","Le molte scacchiere della Russia putiniana","post",1591312064,[61,62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/dugin/","http://radioblackout.org/tag/guerra-ibrida/","http://radioblackout.org/tag/limonov/","http://radioblackout.org/tag/putin/","http://radioblackout.org/tag/russia/","http://radioblackout.org/tag/wagner/",[20,34,28,68,69,15],"putin","russia",{"post_content":71,"tags":77},{"matched_tokens":72,"snippet":75,"value":76},[73,74],"guerra","ibrida","Nasce prima la \u003Cmark>guerra\u003C/mark> \u003Cmark>ibrida\u003C/mark> russa, o è una risposta","Nasce prima la \u003Cmark>guerra\u003C/mark> \u003Cmark>ibrida\u003C/mark> russa, o è una risposta a una \u003Cmark>guerra\u003C/mark> \u003Cmark>ibrida\u003C/mark> occidentale?\r\n\r\nIeri Putin ha indicato la data, il 1° luglio 2020, come data per il referendum che deve sancire se il suo potere sarà sancito fino al 2036. Ma da dove proviene questo strapotere? Potrà la crisi economica, il crollo del prezzo del petrolio, il periodo postepidemico togliergli il consenso di un popolo la cui priorità è sopravvivere anche senza troppe libertà, con una democrazia approssimativa, passando sopra a metodi sbrigativi per far sparire oppositori, negare i diritti? Quando si parla di Russia c'è sempre il dubbio su chi abbia compiuto il primo passo in un certa direzione... Quanto sia giudicata strategica l'alleanza con la Cina, verso cui viene spinta la Russia indecisa se perseguire la sua vocazione europea, piuttosto che asiatica...\r\n\r\nDove si dissolve il Novecento come lo abbiamo conosciuto, ovvero con un nucleo forte sovietico a condizionare la storia, lì si compì uno iato con la fine di tutte le narrazioni. E con la pax americana l'Occidente ha pensato di aver surclassato l'Orientalismo, salvo poi ritrovarsi ora a dipendere dalle iniziative di Putin per risolvere i guazzabugli creati muovendosi come elefanti in una cristalleria; mosse interpretate da un raffinato giocatore come Putin come invasione di aree geografiche da contenere.\r\n\r\nSu questa scacchiera bisogna valutare anche le disponibilità finanziarie, ma anche i rapporti di forza con i competitori, astuzie e atrocità, personalismi autoritari e valutazioni di quell'interesse nazionale russo, che è stato al centro dell'altalenante barometro dei rapporti tra il sistema putiniano e l'occidente in questi vent'anni di potere anche feroce all'interno (i tanti morti ammazzati tra giornalisti e boiari, riducendo nella prima fase del potere sotto controllo gli oligarchi) e all'estero spregiudicato, ma forse meno di come lo si dipinge. L'ottica dell'allestimento della difesa da possibili invasioni esterne rimane il centro degli interessi della politica estera, ma anche la gestione della potenza nucleare, come gli interessi economici da salvaguardare regolano le scelte dello zar.\r\n\r\nAbbiamo parlato di tutto ciò con Mattia Bagnoli, corrispondente da Mosca per l'Ansa:\r\n\r\nspostare il punto di vista focalizzandolo su Mosca\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/2020_06_04_era-putin.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[78,80,83,85,87,89],{"matched_tokens":79,"snippet":20},[],{"matched_tokens":81,"snippet":82},[73,74],"\u003Cmark>guerra\u003C/mark> \u003Cmark>ibrida\u003C/mark>",{"matched_tokens":84,"snippet":28},[],{"matched_tokens":86,"snippet":68},[],{"matched_tokens":88,"snippet":69},[],{"matched_tokens":90,"snippet":15},[],[92,97],{"field":35,"indices":93,"matched_tokens":94,"snippets":96},[17],[95],[73,74],[82],{"field":98,"matched_tokens":99,"snippet":75,"value":76},"post_content",[73,74],1157451471441625000,{"best_field_score":102,"best_field_weight":103,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":104,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":106,"highlight":130,"highlights":135,"text_match":138,"text_match_info":139},{"cat_link":107,"category":108,"comment_count":47,"id":109,"is_sticky":47,"permalink":110,"post_author":50,"post_content":111,"post_date":112,"post_excerpt":53,"post_id":109,"post_modified":113,"post_thumbnail":114,"post_thumbnail_html":115,"post_title":116,"post_type":58,"sort_by_date":117,"tag_links":118,"tags":124},[44],[46],"96018","http://radioblackout.org/2025/02/rottura-e-interdipendenza-la-partita-tecnologica-tra-usa-e-cina/","La competizione strategica tra Cina e Stati Uniti è più complessa e meno lineare di come viene solitamente rappresentata dai media generalisti. Conta, in prima luogo l'interdipendenza economica tra i due giganti che da qualche decennio struttura quel fenomeno che abbiamo conosciuto come \"globalizzazione\", basato sui due macro-fenomeni: una corposa delocalizzazione delle produzione verso il polo asiatico (centro cinese); una sempre maggiore finanziarizzazione dell'economia euro-atlantica (polo statunitense). Questa interdipendenza è ancora più evidente se si osserva il livello degli scambi delle merci ad alto contenuto di tecnologia incorporata, dove l'uno e il maggiore cliente dell'altro, e viceversa. Si tratta però di un equilibrio perennemente instabile e a-simmetrico, che in questo momento storico viene rimesso in discussione da una Cina sempre meno disponibile a restare confinata negli scalini più bassi della scala del valore.\r\n\r\nL'uscita politicamente ben orchestrata delle nuova intelligenza artificiale Made in China DeepSeek ha causato profondi tonfi nelle borse statunitensi ma, a differenza del passato (vedi crisi dei subprime, 2008) questa volta l'innesco è stato estern, cinese appunto, e non interno alle dinamiche della finanziarizzazione americano-centrica. Dopo qualche decennio di osservazione sui meccanismi predatori della finanza a stelle e strisce , i cinesi hanno imparato a condurre, pro domo loro, la guerra finanziaria e ne hanno fornito un primo assaggio ai competitor strategici. Tra le realtà più colpite, oltre alla ben nota Chat GPT c'è anche la più nascosta, e meno conosciuta dai non addetti ai lavori, Palantir, specializzata nel servizio di controllo e fornitura dati, all'interno di quello che potremmo chiamare paradigma del \"capitalismo della sorveglianza\" e della \"guerra ibrida\". Il CEO di questa azienda, Peter Thiel, già fondatore di PayPal autore di diversi manifesti politici tecno-reazionari, si è preso il compito nell'ultimo lustro di dare una strigliata ideologica (e politica) alla Silicon Valley libertaria e rizomatica degli anni '90 per intrupparla in un nuovo corso dove devono essere chiare le gerarchie e le finalità (nemesi) politiche.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Silvano Cacciari, ricercatore presso il NAFF dell'Università di Firenze e il CheerLab dell'Università di Prato\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/cacciari_AI_CHina_Russia_26_2_25.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","26 Febbraio 2025","2025-02-26 19:47:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/Schermata-del-2025-02-26-17-25-25-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"229\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/Schermata-del-2025-02-26-17-25-25-300x229.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/Schermata-del-2025-02-26-17-25-25-300x229.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/Schermata-del-2025-02-26-17-25-25.png 337w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Rottura e interdipendenza: la partita tecnologica tra Usa e Cina",1740595278,[119,120,121,122,123],"http://radioblackout.org/tag/cina/","http://radioblackout.org/tag/deepseek/","http://radioblackout.org/tag/intelligenza-artificiale/","http://radioblackout.org/tag/palantir/","http://radioblackout.org/tag/usa/",[125,126,127,128,129],"cina","deepseek","intelligenza artificiale","Palantir","USA",{"post_content":131},{"matched_tokens":132,"snippet":133,"value":134},[73,74],"capitalismo della sorveglianza\" e della \"\u003Cmark>guerra\u003C/mark> \u003Cmark>ibrida\u003C/mark>\". 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Si tratta però di un equilibrio perennemente instabile e a-simmetrico, che in questo momento storico viene rimesso in discussione da una Cina sempre meno disponibile a restare confinata negli scalini più bassi della scala del valore.\r\n\r\nL'uscita politicamente ben orchestrata delle nuova intelligenza artificiale Made in China DeepSeek ha causato profondi tonfi nelle borse statunitensi ma, a differenza del passato (vedi crisi dei subprime, 2008) questa volta l'innesco è stato estern, cinese appunto, e non interno alle dinamiche della finanziarizzazione americano-centrica. Dopo qualche decennio di osservazione sui meccanismi predatori della finanza a stelle e strisce , i cinesi hanno imparato a condurre, pro domo loro, la \u003Cmark>guerra\u003C/mark> finanziaria e ne hanno fornito un primo assaggio ai competitor strategici. 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Affermazione poi ripresa anche dalla premier Meloni e dal ministro degli Esteri Tajani, che ha rincarato: «La Wagner ha un ruolo diretto nella destabilizzazione della Libia, e non hanno paura di nessuno: in Ucraina stanno combattendo rivaleggiando con il ministero della Difesa regolare, sono in contrasto con i capi militari di Putin, e anche questo è sotto gli occhi di tutti».\r\n\r\nIl ministro ha terminato dicendo che «tutta la situazione è complicata». Questa sembra essere l'unica certezza del governo, anche perchè le dichiarazioni precedenti vengono smentite dalla Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza, trasmessa alle Camere lo scorso 28 febbraio, in cui si legge che i fattori della pressione migratoria dall’Africa sono “l’instabilità politica, i conflitti armati, i cambiamenti climatici estremi e la forte spinta demografica”, nonché “gli effetti avversi della pandemia e, più recentemente, del conflitto russo-ucraino sull’economia di molti Paesi”.\r\n\r\nIl motivo per cui sono stati nominati i mercenari della Wagner è probabilmente legato al conflitto in Ucraina e alla sua presenza in numerosi Stati africani. Infatti nei giorni in cui Crosetto faceva le sue dichiarazioni i battaglioni al soldo dell'oligarca russo Evgenij Prigožin erano impegnati nella conquista dell'acciaieria Azom, a Bakhmut, come riportato da tutte le testate giornalistiche nazionali.\r\n\r\nInsieme a Stefano Ruzza, professore associato del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell'università di Torino, abbiamo ricostruito la genealogia del gruppo Wagner, dalle origini in Siria come piccolo contingente privato alle massicce operazioni in Libia e Ucraina. Un tentativo di comprendere e spiegare da dove nascono le recenti accuse mosse dai ministri italiani e valutare il reale impatto di questo esercito, di cui si stimano 50000 membri, sulle politiche degli Stati in cui è presente.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/Stefano.Ruzza_.17032023.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSulle dichiarazioni dei vari ministri in merito al gruppo Wagner: https://www.lindipendente.online/2023/03/15/ha-stato-putin-il-governo-meloni-ora-accusa-la-russia-anche-per-gli-sbarchi-degli-immigrati/","17 Marzo 2023","2023-03-22 21:24:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/Wagner1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/Wagner1-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/Wagner1-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/Wagner1-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/Wagner1.jpg 933w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gruppo Wagner: dalla Siria di Assad alla battaglia per Bakhmut",1679057733,[157,158,159,160,66],"http://radioblackout.org/tag/azom/","http://radioblackout.org/tag/bakhmut/","http://radioblackout.org/tag/crosetto/","http://radioblackout.org/tag/ucraina/",[18,26,162,163,15],"crosetto","Ucraina",{"post_content":165},{"matched_tokens":166,"snippet":167,"value":168},[73,74],"di una strategia chiara di \u003Cmark>guerra\u003C/mark> \u003Cmark>ibrida\u003C/mark> che la divisione Wagner, mercenari","«Mi sembra che ormai si possa affermare che l’aumento esponenziale del fenomeno migratorio che parte dalle coste africane sia anche, in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di \u003Cmark>guerra\u003C/mark> \u003Cmark>ibrida\u003C/mark> che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni Paesi Africani»\r\nCon queste parole del ministro della Difesa Crosetto il gruppo Wagner è entrato nel dibatitto italiano sulla gestione dei flussi migratori. 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L’aeroporto di Trapani Birgi trampolino di lancio delle forze NATO del Terzo Millennio, per un’alleanza militare sempre più aggressiva, flessibile e globale. Tra lo Stretto di Gibilterra e il Mediterraneo centrale e i grandi poligoni di guerra di Spagna, Portogallo e Italia 30.000 militari, 200 velivoli e 50 unità navali di 33 nazioni per la più grande esercitazione NATO dalla fine della guerra fredda. Ospiti d’eccezione, i manager delle industrie militari di 15 Paesi. Molto interessati. I frequenti decolli e atterraggi comportano rischi elevatissimi per il traffico passeggeri di Birgi e per le migliaia di abitanti delle città di Trapani e Marsala e delle Isole Egadi? Poco interessa!\r\n\r\n“La prevista esercitazione internazionale Trident Juncture 2015, inizialmente pianificata per il prossimo autunno e che avrebbe portato oltre 80 velivoli e circa 5.000 militari di varie nazionalità a operare sull’aeroporto sardo di Decimomannu e a permanere nei territori circostanti per quattro settimane, è stata da tempo riprogrammata sull’aeroporto di Trapani”. L’annuncio, ai primi di giugno, è dell’ufficio stampa dello Stato maggiore dell’Aeronautica militare italiana. Trident Juncture 2015, la “più grande esercitazione NATO dalla fine della guerra fredda”, come è stata definita dal Comando generale dell’Alleanza Atlantica, avrà come centro nodale lo scalo aereo siciliano: dal 28 settembre al 6 novembre, cacciabombardieri, grandi velivoli da trasporto e aerei spia decolleranno dalle piste di Birgi per simulare attacchi contro unità navali, sottomarini e target terrestri e testare i nuovi sistemi di distruzione di massa.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, autore dell'articolo che state leggendo, comparso inizialmente su \"Casablanca. Le siciliane\" e sul blog dell'autore.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-09-01-antoniomazzeo-trident\r\n\r\nAl ministero della Difesa, a Roma, si smentisce che il trasferimento dei war games in Sicilia sia stato determinato dalle azioni di lotta dei comitati locali sardi che si oppongono all’asfissiante processo di militarizzazione della Sardegna. Eppure, in un primo momento, una nota del comando militare aveva riportato testualmente che nell’Isola “erano venute a mancare le condizioni per operare con la serenità necessaria per un’attività di tale portata e complessità, che coinvolgerà tutte le aeronautiche dei Paesi NATO”. Poi, invece, hanno spiegato che dietro il dirottamento a Trapani di uomini e mezzi alleati c’erano solo ragioni di tipo tattico o geografiche. “In relazione allo svolgimento dell’esercitazione Trident Juncture 2015 – spiega lo Stato maggiore dell’Aeronautica - la scelta della base di Trapani, unitamente ad altre aree operative nazionali utilizzate dalle altre componenti, è stata presa in considerazione per motivi eminentemente logistici, operativi e di distanze percorribili per ottimizzare le risorse a disposizione e per la pregressa esperienza maturata nel corso di altre operazioni condotte sulla base”.\r\n\r\nTrident Juncture interesserà lo spazio aereo e marittimo compreso tra lo Stretto di Gibilterra e il Mediterraneo centrale e i grandi poligoni di guerra di Spagna, Portogallo e Italia. Sotto la supervisione del JFC - Joint Force Command Neaples (JFC), il comando alleato con quartier generale a Lago Patria (Napoli), prenderanno parte alla maxi esercitazione oltre 30.000 militari, 200 velivoli e 50 unità navali di 33 nazioni (i 28 membri NATO più 5 partner internazionali). Ospiti d’eccezione, i manager delle industrie militari di 15 Paesi, onde consentire una “conoscenza più amplia e più profonda tra il settore produttivo e il regime addestrativo dell’Alleanza”, come dichiarato dal Comando NATO di Bruxelles. “Trident Juncture è finalizzata all’addestramento e alla verifica delle capacità dei suoi assetti aerei, terrestri, navali e delle forze speciali, nell’ambito di una forza ad elevata prontezza d’impiego e tecnologicamente avanzata, da utilizzare rapidamente ovunque sia necessario”, spiegano i vertici militari. “L’esercitazione simulerà uno scenario adattato alle nuove minacce, come la cyberwar e la guerra asimmetrica e rappresenterà, inoltre, per gli alleati ed i partner, l’occasione per migliorare l’interoperabilità della NATO in un ambiente complesso ad alta conflittualità”\r\n\r\nAll’ultimo vertice dell’Alleanza tenutosi in Galles nel settembre dello scorso anno, è stato approvato il cosiddetto Readiness Action Plan (RAP) che prevede l’implementazione di una serie di strumenti militari per consentire alla NATO di “rispondere velocemente e con fermezza” alle minacce che intende affrontare nell’immediato futuro nell’area compresa tra il Medio Oriente e il Nord Africa e nell’Europa centrale ed orientale, specie alla luce della recente crisi in Ucraina. “Il nuovo Piano di pronto intervento prevede anche un cambiamento della postura delle forze armate alleate di fronte alla minaccia rappresentata dalla guerra ibrida (sovversione, uso dei social network per diffondere foto false, intimidazione con la presenza massiccia di truppe ai confini, disinformazione, propaganda, ecc.), in aggiunta alla guerra convenzionale”, spiegano gli strateghi NATO. Tra le adaption measures più rilevanti adottate in Galles, quella di triplicare il numero dei militari assegnati alla NATO Response Force (NRF), la forza di pronto intervento in grado di essere schierata in tempi rapidissimi in qualsiasi parte del pianeta e che proprio Trident Juncture 2015 dovrà certificarne centri di comando e controllo e capacità di risposta. “La Forza di risposta della NATO è un composto multinazionale tecnologicamente avanzato, rapidamente dispiegabile in operazioni speciali per fornire una risposta militare ad una crisi emergente”, ricorda l’analista Andrea Manciulli, autore di un recente saggio su L’evoluzione della Nato. “Discussa per la prima volta nel vertice di Praga del 2002 e raggiunta la piena capacità operativa nell’ottobre 2006, la Forza di reazione rapida è aperta ai paesi partner, una volta approvati dal Consiglio del Nord Atlantico, e si basa su un sistema a rotazione, inizialmente di 6 ed ora di 12 mesi, delle forze speciali terrestri, aeree e marittime degli alleati”. Alla NRF sono stati assegnati pure funzioni di polizia e gestione dell’“ordine pubblico” e d’intervento in caso di disastri. Così, alcune unità speciali sono state dispiegate in Grecia in occasione dei Giochi Olimpici del 2004 e a supporto delle lezioni presidenziali in Afghanistan nel settembre dello stesso anno; tra il settembre e l’ottobre del 2005 la NRF ha distribuito aiuti umanitari alle popolazioni colpite negli Stati Uniti dall’uragano “Katrina” e, poi, in Pakistan (dall’ottobre 2005 al febbraio 2006), dopo il violento terremoto che ha distrutto parte del paese. In attesa d’incorporare sino a 30.000 effettivi, la NRF già dispone di una brigata multinazionale (supportata da altre due brigate pre-designate all’impiego), due gruppi navali (lo Standing Nato Maritime Group SNMG e lo Standing Nato Mine Countermeasures Group SNMCG), una componente aerea, un’unità CBRN (Chemical, Biological, Radiological, Nuclear). Attori chiave della NRF sono i Rapid Deployable Corps (NRDC) che si esercitano con attività addestrative di durata anche semestrale nella conduzione di un’ampia gamma di missioni (dalla guerra ad alta intensità alla lotta contro il terrorismo o l’assistenza umanitaria in caso di disastri, ecc.). Gran Bretagna, Francia, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Polonia, Norvegia, Romania, Spagna e Turchia sono i paesi europei che più contribuiscono finanziariamente e operativamente ai Corpi di Rapido Intervento NATO.\r\n\r\nA battesimo la nuova task force dell’Alleanza\r\nIl fondamento strategico per potenziare l’interoperabilità e le capacità di rischiaramento avanzato della Forze di pronto intervento è stato fissato nel 2013 dalla Connected Forces Initiative (CFI), l’iniziativa dell’Allied Command Transformation (ACT), il Comando alleato per la trasformazione con sede a Norfolk, Virginia, da cui dipendono una ventina di centri d’eccellenza NATO, due dei quali presenti in Italia (il Modelling & Simulation di Roma e lo Stability Policing COE di Vicenza). I documenti alleati prevedono a breve il rafforzamento della NRF con una brigata da combattimento di 2.500-3.000 uomini (con tre battaglioni di fanteria leggera, motorizzata o aeromobile, più alcuni battaglioni pesanti dotati di artiglieria, del genio, per la “difesa” NBC nucleare, batteriologica e chimica); un gruppo aereo composto da una quarantina tra velivoli da combattimento, di trasporto ed elicotteri, in grado di realizzare sino a 200 sortite al giorno; una task force navale formata da un gruppo guidato da una portaerei, un gruppo anfibio e un gruppo d’azione di superficie, per un totale di 10–12 navi. Fondamentale sarà il ruolo dei nuovi sistemi di telerilevamento ed intelligence, primo fra tutti l’AGS (Alliance Ground Surveillance) che a partire dal prossimo anno sarà attivato nella base siciliana di Sigonella grazie all’acquisizione di alcuni velivoli senza pilota Global Hawk di ultima generazione.\r\n\r\n \r\n\r\nL’esercitazione Trident Juncture 2015 consentirà di sperimentare per la prima volta in scala continentale quella che è destinata a fare da corpo d’élite della NRF, la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), la forza congiunta di pronto intervento opportunamente denominata Spearhead (punta di lancia). Prevista dal Readiness Action Plan, la VJTF sarà pienamente operativa a partire dal prossimo anno e verterà su una brigata di terra di 5.000 militari, supportata da forze aeree e navali speciali e, in caso di crisi maggiori, da due altre brigate con capacità di dispiegamento rapido, fornite a rotazione e su base annuale da alcuni paesi dell’Alleanza. La leadership sarà assunta alternativamente da Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna, Polonia e Spagna. “La Spearhead force sarà in grado di essere schierata in meno di 48 ore”, afferma il Comando Nato. “In particolare, essa potrà essere di grande aiuto nel contrastare operazioni irregolari ibride come ad esempio lo schieramento di truppe senza le insegne nazionali o regolari e contro gruppi d’agitatori. Se saranno individuati infiltrati o pericoli di attacchi terroristici, la VJTC potrà essere inviata in un paese per operare a fianco della polizia nazionale e delle autorità di frontiera per bloccare le attività prima che si sviluppi una crisi”. Con la creazione della task force, la NATO ha riorganizzato quartier generali e comandi operativi: la Forza di pronto intervento NRF, nello specifico, è stata posta gerarchicamente sotto il controllo dei JFC - Joint Force Command di Brunssum (Olanda) e Napoli e di alcuni sottocomandi: per la componente terrestre (First German-Netherland Corps) quello di Münster, Germania; per la componente aerea (Joint Force Air Component HQ) Lione, Francia; per la componente navale (Spanish Maritime Force Command) Rota, Spagna; per le Forze Speciali (Polish Special Operations Command) Cracovia; per i Supporti logistici (Joint Logistic Support Group) Napoli.\r\n\r\nUn aeroporto ostaggio dei signori della guerra\r\nIl transito e il dispiegamento nello scalo siciliano di Trapani Birgi di decine di cacciabombardieri, aerei radar, velivoli cargo e rifornitori in volo non potrà che avere effetti pesantissimi sulla sicurezza e la regolarità del traffico aereo civile (grazie ai low cost questo aeroporto è uno dei più trafficati di tutto il sud Italia, ben 1.598.571 passeggeri in transito lo scorso anno). Nel trapanese è ancora vivo il ricordo di quanto avvenne nella primavera-estate del 2011, quando Birgi fu utilizzata dalla coalizione internazionale a guida USA-NATO per le operazioni di guerra contro la Libia di Gheddafi. In particolare, dal 21 al 31 marzo furono interdetti tutti i voli civili mentre successivamente, sino alla fine del mese di agosto, lo Stato Maggiore dell’Aeronautica impose un tetto massimo di 40 movimenti giornalieri che causò una drastica flessione del flusso estivo di turisti nelle province occidentali della Sicilia. Le operazioni di guerra in Libia proseguirono sino al 31 ottobre 2011, con grande dispiegamento a Birgi di uomini e mezzi dell’Aeronautica italiana e di alcuni partner NATO. I cacciabombardieri F-16 in dotazione allora al 37° Stormo dell’Aeronautica di Trapani Birgi operarono prima sotto il comando delle forze armate USA per il continente africano (US Africom) con compiti di “protezione e scorta delle missioni di soppressione delle difese aeree nemiche” ed “offensiva contro-aerea” e, successivamente, nell’ambito della missione NATO Unified Protector, per la “protezione di aerei rifornitori e radar AWACS, ricerca ed intercettazione di elicotteri ed aerei, implementazione della No Fly Zone”. A partire dal 1° aprile nello scalo siciliano fu costituito il T.G.A. - Task Group Air Birgi per coordinare le operazioni dei velivoli rischierati dall’Aeronautica (gli Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto e del 36° Stormo di Gioia del Colle, i Tornado IDS del 6° Stormo di Ghedi-Brescia ed ECR del 50° Stormo di Piacenza, gli AMX del 32° Stormo di Amendola-Foggia e del 51° Stormo di Istrana-Treviso). In sette mesi di attività, i caccia italiani eseguirono da Trapani quasi 1.700 missioni per un totale di oltre 6.700 ore di volo, sganciando in Libia più di 500 tra bombe e missili da crociera a lunga gittata. Dal Task Group Air Birgi dipese pure l’utilizzo degli aerei senza pilota Predator B, in dotazione al 32° Stormo. A Trapani furono trasferiti infine sette caccia F-18 Hornet, due velivoli tanker C-150T e due CP-140 Aurora per la guerra elettronica delle forze armate canadesi, tre velivoli E-3A AWACS della NATO e due AWACS e due aerei da trasporto VC-10 Vickers britannici. Dallo scalo siciliano transitarono pure 300 aerei cargo e circa 2.000 tonnellate di materiale a disposizione della coalizione alleata. Stando alle stime ufficiali, la NATO avrebbe lanciato da Trapani quasi il 14% dei blitz aerei contro obiettivi libici.\r\n\r\n \r\n\r\nL’aeroporto di Birgi è classificato ancora come “scalo militare destinato al ruolo di Deployement Operating Base (DOB)”: sostiene cioè i rischieramenti di velivoli da guerra italiani e NATO, ma le sue due piste lunghe rispettivamente 2.695 e 2.620 metri, possono essere aperte al traffico aereo civile “a determinate condizioni”. Attualmente lo scalo ospita il Comando del 37° Stormo dell’Aeronautica, il 18° Gruppo di volo dotato di otto caccia multiruolo di ultima generazione Eurofighter Typhoon e l’82° Centro CSAR (Combat Search and Rescue), equipaggiato con gli elicotteri HH-3F, con compiti di ricerca e soccorso degli equipaggi dispersi e il trasporto sanitario d’urgenza. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, Trapani Birgi è pure la base operativa avanzata (FOB) degli aerei-radar E-3A AWACS nell’ambito del programma multinazionale NATO Airborne Early Warning Force per la sorveglianza integrata dello spazio aereo, il cui comando generale è ospitato a Geilenkirchen (Germania). Da due anni a questa parte, l’aeroporto è utilizzato infine dall’industria Piaggio Aerospace (interamente controllata da un fondo degli Emirati Arabi Uniti) per testare i nuovi velivoli senza pilota P.1HH “HammerHead” (Squalo martello), prodotti negli stabilimenti di Villanova d’Albenga (Savona). Lo Squalo martello si posiziona nella fascia alta dei velivoli a pilotaggio remoto MALE (Medium Altitude Long Endurance); con un’apertura alare di 15,5 metri, il drone può raggiungere la quota di 13.700 metri e permanere in volo per più di 16 ore. Le torrette elettro-ottiche, i visori a raggi infrarossi e i radar di cui è dotato gli consentono d’individuare l’obiettivo, fornire ai caccia “amici” le coordinate per l’attacco aereo o terrestre, oppure colpire direttamente con missili e bombe a guida di precisione (lo Squalo martello può trasportare sino a 500 kg di armamenti). I frequenti decolli e atterraggi del drone militare comportano rischi elevatissimi per il traffico passeggeri di Birgi e per le migliaia di abitanti delle città di Trapani e Marsala e delle isole Egadi. Il 19 marzo scorso si è pure sfiorata la tragedia: alle ore 13 circa, lo Squalo martello è uscito fuori pista durante le prove di rullaggio, terminando la sua corsa nel prato circostante. Per motivi di sicurezza, lo scalo aereo è stato temporaneamente chiuso al traffico civile e i voli dirottati a Palermo Punta Raisi.","1 Settembre 2015","2015-09-10 13:43:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/birgi-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"199\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/birgi-300x199.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/birgi-300x199.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/birgi.jpeg 750w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Trident Juncture. 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Tra lo Stretto di Gibilterra e il Mediterraneo centrale e i grandi poligoni di \u003Cmark>guerra\u003C/mark> di Spagna, Portogallo e Italia 30.000 militari, 200 velivoli e 50 unità navali di 33 nazioni per la più grande esercitazione NATO dalla fine della \u003Cmark>guerra\u003C/mark> fredda. Ospiti d’eccezione, i manager delle industrie militari di 15 Paesi. Molto interessati. I frequenti decolli e atterraggi comportano rischi elevatissimi per il traffico passeggeri di Birgi e per le migliaia di abitanti delle città di Trapani e Marsala e delle Isole Egadi? Poco interessa!\r\n\r\n“La prevista esercitazione internazionale Trident Juncture 2015, inizialmente pianificata per il prossimo autunno e che avrebbe portato oltre 80 velivoli e circa 5.000 militari di varie nazionalità a operare sull’aeroporto sardo di Decimomannu e a permanere nei territori circostanti per quattro settimane, è stata da tempo riprogrammata sull’aeroporto di Trapani”. L’annuncio, ai primi di giugno, è dell’ufficio stampa dello Stato maggiore dell’Aeronautica militare italiana. Trident Juncture 2015, la “più grande esercitazione NATO dalla fine della \u003Cmark>guerra\u003C/mark> fredda”, come è stata definita dal Comando generale dell’Alleanza Atlantica, avrà come centro nodale lo scalo aereo siciliano: dal 28 settembre al 6 novembre, cacciabombardieri, grandi velivoli da trasporto e aerei spia decolleranno dalle piste di Birgi per simulare attacchi contro unità navali, sottomarini e target terrestri e testare i nuovi sistemi di distruzione di massa.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, autore dell'articolo che state leggendo, comparso inizialmente su \"Casablanca. Le siciliane\" e sul blog dell'autore.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-09-01-antoniomazzeo-trident\r\n\r\nAl ministero della Difesa, a Roma, si smentisce che il trasferimento dei war games in Sicilia sia stato determinato dalle azioni di lotta dei comitati locali sardi che si oppongono all’asfissiante processo di militarizzazione della Sardegna. Eppure, in un primo momento, una nota del comando militare aveva riportato testualmente che nell’Isola “erano venute a mancare le condizioni per operare con la serenità necessaria per un’attività di tale portata e complessità, che coinvolgerà tutte le aeronautiche dei Paesi NATO”. Poi, invece, hanno spiegato che dietro il dirottamento a Trapani di uomini e mezzi alleati c’erano solo ragioni di tipo tattico o geografiche. “In relazione allo svolgimento dell’esercitazione Trident Juncture 2015 – spiega lo Stato maggiore dell’Aeronautica - la scelta della base di Trapani, unitamente ad altre aree operative nazionali utilizzate dalle altre componenti, è stata presa in considerazione per motivi eminentemente logistici, operativi e di distanze percorribili per ottimizzare le risorse a disposizione e per la pregressa esperienza maturata nel corso di altre operazioni condotte sulla base”.\r\n\r\nTrident Juncture interesserà lo spazio aereo e marittimo compreso tra lo Stretto di Gibilterra e il Mediterraneo centrale e i grandi poligoni di \u003Cmark>guerra\u003C/mark> di Spagna, Portogallo e Italia. Sotto la supervisione del JFC - Joint Force Command Neaples (JFC), il comando alleato con quartier generale a Lago Patria (Napoli), prenderanno parte alla maxi esercitazione oltre 30.000 militari, 200 velivoli e 50 unità navali di 33 nazioni (i 28 membri NATO più 5 partner internazionali). Ospiti d’eccezione, i manager delle industrie militari di 15 Paesi, onde consentire una “conoscenza più amplia e più profonda tra il settore produttivo e il regime addestrativo dell’Alleanza”, come dichiarato dal Comando NATO di Bruxelles. “Trident Juncture è finalizzata all’addestramento e alla verifica delle capacità dei suoi assetti aerei, terrestri, navali e delle forze speciali, nell’ambito di una forza ad elevata prontezza d’impiego e tecnologicamente avanzata, da utilizzare rapidamente ovunque sia necessario”, spiegano i vertici militari. “L’esercitazione simulerà uno scenario adattato alle nuove minacce, come la cyberwar e la \u003Cmark>guerra\u003C/mark> asimmetrica e rappresenterà, inoltre, per gli alleati ed i partner, l’occasione per migliorare l’interoperabilità della NATO in un ambiente complesso ad alta conflittualità”\r\n\r\nAll’ultimo vertice dell’Alleanza tenutosi in Galles nel settembre dello scorso anno, è stato approvato il cosiddetto Readiness Action Plan (RAP) che prevede l’implementazione di una serie di strumenti militari per consentire alla NATO di “rispondere velocemente e con fermezza” alle minacce che intende affrontare nell’immediato futuro nell’area compresa tra il Medio Oriente e il Nord Africa e nell’Europa centrale ed orientale, specie alla luce della recente crisi in Ucraina. “Il nuovo Piano di pronto intervento prevede anche un cambiamento della postura delle forze armate alleate di fronte alla minaccia rappresentata dalla \u003Cmark>guerra\u003C/mark> \u003Cmark>ibrida\u003C/mark> (sovversione, uso dei social network per diffondere foto false, intimidazione con la presenza massiccia di truppe ai confini, disinformazione, propaganda, ecc.), in aggiunta alla \u003Cmark>guerra\u003C/mark> convenzionale”, spiegano gli strateghi NATO. Tra le adaption measures più rilevanti adottate in Galles, quella di triplicare il numero dei militari assegnati alla NATO Response Force (NRF), la forza di pronto intervento in grado di essere schierata in tempi rapidissimi in qualsiasi parte del pianeta e che proprio Trident Juncture 2015 dovrà certificarne centri di comando e controllo e capacità di risposta. “La Forza di risposta della NATO è un composto multinazionale tecnologicamente avanzato, rapidamente dispiegabile in operazioni speciali per fornire una risposta militare ad una crisi emergente”, ricorda l’analista Andrea Manciulli, autore di un recente saggio su L’evoluzione della Nato. “Discussa per la prima volta nel vertice di Praga del 2002 e raggiunta la piena capacità operativa nell’ottobre 2006, la Forza di reazione rapida è aperta ai paesi partner, una volta approvati dal Consiglio del Nord Atlantico, e si basa su un sistema a rotazione, inizialmente di 6 ed ora di 12 mesi, delle forze speciali terrestri, aeree e marittime degli alleati”. Alla NRF sono stati assegnati pure funzioni di polizia e gestione dell’“ordine pubblico” e d’intervento in caso di disastri. Così, alcune unità speciali sono state dispiegate in Grecia in occasione dei Giochi Olimpici del 2004 e a supporto delle lezioni presidenziali in Afghanistan nel settembre dello stesso anno; tra il settembre e l’ottobre del 2005 la NRF ha distribuito aiuti umanitari alle popolazioni colpite negli Stati Uniti dall’uragano “Katrina” e, poi, in Pakistan (dall’ottobre 2005 al febbraio 2006), dopo il violento terremoto che ha distrutto parte del paese. In attesa d’incorporare sino a 30.000 effettivi, la NRF già dispone di una brigata multinazionale (supportata da altre due brigate pre-designate all’impiego), due gruppi navali (lo Standing Nato Maritime Group SNMG e lo Standing Nato Mine Countermeasures Group SNMCG), una componente aerea, un’unità CBRN (Chemical, Biological, Radiological, Nuclear). Attori chiave della NRF sono i Rapid Deployable Corps (NRDC) che si esercitano con attività addestrative di durata anche semestrale nella conduzione di un’ampia gamma di missioni (dalla \u003Cmark>guerra\u003C/mark> ad alta intensità alla lotta contro il terrorismo o l’assistenza umanitaria in caso di disastri, ecc.). Gran Bretagna, Francia, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Polonia, Norvegia, Romania, Spagna e Turchia sono i paesi europei che più contribuiscono finanziariamente e operativamente ai Corpi di Rapido Intervento NATO.\r\n\r\nA battesimo la nuova task force dell’Alleanza\r\nIl fondamento strategico per potenziare l’interoperabilità e le capacità di rischiaramento avanzato della Forze di pronto intervento è stato fissato nel 2013 dalla Connected Forces Initiative (CFI), l’iniziativa dell’Allied Command Transformation (ACT), il Comando alleato per la trasformazione con sede a Norfolk, Virginia, da cui dipendono una ventina di centri d’eccellenza NATO, due dei quali presenti in Italia (il Modelling & Simulation di Roma e lo Stability Policing COE di Vicenza). I documenti alleati prevedono a breve il rafforzamento della NRF con una brigata da combattimento di 2.500-3.000 uomini (con tre battaglioni di fanteria leggera, motorizzata o aeromobile, più alcuni battaglioni pesanti dotati di artiglieria, del genio, per la “difesa” NBC nucleare, batteriologica e chimica); un gruppo aereo composto da una quarantina tra velivoli da combattimento, di trasporto ed elicotteri, in grado di realizzare sino a 200 sortite al giorno; una task force navale formata da un gruppo guidato da una portaerei, un gruppo anfibio e un gruppo d’azione di superficie, per un totale di 10–12 navi. Fondamentale sarà il ruolo dei nuovi sistemi di telerilevamento ed intelligence, primo fra tutti l’AGS (Alliance Ground Surveillance) che a partire dal prossimo anno sarà attivato nella base siciliana di Sigonella grazie all’acquisizione di alcuni velivoli senza pilota Global Hawk di ultima generazione.\r\n\r\n \r\n\r\nL’esercitazione Trident Juncture 2015 consentirà di sperimentare per la prima volta in scala continentale quella che è destinata a fare da corpo d’élite della NRF, la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), la forza congiunta di pronto intervento opportunamente denominata Spearhead (punta di lancia). Prevista dal Readiness Action Plan, la VJTF sarà pienamente operativa a partire dal prossimo anno e verterà su una brigata di terra di 5.000 militari, supportata da forze aeree e navali speciali e, in caso di crisi maggiori, da due altre brigate con capacità di dispiegamento rapido, fornite a rotazione e su base annuale da alcuni paesi dell’Alleanza. La leadership sarà assunta alternativamente da Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna, Polonia e Spagna. “La Spearhead force sarà in grado di essere schierata in meno di 48 ore”, afferma il Comando Nato. “In particolare, essa potrà essere di grande aiuto nel contrastare operazioni irregolari ibride come ad esempio lo schieramento di truppe senza le insegne nazionali o regolari e contro gruppi d’agitatori. Se saranno individuati infiltrati o pericoli di attacchi terroristici, la VJTC potrà essere inviata in un paese per operare a fianco della polizia nazionale e delle autorità di frontiera per bloccare le attività prima che si sviluppi una crisi”. Con la creazione della task force, la NATO ha riorganizzato quartier generali e comandi operativi: la Forza di pronto intervento NRF, nello specifico, è stata posta gerarchicamente sotto il controllo dei JFC - Joint Force Command di Brunssum (Olanda) e Napoli e di alcuni sottocomandi: per la componente terrestre (First German-Netherland Corps) quello di Münster, Germania; per la componente aerea (Joint Force Air Component HQ) Lione, Francia; per la componente navale (Spanish Maritime Force Command) Rota, Spagna; per le Forze Speciali (Polish Special Operations Command) Cracovia; per i Supporti logistici (Joint Logistic Support Group) Napoli.\r\n\r\nUn aeroporto ostaggio dei signori della \u003Cmark>guerra\u003C/mark>\r\nIl transito e il dispiegamento nello scalo siciliano di Trapani Birgi di decine di cacciabombardieri, aerei radar, velivoli cargo e rifornitori in volo non potrà che avere effetti pesantissimi sulla sicurezza e la regolarità del traffico aereo civile (grazie ai low cost questo aeroporto è uno dei più trafficati di tutto il sud Italia, ben 1.598.571 passeggeri in transito lo scorso anno). Nel trapanese è ancora vivo il ricordo di quanto avvenne nella primavera-estate del 2011, quando Birgi fu utilizzata dalla coalizione internazionale a guida USA-NATO per le operazioni di \u003Cmark>guerra\u003C/mark> contro la Libia di Gheddafi. In particolare, dal 21 al 31 marzo furono interdetti tutti i voli civili mentre successivamente, sino alla fine del mese di agosto, lo Stato Maggiore dell’Aeronautica impose un tetto massimo di 40 movimenti giornalieri che causò una drastica flessione del flusso estivo di turisti nelle province occidentali della Sicilia. Le operazioni di \u003Cmark>guerra\u003C/mark> in Libia proseguirono sino al 31 ottobre 2011, con grande dispiegamento a Birgi di uomini e mezzi dell’Aeronautica italiana e di alcuni partner NATO. I cacciabombardieri F-16 in dotazione allora al 37° Stormo dell’Aeronautica di Trapani Birgi operarono prima sotto il comando delle forze armate USA per il continente africano (US Africom) con compiti di “protezione e scorta delle missioni di soppressione delle difese aeree nemiche” ed “offensiva contro-aerea” e, successivamente, nell’ambito della missione NATO Unified Protector, per la “protezione di aerei rifornitori e radar AWACS, ricerca ed intercettazione di elicotteri ed aerei, implementazione della No Fly Zone”. A partire dal 1° aprile nello scalo siciliano fu costituito il T.G.A. - Task Group Air Birgi per coordinare le operazioni dei velivoli rischierati dall’Aeronautica (gli Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto e del 36° Stormo di Gioia del Colle, i Tornado IDS del 6° Stormo di Ghedi-Brescia ed ECR del 50° Stormo di Piacenza, gli AMX del 32° Stormo di Amendola-Foggia e del 51° Stormo di Istrana-Treviso). In sette mesi di attività, i caccia italiani eseguirono da Trapani quasi 1.700 missioni per un totale di oltre 6.700 ore di volo, sganciando in Libia più di 500 tra bombe e missili da crociera a lunga gittata. Dal Task Group Air Birgi dipese pure l’utilizzo degli aerei senza pilota Predator B, in dotazione al 32° Stormo. A Trapani furono trasferiti infine sette caccia F-18 Hornet, due velivoli tanker C-150T e due CP-140 Aurora per la \u003Cmark>guerra\u003C/mark> elettronica delle forze armate canadesi, tre velivoli E-3A AWACS della NATO e due AWACS e due aerei da trasporto VC-10 Vickers britannici. Dallo scalo siciliano transitarono pure 300 aerei cargo e circa 2.000 tonnellate di materiale a disposizione della coalizione alleata. Stando alle stime ufficiali, la NATO avrebbe lanciato da Trapani quasi il 14% dei blitz aerei contro obiettivi libici.\r\n\r\n \r\n\r\nL’aeroporto di Birgi è classificato ancora come “scalo militare destinato al ruolo di Deployement Operating Base (DOB)”: sostiene cioè i rischieramenti di velivoli da \u003Cmark>guerra\u003C/mark> italiani e NATO, ma le sue due piste lunghe rispettivamente 2.695 e 2.620 metri, possono essere aperte al traffico aereo civile “a determinate condizioni”. Attualmente lo scalo ospita il Comando del 37° Stormo dell’Aeronautica, il 18° Gruppo di volo dotato di otto caccia multiruolo di ultima generazione Eurofighter Typhoon e l’82° Centro CSAR (Combat Search and Rescue), equipaggiato con gli elicotteri HH-3F, con compiti di ricerca e soccorso degli equipaggi dispersi e il trasporto sanitario d’urgenza. Dalla seconda metà degli anni Ottanta, Trapani Birgi è pure la base operativa avanzata (FOB) degli aerei-radar E-3A AWACS nell’ambito del programma multinazionale NATO Airborne Early Warning Force per la sorveglianza integrata dello spazio aereo, il cui comando generale è ospitato a Geilenkirchen (Germania). Da due anni a questa parte, l’aeroporto è utilizzato infine dall’industria Piaggio Aerospace (interamente controllata da un fondo degli Emirati Arabi Uniti) per testare i nuovi velivoli senza pilota P.1HH “HammerHead” (Squalo martello), prodotti negli stabilimenti di Villanova d’Albenga (Savona). Lo Squalo martello si posiziona nella fascia alta dei velivoli a pilotaggio remoto MALE (Medium Altitude Long Endurance); con un’apertura alare di 15,5 metri, il drone può raggiungere la quota di 13.700 metri e permanere in volo per più di 16 ore. Le torrette elettro-ottiche, i visori a raggi infrarossi e i radar di cui è dotato gli consentono d’individuare l’obiettivo, fornire ai caccia “amici” le coordinate per l’attacco aereo o terrestre, oppure colpire direttamente con missili e bombe a guida di precisione (lo Squalo martello può trasportare sino a 500 kg di armamenti). I frequenti decolli e atterraggi del drone militare comportano rischi elevatissimi per il traffico passeggeri di Birgi e per le migliaia di abitanti delle città di Trapani e Marsala e delle isole Egadi. Il 19 marzo scorso si è pure sfiorata la tragedia: alle ore 13 circa, lo Squalo martello è uscito fuori pista durante le prove di rullaggio, terminando la sua corsa nel prato circostante. 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Un processo di deumanizzazione che segna un ulteriore passo avanti nelle strategie narrative che accompagnano e costruiscono la Guerra ai Migranti: la trasformazione dell’individuo in movimento in un’arma. 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Viene da chiedersi… quando diventeremo anche noi delle finestre?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_droni-esplosivi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nParole chiave: guerra ai migranti, Samos2, Lorenzo D'Agostino, sorveglianza, Thales, droni","17 Novembre 2021","2023-09-20 19:13:00","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/bcupcb-warmigrants-200x110.png","Guerra ai migranti: Hybrid Threat - Samos2 - Thales ID - Droni esplosivi",1637148625,[372,373,374,375,376,377],"http://radioblackout.org/tag/biometria/","http://radioblackout.org/tag/digital-id/","http://radioblackout.org/tag/droni/","http://radioblackout.org/tag/sorveglianza/","http://radioblackout.org/tag/thales/","http://radioblackout.org/tag/war-on-migrants/",[379,241,380,229,235,231],"biometria","droni",{"post_content":382,"post_title":386},{"matched_tokens":383,"snippet":384,"value":385},[276],"Come Una Prigione Che Brucia]\r\n\r\n\u003Cmark>GUERRA\u003C/mark> AI MIGRANTI\r\n\r\nPartiamo dal caso","[dalla puntata del 15 novembre 2021 di Bello Come Una Prigione Che Brucia]\r\n\r\n\u003Cmark>GUERRA\u003C/mark> AI MIGRANTI\r\n\r\nPartiamo dal caso che riguarda i due di Samos (freethesamos2.com): N. incriminato per aver colpevolmente portato suo figlio di sei anni in un viaggio pericoloso, Hasan per avere tenuto il timone per una parte del tragitto.\r\n\r\nIl figlio di N. è stato trovato morto sugli scogli e molte delle persone a bordo hanno rischiato la vita a causa dell’assenza di soccorsi da parte della Guardia Costiera greca, ma a finire in carcere e sotto processo è stato un padre in fuga dall’Afghanistan insieme al proprio bimbo.\r\n\r\nHasan, salito a bordo con diversi membri della sua famiglia, compresa la madre disabile, è stato identificato come “scafista” e rischia fino a oltre 230 anni di carcere.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_samos2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nRipartendo dal caso dei due di Samos, insieme a Lorenzo D’Agostino cerchiamo di approfondire le strategie di criminalizzazione messe in atto per reprimere e sanzionare chi si mette in viaggio: la progressiva assimilazione tra “smuggling” (contrabbando) e “trafficking” (traffico di esseri umani), le tecniche di costruzione delle inchieste promosse in Italia dalla Direzione Nazionale Animafia, il coordinamento tra diversi attori che stanno dettando le linee guida della \u003Cmark>Guerra\u003C/mark> ai Migranti a livello europeo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_lorenzo-eu-migrants.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nUomini, donne, bambini e bambine al confine tra Bielorussia e Polonia sono stati trasformati in una “minaccia \u003Cmark>ibrida”\u003C/mark> (hybrid threat). Un processo di deumanizzazione che segna un ulteriore passo avanti nelle strategie narrative che accompagnano e costruiscono la \u003Cmark>Guerra\u003C/mark> ai Migranti: la trasformazione dell’individuo in movimento in un’arma. Chi sta promuovendo questo strumento interpretativo?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_hybrid-threat.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nSORVEGLIANZA\r\n\r\nRipartendo dalle ricadute in ambito sorvegliante della \u003Cmark>Guerra\u003C/mark> ai Migranti, osserviamo l’ingresso delle tecnologie di identità biometrica basate su QR Code nei visti per persone migranti non-europee all’interno dell’area Schengen.\r\n\r\nMa al di fuori della consueta strategia che vede sperimentare e normalizzare queste tecnologie partendo da ambiti più vulnerabili come quello delle persone migranti, andiamo ad ascoltare una pubblicità di Thales, colosso bellico-sorvegliante, che promuove il suo Digital ID Wallet (portafoglio per l’identità digitale) come futuro nell’interfaccia quotidiana tra individuo/istituzioni/locali pubblici…\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/BCUPCB_digital-id-thales.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDRONI ARMATI IN DOTAZIONE ALLE FORZE DELL’ORDINE\r\n\r\nL’Atlas Network (organizzazione di coordinamento tra i corpi speciali delle forze di polizia europee) ha richiesto di potersi dotare di droni esplosivi: a sua detta servirebbero PRINCIPALMENTE per fare saltare le finestre in caso di necessità. 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Schiera di cosa? si domanderebbe l’incauto passeggero che fin qui avesse prestato più attenzione al paesaggio, al luccichio delle stelle nel cielo (o delle costellazioni di satelliti), al rancio di bordo e ai cartelli che invitavano a non essere machisti, aggressivi, razzialitatori essenzialisti – che a quanto succedeva a bordo, alle sue regole sempre più spietate ma sempre più applaudite anche dall’antagonista; a misure, potenziamenti tecnologici, ibridazioni biomeccaniche salutate da costoro, oramai in odor/puzzo di trans-post-umano, come cosa buona e giusta – solo un tantino in attesa di riappropriazione o… di gestione statal-bolscevica.\r\n\r\nEbbene, vogliamo dire a costoro e a costora, a questi assenti, vuoti soggetti operanti per transposta persona “il sistema”, quanto segue:\r\n\r\nVi abbiamo smarscherati, siete il nulla dietro alla patina pixeloide della realtà virtuale.\r\n\r\nSiete realmente virtuali. E in quanto tali ectoplasmatici, dunque in apparenza inattaccabili e invincibili. Ma finito l’incubo, svaniscono i fantasmi.\r\n\r\nGiacché non avete storia, memoria, corpo… d’ora in avanti sarete semplicemente inumani.\r\n\r\nEppure, cenere alla cenere, alla fine tutto lì torna, alla terra.\r\n\r\nNoi altre, le ancora resistenti, le non già del tutto cyborg, gli ultimi antropoidi in circolazione, a lei chiederemo consiglio. Alla natura, certo, alla nostra cara vecchia antenata natura. Non certo agli apprendisti stregoni, non certo ai militonti babbioni.\r\n\r\nE volendo restare esseri umani, oggi noi, gli scimpanzé del futuro, dichiariamo guerra alla Procreazione Medicalmente Assistita.\r\n\r\n \r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/LaNaveDeiFolli_02_32_high.mp3\r\n\r\n \r\n\r\nQUI TUTTE LE INFORMAZIONI SU TUTTI GLI EPISODI\r\nhttps://lanavedeifolli.noblogs.org","1 Giugno 2021","2021-06-01 12:32:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/Nave-dei-folli-200x110.jpg","LA NAVE DEI FOLLI 2.32 (1/6/21)",1622550744,[],[],{"post_content":438},{"matched_tokens":439,"snippet":440,"value":441},[74],"dall’antagonista; a misure, potenziamenti tecnologici, \u003Cmark>ibrida\u003C/mark>zioni biomeccaniche salutate da costoro, oramai","Smaschieramenti, si diceva.\r\n\r\nSmascherare e schierarsi.\r\n\r\nMa… schera de che? 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