","\"The Mission\", il neocolonialismo va in onda","post",1385992666,[63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/campi-profughi/","http://radioblackout.org/tag/guerre-umanitarie/","http://radioblackout.org/tag/nuovo-ordine-coloniale/","http://radioblackout.org/tag/programma-the-mission/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati/","http://radioblackout.org/tag/ruolo-delle-ong/",[70,71,72,36,73,34],"campi profughi","guerre umanitarie","nuovo ordine coloniale","rifugiati",{"tags":75},[76,78,83,85,87,89],{"matched_tokens":77,"snippet":70},[],{"matched_tokens":79,"snippet":82},[80,81],"guerre","umanitarie","\u003Cmark>guerre\u003C/mark> \u003Cmark>umanitarie\u003C/mark>",{"matched_tokens":84,"snippet":72},[],{"matched_tokens":86,"snippet":36},[],{"matched_tokens":88,"snippet":73},[],{"matched_tokens":90,"snippet":34},[],[92],{"field":37,"indices":93,"matched_tokens":94,"snippets":96},[33],[95],[80,81],[82],1157451471441625000,{"best_field_score":99,"best_field_weight":100,"fields_matched":33,"num_tokens_dropped":49,"score":101,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":49},"2211897868544",13,"1157451471441625193",{"document":103,"highlight":125,"highlights":131,"text_match":135,"text_match_info":136},{"cat_link":104,"category":105,"comment_count":49,"id":106,"is_sticky":49,"permalink":107,"post_author":52,"post_content":108,"post_date":109,"post_excerpt":55,"post_id":106,"post_modified":110,"post_thumbnail":111,"post_thumbnail_html":112,"post_title":113,"post_type":60,"sort_by_date":114,"tag_links":115,"tags":122},[46],[48],"50410","http://radioblackout.org/2018/10/gorizia-nessuna-festa-per-un-massacro-corteo-antimilitarista/","Il 3 novembre si terrà a Gorizia una manifestazione antimilitarista. Nel centenario della fine della Prima guerra mondiale le istituzioni esaltano quello spostamento di confini, ma c’è chi non ci sta a festeggiare un massacro.\r\nAl corteo di Gorizia parteciperanno anche antimilitaristi sloveni per una lotta che non ha né frontiere né patrie, lungo uno dei tenti confini chiusi della fortezza Europa.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele del coordinamento libertario del Friuli Venezia Giulia\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/2018-10-30-gorizia-raffaele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito il documento di indizione del corteo:\r\n\"Contro la retorica nazionalista, ricordiamo i disertori, i renitenti, i fucilati\r\n\r\nRilanciamo l’antimilitarismo\r\n\r\nRifiutiamo di unirci al coro nazionalista di chi celebra il centenario della vittoria della Prima Guerra Mondiale. Vogliamo invece ricordare chi quella carneficina provò a fermarla, chi rifiutò di sacrificarsi per i profitti e i fanatismi altrui, chi scese in piazza chiedendo pane e pace sfidando la prigionia e la deportazione.\r\n\r\nUna guerra che ha portato a milioni di morti, mutilati, invalidi, dispersi, “scemi” di guerra, fucilazioni di massa, fosse comuni, devastazione ambientale, esplosione della furia nazionalista, manipolazione mediatica, mitizzazione di criminali in divisa come Cadorna e Graziani, Badoglio o Rommel che ebbero poi ruoli centrali nelle dittature nate sulle macerie di quel conflitto.\r\n\r\nRicordiamo che la Prima Guerra Mondiale è stata anche una storia di diserzioni. A Caporetto e a Vittorio Veneto migliaia di soldati delle due parti abbandonarono l’esercito: erano stati mandati a combattere una guerra voluta da borghesi, padroni e intellettuali fanatici. Innumerevoli e spesso dimenticate dalla storia ufficiale furono le rivolte, gli ammutinamenti, i sabotaggi.\r\n\r\nOra lo scenario mondiale è profondamente cambiato. Quella che non è cambiata (si è solo aggiornata) è la propaganda nazionalista e militarista volta a dimostrare l’utilità degli eserciti e delle sue missioni, sia all’estero che nelle nostre città. Le guerre vengono giustificate da mille motivi, ma continuano a essere causate da interessi capitalisti e portano – oggi come allora – morte e distruzione.\r\n\r\nPer questo riteniamo importante in questa data sostenere le ragioni dell’antimilitarismo e discutere del ruolo degli eserciti oggi.\r\n\r\nQuanto si spende oggi in armi e tecnologia bellica? Quanto vale l’export di armi per l’Italia? A quali paesi vengono vendute e a quanti conflitti partecipiamo direttamente e indirettamente? Cosa si muove in Europa con l’avvio della cooperazione militare con l’istituzione di una struttura di coordinamento permanente “Pesco” (un chiaro tentativo di dar vita al nuovo esercito europeo), che già beneficia di un finanziamento di 13 miliardi di euro? Quale è il peso della scuola nell’ “arruolare” i ragazzi e le ragazze a questa mentalità gerarchica e d’obbedienza tipicamente militarista mascherata da vuoto patriottismo? Quale è il ruolo della propaganda?\r\nGli eserciti stanno sempre più svolgendo un servizio di controllo interno. Con il pretesto del terrorismo, della crisi e dell’instabilità sociale, i governi che si sono susseguiti in Italia hanno utilizzato i vari corpi armati come deterrente contro le proteste e in particolare contro l’attivismo di settori popolari in rivolta contro le devastazioni ambientali (si veda il TAV in Val Susa o le discariche di rifiuti tossici in Campania). Possiamo parlare di una vera e propria sperimentazione di un fronte di “guerra interna”, una sorta di militarizzazione sociale dove, non ultimo, viene agitato lo spauracchio dell’\"invasione etnica” per giustificare l’aumento di polizia e militari nelle strade e sui confini.\r\n\r\nQuesto, assieme ad un rinnovato ed esplicito interventismo bellico al di fuori dei nostri confini: operazioni di guerra sempre meno mascherate da “guerre umanitarie” e sempre più palesemente portate avanti “a difesa degli interessi nazionali” ovvero dei profitti delle multinazionali italiane che continuano a saccheggiare le risorse naturali dei paesi extraeuropei, in particolare dell’Africa.\r\n\r\nLe retoriche nate dai nazionalismi di ieri alimentano quelli di oggi.\r\n\r\nRivendicare una memoria antimilitarista significa combatterle entrambe.\r\n\r\nSabato 3 novembre Manifestazione antimilitarista, Gorizia, h.15\r\n\r\nConcentramento di fronte alla stazione dei treni.\r\n\r\nConclusione in piazza della Vittoria con intervento musicale di Alessio Lega\r\n\r\nCoordinamento Libertario Regionale\"","30 Ottobre 2018","2018-11-01 04:45:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"130\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner-300x130.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner-300x130.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner-768x333.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner-1024x444.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner-690x302.jpg 690w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner-100x44.jpg 100w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/gorizia-banner.jpg 1149w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gorizia. 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L'iniziativa si inserisce nel percorso di avvicinamento alla manifestazione del 3 novembre a Gorizia, nel centenario di quell'immane massacro che fu la prima guerra mondiale.\r\nPer l'anniversario della \"vittoria\" sono in programma celebrazioni militariste e nazionaliste in tutta la Regione.\r\nGorizia, che venne completamente distrutta durante la guerra di espansione ad est del Regno d'Italia, oggi è lungo una frontiera che è una barriera per la gente in viaggio, migranti, che spesso fuggono guerre in cui le truppe italiane sono in prima fila.\r\nNel convegno, oltre alla memoria dei disertori, renitenti, fucilati della Grande Guerra, ci sono state relazioni dedicate al Libro Bianco della Difesa e al quadro geopolitico delle missioni italiane all'estero.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele del Coordinamento Libertario del Friuli e della Venezia Giulia, che ci ha anche aggiornato sul corteo del 20 ottobre contro la riapertura di una prigione per migranti a Gradisca d'Isonzo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 10 16 gori conv raffa\r\n\r\nDi seguito il testo di lancio del convegno del 13 ottobre:\r\n\r\n\"Rifiutiamo di unirci al coro nazionalista di chi celebra il centenario della vittoria della Prima Guerra Mondiale. 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Vogliamo invece ricordare chi quella carneficina provò a fermarla, chi rifiutò di sacrificarsi per i profitti e i fanatismi altrui, chi scese in piazza chiedendo pane e pace sfidando la prigionia e la deportazione.\r\n\r\nUna guerra che ha portato a milioni di morti, mutilati, invalidi, dispersi, “scemi” di guerra, fucilazioni di massa, fosse comuni, devastazione ambientale, esplosione della furia nazionalista, manipolazione mediatica, mitizzazione di criminali in divisa come Cadorna e Graziani, Badoglio o Rommel che ebbero poi ruoli centrali nelle dittature nate sulle macerie di quel conflitto.\r\n\r\nRicordiamo che la Prima Guerra Mondiale è stata anche una storia di diserzioni. A Caporetto e a Vittorio Veneto migliaia di soldati delle due parti abbandonarono l’esercito: erano stati mandati a combattere una guerra voluta da borghesi, padroni e intellettuali fanatici. Innumerevoli e spesso dimenticate dalla storia ufficiale furono le rivolte, gli ammutinamenti, i sabotaggi.\r\n\r\nOra lo scenario mondiale è profondamente cambiato. Quella che non è cambiata (si è solo aggiornata) è la propaganda nazionalista e militarista volta a dimostrare l’utilità degli eserciti e delle sue missioni, sia all’estero che nelle nostre città. Le \u003Cmark>guerre\u003C/mark> vengono giustificate da mille motivi, ma continuano a essere causate da interessi capitalisti e portano – oggi come allora – morte e distruzione.\r\n\r\nPer questo riteniamo importante in questa data sostenere le ragioni dell’antimilitarismo e discutere del ruolo degli eserciti oggi.\r\n\r\nQuanto si spende oggi in armi e tecnologia bellica? Quanto vale l’export di armi per l’Italia? A quali paesi vengono vendute e a quanti conflitti partecipiamo direttamente e indirettamente? Cosa si muove in Europa con l’avvio della cooperazione militare con l’istituzione di una struttura di coordinamento permanente “Pesco” (un chiaro tentativo di dar vita al nuovo esercito europeo), che già beneficia di un finanziamento di 13 miliardi di euro? Quale è il peso della scuola nell’ “arruolare” i ragazzi e le ragazze a questa mentalità gerarchica e d’obbedienza tipicamente militarista mascherata da vuoto patriottismo? Quale è il ruolo della propaganda?\r\nGli eserciti stanno sempre più svolgendo un servizio di controllo interno. Con il pretesto del terrorismo, della crisi e dell’instabilità sociale, i governi che si sono susseguiti in Italia hanno utilizzato i vari corpi armati come deterrente contro le proteste e in particolare contro l’attivismo di settori popolari in rivolta contro le devastazioni ambientali (si veda il TAV in Val Susa o le discariche di rifiuti tossici in Campania). Possiamo parlare di una vera e propria sperimentazione di un fronte di “guerra interna”, una sorta di militarizzazione sociale dove, non ultimo, viene agitato lo spauracchio dell’”invasione etnica” per giustificare l’aumento di polizia e militari nelle strade e sui confini.\r\n\r\nQuesto, assieme ad un rinnovato ed esplicito interventismo bellico al di fuori dei nostri confini: operazioni di guerra sempre meno mascherate da “\u003Cmark>guerre\u003C/mark> \u003Cmark>umanitarie”\u003C/mark> e sempre più palesemente portate avanti “a difesa degli interessi nazionali” ovvero dei profitti delle multinazionali italiane che continuano a saccheggiare le risorse naturali dei paesi extraeuropei, in particolare dell’Africa.\r\n\r\nLe retoriche nate dai nazionalismi di ieri alimentano quelli di oggi.\r\n\r\nRivendicare una memoria antimilitarista significa combatterle entrambe.\r\n\r\nSabato 3 novembre Manifestazione antimilitarista, Gorizia, h.15\r\n\r\nConcentramento di fronte alla stazione dei treni.\r\n\r\nConclusione in piazza della Vittoria con intervento musicale di Alessio Lega\r\n\r\nCoordinamento Libertario Regionale\"",[170],{"field":133,"matched_tokens":171,"snippet":129,"value":168},[80,128],{"best_field_score":137,"best_field_weight":138,"fields_matched":33,"num_tokens_dropped":49,"score":139,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":49},{"document":174,"highlight":194,"highlights":199,"text_match":135,"text_match_info":202},{"cat_link":175,"category":176,"comment_count":49,"id":177,"is_sticky":49,"permalink":178,"post_author":52,"post_content":179,"post_date":180,"post_excerpt":55,"post_id":177,"post_modified":181,"post_thumbnail":182,"post_thumbnail_html":183,"post_title":184,"post_type":60,"sort_by_date":185,"tag_links":186,"tags":190},[46],[48],"34569","http://radioblackout.org/2016/03/corteo-antimilitarista-e-contestazione-alla-turkish-airlines/","Sabato 12 marzo si è tenuta a Caselle Torinese una giornata di lotta antimilitarista con assemblea, teatro di strada, corteo, e contestazione all'ufficio delle Turkish airlines all'aeroporto.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Emilio, dell'Assemblea Antimilitarista.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n2016-03-15-antimili-emilio\r\n\r\nDi seguito un comunicato/resoconto dell'iniziativa diffuso in rete\r\n“Il 12 marzo centinaia di antimilitaristi si sono dati appuntamento in piazza Boschiassi a Caselle Torinese. \r\nA Torino e Caselle c’è l’Alenia, la sua “missione” è fare aerei militari. Nello stabilimento di Caselle Torinese hanno costruito gli Eurofighter Thypoon, i cacciabombardieri made in Europe, e gli AMX. Le ali degli F35, della statunitense Loockeed Martin, sono costruite ed assemblati dall’Alenia.\r\n\r\nBanchetti informativi, assemblea e teatro di strada hanno aperto la giornata di lotta.\r\nInterventi di esponenti del Movimento No F35, dei No Border, dei No Basi in Sardegna, dell’assemblea antimilitarista di Torino e di antimilitaristi alessandrini si sono succeduti durante l’assemblea. \r\nCentrale, per tutti, l’azione diretta contro le fabbriche d’armi, basi, poligoni di tiro, frontiere, nella consapevolezza che le basi di guerra sono a due passi dalle nostre case, che mettersi in mezzo è possibile. \r\nOpporsi alle guerre senza opporsi al militarismo, è mera testimonianza, mero esercizio retorico. Gli Stati avocano a se il monopolio della violenza legittima, della facoltà di esercitarla contro ogni forma di insorgenza sociale o di concorrenza nel controllo di territori e risorse. Le guerre “giuste”, le guerre “umanitarie” fatte di bombe, torture, stupri e campi di concentramento si fondano sulla convinzione diffusa della legittimità delle frontiere, degli Stati. \r\nNegare a fatti ed a parole ogni legittimità agli Stati, agli eserciti, alle frontiere è necessario per inceppare le guerre, per mandare in soffitta la logica militarista.\r\nOpporre la guerra al terrorismo serve a costruire l’immagine del nemico, a legittimare attacchi indiscriminati contro intere popolazioni. Non c’è differenza tra guerra e terrorismo, sono due nomi per pratiche identiche, il resto è solo propaganda. \r\n\r\nDall’assemblea è emerso un quadro di lotte diffuse sul territorio, che mirano ad inceppare la macchina militare. 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Tra gli altri striscioni quello No F35, uno contro le frontiere, contro gli F35 e “No a tutti gli eserciti. Numerosi gli interventi e gli slogan lungo il percorso. \r\nAll’arrivo, dopo un breve fronteggiamento con la polizia che circondava l’aereo militare per impedire agli antimilitaristi di avvicinarsi, l’antisommossa si è ritirata e la rotonda è stata occupata dai manifestanti che hanno dato vita ad una scena di guerra. \r\nSotto l’aereo sono stati gettati manichini insanguinati, scarpe rotte, un passeggino ribaltato, abiti laceri, mentre l’aria si riempiva del fumo denso dei fumogeni e suoni di bombardamenti laceravano l’aria. Un modo per dare corpo ad una verità cruda ma banale. Le guerre sono combattute con armi costruite a due passi dalle nostre case. \r\nI bambini morti sulle spiagge, le famiglie di profughi che premono alle frontiere chiuse dell’Europa, ci riguardano direttamente, perché spetta a noi chiuderle e trasformarle in luoghi che servano alla vita e non alla morte. \r\nPer fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.\r\n\r\nDopo il corteo un folto gruppo di manifestanti ha fatto una visita a sorpresa all’aeroporto di Caselle, affollato di turisti. Uno striscione con la scritta “Erdogan terrorista”è stato aperto davanti all’ufficio delle Turkish Airlines. Tanti gli slogan e gli interventi in appoggio alle popolazioni del Bakur e del Rojava che hanno dato vita ad esperienze di autogoverno e autonomia che il governo turco cerca di stroncare nel sangue. Tra chi ascoltava gli interventi, anche in inglese, qualcuno ha dato segno di solidarietà. \r\nI tre agenti della polizia presenti, presi completamente alla sprovvista, non hanno potuto far altro che assistere alla protesta durata una mezz’ora, finché i manifestanti, gridando “Erdogan terrorista”, si sono allontanati in corteo. \r\nIn serata la polizia ha diffuso una velina, prontamente ripresa da Repubblica, su un respingimento in forze da parte degli uomini in divisa. \r\nIn nottata, davanti alla sede di Repubblica in via Viotti, è comparsa una scritta “Carlotta Rocci bugiarda”. Rocci è l'autrice della breve sull'azione alla Turkish Airlines. Riteniamo probabile che qualche anonimo antimilitarista non abbia gradito le veline di questura pubblicate da questa “giornalista”. \r\nRepubblica, come tanta parte dei media main stream, ha avvolto in un assordante silenzio quanto avviene da mesi in Bakur, dove carri armati e artiglieria pesante hanno ridotto in macerie quartieri e villaggi.\r\nIl governo turco sta massacrando la popolazione delle città che hanno proclamato l'autonomia dopo l'imposizione del coprifuoco. Hanno abbattuto le case con l'artiglieria e bruciato gli abitanti, hanno lasciato morire dissanguati i feriti, impedendo alle ambulanze di avvicinarsi. 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Di\r\nrecente elicotteri da combattimento della consociata Agusta Westland sono stati venduti al governo di Ankara.\r\nSe tra trenta o cinquant'anni qualcuno si chiederà perché la Turchia ha massacrato le Comuni di Cizir e Sur nel silenzio complice di chi avrebbe potuto parlare ed agire, noi vorremmo poter dire che qualcosa abbiamo fatto, che abbiamo provato a metterci di mezzo.\r\nSe la marea salisse, se l'indignazione di tanti diventasse azione, se il silenzio fosse rotto dalle grida di chi non ci\r\nsta, potremmo far sì che la storia di questi giorni cambi di segno.\r\nIn Bakur, in Rojava ma non solo.\r\nLa guerra è in mezzo alle nostre case. Da anni gli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq, Afganistan, gli stessi delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei CIE, nelle strade delle nostre città, sono in Val Susa.\r\nGuerra esterna e guerra interna sono due facce delle stessa medaglia. 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Al largo di Lampedusa la nave tedesca gestita dall'organizzazione umanitaria Cap Anamur raccoglie 37 profughi sudanesi da una carretta che stava affondando. Qualche giorno più tardi pescherà una ventina di profughi somali al largo di Malta.\r\nEra l'epoca dei pescatori perseguiti per immigrazione clandestina se portavano a riva qualche naufrago.\r\nAlla Cap Anamur viene impedito di sbarcare e viene lasciata in rada per settimane.\r\nIl movimento antirazzista siciliano apre un fronte di lotta per sostenere i profughi.\r\nDopo tre settimane viene raggiunto un accordo giudicato soddisfacente dall'allora rappresentate dell'Alto Commissariato per rifugiati Laura Boldrini.\r\nAi profughi non verrà permesso di fare richiesta di asilo: verranno condotti nei CPT (oggi CIE) dell'isola e deportati. Il comandante della Cap Anamur, Elias Biedel e altri due membri dell'equipaggio verranno arrestati e processati per \"favoreggiamento dell'immigrazione clandestina\".\r\nQuest'episodio ormai quasi dimenticato ci consente di dare il giusto profilo alla neopresidente della camera dei deputati.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alberto, un compagno della oggi disciolta Rete antirazzista siciliana. Ne è scaturita una discussione a tutto campo, che ha investito il ruolo delle organizzazioni \"umanitarie\" dell'ONU, l'organizzazione fatta dagli stessi Stati che promuovono le guerre e promulgano leggi contro la libera circolazione degli individui\r\n\r\nAscolta l'intervista\r\n\r\nBoldrini","20 Marzo 2013","2013-03-22 14:00:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/03/boldrini-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"275\" height=\"183\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/03/boldrini.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Laura Boldrini e la Cap Anamur",1363787941,[217,218,219,220],"http://radioblackout.org/tag/boldrini/","http://radioblackout.org/tag/cap-anamanur/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/onu/",[222,223,224,225],"Boldrini","Cap Anamanur","migranti","ONU",{"post_content":227},{"matched_tokens":228,"snippet":229,"value":230},[81,80],"investito il ruolo delle organizzazioni \"\u003Cmark>umanitarie\u003C/mark>\" dell'ONU, l'organizzazione fatta dagli stessi Stati che promuovono le \u003Cmark>guerre\u003C/mark> e promulgano leggi contro la","Era il 20 giugno del 2004. 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Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale. La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali.\r\nAppuntamento in piazza degli affari alle 14,30\r\nNe abbiamo parlato con Massimo dell’assemblea antimilitarista\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-29-massimo-2-aprile.mp3\"][/audio]\r\n\r\ndi seguito il testo di indizione completo:\r\n\r\n2 Aprile Milano\r\n\r\n\r\nMANIFESTAZIONE\r\n\r\nContro tutte le guerre e chi le arma\r\n\r\nContro le politiche guerrafondaie dell'ENI\r\n\r\nL’Italia è in guerra. I governi che si sono succeduti hanno coperto le operazioni belliche tricolori sotto un manto di ipocrisia. Missioni umanitarie, operazioni di polizia internazionali hanno travestito l’invio di truppe sui fronti di guerra in Somalia, Libano, Serbia, Iraq, Afganistan, Libia. Quest’estate, per la prima volta in quarant’anni un ministro della Difesa, in occasione del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, ha rivendicato spudoratamente le avventure neocoloniali delle forze armate come strumento di tutela degli interessi dell’Italia. Ben 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale. La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali insieme ai loro strapagati consulenti. Sono loro che lasciano ad altri il “lavoro sporco” mentre pianificano una guerra invisibile, che apparentemente non distrugge, non sparge sangue. Il fronte non è solo sui campi di battaglia ma passa attraverso le nostre città e le nostre vite. Un fronte invisibile, solo apparentemente silenzioso, ma che ogni giorno presenta il bollettino di caduti che hanno tanti volti. Il volto della classe lavoratrice, con il carovita e il progressivo prelievo dai salari per finanziare le spese militari ormai senza limite. Il volto delle giovani generazioni ripagate con la precarietà, con salari che bastano solo a sopravvivere. Il volto dell’ambiente devastato per alimentare la macchina della produzione. Essere in piazza significa denunciare tutto questo e lottare per una trasformazione sociale radicale che investa tutte e tutti, umani e non umani, per costruire un presente ed un futuro senza sfruttamento, oppressione, guerre e saccheggio dell’ambiente. Contro informare, organizzarci e lottare sono le nostre armi. Le armi della dignità delle persone e della coscienza antiautoritaria di classe. Il conflitto imperialista tra la NATO, che mira a continuare l’espansione ad est cominciata dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, e la Russia, che, dopo decenni di arretramento, ha deciso di passare al contrattacco occupando l’Ucraina, ha causato un grande balzo in avanti della propaganda militarista. Draghi ha deciso un ulteriore aumento della spesa militare e l’invio di truppe sul fronte est della NATO. 500 militari, scelti tra gli incursori della Marina, Col Moschin, Forze speciali dell'Aeronautica e Task Force 45, si vanno ad aggiungere ai 240 alpini in Lettonia e i 138 uomini dell'Aeronautica in Romania. Nel Mar Nero ci sono la fregata FREMM “Margottini” e il cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con i cacciabombardieri F-35. Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica e nazionalista, diretta emanazione della logica patriarcale, come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche.\r\n\r\nL’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove. Opporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere a tutti i profughi, ai migranti e ai disertori è un concreto ed urgente fronte di lotta.\r\n\r\nIl 2 aprile saremo quindi in piazza a denunciare le guerre scaturite dagli interessi delle multinazionali energetiche, dal mantenimento di apparati militari sempre più costosi e dalla devastazione dell’ambiente schiacciato dalla logica feroce del profitto. Per indicare in modo chiaro i responsabili manifesteremo nelle piazze del potere finanziario da Piazza Affari a Piazza della Scala.\r\n\r\nContro le banche, i veri padroni del sistema energetico, i responsabili della rapina ambientale e del finanziamento dell’apparato industriale militare. Per fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. 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Negli ultimi giorni sono scesi in campo anche intellettuali e storici, che rileggono gli eventi di oggi con la lente distorta di una narrazione che trascolora nel mito. Il mito degli anni di “piombo”, degli “antimoderni” moti luddisti, della perdita di consenso di avanguardie che scelgono la lotta armata.\r\nScomodare un termine ingombrante come “terrorismo” è normale per tanti giornalisti e commentatori politici. Il paragone tra la lotta armata di trent’anni fa e la resistenza No Tav ne è la pietra miliare.\r\nDa quando i PM Padalino e Rinaudo il 29 luglio hanno accusato una dozzina di ragazzi di associazione a scopo terroristico, affibbiandogli l’articolo 180 del codice, gli scritti su questo tema si sono moltiplicati. Le iniziative di lotta estive li hanno scatenati. Nella loro lente deformante sono finite le passeggiate di lotta in Clarea, i sabotaggi, i blocchi, persino la marcia simbolica degli over 50, simbolo del legame tra le generazioni, del filo robusto che lega tutti gli attivisti in una lotta in cui ogni tassello si incastra nel mosaico deciso collettivamente. I sabotaggi delle ultime settimane verso ditte collaborazioniste – spesso aziende stracotte, plurifallite, in odore di mafia – li hanno scatenati definitivamente.\r\nIn piena sintonia con i media la Procura torinese ha ordinato perquisizioni e limitazioni della libertà con scadenza sempre più ravvicinata. Ultimi i tre No Tav arrestati con l’accusa di violenza privata – ma la Procura voleva infilarci anche la tentata rapina – perché, secondo Erica De Blasi, giornalista del quotidiano “la Repubblica”, avrebbero fatto parte del folto gruppo di No Tav che avevano smascherato l’inganno con cui si era infiltrata nella manifestazione degli over 50. De Blasi si era finta una manifestante ed aveva scattato foto che, per sua stessa ammissione, erano destinate alla Digos. Per quest’episodio insignificante è stata scomodata la libertà di stampa, dimenticando che questa “giornalista” era venuta meno alla sua stessa deontologia professionale, ponendosi al servizio della polizia.\r\nNella guerra mediatica scatenata contro il movimento No Tav si inserisce il dossier uscito proprio sul quotidiano “la Repubblica” il 12 settembre.\r\nLo storico Salvadori tenta una genealogia della pratica del sabotaggio, ricostruendo la vicenda del movimento che, tra il 1811 e il 1816, scosse l’Inghilterra. La pratica della distruzione delle macchine viene descritta da Salvadori come una sorta di disperata resistenza alla miseria frutto delle nuove tecnologie produttive, che riducevano il bisogno di manodopera. Salvadori liquida la rivolta, che pure durò a lungo nonostante i manifestanti uccisi dalla polizia, le deportazioni e le condanne a morte, come ultimo inutile grido di un’epoca preindustriale condannata a sparire.\r\n\r\nAnarres ne ha discusso con Cosimo Scarinzi, un sindacalista che si è occupato a fondo della pratica del sabotaggio all’interno del movimento dei lavoratori. Secondo Scarinzi la radicalità del movimento “luddista” non era una critica alle macchine, quanto la risposta alla ferocissima repressione che colpiva ogni forma di protesta. Lotte meno dure venivano sanzionate con la deportazione e la condanna a morte, non lasciando alcun margine di trattativa ai lavoratori che si ribellavano ad una miseria estrema. In questa situazione l’attacco alla macchine diviene il mezzo per tentare di piegare un padronato indisponibile a qualsiasi concessione.\r\nScarinzi esamina la pratica del sabotaggio, attraverso la storia del movimento operaio, che ne è attraversato costantemente, sia che si tratti di pratiche spontanee, che non si rivendicano come tali, sia che vengano assunte e valorizzate come uno dei tasselli della lotta contro lo sfruttamento capitalista. Nell’opuscolo “Sabotage” Emile Pouget, esponente del sindacalismo rivoluzionario di segno libertario teorizza esplicitamente l’utilizzo del sabotaggio come segno incontrovertibile dell’indisponibilità ad un compromesso con una società divisa in classi. In questo caso, al di là della materialità dell’agire, emerge la volontà di scoraggiare ogni tentativo di compromesso tra capitale e lavoro, demolendo nei fatti la propaganda che vorrebbe sfruttati e sfruttatori sulla stessa barca, con gli stessi interessi di fondo.\r\nAscolta qui la chiacchierata con Cosimo, che è proseguita con l'analisi del sabotaggio nella pratica dei lavoratori del secolo appena trascorso:\r\n2013 09 13 sabotaggio cosimo\r\n\r\nTorniamo al dossier di “la Repubblica”.\r\nNell’analisi di Salvadori, che pure prudentemente si limita alle rivolte inglesi all’epoca della cosiddetta “rivoluzione industriale”, si possono cogliere due elementi che spiegano le ragioni dell’inserimento in un paginone che si apre con un articolo di Guido Crainz dedicato ai sabotaggi contro l’alta velocità in Val Susa.\r\nIl primo elemento è il carattere antimoderno delle rivolte luddiste, il secondo è l’ineluttabilità della sconfitta di chi si batte contro un progresso inarrestabile. In altri termini l’articolo di Salvadori, anche al di là dell’esplicita volontà dell’autore, svolge il compito che la rivista di intelligence Gnosis affida all’”agente di influenza“, ossia orientare l’opinione pubblica, demolire la fiducia dei No Tav, insinuando il dubbio sulle prospettive della lotta.\r\nQuesti elementi ci consentono vedere la trama del mosaico che la lobby Si Tav sta componendo. Il governo alza il tiro, appesantisce la repressione, picchia, arresta, criminalizza. La speranza è dividere, spaventare il movimento per far emergere la componente più istituzionale e spezzare la resistenza dei No Tav, riducendoli a meri testimoni indignati dello scempio.\r\nLa spettacolarità insita negli attacchi con il fuoco alle ditte, che pure si collocano a pieno nell’alveo della lotta non violenta, da la stura alla retorica sulla violenza. Il pezzo di Crainz si apre con l’occhiello “le polemiche recenti sulle azioni contro (la) Tav in Val di Susa riprono la questione del confine tra diritto al dissenso e forme illegali di opposizione” nel sottotitolo diventa più esplicito con un secco “quando le proteste diventano violenza”. Il pezzo si caratterizza per una continua equiparazione tra illegalità e violenza, il che dimostra, al di là dell’insistito discettare sulla lotta non violenta, la fondamentale incomprensione del senso e dei modi di questa pratica. Non tutto quel che è illegale è necessariamente anche violento, che non tutto quel che è legale è non violento. Che spaccare una ruspa e spaccare la testa di qualcuno non siano gesti equivalenti mi pare non meriti dimostrazioni di sorta. Se in questo gioco si inserisce la distinzione tra legale ed illegale il quadro invece si intorbida.\r\nI poliziotti che spaccano le teste dei No Tav, che sparano in faccia lacrimogeni, che mandano in coma un attivista e cavano un occhio ad un altro non fanno che compiere il loro dovere.\r\nI governi di turno ne solo tanto convinti che hanno garantito una buona carriera a tutti i massacratori di Bolzaneto, nonostante, in questo caso, vi sia stata una sentenza di condanna della magistratura. Per la mezza dozzina di capri espiatori di quelle giornate di lotta sono scattate condanne sino a sedici anni di reclusione, nonostante avessero soltanto rotto delle cose.\r\nSe è di Stato vale anche la tortura, se è espressione di lotta sociale viene perseguito anche un semplice danneggiamento. Anzi. Si parla addirittura di terrorismo, l’espressione che venne usata negli anni Settanta per definire la lotta armata. Crainz considera le vicende della Diaz e Bolzaneto errori di percorso da evitare di offrire argomenti a chi vorrebbe una diversa organizzazione politica e sociale. Scivoloni pericolosi perché si fanno delle gran brutte figure.\r\nL’autore, echeggiando Salvadori, sostiene che il sabotaggio è sintomo di debolezza, di sconfitta, di separazione dal movimento popolare. Crainz richiama i fantasmi del “rozzo pedagogismo giacobino ‘del gesto esemplare’ e dell’avanguardia leninista” che, per disprezzo, si sostituiscono all’azione autonoma dei cittadini.\r\nSu questa base Crainz ricostruisce le lotte degli anni Settanta, rievocando le figure dei cattivi maestri e riducendo la dinamica sociale di quegli anni ad una sorta di gigantesca cupio dissolvi culminata nella lotta armata.\r\nParte dall’assunto che le forme di lotta più radicali sono legittime contro le dittature, non certo in un regime democratico.\r\nPeccato che la democrazia reale, non quella dei libri delle scuole elementari, sia quella della Diaz e di Bolzaneto, perché la “sospensione del diritto” non è l’eccezione ma la regola. Peggio. In questi anni la sospensione del diritto si è fatta regola. L’intera legislazione sull’immigrazione, i respingimenti collettivi, gli accordi con la Libia per l’outsourcing della detenzione, le guerre umanitarie, le bombe intelligenti, le carceri che scoppiano, i morti nelle caserme, i militari nelle strade, le proteste popolari sedate con gas e manganelli…\r\nLa sospensione del diritto si fa sempre regola, quando qualcuno si ribella a regole del gioco che garantiscono il ricambio delle elite, negando un reale spazio di partecipazione ai cittadini, sancendo come insuperabile una società divisa in classi, dove il profitto di pochi conta più della vita e della dignità dei più.\r\nCrainz conclude il pezzo ironizzando sugli intellettuali che giocano con i fiammiferi. Quelli come lui usano le penne come i poliziotti i manganelli. Un gioco stupido ma trasparente.\r\nGrande assente nell’analisi di Crainz è il movimento No Tav. Un movimento che non può essere ingabbiato in nessuno degli schemi in cui tanti analisti hanno provato ad incasellarlo negli anni. Un movimento che cresce e si alimenta della sue tante anime, che elabora le proprie strategie attraverso un lento e, a volte difficile, confronto. Un movimento radicale e radicato nel territorio. Un movimento che ha optato per l’azione diretta, che non delega a nessuno e ha deciso di resistere attivamente all’imposizione violenta di un’opera la cui unica utilità è il drenaggio di soldi pubblici a fini privati.\r\nIl movimento No Tav ha scelto alcuni mesi fa di appoggiare la pratica del sabotaggio. Di questa decisione restano poche tracce sui media, sia tra i cronisti che tra gli analisti, perché di fronte alla volontà di un’assemblea popolare tanti teoremi si sgretolano come neve al sole.\r\nIl movimento in questi mesi dovrà affrontare una sfida complessa: mantenere radicalità e radicamento sociale. Non sarà facile, perché la magistratura sta preparando una operazione repressiva in grande stile, come dimostrano le gite dei PM torinesi a Milano e in altre città. Non sarà facile, perché le prossime amministrative rischiano ancora una volta di assorbire troppe energie a discapito dell’azione quotidiana per gettare sabbia negli ingranaggi dell’occupazione militare.\r\nLa scommessa dei prossimi mesi sarà quella di riaprire gli spazi per l’azione diretta popolare, che la repressione e la violenza del governo stanno cercando di chiudere.\r\nIl governo e la lobby del Tav non hanno troppa paura dei sabotaggi o di un manipolo di amministratori No Tav, hanno invece gran timore di una nuova rivolta popolare che renda ingovernabile il territorio.\r\nA noi tutti il compito di rendere reali le loro paure.","15 Settembre 2013","2018-10-17 22:59:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/09/haywood-sabotagewww-color-200x110.jpg","Sabotaggi, intellettuali e fiammiferi","podcast",1379283095,[336,337,338,339],"http://radioblackout.org/tag/crainz/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/sabotaggio/","http://radioblackout.org/tag/salvadori/",[341,342,343,344],"crainz","no tav","sabotaggio","salvadori",{"post_content":346},{"matched_tokens":347,"snippet":348,"value":349},[80,81],"per l’outsourcing della detenzione, le \u003Cmark>guerre\u003C/mark> \u003Cmark>umanitarie\u003C/mark>, le bombe intelligenti, le carceri","Politici, imprenditori falliti, media hanno scatenato un attacco senza precedenti al movimento No Tav. Negli ultimi giorni sono scesi in campo anche intellettuali e storici, che rileggono gli eventi di oggi con la lente distorta di una narrazione che trascolora nel mito. Il mito degli anni di “piombo”, degli “antimoderni” moti luddisti, della perdita di consenso di avanguardie che scelgono la lotta armata.\r\nScomodare un termine ingombrante come “terrorismo” è normale per tanti giornalisti e commentatori politici. Il paragone tra la lotta armata di trent’anni fa e la resistenza No Tav ne è la pietra miliare.\r\nDa quando i PM Padalino e Rinaudo il 29 luglio hanno accusato una dozzina di ragazzi di associazione a scopo terroristico, affibbiandogli l’articolo 180 del codice, gli scritti su questo tema si sono moltiplicati. Le iniziative di lotta estive li hanno scatenati. Nella loro lente deformante sono finite le passeggiate di lotta in Clarea, i sabotaggi, i blocchi, persino la marcia simbolica degli over 50, simbolo del legame tra le generazioni, del filo robusto che lega tutti gli attivisti in una lotta in cui ogni tassello si incastra nel mosaico deciso collettivamente. I sabotaggi delle ultime settimane verso ditte collaborazioniste – spesso aziende stracotte, plurifallite, in odore di mafia – li hanno scatenati definitivamente.\r\nIn piena sintonia con i media la Procura torinese ha ordinato perquisizioni e limitazioni della libertà con scadenza sempre più ravvicinata. Ultimi i tre No Tav arrestati con l’accusa di violenza privata – ma la Procura voleva infilarci anche la tentata rapina – perché, secondo Erica De Blasi, giornalista del quotidiano “la Repubblica”, avrebbero fatto parte del folto gruppo di No Tav che avevano smascherato l’inganno con cui si era infiltrata nella manifestazione degli over 50. De Blasi si era finta una manifestante ed aveva scattato foto che, per sua stessa ammissione, erano destinate alla Digos. Per quest’episodio insignificante è stata scomodata la libertà di stampa, dimenticando che questa “giornalista” era venuta meno alla sua stessa deontologia professionale, ponendosi al servizio della polizia.\r\nNella guerra mediatica scatenata contro il movimento No Tav si inserisce il dossier uscito proprio sul quotidiano “la Repubblica” il 12 settembre.\r\nLo storico Salvadori tenta una genealogia della pratica del sabotaggio, ricostruendo la vicenda del movimento che, tra il 1811 e il 1816, scosse l’Inghilterra. La pratica della distruzione delle macchine viene descritta da Salvadori come una sorta di disperata resistenza alla miseria frutto delle nuove tecnologie produttive, che riducevano il bisogno di manodopera. Salvadori liquida la rivolta, che pure durò a lungo nonostante i manifestanti uccisi dalla polizia, le deportazioni e le condanne a morte, come ultimo inutile grido di un’epoca preindustriale condannata a sparire.\r\n\r\nAnarres ne ha discusso con Cosimo Scarinzi, un sindacalista che si è occupato a fondo della pratica del sabotaggio all’interno del movimento dei lavoratori. Secondo Scarinzi la radicalità del movimento “luddista” non era una critica alle macchine, quanto la risposta alla ferocissima repressione che colpiva ogni forma di protesta. Lotte meno dure venivano sanzionate con la deportazione e la condanna a morte, non lasciando alcun margine di trattativa ai lavoratori che si ribellavano ad una miseria estrema. In questa situazione l’attacco alla macchine diviene il mezzo per tentare di piegare un padronato indisponibile a qualsiasi concessione.\r\nScarinzi esamina la pratica del sabotaggio, attraverso la storia del movimento operaio, che ne è attraversato costantemente, sia che si tratti di pratiche spontanee, che non si rivendicano come tali, sia che vengano assunte e valorizzate come uno dei tasselli della lotta contro lo sfruttamento capitalista. Nell’opuscolo “Sabotage” Emile Pouget, esponente del sindacalismo rivoluzionario di segno libertario teorizza esplicitamente l’utilizzo del sabotaggio come segno incontrovertibile dell’indisponibilità ad un compromesso con una società divisa in classi. In questo caso, al di là della materialità dell’agire, emerge la volontà di scoraggiare ogni tentativo di compromesso tra capitale e lavoro, demolendo nei fatti la propaganda che vorrebbe sfruttati e sfruttatori sulla stessa barca, con gli stessi interessi di fondo.\r\nAscolta qui la chiacchierata con Cosimo, che è proseguita con l'analisi del sabotaggio nella pratica dei lavoratori del secolo appena trascorso:\r\n2013 09 13 sabotaggio cosimo\r\n\r\nTorniamo al dossier di “la Repubblica”.\r\nNell’analisi di Salvadori, che pure prudentemente si limita alle rivolte inglesi all’epoca della cosiddetta “rivoluzione industriale”, si possono cogliere due elementi che spiegano le ragioni dell’inserimento in un paginone che si apre con un articolo di Guido Crainz dedicato ai sabotaggi contro l’alta velocità in Val Susa.\r\nIl primo elemento è il carattere antimoderno delle rivolte luddiste, il secondo è l’ineluttabilità della sconfitta di chi si batte contro un progresso inarrestabile. In altri termini l’articolo di Salvadori, anche al di là dell’esplicita volontà dell’autore, svolge il compito che la rivista di intelligence Gnosis affida all’”agente di influenza“, ossia orientare l’opinione pubblica, demolire la fiducia dei No Tav, insinuando il dubbio sulle prospettive della lotta.\r\nQuesti elementi ci consentono vedere la trama del mosaico che la lobby Si Tav sta componendo. Il governo alza il tiro, appesantisce la repressione, picchia, arresta, criminalizza. La speranza è dividere, spaventare il movimento per far emergere la componente più istituzionale e spezzare la resistenza dei No Tav, riducendoli a meri testimoni indignati dello scempio.\r\nLa spettacolarità insita negli attacchi con il fuoco alle ditte, che pure si collocano a pieno nell’alveo della lotta non violenta, da la stura alla retorica sulla violenza. Il pezzo di Crainz si apre con l’occhiello “le polemiche recenti sulle azioni contro (la) Tav in Val di Susa riprono la questione del confine tra diritto al dissenso e forme illegali di opposizione” nel sottotitolo diventa più esplicito con un secco “quando le proteste diventano violenza”. Il pezzo si caratterizza per una continua equiparazione tra illegalità e violenza, il che dimostra, al di là dell’insistito discettare sulla lotta non violenta, la fondamentale incomprensione del senso e dei modi di questa pratica. Non tutto quel che è illegale è necessariamente anche violento, che non tutto quel che è legale è non violento. Che spaccare una ruspa e spaccare la testa di qualcuno non siano gesti equivalenti mi pare non meriti dimostrazioni di sorta. Se in questo gioco si inserisce la distinzione tra legale ed illegale il quadro invece si intorbida.\r\nI poliziotti che spaccano le teste dei No Tav, che sparano in faccia lacrimogeni, che mandano in coma un attivista e cavano un occhio ad un altro non fanno che compiere il loro dovere.\r\nI governi di turno ne solo tanto convinti che hanno garantito una buona carriera a tutti i massacratori di Bolzaneto, nonostante, in questo caso, vi sia stata una sentenza di condanna della magistratura. Per la mezza dozzina di capri espiatori di quelle giornate di lotta sono scattate condanne sino a sedici anni di reclusione, nonostante avessero soltanto rotto delle cose.\r\nSe è di Stato vale anche la tortura, se è espressione di lotta sociale viene perseguito anche un semplice danneggiamento. Anzi. Si parla addirittura di terrorismo, l’espressione che venne usata negli anni Settanta per definire la lotta armata. Crainz considera le vicende della Diaz e Bolzaneto errori di percorso da evitare di offrire argomenti a chi vorrebbe una diversa organizzazione politica e sociale. Scivoloni pericolosi perché si fanno delle gran brutte figure.\r\nL’autore, echeggiando Salvadori, sostiene che il sabotaggio è sintomo di debolezza, di sconfitta, di separazione dal movimento popolare. Crainz richiama i fantasmi del “rozzo pedagogismo giacobino ‘del gesto esemplare’ e dell’avanguardia leninista” che, per disprezzo, si sostituiscono all’azione autonoma dei cittadini.\r\nSu questa base Crainz ricostruisce le lotte degli anni Settanta, rievocando le figure dei cattivi maestri e riducendo la dinamica sociale di quegli anni ad una sorta di gigantesca cupio dissolvi culminata nella lotta armata.\r\nParte dall’assunto che le forme di lotta più radicali sono legittime contro le dittature, non certo in un regime democratico.\r\nPeccato che la democrazia reale, non quella dei libri delle scuole elementari, sia quella della Diaz e di Bolzaneto, perché la “sospensione del diritto” non è l’eccezione ma la regola. Peggio. In questi anni la sospensione del diritto si è fatta regola. L’intera legislazione sull’immigrazione, i respingimenti collettivi, gli accordi con la Libia per l’outsourcing della detenzione, le \u003Cmark>guerre\u003C/mark> \u003Cmark>umanitarie\u003C/mark>, le bombe intelligenti, le carceri che scoppiano, i morti nelle caserme, i militari nelle strade, le proteste popolari sedate con gas e manganelli…\r\nLa sospensione del diritto si fa sempre regola, quando qualcuno si ribella a regole del gioco che garantiscono il ricambio delle elite, negando un reale spazio di partecipazione ai cittadini, sancendo come insuperabile una società divisa in classi, dove il profitto di pochi conta più della vita e della dignità dei più.\r\nCrainz conclude il pezzo ironizzando sugli intellettuali che giocano con i fiammiferi. Quelli come lui usano le penne come i poliziotti i manganelli. Un gioco stupido ma trasparente.\r\nGrande assente nell’analisi di Crainz è il movimento No Tav. Un movimento che non può essere ingabbiato in nessuno degli schemi in cui tanti analisti hanno provato ad incasellarlo negli anni. Un movimento che cresce e si alimenta della sue tante anime, che elabora le proprie strategie attraverso un lento e, a volte difficile, confronto. Un movimento radicale e radicato nel territorio. Un movimento che ha optato per l’azione diretta, che non delega a nessuno e ha deciso di resistere attivamente all’imposizione violenta di un’opera la cui unica utilità è il drenaggio di soldi pubblici a fini privati.\r\nIl movimento No Tav ha scelto alcuni mesi fa di appoggiare la pratica del sabotaggio. Di questa decisione restano poche tracce sui media, sia tra i cronisti che tra gli analisti, perché di fronte alla volontà di un’assemblea popolare tanti teoremi si sgretolano come neve al sole.\r\nIl movimento in questi mesi dovrà affrontare una sfida complessa: mantenere radicalità e radicamento sociale. Non sarà facile, perché la magistratura sta preparando una operazione repressiva in grande stile, come dimostrano le gite dei PM torinesi a Milano e in altre città. Non sarà facile, perché le prossime amministrative rischiano ancora una volta di assorbire troppe energie a discapito dell’azione quotidiana per gettare sabbia negli ingranaggi dell’occupazione militare.\r\nLa scommessa dei prossimi mesi sarà quella di riaprire gli spazi per l’azione diretta popolare, che la repressione e la violenza del governo stanno cercando di chiudere.\r\nIl governo e la lobby del Tav non hanno troppa paura dei sabotaggi o di un manipolo di amministratori No Tav, hanno invece gran timore di una nuova rivolta popolare che renda ingovernabile il territorio.\r\nA noi tutti il compito di rendere reali le loro paure.",[351],{"field":133,"matched_tokens":352,"snippet":348,"value":349},[80,81],{"best_field_score":137,"best_field_weight":138,"fields_matched":33,"num_tokens_dropped":49,"score":139,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":49},{"document":355,"highlight":772,"highlights":777,"text_match":276,"text_match_info":780},{"comment_count":49,"id":356,"is_sticky":49,"permalink":357,"podcastfilter":358,"post_author":359,"post_content":360,"post_date":361,"post_excerpt":55,"post_id":356,"post_modified":362,"post_thumbnail":363,"post_title":364,"post_type":333,"sort_by_date":365,"tag_links":366,"tags":574},"98458","http://radioblackout.org/podcast/black-holes-dal-9-al-15-maggio-2025/",[295],"harraga"," \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nLunedì 09 ore 21,00 – ENI greenwashing 31 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nCosa ci fanno gli esperti dell’Ente Nazionale Idrocarburi in cattedra a parlare di ambiente? E come è cambiato il modo in cui i grandi trafficanti di gas e petrolio si raccontano? Se un tempo dire “essere al verde” era come dire “non avere un soldo”, oggi invece il colore “green” attira enormi fiumi di denaro. Per metterci sopra le mani, o le zampe, occorre però cambiare abito e ritinteggiarsi il pelo, attraverso un’articolata campagna di “greenwashing”, senza per questo perdere il vizio, cioè ad esempio continuando, com’è il caso del Cane a Sei Zampe, ad estrarre fonti fossili ai quattro angoli del pianeta.\r\nAndrea Turco, coautore del dossier “Follow the green. La narrazione di Eni alla prova dei fatti”, ci accompagna nel fiabesco mondo della comunicazione targata Eni, ci racconta delle mire del Cane a Sei Zampe sui fondi europei per la transizione ecologica, e ci mette in guardia rispetto al progetto di stoccaggio di gas inquinanti al largo di Ravenna. L’impressione generale è quella d trovarsi di fronte ad una spaventosa visione “circolare” dell’economia che, più che ad una rivoluzione verde, somiglia ad una spirale senza uscita.\r\n\r\n \r\n\r\nLunedì 09 ore 21,30 – Woodstown: racconto horror di A. Daudet 14 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nRacconto horror del diciannovesimo secolo, ambientato in oscure foreste che si ribellano verso gli umani che le vogliono distruggere o controllare\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 11 ore 08,30 – Do you remember revolution? pt. 2 31 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nRivisitazione Radiofonica del documentario di Loredana Bianconi del 1997\r\n“Do You Remember Revolution”\r\n\r\nBarbara Balzerani, Adriana Faranda, Nadia Mantovani, Susanna Ronconi, avevano vent’anni quando decisero di unirsi alla lotta armata e di lasciare alle spalle la vita sociale e la famiglia per fare della rivoluzione il centro e lo scopo della loro esistenza.\r\nPrendono qui parola, dopo lunghi anni di carcerazione, per raccontare e raccontarsi, partendo da dove tutto ha avuto inizio, interrogando e indagando responsabilità, torti e ragioni dell’ultimo grande conflitto sociale nella storia di questo Paese.\r\n\r\nDedicato alla Memoria di Barbara Balzerani (1949-2024)\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 11 ore 16,30 – Intervista ad Andrea Borgnino sul futuro della radio 43 minuti [Radio Blackout, Stakka stakka]: Abbiamo avuto come redazione di Stakka stkka il piacere di fare una lunga discussione in studio con Andrea Borgnino, che cura la rubrica Interferenze per Radio3 Mondo, sul futuro della radio e il suo valore in contesti sensibili, come crisi umanitarie e conflitti.\r\nediting e mastering a cura di arsider\r\nplaylist from: dj subumano library archives\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 12 ore 08,30 – Podcast Franti pt.2 36 minuti [Franti]:\r\n\r\nIl podcast che vi apprestate ad ascoltare prende le sue mosse dalla necessità di riattivare un ragionamento collettivo che tenga conto dell’attuale situazione in cui versa la scuola italiana, alla luce del turbine di eventi alla cui manifestazione abbiamo assistito negli ultimi anni, a partire dalla pandemia fino allo scoppio di nuove terribili guerre.\r\n\r\nQuesto esperimento porterà a contatto diverse generazioni di professori e di studenti, impegnati tutti nel difficile compito di ristabilire una egemonia del discorso e della prassi rivoluzionari – a partire anche dall’interrogarsi sul senso di parole come questa – nella scuola.\r\n\r\nEsso è frutto di un lavoro collettivo, e per il collettivo questo lavoro è pensato e svolto: per gli studenti, i docenti e gli educatori, e tutti coloro che gravitano attorno al mondo della scuola, che credono ancora nella possibilità di quello che il situazionista Raoul Vaneigem chiamava “rovesciamento di prospettiva”.\r\n\r\nLe puntate sono tutte registrate nei locali dell’Archivio Moroni e del Centro Sociale di via Conchetta 18, a Milano.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 12 ore 11,30 – La Casa Del Disastro! Je suis Punk! Breve storia delle origini del punk in Francia 53 minuti [La Casa del disastro!, Radio Onda D'urto]:\r\n\r\nBreve storia sulle origini del punk in Francia con musiche di BULDOZER, LOU REED, NEW YORK DOLLS, TELEVISION, STINKY TOYS\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 12 ore 15,30 – Blackout Fest 2025 Mix 70 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nMix con gruppi e progetti che suoneranno all'edizione del Blackout Fest 2025. Con in ordine di apparizione: Andrea Santalucia, Arsenal Mikebe, Warfuck, Concetration, Odia, Ddwy, Jedbalak, Frammenti, Babe Roots, Korobu, Semiratruth, Ondakeiki, Ethico, Resina, Eden For All, Asino. Non sono tutti ovviamente!\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 08,30 – Muhammad Alì, Rumble in the jungle 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nBiografia del leggendario pugile Muhammad Alì.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 19,00 – Babe Roots - Estratto dal live del 2019 al Leoncavallo 18 minuti [Babe Roots, Radio Blackout]:\r\n\r\nSessione spirituale e subacquea condensata in un mini-live-set purificante, deep dub techno. Tracklist:\r\n> Live intro feat Baba Ras (live only)\r\n\r\n> Jah Nuh Dead feat Another Channel\r\n\r\n> Can’t See feat Lee Perry (live only)\r\n\r\n> Sufferation Time feat Kojo Neatness (Babe Roots remix)\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 20,00 – SFratture: Contro la guerra alle droghe 48 minuti [Fratture]:\r\n\r\nIl collettivo Fratture si occupa di cronaca e analisi del carcere e della società che lo alimenta.\r\nIn questo podcast si affronta il tema della guerra alle droghe, della riduzione del danno, del rapporto tra sostanze e detenzione, grazie a un'intervista alle Chemical Sisters.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 21,00 – Worlds to come - Chapter 2 - Corpi 32 minuti [Sei Iturriaga, Giulia Deval, Alessio Alonne]: Per trascendere l'idea dell'essere umano come centro dell'ordine, è necessario rioccupare i nostri corpi, il primato della mente, l'idea di coscienza costruita sul senso univoco della narrazione dominante che ci ha spinto alla negazione della materialità che ci costituisce. Tornare al corpo è l'unico modo che abbiamo per trovare il nostro posto nello spazio della ricostruzione. Non si tratta del corpo come unità standardizzata, regolata e limitata, bensì del veicolo di potenzialità fisiche con cui sperimentiamo la nostra esistenza. Il corpo come unità semantica a partire dalla quale abitiamo un mondo che può accettarci solo se diventiamo coscienti e responsabili della nostra appartenenza a un ordine geologico, rizomatico, acquifero, atmosferico, dove l'organico è solo un altro strato, un rivestimento permeabile attraverso cui passano gli elementi.\r\nI corpi non nascono, si fanno. I corpi sono marcati (sessualizzati, razzializzati, animalizzati). I corpi sono simpoietici. Questo è ciò che esploriamo in questa puntata grazie alle pratiche artistiche di Johanna Hedva e Justin Randolph Thompson.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 00,30 – Lrwd - Mixtape tribute to Turin-Open-Medium 50 minuti [Lrwd, Radio Blackout]: Questo è un mixtape realizzato da Lrwd (si legge Lo-rrd) come tributo ai mezzi di comunicazione indipendenti di Torino, infatti questo fu messo a disposizione di download benefit Radio Blackout\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 08,30 – Ponte Radio - Resistere a sud 131 minuti [Radio Neanderthal, Ponte Radio]:\r\n\r\nPuntata del 29/11/2024 di Ponte Radio a cura di Radio Neanderthal, realizzata da registrazioni dell'iniziativa \"Resistere a sud\" al Terzo Piano Autogestito a Napoli. Chiacchiere e riflessioni su cosa significa stare, restare e resistere a Sud\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 20,00 – Macchina del tempo Ep.6 56 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nTrasmissione speciale ideata per il ventennale di Radio Blackout, contentitore di interviste, frammenti e testimonianze dagli archivi della radio.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 21,30 – Intervista Alex Vargiu: Un punk a Roma 64 minuti [Radio Blackout, Radio Kebab]: Votato fin dalla fine degli anni 70 al Punk R'n'R Hc con gruppi come Stigma,Bloody Riot,Bingo,Dissuaders, Alex Vargiu, in questa intervista del 2015, ci sbatte in faccia il cadavere ambulante del punk! Punk's dead your the next!\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 23,00 – No Hay Banda Live @ Blackout house 19/5/19 110 minuti [No Hay Banda, Radio Blackout]: Nohaybandatrio was born in 2004, when Fabio Recchia (prepared bass and guitar which he plays simultaneously) met Marcello Allulli (sax and liveelectronics) and Emanuele Tommasi (drums and percussions).\r\n\r\nIts musical proposal has its roots in many genres: jazzcore, prog, math rock, `70s groove, soundtracks, noise… but they are all re-encoded in its unique style.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 09,00 – Audiodocumentario Saharawi pt.2 25 minuti [Tullio Togni]:\r\n\r\nTullio Togni, giornalista freelance, ha realizzato tre audio-doc sui Saharawi, frutto di diversi viaggi nel Sahara Occidentale, con le testimonianze dirette di lavoratori, sindacalisti, attivisti (nella zona occupata dal Marocco) e di profughi (nei campi in Algeria).\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 09,30 – GRRAWR - Mix 05/2025 65 minuti [GRRAWR]:\r\n\r\nGRRAWR va alla ricerca del suono del suo cervello. La legge delle tre R (ripetere ripetere ripetere) è meravigliosamente incorniciata dai corollari della noia e dell'errore. Cosa fa un animale che ripete ripete ripete ma poi si distrae, si sbaglia e si dimentica che cosa doveva ripetere? Fare musica è solo un modo di fischiettare.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 13,30 – Psychotronic Radio vol.4 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nUn gorgo radiofonico di melma auricolare bizzarra e straziante fatta di b-movies z-movies musiche degenerate vhs a noleggio e pellicole infuocate!!\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 18,30 – ARREMBAGGIO! compilation ardecore benefit v.3 32 minuti [Radio Blackout, compilation ardecore benefit]: Siamo partiti quasi per scherzo, poi l’affare si è ingrossato e siamo arrivati al volume 3. Oltre a queste edizioni digitali, stiamo curando anche le uscite in cassetta, non per santificare una moda ma per ribadire che il diy è il nostro unico “metodo”. Oggi come ieri, ma forse più di ieri, ciò che conta è lo spirito. In tutte le sue accezioni.\r\n\r\n ","9 Giugno 2025","2025-06-09 21:16:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","Black Holes dal 9 al 15 Maggio 2025",1749503777,[367,368,369,370,371,372,373,374,253,375,376,377,378,379,380,381,382,383,384,385,386,387,388,389,390,391,392,393,394,395,396,397,398,399,400,401,402,403,404,405,406,407,408,409,410,411,412,413,414,415,416,417,418,419,420,421,422,423,424,425,426,427,428,429,430,431,255,432,433,434,435,436,437,438,439,440,441,442,443,444,445,446,447,448,449,450,451,452,453,454,455,456,457,458,459,460,461,462,463,464,465,466,467,468,469,470,471,472,473,474,475,476,477,478,479,480,481,482,483,484,485,486,487,256,488,489,490,491,492,493,494,495,496,497,498,499,500,501,502,503,504,505,506,507,508,509,510,511,512,513,514,515,516,517,518,519,520,521,522,523,524,525,526,527,528,529,530,531,532,533,534,535,536,537,538,539,540,541,542,543,544,545,546,547,548,549,550,551,552,553,554,555,556,557,558,559,560,561,562,563,564,565,566,567,568,569,570,571,572,573],"http://radioblackout.org/tag/60/","http://radioblackout.org/tag/70/","http://radioblackout.org/tag/80/","http://radioblackout.org/tag/2015/","http://radioblackout.org/tag/2019/","http://radioblackout.org/tag/2025/","http://radioblackout.org/tag/a-fora-de-arrastu/","http://radioblackout.org/tag/adriana-faranda/","http://radioblackout.org/tag/alessio-alonne/","http://radioblackout.org/tag/alex-vargiu/","http://radioblackout.org/tag/alphonse-daudet/","http://radioblackout.org/tag/alt-country/","http://radioblackout.org/tag/ambiente/","http://radioblackout.org/tag/andrea-borgnino/","http://radioblackout.org/tag/andrea-santalucia/","http://radioblackout.org/tag/andrea-turco/","http://radioblackout.org/tag/archivio-moroni/","http://radioblackout.org/tag/arrembaggio-compilation-ardecore-benefit-v-3/","http://radioblackout.org/tag/arsenal-mikebe/","http://radioblackout.org/tag/asino/","http://radioblackout.org/tag/audiodocumentario/","http://radioblackout.org/tag/b-movies/","http://radioblackout.org/tag/babe-roots/","http://radioblackout.org/tag/barbara-balzerani/","http://radioblackout.org/tag/bass/","http://radioblackout.org/tag/benefit/","http://radioblackout.org/tag/big-hands/","http://radioblackout.org/tag/bingo/","http://radioblackout.org/tag/biografia/","http://radioblackout.org/tag/blackout-fest/","http://radioblackout.org/tag/blackout-fest-2025/","http://radioblackout.org/tag/bloody-riot/","http://radioblackout.org/tag/bonnie-prince-billy/","http://radioblackout.org/tag/boschi/","http://radioblackout.org/tag/bosco/","http://radioblackout.org/tag/breve-storia-delle-origini-del-punk-in-francia/","http://radioblackout.org/tag/brigatismo/","http://radioblackout.org/tag/buldozer/","http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/chapter-2/","http://radioblackout.org/tag/chemical-sisters/","http://radioblackout.org/tag/cinema/","http://radioblackout.org/tag/collage/","http://radioblackout.org/tag/colonizzazione-interna/","http://radioblackout.org/tag/compilation/","http://radioblackout.org/tag/compilation-ardecore/","http://radioblackout.org/tag/concentration/","http://radioblackout.org/tag/conflitti/","http://radioblackout.org/tag/corpi/","http://radioblackout.org/tag/cox-18/","http://radioblackout.org/tag/crisi-umanitaria/","http://radioblackout.org/tag/cuneiform-tabs/","http://radioblackout.org/tag/david-burrows/","http://radioblackout.org/tag/ddwy/","http://radioblackout.org/tag/deep-dub-techno/","http://radioblackout.org/tag/dissuders/","http://radioblackout.org/tag/diy/","http://radioblackout.org/tag/do-you-remember-revolution/","http://radioblackout.org/tag/docenti/","http://radioblackout.org/tag/documentario/","http://radioblackout.org/tag/donna-haraway/","http://radioblackout.org/tag/dub/","http://radioblackout.org/tag/eden-for-all/","http://radioblackout.org/tag/educazione/","http://radioblackout.org/tag/elettronica/","http://radioblackout.org/tag/estratto-dal-live-del-2019-al-leoncavallo/","http://radioblackout.org/tag/ethico/","http://radioblackout.org/tag/experimental/","http://radioblackout.org/tag/film/","http://radioblackout.org/tag/filosofia/","http://radioblackout.org/tag/flic-dans-la-tetta/","http://radioblackout.org/tag/frammenti/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/franti/","http://radioblackout.org/tag/fratture/","http://radioblackout.org/tag/futuro-della-radio/","http://radioblackout.org/tag/giulia-deval/","http://radioblackout.org/tag/greenwashing/","http://radioblackout.org/tag/grrawr/","http://radioblackout.org/tag/hard-quartet/","http://radioblackout.org/tag/hardcore/","http://radioblackout.org/tag/hasswerk/","http://radioblackout.org/tag/hc/","http://radioblackout.org/tag/hip-hop/","http://radioblackout.org/tag/horror/","http://radioblackout.org/tag/index-for-working-musik/","http://radioblackout.org/tag/indie-rock/","http://radioblackout.org/tag/iniziativa-di-incontri/","http://radioblackout.org/tag/interferenze/","http://radioblackout.org/tag/intervista/","http://radioblackout.org/tag/interviste/","http://radioblackout.org/tag/istruzione/","http://radioblackout.org/tag/italia/","http: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E come è cambiato il modo in cui i grandi trafficanti di gas e petrolio si raccontano? Se un tempo dire “essere al verde” era come dire “non avere un soldo”, oggi invece il colore “green” attira enormi fiumi di denaro. Per metterci sopra le mani, o le zampe, occorre però cambiare abito e ritinteggiarsi il pelo, attraverso un’articolata campagna di “greenwashing”, senza per questo perdere il vizio, cioè ad esempio continuando, com’è il caso del Cane a Sei Zampe, ad estrarre fonti fossili ai quattro angoli del pianeta.\r\nAndrea Turco, coautore del dossier “Follow the green. La narrazione di Eni alla prova dei fatti”, ci accompagna nel fiabesco mondo della comunicazione targata Eni, ci racconta delle mire del Cane a Sei Zampe sui fondi europei per la transizione ecologica, e ci mette in guardia rispetto al progetto di stoccaggio di gas inquinanti al largo di Ravenna. L’impressione generale è quella d trovarsi di fronte ad una spaventosa visione “circolare” dell’economia che, più che ad una rivoluzione verde, somiglia ad una spirale senza uscita.\r\n\r\n \r\n\r\nLunedì 09 ore 21,30 – Woodstown: racconto horror di A. Daudet 14 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nRacconto horror del diciannovesimo secolo, ambientato in oscure foreste che si ribellano verso gli umani che le vogliono distruggere o controllare\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 11 ore 08,30 – Do you remember revolution? pt. 2 31 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nRivisitazione Radiofonica del documentario di Loredana Bianconi del 1997\r\n“Do You Remember Revolution”\r\n\r\nBarbara Balzerani, Adriana Faranda, Nadia Mantovani, Susanna Ronconi, avevano vent’anni quando decisero di unirsi alla lotta armata e di lasciare alle spalle la vita sociale e la famiglia per fare della rivoluzione il centro e lo scopo della loro esistenza.\r\nPrendono qui parola, dopo lunghi anni di carcerazione, per raccontare e raccontarsi, partendo da dove tutto ha avuto inizio, interrogando e indagando responsabilità, torti e ragioni dell’ultimo grande conflitto sociale nella storia di questo Paese.\r\n\r\nDedicato alla Memoria di Barbara Balzerani (1949-2024)\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 11 ore 16,30 – Intervista ad Andrea Borgnino sul futuro della radio 43 minuti [Radio Blackout, Stakka stakka]: Abbiamo avuto come redazione di Stakka stkka il piacere di fare una lunga discussione in studio con Andrea Borgnino, che cura la rubrica Interferenze per Radio3 Mondo, sul futuro della radio e il suo valore in contesti sensibili, come crisi \u003Cmark>umanitarie\u003C/mark> e conflitti.\r\nediting e mastering a cura di arsider\r\nplaylist from: dj subumano library archives\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 12 ore 08,30 – Podcast Franti pt.2 36 minuti [Franti]:\r\n\r\nIl podcast che vi apprestate ad ascoltare prende le sue mosse dalla necessità di riattivare un ragionamento collettivo che tenga conto dell’attuale situazione in cui versa la scuola italiana, alla luce del turbine di eventi alla cui manifestazione abbiamo assistito negli ultimi anni, a partire dalla pandemia fino allo scoppio di nuove terribili \u003Cmark>guerre\u003C/mark>.\r\n\r\nQuesto esperimento porterà a contatto diverse generazioni di professori e di studenti, impegnati tutti nel difficile compito di ristabilire una egemonia del discorso e della prassi rivoluzionari – a partire anche dall’interrogarsi sul senso di parole come questa – nella scuola.\r\n\r\nEsso è frutto di un lavoro collettivo, e per il collettivo questo lavoro è pensato e svolto: per gli studenti, i docenti e gli educatori, e tutti coloro che gravitano attorno al mondo della scuola, che credono ancora nella possibilità di quello che il situazionista Raoul Vaneigem chiamava “rovesciamento di prospettiva”.\r\n\r\nLe puntate sono tutte registrate nei locali dell’Archivio Moroni e del Centro Sociale di via Conchetta 18, a Milano.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 12 ore 11,30 – La Casa Del Disastro! Je suis Punk! Breve storia delle origini del punk in Francia 53 minuti [La Casa del disastro!, Radio Onda D'urto]:\r\n\r\nBreve storia sulle origini del punk in Francia con musiche di BULDOZER, LOU REED, NEW YORK DOLLS, TELEVISION, STINKY TOYS\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 12 ore 15,30 – Blackout Fest 2025 Mix 70 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nMix con gruppi e progetti che suoneranno all'edizione del Blackout Fest 2025. Con in ordine di apparizione: Andrea Santalucia, Arsenal Mikebe, Warfuck, Concetration, Odia, Ddwy, Jedbalak, Frammenti, Babe Roots, Korobu, Semiratruth, Ondakeiki, Ethico, Resina, Eden For All, Asino. Non sono tutti ovviamente!\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 08,30 – Muhammad Alì, Rumble in the jungle 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nBiografia del leggendario pugile Muhammad Alì.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 19,00 – Babe Roots - Estratto dal live del 2019 al Leoncavallo 18 minuti [Babe Roots, Radio Blackout]:\r\n\r\nSessione spirituale e subacquea condensata in un mini-live-set purificante, deep dub techno. Tracklist:\r\n> Live intro feat Baba Ras (live only)\r\n\r\n> Jah Nuh Dead feat Another Channel\r\n\r\n> Can’t See feat Lee Perry (live only)\r\n\r\n> Sufferation Time feat Kojo Neatness (Babe Roots remix)\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 20,00 – SFratture: Contro la guerra alle droghe 48 minuti [Fratture]:\r\n\r\nIl collettivo Fratture si occupa di cronaca e analisi del carcere e della società che lo alimenta.\r\nIn questo podcast si affronta il tema della guerra alle droghe, della riduzione del danno, del rapporto tra sostanze e detenzione, grazie a un'intervista alle Chemical Sisters.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 13 ore 21,00 – Worlds to come - Chapter 2 - Corpi 32 minuti [Sei Iturriaga, Giulia Deval, Alessio Alonne]: Per trascendere l'idea dell'essere umano come centro dell'ordine, è necessario rioccupare i nostri corpi, il primato della mente, l'idea di coscienza costruita sul senso univoco della narrazione dominante che ci ha spinto alla negazione della materialità che ci costituisce. Tornare al corpo è l'unico modo che abbiamo per trovare il nostro posto nello spazio della ricostruzione. Non si tratta del corpo come unità standardizzata, regolata e limitata, bensì del veicolo di potenzialità fisiche con cui sperimentiamo la nostra esistenza. Il corpo come unità semantica a partire dalla quale abitiamo un mondo che può accettarci solo se diventiamo coscienti e responsabili della nostra appartenenza a un ordine geologico, rizomatico, acquifero, atmosferico, dove l'organico è solo un altro strato, un rivestimento permeabile attraverso cui passano gli elementi.\r\nI corpi non nascono, si fanno. I corpi sono marcati (sessualizzati, razzializzati, animalizzati). I corpi sono simpoietici. Questo è ciò che esploriamo in questa puntata grazie alle pratiche artistiche di Johanna Hedva e Justin Randolph Thompson.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 00,30 – Lrwd - Mixtape tribute to Turin-Open-Medium 50 minuti [Lrwd, Radio Blackout]: Questo è un mixtape realizzato da Lrwd (si legge Lo-rrd) come tributo ai mezzi di comunicazione indipendenti di Torino, infatti questo fu messo a disposizione di download benefit Radio Blackout\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 08,30 – Ponte Radio - Resistere a sud 131 minuti [Radio Neanderthal, Ponte Radio]:\r\n\r\nPuntata del 29/11/2024 di Ponte Radio a cura di Radio Neanderthal, realizzata da registrazioni dell'iniziativa \"Resistere a sud\" al Terzo Piano Autogestito a Napoli. Chiacchiere e riflessioni su cosa significa stare, restare e resistere a Sud\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 20,00 – Macchina del tempo Ep.6 56 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nTrasmissione speciale ideata per il ventennale di Radio Blackout, contentitore di interviste, frammenti e testimonianze dagli archivi della radio.\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 21,30 – Intervista Alex Vargiu: Un punk a Roma 64 minuti [Radio Blackout, Radio Kebab]: Votato fin dalla fine degli anni 70 al Punk R'n'R Hc con gruppi come Stigma,Bloody Riot,Bingo,Dissuaders, Alex Vargiu, in questa intervista del 2015, ci sbatte in faccia il cadavere ambulante del punk! Punk's dead your the next!\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 14 ore 23,00 – No Hay Banda Live @ Blackout house 19/5/19 110 minuti [No Hay Banda, Radio Blackout]: Nohaybandatrio was born in 2004, when Fabio Recchia (prepared bass and guitar which he plays simultaneously) met Marcello Allulli (sax and liveelectronics) and Emanuele Tommasi (drums and percussions).\r\n\r\nIts musical proposal has its roots in many genres: jazzcore, prog, math rock, `70s groove, soundtracks, noise… but they are all re-encoded in its unique style.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 09,00 – Audiodocumentario Saharawi pt.2 25 minuti [Tullio Togni]:\r\n\r\nTullio Togni, giornalista freelance, ha realizzato tre audio-doc sui Saharawi, frutto di diversi viaggi nel Sahara Occidentale, con le testimonianze dirette di lavoratori, sindacalisti, attivisti (nella zona occupata dal Marocco) e di profughi (nei campi in Algeria).\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 09,30 – GRRAWR - Mix 05/2025 65 minuti [GRRAWR]:\r\n\r\nGRRAWR va alla ricerca del suono del suo cervello. La legge delle tre R (ripetere ripetere ripetere) è meravigliosamente incorniciata dai corollari della noia e dell'errore. Cosa fa un animale che ripete ripete ripete ma poi si distrae, si sbaglia e si dimentica che cosa doveva ripetere? Fare musica è solo un modo di fischiettare.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 13,30 – Psychotronic Radio vol.4 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nUn gorgo radiofonico di melma auricolare bizzarra e straziante fatta di b-movies z-movies musiche degenerate vhs a noleggio e pellicole infuocate!!\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 15 ore 18,30 – ARREMBAGGIO! compilation ardecore benefit v.3 32 minuti [Radio Blackout, compilation ardecore benefit]: Siamo partiti quasi per scherzo, poi l’affare si è ingrossato e siamo arrivati al volume 3. Oltre a queste edizioni digitali, stiamo curando anche le uscite in cassetta, non per santificare una moda ma per ribadire che il diy è il nostro unico “metodo”. Oggi come ieri, ma forse più di ieri, ciò che conta è lo spirito. 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Serve da garanzia agli stati per dare un apparenza umana alle guerre, alla gestione delle catastrofi, alle politiche repressivi. Gli Stati infatti hanno bisogno di ausiliari civili che li aiutano a controllare, organizzare e gestire la miseria. Le associazioni umanitarie traggono profitto da tutto ciò, con la loro carità che è soprattutto destinata a impedire l’autorganizzazione e le lotte. E la croce rossa non ama che questa sua collaborazione venga fatta uscire allo scoperto, una ragione in più per far conoscere le sue pratiche il più largamente possibile.\"\r\n\r\nTratto da: La croce rossa collabora alle espulsioni - 2012\r\n\r\nAi microfoni di Harraga, in onda su Radio Blackout, abbiamo approfondito il ruolo di Croce Rossa Italiana, un attore di primissimo piano all’interno della macchina del razzismo di Stato in tutte le diverse sue manifestazioni: dall’inclusione delle persone senza il giusto documento all’interno del sistema economico capitalista, quindi la loro messa a valore, all’esclusione delle stesse quando diventano “eccedenza”.\r\n\r\nAnalizzando la realtà dei centri di accoglienza straordinaria gestiti da questo ente, abbiamo provato ad scandagliare alcune delle dinamiche repressive e detentive che organizzano le vite al loro interno.\r\n\r\nNella prima parte della puntata abbiamo scelto di partire da una prospettiva territoriale con un focus sulla Val di Susa, dove Croce Rossa Italiana è presente sia al confine con la Francia, nel ruolo di ausiliario civile della polizia di frontiera, che a Bussoleno dove gestisce un centro di accoglienza straordinaria, nato nel 2022, e recentemente animato da una protesta organizzata dai suoi abitanti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/CrocerossaPrimaParte.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLasciamo anche la lettura in onda del comunicato scritto dagli abitanti del CAS di Bussoleno successivamente alla protesta del 6 Gennaio.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/CrocerossaLettera.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nQui invece entriamo invece nel merito di che cosa sono i CAS e come la Croce Rossa, negli anni, si è resa complice, nel tempo, delle dinamiche detentive ed espulsive dello Stato italiano, nonché del business che le caratterizza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/CrocerossaSecondaParte.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIn chiusura torniamo a Bussoleno e ci focalizziamo sui progetti di volontariato – o per meglio dire di lavoro gratuito – che CRI mette in campo nel territorio valsusino, nello specifico MIGRALP. Ma soprattutto abbiamo provato a ragionare su come tali progetti sia degli strumenti di disciplinamento delle persone che sono immagliate nell’accoglienza. 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Salvatore Paolo De Rosa, ricercatore indipendente e da anni attento osservatore del sistema economico di gestione dei rifiuti, spiega come e perché la gigantesca produzione di rifiuti civili e industriali abbia accompagnato passo passo il dispiegarsi delle relazioni di potere e di classe del capitalismo industriale, e come il suo apogeo sia raggiunto oggi nell’autentico “colonialismo tossico” dominante il mondo che abbiamo di fronte, ove i Paesi “avanzati”, nei quali la green econonomy alligna su una “nuova coscienza ecologica”, destinano i loro “avanzi” – un carico, per loro stessa definizione insostenibile, di rifiuti d’ogni tipo – ad ampie zone “arretrate” del mondo che fungono da loro discariche.\r\n\r\nIn questo quadro, è alquanto singolare che, nel Nord come nel Centro Italia, all’ormai secolare sistema, divenuto troppo costoso, delle “terre dei fuochi” si opponga un alternativo ma ben sperimentato “sistema a roghi diffusi”, accesi in appositi e temporary “capannoni da rogo” usa-e-getta: esso è sì il velenoso lascito di quella stessa economia che ha nel capannone l’orrido luogo d’esercizio della sua tirannide e che da sempre si è votata a far affogare i viventi nella merda del suo imperituro disfacimento, ma ora essa cerca di ottimizzare i costi di cotanta brutale expertise inventando e facendo proliferare piccoli temporary Sud nei capannoni assurti a perfette “scene del crimine ecologico”.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Rifiuti-tossici-Sud-Italia_32.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 7 ore 20,00 - Puzza di città - Torino non è New York 56 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nGuida galattica per visitatori spaziali, suoni, musiche, distorsioni e visioni dai mondi sommersi delle città, per un ucronia del futuro prossimo\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/Puzza-di-città-Torino-non-è-New-York.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 7 ore 23,30 - Lrwd - Mixtape tribute to Turin-Open-Medium 49 minuti [Lrwd, Radio Blackout]: Questo è un mixtape realizzato da Lrwd (si legge Lo-rrd) come tributo ai mezzi di comunicazione indipendenti di Torino, infatti questo fu messo a disposizione di download benefit Radio Blackout\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/Lrwd-Mixtape-tribute-to-Turin-Open-Medium_49.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 8 ore 09,00 - Tutta colpa dei padroni? 4 9 minuti [Marcello Pini e Federico Bosis]:\r\n\r\n“Tutta colpa dei padroni?” è un podcast di alfabetizzazione sindacale che spiega nella maniera più chiara possibile come sono regolati i rapporti di lavoro: chi scrive i CCNL, cosa succede quando scadono o si rinnovano, come agiscono i sindacati e quali sono le differenze tra loro. E ancora: cosa sono i “contratti mostro”, come funziona il sistema degli appalti, che ruolo hanno lo Stato e il governo nelle leggi sul lavoro, cos’è lo sciopero e come si fa.\r\nSe il benessere tuo e dei tuoi cari dipende da uno stipendio, qui troverai alcune cose che faresti meglio a conoscere. Testo e voce: Marcello Pini. Editing sonoro e montaggio: Federico Bosis. Cos’è e come funziona il sistema degli appalti? Chi l’ha inventato? Cosa c’entrano le cooperative?\r\nEcco qualche dritta per capire chi e come ingrassa grazie agli appalti.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/Tutta-colpa-dei-padroni-n.4_9.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 8 ore 10,00 - Psychotronic Radio vol.4 29 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nUn gorgo radiofonico di melma auricolare bizzarra e straziante fatta di b-movies z-movies musiche degenerate vhs a noleggio e pellicole infuocate!!\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/Psychotronic-Radio-vol.4_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 8 ore 13,30 - Fratture: Contro la guerra alle droghe 29 minuti [Fratture]:\r\n\r\nIl collettivo Fratture si occupa di cronaca e analisi del carcere e della società che lo alimenta.\r\nIn questo podcast si affronta il tema della guerra alle droghe, della riduzione del danno, del rapporto tra sostanze e detenzione, grazie a un'intervista alle Chemical Sisters.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/Fratture-Contro-la-guerra-alle-droghe.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","3 Dicembre 2024","2024-12-08 16:36:39","Black holes dal 2 all' 8 Dicembre 2024",1733249498,[367,368,369,823,379,380,824,825,383,826,388,405,407,409,827,414,828,417,829,830,431,831,441,442,450,832,455,456,468,470,471,482,833,488,491,492,495,513,834,517,518,519,520,835,527,528,836,837,533,838,839,840,538,541,545,550,841,842,560,843,566,569,572,844,573],"http://radioblackout.org/tag/1975/","http://radioblackout.org/tag/antifascismo/","http://radioblackout.org/tag/aprile-rosso/","http://radioblackout.org/tag/autoformazione/","http://radioblackout.org/tag/comitati-comunisti-per-il-potere-proletario/","http://radioblackout.org/tag/contratti-mostro/","http://radioblackout.org/tag/diritti-lavoro/","http://radioblackout.org/tag/ecologia/","http://radioblackout.org/tag/emilio-mentasti/","http://radioblackout.org/tag/inquinamento/","http://radioblackout.org/tag/marcello-pini/","http://radioblackout.org/tag/puzza-di-citta/","http://radioblackout.org/tag/radioblackout/","http://radioblackout.org/tag/rifiuti-tossici/","http://radioblackout.org/tag/salvatore-paolo-derosa/","http://radioblackout.org/tag/senza-tregua/","http://radioblackout.org/tag/serie-mixtape/","http://radioblackout.org/tag/smaltimento-rifiuti/","http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/torino-non-e-new-york/","http://radioblackout.org/tag/tutta-colpa-dei-padroni/","http://radioblackout.org/tag/wormhole/",[575,576,577,846,587,313,847,848,590,849,595,612,614,616,850,303,851,315,852,853,636,854,646,317,654,855,307,659,671,673,674,301,856,305,692,693,696,714,857,718,311,719,720,858,727,728,859,860,733,861,862,863,738,309,744,749,864,865,319,866,764,767,770,867,771],"1975","antifascismo","aprile rosso","autoformazione","comitati comunisti per il potere proletario","contratti mostro","diritti lavoro","ecologia","Emilio Mentasti","inquinamento","Marcello Pini","puzza di città","radioblackout","RIFIUTI TOSSICI","Salvatore Paolo DeRosa","Senza tregua","serie mixtape","smaltimento rifiuti","torino","Torino non è new york","tutta colpa dei padroni?","wormhole",{"post_content":869},{"matched_tokens":870,"snippet":775,"value":871},[81],"Lunedì 2 ore 13,30 - Intervista ad Andrea Borgnino sul futuro della radio 42 minuti [Radio Blackout, Stakka stakka]: Abbiamo avuto come redazione di Stakka stakka il piacere di fare una lunga discussione in studio con Andrea Borgnino, che cura la rubrica Interferenze per Radio3 Mondo, sul futuro della radio e il suo valore in contesti sensibili, come crisi \u003Cmark>umanitarie\u003C/mark> e conflitti.\r\nediting e mastering a cura di arsider\r\nplaylist from: dj subumano library archives\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/Intervista-ad-Andrea-Borgnino-sul-futuro-della-radio_42.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 4 ore 08,30 - I Caduti dell'aprile rosso 1 26 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nLetture dal libro “Senza tregua” di Emilio Mentasti riguardanti storie dall’ambito dei comitati comunisti per il potere proletario negli anni ’70.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/1975-I-caduti-dellAprile-rosso_1_26.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 4 ore 16,00 - Podcast Franti pt.2 35 minuti [Franti]:\r\n\r\nIl podcast che vi apprestate ad ascoltare prende le sue mosse dalla necessità di riattivare un ragionamento collettivo che tenga conto dell’attuale situazione in cui versa la scuola italiana, alla luce del turbine di eventi alla cui manifestazione abbiamo assistito negli ultimi anni, a partire dalla pandemia fino allo scoppio di nuove terribili \u003Cmark>guerre\u003C/mark>.\r\n\r\nQuesto esperimento porterà a contatto diverse generazioni di professori e di studenti, impegnati tutti nel difficile compito di ristabilire una egemonia del discorso e della prassi rivoluzionari – a partire anche dall’interrogarsi sul senso di parole come questa – nella scuola.\r\n\r\nEsso è frutto di un lavoro collettivo, e per il collettivo questo lavoro è pensato e svolto: per gli studenti, i docenti e gli educatori, e tutti coloro che gravitano attorno al mondo della scuola, che credono ancora nella possibilità di quello che il situazionista Raoul Vaneigem chiamava “rovesciamento di prospettiva”.\r\n\r\nLe puntate sono tutte registrate nei locali dell’Archivio Moroni e del Centro Sociale di via Conchetta 18, a Milano.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Podcast-Franti-pt.-2_35.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 5 ore 08,30 - I Caduti dell'aprile rosso 2 29 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nLetture dal libro “Senza tregua” di Emilio Mentasti riguardanti storie dall’ambito dei comitati comunisti per il potere proletario negli anni ’70.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/1975-I-caduti-dellAprile-rosso_2_29.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 6 ore 08,30 - Rifiuti tossici sud Italia 32 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\n«La gestione dei rifiuti è un business trasversale che coinvolge figure politiche, imprenditori privati, professionisti, laboratori di analisi, ditte di trasporto ecc. complici nell’invezione di stratagemmi per ridurre il più possibile i costi di produzione». Salvatore Paolo De Rosa, ricercatore indipendente e da anni attento osservatore del sistema economico di gestione dei rifiuti, spiega come e perché la gigantesca produzione di rifiuti civili e industriali abbia accompagnato passo passo il dispiegarsi delle relazioni di potere e di classe del capitalismo industriale, e come il suo apogeo sia raggiunto oggi nell’autentico “colonialismo tossico” dominante il mondo che abbiamo di fronte, ove i Paesi “avanzati”, nei quali la green econonomy alligna su una “nuova coscienza ecologica”, destinano i loro “avanzi” – un carico, per loro stessa definizione insostenibile, di rifiuti d’ogni tipo – ad ampie zone “arretrate” del mondo che fungono da loro discariche.\r\n\r\nIn questo quadro, è alquanto singolare che, nel Nord come nel Centro Italia, all’ormai secolare sistema, divenuto troppo costoso, delle “terre dei fuochi” si opponga un alternativo ma ben sperimentato “sistema a roghi diffusi”, accesi in appositi e temporary “capannoni da rogo” usa-e-getta: esso è sì il velenoso lascito di quella stessa economia che ha nel capannone l’orrido luogo d’esercizio della sua tirannide e che da sempre si è votata a far affogare i viventi nella merda del suo imperituro disfacimento, ma ora essa cerca di ottimizzare i costi di cotanta brutale expertise inventando e facendo proliferare piccoli temporary Sud nei capannoni assurti a perfette “scene del crimine ecologico”.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Rifiuti-tossici-Sud-Italia_32.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 7 ore 20,00 - Puzza di città - Torino non è New York 56 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nGuida galattica per visitatori spaziali, suoni, musiche, distorsioni e visioni dai mondi sommersi delle città, per un ucronia del futuro prossimo\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/Puzza-di-città-Torino-non-è-New-York.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 7 ore 23,30 - Lrwd - Mixtape tribute to Turin-Open-Medium 49 minuti [Lrwd, Radio Blackout]: Questo è un mixtape realizzato da Lrwd (si legge Lo-rrd) come tributo ai mezzi di comunicazione indipendenti di Torino, infatti questo fu messo a disposizione di download benefit Radio Blackout\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/Lrwd-Mixtape-tribute-to-Turin-Open-Medium_49.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 8 ore 09,00 - Tutta colpa dei padroni? 4 9 minuti [Marcello Pini e Federico Bosis]:\r\n\r\n“Tutta colpa dei padroni?” è un podcast di alfabetizzazione sindacale che spiega nella maniera più chiara possibile come sono regolati i rapporti di lavoro: chi scrive i CCNL, cosa succede quando scadono o si rinnovano, come agiscono i sindacati e quali sono le differenze tra loro. E ancora: cosa sono i “contratti mostro”, come funziona il sistema degli appalti, che ruolo hanno lo Stato e il governo nelle leggi sul lavoro, cos’è lo sciopero e come si fa.\r\nSe il benessere tuo e dei tuoi cari dipende da uno stipendio, qui troverai alcune cose che faresti meglio a conoscere. Testo e voce: Marcello Pini. Editing sonoro e montaggio: Federico Bosis. Cos’è e come funziona il sistema degli appalti? Chi l’ha inventato? Cosa c’entrano le cooperative?\r\nEcco qualche dritta per capire chi e come ingrassa grazie agli appalti.\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/Tutta-colpa-dei-padroni-n.4_9.mp3\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 8 ore 10,00 - Psychotronic Radio vol.4 29 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nUn gorgo radiofonico di melma auricolare bizzarra e straziante fatta di b-movies z-movies musiche degenerate vhs a noleggio e pellicole infuocate!!\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/Psychotronic-Radio-vol.4_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 8 ore 13,30 - Fratture: Contro la guerra alle droghe 29 minuti [Fratture]:\r\n\r\nIl collettivo Fratture si occupa di cronaca e analisi del carcere e della società che lo alimenta.\r\nIn questo podcast si affronta il tema della guerra alle droghe, della riduzione del danno, del rapporto tra sostanze e detenzione, grazie a un'intervista alle Chemical Sisters.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/Fratture-Contro-la-guerra-alle-droghe.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]",[873],{"field":133,"matched_tokens":874,"snippet":775,"value":871},[81],{"best_field_score":278,"best_field_weight":138,"fields_matched":33,"num_tokens_dropped":49,"score":781,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":49},6637,{"collection_name":333,"first_q":71,"per_page":282,"q":71},8,["Reactive",880],{},["Set"],["ShallowReactive",883],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$flGeJEcvnbNoz6BrlQAkuomnTcfylg6OMWCCjFDvlC10":-1},true,"/search?query=guerre+umanitarie"]