","Marina militare nel Golfo di Guinea e... in quello di Ormuz","post",1624374636,[60,61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/2-maro/","http://radioblackout.org/tag/golfo-di-guinea/","http://radioblackout.org/tag/golfo-di-ormuz/","http://radioblackout.org/tag/marina-militare-italiana/","http://radioblackout.org/tag/missione-antipirateria/",[15,21,19,29,27],{"post_content":67,"post_title":73,"tags":77},{"matched_tokens":68,"snippet":71,"value":72},[69,70],"Golfo","di","cose in grande anche nel \u003Cmark>Golfo\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Guinea, in Africa occidentale, nelle","Unità navali ed elicotteri della Marina militare italiana a “difesa” dei pozzi petroliferi dell’ENI e dei mercantili delle grandi compagnie armatoriali. Dallo scorso anno il sistema Italia fa le cose in grande anche nel \u003Cmark>Golfo\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Guinea, in Africa occidentale, nelle acque prospicienti la Costa d’Avorio, il Ghana, la Nigeria e l’Angola. Con il decreto \u003Cmark>di\u003C/mark> finanziamento delle missioni internazionali, nel luglio 2020 il parlamento ha dato il via al pattugliamento del \u003Cmark>Golfo\u003C/mark> in funzione “anti-pirateria”, a salvaguardia dei crescenti investimenti finanziari nell’area da parte dell’holding energetica a capitale statale e \u003Cmark>di\u003C/mark> alcuni gruppi privati.\r\nE già si profila una nuova missione navale nello stretto \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Ormuz\u003C/mark> in contro l’Iran (e la Cina).\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, antimilitarista, insegnante, blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/2021-06-22-mil-guinea-ormuz-mazzeo.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":74,"snippet":76,"value":76},[69,70,70,75],"Ormuz","Marina militare nel \u003Cmark>Golfo\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Guinea e... in quello \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Ormuz\u003C/mark>",[78,80,83,88,90],{"matched_tokens":79,"snippet":15},[],{"matched_tokens":81,"snippet":82},[69,70],"\u003Cmark>Golfo\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Guinea",{"matched_tokens":84,"snippet":87},[85,70,86],"golfo","ormuz","\u003Cmark>golfo\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>ormuz\u003C/mark>",{"matched_tokens":89,"snippet":29},[],{"matched_tokens":91,"snippet":27},[],[93,99,102],{"field":34,"indices":94,"matched_tokens":95,"snippets":98},[38,14],[96,97],[85,70,86],[69,70],[87,82],{"field":100,"matched_tokens":101,"snippet":76,"value":76},"post_title",[69,70,70,75],{"field":103,"matched_tokens":104,"snippet":71,"value":72},"post_content",[69,70],1736172819517538300,{"best_field_score":107,"best_field_weight":37,"fields_matched":108,"num_tokens_dropped":46,"score":109,"tokens_matched":108,"typo_prefix_score":46},"3315704398080",3,"1736172819517538411",{"document":111,"highlight":136,"highlights":141,"text_match":144,"text_match_info":145},{"cat_link":112,"category":113,"comment_count":46,"id":114,"is_sticky":46,"permalink":115,"post_author":49,"post_content":116,"post_date":117,"post_excerpt":52,"post_id":114,"post_modified":118,"post_thumbnail":119,"post_thumbnail_html":120,"post_title":121,"post_type":57,"sort_by_date":122,"tag_links":123,"tags":132},[43],[45],"71865","http://radioblackout.org/2021/11/20-novembre-corteo-antimilitarista-a-torino/","Il prossimo sabato un corteo antimilitarista attraverserà il centro cittadino, partendo da Porta Palazzo. Appuntamento alle 14,30 in corso Giulio Cesare angolo via Andreis.\r\nIl focus della manifestazione sarà l’aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell’industria aerospaziale di guerra, che prenderà l’avvio all’Oval il 30 novembre.\r\nUn gigantesco supermarket delle armi al quale quest’anno prenderanno parte i maggiori produttori mondiali di cacciabombardieri, satelliti, elicotteri da guerra, sistemi di puntamento, droni armati per la guerra a distanza.\r\nMa sul piatto ci saranno anche le missioni militari all’estero, la spesa bellica, le basi militari, la guerra contro i migranti, il controllo militare del territorio dai CPR ai cantieri militarizzati della Val Susa.\r\nNe abbiamo parlato con un compagno dell’Assemblea, Federico di Trieste\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/2021-11-16-corteo-antimili-20-nov.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito l’appello per la manifestazione:\r\n\r\nMercanti d’armi e missioni militari: colonialismo e buoni affari\r\nLe armi italiane, in prima fila il colosso pubblico Leonardo, sono presenti su tutti i teatri di guerra. Guerre che paiono lontane sono invece vicinissime: le armi che uccidono civili in ogni dove, sono prodotte non lontano dai giardini dove giocano i nostri bambini.\r\nTorino è uno dei centri dell’industria bellica.\r\nDal 30 novembre al 2 dicembre si terrà a Torino “Aerospace & defence meetings”, mostra-mercato internazionale dell’industria aerospaziale di guerra.\r\nLa convention, giunta alla sua ottava edizione, sarà ospitata all’Oval Lingotto, centro congressi facente parte delle strutture nate sulle ceneri del complesso industriale dell’ex Fiat.\r\nLa mostra-mercato è riservata agli addetti ai lavori: fabbriche del settore, governi e organizzazioni internazionali, esponenti delle forze armate degli Stati e compagnie di contractor. Alla scorsa edizione parteciparono 600 aziende, 1300 tra acquirenti e venditori ed i rappresentanti di 30 governi. Il vero fulcro della convention sono gli incontri bilaterali per stringere accordi di cooperazione e vendita: nel 2019 ce ne furono oltre 7.500.\r\nTra gli sponsor ospiti del meeting spiccano la Regione Piemonte e la Camera di Commercio subalpina.\r\nSettima nel mondo e quarta in Europa, con un giro d’affari di oltre 16.4 miliardi di euro, 47.274 addetti l’industria aerospaziale è un enorme business di morte.\r\nLa gran parte delle aziende italiane dell’aerospazio si trova in Piemonte, dove il giro d’affari annuale è di 3,9 miliardi euro. I settori produttivi sono strettamente connessi con le università, in primis il Politecnico, e altri settori della formazione.\r\nIn Piemonte, ci sono ben cinque attori internazionali di primo piano: Leonardo, Avio Aero, Collins Aerospace, Thales Alenia Space, ALTEC. Gran parte delle industrie mondiali di prima grandezza partecipano alla biennale dell’aerospazio. \r\nA Torino nei prossimi mesi sorgerà la città dell’aerospazio, un nuovo polo tecnologico dedicato all’industria di guerra. Il progetto coinvolge Regione Piemonte, Comune, Politecnico, Università, Camera di Commercio e Unione Industriale di Torino, Api, Cim 4.0, il Distretto aerospaziale piemontese e Tne.\r\nInutile dire che chi vive in Piemonte probabilmente ha altre necessità, come casa, reddito, salute, istruzione, trasporti di prossimità.\r\nA fine novembre all’Oval saranno allestiti alveari di uffici, dove verranno sottoscritti accordi commerciali per le armi che distruggono intere città, massacrano civili, avvelenano terre e fiumi. L’industria aerospaziale produce cacciabombardieri, missili balistici, sistemi di controllo satellitare, elicotteri da combattimento, droni armati per azioni a distanza.\r\nL’Aerospace and defence meeting è un evento semi clandestino, chiuso, dove si giocano partite mortali per milioni di persone in ogni dove.\r\nL’industria bellica è un business che non va mai in crisi. L’Italia fa affari con chiunque.\r\nLa chiusura e riconversione dell’industria bellica è urgente e necessaria.\r\n\r\nLe truppe del Belpaese fanno la guerra in Niger, Libia, Golfo di Guinea, stretto di Ormuz, Iraq, nel Mediterraneo ed in tanti altri luoghi del pianeta.\r\nLa scorsa estate il parlamento ha approvato il rifinanziamento delle varie avventure neo-coloniali delle forze armate italiane. In Africa sono concentrate 18 delle 40 missioni tricolori.\r\nLe missioni militari all’estero costano un miliardo e 200 milioni di euro: 9.449 i militari impiegati: un secco aumento rispetto alle cifre già da record del 2020.\r\nLe spese militari quest’anno hanno toccato i 25 miliardi. Vent’anni di guerra e occupazione militare dell’Afganistan sono costati alla sola Italia 8,7 miliardi di euro.\r\nVa in soffitta la retorica delle missioni umanitarie ed entra in ballo la \"difesa degli interessi italiani\".\r\nLe bandiere tricolori sventolano accanto a quelle gialle con il cane a sei zampe dell’ENI.\r\nLa decisione di costruire una base militare italiana in Niger mira a rendere stabile la presenza tricolore nell'area, facendone un avamposto per la difesa degli interessi dell'ENI in Africa.\r\nLa diplomazia in armi del governo per garantire i profitti della multinazionale petrolifera va dalla Libia al Sahel al Golfo di Guinea. Queste aree hanno un’importanza strategica per gli interessi dell’ENI, perché vi si trovano i maggiori produttori africani di gas e petrolio. L’obiettivo è la protezione delle piattaforme offshore e degli impianti di estrazione. \r\nL’ENI rappresenta oggi la punta di diamante del colonialismo italiano in Africa.\r\nAlla guerra per il controllo delle risorse energetiche si accompagna l’offensiva contro le persone in viaggio, per ricacciare i migranti nelle galere libiche, dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali. Come un serpente che si morde la coda le migrazioni verso i paesi ricchi sono frutto della ferocia predatoria delle politiche neocoloniali. Sotto all’ampio cappello della “sicurezza” e della “lotta al terrorismo” si articola una narrazione che mescola interessi economici con la retorica della missione di protezione delle popolazioni locali. Popolazioni che sono quotidianamente sfruttate, depredate ed oppresse da governi complici delle multinazionali europee, asiatiche e statunitensi.\r\nGuerra esterna e guerra interna sono due facce della stessa medaglia.\r\nNel nostro paese militari sono stati promossi al ruolo di agenti di polizia giudiziaria e, da oltre dieci anni , con l’operazione “strade sicure”, sono nei CPR, dove vengono rinchiusi i corpi in eccedenza da espellere, nei cantieri militarizzati e per le strade delle nostre periferie, dove la guerra ai poveri si attua con l’occupazione e il controllo etnicamente mirato del territorio, per reprimere sul nascere ogni possibile insorgenza sociale.\r\n\r\nNel nostro paese ci sono porti e aeroporti militari, poligoni di tiro, aree di esercitazione, spazi dove vengono testati ordigni, cacciabombardieri, droni, navi e sottomarini. Luoghi di morte anche per chi ci abita vicino, perché carburanti, proiettili all’uranio impoverito, dispositivi per la guerra chimica inquinano in modo irreversibile terra e mare.\r\nLe prove generali dei conflitti di questi anni vengono fatte nelle basi militari sparse per l’Italia.\r\n\r\nProvate ad immaginare quanto migliori sarebbero le nostre vite se i miliardi impiegati per ricacciare uomini, donne e bambini nei lager libici, per garantire gli interessi dell’ENI in Africa, per investire in armamenti fossero usati per scuola, sanità, trasporti.\r\nPer fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.\r\nBloccare le missioni all’estero, boicottare l’ENI, cacciare i militari dalle nostre città, bloccare la produzione e il trasporto di armi, contrastare la mostra mercato dell’industria aerospaziale di guerra sono concreti orizzonti di lotta.\r\n\r\nSabato 20 novembre\r\ncorteo antimilitarista a Torino\r\nore 14,30 da Porta Palazzo – corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\n\r\nContro i mercanti d’armi, le fabbriche di morte e le basi militari\r\nContro l’Aerospace & defence meetings\r\nContro la spesa di guerra e le missioni militari all’estero\r\nContro il colonialismo tricolore, boicottiamo l’ENI\r\nContro la guerra ai migranti e ai poveri\r\nContro la violenza sessista di ogni esercito\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere\r\n\r\nAssemblea antimilitarista\r\nper info antimilitarista.to@gmail.com","16 Novembre 2021","2021-11-16 14:29:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-10-20_23-41-44-fondo-giallo-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"253\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-10-20_23-41-44-fondo-giallo-253x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-10-20_23-41-44-fondo-giallo-253x300.jpg 253w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-10-20_23-41-44-fondo-giallo-864x1024.jpg 864w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-10-20_23-41-44-fondo-giallo-768x911.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-10-20_23-41-44-fondo-giallo.jpg 1002w\" sizes=\"auto, (max-width: 253px) 100vw, 253px\" />","20 novembre. 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Popolazioni che sono quotidianamente sfruttate, depredate ed oppresse da governi complici delle multinazionali europee, asiatiche e statunitensi.\r\nGuerra esterna e guerra interna sono due facce della stessa medaglia.\r\nNel nostro paese militari sono stati promossi al ruolo \u003Cmark>di\u003C/mark> agenti \u003Cmark>di\u003C/mark> polizia giudiziaria e, da oltre dieci anni , con l’operazione “strade sicure”, sono nei CPR, dove vengono rinchiusi i corpi in eccedenza da espellere, nei cantieri militarizzati e per le strade delle nostre periferie, dove la guerra ai poveri si attua con l’occupazione e il controllo etnicamente mirato del territorio, per reprimere sul nascere ogni possibile insorgenza sociale.\r\n\r\nNel nostro paese ci sono porti e aeroporti militari, poligoni \u003Cmark>di\u003C/mark> tiro, aree \u003Cmark>di\u003C/mark> esercitazione, spazi dove vengono testati ordigni, cacciabombardieri, droni, navi e sottomarini. 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Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.\r\nBloccare le missioni all’estero, boicottare l’ENI, cacciare i militari dalle nostre città, bloccare la produzione e il trasporto \u003Cmark>di\u003C/mark> armi, contrastare la mostra mercato dell’industria aerospaziale \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra sono concreti orizzonti \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta.\r\n\r\nSabato 20 novembre\r\ncorteo antimilitarista a Torino\r\nore 14,30 da Porta Palazzo – corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\n\r\nContro i mercanti d’armi, le fabbriche \u003Cmark>di\u003C/mark> morte e le basi militari\r\nContro l’Aerospace & defence meetings\r\nContro la spesa \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra e le missioni militari all’estero\r\nContro il colonialismo tricolore, boicottiamo l’ENI\r\nContro la guerra ai migranti e ai poveri\r\nContro la violenza sessista \u003Cmark>di\u003C/mark> ogni esercito\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere\r\n\r\nAssemblea antimilitarista\r\nper info antimilitarista.to@gmail.com",[142],{"field":103,"matched_tokens":143,"snippet":139,"value":140},[69,70,70,75],1736172819114360800,{"best_field_score":146,"best_field_weight":147,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":148,"tokens_matched":108,"typo_prefix_score":46},"3315704201216",14,"1736172819114360945",6646,{"collection_name":57,"first_q":19,"per_page":151,"q":19},6,{"facet_counts":153,"found":108,"hits":167,"out_of":257,"page":14,"request_params":258,"search_cutoff":35,"search_time_ms":38},[154,162],{"counts":155,"field_name":160,"sampled":35,"stats":161},[156,158],{"count":38,"highlighted":157,"value":157},"anarres",{"count":14,"highlighted":159,"value":159},"I Bastioni di Orione","podcastfilter",{"total_values":38},{"counts":163,"field_name":34,"sampled":35,"stats":166},[164],{"count":14,"highlighted":165,"value":165},"Bastioni di Orione",{"total_values":14},[168,194,215],{"document":169,"highlight":182,"highlights":187,"text_match":190,"text_match_info":191},{"comment_count":46,"id":170,"is_sticky":46,"permalink":171,"podcastfilter":172,"post_author":49,"post_content":173,"post_date":174,"post_excerpt":52,"post_id":170,"post_modified":175,"post_thumbnail":176,"post_title":177,"post_type":178,"sort_by_date":179,"tag_links":180,"tags":181},"70415","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-9-luglio-genova-20-anni-dopo-anarchici-contro-il-g8-missioni-militari-allestero-il-quadro-geopolitico-torino-la-citta-dellaerospazio/",[157],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Ancora una volta il focus è sull’Africa, dove sono concentrate 17 delle 40 missioni tricolori. (due nuove una in somalia, l’altra nel golfo di ormuz\r\nl rifinanziamento delle missioni militari traccia le.linee di una nuova geopolitica. La competizione internazionale è racchiusa in un triangolo con il vertice nel Mediterraneo la base tra il Sahel ed il Golfo Persico. Il concetto di \"Mediterraneo allargato\" enunciato nel documento programmatico della difesa prende concretamente forma.\r\nPer capirne di più ne abbiamo parlato con Daniele Ratti, che da anni segue questi temi\r\n\r\nNasce a Torino la città dell’aerospazio, un nuovo polo tecnologico dedicato all’industria di guerra.\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30 dall’8 settembre (ad agosto non ci siamo).\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo","21 Luglio 2021","2021-07-21 11:13:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/21lug2001-006-cut-200x110.jpg","Anarres del 9 luglio. Genova 20 anni dopo: Anarchici contro il G8. Missioni militari all’estero: il quadro geopolitico. Torino: la città dell’aerospazio...","podcast",1626865013,[],[],{"post_content":183},{"matched_tokens":184,"snippet":185,"value":186},[85,70,86],"una in somalia, l’altra nel \u003Cmark>golfo\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>ormuz\u003C/mark>\r\nl rifinanziamento delle missioni militari","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze \u003Cmark>di\u003C/mark> Blackout. 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Coprifuoco, divieto di muoversi per motivi diversi da quelli considerati prioritari dal governo, sono alcune delle mosse di una sperimentazione sociale su scala nazionale.\r\nQuando viene dichiarata l’emergenza, che si tratti di un terremoto, di un attacco suicida o di una pandemia il governo si prende pieni poteri e militarizza le nostre vite, contando sullo smarrimento di fronte ad eventi e pericoli che all’improvviso rompono la “normalità”.\r\nLo Stato si pone come padre che comanda e protegge, come unico baluardo contro l’irrompere del caos, un appiglio cui aggrapparsi per uscire dalla crisi.\r\nLo Stato ha giocato in questi due anni la sola carta forte a propria disposizione: far credere di essere indispensabile per tutelare la nostra salute.\r\nNon ci ha garantito la salute e si è preso parte delle nostre esigue libertà, facendo leva sulla paura, sulla dipendenza, sull’incapacità di sviluppare un discorso capace di tradursi in pratiche solidali, autogestionarie, di esodo conflittuale dalle dinamiche biopolitiche utilizzate dai governi. 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Un alibi che non regge\r\nLe narrazioni delle donne, le immagini dell’aeroporto di Kabul, i ponti aerei per salvare una manciata di collaborazionisti e di persone di cultura sono solo fumo negli occhi, un tentativo di far credere che, nonostante la disfatta finale, vent’anni di occupazione e guerra fossero giusti.\r\nNascondere la sconfitta politica e militare sotto la fitta cortina di nebbia del salvataggio di alcune donne, uomini e bambini è solo l’ultimo atto di un’occupazione militare arrogante e feroce.\r\nL’emirato afgano segna la propria vittoria assoggettando le donne, vero terreno di battaglia sul quale si chiude questa ultima fase della guerra.\r\nLa manciata di donne “salvate” con il ponte aereo saranno, probabilmente senza volerlo, al servizio della propaganda occidentale. Finché non si spegneranno nuovamente i riflettori.\r\nIn Afganistan e nella diaspora femminista continueranno a lottare clandestinamente tante donne e ragazze, che in quasi cinquant’anni si sono passate il testimone, tessendo una tela a volte invisibile ma dall’ordito potente.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 18 settembre\r\npunto info antimilitarista al Balon\r\ndalle 10,30\r\n\r\nVenerdì 24 settembre\r\nAfganistan. Il grande gioco: orizzonti geopolitici tra oppio, terre rare e violenza patriarcale\r\nore 18 ai Giardini (ir)Reali corso san Maurizio angolo via Rossini (se piove o minaccia pioggia si fa a Porta Palazzo alla Tettoia dei Contadini)\r\n\r\nSabato 25 settembre. 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Giornata \u003Cmark>di\u003C/mark> solidarietà con le donne afgane in lotta\r\n\r\nSabato 9 ottobre\r\nAssemblea antimilitarista a Milano\r\nappuntamento ore 10 presso il Kasciavit in via san Faustino 64\r\nhttps://www.anarresinfo.org/milano-9-ottobre-assemblea-antimilitarista/\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30 (da mercoledì 22 settembre le riunioni si fanno alle 20,30)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. 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Può apparire forzata o arzigogolata e viene contestualizzato più facilmente l'apporto della petromonarchia nel discorso sviluppato da Laura Silvia Battaglia, perché il territorio che ospitava la base americana bombardata per scherzo telefonato dai pasdaran era ospitata nel sultanato di Al-Thani, e non solo perché l'argomento era adiacente alla analisi della messinscena tra grandi potenze per far accettare al resto del mondo il nuovo assetto del Sudovest asiatico voluto dagli Accordi di Abramo, escludendo l'Iran e i suoi proxy e la Turchia per creare una supply chain alternativa alla Belt Road Initiative; però anche in ambito centrafricano – come ci racconta Massimo Zaurrini – Doha ha ospitato i negoziati tra Repubblica democratica del Congo (Rdc) e Alleanza del fiume Congo (Afc-M23), ed è il terminale delle transazioni finanziarie derivanti dallo sfruttamento delle risorse dei Grandi Laghi, che ora vedranno gli Usa di Trump ergersi a gestori diretti delle miniere di cobalto e terre rare, che prima erano rubate alla lontana Kinshasa solo da Kagame, alleato delle potenze occidentali, attraverso le sue milizie antihutu. Peraltro anche Tsishekedi è un fiancheggiatore e grande amico di Israele, i cui imprenditori più spregiudicati hanno già operato in Rdc. Insomma affari tra autocrati, piazzisti, teocrati e fascisti in genere che pagano le popolazioni malauguratamente abitanti territori contesi tra potenti.\r\nQuindi ci troviamo di fronte a due Corridoi di merci, il cui progetto faraonico intende variare l'asse commerciale impostato da decenni, spostando i flussi che tagliano l'Africa a metà, congiungendo il porto angolano di Lobito con Beira in Mozambico o Dar es Salaam in Tanzania, Oceano Atlantico con Oceano Indiano; ma anche spostando le direttrici commerciali tra Oriente e Mediterraneo all'interno della Penisola arabica aggirando i flussi impostati un po' più a nord da Pechino e inserendo i territori controllati da Israele. A tanto ci ha portato aprire il vaso di Pandora della Guerra dei 12 giorni da un lato e la sbandierata tregua (supposta) tra Congo e Ruanda...\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nA Laura Silvia Battaglia, voce di \"Radio3Mondo\" e raffinata esperta della cultura dei paesi del Sudovest asiatico, abbiamo chiesto di inquadrare nell’ottica dei Paesi del Golfo il giudizio sulla strategia che ispira il rivolgimento dell’equilibrio nell’area: l’escalation sionista mette in scena un superamento del Diritto internazionale e del concetto di democrazia per imporre una configurazione del Vicino Oriente e dei suoi corridoi commerciali alternativi alla Bri cinese come illustrato tempo fa dallo stesso Netanyahu: annientamento dei proxy iraniani e ridimensionamento della Repubblica islamica stessa a favore della penisola arabica, alleata e complice con gli accordi di Abramo, con regimi autoritari e in funzione anticinese. La causa scatenante – il nucleare iraniano – sembra poco o nulla interessante persino nei suoi risultati (basta la narrazione presidenziale attraverso Truth, che non può essere messa in discussione), perché forse l’obiettivo vero è probabilmente un altro (magari Teheran uscirà dalla non proliferazione nucleare e non ci saranno più controlli).\r\nIl primo elemento che salta agli occhi è la centralità del Qatar, per la sua vicinanza all’Iran, per il suo coinvolgimento in ogni trattativa mondiale (Afghanistan, Palestina… Kivu), Al-Thani sempre attivo diplomaticamente e con la potenza mediatica sul mondo arabo, eppure è stato emblematicamente il primo a essere colpito dalla rappresaglia teatrale dei Turbanti. Il Qatar dipende integralmente da acquisti dall’estero, non produce nulla e la chiusura dello Stretto di Ormuz lo avrebbe soffocato.\r\nIl regime change a Tehran è nei piani israeliani (non in quelli trumpiani), ma il piano di riportare la dinastia Pahlavi al potere non potrebbe essere accettata dalla nazione civile iraniana che vive in un mondo parallelo a quello del potere detenuto che fa giochi internazionali, il potere è detenuto dai pasdaran e le città centrali sono omogenee etnicamente, ma la nazione è estesa enormemente, con un’orografia che non permette di certo un’invasione di stampo iracheno, difficile anche la frammentazione su base etnico-religiosa. La sostituzione dell’attuale regime non si riesce a immaginare da chi possa essere incarnato, perciò è difficile creare un’entità artificiale che sostituisca l’attuale sistema persiano. Benché esista una fronda interna, che però forse non è controllabile dall’esterno, o non ha ancora i mezzi e la mentalità per mettere in atto una rivolta. Solo se le forze di sicurezza solidarizzano con i rivoltosi si potrà avere un successo per il cambiamento. La stretta repressiva svilupperà nuove proteste?\r\nForse in questa tabula rasa dei paesi nemici di Israele e antagonisti dei sauditi la Turchia si può affrancare perché è un paese Nato e per l’abilità a fungere da cerniera tra mondi, appartenendo sia al mondo Brics che alla Nato, proponendosi come mediatore e mantenendo relazioni con tutti i protagonisti.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/4PFSoUBf2ZZ8hb79FwbPk0?si=4fbc4626a1f247f9\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/TrumpShowStayTuneOnMiddleEast.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPrecedenti trasmissioni attinenti a questo argomento si trovano qui\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nCon Massimo Zaurrini, direttore di “Africa&Affari”, affrontiamo lo spostamento dell’asse commerciale dell’Africa centrale in seguito al nuovo interesse statunitense per le risorse africane in funzione anticinese.\r\nIn questo quadro si inserisce l’ennesima sceneggiata dell’amministrazione Trump che pretende di imporre una pace nel Nordest del Congo su basi e impegni uguali a quelli che da 20 anni sono divenuti carta straccia nel breve volgere di tempo, l’unica differenza è che Tshisekedi – molto legato alla finanza israeliana – ha “svenduto” il controllo delle risorse del territorio dei Grandi Laghi agli Usa in cambio della risoluzione della guerra con l’M23 e l’Alleanza del Fiume Congo, emanazione del Ruanda, alleato e partner degli anglo-americani. Quindi agli americani interessa in particolare poter sfruttare le miniere in qualche modo e dunque hanno scelto di mettere in sicurezza… i loro investimenti nella regione. Il Qatar è l'hub di arrivo delle merci e degli investimenti e per questo è coinvolto in questo quadro di tregua, essendo ormai Doha la capitale di qualunque accordo internazionale da quello siglato dal Trump.01 con i talebani.\r\nAttorno alla Repubblica democratica del Congo e alle sue ricchezze si sviluppano nuove infrastrutture utili alle nazioni africane che stano tentando di innescare uno sviluppo pieno di promesse e anche pericoli innanzitutto ambientali, ma quanto è l’interesse per gli affari occidentali? Salta all’occhio quel corridoio che, adoperando come terminal il porto angolano di Lobito, ambisce a tracciare supply chain che uniscono Oceano Indiano e Atlantico, fulcro della disputa Cina/Usa sulle merci africane, che il 26 giugno ha appena ricevuto 250 milioni ulteriori per la sua creazione da parte della UE, dopo il mezzo miliardo stanziato da Biden nel suo ultimo viaggio da presidente. Il corridoio di Lobito è bloccato dalla disputa nel Kivu migliaia di chilometri a nord del confine congoloese con lo Zambia, per cui si è operata una variante al progetto iniziale che coinvolgeva il Katanga.\r\nDella strategia fa parte anche il taglio agli USAid, alla Banca africana di sviluppo… il tutto per incentivare gli accordi bilaterali in cui Trump, il mercante, può ricattare, strappare il miglior prezzo, taglieggiare, smaramaldeggiare… gettare fumo negli occhi con la promessa di sviluppo attraverso la Dfc (U.S. Development Finance Corporation); e se si dovesse finalmente spuntare la possibilità di lavorare in loco i materiali grezzi, la devastazione ambientale sarebbe inevitabile.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/business-summit-il-mercato-africano-apprezza-le-trattative-senza-condizioni-etico-politiche-di-trump--66772324\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/Lobito-Katanga_corridoi-infrastrutturali-spostano-assi-regionali.mp3\"][/audio]\r\n\r\nI precedenti appuntamenti con la geopolitica africana si trovano qui","28 Giugno 2025","2025-06-28 17:52:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 26/06/2025 - COSA C’ENTRA IL CORRIDOIO DI LOBITO CON LA TREGUA IN KIVU FIRMATA A WASHINGTON E COSA C’ENTRA IL CORRIDOIO DI ABRAMO CON IL NUCLEARE IRANIANO?",1751129989,[227],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[165],{"post_content":230,"post_title":234,"tags":238},{"matched_tokens":231,"snippet":232,"value":233},[70,75],"e la chiusura dello Stretto \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>Ormuz\u003C/mark> lo avrebbe soffocato.\r\nIl regime","Può apparire strano, ma la risposta alla domanda del titolo è Qatar. 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