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Il parco venne sgomberato dalla polizia con brutalità. Oltre ai lacrimogeni e alle violenze sui manifestanti, la polizia incendiò le tende degli occupanti e sradicò gli alberi che questi avevano piantato nel parco nei giorni precedenti.\r\nL’occupazione di Gezi Park era cominciata il 28 maggio. Il parco si trova nella centrale Piazza Taksim, sulla sponda europea della città, una zona estremamente turistica ma anche un luogo simbolo di resistenza e di lotta per i lavoratori e per i rivoluzionari, perché è la piazza dove il Primo Maggio del 1977 furono uccisi 34 manifestanti. La piazza attorno alla quale anche quell’anno la polizia massacrò a forza di botte, lacrimogeni e idranti la folla scesa in piazza, nonostante i divieti, per la giornata internazionale dei lavoratori.\r\nQuesta volta la violenza della polizia ha incontrato però una reazione determinata e di massa.\r\nNonostante i continui attacchi della polizia, sempre più persone si sono unite alla resistenza di piazza. Dopo giorni di scontri ininterrotti, nei quali la polizia ha usato mezzi sempre più duri e violenti, alle 16 del primo giugno, i blindati iniziarono a ritirarsi da Piazza Taksim, i cordoni dell’antisommossa arretrarono e abbandonarono la piazza. La resistenza di oltre un milione di manifestanti, la solidarietà praticata nelle strade, costrinse il governo a fare almeno un passo indietro. In piazza c’erano tutti: donne e uomini, ecologisti, abitanti della zona, lavoratori, curdi, socialisti, anarchici, verdi, sindacati, repubblicani, ultras, attivisti delle ong.\r\nLa rivolta non si fermò con la ritirata della polizia da Piazza Taksim, i manifestanti si fermarono a presidiare la piazza, le barricate rimasero in piedi. In decine e decine di altre città continuarono gli scontri e le proteste: a Ankara e Izmir la polizia intervenne con estrema violenza.\r\nLa questione assunse subito un rilievo nazionale, facendo da detonatore per una protesta generalizzata, con manifestazioni nelle principali città duramente represse dal governo.\r\nOrmai era un’estesa rivolta contro un governo autoritario e conservatore, contro il terrorismo di stato, contro la devastazione capitalista.\r\n\r\nL’estrema violenza usata contro un movimento vasto, che praticava l’occupazione e la resistenza ma non ebbe caratteristiche di attacco violento, suscitò ampia indignazione fuori dai confini turchi, che si tradusse in grandi manifestazioni di protesta contro il governo Erdogan.\r\nLe squadre antisommossa fecero uso massiccio di spray al peperoncino, lacrimogeni lanciati ad altezza d'uomo e cannoni ad acqua urticante.\r\nDurante le manifestazioni in Turchia molti manifestanti furono uccisi.\r\nIl parco Gezi si trasformerà immediatamente in un accampamento autogestito, una sorta di “Comune di Gezi”, che sarà una sorta di laboratorio di lotta sociale a cielo aperto.\r\nA metà giugno Gezi Park e la vicina Piazza Taksim vennero ancora sgomberate dalla poliza.\r\nMa il movimento di lotta seppe rinnovarsi ed estendersi, senza perdere la propria forza e mantenendo una forte partecipazione popolare.\r\nDopo giorni di autogestione, di solidarietà, di resistenza e condivisione nelle strade di Istanbul e di molte altre città della Turchia, lo sgombero della “Comune di Gezi Park” da parte della polizia non fermò le proteste.\r\nIl fatto più interessante fu la nascita di assemblee aperte in molte città turche. Si arrivò a circa 82 assemblee attive in 11 città, che furono un importante strumento di autorganizzazione e di autogestione del movimento. Oltre alla polizia scesero in campo i fascisti delle squadracce del premier Erdoğan che attaccarono in più occasioni le assemblee dando luogo ad una vera e propria caccia alle streghe. Nelle principali città decine di militanti rivoluzionari furono arrestati.\r\n\r\nNon fu una mera storia di alberi. Il movimento in difesa di Gezi Park non mirava alla semplice salvaguardia del verde pubblico, ma si oppose all’intero processo di gentrificazione urbana in atto nella zona di Taksim.\r\nNel centro di Istanbul interi quartieri erano stati distrutti per lasciare spazio a complessi residenziali, grandi centri commerciali, alberghi di lusso. Il costo della vita aumentava, i poveri erano cacciati mentre aumentavano i profitti degli speculatori legati al partito di governo, l’AKP.\r\nLa rabbia esplosa nelle piazze affondava le proprie radici anche nel sempre più selvaggio sfruttamento imposto alla classe lavoratrice in Turchia.\r\nMilioni di persone nel paese lavorano in condizioni quasi servili, con salari bassissimi ed altissimi tassi di incidenti e morti sul posto di lavoro. Queste condizioni sono ancora più drammatiche negli appalti e nelle esternalizzazioni. A questo si accompagna una organizzazione fortemente gerarchica del lavoro e la repressione dei lavoratori che si organizzano autonomamente, nei sindacati rivoluzionari e di classe.\r\nUn altro elemento determinante nell’esplosione delle rivolte è costituito dalle politiche islamiste conservatrici imposte dal governo.\r\nQuelle che giornali come “Repubblica” liquidavano come “proteste della birra” o, più romanticamente, “dei baci”, erano in realtà una reazione compatta della società turca al barbaro attacco alle libertà personali. Chi scendeva in piazza aveva capito che il governo intendeva completare il proprio sistema di dominio legalizzando ed istituzionalizzando una repressione religiosa che punta ad eliminare ogni libertà individuale. 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L’Aquila come paradigma di controllo militare, \u003Cmark>gentrification\u003C/mark>, buoni affari.\r\nNe parliamo con Gian Maria Valent, autore di una tesi di dottorato sul post terremoto in Abruzzo\r\n\r\nMessico e nuvole. A Francoforte, durante il congresso dell’Internazionale delle federazioni Anarchiche, tenutosi in agosto, Lorenzo ha intervistato i compagni e le compagne della Federazione Messicana.\r\nQui potete leggere l’intervista:\r\nwww.umanitanova.org/2016/09/23/tra-crisi-istituzionale-e-spinte-autogestionarie/\r\n\r\nVenezuela. La fine del chavismo e delle ultime illusioni dei marxisti. Stefano Boni, antropologo e buon conoscitore della realtà venezuelana, ci racconta questa storia\r\n\r\nil 14 ottobre si apre il processo ai vigili urbani accusati della morte di Andrea Soldi, ucciso nell’estate del 2015 nei giardinetti di corso Umbria, perché si rifiutava di accettare un TSO.\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nSabato 15 ottobre – punto info contro la guerra ai poveri al Balon\r\n\r\nSabato 22 ottobre – cena benefit lotte sociali alla fat in corso Palermo 46\r\n\r\nDa sabato 29 ottobre a venerdì 4 novembre – settimana di informazione e lotta contro tutti gli eserciti\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",{"matched_tokens":293,"snippet":294,"value":294},[193],"Anarres del 7 ottobre. Terremoto, affari, controllo militare, \u003Cmark>gentrification\u003C/mark>. Messico: narcoStato, resistenza popolare, gli anarchici. 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Tre quartieri di Amburgo sono stati trasformati in una gigantesca zona rossa, chiusi dalla polizia che controllava tutti, con modalità che nel Belpaese sono \"normali\", ma in Germania rappresentano una frantumazione di diritti del tutto nuova, che ha mosso l'indignazione di una più vasta opinione pubblica, sfociando in una manifestazione di protesta oceanica.\r\nCosa è successo nel più grande porto della Germania? Nei quartieri della resistenza operaia, delle occupazioni, della vita culturale più viva e libera?\r\nPerché nelle ultime settimane Amburgo è stata teatro di scontri durissimi, che non si sono interrotti nemmeno quando la polizia ha cinto in una morsa di ferro un'area grande come i tre quartieri di Barriera di Milano, Aurora e Vanchiglia a Torino? Anzi. L'incrudirsi della repressione, gli arresti di massa, il coprifuoco, il divieto di ogni manifestazione, hanno innescato una reazione durissima.\r\nGli ingredienti sono tre. 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Ci sono nuovi edifici costruiti o ristrutturati con gusto, appartamenti, uffici, ristoranti, locali, altri servizi, etc. dove tutto è più costoso e prende il posto prima occupato da imprese dal profitto più basso e da famiglie con un reddito più modesto. Dietro la realizzazione di questo spazio di potere, si nascondono la privatizzazione e la deurbanizzazione di gran parte dei centri cittadini e di altre importanti aree storiche di grande pregio. 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La \u003Cmark>gentrification\u003C/mark> che sta mutando di segno alla città, espellendo gli abitanti più poveri, che non sono più in grado di pagare i fitti delle case, la lotta dei posti occupati sotto minaccia di sgombero, la nascita di un movimento di rifugiati provenienti da Lampedusa, che rifiuta le regole di Schengen, le soluzioni individuali, battendosi per la libertà di tutti di rimanere in Germania, senza rischiare la deportazione in Italia.\r\n\r\nMa cos'è la \u003Cmark>gentrification\u003C/mark>? Qual'è la posta in gioco di processi che già hanno cambiato il volto delle nostre città e continueranno a farlo? La \u003Cmark>gentrification\u003C/mark> è realizzazione di un nuovo spazio di potere che si incastona in una rete mondiale di città. Questo spazio conquistato dalle grandi aziende del cemento e del tondino è uno spazio strategico. 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Questo non significa solo lo sfratto di imprese e famiglie, ma anche, in molti casi, la crescita dei senza casa.\r\nAd Amburgo la \u003Cmark>gentrification\u003C/mark> colpisce le aree dove sono la maggior parte dei posti occupati, della cultura underground, della cultura, luoghi che offrono la possibilità di vivere in modo più vivace ed interessante che nei quartieri residenziali, dove la sera la gente sta a casa ed il sabato frequenta i centri commerciali.\r\nParadossalmente le aree della città più a rischio di gentrificazione ad Amburgo, ma la stessa cosa avviene a Berlino, sono quelle dove maggiormente si sono sviluppate esperienze di vita e cultura fuori dai canoni del mercato. Queste zone attraggono giovani benestanti, che le preferiscono a quartieri più noiosi, contribuendo così all'aumento dei prezzi ed all'espulsione della popolazione più povera.\r\nIn Germania, pur senza riuscire ad invertire la tendenza, sono nate esperienze di resistenza importanti. Molti abitanti, specie quelli di origine turca si sono raccolti in assemblee e resistono allo spestamento forzato in zone lontane anche 15 chilometri, dove non hanno relazioni e dove le abitudini consolidate e i legami familiari e di comunità vengono spazzati.\r\nLa minaccia di sgombero del più importante centro sociale di Amburgo, Rote Flora, la resistenza alla gentrificazione si sono saldate con le lotte degli africani del coordinamento \"Lampedusa-Amburgo\", creando un mix sociale micidiale che ha messo in difficoltà per settimane la polizia, sfociando in scontri durissimi e nei nove giorni di zona rossa e coprifuoco.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Ricke, una compagna che da anni risiede in Germania, per capire meglio cosa sta scuotendo il cuore finanziario ed economico dell'Europa.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 01 17 amburgo ricke",{"matched_tokens":459,"snippet":460,"value":460},[236],"Amburgo. \u003Cmark>Gentrification\u003C/mark>, lotte e repressione",[462,464,466,468,470,472],{"matched_tokens":463,"snippet":448,"value":448},[],{"matched_tokens":465,"snippet":449,"value":449},[],{"matched_tokens":467,"snippet":450,"value":450},[],{"matched_tokens":469,"snippet":300,"value":300},[193],{"matched_tokens":471,"snippet":451,"value":451},[],{"matched_tokens":473,"snippet":452,"value":452},[],[475,481,483],{"field":35,"indices":476,"matched_tokens":477,"snippets":479,"values":480},[195],[478],[193],[300],[300],{"field":248,"matched_tokens":482,"snippet":460,"value":460},[236],{"field":251,"matched_tokens":484,"snippet":456,"value":457},[193],{"best_field_score":261,"best_field_weight":262,"fields_matched":195,"num_tokens_dropped":46,"score":263,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":14},{"document":487,"highlight":499,"highlights":507,"text_match":259,"text_match_info":512},{"comment_count":46,"id":488,"is_sticky":46,"permalink":489,"podcastfilter":490,"post_author":177,"post_content":491,"post_date":492,"post_excerpt":52,"post_id":488,"post_modified":493,"post_thumbnail":494,"post_title":495,"post_type":227,"sort_by_date":496,"tag_links":497,"tags":498},"75927","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-27-maggio-antimilitaristi-in-piazza-a-coltano-niscemi-aviano-aurora-polizia-fascisti-gentrification-e-cemento-braccianti-unaltra-alba-senza-tramonto/",[177],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-05-27-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: \r\n\r\nColtano. Corteo Nessuna Base per Nessuna guerra\r\nl prossimo 2 giugno il comitato No Base ha lanciato un corteo contro la nuova caserma che il governo intende costruire a Coltano. Una base dei carabinieri che sorgerebbe in un’area protetta, quella della pineta di San Rossore, ed accoglierebbe i paracadutisti del “Tuscania”, il Gis e le unità cinofile.\r\nPare che il governo, dopo la levata di scudi intorno all’area di San Rossore, avrebbe avanzato l’ipotesi di realizzare più caserme decentrate sul territorio. Ma, per ora, sono solo chiacchiere, perché il Dpcm non è stato ritirato.\r\nLo slogan dei comitati e delle reti territoriali tra Pisa e Livorno è “né qui, né altrove”, per cui, se anche dovesse essere fatta altrove, questa base di guerra va fermata.\r\nNe abbiamo parlato con Claudio del comitato No Base\r\n\r\nAurora. Tra polizia, fascisti, gentrification e cemento\r\nNell’area tra corso Giulio Cesare e il lungo Dora, nei pressi di Ponte Mosca, sono cominciati i lavori di costruzione di “The Student Hotel”, lo studentato di lusso che si presenta come luogo di elezione per “persone di ogni dove, tutte accomunate dal desiderio di conoscersi e scambiare idee. Amanti dell'avventura, imprenditori, studenti e persone del posto”. Buoni affari conditi con i mantra del momento “sostenibilità” e discorsi sul “cambiamento sociale” distesi sul letto piazzato nella terrazza con piscina.\r\nSotto, per la strada, dove vivono poveri ed immigrati che non rientrano nei circuiti associativi della Torino Vetrina, dove la multietnicità imbalsamata nei negozietti e nella gastronomia d’elite, gioca docile la sua parte.\r\nIn questo stesso angolo 20 giorni fa i fascisti di Fratelli d’Italia hanno fatto un corteo, che la polizia ha protetto elargendo manganellate ai contestatori. Questo fine settimana LunaDora, una delle tante vincitrici del bando europeo ToNite per la riqualificazione di aree urbane, offre copertura culturale alla “nuova” Aurora, dalla quale il dictat è la cacciata dei poveri che campano di attività informali, frequentano i negozietti dove la birra costa poco e bivaccano in strada.\r\nNe abbiamo parlato con Giovanni Semi, sociologo che insegna all’università di Torino, che questi pezzi di città li studia da anni. \r\n\r\nAviano contro la guerra e le sue basi\r\nIl prossimo 19 giugno ad Aviano ci sarà un corteo antimilitarista promosso dal Coordinamento regionale libertario da Roveredo in Piano alla base USAF di Aviano, una delle principali basi aree statunitensi in Italia.\r\nLa manifestazione contro guerre, riarmo ed eserciti ha un programma chiaro:\r\n- Contro l’aggressione e l’invasione armata del Governo russo all’Ucraina\r\n- Contro l’espansionismo NATO e il persistente militarismo anglo-americano\r\n- Contro Il complesso militare-industriale che ha bisogno permanente della guerra\r\n- Contro l’aumento della spesa militare e l’export di armi\r\n- Contro il taglio della spesa sanitaria e dei servizi sociali ed essenziali\r\n- Contro la piaga della militarizzazione del Friuli Venezia Giulia\r\n- Contro la base USAF di Aviano e tutte le installazioni NATO\r\n- Contro le prossime (luglio/agosto) esercitazioni a fuoco sul nostro territorio\r\n- Per la chiusura di tutti i poligoni militari che devastano l’ambiente naturale\r\n- Per la conversione dal militare al civile di industrie e basi militari\r\n- Contro i nazionalismi, gli imperialismi e il neocolonialismo finanziario\r\n- Per l’autodeterminazione dei popoli e la nascita di autogoverni internazionalisti\r\n- Per la Rivoluzione Sociale, Ecologica e una società senza classi, gerarchie e patriarcati\r\n\r\nCe ne ha parlato Lino, un compagno di Pordenone\r\n\r\nIl 4 giugno a Niscemi ci sarà un corteo regionale antimilitarista promosso dal movimento No Muos\r\nNe abbiamo parlato con Pippo Guerrieri\r\n\r\nUn’altra alba senza ritorno. Sulla morte di una bracciante pugliese nel viaggio verso le campagne\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nGiovedì 2 giugno\r\ncorteo Nessuna Base per Nessuna guerra\r\nl prossimo 2 giugno il comitato No Base ha lanciato un corteo contro la nuova caserma che il governo intende costruire a Coltano. Una base dei carabinieri che sorgerebbe in un’area protetta, quella della pineta di San Rossore, ed accoglierebbe i paracadutisti del “Tuscania”, il Gis e le unità cinofile.\r\nPare che il governo, dopo la levata di scudi intorno all’area di San Rossore, avrebbe avanzato l’ipotesi di realizzare più caserme decentrate sul territorio. 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Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nriunioni aperiodiche @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","31 Maggio 2022","2022-05-31 14:29:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/nabe_16-200x110.jpg","Anarres del 27 maggio. Antimilitaristi in piazza a Coltano, Niscemi, Aviano. Aurora: polizia, fascisti, gentrification e cemento. Braccianti: un’altra alba senza tramonto...",1654007340,[],[],{"post_content":500,"post_title":504},{"matched_tokens":501,"snippet":502,"value":503},[193],"Base\r\n\r\nAurora. Tra polizia, fascisti, \u003Cmark>gentrification\u003C/mark> e cemento\r\nNell’area tra corso","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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