","Lampedusa. Proteste dei rifugiati eritrei sotto il municipio.","post",1450358059,[61,62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/cie/","http://radioblackout.org/tag/hot-spot/","http://radioblackout.org/tag/lampedusa/","http://radioblackout.org/tag/lotte/","http://radioblackout.org/tag/no-border/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati/",[68,15,69,70,24,20],"cie","Lampedusa","lotte",{"post_content":72,"tags":77},{"matched_tokens":73,"snippet":75,"value":76},[74],"Spot","da circa un mese in Hot \u003Cmark>Spot\u003C/mark>, il primo in Italia. Il","A Lampedusa in atto questa mattina una nuova protesta dei tanti eritrei presenti all’interno del cie di Lampedusa, trasformato da circa un mese in Hot \u003Cmark>Spot\u003C/mark>, il primo in Italia. Il motivo della protesta è sempre lo stesso: non vogliono essere identificati e di conseguenza rimanere in Italia.\r\nNe abbiamo parlato con Giacomo del Collettivo Askavusa di cui rilanciamo inoltre il comunicato che potete consultare a questo link\r\nLampedusa\r\n\r\n ",[78,80,85,87,89,91],{"matched_tokens":79,"snippet":68},[],{"matched_tokens":81,"snippet":84},[82,83],"hot","spot","\u003Cmark>hot\u003C/mark> \u003Cmark>spot\u003C/mark>",{"matched_tokens":86,"snippet":69},[],{"matched_tokens":88,"snippet":70},[],{"matched_tokens":90,"snippet":24},[],{"matched_tokens":92,"snippet":20},[],[94,99],{"field":35,"indices":95,"matched_tokens":96,"snippets":98},[17],[97],[82,83],[84],{"field":100,"matched_tokens":101,"snippet":75,"value":76},"post_content",[74],1157451471441625000,{"best_field_score":104,"best_field_weight":105,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":106,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":108,"highlight":130,"highlights":149,"text_match":102,"text_match_info":157},{"cat_link":109,"category":110,"comment_count":47,"id":111,"is_sticky":47,"permalink":112,"post_author":50,"post_content":113,"post_date":114,"post_excerpt":53,"post_id":111,"post_modified":115,"post_thumbnail":116,"post_thumbnail_html":117,"post_title":118,"post_type":58,"sort_by_date":119,"tag_links":120,"tags":126},[44],[46],"32832","http://radioblackout.org/2015/12/lue-paga-la-turchia-serra-le-frontiere/","Al vertice del 29 novembre L'UE ha ottenuto dal premier turco Ahmet Davutoğlu l’impegno a trattenere in Turchia la maggior parte dei profughi in fuga dalle guerre in Siria e in Iraq, in cambio di tre miliardi di euro in “aiuti iniziali”, di una liberalizzazione del regime dei visti e del rilancio del processo di adesione di Ankara all’Ue.\r\n\r\nL’Unione europea stanzierà tre miliardi di aiuti “iniziali” perché la Turchia “migliori” le condizioni di vita dei circa 2,2 milioni di profughi siriani che si trovano nel paese. Il governo turco voleva 3 miliardi all’anno. L’Unione europea aveva proposto che una simile cifra coprisse un biennio. L’accordo raggiunto a Bruxelles non contiene indicazioni temporali, ma vincola i pagamenti a verifiche progressive sui risultati raggiunti nel contenimento dei flussi migratori.\r\nL'UE paga solo alla “mancata” consegna della merce. Una merce umana per cui i capi di stato e di governo dell’Unione europea hanno mostrato commozione e sdegno, ma rischia di mettere in difficoltà gli attuali governanti alle prossime consultazioni elettorali.\r\nCome spesso è capitato negli ultimi anni nazionalisti di ogni dove, protoleghisti e neonazisti, incassano il risultato senza muovere un passo.\r\nNel testo delle conclusioni del vertice, però, viene chiarito che “la destinazione e la natura di questi fondi saranno riviste alla luce dello sviluppo della situazione”. In altre parole non si sa come questi fondi saranno investiti, al di là di un consenso già raggiunto nelle settimane scorse sull’impegno della Turchia a organizzare il rimpatrio dei migranti a cui non viene riconosciuto il diritto all’asilo nell’Unione europea, a promuovere l’integrazione e l’occupazione dei profughi siriani presenti nel paese e a lottare contro la criminalità.\r\nDeportazione, campi profughi stabili, persecuzione dei passeur. Forse l'impegno turco lo si potrebbe riassumere così.\r\n\r\nEspulsioni facili e campi di concentramento\r\n\r\nLa realizzazione pratica di questi obiettivi è ancora nebulosa. Ankara vorrebbe che i fondi siano investiti in “zone sicure” (safe zones) dove sarebbero confinati fino a cinque milioni di profughi, mentre l'UE punta sugli “hot spot” con la costruzione di sei nuovi campi per migranti. Per i migranti a cui non viene riconosciuta la protezione internazionale, c'è un generico impegno a collaborare per “prevenire i viaggi in Turchia e nell’Unione europea, assicurando l’applicazione dei piani di riammissione bilaterale stabiliti e rimpatriandoli velocemente”.\r\n\r\nChi paga il pacco?\r\nNon c'è accordo sui contributi nazionali tra paesi dell’Ue. Diversi capi di governo hanno infatti avanzato riserve sull’opportunità di finanziare il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, che è accusato di non rispettare i diritti fondamentali dei cittadini (a partire dalla libertà di stampa) e di violente repressioni contro la minoranza curda. La Commissione europea ha suggerito di mettere insieme 500 milioni dai fondi comuni e che i 28 paesi membri provvedano a pagare il resto, in base alle loro possibilità. Si sta discutendo della possibilità che le istituzioni europee considerino queste risorse fuori dal patto di stabilità.\r\n\r\nI paesi più ricchi, tra cui Germania e Francia, vorrebbero che l’intera cifra fosse stanziata da Bruxelles, anche se ciò significa intaccare il bilancio già approvato fino al 2020. Questo potrebbe evitare ai governi di affrontare il passaggio parlamentare previsto dalle costituzioni nazionali, con il rischio che l'accordo salti, per la prevedibile opposizione di alcuni governi. Altri paesi, soprattutto quelli dell’est destinatari di fondi strutturali, sono preoccupati da questa prospettiva.\r\n\r\nL'accordo con la Turchia è voluto soprattutto dalla Germania. Negli ultimi mesi, la cancelliere Angela Merkel ha insistito sul fatto che la collaborazione con Ankara nel controllo delle frontiere esterne dell’Unione è indispensabile per migliorare la gestione dei flussi migratori.\r\n\r\nRiparte il processo di adesione all'UE della Turchia\r\n\r\nLa Turchia si è candidata per entrare nell’Unione europea dal 1999 e sta negoziando l’accesso dal 2005. In tutto, i capitoli che i paesi candidati devono portare a termine prima dell’adesione sono 35. Ieri è stato stabilito che un nuovo capitolo dei negoziati per l’adesione, il diciassettesimo, sarà aperto a metà dicembre. Ciò significa che cominceranno formalmente le trattative sugli standard economici e finanziari richiesti alla Turchia per adeguarsi a quelli europei.\r\n\r\nLa liberalizzazione dei visti\r\nUnione europea e Turchia avevano già sottoscritto nel 2013 un accordo che vincolava la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi al rispetto di un’intesa per la riammissione entro le frontiere turche di tutti i cittadini, anche di paesi terzi, che raggiungono il territorio dell’Unione europea dalla Turchia e non hanno diritto alla protezione internazionale. La Turchia dovrebbe anche rafforzare i controlli su afgani, pachistani e altri migranti asiatici in transito nel paese, che aspirano a raggiungere l’Europa.\r\n\r\nIn base all’intesa raggiunta il 29 novembre, la Commissione europea si è impegnata a presentare una relazione entro l’inizio di marzo del 2016 e le due parti auspicano di mettere a punto il processo di liberalizzazione dei visti entro ottobre dell’anno prossimo, a patto che siano rispettati i precedenti accordi. In ogni caso, è possibile che beneficino della liberalizzazione solo alcune categorie, come uomini d’affari e studenti.\r\nSi apre uno spiraglio per l'apertura di nuovi flussi migratori di cittadini turchi verso l'UE.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, con cui abbiamo anche discusso dell'assassinio di Tahir Elci copresidente degli avvocati di Dyarbakir, cui Murat ha dedicato un ricordo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015-12-01-murat-turchia-ue","1 Dicembre 2015","2015-12-04 12:22:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/turchia-profughi-ue-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"171\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/turchia-profughi-ue-300x171.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/turchia-profughi-ue-300x171.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/12/turchia-profughi-ue.jpg 499w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","L'UE paga, la Turchia serra le frontiere",1448987096,[121,122,62,123,124,125],"http://radioblackout.org/tag/accordo-29-novembre/","http://radioblackout.org/tag/frontiere/","http://radioblackout.org/tag/profughi/","http://radioblackout.org/tag/turchia/","http://radioblackout.org/tag/unione-europea/",[30,127,15,128,129,28],"frontiere","profughi","Turchia",{"post_content":131,"tags":136},{"matched_tokens":132,"snippet":134,"value":135},[82,133],"spot”","profughi, mentre l'UE punta sugli “\u003Cmark>hot\u003C/mark> \u003Cmark>spot”\u003C/mark> con la costruzione di sei","Al vertice del 29 novembre L'UE ha ottenuto dal premier turco Ahmet Davutoğlu l’impegno a trattenere in Turchia la maggior parte dei profughi in fuga dalle guerre in Siria e in Iraq, in cambio di tre miliardi di euro in “aiuti iniziali”, di una liberalizzazione del regime dei visti e del rilancio del processo di adesione di Ankara all’Ue.\r\n\r\nL’Unione europea stanzierà tre miliardi di aiuti “iniziali” perché la Turchia “migliori” le condizioni di vita dei circa 2,2 milioni di profughi siriani che si trovano nel paese. 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Chi lotta dovrà misurarsi con limitazioni sempre più restrittive e una repressione più dura. Così, ora, occupare una casa significa rischiare fino a quattro anni di carcere mentre bloccare il traffico, durante uno sciopero o un picchetto, fino a sei anni.\r\n\r\nEntro il 3 dicembre lo approveranno e così il presidio delle 12,30 di lunedì 26 davanti alla prefettura di Torino in piazza Castello indetto dalla Cub potrebbe essere l'ultima occasione di scendere in piazza senza rischiare anni di galera per aver protestato contro il fascismo strisciante che anima ogni provvedimento di un governo mostruoso.\r\n\r\nSi tratta di un dispositivo per mettere in sicurezza innanzitutto i padroni: è un insieme di politiche razziste e repressive.\r\nQuelle razziste riguardano ovviamente in primo luogo i migranti: vengono limitati i permessi per motivi umanitari concessi finora in caso di emergenza umanitaria, a stranieri che ne facessero richiesta. Aumentano le espulsioni per chi è in regime di asilo politico, aumentando i tipi di reato che, dopo una condanna in primo grado, portano all’espulsione immediata, in questo modo si cancella il principio di non colpevolezza fino al 3° grado di giudizio.\r\nSi raddoppia il tempo di permanenza nei centri per il rimpatrio negli hot spot, negli uffici di frontiera, in strutture della polizia fino a 180 giorni: una sorta di carcere senza reato.\r\nI piccoli centri che ospitano i migranti, sotto l’egida dei Comuni (Sprar), non potranno più accogliere i richiedenti asilo ma soltanto minori non accompagnati e chi ha già ricevuto la protezione internazionale.\r\n\r\nMa il decreto non dimentica chi lotta e prevede un inasprimento delle pene e delle sanzioni in caso di blocchi stradali e ferroviari e occupazione di case terreni, e fabbriche e posti di lavoro.\r\nCon l’art 23: Reintroduce il reato di blocco stradale (compresa l’ostruzione o l’ingombro dei binari) oggi sanzionato solo con una multa; a regime sarà punibile con pene da 1 a 6 anni di carcere più sanzioni pecuniarie da 206 fino a 2064 €.\r\nCon l’art 30: Sanziona l’occupazione di case, aziende, terreni con la pena di reclusione da 1 a 3 anni e con la multa da 103 a 1032 euro.\r\nIl decreto estende anche l’uso del Taser (la pistola a impulsi elettrici) anche ai vigili urbani di città superiori ai 100.000 abitanti.\r\nSi vuole disarmare chi lotta e limitare e colpire manifestazioni, cortei e presidi a fronte di conflitto sociale crescente, reso manifesto anche dallo sciopero del 26 ottobre.\r\nLa ripresa delle mobilitazioni rappresenta un incubo per chi ha imposto austerità, precarietà nel lavoro e nel reddito.\r\nGli incubi dei lavoratori sono altri e si chiamano: sicurezza di reddito, di welfare, di lavoro e sul lavoro.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cosimo Scarinzi:\r\n\r\nPresidiamo per la nostra sicurezza\r\n\r\n ","23 Novembre 2018","2018-11-26 21:18:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/sicurezza_dei-padroni-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"212\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/sicurezza_dei-padroni-300x212.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/sicurezza_dei-padroni-300x212.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/sicurezza_dei-padroni-768x543.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/sicurezza_dei-padroni-1024x723.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/sicurezza_dei-padroni.jpg 1080w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Decreto sicurezza: nuoce gravemente non solo ai migranti",1542971990,[172,173,174,175,176,177,178],"http://radioblackout.org/tag/attacco-ai-lavoratori/","http://radioblackout.org/tag/cortei/","http://radioblackout.org/tag/ddl-sicurezza/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/picchetti/","http://radioblackout.org/tag/presidi/","http://radioblackout.org/tag/repressione-conflitti-sociali/",[32,180,26,181,22,18,34],"cortei","migranti",{"post_content":183},{"matched_tokens":184,"snippet":185,"value":186},[82,83],"centri per il rimpatrio negli \u003Cmark>hot\u003C/mark> \u003Cmark>spot\u003C/mark>, negli uffici di frontiera, in","La fissazione giallo-bruna per il mondo migrante non è l'unico obiettivo del delirio repressivo compreso nel decreto che porta il nome dell'attuale ministro dell'interno, un testo peggiorativo persino rispetto al Codice Rocco. 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Aumentano le espulsioni per chi è in regime di asilo politico, aumentando i tipi di reato che, dopo una condanna in primo grado, portano all’espulsione immediata, in questo modo si cancella il principio di non colpevolezza fino al 3° grado di giudizio.\r\nSi raddoppia il tempo di permanenza nei centri per il rimpatrio negli \u003Cmark>hot\u003C/mark> \u003Cmark>spot\u003C/mark>, negli uffici di frontiera, in strutture della polizia fino a 180 giorni: una sorta di carcere senza reato.\r\nI piccoli centri che ospitano i migranti, sotto l’egida dei Comuni (Sprar), non potranno più accogliere i richiedenti asilo ma soltanto minori non accompagnati e chi ha già ricevuto la protezione internazionale.\r\n\r\nMa il decreto non dimentica chi lotta e prevede un inasprimento delle pene e delle sanzioni in caso di blocchi stradali e ferroviari e occupazione di case terreni, e fabbriche e posti di lavoro.\r\nCon l’art 23: Reintroduce il reato di blocco stradale (compresa l’ostruzione o l’ingombro dei binari) oggi sanzionato solo con una multa; a regime sarà punibile con pene da 1 a 6 anni di carcere più sanzioni pecuniarie da 206 fino a 2064 €.\r\nCon l’art 30: Sanziona l’occupazione di case, aziende, terreni con la pena di reclusione da 1 a 3 anni e con la multa da 103 a 1032 euro.\r\nIl decreto estende anche l’uso del Taser (la pistola a impulsi elettrici) anche ai vigili urbani di città superiori ai 100.000 abitanti.\r\nSi vuole disarmare chi lotta e limitare e colpire manifestazioni, cortei e presidi a fronte di conflitto sociale crescente, reso manifesto anche dallo sciopero del 26 ottobre.\r\nLa ripresa delle mobilitazioni rappresenta un incubo per chi ha imposto austerità, precarietà nel lavoro e nel reddito.\r\nGli incubi dei lavoratori sono altri e si chiamano: sicurezza di reddito, di welfare, di lavoro e sul lavoro.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cosimo Scarinzi:\r\n\r\nPresidiamo per la nostra sicurezza\r\n\r\n ",[188],{"field":100,"matched_tokens":189,"snippet":185,"value":186},[82,83],1157451471441100800,{"best_field_score":192,"best_field_weight":193,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":194,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"2211897868288",14,"1157451471441100913",6646,{"collection_name":58,"first_q":15,"per_page":197,"q":15},6,4,{"facet_counts":200,"found":17,"hits":213,"out_of":239,"page":17,"request_params":240,"search_cutoff":36,"search_time_ms":17},[201,207],{"counts":202,"field_name":205,"sampled":36,"stats":206},[203],{"count":17,"highlighted":204,"value":204},"metix flow","podcastfilter",{"total_values":17},{"counts":208,"field_name":35,"sampled":36,"stats":212},[209,211],{"count":17,"highlighted":210,"value":210},"cpr",{"count":17,"highlighted":181,"value":181},{"total_values":14},[214],{"document":215,"highlight":230,"highlights":235,"text_match":190,"text_match_info":238},{"comment_count":47,"id":216,"is_sticky":47,"permalink":217,"podcastfilter":218,"post_author":219,"post_content":220,"post_date":221,"post_excerpt":53,"post_id":216,"post_modified":222,"post_thumbnail":223,"post_title":224,"post_type":225,"sort_by_date":226,"tag_links":227,"tags":229},"87554","http://radioblackout.org/podcast/metix-flow-23-febbraio-2024/",[204],"metrixflow","Torniamo a parlare dell'accordo tra i governi italiano e albanese sulla costruzione di un hot spot e di un CPR in territorio albanese, ma sotto la giurisdizione e gestione italiana.\r\n\r\nPurtroppo l'accordo è diventato legge.\r\n\r\nPer commentare la notizia abbiamo letto degli estratti di un articolo pubblicato sul sito di Melting Pot Europa, scritto da Fatima Zahra El Harch.\r\n\r\nQui potete leggere l'articolo integrale:\r\n\r\nhttps://www.meltingpot.org/2024/02/il-protocollo-italia-albania-e-legge-tra-nuovi-vuoti-normativi-e-vecchie-violazioni-di-diritti/\r\n\r\nE qui ascoltare l'audio:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/accordo-italia-albania.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAbbiamo poi ospitato telefonicamente Nicola Cocco, medico infettivologo, attivista della Rete No ai CPR e della S.I.M.M. - 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