","Intelligenza artificiale, Ai Act e panopticon globale","post",1703033738,[47,48,49,50],"http://radioblackout.org/tag/controllo/","http://radioblackout.org/tag/ia-act/","http://radioblackout.org/tag/intelligenza-artificiale/","http://radioblackout.org/tag/panopticon/",[17,15,21,19],{"post_content":53,"post_title":59,"tags":62},{"matched_tokens":54,"snippet":57,"value":58},[55,56],"IA","Act","e informatica, abbiamo parlato del \u003Cmark>IA\u003C/mark> \u003Cmark>Act\u003C/mark>, ma anche delle dinamiche di","Lo scorso sabato parlamento, consiglio e Unione Europea si sono accordati sul testo finale per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Un accordo selettivo, che consente l’utilizzo di strumenti di controllo, vietati per i cittadini europei, ai migranti. L’Ue ha messo al bando il sistema di riconoscimento delle emozioni, ma solo nei contesti come quello lavorativo o dell’istruzione, mentre è stata concessa un’esenzione nei confronti del controllo delle migrazioni. Nonostante l’articolo 5 del regolamento affermi che questi sistemi comportano una violazione irreversibile dei diritti umani, senza alcuna possibilità di mitigazione, questa violazione diventa accettabile nei confronti dei migranti. La vita di alcune persone vale più di quella di altre. Ecco allora che torna in gioco BorderCtrl, un sistema finanziato con 4,5 milioni all’interno del programma di ricerca europeo Horizon 2020 e che tramite la lettura delle emozioni dovrebbe capire se una persona sta dicendo o meno la verità. Un moderno poligrafo ben poco affidabile secondo gli esperti e a cui verranno assegnati compiti estremamente sensibili e con un impatto irreversibile per la libertà personale, come la concessione o meno dell’asilo.\r\nCon Matteo, studente di filosofia e informatica, abbiamo parlato del \u003Cmark>IA\u003C/mark> \u003Cmark>Act\u003C/mark>, ma anche delle dinamiche di controllo da Panopticon che l’IA consente.\r\nSiamo di fronte ad un salto di paradigma più forte dell’avvento di internet. Questa tecnologia mette in mano a chi detiene le leve del potere uno strumento di controllo e orientamento senza precedenti. Possiamo non essere più in grado di distinguere secondo le categorie vero/falso le narrazioni che ci verranno proposte.\r\nCapire per difendersi e contrattaccare è una scommessa cruciale.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/2023-12-19-matteo-ia-act.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":60,"snippet":61,"value":61},[56],"Intelligenza artificiale, Ai \u003Cmark>Act\u003C/mark> e panopticon globale",[63,65,70,72],{"matched_tokens":64,"snippet":17},[],{"matched_tokens":66,"snippet":69},[67,68],"ia","act","\u003Cmark>ia\u003C/mark> \u003Cmark>act\u003C/mark>",{"matched_tokens":71,"snippet":21},[],{"matched_tokens":73,"snippet":19},[],[75,80,83],{"field":22,"indices":76,"matched_tokens":77,"snippets":79},[14],[78],[67,68],[69],{"field":81,"matched_tokens":82,"snippet":57,"value":58},"post_content",[55,56],{"field":84,"matched_tokens":85,"snippet":61,"value":61},"post_title",[56],1157451471441625000,{"best_field_score":88,"best_field_weight":89,"fields_matched":90,"num_tokens_dropped":33,"score":91,"tokens_matched":92,"typo_prefix_score":33},"2211897868544",13,3,"1157451471441625195",2,6646,{"collection_name":44,"first_q":15,"per_page":95,"q":15},6,{"facet_counts":97,"found":150,"hits":151,"out_of":493,"page":14,"request_params":494,"search_cutoff":23,"search_time_ms":495},[98,125],{"counts":99,"field_name":122,"sampled":23,"stats":123},[100,103,106,108,110,112,114,116,118,120],{"count":101,"highlighted":102,"value":102},12,"Bello come una prigione che brucia",{"count":104,"highlighted":105,"value":105},5,"frittura mista",{"count":25,"highlighted":107,"value":107},"arsider",{"count":25,"highlighted":109,"value":109},"il colpo del strega",{"count":90,"highlighted":111,"value":111},"anarres",{"count":92,"highlighted":113,"value":113},"OverJoy",{"count":92,"highlighted":115,"value":115},"matinée xxl",{"count":92,"highlighted":117,"value":117},"I Bastioni di Orione",{"count":92,"highlighted":119,"value":119},"La fine della Fine della storia",{"count":14,"highlighted":121,"value":121},"cattivi pensieri","podcastfilter",{"total_values":124},18,{"counts":126,"field_name":22,"sampled":23,"stats":148},[127,130,133,134,136,138,140,142,144,146],{"count":128,"highlighted":129,"value":129},8,"repressione",{"count":131,"highlighted":132,"value":132},7,"sorveglianza",{"count":131,"highlighted":21,"value":21},{"count":104,"highlighted":135,"value":135},"carcere",{"count":104,"highlighted":137,"value":137},"palestina",{"count":104,"highlighted":139,"value":139},"biometria",{"count":104,"highlighted":141,"value":141},"war on migrants",{"count":104,"highlighted":143,"value":143},"Palestine action",{"count":25,"highlighted":145,"value":145},"AI Act",{"count":25,"highlighted":147,"value":147},"Jobs act",{"total_values":149},599,50,[152,189,218,331,359,426],{"document":153,"highlight":174,"highlights":181,"text_match":184,"text_match_info":185},{"comment_count":33,"id":154,"is_sticky":33,"permalink":155,"podcastfilter":156,"post_author":111,"post_content":157,"post_date":158,"post_excerpt":39,"post_id":154,"post_modified":159,"post_thumbnail":160,"post_title":161,"post_type":162,"sort_by_date":163,"tag_links":164,"tags":169},"23979","http://radioblackout.org/podcast/renzi-scappa-la-disoccupazione-no/",[],"La fuga di Renzi, che ha posticipato a novembre e probabilmente spostato a Bruxelles il vertice sull'occupazione giovanile previsto a Torino l'11 luglio, non muta la situazione dei tantissimi giovani che non hanno un lavoro, o vivono di precarietà quotidiane, che ne segnano le vite in modo irreversibile.\r\nSe i vertici - e con loro la variabile dipendente dei controvertici - sono la rappresentazione politica che si gioca nello spazio di una giornata, la questione della liberazione dal lavoro salariato come scommessa dei movimenti che mirano a spezzare l'ordine sociale, resta sul piatto ed impone un ragionare - ed un agire - più radicalmente volto ad una prospettiva di esodo conflittuale.\r\nUn percorso difficile, ma - a nostro avviso - non eludibile. Non ci sono scappatoie.\r\nLa rappresentazione ritualizzata del conflitto che si gioca nei controvertici, anche quando la materialità dell'agire e la violenza istituzionale si incidono nell'immaginario, tanto da divenire passaggio obbligato, bagno sacro per una generazione di attivisti, non riesce tuttavia a oltrepassare la dimensione del simbolico. 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Ce lo spiega la stessa Commissione Europea nel “Winter forecast” di marzo 2014, dove dice che il\r\ntasso di disoccupazione di equilibrio (NAIRU) per l’Italia – a fini del raggiungimento degli obiettivi di bilancio e di inflazione – non può essere inferiore all’11% nel 2015 ed è meglio se è superiore. Infatti la “disoccupazione sostenibile serve a ridurre le pressioni salariali e a frenare la crescita dei salari. Questo, unito con lieve miglioramento della produttività, comporta solo moderati aumenti del costo unitario del lavoro nominale.”\r\nSenza entrare in tecnicismi economici, è bene sottolineare che un dato del NAIRU così alto serve alla Commissione Europea per sovrastimare il deficit strutturale dell’Italia e chiedere una manovra economica aggiuntiva.\r\nIn ogni caso è perfettamente inutile che il governo e l’Unione Europea sparino tante panzane sulla loro volontà di ridurre la disoccupazione, visto che, proprio loro, si sono dati tanto da fare per crearla e si stanno dando da fare per mantenerla alta.\r\nL’ISTAT ci dice, intanto, che il tasso di disoccupazione”ufficiale” in Italia è al 12,6%. Come tutte le statistiche però il singolo dato non ci dice nulla se non sappiamo cosa c’è dietro.\r\nVengono considerati disoccupati coloro i quali, nel mese precedente alla rilevazione, hanno effettuato una ricerca attiva di lavoro (mandato un curriculum, fatto un colloquio, risposto a un annuncio), non hanno fatto neanche un’ora di lavoro (se uno fa il baby sitter una sera per tre ore non viene considerato disoccupato neanche se si sbatte come un matto per cercare lavoro per tutto il\r\nresto del mese) e sono disponibili a iniziare a lavorare nelle due settimane successive.\r\nI disoccupati calcolati così sono 3.487.000. Se a questi ci aggiungiamo però quelli che il lavoro non l’hanno cercato nel mese precedente, perché “scoraggiati” o perché stanno aspettando la risposta a qualche colloquio fatto prima, ma sono comunque disponibili a lavorare abbiamo altre 3.305.000 persone. Se consideriamo anche quelli che cercano lavoro, ma non possono cominciare nelle due settimane successive (studenti sotto esami, donne in gravidanza) abbiamo altre 261.000 individui.\r\nSe poi consideriamo anche il 1.499.000 di individui impiegati in maniera precaria e a tempo parziale abbiamo un totale di 8.552.000 persone per cui la mancanza o la precarietà di un lavoro rappresentano un problema con cui fare quotidianamente i conti.\r\nQuesta situazione è prevalentemente italiana le “forze lavoro potenziali” (come si chiamano statisticamente) in Italia sono il 14% contro il 4% medio del resto d’Europa.\r\nDa che dipende? Dal fatto che in Italia il lavoro non si trova con i metodi “classici” in uso nel resto d’Europa, ma con conoscenze, rapporti familiari, raccomandazioni, favori.\r\nQuesto serve a far legare a filo doppio una persona al suo “sponsor” lavorativo (a maggior ragione quando è un politico) e lo rende ulteriormente ricattabile quando prova a far valere i propri diritti sul posto di lavoro.\r\nQuesta è anche una delle cause della scarsissima mobilità sociale in Italia. Chi nasce povero, per quanti studi possa aver fatto e per quanta capacità possa dimostrare, rimane povero. Con la crisi questa situazione è anche peggiorata. Adesso chi nasceva in una famiglia di relativo benessere ha molte più probabilità di diventare povero che non di mantenere la propria posizione sociale.\r\nIn Italia, prima della crisi, si ereditava non solo la posizione sociale, ma anche il lavoro del padre: il 44% degli architetti aveva un figlio architetto, il 42% dei padri laureati in giurisprudenza aveva un figlio con medesima laurea, il 41% dei farmacisti e il 39% di medici e ingegneri.\r\nLa crisi ha trasformato la piramide sociale in clessidra: la maggior parte delle persone che erano ai livelli intermedi della piramide sono stati spinti verso il basso. Qualcuno è stato spinto verso l’alto: in Italia il numero delle persone che possiedono più di 30 milioni di euro è aumentato, nell’ultimo anno del 7%, a fronte di un aumento della povertà relativa del 15%.\r\nIl problema della disoccupazione non è nato con l’Euro (all’avvento dell’euro la disoccupazione italiana era al 9.1%), ma è stata la risposta data dal capitalismo italiano alla crisi. Nel 2007 (prima dell’inizio della crisi) la disoccupazione in Italia era al 6.1% ed oggi è al 12,6%.\r\nLa scelta di spostare le produzioni ad alta intensità di lavoro in Cina, Vietnam e negli altri paesi dell’estremo oriente, e le produzioni ad alta intensità di capitale in Germania, ha determinato il crollo di circa il 30% della produzione manifatturiera italiana e la disoccupazione è più che raddoppiata dal 2007 ad oggi. La scelta dello stato e del padronato di puntare sui bassi salari fa sì che l’industria manifatturiera italiana, che è ancora la seconda in Europa, realizzi produzioni a basso valore aggiunto facilmente delocalizzabili. Questo aumento di disoccupazione per l’Italia (e gli altri paesi della “periferia” europea) è, per questi motivi, strutturale.\r\nL’unico motivo per cui l’Italia ha una bilancia commerciale in attivo è perché sono crollati i consumi: non ci sono più soldi, le persone comprano di meno e consumando meno merci, ne vengono importate di meno (- 8.5% negli ultimi tre anni) e pur essendo diminuite anche le esportazioni (-1.7%), sono diminuite di meno delle importazioni, e il saldo è diventato attivo.\r\nRaccontano che ci sono paesi, come la Germania, dove hanno risolto il problema della disoccupazione.\r\nPeccato che abbiano semplicemente sostituito la disoccupazione con la sottoccupazione riducendo contemporaneamente i salari.\r\nIn Germania infatti, nel 2005 la disoccupazione era al 11.2% benché fosse in pieno boom economico. Per evitare una esplosione sociale il governo socialdemocratico di Shoereder si inventò i minijob. Chi voleva usufruire del sussidio di disoccupazione doveva accettare del lavori di 15 ore la settimana retribuiti 450 Euro al mese, senza tasse e con pochi contributi previdenziali (il costo\r\ntotale per l’imprenditore, compresa la cassa malattia è di 585 euro al mese).\r\nIn cambio lo stato tedesco versa per un single un importo pari a 374 € mensili a cui vanno aggiunti circa 300 € per l'affitto; una famiglia invece percepisce un contributo di 337 € per ogni adulto, 219 € per ogni bambino e 550 € per l'affitto.\r\nIn Germania i lavoratori impegnati con i minijob sono più di otto milioni, circa il 20% del totale degli occupati.\r\nOltretutto, siccome i minijob non consentono di ricevere il permesso di soggiorno hanno avvantaggiato la manodopera autoctona nei lavori meno qualificati (quelli abitualmente pagati di meno e dove c’è il maggior utilizzo di questi contratti).\r\nIl problema è che contemporaneamente tutti i contratti esistenti per i lavori meno qualificati sono stati trasformati in contratti a minijobs con il risultato che la massa salariale complessiva percepita in Germania è rimasta sostanzialmente la stessa nonostante l’aumento dell’occupazione.\r\nQuesto ha determinato due effetti: un bassissimo costo del lavoro per le industrie, che hanno potuto produrre a prezzi considerevolmente più bassi aumentando conseguentemente le esportazioni e una diminuzione dei consumi interni con diminuzione delle importazioni.\r\nIl risultato è che, lo scorso anno, la Germania ha avuto il saldo attivo della bilancia dei pagamenti più alto al mondo, maggiore anche della Cina che sui bassi salari e l’estrema flessibilità ha fondato il proprio successo economico.\r\nDi fatto questa forma di sostegno alla disoccupazione rappresenta un finanziamento all’impresa, che automatizza al massimo per poter usare i minijob nella produzione e, in futuro, porterà all’esplosione del sistema previdenziale tedesco, visto che oggi, chi lavora con i minijob ha diritto solo a 3,11 euro di pensione mensile per ogni anno di lavoro. Il che significa che un lavoratore che avesse lavorato per 40 anni solo con i minijob avrebbe diritto ad appena 124 euro di pensione al mese.\r\nL’altra favola che stanno raccontando è che il problema della disoccupazione è legato alla “rigidità” del mercato del lavoro.\r\nRenzi ha proclamato che con il “jobs act” e l’introduzione selvaggia del contratto a tempo determinato si contribuirà alla soluzione del problema della disoccupazione.\r\nIn Spagna i contratti a tempo determinato li hanno liberalizzati dal 1984, rendendo ammissibili ripetute proroghe dello stesso contratto che ha smesso di essere legato ad esigenze temporanee di produzione.\r\nDopo 30 anni tutti gli studi che hanno analizzato gli effetti di questo provvedimento sono concordi nel sostenere che il risultato è: meno giorni di lavoro complessivi (si lavora – a parità di ferie - mediamente 21 giorni di meno all’anno persi a cercare un altro lavoro), salari più bassi (a parità di condizioni e indipendentemente dai giorni lavorati in meno, fin da prima della crisi erano diminuiti mediamente del 12%), precarizzazione delle scelte di vita (tutti quelli che, dopo qualche contratto, sarebbero stati assunti a tempo indeterminato, sono rimasti precari molto più a lungo) penalizzazione dei soggetti più deboli (chi ha avuto inabilità, donne incinte o con bambini piccoli non hanno il rinnovo dei contratti).\r\nL’inutilità dell’effetto complessivo sulla disoccupazione è conclamato dal fatto che la Spagna ha oggi la disoccupazione al 25%, superiore anche a quella della Grecia.\r\nLa sublimazione di tutti queste situazioni è data dalla disoccupazione giovanile.\r\nIn Italia risultano disoccupate tra i 15 e i 24 anni 656.000 persone per un tasso di disoccupazione giovanile pari al 41.9%.\r\nIl dato va completato: tra i 15 e i 24 anni 650.000 persone cercano lavoro e non lo trovano, meno di un milione lavora, tre milioni e mezzo studiano o fanno formazione e 850.000 sono NEET (Not in Education, Employment or Training), non studiano, non lavorano né lo cercano e non fanno alcun tipo di tirocinio.\r\nIl numero dei neet sale vertiginosamente ampliando la fascia d’età tra i 15 e i 29 anni a circa 2.300.000 persone che, sebbene le persone di età tra i 25 e i 29 anni non rientrino statisticamente nella disoccupazione giovanile, il dato numerico segnala che le prospettive per i giovani sono inesistenti anche quando sono un po’ più “vecchi”.\r\nQualcuno di questi brillanti “tecnici” ed “economisti” al servizio dei potenti ha suggerito di modificare la rappresentazione del tasso di disoccupazione giovanile modificando l’indice mettendolo in rapporto con l’insieme dei giovani e non solo con i giovani componenti la forza lavoro, per abbassarlo dal 41.9% al 10.5%.\r\nInvece di preoccuparsi del motivo per cui in sei anni il tasso è più che raddoppiato (era al 20% nel 2008) si preoccupano di falsificarlo.\r\nEd il motivo dell’aumento della disoccupazione giovanile è banale quanto ovvio. La riforma delle pensioni, con una accentuazione con quella della Fornero, oltre ad aver obbligato i lavoratori ad essere inchiodati al posto di lavoro fino a 67 anni, ha determinato la mancata assunzione dei più giovani.\r\nDall’inizio della crisi, nel 2008 (ma la tendenza si è solo accentuata rispetto a prima), ci sono un milione di posti di lavoro in meno (da 23,4 milioni a 22.4 milioni), però il numero degli ultracinquantenni che lavorano è aumentato di un milione di unità (da 5.6 milioni a 6.6 milioni).\r\nNon si tratta, con tutta evidenza, di un atteggiamento caritatevole dei padroni, che hanno assunto gli “esodati” dalla Fornero o i cinquantenni espulsi dal ciclo produttivo dalle ristrutturazioni aziendali che hanno portato miliardi di profitti ai padroni e licenziamenti, cassa integrazione e fame agli operai. Sono i lavoratori che non sono potuti andare in pensione, che seguitano a lavorare e che, per ragioni anagrafiche, invecchiano.\r\nI giovani hanno fatto da cavie a tutte le nuove tipologie di contratto di lavoro, con la truffa degli stage alcuni lavorano addirittura gratis, sono praticamente tutti precari, molti sono spesso sottoccupati, costretti ad accettare un lavoro a tempo parziale per l’impossibilità di trovare un lavoro a tempo pieno.\r\nNonostante questo si seguita a spingere l’accento sulla necessità della precarietà per ridurre il numero dei disoccupati.\r\nSe fosse vero che con la precarietà si diminuisse il numero dei disoccupati, dovremmo avere, per le ragioni dette sopra, la disoccupazione giovanile molto più bassa di quella complessiva, invece di essere enormemente maggiore.\r\nInvece, proprio perché precari, i giovani pagano un prezzo più alto alle ristrutturazioni aziendali: sono i primi a vedere i propri contratti non rinnovati quando c’è un accenno di crisi.\r\nQuesto rende evidente anche la balla con cui i padroni giustificano i propri profitti: sono loro che rischiano il proprio capitale ed è giusto che venga remunerato. I primi (e quasi sempre i soli) che rischiano qualcosa sono i lavoratori, per i padroni ci pensa lo stato a coprire le perdite!\r\nE adesso, Renzi, con il jobs act, vorrebbe estendere questa situazione a tutti i lavoratori.\r\nNoi non ci siamo mai illusi che, modificando qualche legge o votando qualcuno piuttosto che un altro, possa modificarsi la situazione.\r\nLa situazione attuale conferma le nostre idee.\r\nL’unico modo per non trascorrere la propria vita tra precariato e disoccupazione, sognando un lavoro sfruttato, è di cambiare radicalmente il modello di produzione.\r\nSolo con la lotta è possibile riappropriarsi della propria vita, del proprio tempo, dei propri desideri.","27 Giugno 2014","2018-10-17 22:10:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/06/dinamismoDellaTestaDiUnUomo-200x110.jpg","Renzi scappa, la disoccupazione no","podcast",1403882521,[165,166,167,168],"http://radioblackout.org/tag/civediamopoi/","http://radioblackout.org/tag/disoccupazione/","http://radioblackout.org/tag/fiscal-compact/","http://radioblackout.org/tag/renzi/",[170,171,172,173],"#civediamopoi","disoccupazione","fiscal compact","renzi",{"post_content":175},{"matched_tokens":176,"snippet":179,"value":180},[68,177,178],"a","i","adesso, Renzi, con il jobs \u003Cmark>act\u003C/mark>, vorrebbe estendere questa situazione \u003Cmark>a\u003C/mark> tutti \u003Cmark>i\u003C/mark> lavoratori.\r\nNoi non ci siamo","La fuga di Renzi, che ha posticipato \u003Cmark>a\u003C/mark> novembre e probabilmente spostato \u003Cmark>a\u003C/mark> Bruxelles il vertice sull'occupazione giovanile previsto \u003Cmark>a\u003C/mark> Torino l'11 luglio, non muta la situazione dei tantissimi giovani che non hanno un lavoro, o vivono di precarietà quotidiane, che ne segnano le vite in modo irreversibile.\r\nSe \u003Cmark>i\u003C/mark> vertici - e con loro la variabile dipendente dei controvertici - sono la rappresentazione politica che si gioca nello spazio di una giornata, la questione della liberazione dal lavoro salariato come scommessa dei movimenti che mirano \u003Cmark>a\u003C/mark> spezzare l'ordine sociale, resta sul piatto ed impone un ragionare - ed un agire - più radicalmente volto ad una prospettiva di esodo conflittuale.\r\nUn percorso difficile, ma - \u003Cmark>a\u003C/mark> nostro avviso - non eludibile. 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Ce lo spiega la stessa Commissione Europea nel “Winter forecast” di marzo 2014, dove dice che il\r\ntasso di disoccupazione di equilibrio (NAIRU) per l’Italia – \u003Cmark>a\u003C/mark> fini del raggiungimento degli obiettivi di bilancio e di inflazione – non può essere inferiore all’11% nel 2015 ed è meglio se è superiore. Infatti la “disoccupazione sostenibile serve \u003Cmark>a\u003C/mark> ridurre le pressioni salariali e \u003Cmark>a\u003C/mark> frenare la crescita dei salari. Questo, unito con lieve miglioramento della produttività, comporta solo moderati aumenti del costo unitario del lavoro nominale.”\r\nSenza entrare in tecnicismi economici, è bene sottolineare che un dato del NAIRU così alto serve alla Commissione Europea per sovrastimare il deficit strutturale dell’Italia e chiedere una manovra economica aggiuntiva.\r\nIn ogni caso è perfettamente inutile che il governo e l’Unione Europea sparino tante panzane sulla loro volontà di ridurre la disoccupazione, visto che, proprio loro, si sono dati tanto da fare per crearla e si stanno dando da fare per mantenerla alta.\r\nL’ISTAT ci dice, intanto, che il tasso di disoccupazione”ufficiale” in Italia è al 12,6%. Come tutte le statistiche però il singolo dato non ci dice nulla se non sappiamo cosa c’è dietro.\r\nVengono considerati disoccupati coloro \u003Cmark>i\u003C/mark> quali, nel mese precedente alla rilevazione, hanno effettuato una ricerca attiva di lavoro (mandato un curriculum, fatto un colloquio, risposto \u003Cmark>a\u003C/mark> un annuncio), non hanno fatto neanche un’ora di lavoro (se uno fa il baby sitter una sera per tre ore non viene considerato disoccupato neanche se si sbatte come un matto per cercare lavoro per tutto il\r\nresto del mese) e sono disponibili \u003Cmark>a\u003C/mark> iniziare \u003Cmark>a\u003C/mark> lavorare nelle due settimane successive.\r\n\u003Cmark>I\u003C/mark> disoccupati calcolati così sono 3.487.000. Se \u003Cmark>a\u003C/mark> questi ci aggiungiamo però quelli che il lavoro non l’hanno cercato nel mese precedente, perché “scoraggiati” o perché stanno aspettando la risposta \u003Cmark>a\u003C/mark> qualche colloquio fatto prima, ma sono comunque disponibili \u003Cmark>a\u003C/mark> lavorare abbiamo altre 3.305.000 persone. Se consideriamo anche quelli che cercano lavoro, ma non possono cominciare nelle due settimane successive (studenti sotto esami, donne in gravidanza) abbiamo altre 261.000 individui.\r\nSe poi consideriamo anche il 1.499.000 di individui impiegati in maniera precaria e \u003Cmark>a\u003C/mark> tempo parziale abbiamo un totale di 8.552.000 persone per cui la mancanza o la precarietà di un lavoro rappresentano un problema con cui fare quotidianamente \u003Cmark>i\u003C/mark> conti.\r\nQuesta situazione è prevalentemente italiana le “forze lavoro potenziali” (come si chiamano statisticamente) in Italia sono il 14% contro il 4% medio del resto d’Europa.\r\nDa che dipende? Dal fatto che in Italia il lavoro non si trova con \u003Cmark>i\u003C/mark> metodi “classici” in uso nel resto d’Europa, ma con conoscenze, rapporti familiari, raccomandazioni, favori.\r\nQuesto serve \u003Cmark>a\u003C/mark> far legare \u003Cmark>a\u003C/mark> filo doppio una persona al suo “sponsor” lavorativo (\u003Cmark>a\u003C/mark> maggior ragione quando è un politico) e lo rende ulteriormente ricattabile quando prova \u003Cmark>a\u003C/mark> far valere \u003Cmark>i\u003C/mark> propri diritti sul posto di lavoro.\r\nQuesta è anche una delle cause della scarsissima mobilità sociale in Italia. Chi nasce povero, per quanti studi possa aver fatto e per quanta capacità possa dimostrare, rimane povero. Con la crisi questa situazione è anche peggiorata. Adesso chi nasceva in una famiglia di relativo benessere ha molte più probabilità di diventare povero che non di mantenere la propria posizione sociale.\r\nIn Italia, prima della crisi, si ereditava non solo la posizione sociale, ma anche il lavoro del padre: il 44% degli architetti aveva un figlio architetto, il 42% dei padri laureati in giurisprudenza aveva un figlio con medesima laurea, il 41% dei farmacisti e il 39% di medici e ingegneri.\r\nLa crisi ha trasformato la piramide sociale in clessidra: la maggior parte delle persone che erano ai livelli intermedi della piramide sono stati spinti verso il basso. Qualcuno è stato spinto verso l’alto: in Italia il numero delle persone che possiedono più di 30 milioni di euro è aumentato, nell’ultimo anno del 7%, \u003Cmark>a\u003C/mark> fronte di un aumento della povertà relativa del 15%.\r\nIl problema della disoccupazione non è nato con l’Euro (all’avvento dell’euro la disoccupazione italiana era al 9.1%), ma è stata la risposta data dal capitalismo italiano alla crisi. Nel 2007 (prima dell’inizio della crisi) la disoccupazione in Italia era al 6.1% ed oggi è al 12,6%.\r\nLa scelta di spostare le produzioni ad alta intensità di lavoro in Cina, Vietnam e negli altri paesi dell’estremo oriente, e le produzioni ad alta intensità di capitale in Germania, ha determinato il crollo di circa il 30% della produzione manifatturiera italiana e la disoccupazione è più che raddoppiata dal 2007 ad oggi. La scelta dello stato e del padronato di puntare sui bassi salari fa sì che l’industria manifatturiera italiana, che è ancora la seconda in Europa, realizzi produzioni \u003Cmark>a\u003C/mark> basso valore aggiunto facilmente delocalizzabili. Questo aumento di disoccupazione per l’Italia (e gli altri paesi della “periferia” europea) è, per questi motivi, strutturale.\r\nL’unico motivo per cui l’Italia ha una bilancia commerciale in attivo è perché sono crollati \u003Cmark>i\u003C/mark> consumi: non ci sono più soldi, le persone comprano di meno e consumando meno merci, ne vengono importate di meno (- 8.5% negli ultimi tre anni) e pur essendo diminuite anche le esportazioni (-1.7%), sono diminuite di meno delle importazioni, e il saldo è diventato attivo.\r\nRaccontano che ci sono paesi, come la Germania, dove hanno risolto il problema della disoccupazione.\r\nPeccato che abbiano semplicemente sostituito la disoccupazione con la sottoccupazione riducendo contemporaneamente \u003Cmark>i\u003C/mark> salari.\r\nIn Germania infatti, nel 2005 la disoccupazione era al 11.2% benché fosse in pieno boom economico. Per evitare una esplosione sociale il governo socialdemocratico di Shoereder si inventò \u003Cmark>i\u003C/mark> minijob. Chi voleva usufruire del sussidio di disoccupazione doveva accettare del lavori di 15 ore la settimana retribuiti 450 Euro al mese, senza tasse e con pochi contributi previdenziali (il costo\r\ntotale per l’imprenditore, compresa la cassa malattia è di 585 euro al mese).\r\nIn cambio lo stato tedesco versa per un single un importo pari \u003Cmark>a\u003C/mark> 374 € mensili \u003Cmark>a\u003C/mark> cui vanno aggiunti circa 300 € per l'affitto; una famiglia invece percepisce un contributo di 337 € per ogni adulto, 219 € per ogni bambino e 550 € per l'affitto.\r\nIn Germania \u003Cmark>i\u003C/mark> lavoratori impegnati con \u003Cmark>i\u003C/mark> minijob sono più di otto milioni, circa il 20% del totale degli occupati.\r\nOltretutto, siccome \u003Cmark>i\u003C/mark> minijob non consentono di ricevere il permesso di soggiorno hanno avvantaggiato la manodopera autoctona nei lavori meno qualificati (quelli abitualmente pagati di meno e dove c’è il maggior utilizzo di questi contratti).\r\nIl problema è che contemporaneamente tutti \u003Cmark>i\u003C/mark> contratti esistenti per \u003Cmark>i\u003C/mark> lavori meno qualificati sono stati trasformati in contratti \u003Cmark>a\u003C/mark> minijobs con il risultato che la massa salariale complessiva percepita in Germania è rimasta sostanzialmente la stessa nonostante l’aumento dell’occupazione.\r\nQuesto ha determinato due effetti: un bassissimo costo del lavoro per le industrie, che hanno potuto produrre \u003Cmark>a\u003C/mark> prezzi considerevolmente più bassi aumentando conseguentemente le esportazioni e una diminuzione dei consumi interni con diminuzione delle importazioni.\r\nIl risultato è che, lo scorso anno, la Germania ha avuto il saldo attivo della bilancia dei pagamenti più alto al mondo, maggiore anche della Cina che sui bassi salari e l’estrema flessibilità ha fondato il proprio successo economico.\r\nDi fatto questa forma di sostegno alla disoccupazione rappresenta un finanziamento all’impresa, che automatizza al massimo per poter usare \u003Cmark>i\u003C/mark> minijob nella produzione e, in futuro, porterà all’esplosione del sistema previdenziale tedesco, visto che oggi, chi lavora con \u003Cmark>i\u003C/mark> minijob ha diritto solo \u003Cmark>a\u003C/mark> 3,11 euro di pensione mensile per ogni anno di lavoro. Il che significa che un lavoratore che avesse lavorato per 40 anni solo con \u003Cmark>i\u003C/mark> minijob avrebbe diritto ad appena 124 euro di pensione al mese.\r\nL’altra favola che stanno raccontando è che il problema della disoccupazione è legato alla “rigidità” del mercato del lavoro.\r\nRenzi ha proclamato che con il “jobs \u003Cmark>act”\u003C/mark> e l’introduzione selvaggia del contratto \u003Cmark>a\u003C/mark> tempo determinato si contribuirà alla soluzione del problema della disoccupazione.\r\nIn Spagna \u003Cmark>i\u003C/mark> contratti \u003Cmark>a\u003C/mark> tempo determinato li hanno liberalizzati dal 1984, rendendo ammissibili ripetute proroghe dello stesso contratto che ha smesso di essere legato ad esigenze temporanee di produzione.\r\nDopo 30 anni tutti gli studi che hanno analizzato gli effetti di questo provvedimento sono concordi nel sostenere che il risultato è: meno giorni di lavoro complessivi (si lavora – \u003Cmark>a\u003C/mark> parità di ferie - mediamente 21 giorni di meno all’anno persi \u003Cmark>a\u003C/mark> cercare un altro lavoro), salari più bassi (\u003Cmark>a\u003C/mark> parità di condizioni e indipendentemente dai giorni lavorati in meno, fin da prima della crisi erano diminuiti mediamente del 12%), precarizzazione delle scelte di vita (tutti quelli che, dopo qualche contratto, sarebbero stati assunti \u003Cmark>a\u003C/mark> tempo indeterminato, sono rimasti precari molto più \u003Cmark>a\u003C/mark> lungo) penalizzazione dei soggetti più deboli (chi ha avuto inabilità, donne incinte o con bambini piccoli non hanno il rinnovo dei contratti).\r\nL’inutilità dell’effetto complessivo sulla disoccupazione è conclamato dal fatto che la Spagna ha oggi la disoccupazione al 25%, superiore anche \u003Cmark>a\u003C/mark> quella della Grecia.\r\nLa sublimazione di tutti queste situazioni è data dalla disoccupazione giovanile.\r\nIn Italia risultano disoccupate tra \u003Cmark>i\u003C/mark> 15 e \u003Cmark>i\u003C/mark> 24 anni 656.000 persone per un tasso di disoccupazione giovanile pari al 41.9%.\r\nIl dato va completato: tra \u003Cmark>i\u003C/mark> 15 e \u003Cmark>i\u003C/mark> 24 anni 650.000 persone cercano lavoro e non lo trovano, meno di un milione lavora, tre milioni e mezzo studiano o fanno formazione e 850.000 sono NEET (Not in Education, Employment or Training), non studiano, non lavorano né lo cercano e non fanno alcun tipo di tirocinio.\r\nIl numero dei neet sale vertiginosamente ampliando la fascia d’età tra \u003Cmark>i\u003C/mark> 15 e \u003Cmark>i\u003C/mark> 29 anni \u003Cmark>a\u003C/mark> circa 2.300.000 persone che, sebbene le persone di età tra \u003Cmark>i\u003C/mark> 25 e \u003Cmark>i\u003C/mark> 29 anni non rientrino statisticamente nella disoccupazione giovanile, il dato numerico segnala che le prospettive per \u003Cmark>i\u003C/mark> giovani sono inesistenti anche quando sono un po’ più “vecchi”.\r\nQualcuno di questi brillanti “tecnici” ed “economisti” al servizio dei potenti ha suggerito di modificare la rappresentazione del tasso di disoccupazione giovanile modificando l’indice mettendolo in rapporto con l’insieme dei giovani e non solo con \u003Cmark>i\u003C/mark> giovani componenti la forza lavoro, per abbassarlo dal 41.9% al 10.5%.\r\nInvece di preoccuparsi del motivo per cui in sei anni il tasso è più che raddoppiato (era al 20% nel 2008) si preoccupano di falsificarlo.\r\nEd il motivo dell’aumento della disoccupazione giovanile è banale quanto ovvio. La riforma delle pensioni, con una accentuazione con quella della Fornero, oltre ad aver obbligato \u003Cmark>i\u003C/mark> lavoratori ad essere inchiodati al posto di lavoro fino \u003Cmark>a\u003C/mark> 67 anni, ha determinato la mancata assunzione dei più giovani.\r\nDall’inizio della crisi, nel 2008 (ma la tendenza si è solo accentuata rispetto \u003Cmark>a\u003C/mark> prima), ci sono un milione di posti di lavoro in meno (da 23,4 milioni \u003Cmark>a\u003C/mark> 22.4 milioni), però il numero degli ultracinquantenni che lavorano è aumentato di un milione di unità (da 5.6 milioni \u003Cmark>a\u003C/mark> 6.6 milioni).\r\nNon si tratta, con tutta evidenza, di un atteggiamento caritatevole dei padroni, che hanno assunto gli “esodati” dalla Fornero o \u003Cmark>i\u003C/mark> cinquantenni espulsi dal ciclo produttivo dalle ristrutturazioni aziendali che hanno portato miliardi di profitti ai padroni e licenziamenti, cassa integrazione e fame agli operai. Sono \u003Cmark>i\u003C/mark> lavoratori che non sono potuti andare in pensione, che seguitano \u003Cmark>a\u003C/mark> lavorare e che, per ragioni anagrafiche, invecchiano.\r\n\u003Cmark>I\u003C/mark> giovani hanno fatto da cavie \u003Cmark>a\u003C/mark> tutte le nuove tipologie di contratto di lavoro, con la truffa degli stage alcuni lavorano addirittura gratis, sono praticamente tutti precari, molti sono spesso sottoccupati, costretti ad accettare un lavoro \u003Cmark>a\u003C/mark> tempo parziale per l’impossibilità di trovare un lavoro \u003Cmark>a\u003C/mark> tempo pieno.\r\nNonostante questo si seguita \u003Cmark>a\u003C/mark> spingere l’accento sulla necessità della precarietà per ridurre il numero dei disoccupati.\r\nSe fosse vero che con la precarietà si diminuisse il numero dei disoccupati, dovremmo avere, per le ragioni dette sopra, la disoccupazione giovanile molto più bassa di quella complessiva, invece di essere enormemente maggiore.\r\nInvece, proprio perché precari, \u003Cmark>i\u003C/mark> giovani pagano un prezzo più alto alle ristrutturazioni aziendali: sono \u003Cmark>i\u003C/mark> primi \u003Cmark>a\u003C/mark> vedere \u003Cmark>i\u003C/mark> propri contratti non rinnovati quando c’è un accenno di crisi.\r\nQuesto rende evidente anche la balla con cui \u003Cmark>i\u003C/mark> padroni giustificano \u003Cmark>i\u003C/mark> propri profitti: sono loro che rischiano il proprio capitale ed è giusto che venga remunerato. \u003Cmark>I\u003C/mark> primi (e quasi sempre \u003Cmark>i\u003C/mark> soli) che rischiano qualcosa sono \u003Cmark>i\u003C/mark> lavoratori, per \u003Cmark>i\u003C/mark> padroni ci pensa lo stato \u003Cmark>a\u003C/mark> coprire le perdite!\r\nE adesso, Renzi, con il jobs \u003Cmark>act\u003C/mark>, vorrebbe estendere questa situazione \u003Cmark>a\u003C/mark> tutti \u003Cmark>i\u003C/mark> lavoratori.\r\nNoi non ci siamo mai illusi che, modificando qualche legge o votando qualcuno piuttosto che un altro, possa modificarsi la situazione.\r\nLa situazione attuale conferma le nostre idee.\r\nL’unico modo per non trascorrere la propria vita tra precariato e disoccupazione, sognando un lavoro sfruttato, è di cambiare radicalmente il modello di produzione.\r\nSolo con la lotta è possibile riappropriarsi della propria vita, del proprio tempo, dei propri 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Unito, dichiara l’intenzione di mettere al bando Palestine Action ai sensi della legislazione antiterrorismo, ponendo quindi l'organizzazione sullo stesso piano di gruppi armati come al-Qaeda.\r\n\r\n/ / / Palestine Action è un movimento contro il genocidio del popolo palestinese con un sito internet, canali sui social network, organizza corsi sull’azione diretta e presidi a sostengo di prigioniere/i, le sue pratiche – molto efficaci e fastidiose – non hanno mai prodotto morti o feriti: non proprio il pedigree di un gruppo terroristico. / / /\r\n\r\nL’accelerazione della stretta repressiva contro Palestine Action, promossa dall’intervento diretto della diplomazia israeliana, avviene dopo l’attacco alla base RAF di Brize Norton: attivisti su monopattini elettrici hanno vandalizzato due aerei da rifornimento per segnalare il coinvolgimento diretto dell’aeronautica britannica nello sterminio in atto a Gaza.\r\n\r\nPartiamo da un contributo - raccolto nell’ottobre 2024 – dove un portavoce di Palestine Action ci raccontava le strategie portate avanti dal movimento (azioni accountable, azioni unaccountable, ruolo dei processi), prima di tornare a chiedergli un commento riguardante l’utilizzo della legislazione anti-terrorismo e il ruolo dell’azione contro la RAF:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/BCUPCB_PalAct_terror_RAF.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n/ / / AGGIORNAMENTO: Mercoledì 2 luglio i legislatori britannici hanno votato a favore della mozione: Palestine Action è un gruppo terroristico. / / /\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nNATO: 5% AL RIARMO E COLONIZZAZIONE MILITARE DELLA QUOTIDIANITÀ\r\n\r\nPartiamo dall’osservare il ruolo della NATO come importante agente della pianificazione sul medio-lungo termine delle politiche nazionali (dal militare, al repressivo, allo scientifico) per arrivare ad affrontare l’accordo raggiunto sul 5% del PIL da destinare alla “difesa”.\r\n\r\nIn base alla stesura definitiva, questa quota si 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Summit di Tel Aviv (dicembre 2024) aveva segnato il “debutto in società” dei colossi tecnologici nel mondo della guerra, lo AI Expo di Washington (giugno 2025) ne ha consolidato e normalizzato la relazione: con il logo di Google a fianco di quello di Palantir, tra workshop sul “regime change” e stand dell’esercito ucraino. Un evento organizzato dallo Special Competitive Studies Project di Eric Schmidt, dove non sono mancate contestazioni e una marcata ostilità autoritaria verso giornaliste/i non embedded.\r\n\r\nSu un fronte parallelo dell’avanzata autoritaria, ICE si dota di nuovi sistemi di riconoscimento facciale e il suo potere eccezionale, ben rappresentato dai rapimenti svolti da agenti in abiti civili, rischia di produrre nuovi mostri nella società statunitense:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/BCUPCB_ConventionRegimeChange_fintoICE.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nArticolo su AI EXPO 2025 di Washington:\r\n\r\nhttps://jackpoulson.substack.com/p/google-affiliated-military-ai-expo","3 Luglio 2025","2025-07-03 16:33:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/bcupcb_palestineaction-palantir-nato-200x110.jpg","Intervista Palestine Action - NATO e Dual Use - Palantir e nucleare",1751560385,[231,232,233,234,235,236,237,238,239,240,241,242,243,244,245,246,247,248,249,250],"http://radioblackout.org/tag/azione-diretta/","http://radioblackout.org/tag/biometria/","http://radioblackout.org/tag/dual-use/","http://radioblackout.org/tag/eric-schmidt/","http://radioblackout.org/tag/gaza/","http://radioblackout.org/tag/google/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/ice/","http://radioblackout.org/tag/industria-bellica/","http://radioblackout.org/tag/nato/","http://radioblackout.org/tag/nucleare/","http://radioblackout.org/tag/palantir/","http://radioblackout.org/tag/palestina/","http://radioblackout.org/tag/palestine-action/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/rhombus/","http://radioblackout.org/tag/riconoscimento-facciale/","http://radioblackout.org/tag/sorveglianza/","http://radioblackout.org/tag/terrorismo/","http://radioblackout.org/tag/war-on-migrants/",[252,139,253,254,255,256,257,258,259,260,261,262,137,143,129,263,264,132,265,141],"azione diretta","dual use","eric schmidt","Gaza","google","guerra","ice","industria bellica","nato","nucleare","Palantir","rhombus","riconoscimento facciale","terrorismo",{"post_content":267,"post_title":271,"tags":274},{"matched_tokens":268,"snippet":269,"value":270},[178,177,56],"nbsp;\r\n\r\n/ / / AGGIORNAMENTO: Mercoledì 2 luglio \u003Cmark>i\u003C/mark> legislatori britannici hanno votato \u003Cmark>a\u003C/mark> favore della mozione: Palestine \u003Cmark>Act\u003C/mark>ion è un gruppo terroristico. / / /\r\n\r\n \r","Estratti dalla puntata del 30 giugno 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nUK: PALESTINE \u003Cmark>ACT\u003C/mark>ION E LEGISLAZIONE ANTI-TERRORISMO\r\n\r\n23 giugno 2025 - Yvette Cooper, Home Secretary del Regno Unito, dichiara l’intenzione di mettere al bando Palestine \u003Cmark>Act\u003C/mark>ion ai sensi della legislazione antiterrorismo, ponendo quindi l'organizzazione sullo stesso piano di gruppi armati come al-Qaeda.\r\n\r\n/ / / Palestine \u003Cmark>Act\u003C/mark>ion è un movimento contro il genocidio del popolo palestinese con un sito internet, canali sui social network, organizza corsi sull’azione diretta e presidi \u003Cmark>a\u003C/mark> sostengo di prigioniere/i, le sue pratiche – molto efficaci e fastidiose – non hanno mai prodotto morti o feriti: non proprio il pedigree di un gruppo terroristico. / / /\r\n\r\nL’accelerazione della stretta repressiva contro Palestine \u003Cmark>Act\u003C/mark>ion, promossa dall’intervento diretto della diplomazia israeliana, avviene dopo l’attacco alla base RAF di Brize Norton: attivisti su monopattini elettrici hanno vandalizzato due aerei da rifornimento per segnalare il coinvolgimento diretto dell’aeronautica britannica nello sterminio in atto \u003Cmark>a\u003C/mark> Gaza.\r\n\r\nPartiamo da un contributo - raccolto nell’ottobre 2024 – dove un portavoce di Palestine \u003Cmark>Act\u003C/mark>ion ci raccontava le strategie portate avanti dal movimento (azioni accountable, azioni unaccountable, ruolo dei processi), prima di tornare \u003Cmark>a\u003C/mark> chiedergli un commento riguardante l’utilizzo della legislazione anti-terrorismo e il ruolo dell’azione contro la RAF:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/BCUPCB_PalAct_terror_RAF.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n/ / / AGGIORNAMENTO: Mercoledì 2 luglio \u003Cmark>i\u003C/mark> legislatori britannici hanno votato \u003Cmark>a\u003C/mark> favore della mozione: Palestine \u003Cmark>Act\u003C/mark>ion è un gruppo terroristico. / / /\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nNATO: 5% AL RIARMO E COLONIZZAZIONE MILITARE DELLA QUOTIDIANITÀ\r\n\r\nPartiamo dall’osservare il ruolo della NATO come importante agente della pianificazione sul medio-lungo termine delle politiche nazionali (dal militare, al repressivo, allo scientifico) per arrivare ad affrontare l’accordo raggiunto sul 5% del PIL da destinare alla “difesa”.\r\n\r\nIn base alla stesura definitiva, questa quota si compone di un 3,5% destinato alle spese militari e un 1,5% alla “messa in sicurezza”; se gli investimenti in armi e arruolamento sono espliciti nella loro funzione, quelli in ambito civile rischiano di produrre una trasformazione molto più subdola e profonda.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/BCUPCB_NATO-DualUse.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPALANTIR E THE NUCLEAR COMPANY\r\n\r\nPalantir ha recentemente inaugurato una partnership con The Nuclear Company per lo sviluppo di un sistema (NOS - Nuclear Operating System) basato sulla sua AI aziendale (Foundry) per ottimizzare e facilitare la proliferazione di centrali nucleari negli USA.\r\n\r\nIl colosso della sorveglianza e dell’intelligence accumula potere strutturale e muove un nuovo passo verso la realizzazione del “Governo Palantir”:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/BCUPCB_Palantir_nucleare.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nBREVI\r\n\r\nSe il DefenseTech Summit di Tel Aviv (dicembre 2024) aveva segnato il “debutto in società” dei colossi tecnologici nel mondo della guerra, lo AI Expo di Washington (giugno 2025) ne ha consolidato e normalizzato la relazione: con il logo di Google \u003Cmark>a\u003C/mark> fianco di quello di Palantir, tra workshop sul “regime change” e stand dell’esercito ucraino. Un evento organizzato dallo Special Competitive Studies Project di Eric Schmidt, dove non sono mancate contestazioni e una marcata ostilità autoritaria verso giornaliste/i non embedded.\r\n\r\nSu un fronte parallelo dell’avanzata autoritaria, ICE si dota di nuovi sistemi di riconoscimento facciale e il suo potere eccezionale, ben rappresentato dai rapimenti svolti da agenti in abiti civili, rischia di produrre nuovi mostri nella società statunitense:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/BCUPCB_ConventionRegimeChange_fintoICE.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nArticolo su AI EXPO 2025 di Washington:\r\n\r\nhttps://jackpoulson.substack.com/p/google-affiliated-military-ai-expo",{"matched_tokens":272,"snippet":273,"value":273},[56],"Intervista Palestine \u003Cmark>Act\u003C/mark>ion - NATO e Dual Use - Palantir e nucleare",[275,277,279,281,283,285,287,289,291,293,295,297,299,301,304,306,308,310,312,314],{"matched_tokens":276,"snippet":252,"value":252},[],{"matched_tokens":278,"snippet":139,"value":139},[],{"matched_tokens":280,"snippet":253,"value":253},[],{"matched_tokens":282,"snippet":254,"value":254},[],{"matched_tokens":284,"snippet":255,"value":255},[],{"matched_tokens":286,"snippet":256,"value":256},[],{"matched_tokens":288,"snippet":257,"value":257},[],{"matched_tokens":290,"snippet":258,"value":258},[],{"matched_tokens":292,"snippet":259,"value":259},[],{"matched_tokens":294,"snippet":260,"value":260},[],{"matched_tokens":296,"snippet":261,"value":261},[],{"matched_tokens":298,"snippet":262,"value":262},[],{"matched_tokens":300,"snippet":137,"value":137},[],{"matched_tokens":302,"snippet":303,"value":303},[68],"Palestine \u003Cmark>act\u003C/mark>ion",{"matched_tokens":305,"snippet":129,"value":129},[],{"matched_tokens":307,"snippet":263,"value":263},[],{"matched_tokens":309,"snippet":264,"value":264},[],{"matched_tokens":311,"snippet":132,"value":132},[],{"matched_tokens":313,"snippet":265,"value":265},[],{"matched_tokens":315,"snippet":141,"value":141},[],[317,319,321],{"field":81,"matched_tokens":318,"snippet":269,"value":270},[178,177,56],{"field":84,"matched_tokens":320,"snippet":273,"value":273},[56],{"field":22,"indices":322,"matched_tokens":323,"snippets":325,"values":326},[89],[324],[68],[303],[303],1736172784083533800,{"best_field_score":329,"best_field_weight":187,"fields_matched":90,"num_tokens_dropped":33,"score":330,"tokens_matched":90,"typo_prefix_score":14},"3315687096320","1736172784083533939",{"document":332,"highlight":346,"highlights":352,"text_match":355,"text_match_info":356},{"comment_count":33,"id":333,"is_sticky":33,"permalink":334,"podcastfilter":335,"post_author":337,"post_content":338,"post_date":339,"post_excerpt":39,"post_id":333,"post_modified":340,"post_thumbnail":341,"post_title":342,"post_type":162,"sort_by_date":343,"tag_links":344,"tags":345},"89063","http://radioblackout.org/podcast/tutti-pazzi-per-le-terre-rare/",[336],"liberation front","liberationfront","Il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha annunciato l'imminente legge sulle materie prime critiche in italia, che aprirà la strada all'estrazione di metalli da transizione e terre rare nei confini nazionali, allineandosi alle nuove linee guida europee (Critical Raw Materials Act).\r\n\r\nI toni propagandistici e pioneristici delle dichiarazioni governative sono però fuorvianti rispetto al reale scenario geopolitico che influenza la produzione e la distribuzione di queste risorse, cruciali per attuare la transizione energetica. In Italia potrebbero non esserci i presupposti per l'effettiva estrazione su larga scala di questi materiali: tuttavia, i rifiuti minerari della passata stagione mineraria potrebbero essere un'alternativa percorribile.\r\n\r\nSebbene sia importante non sottovalutare le iniziative italiane rispetto alle terre rare, indici di un più generale progetto di preservazione dello status quo attraverso il ritorno all'estrazione delle materie prime, fuori dal piccolo paese un mondo intero si sta mobilitando intorno a questi materiali. Il primato cinese sta venendo problematizzato dal blocco occidentale, ma anche nutrito di nuove alleanze fuori dalla sfera atlantica. L'inaggirabile monopolio delle competenze per la raffinazione delle terre rare, detenuto dal colosso cinese, sta plasmando il tessuto di alleanze e rivalità sul mercato delle materie prime, a partire dalla cosiddetta crisi delle terre rare del 2010-2012, che dimostrò il potere cinese di determinare disponibilità e prezzi degli elementi chiave del futuro capitalista.\r\n\r\nIntanto, l'estrazione delle terre rare sta producendo in tutto il mondo il suo portato di devastazione ambientale e sociale. Dal Madagascar al Myanmar, dalla Svezia alla Malesia alla Cina, sono già numerosi i punti sulla mappa in cui imperversano i conflitti generati dall'estrazione di questi materiali. Li elenchiamo con l'aiuto di una recente pubblicazione di EjAtlas.\r\n\r\nQui si può ascoltare l'intero approfondimento:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/Terrerare.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[scarica]","23 Aprile 2024","2024-04-23 15:52:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/Rare-earth_mineral._Monazite._Madagascar._Musée_des_Confluences-e1713880357174-200x110.jpg","Tutti pazzi per le terre rare",1713887381,[],[],{"post_content":347},{"matched_tokens":348,"snippet":350,"value":351},[56,349],"I","guida europee (Critical Raw Materials \u003Cmark>Act\u003C/mark>).\r\n\r\n\u003Cmark>I\u003C/mark> toni propagandistici e pioneristici delle","Il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha annunciato l'imminente legge sulle materie prime critiche in italia, che aprirà la strada all'estrazione di metalli da transizione e terre rare nei confini nazionali, allineandosi alle nuove linee guida europee (Critical Raw Materials \u003Cmark>Act\u003C/mark>).\r\n\r\n\u003Cmark>I\u003C/mark> toni propagandistici e pioneristici delle dichiarazioni governative sono però fuorvianti rispetto al reale scenario geopolitico che influenza la produzione e la distribuzione di queste risorse, cruciali per attuare la transizione energetica. 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I primi residenti sono previsti per l’estate 2025.\r\n\r\nSe Woven City intende essere la capofila di questa fase dell’ingegneria sociale urbanistica (arrivando a registrare i suoi slogan come marchi: A Living Laboratory™, Human-Centered, and Ever Evolving City™ ), è importante leggere il modello Smart City anche nell’ottica delle Charter Cities promosse dall’agenda neoliberista: zone che fuoriescono dal campo di forza dello Stato in favore di quello del mercato.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/BCUPCB_ToyotaWoven_SmartCity.mp3\"][/audio]","11 Febbraio 2025","2025-02-11 10:29:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/bcupcb_woven-aiact-200x110.jpg","AI ACT: ECCEZIONI SECURITARIE IN VIGORE | TOYOTA WOVEN 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Una norma semplice, poche righe e una soluzione di una banalità disarmante...così il Jobs Act fa una cosa buona e cancella decenni di una pratica vergognosa, quella delle dimissioni in bianco, che ha costituito per generazioni di lavoratrici una forma di ricatto sin dal primo colloquio di lavoro. Analizziamo quindi il fenomeno nel suo dispiegarsi, anche se non è facile trattandosi di un fatto illecito di difficile tracciabilità, le analisi in merito e le mobilitazioni delle donne nonché le disposizioni in materia del Jobs Act e leggi precedenti, con uno sguardo critico - perché tanto tempo per risolvere il problema? - e soprattutto vigile: cui prodest?\"\r\nNel 2007 Taofick Okoya crea il marchio \"Queens of Africa\", Barbie che dovrebbero ricalcare tratti somatici e aspetto tipico delle donne nigeriane, per permettere alle bambine una maggiore identificazione con esse, cosa che con la classica Barbie, altrimenti, non avverrebbe. 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