","Un'altra guerra del petrolio","post",1584658909,[62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/bin-salman/","http://radioblackout.org/tag/greggio/","http://radioblackout.org/tag/oil-war/","http://radioblackout.org/tag/putin/","http://radioblackout.org/tag/shale/","http://radioblackout.org/tag/trump/",[69,70,71,72,73,29],"bin Salman","greggio","oil war","putin","shale",{"post_content":75,"tags":79},{"matched_tokens":76,"snippet":77,"value":78},[70],"trova a costare più del \u003Cmark>greggio\u003C/mark> mediorientale che può sostenersi solo","L'intero sistema che regola i flussi di petrolio nel mondo da tempo richiede una sorta di resa dei conti che non tiene conto di alleanze, consistenza di riserve o risorse finanziarie, bersagli da colpire... Tutto è cominciato con una mossa saudita, che negli ultimi anni aveva trovato una sponda nel sistema energetico putiniano per pilotare i costi dell'oro nero, che proponeva di aumentare i barili prodotti al giorno nel momento in cui la domanda cinese (e poi di tutto il mondo) diminuiva. L'intenzione era probabilmente quella di orientare verso il basso il prezzo, e stavolta la Russia non c'è stata. Chi stia bluffando, quali siano gli intenti dei due contendenti, che coinvolgono anche gli Stati Uniti, che si trovano a dover difendere un costoso sistema di estrazione come il fracking dello shale oil, un liquido di minore qualità che ora si trova a costare più del \u003Cmark>greggio\u003C/mark> mediorientale che può sostenersi solo con aiuti statali di una nazione che ha bisogno di quel petrolio per essere indipendente e occupare mercati fino a pochi anni fa appannaggio dei consueti protagonisti dell'Opec e dei suoi alleati.\r\n\r\nChi voglia impallinare chi è chiaro, quali giochi e alleanze ci siano dietro a questa partita a scacchi è immaginabile, quali sviluppi si possano attendere (anche per l'apporto di altri minori protagonisti come Erdogan e la sua proposta di spartire con Mosca il petrolio del Rojava) e chi si potrebbe trovare estromesso dal sistema di estrazione e vendita del petrolio si possono registrare ma non si può sapere dove possa condurre.\r\n\r\nPoi magari alcuni di questi paesi stanno cercando di differenziare una monocultura (i sauditi), altri contano sul fatto che in questo periodo di pandemia non servano grandi scorte e gli venga permesso di sostenere la propria produzione interna (gli Usa), chi invece azzarda il rilancio, contando su risorse e riserve di petrolio superiori per costringere i rivali a capitolare... su questo si innesta il tracollo delle borse, l'epidemia che gioca anche in borsa e decide delle disponibilità per affrontare quella che è la vera guerra in atto in questi giorni: la Guerra del petrolio, una fonte energetica forse al tramonto?\r\n\r\nAbbiamo interpellato Raffaele Sciortino che già prima della pandemia che ha offerto il pretesto per dare la stura a questa nuova guerra del petrolio, nel suo libro I 10 anni che sconvolsero il mondo aveva preconizzato un anno fa un panorama globale con strategie simili:\r\n\r\nOra i giochi sono in corso, il mercato saturo, chi ha più barili da sversare...\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_19_oil-war.mp3\"][/audio]",[80,82,85,87,89,91],{"matched_tokens":81,"snippet":69},[],{"matched_tokens":83,"snippet":84},[70],"\u003Cmark>greggio\u003C/mark>",{"matched_tokens":86,"snippet":71},[],{"matched_tokens":88,"snippet":72},[],{"matched_tokens":90,"snippet":73},[],{"matched_tokens":92,"snippet":29},[],[94,100],{"field":36,"indices":95,"matched_tokens":97,"snippets":99},[96],1,[98],[70],[84],{"field":101,"matched_tokens":102,"snippet":77,"value":78},"post_content",[70],578730123365712000,{"best_field_score":105,"best_field_weight":106,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":48,"score":107,"tokens_matched":96,"typo_prefix_score":48},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":109,"highlight":146,"highlights":151,"text_match":154,"text_match_info":155},{"cat_link":110,"category":113,"comment_count":48,"id":115,"is_sticky":96,"permalink":116,"post_author":117,"post_content":118,"post_date":119,"post_excerpt":120,"post_id":115,"post_modified":121,"post_thumbnail":122,"post_thumbnail_html":123,"post_title":124,"post_type":59,"sort_by_date":125,"tag_links":126,"tags":136},[111,112],"https://radioblackout.org/category/altavisibilita/","https://radioblackout.org/category/informazione/",[114,47],"altavisibilita","100520","https://radioblackout.org/2025/09/aggiornamenti-dalla-global-sumud-flottilla-e-dalle-mobilitazioni-in-italia-per-la-palestina/","info2","Ieri sera l'ultimo aggiornamento dai canali della Global Sumud Flottilla riportava un avviso da parte di diversi governi di un probabile attacco israeliano, nei fatti la notte è passata con droni che hanno sorvolato continuativamente le imbarcazioni. \n\n\n\nNel frattempo Guido Crosetto decide di inviare una prima nave militare, la fregata Fasan, a tutela della flottiglia. Lo segue a ruota Pedro Sanchez, presidente del governo spagnolo, che annuncia la partenza della nave da guerra Furor dal porto di Cartagena prevista oggi. Questa mattina il Ministro della Difesa dichiara che una seconda nave della Marina militare italiana, la fregata lanciamissili Alpino, verrà inviata in eventuale soccorso e protezione.\n\n\n\nAbbiamo raggiunto ai nostri microfoni Ivan Grozny Compasso, giornalista e attivista della Flotilla a bordo della Luna Bark\n\n\n\nIvan Grozsny Compasso \n\n\n\nDopo lo sciopero di lunedì 22 settembre le mobilitazioni non si fermano e continua la pratica dello slogan \"Blocchiamo tutto!\". Ieri sera, a seguito dell'attacco di droni e spray urticante avvenuto tra martedì 23 e mercoledì 24 settembre, la GSM ha lanciato una chiamata a mobilitarsi in tutte le piazze del Paese. A Torino un corteo di diverse migliaia di persone ha invaso i binari della stazione Porta Susa, a Firenze cortei spontanei hanno bloccato la città, a Pisa è stata bloccata la stazione San Rossore, a Milano il giorno dopo un presidio che ha visto la presenza di oltre 400 persone sotto il carcere Beccaria per i due giovani minorenni arrestati in piazza lunedì di cui si attende oggi l'udienza, si è tenuta un'altra imponente manifestazione.\n\n\n\nTorino - occupazione stazione Porta Susa\n\n\n\nCi colleghiamo con Roma dove, a seguito della giornata di lunedì è stata occupata in maniera permanente la facoltà di Lettere in Sapienza, luogo da dove partono diverse iniziative, cortei spontanei, blocchi di questi giorni e dove ci si sta preparando verso la data di manifestazione nazionale del 4 ottobre a sostegno del popolo e della resistenza palestinese chiamata alle 14.30 con partenza da Porta San Paolo da API - Associazioni dei Palestinesi in Italia, Comunità Palestinese in Italia, GPI - Giovani Palestinesi d'Italia, Movimento Studenti Palestinesi in Italia, UDAP - Unione Democratica Arabo Palestinese\n\n\n\nCollettivo Zaum - Sapienza \n\n\n\n\n\n\n\nTra ieri e oggi da Livorno arriva la notizia della vittoria da parte di chi da lunedì ha occupato in presidio permanente il porto per rimandare indietro la nave SLNC Severn carica di armamenti diretti alla Base Nato di Camp Derby. In serata è stato occupato un edificio sfitto per continuare a presidiare e monitorare gli arrivi in porto. \n\n\n\nAzione Antifascista Livorno\n\n\n\nArriva in queste ore la notizia che la stessa nave è stata poi avvistata al largo del golfo della Spezia, da quasi 2 giorni non comunica la sua localizzazione. I collettivi e organizzazioni che si stanno mobilitando contro la \"SeaFuture\", fiera navale-militare che si terrà al porto di La Spezia in questi giorni lanciano l'allerta e lo stato di agitazione permanente. Viene diramata una chiamata a tutte e tutti le cittadine di convergere al Provveditorato (viale Italia 87) per il presidio delle ore 14:00.\n\n\n\n\n\n\n\nLo Stato di Agitazione permanente è stato infatti dichiarato dall'Unione Sindacale di Base che ha pubblicato un comunicato in cui si annuncia anche lo sciopero generale in caso di attacco alle imbarcazioni della Global Sumud Flottilla. \n\n\n\nDi seguito il comunicato \n\n\n\nCento piazze permanenti per Gaza\n\n\n\nDopo che Gaza è sotto assedio da due anni e continua il genocidio del popolo palestinese, questa notte è stato sferrato un nuovo pesante attacco alla Global Sumud Flotilla. Alcune imbarcazioni sono state danneggiate e la missione sta rischiando di essere compromessa. “Israele” attacca impunemente una missione umanitaria in acque internazionali, in spregio ad ogni norma e con una brutalità inaccettabile. Inoltre le imbarcazioni battevano bandiera italiana, inglese e polacca, quindi si tratta di fatto di un atto di guerra in piena regola anche nei confronti del nostro Paese. \n\n\n\nIl governo balbetta e stenta ad assumere una qualche iniziativa. Stanotte i bombardamenti sono continuati incessanti su Gaza, decine di persone sono già state massacrate all’alba di oggi, mentre il Governo coloniale sionista ha annunciato la chiusura del valico di Allenby con la Giordania, per strangolare e annettere la Cisgiordania. I nostri fratelli e le nostre sorelle che sono sulla Flotilla stanno mettendo a repentaglio la loro incolumità per rompere l'assedio e per supportare la liberazione del popolo palestinese. Noi che siamo l’equipaggio di terra dobbiamo entrare in azione contro il sionismo.\n\n\n\nProclamiamo lo stato di agitazione permanente e l’occupazione di cento piazze per Gaza. A partire da venerdì 26 settembre creiamo accampamenti permanenti in ogni città nelle grandi piazze. A Roma piazza dei Cinquecento, da dove è partito lo sciopero generale. A Genova nei pressi del valico 3, dove sono stati raccolti gli aiuti. Ogni territorio decida la sua piazza, facciamo dell’Italia una grande piazza per la Palestina.\n\n\n\nInvitiamo tutte le realtà che hanno dato vita alle mobilitazioni di questi giorni ad unirsi in piazza, con la Palestina nel cuore, a fianco della Flotilla, per Gaza, fermiamo Israele.\n\n\n\nVERSO LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 4 OTTOBRE A ROMA - PORTA SAN PAOLO 14:30\n\n\n\nIL SIONISMO SI FERMA CON LA RESISTENZA!\n\n\n\nUNIONE SINDACALE DI BASE - GLOBAL MOVEMENT FOR GAZA -MOVIMENTO STUDENTI PALESTINESI IN ITALIA – UDAP - GIOVANI PALESTINESI IN ITALIA - ASSOCIAZIONE DEI PALESTINESI IN ITALIA - COMUNITÀ PALESTINESE IN ITALIA\n\n\n\nEnzo Miccoli - Coordinamento USB di Torino \n\n\n\nAnche al Sud altri porti di mobilitano, in particolare a Taranto dove è giunta la notizia di una nave petroliera, la SEASAL VIA, in arrivo contenente 30mila tonnellate di greggio destinato all'aviazione militare israeliana. Immediatamente un presidio al porto e un corteo nell'area circostante hanno animato la serata e questa mattina giunge la notizia che la nave non attraccherà a Taranto. \n\n\n\n Con noi Raffaele Cataldi, lavoratore all'Ilva e autore di Malesangue, aggiorna sulla situazione e condivide alcune riflessioni sul territorio in questione e sull'opposizione alla guerra. \n\n\n\nRaffaele Cataldi","25 Settembre 2025","Ieri sera l'ultimo aggiornamento dai canali della Global Sumud Flottilla riportava un avviso da parte di diversi governi di un probabile attacco israeliano, nei fatti la notte è passata con droni che hanno sorvolato continuativamente le imbarcazioni.","2025-09-25 14:43:30","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/IMG_8929-1.jpg","\u003Cimg width=\"244\" height=\"300\" src=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/IMG_8929-1.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Aggiornamenti dalla Global Sumud Flottilla e dalle mobilitazioni in Italia per la Palestina",1758805955,[127,128,129,130,131,132,133,134,135],"https://radioblackout.org/tag/4-ottobre/","https://radioblackout.org/tag/global-sumud-flottilla/","https://radioblackout.org/tag/guido-crosetto/","https://radioblackout.org/tag/manifestazione-palestina/","https://radioblackout.org/tag/porto-livorno/","https://radioblackout.org/tag/roma/","https://radioblackout.org/tag/sciopero-generale/","https://radioblackout.org/tag/taranto/","https://radioblackout.org/tag/usb/",[137,138,139,140,141,142,143,144,145],"4 ottobre","Global Sumud Flottilla","guido crosetto","manifestazione palestina","porto livorno","Roma","Sciopero Generale","Taranto","usb",{"post_content":147},{"matched_tokens":148,"snippet":149,"value":150},[70],"arrivo contenente 30mila tonnellate di \u003Cmark>greggio\u003C/mark> destinato all'aviazione militare israeliana. 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La deciusione è stata presa dal ministro della giustizia Nordio, che ha scelto di non convalidarne l’arresto.\r\nElmasry veniva arrestato a Torino nella giornata di martedì 21 Gennaio, mentre pare stesse assistendo ad un match tra le squadre della Juve e del Milan. Alcuni commentatori hanno poi ipotizzato che la presenza allo stadio fosse solo una copertura per incontri di altra natura.\r\nD’altronde sono ben conosciuti i rapporti economici e politici tra l’Italia e la Libia, tra cui vergognosamente spiccano i finanziamenti italiani alla guardia costiera perché effettui i rimpatri dei migranti e la reclusione in lager gestiti proprio dalla polizia Libica. Altri interessi non secondari riguardano gli interessi de colosso Eni, interessato al greggio libico, verso il quale ha già annunciato nuove perforazioni con il benestare libico.\r\n\r\nIl governo e i suoi ministri hanno quindi tutte le intenzioni ha scarcerare quello che è a tutti gli effetti un loro partner in affari, così come a non lasciarlo nelle mani degli investigatori dell’Interpol.Fino al punto di prendere la decisione dell’Italia di non eseguire il mandato d’arresto della Corte penale internazionale, di cui ora l’Aja chiede conto.\r\n\r\nCosa ne è rimasto del sistema di cooperazione internazionale a livello giuridico e quali sono i precedenti che hanno reso così facile per il governo Italiano di farne beffe?\r\n\r\nRisponde alle nostre domande Ugo Giannangeli, avvocato penalista.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/giannelli.mp3\"][/audio]","24 Gennaio 2025","2025-01-24 14:34:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/Progetto-senza-titolo-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"167\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/Progetto-senza-titolo-300x167.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/Progetto-senza-titolo-300x167.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/Progetto-senza-titolo-768x428.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/Progetto-senza-titolo-200x110.png 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/Progetto-senza-titolo.png 810w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","COSA RESTA DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE: MANDATI DI ARRESTO DISATTESI E IL CASO ELMASRY",1737725889,[173,174,175],"http://radioblackout.org/tag/accordi-italia-libia/","http://radioblackout.org/tag/corte-penale-internazionale/","http://radioblackout.org/tag/libia/",[177,178,15],"accordi italia-libia","Corte Penale Internazionale",{"post_content":180},{"matched_tokens":181,"snippet":182,"value":183},[70],"de colosso Eni, interessato al \u003Cmark>greggio\u003C/mark> libico, verso il quale ha","Osama Najeem Elmasry Habish, capo della polizia giuridica libica e oggetto di un mandato di arresto internazionale, è stato rilasciato e comodamente scortato in Libia. 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La causa è proprio la multinazionale italiana, ma non solo lei, poiché l'estrezzazione del greggio dai giacimenti di petrolio utilizza l'acqua dirottata dai fiumi, lasciando a secco la popolazione locale, già vessata da un sistema sanitario carente e dalla frequente mancanza di elettricità.\r\n\r\nAbbiamo approfondito l'inchiesta con Sara Manisera in quest'intervista:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/Iraq.26042023.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui l'articolo:\r\nIraq senz’acqua: il costo del petrolio che arriva fino in Italia","27 Aprile 2023","2023-04-27 13:26:42","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/iraq-petrolio-gas-flaring-1280x855-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/iraq-petrolio-gas-flaring-1280x855-1-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/iraq-petrolio-gas-flaring-1280x855-1-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/iraq-petrolio-gas-flaring-1280x855-1-1024x684.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/iraq-petrolio-gas-flaring-1280x855-1-768x513.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/04/iraq-petrolio-gas-flaring-1280x855-1.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Iraq senz'acqua",1682602002,[202,203,204,205],"http://radioblackout.org/tag/acqua/","http://radioblackout.org/tag/eni/","http://radioblackout.org/tag/iraq/","http://radioblackout.org/tag/petrolio/",[207,20,27,17],"acqua",{"post_content":209},{"matched_tokens":210,"snippet":211,"value":212},[70],"solo lei, poiché l'estrezzazione del \u003Cmark>greggio\u003C/mark> dai giacimenti di petrolio utilizza","Il territorio dell'Iraq, \"culla della cività\" grazie alla presenza dei fiumi Tigri ed Eufrate, si sta progressivamente impoverendo d'acqua. 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A fine dicembre l’azienda italiana ha firmato infatti un contratto per l’acquisizione di una quota del 70% della concessione nel Blocco esplorativo 3, situato nell’offshore nord-occidentale di Abu Dhabi. L’accordo di concessione è stato firmato dal ministro dell’Industria degli Emirati Arabi nonché amministratore delegato dell’Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC) Sultan Ahmed Al Jaber, dall’Ad di ENI Claudio Descalzi e da Phongsthorn Thavisin, general manager della società petrolifera thailandese PTT Exploration and Production Public Company Limited (PTTEP), anch’essa parte del consorzio con una quota di minoranza.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, insegnante, antimilitarista, blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/2021-01-05-eni-mazzeo.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIl Blocco esplorativo 3 rappresenta l’area più grande assegnata nell’ultimo anno dalla compagnia nazionale petrolifera emiratina e copre una superficie di circa 11.660 chilometri quadrati. La fase esplorativa avrà una durata massima di nove anni, mentre i termini della concessione saranno estesi per 35 anni dall’inizio della fase esplorativa; in caso di esito positivo, per le fasi di sviluppo e produzione l’ADNOC avrà un’opzione per detenere una quota del 60%. La nuova licenza si trova in prossimità di altri grandi giacimenti, tra cui le concessioni offshore dei Blocchi esplorativi 1 e 2 che l’holding italiana ha ottenuto dopo il bando concessione di ADNOC del maggio 2019.\r\n\r\n“La concessione è molto importante non solo sotto il profilo economico-commerciale, ma anche per quello che riguarda le relazioni tra Italia ed Emirati”, ha dichiarato l’amministratore delegato di ENI, Claudio Descalzi. “Essa rappresenta un ulteriore importante passo verso la realizzazione della strategia per rendere ENI protagonista nel settore dell’oil and gas ad Abu Dhabi, regione leader nel settore, contribuendo ad aggiungere ulteriori risorse e a sfruttare tutte le potenziali sinergie con i giacimenti circostanti”.\r\n\r\nAmpia soddisfazione per l’accordo italo-emiratino è stata espressa dal ministro Sultan Al Jaber. “Questa concessione rafforza ulteriormente la partnership tra ADNOC ed ENI”, ha dichiarato Al Jaber. “Ciò conferma ancora una volta il nostro approccio mirato alle partnership ad alto valore aggiunto che contribuisce alla giusta combinazione di capitale, tecnologia, capacità e accesso al mercato per accelerare lo sviluppo delle risorse di idrocarburi di Abu Dhabi. Nonostante le condizioni di mercato instabili (…) continuiamo ad accogliere i partner che condividono la nostra visione per liberare valore dalle nostre risorse di idrocarburi in modo sostenibile e con reciproco vantaggio, mentre portiamo avanti la nostra strategia verso il 2030”.\r\n\r\nENI opera negli Emirati Arabi Uniti dal marzo 2018 quando firmò un accordo per l’acquisto di due concessioni, la prima con una quota del 5% nel giacimento a petrolio di Lower Zakum a 84 km a nord-ovest di Abu Dhabi, la seconda del 10% nel campo sottomarino a olio, condensati e gas di Umm Shaif e Nasr, a circa 135 chilometri dalla costa di Abu Dhabi e un target di produzione di 460mila barili al giorno. A presenziare alla firma dell’accordo tra l’Ad Claudio Descalzi e l’ente petrolifero emiratino, il principe ereditario di Abu Dhabi Mohamed bin Zayed Al Nahyan e l’allora primo ministro italiano Paolo Gentiloni, a riprova della rilevanza politico-economica riservata dai due governi all’evento. Coincidenza vuole che negli stessi mesi si registrava l’ennesima escalation del conflitto nel vicino Yemen con il sempre più diretto coinvolgimento delle forze armate emiratine.\r\n\r\nPer ottenere lo sfruttamento per 40 anni dei giacimenti di Lower Zakum, Umm Shaif e Nasr, l’ENI ha sborsato 875 milioni di dollari reinvestendo i ricavi di una contemporanea triangolazione con Mubadala Petroleum, la società petrolifera del fondo sovrano emiratino Mubadala, la stessa che controlla il complesso militare-industriale nazionale e che ha acquisito in Italia Piaggio Aereo Industries per dotare l’emirato di droni da guerra. ENI ha aveva ceduto al gruppo Mubadala il 10% della concessione offshore di Shorouk in Egitto per il giacimento a gas di Zohr, il più grande del Mediterraneo, incassando 934 milioni di dollari. Il 12 novembre 2018, l’ENI aveva poi ulteriormente rafforzato le relazioni d’affari con la cassaforte finanziaria del regime di Abu Dhabi: il presidente di Mubadala Petroleum, Musabbeh Al Kaabi, e l’amministratore delegato Claudio Descalzi sottoscrivevano infatti un accordo per la cessione da parte di ENI del 20% della concessione del blocco esplorativo a gas di Nour situato nel bacino del Delta del Nilo orientale, a circa 50 km dalla costa egiziana.\r\n\r\nNegli Emirati Arabi Uniti il colosso energetico italiano opera inoltre nella concessione di Ghasha, la maggiore area estrattiva offshore di gas e per la quale l’ENI sta negoziando con l’Abu Dhabi National Oil Company l’acquisizione di una quota dell 25%. La concessione di Ghasha è stata ottenuta nel novembre 2018 e ha una durata anch’essa di 40 anni; consiste nei giacimenti di Hail, Ghasha, Dalma e in altri campi offshore situati nella regione di Al Dhafra da cui si prevede di estrarre più di 1,5 miliardi di piedi cubi di gas e 120.000 barili al giorno di olio e condensati. Sempre in ambito esplorativo/estrattivo, l’ENI opera nel giacimento petrolifero offshore di Ras Al Khaimah in un’area di 2.412 km2 ottenuta in concessione dall’omonimo emirato nell’aprile 2019 e in quello onshore (gas e condensati) di Mahani, grazie alla costituzione nel gennaio 2020 di una joint venture paritaria con la società petrolifera di Stato SNOC dell’Emirato di Sharjah.\r\n\r\nL’holding italiana detiene inoltre una quota del 25% di ADNOC Refining, società di raffinazione della compagnia petrolifera nazionale di Abu Dhabi, titolare delle raffinerie situate a Ruwais ed Abu Dhabi, con una capacità produttiva di oltre 922 mila barili al giorno di greggio. Il complesso di Ruwais, in particolare, è il quarto al mondo come dimensione ed è oggetto di ulteriore espansione e integrazione al fine di sviluppare il più grande sito di raffinazione e petrolchimica a livello mondiale. Per l’operazione di acquisizione di un quarto di questi impianti, l’ENI ha sborsato 3,24 miliardi di dollari circa con l’accordo firmato il 27 gennaio 2019 alla presenza dello Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Principe della Corona di Abu Dhabi e Vicecomandante Supremo delle forze armate degli Emirati Arabi, e il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte. Con ADNOC e la società austriaca OMV, l’azienda italiana ha poi costituito una nuova joint venture per la commercializzazione dei prodotti petroliferi raffinati.\r\n\r\nMeno di un anno fa il ministro e amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company, Sultan Ahmed Al Jaber, e l’Ad di ENI Claudio Descalzi hanno anche firmato un memorandum d’intesa per lo sviluppo congiunto di iniziative di ricerca “mirate alla realizzazione di soluzioni tecnologiche avanzate per la riduzione, cattura, utilizzo o confinamento in giacimenti delle emissioni di CO2”.\r\n\r\nLa santa alleanza Italia-Emirati fatta sino ad oggi di armi, gas e petrolio potrà così tingersi di green e divenire, forse, più sostenibile…\r\n\r\n(Articolo di Antonio Mazzeo pubblicato in Africa ExPress il 3 gennaio 2021)","5 Gennaio 2021","2021-01-05 13:51:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/eni-off-shore-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/eni-off-shore-300x169.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/eni-off-shore-300x169.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/eni-off-shore-1024x576.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/eni-off-shore-768x432.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/eni-off-shore.jpeg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","ENI: Il massacro in Yemen non ferma il cane a sei zampe",1609854690,[231,232,203,233,234],"http://radioblackout.org/tag/descalzi/","http://radioblackout.org/tag/emirati-arabi-uniti/","http://radioblackout.org/tag/offshore/","http://radioblackout.org/tag/yemen/",[236,237,20,238,239],"descalzi","emirati arabi uniti","offshore","yemen",{"post_content":241},{"matched_tokens":242,"snippet":243,"value":244},[70],"mila barili al giorno di \u003Cmark>greggio\u003C/mark>. 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Dall’anno scorso migliaia e migliaia di persone sono scese in strada per protestare contro un sistema politico basato sul confessionalismo e sotto la tutela delle forze di occupazione americane.\r\n\r\nCon la crisi aggravata dal collo del prezzo del greggio, le entrate dello stato dimezzate, l’epidemia di coronavirus e l’Isis pronto a rialzare la testa il paese è a un punto di non ritorno. Ma le proteste che non hanno riguardato esclusivamente lo stato di Baghdad ma si sono estese anche nei territori del Libano e dell’Iran. Mobilitazioni che presentano tratti comuni e per la prima volta non sono dettate da tendenze religiose o settarie, ma che si scagliano contro le condizioni di vita, un tasso di povertà sempre più alto, la corruzione della classe dirigente, l’inadeguatezza dei servizi pubblici.\r\n\r\nI numeri sono spaventosi. Si parla di oltre 600 morti dall’inzio delle proteste e quasi 30000 feriti, tra cui si contano innumerevoli mutilazioni.\r\n\r\nA partire da uno speciale di Nena-news, abbiamo provato a tracciare un quadro degli ultimi avvenimenti a Baghdad e nelle principali città irachene, dopo il cambio al vertice e la nomina a nuovo premiere di Mustafa al-Khadimi, ex capo dei Servizi e dichiarato filostatunitense visto anche il suo lungo esilio in suolo americano.\r\n\r\nNe abbiamo discusso con l’autrice Valeria Poletti, ricercatrice indipendente e collaboratrice di diverse testate giornalistiche sia online che a mezzo stampa.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/iraq.mp3\"][/audio]\r\nscarica audio ValeriaPoletti-Thawra","8 Maggio 2020","2020-05-09 08:33:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/iraqifreedom-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"151\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/iraqifreedom-300x151.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/iraqifreedom-300x151.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/iraqifreedom-1024x515.png 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/iraqifreedom-768x386.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/iraqifreedom.png 1220w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Iraq - punti di non ritorno",1588937625,[],[],{"post_content":265},{"matched_tokens":266,"snippet":267,"value":268},[70],"dal collo del prezzo del \u003Cmark>greggio\u003C/mark>, le entrate dello stato dimezzate,","Dal primo ottobre il clima in Iraq si è fatto ancora più teso, tensioni che neanche l’emergenza coronavirus è riuscita in a stemperare. Dall’anno scorso migliaia e migliaia di persone sono scese in strada per protestare contro un sistema politico basato sul confessionalismo e sotto la tutela delle forze di occupazione americane.\r\n\r\nCon la crisi aggravata dal collo del prezzo del \u003Cmark>greggio\u003C/mark>, le entrate dello stato dimezzate, l’epidemia di coronavirus e l’Isis pronto a rialzare la testa il paese è a un punto di non ritorno. Ma le proteste che non hanno riguardato esclusivamente lo stato di Baghdad ma si sono estese anche nei territori del Libano e dell’Iran. Mobilitazioni che presentano tratti comuni e per la prima volta non sono dettate da tendenze religiose o settarie, ma che si scagliano contro le condizioni di vita, un tasso di povertà sempre più alto, la corruzione della classe dirigente, l’inadeguatezza dei servizi pubblici.\r\n\r\nI numeri sono spaventosi. Si parla di oltre 600 morti dall’inzio delle proteste e quasi 30000 feriti, tra cui si contano innumerevoli mutilazioni.\r\n\r\nA partire da uno speciale di Nena-news, abbiamo provato a tracciare un quadro degli ultimi avvenimenti a Baghdad e nelle principali città irachene, dopo il cambio al vertice e la nomina a nuovo premiere di Mustafa al-Khadimi, ex capo dei Servizi e dichiarato filostatunitense visto anche il suo lungo esilio in suolo americano.\r\n\r\nNe abbiamo discusso con l’autrice Valeria Poletti, ricercatrice indipendente e collaboratrice di diverse testate giornalistiche sia online che a mezzo stampa.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/iraq.mp3\"][/audio]\r\nscarica audio ValeriaPoletti-Thawra",[270],{"field":101,"matched_tokens":271,"snippet":267,"value":268},[70],{"best_field_score":156,"best_field_weight":157,"fields_matched":96,"num_tokens_dropped":48,"score":158,"tokens_matched":96,"typo_prefix_score":48},6646,{"collection_name":59,"first_q":70,"per_page":275,"q":70},6,{"facet_counts":277,"found":96,"hits":291,"out_of":318,"page":96,"request_params":319,"search_cutoff":37,"search_time_ms":26},[278,282],{"counts":279,"field_name":280,"sampled":37,"stats":281},[],"podcastfilter",{"total_values":48},{"counts":283,"field_name":36,"sampled":37,"stats":290},[284,285,287,288],{"count":96,"highlighted":20,"value":20},{"count":96,"highlighted":286,"value":286},"italia",{"count":96,"highlighted":17,"value":17},{"count":96,"highlighted":289,"value":289},"Kazakhstan",{"total_values":14},[292],{"document":293,"highlight":309,"highlights":314,"text_match":154,"text_match_info":317},{"comment_count":48,"id":294,"is_sticky":48,"permalink":295,"podcastfilter":296,"post_author":297,"post_content":298,"post_date":299,"post_excerpt":54,"post_id":294,"post_modified":300,"post_thumbnail":301,"post_title":302,"post_type":303,"sort_by_date":304,"tag_links":305,"tags":308},"17500","http://radioblackout.org/podcast/italiakazachstan-petrolio-e-diritti-umani/",[],"anarres","La vicenda di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Ablyazov, fermata, richiusa al CIE, portata dal giudice di pace, espulsa con volo speciale pagato dall'ambasciata del Kazachstan, ha messo nei guai il governo Letta, obbligato ad una rapida marcia indietro. Il ministro degli Esteri Bonino e quello dell'Interno Alfano hanno fatto lo scaricabarile e non è certo il ritiro del decreto di espulsione a modificare la situazione.\r\nOrmai la donna e sua figlia sono nelle mani dell'autocrate kazako Nazarbayev, che difficilmente mollerà i due ostaggi che lo Stato italiano gli ha consegnato.\r\nI fragili equilibri nella grosse coalition all’italiana si sono ulteriormente incrinati, con il pressing nei confronti di Alfano da parte del PD. Sapremo nelle prossime ore se la testa Procaccini, il capo di Gabinetto del vice premier, dimessosi oggi basterà a chiudere la vicenda o se sarà solo l’innesco di una crisi che è ormai nell’aria da giorni. L’accelerazione l’ha data il mini aventino del PDL che si è arroccato in difesa di Berlusconi, cui la Cassazione potrebbe comminare in via definitiva l’interdizione dai pubblici uffici.\r\nUn fatto è certo. Questa vicenda poteva rimanere tra le tante denunce nel deserto di blog e siti di informazione di nicchia. Invece ha fatto irruzione sui principali quotidiani, che, con La Stampa, in prima fila, mantengono viva l’attenzione sul caso.\r\nSe a questo si aggiunge la pressione della governance economica a livello mondiale, che ha mal gradito la decisione di far slittare l’aumento dell’IVA e la questione dell’IMU a settembre, si ha un quadro che ricorda i giorni precedenti la caduta di Berlusconi e la nascita del governo Monti.\r\nDifficile tuttavia che in questo caso sia ipotizzabile un nuovo governo senza ricorso alle urne. D’altra parte l’indebolimento del paggio del Cavaliere potrebbe essere un obiettivo sufficiente a soddisfare la compagine guidata da Epifani.\r\nSu ben altro piano la vicenda dell’espulsione a tempo di record di Alma Slalabayeva dovrebbe indurre ad una riflessione sulla legislazione nei confronti degli immigrati nel nostro paese, che invece nessuno fa.\r\nLe norme che regolano l'espulsione degli stranieri senza documenti consentono ogni sorta di arbitrio. Uomini e donne possono essere rinchiusi nei CIE sino a 18 mesi solo per verificarne l'identità. Di fatto si tratta di una pena detentiva comminata per via amministrativa come strumento di punizione nei confronti degli immigrati che vi vengono rinchiusi e di minaccia a tutti gli altri. All'occorrenza le procedure possono essere rapidissime. I giudici di pace convalidano quasi sempre e in poche ore ci si può ritrovare all'altro capo del pianeta.\r\nCapita ogni giorno a uomini e donne senza storia, tritati da una macchina oliata negli anni per funzionare senza inceppi.\r\nUna macchina usata anche per questa espulsione eccellente, nei confronti di una donna che viveva con la figlia, il cognato e vari domestici in una villa a Casalpalocco.\r\nD'altra parte il dissidente Ablyazov è una figura tipica del panorama post sovietico: un imprenditore dai modi spicci e dall'attitudine a sostituire nel suo ruolo il primo ed unico presidente del Kazachstan indipendente.\r\nNei prossimi giorni capiremo le reali ripercussioni di questa vicenda sul governo, che gioca a scaricabarile, sperando che qualcuno possa bersi la storiella di un’operazione condotta da funzionari senza consultare il ministro.\r\n\r\nLa domanda che ci siamo posti noi è invece semplice. Perché? Perché il governo italiano ha condotto quest'operazione? Perché tanta fretta?\r\nLa risposta è altrettanto semplice: la trovate sul sito dell'ENI, i cui interessi sul gas e il petrolio kazako sono stati garantiti negli anni prima dal governo Prodi, poi, in successione, da Berlusconi Monti e Letta. Uno dei maggiori investimenti del colosso energetico italiano, dovrebbe cominciare a dare i primi frutti proprio quest'anno: è una gigantesca piattaforma off shore di pompaggio del greggio nel mare Caspio.\r\n\r\nAbbiamo cercato di capirne di più parlandone con Marco Tafel, che da molti anni si occupa di questioni energetiche e degli enormi interessi che le accompagnano.\r\nAscolta il suo intervento:\r\n2013 07 12 tafel kazachstan\r\n\r\nIl primo e unico capo di Stato dell’ex repubblica sovietica ha improntato la sua politica di sviluppo economico e commerciale, con un nucleo centrale costituito dalla risorse energetiche, uno esterno rappresentato da infrastrutture, tecnologia e know-how. Con l’Italia vi è un rapporto privilegiato che risale ai primi anni dopo l’indipendenza nel 1990.\r\nIl paese ha registrato negli ultimi vent’anni un tasso di crescita medio tra i più dinamici al mondo, circa l’8%, secondo soltanto alla Cina e al Qatar. A rendere attraente il Kazakhstan è la posizione strategica, l’ampiezza del territorio - il nono del Pianeta - e la grande ricchezza del sottosuolo. Occupa il 12 esimo posto al mondo per le riserve di petrolio e il 14 esimo per quelle di gas. Non guasta la stabilità politica garantita da una dittatura travestita da democrazia.\r\nDal 1992 in poi i rapporti tra Italia e Kazakhstan si sono rafforzati progressivamente in particolare con il Trattato di partenariato strategico firmato in occasione della visita a Roma di Nazarbaev, nel novembre 2009. In base ai dati kazaki, l’Italia è il secondo Paese destinatario dell’export (petrolio in larghissima parte), con una quota del 18% sul suo interscambio totale, seconda solo alla Cina. I dati del ministero degli Esteri la confermano al secondo posto come Paese esportatore in Kazakhstan - dopo la Germania - in ambito Ue, ed il sesto in assoluto, con oltre 900 milioni di euro nel 2012 (oltre il 70% di tutta l’Asia Centrale), ovvero cinque volte rispetto a dieci anni fa. Inoltre l’Unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan, offre all’Italia opportunità per 34 miliardi di euro. L’Italia ha in Kazakhstan un ruolo centrale. La parte del leone l’ha recitata l’ENI. Il colosso degli idrocarburi è co-operatore del giacimento in produzione di Karachaganak, e partecipa al consorzio North Caspian Sea Psa per lo sviluppo del giacimento Kashagan. \r\n«Il Kazakhstan è per noi un impegno prioritario di lungo termine, dal punto di vista degli investimenti e della produzione futura - spiega Claudio Descalzi, direttore generale del settore Esplorazioni e Produzione -».\r\nDietro all’ Eni in Kazakhstan sono arrivate anche molte e piccole e medie imprese del settore «oil and gas», e in seguito, aziende del settore infrastrutturale o impegnate nelle costruzioni come Salini-Todini, Impregilo, Italcementi, Renco ed altre ancora. Sono 53 le società italiane con sede in Kazakhstan, secondo le stime 2013 dell’Ice, la maggior parte ad Almaty e Astana, oltre a un centinaio di joint-venture italo-kazake. Dal 2007 c’é anche Unicredit che controlla la quinta banca del Paese.\r\nIn prospettiva altri fronti di interscambio potrebbero aprirsi con la collaborazione tra Milano Expo 2015 e Astana 2017 per lo scambio di know-how italiano. Potrebbe registrarsi una crescita di esportazioni nei settori abbigliamento, lusso e arredo.\r\nIn questo quadro i diritti umani della moglie e della figlia di Mukhtar Ablyazov, il capitalista kazako, prima alleato e poi avversario acerrimo di Nazarbayev, contano davvero poco.","16 Luglio 2013","2018-10-17 22:10:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/07/eni-kasakistan-copy-200x110.jpg","Italia/Kazakhstan. 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Invece ha fatto irruzione sui principali quotidiani, che, con La Stampa, in prima fila, mantengono viva l’attenzione sul caso.\r\nSe a questo si aggiunge la pressione della governance economica a livello mondiale, che ha mal gradito la decisione di far slittare l’aumento dell’IVA e la questione dell’IMU a settembre, si ha un quadro che ricorda i giorni precedenti la caduta di Berlusconi e la nascita del governo Monti.\r\nDifficile tuttavia che in questo caso sia ipotizzabile un nuovo governo senza ricorso alle urne. D’altra parte l’indebolimento del paggio del Cavaliere potrebbe essere un obiettivo sufficiente a soddisfare la compagine guidata da Epifani.\r\nSu ben altro piano la vicenda dell’espulsione a tempo di record di Alma Slalabayeva dovrebbe indurre ad una riflessione sulla legislazione nei confronti degli immigrati nel nostro paese, che invece nessuno fa.\r\nLe norme che regolano l'espulsione degli stranieri senza documenti consentono ogni sorta di arbitrio. Uomini e donne possono essere rinchiusi nei CIE sino a 18 mesi solo per verificarne l'identità. Di fatto si tratta di una pena detentiva comminata per via amministrativa come strumento di punizione nei confronti degli immigrati che vi vengono rinchiusi e di minaccia a tutti gli altri. All'occorrenza le procedure possono essere rapidissime. 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