negazione o l'estrema difficoltà di accesso ai trattamenti ormonali. La frequente detenzione in regime di isolamento, in una grottesca logica di \"immunizzazione\" dei corpi trans* rispetto al resto de* detenut*, laddove una delle principali minacce per l'incolumità delle persone trans* è rappresentata proprio dalle forze dell'ordine.\r\n\r\n \r\n\r\nDopo due mesi di detenzione nel Cpr di Brindisi, unicamente maschile, grazie allo sciopero della fame ed all'intervento del Mit (Movimento Identità Transessuale), Adriana era stata illusa di poter uscire dalla gabbia. Un'uscita temporanea e sospesa, come sospesa è l'esistenza di chi è in attesa che lo Stato decida sulla propria vita. Dopo due giorni, però, è stata nuovamente reclusa, questa volta nel Cpr di Caltanissetta, perchè per il solo fatto di non avere una fedina penale del tutto limpida è costretta ad aspettare in gabbia la decisione della Commissione Territoriale rispetto alla sua richiesta di asilo politico. Nuovamente reclusa in un Cpr unicamente maschile, Adriana si trova oggi isolata in un container nel cortile della struttura.\r\n\r\n \r\n\r\nQuesta mattina abbiamo parlato della transfobia di Stato con Roger delle Cagne Sciolte, che nei giorni scorsi hanno pubblicato un comunicato di solidarietà ad Adriana ed a tutte le persone recluse:\r\n\r\nAdrianaTransnelCie","31 Marzo 2017","2017-04-04 15:36:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/03/NoBorder-2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"250\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/03/NoBorder-2-300x250.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/03/NoBorder-2-300x250.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/03/NoBorder-2-768x641.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/03/NoBorder-2-1024x854.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/03/NoBorder-2.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Transfobia e gabbie di Stato: contro ogni confine tra territori e generi",1491002898,[138,139,66,140,141],"http://radioblackout.org/tag/adriana/","http://radioblackout.org/tag/cagne-sciolte/","http://radioblackout.org/tag/razzismo-strutturale/","http://radioblackout.org/tag/transfobia/",[143,144,21,145,146],"adriana","cagne sciolte","razzismo strutturale","transfobia",{"post_content":148,"post_title":152},{"matched_tokens":149,"snippet":150,"value":151},[75],"rinchiusa in una di quella \u003Cmark>gabbie\u003C/mark> che oggi chiamano Cpr, ieri","Come tant* altr* migrant* illegalizzat* dallo Stato italiano, Adriana è stata rinchiusa in una di quella \u003Cmark>gabbie\u003C/mark> che oggi chiamano Cpr, ieri Cie. 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(quelli del parco Zoom di Cumiana) vorrebbe creare una fattoria didattica secondo un progetto di privatizzazione della giunta Fassino che la nuova amministrazione a cinque stelle non vuole ritirare.\r\n\r\nUna prossima iniziativa per aggregare e sviluppare la mobilitazione sarà sabato 19 novembre con performance artistiche e una jam session di percussionisti contro la gabbia in ferro che sorge lì sin da quando 30 anni fa venne chiuso lo zoo, proprio come monito contro un'eventuale riapertura...\r\n\r\nAscolta l'aggiornamento con Luca, per ulteriori info michelottilibero.noblogs.org:\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n \r\n\r\n ","7 Novembre 2016","2016-11-08 23:27:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/zoom-2-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/zoom-2-1-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/zoom-2-1-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/zoom-2-1-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/zoom-2-1-1024x577.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Per un parco Michelotti pubblico e senza gabbie",1478519216,[],[],{"post_title":181},{"matched_tokens":182,"snippet":183,"value":183},[75],"Per un parco Michelotti pubblico e senza \u003Cmark>gabbie\u003C/mark>",[185],{"field":113,"matched_tokens":186,"snippet":183,"value":183},[75],{"best_field_score":162,"best_field_weight":163,"fields_matched":123,"num_tokens_dropped":50,"score":188,"tokens_matched":123,"typo_prefix_score":50},"578730123365187705",{"document":190,"highlight":215,"highlights":220,"text_match":160,"text_match_info":223},{"cat_link":191,"category":193,"comment_count":50,"id":195,"is_sticky":50,"permalink":196,"post_author":197,"post_content":198,"post_date":199,"post_excerpt":56,"post_id":195,"post_modified":200,"post_thumbnail":201,"post_thumbnail_html":202,"post_title":203,"post_type":61,"sort_by_date":204,"tag_links":205,"tags":211},[192],"http://radioblackout.org/category/notizie/",[194],"Blackout Inside","79334","http://radioblackout.org/2023/01/chimica-e-rivolta-al-casal-del-marmo-di-roma/","ricongiunzioni","I sentieri per la francia sono pieni di scarti di buste di gaviscon. Chi esce in qualche modo da un CPR, dal carcere, o scappa da una delle tante comunità o appartamenti delle cooperative, spesso ha bruciori di stomaco lancinanti provocati dalle dosi massicce di antidepressivi che si porta dietro. Alle volte capita che a qualcuno venga un attacco epilettico mentre attraversa la frontiera. Sono gli effetti collaterali di una brusca interruzione del rivotril, ansiolitico antiepilettico anche detto “eroina dei poveri”[1], somministrato in dosi massicce in tutti i luoghi di reclusione, e spacciato fuori vicino alle stazioni. Ieri 11 Gennaio 2023 al carcere minorile Casal del Marmo di Roma è scoppiata una rivolta e sono andati a fuoco alcuni materassi perché non arrivavano gli ansiolitici della sera[2]. Non ce la facevano più e sono scoppiati, dei ragazzini di 15 anni. Come si dice quando una persona spacca tutto perché non trova una sostanza? Dipendenza, tossicità. Ma tossico è soprattutto lo stato che sceglie di creare decine di migliaia di ragazzi e ragazze dipendenti, che crea marginalità come aveva fatto con l’eroina di stato negli anni 70. Le carceri statali sono una “fabbirca di tossicodipendenza”[3]. Gli stessi medici che lavorano in carcere testimoniano la “responsabilità epidemiologica e la problematica restituzione alla società, a fine pena, di centinaia di soggetti in difficoltà nella gestione di forme di dipendenza problematiche”[4]. Allargando lo sguardo, negli ultimi anni in gran parte degli stati industrializzati, la percentuale delle persone con una diagnosi psichiatrica in cura a carico dei sistemi sanitari è sempre più risicata, mentre sale invece la percentuale di problematiche psichiatriche in persone rinchiuse in carcere. Questo può voler dire più cose: l’inefficacia dei sistemi di cura pubblici e privati da una parte, la rinnovata tensione a custodire e reprimere la follia e la sragione, il cambiamento della popolazione carceraria e delle storie personali che attraversano il carcere, l’utilizzo di diagnosi e contenzione chimica sempre più frequente e massiccio nelle galere.\r\n\r\nIl 43% dei detenuti assume sedativi o ipnotici, mentre il 20% risulta assumere regolarmente stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi. Le percentuali schizzano nei cpr[5] dove per contenere il rischio suicidario dei tranquillanti minori si prescrivono insieme gli antidepressivi. Poi c’è il metadone e il subutex per chi una dipendenza già ce l’aveva quando è entrato/a. I farmaci a volte possono salvarti la pelle ma sono sempre e solo l’inizio di un percorso, nelle carceri davanti non hai niente verso cui andare, nel tempo e nello spazio. Nessun futuro in un non-luogo di una soggettività negata. La farmacologia diventa in questo contesto culturale e di rapporti di forza camicia di forza chimica e i manicomi si ricreano in carcere, un po’ come una volta le carceri si ricreavano in manicomio con gli ergastoli bianchi e le sbarre. Non è un caso dunque se i movimenti antipsichiatrici si occupano sempre più spesso di carcere[6][7], che comunque è un esperienza che accomuna gran parte della popolazione psichiatrica in carico ad altri istituti non penali: SPDC, SERT e carcere hanno le porte scorrevoli tra loro. È importante che lo facciano, che i compagni parlino di psichiatria in carcere, perché altrimenti la retorica “neomanicomiale” e la cosiddetta “emergenza psichiatrica” vengono utilizzate dai sindacati di polizia e dal DAP per ottenere trasferimenti dei detenuti, più potere nel governo delle carceri e nuove risorse per la repressione della vita privata della libertà.\r\n\r\nDa ieri, dopo questo fortuito sabotaggio dovuto a un ritardo nella consegna dei farmaci, è palese ed autoevidente a cosa serve la psichiatria in carcere: a sedare le rivolte, perchè senza pasticche o gocce le gabbie non sarebbero sostenibili per una popolazione carceraria che è cambiata, che “il carcere non lo sa fare”, che fuori non ha nessuno che aspetta, che chiede con disperazione e insistenza talvolta violenta di chiudere gli occhi almeno di notte, che senza non si dorme, di morire almeno per un attimo, il tempo che dura l’effetto dello xanax. Il dolore vivo che celano le carceri nelle loro varie forme va anestetizzato, legato, ucciso. Nessuna cura è possibile in un luogo nato per provocare dolore. Sedare, reprimere, addormentare e fare in modo che i prigionieri e le prigioniere non si suicidino. Quest’ultimo è il mandato che riesce meno e che ha sulla coscienza ha 83 suicidi nel 2022, a cui andrebbero aggiunti tutti quei decessi causati dagli effetti collaterali degli psicofarmaci, come è successo a Isabella, morta a Pozzuoli in seguito alle crisi respiratorie causate dagli psicofarmaci[8]. In breve la psichiatria serve a gestire, con gravi danni di salute, tutte quelle situazioni che sfuggono al auto-controllo e all’amministrazione della premialità e della pena individualizzata[9]. Chi non accetta il bastone e la carota non può che essere matto infondo.\r\n\r\n[1] https://www.psicoattivo.com/rivotril-nuova-sostanza-dabuso-vecchio-ansiolitico-e-antiepilettico/\r\n\r\n[2] https://ilmanifesto.it/carceri-minorili-la-rivolta-dei-farmaci\r\n\r\n[3] http://www.ristretti.it/areestudio/salute/mentale/bartolini/capitolo8.htm\r\n\r\n[4] https://www.rapportoantigone.it/diciassettesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/la-manica-stretta-ipotesi-di-regolazione-della-somministrazione-di-psicofarmaci-in-carcere/\r\n\r\n[5] https://radioblackout.org/podcast/nessuna-cura-del-18-01-22/\r\n\r\n[6] https://radioblackout.org/podcast/carceri-invisibili-del-20-09-22/\r\n\r\n[7] https://www.osservatoriorepressione.info/carcere-psichiatria-strumenti-controllo/\r\n\r\n[8] https://internapoli.it/isabella-morta-carcere-pozzuoli/\r\n\r\n[9] https://tamulibri.com/negozio/il-carcere-invisibile-etnografia-dei-saperi-medici-e-psichiatrici-nell-arcipelago-carcerario","12 Gennaio 2023","2023-01-12 14:44:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/casal-e1673531052270-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"192\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/casal-e1673531052270-300x192.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/casal-e1673531052270-300x192.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/casal-e1673531052270.jpeg 656w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Chimica e rivolta al Casal del Marmo di Roma",1673534581,[206,207,208,209,210],"http://radioblackout.org/tag/antipsichiatria/","http://radioblackout.org/tag/carcere-minorile/","http://radioblackout.org/tag/casal-del-marmo/","http://radioblackout.org/tag/psichiatria/","http://radioblackout.org/tag/psicofarmaci/",[32,212,213,18,214],"carcere minorile","Casal del Marmo","psicofarmaci",{"post_content":216},{"matched_tokens":217,"snippet":218,"value":219},[75],"senza pasticche o gocce le \u003Cmark>gabbie\u003C/mark> non sarebbero sostenibili per una","I sentieri per la francia sono pieni di scarti di buste di gaviscon. 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Ma tossico è soprattutto lo stato che sceglie di creare decine di migliaia di ragazzi e ragazze dipendenti, che crea marginalità come aveva fatto con l’eroina di stato negli anni 70. Le carceri statali sono una “fabbirca di tossicodipendenza”[3]. Gli stessi medici che lavorano in carcere testimoniano la “responsabilità epidemiologica e la problematica restituzione alla società, a fine pena, di centinaia di soggetti in difficoltà nella gestione di forme di dipendenza problematiche”[4]. Allargando lo sguardo, negli ultimi anni in gran parte degli stati industrializzati, la percentuale delle persone con una diagnosi psichiatrica in cura a carico dei sistemi sanitari è sempre più risicata, mentre sale invece la percentuale di problematiche psichiatriche in persone rinchiuse in carcere. Questo può voler dire più cose: l’inefficacia dei sistemi di cura pubblici e privati da una parte, la rinnovata tensione a custodire e reprimere la follia e la sragione, il cambiamento della popolazione carceraria e delle storie personali che attraversano il carcere, l’utilizzo di diagnosi e contenzione chimica sempre più frequente e massiccio nelle galere.\r\n\r\nIl 43% dei detenuti assume sedativi o ipnotici, mentre il 20% risulta assumere regolarmente stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi. Le percentuali schizzano nei cpr[5] dove per contenere il rischio suicidario dei tranquillanti minori si prescrivono insieme gli antidepressivi. Poi c’è il metadone e il subutex per chi una dipendenza già ce l’aveva quando è entrato/a. I farmaci a volte possono salvarti la pelle ma sono sempre e solo l’inizio di un percorso, nelle carceri davanti non hai niente verso cui andare, nel tempo e nello spazio. Nessun futuro in un non-luogo di una soggettività negata. La farmacologia diventa in questo contesto culturale e di rapporti di forza camicia di forza chimica e i manicomi si ricreano in carcere, un po’ come una volta le carceri si ricreavano in manicomio con gli ergastoli bianchi e le sbarre. Non è un caso dunque se i movimenti antipsichiatrici si occupano sempre più spesso di carcere[6][7], che comunque è un esperienza che accomuna gran parte della popolazione psichiatrica in carico ad altri istituti non penali: SPDC, SERT e carcere hanno le porte scorrevoli tra loro. È importante che lo facciano, che i compagni parlino di psichiatria in carcere, perché altrimenti la retorica “neomanicomiale” e la cosiddetta “emergenza psichiatrica” vengono utilizzate dai sindacati di polizia e dal DAP per ottenere trasferimenti dei detenuti, più potere nel governo delle carceri e nuove risorse per la repressione della vita privata della libertà.\r\n\r\nDa ieri, dopo questo fortuito sabotaggio dovuto a un ritardo nella consegna dei farmaci, è palese ed autoevidente a cosa serve la psichiatria in carcere: a sedare le rivolte, perchè senza pasticche o gocce le \u003Cmark>gabbie\u003C/mark> non sarebbero sostenibili per una popolazione carceraria che è cambiata, che “il carcere non lo sa fare”, che fuori non ha nessuno che aspetta, che chiede con disperazione e insistenza talvolta violenta di chiudere gli occhi almeno di notte, che senza non si dorme, di morire almeno per un attimo, il tempo che dura l’effetto dello xanax. Il dolore vivo che celano le carceri nelle loro varie forme va anestetizzato, legato, ucciso. Nessuna cura è possibile in un luogo nato per provocare dolore. Sedare, reprimere, addormentare e fare in modo che i prigionieri e le prigioniere non si suicidino. Quest’ultimo è il mandato che riesce meno e che ha sulla coscienza ha 83 suicidi nel 2022, a cui andrebbero aggiunti tutti quei decessi causati dagli effetti collaterali degli psicofarmaci, come è successo a Isabella, morta a Pozzuoli in seguito alle crisi respiratorie causate dagli psicofarmaci[8]. In breve la psichiatria serve a gestire, con gravi danni di salute, tutte quelle situazioni che sfuggono al auto-controllo e all’amministrazione della premialità e della pena individualizzata[9]. Chi non accetta il bastone e la carota non può che essere matto infondo.\r\n\r\n[1] https://www.psicoattivo.com/rivotril-nuova-sostanza-dabuso-vecchio-ansiolitico-e-antiepilettico/\r\n\r\n[2] https://ilmanifesto.it/carceri-minorili-la-rivolta-dei-farmaci\r\n\r\n[3] http://www.ristretti.it/areestudio/salute/mentale/bartolini/capitolo8.htm\r\n\r\n[4] https://www.rapportoantigone.it/diciassettesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/la-manica-stretta-ipotesi-di-regolazione-della-somministrazione-di-psicofarmaci-in-carcere/\r\n\r\n[5] https://radioblackout.org/podcast/nessuna-cura-del-18-01-22/\r\n\r\n[6] https://radioblackout.org/podcast/carceri-invisibili-del-20-09-22/\r\n\r\n[7] https://www.osservatoriorepressione.info/carcere-psichiatria-strumenti-controllo/\r\n\r\n[8] https://internapoli.it/isabella-morta-carcere-pozzuoli/\r\n\r\n[9] https://tamulibri.com/negozio/il-carcere-invisibile-etnografia-dei-saperi-medici-e-psichiatrici-nell-arcipelago-carcerario",[221],{"field":116,"matched_tokens":222,"snippet":218,"value":219},[75],{"best_field_score":162,"best_field_weight":224,"fields_matched":123,"num_tokens_dropped":50,"score":225,"tokens_matched":123,"typo_prefix_score":50},14,"578730123365187697",{"document":227,"highlight":247,"highlights":252,"text_match":160,"text_match_info":255},{"cat_link":228,"category":229,"comment_count":50,"id":230,"is_sticky":50,"permalink":231,"post_author":53,"post_content":232,"post_date":233,"post_excerpt":56,"post_id":230,"post_modified":234,"post_thumbnail":235,"post_thumbnail_html":236,"post_title":237,"post_type":61,"sort_by_date":238,"tag_links":239,"tags":243},[47],[49],"73491","http://radioblackout.org/2022/02/polonia-migration-is-not-a-crime-un-racconto-dalla-manifestazione-di-krosno-odrzanskie/","Ai microfoni di Radio Blackout, un racconto da parte di un compagno che ha preso parte alla manifestazione di Sabato 12 Febbraio a Krosno Odrzańskie contro il centro di detenzione di Vengen, poco distante dal confine con la Germania.\r\nUna manifestazione molto partecipata, che è riuscita a superare i muri e le gabbie del centro di detenzione e raggiungendo le persone rinchiuse dentro lo stesso, denunciando le condizioni disumane da veri e propri lager in cui sono costrette le persone migranti.\r\nManifestazione che ha stata brutalmente attaccata dalla forze di polizia polacche, con l'esito di diverse persone ferite e dieci persone arrestate (e notizia di due giorni fa, rilasciate con obbligo di firma).\r\nDi questo, della costruzione del muro anti-immigrazione tra Polonia e Bielorussia, e della solidarietà verso le persone detenute e a seguito degli arresti, ce ne parla ai nostri microfoni (con annessa traduzione!):\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/polonia.mp3\"][/audio]\r\nPer ulteriori informazioni ma soprattutto per sostenere le compagn* arrestat*, trovate riferimenti per il sostegno economico e gli indirizzi qui:\r\nhttps://nobordersteam.noblogs.org/\r\n\r\nhttps://www.facebook.com/nobordersteam\r\n\r\nhttps://t.me/no_borders_team\r\n\r\n ","16 Febbraio 2022","2022-02-16 14:39:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/1-nVBUY1W9Ifa9NeEPMmYVOw-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/1-nVBUY1W9Ifa9NeEPMmYVOw-300x200.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/1-nVBUY1W9Ifa9NeEPMmYVOw-300x200.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/1-nVBUY1W9Ifa9NeEPMmYVOw-1024x683.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/1-nVBUY1W9Ifa9NeEPMmYVOw-768x512.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/1-nVBUY1W9Ifa9NeEPMmYVOw.jpeg 1079w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Polonia, Migration is not a crime. 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Tema principale della puntata il workshop in preparazione che tratterà, con la partecipazione di Giuseppe Bucalo, della connessione tra antipsichiatria e resistenza animale. Parallelismi e l'inscindibile legame tra animale umano e non. Selezioni e repressioni. 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Un po' del come e del perchè è nato questo collettivo di lotta intersezionale e di media-attivismo; alcune letture e approfondimenti. Insomma, tanti ottimi spunti di riflessione, critica e analisi per decostruire la norma, per una lotta di liberazione totale da ogni gabbia e forma di dominio.\r\n\r\nQui l'estratto della puntata:\r\n\r\n300615intersezioni\r\n\r\n... e sempre in ottima compagnia, non poteva non mancare l'appello per la biciclettata di sabato 4 luglio in occasione del presidio nozoo. Il bando comunale, di ritardo in ritardo, è uscito, e se già per nulla ci piaceva un parco pubblico chiuso a chiave, ancor meno può allettarci l'idea che ad aprire quei lucchetti sia un privato dalle tasche gonfie, con l'intento di gonfiarsele ancor di più, sfruttando un'area verde di tutt* e un tot di animali. Tanto, era già uno zoo....\r\n\r\nBioparco? Fattoria didattica? Uno smart-zoo...m?\r\n\r\nAscoltate e sabato venite a farvi un giro in bici! 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effetti economici negativi dovuti alla pandemia da Covid-19 ed al relativo decreto “Io sto a casa”, non hanno tardato a pesare anche sulle casse delle attività di sfruttamento animale a scopo d’intrattenimento come gli zoo e i circhi. Una volta sparita la folla esaltata di persone che solitamente si accalca di fronte alle gabbie, e prosciugato il fatturato per riuscire, senza nuove entrate, a mantenere con quintali di cibo tutti gli animali esotici e non, che sono lì presenti, con uno staff ridotto anche al 10% del normale, queste strutture si rivelano ancora di più per ciò che sono, in tutta la loro tristezza e desolazione: delle prigioni per animali fatti nascere, crescere e morire in schiavitù per essere esposti e spettacolarizzati agli occhi del cliente pagante. Come fare allora in questo momento di crisi a raccogliere qualche soldo in più? Ovviamente tramite la retorica pietista degli animali in difficoltà, che senza l’essere umano che li osserva non sono più gioiosi come prima ed “hanno bisogno di coccole”. Una campagna pubblicitaria ipocrita ed antropocentrica, che speriamo non faccia presa sul pubblico, così da poter far fallire definitivamente l’attività di questo tipo di strutture.\r\n\r\nIn un periodo come questo, in cui gli animali selvatici hanno finalmente la possibilità di riappropriarsi di nuovi spazi lasciati deserti dall’uomo, apprendiamo che la stessa idea di “grande fratello” che sta dietro all’esposizione dei corpi negli zoo comincia a farsi strada anche in alcune zone selvatiche sensibili del nostro pianeta: arriva infatti la cosiddetta astroecologia e l'Internet of Wild Things, due nuovi campi di studio che mettono a disposizione di biologi e gestori di parchi degli strumenti originariamente utilizzati rispettivamente per riconoscere le stelle e per il controllo sociale; si tratta di dispositivi di identificazione biometrica, algoritmi di apprendimento automatico ed intelligenza artificiale, RFID, telecamere termiche e a infrarossi, droni, ecc, che vengono utilizzati formalmente per poter osservare gli animali in qualsiasi condizione, ricevere in tempo reale una grossa quantità di dati e poter contrastare il bracconaggio. 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Ora, a febbraio 2020, il tribunale ha condannato a 3 mesi di reclusione e 22.500 euro il rappresentante legale di una società controllata da Amadori e al pagamento di 1600 euro il custode dell’allevamento in questione per i reati di “uccisione, maltrattamento e abbandono di animali”.\r\n\r\nE’ una notizia che sicuramente viene celebrata dalle associazioni animaliste come una vittoria, eppure lascia qualche perplessità nella mente di chi nella liberazione animale vede qualcosa di più di una vendetta giuridica. Se liberazione animale significa liberazione totale, è chiaro che gli strumenti utilizzati per raggiungerla non potranno essere tribunali, magistrati, galere e tutti gli altri apparati di repressione che quotidianamente vengono usati contro gli sfruttati e ribelli di ogni genere. Inoltre, come non trovare ridicola una singola condanna per uccisione, maltrattamento ed abbandono nei confronti di un’azienda che ogni giorno incatena, maltratta ed uccide un numero spropositato di animali? Non è esattamente questo il lavoro che svolge quotidianamente per portare sulle nostre tavole i suoi “prodotti alimentari”? L’ipocrisia del sistema industriale e di chi lo legittima (Stato, leggi, giudici…) è in questo caso palese, ma tanto basta per far esultare le associazioni animaliste.\r\n\r\nDi questa notizia ci siamo serviti per parlare più in generale della condizione di sfruttamento dei polli, che sono tra gli animali più sfruttati e uccisi al mondo, tanto che ne vengono macellati oltre 500 milioni all’anno solo in Italia. Un vero e proprio sterminio, che è solo il culmine di un esistenza trascorsa sotto tortura, prigionia, condizioni igieniche pessime e psicologiche ancora peggiori. Eppure c’è chi, come la rivista professionale La France Agricole riesce ad affermare che “dopo lunghi anni di studi relativamente sofisticati” su diversi polli d’allevamento, alcuni scienziati hanno osservato che chi tra questi animali si trovasse in condizione di semi-libertà manifestava verso gli altri suoi simili dei comportamenti aggressivi molto più violenti di quelli manifestati dai soggetti mantenuti in prigionia, che tendevano piuttosto ad un moderato e più accettabile autolesionismo. La conclusione di questo esperimento è stato insomma far intendere che “i polli preferiscono le gabbie”.\r\n\r\nE’ questo il titolo dell’articolo apparso su https://finimondo.org/node/2434 da cui abbiamo tratto alcune riflessioni. Prima di tutto evidenziamo che ancora una volta in nome di una pretesa oggettività scientifica si punta a screditare tutto ciò che potremmo definire empatia o conoscenza intuitiva di cui continuamente facciamo esperienza nella nostra vita. Si tratta di quella conoscenza “di pancia” che, ad esempio, nel vedere un animale rinchiuso in gabbia una vita intera, senza poter vedere la luce del sole né camminare sull’erba o soddisfare autonomamente alcun tipo di proprio desiderio, ci fa intendere che quell’animale sta soffrendo, senza aver bisogno che ce lo confermi l’etologo di turno.\r\n\r\nInoltre se “i polli preferiscono le gabbie”, nulla vieta di estendere per analogia il ragionamento a tutte le altre categorie oppresse, in modo da poter giustificare lo stato di assoggettamento in cui sono confinate. Come dice l’articolo: “con un po’ di applicazione, si potrebbe provare altrettanto facilmente che le otarie preferiscono i circhi […], gli indiani preferiscono vivere nelle riserve, che gli ebrei o gli zingari preferiscono i campi di concentramento, che i neri preferiscono viaggiare nella stiva delle navi, con i ferri alle caviglie e la palla al collo”.\r\n\r\nNon è una novità che la ricerca scientifica, spesso prontamente finanziata da chi ha degli interessi nei risultati ricercati, sia uno strumento in mano del potere per giustificare l’oppressione e lo sfruttamento della società mortifera in cui viviamo, ancora più utile quando, ad esempio, per giustificare lo Stato e le sue leggi, ci riempie la testa di “verità” su come senza queste strutture l’essere umano non sarebbe capace di vivere e di relazionarsi. Come i polli preferiscono le gabbie, l’uomo preferisce le proprie catene perché lo proteggono da una vita di barbarie che deriverebbe da una maggiore (o totale) libertà.\r\n\r\nUn studio simile a quello sui polli è stato condotto sui delfini condannati a vivere negli acquari e nei parchi acquatici: si è arrivati a sostenere (sempre da parte di rispettosi scienziati) che questi animali provano un maggior benessere quando in queste galere acquatiche si trovano a contatto con l’uomo. Insomma, non c’è bisogno di arrivare a pensare a fare a meno di questi luoghi e di lasciare che i delfini conducano un’esistenza libera in natura, per farli star bene basta dar loro una palla gonfiabile ed un addestratore…!\r\n\r\nAscolta l’approfondimento qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/polli-gabbie.mp3\"][/audio]","13 Marzo 2020","2020-03-13 19:24:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/polli-in-gabbia-abbattuti-200x110.png","\"I polli preferiscono le gabbie\", ovvero come giustificare (scientificamente) l'oppressione",1584127482,[],[],{"post_content":601,"post_title":606},{"matched_tokens":602,"snippet":604,"value":605},[603],"gabbie”","che “i polli preferiscono le \u003Cmark>gabbie”\u003C/mark>.\r\n\r\nE’ questo il titolo dell’articolo"," \r\n\r\nNell’agosto 2016 una denuncia contro due lavoratori dell’azienda Amadori viene presentata da parte di Enpa ed Animal Equality, in seguito alla messa in onda televisiva di immagini, provenienti da alcune investigazioni, in cui venivano rese evidenti le crudeli condizioni in cui versano gli animali d’allevamento intensivo di tutto il mondo. Ora, a febbraio 2020, il tribunale ha condannato a 3 mesi di reclusione e 22.500 euro il rappresentante legale di una società controllata da Amadori e al pagamento di 1600 euro il custode dell’allevamento in questione per i reati di “uccisione, maltrattamento e abbandono di animali”.\r\n\r\nE’ una notizia che sicuramente viene celebrata dalle associazioni animaliste come una vittoria, eppure lascia qualche perplessità nella mente di chi nella liberazione animale vede qualcosa di più di una vendetta giuridica. Se liberazione animale significa liberazione totale, è chiaro che gli strumenti utilizzati per raggiungerla non potranno essere tribunali, magistrati, galere e tutti gli altri apparati di repressione che quotidianamente vengono usati contro gli sfruttati e ribelli di ogni genere. Inoltre, come non trovare ridicola una singola condanna per uccisione, maltrattamento ed abbandono nei confronti di un’azienda che ogni giorno incatena, maltratta ed uccide un numero spropositato di animali? Non è esattamente questo il lavoro che svolge quotidianamente per portare sulle nostre tavole i suoi “prodotti alimentari”? L’ipocrisia del sistema industriale e di chi lo legittima (Stato, leggi, giudici…) è in questo caso palese, ma tanto basta per far esultare le associazioni animaliste.\r\n\r\nDi questa notizia ci siamo serviti per parlare più in generale della condizione di sfruttamento dei polli, che sono tra gli animali più sfruttati e uccisi al mondo, tanto che ne vengono macellati oltre 500 milioni all’anno solo in Italia. Un vero e proprio sterminio, che è solo il culmine di un esistenza trascorsa sotto tortura, prigionia, condizioni igieniche pessime e psicologiche ancora peggiori. Eppure c’è chi, come la rivista professionale La France Agricole riesce ad affermare che “dopo lunghi anni di studi relativamente sofisticati” su diversi polli d’allevamento, alcuni scienziati hanno osservato che chi tra questi animali si trovasse in condizione di semi-libertà manifestava verso gli altri suoi simili dei comportamenti aggressivi molto più violenti di quelli manifestati dai soggetti mantenuti in prigionia, che tendevano piuttosto ad un moderato e più accettabile autolesionismo. La conclusione di questo esperimento è stato insomma far intendere che “i polli preferiscono le \u003Cmark>gabbie”\u003C/mark>.\r\n\r\nE’ questo il titolo dell’articolo apparso su https://finimondo.org/node/2434 da cui abbiamo tratto alcune riflessioni. Prima di tutto evidenziamo che ancora una volta in nome di una pretesa oggettività scientifica si punta a screditare tutto ciò che potremmo definire empatia o conoscenza intuitiva di cui continuamente facciamo esperienza nella nostra vita. Si tratta di quella conoscenza “di pancia” che, ad esempio, nel vedere un animale rinchiuso in gabbia una vita intera, senza poter vedere la luce del sole né camminare sull’erba o soddisfare autonomamente alcun tipo di proprio desiderio, ci fa intendere che quell’animale sta soffrendo, senza aver bisogno che ce lo confermi l’etologo di turno.\r\n\r\nInoltre se “i polli preferiscono le \u003Cmark>gabbie”\u003C/mark>, nulla vieta di estendere per analogia il ragionamento a tutte le altre categorie oppresse, in modo da poter giustificare lo stato di assoggettamento in cui sono confinate. Come dice l’articolo: “con un po’ di applicazione, si potrebbe provare altrettanto facilmente che le otarie preferiscono i circhi […], gli indiani preferiscono vivere nelle riserve, che gli ebrei o gli zingari preferiscono i campi di concentramento, che i neri preferiscono viaggiare nella stiva delle navi, con i ferri alle caviglie e la palla al collo”.\r\n\r\nNon è una novità che la ricerca scientifica, spesso prontamente finanziata da chi ha degli interessi nei risultati ricercati, sia uno strumento in mano del potere per giustificare l’oppressione e lo sfruttamento della società mortifera in cui viviamo, ancora più utile quando, ad esempio, per giustificare lo Stato e le sue leggi, ci riempie la testa di “verità” su come senza queste strutture l’essere umano non sarebbe capace di vivere e di relazionarsi. Come i polli preferiscono le \u003Cmark>gabbie\u003C/mark>, l’uomo preferisce le proprie catene perché lo proteggono da una vita di barbarie che deriverebbe da una maggiore (o totale) libertà.\r\n\r\nUn studio simile a quello sui polli è stato condotto sui delfini condannati a vivere negli acquari e nei parchi acquatici: si è arrivati a sostenere (sempre da parte di rispettosi scienziati) che questi animali provano un maggior benessere quando in queste galere acquatiche si trovano a contatto con l’uomo. Insomma, non c’è bisogno di arrivare a pensare a fare a meno di questi luoghi e di lasciare che i delfini conducano un’esistenza libera in natura, per farli star bene basta dar loro una palla gonfiabile ed un addestratore…!\r\n\r\nAscolta l’approfondimento qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/polli-gabbie.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":607,"snippet":608,"value":608},[75],"\"I polli preferiscono le \u003Cmark>gabbie\u003C/mark>\", ovvero come giustificare (scientificamente) l'oppressione",[610,612],{"field":113,"matched_tokens":611,"snippet":608,"value":608},[75],{"field":116,"matched_tokens":613,"snippet":604,"value":605},[603],{"best_field_score":162,"best_field_weight":163,"fields_matched":34,"num_tokens_dropped":50,"score":164,"tokens_matched":123,"typo_prefix_score":50},6637,{"collection_name":363,"first_q":75,"per_page":14,"q":75},["Reactive",618],{},["Set"],["ShallowReactive",621],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fw9Pu3g76_JE_IdXY9ydNcYqs22gho7ZAqhWYJyazZ5k":-1},true,"/search?query=gabbie"]