","Dove sono finiti i desideri anormali? Rabbia frocia contro Piemonte Pride e Lovers Film Festival","post",1497664859,[],[],{"post_content":37,"post_title":42},{"matched_tokens":38,"snippet":40,"value":41},[39],"e","di Città, sede del Comune, \u003Cmark>e\u003C/mark> sui muri del deposito GTT","Durante la notte sono comparse a Torino delle scritte sui muri del Cinema Massimo, in piazza Palazzo di Città, sede del Comune, \u003Cmark>e\u003C/mark> sui muri del deposito GTT di corso Trapani contro il Lovers Film Festival \u003Cmark>e\u003C/mark> il Piemonte Pride: “LA NOSTRA RABBIA NON \u003Cmark>E\u003C/mark>' UN FESTIVAL”, “LA NOSTRA RABBIA NON SI COMPRA”, “I CONFINI NON SONO UN CLAIM: FUOCO AI CIE” con un testo di spiegazione attacchinato a fianco. Una voce rabbiosa fuori dal coro dei tant*, tropp*, che quest'anno legittimano la sempre più profonda depoliticizzazione, assimilazione \u003Cmark>e\u003C/mark> mercificazione dei corpi froci.\r\n\r\n \r\n\r\nGay Week \u003Cmark>è\u003C/mark> il nuovo scintillante \"concept\" pentastellato torinese che racchiude il Pride \u003Cmark>e\u003C/mark> il Lovers in un pacchetto sempre più Inglese, Internazionale, Legalitario, Coloniale, Normale. Così le soggettività frocie vengono assimilate dentro ad un sistema oppressivo in cui si esiste solo nello sguardo istituzionale, si reifica il concetto di \u003Cmark>identità\u003C/mark>, si assimila l'alterità per farne merce, si strumentalizza la violenza dei confini, si neutralizza la critica radicale. \"Queering the Borders\" \u003Cmark>è\u003C/mark> il titolo del Lovers Film Festival: un semplice \"claim\" nelle parole della direttrice Irene Dionisio, la quale omette scientemente di menzionare pacchetti sicurezza, repressione, politiche genocidarie, muri, intersezione della violenza del genere \u003Cmark>e\u003C/mark> dei confini che attraversano questa città, questo Stato. A qualcun* evidentemente \u003Cmark>è\u003C/mark> bastato che l'ambasciata di Israele venisse depennata dagli sponsor (visibili) del Festival, per legittimare \u003Cmark>e\u003C/mark> silenziare i nostrani processi di pinkwashing. \"A corpo libero\" \u003Cmark>è\u003C/mark> invece il titolo del Piemonte Pride, nel cui documento politico si chiedono diritti \u003Cmark>e\u003C/mark> riconoscimento da parte dello Stato, entro i canoni di una argomentazione fortemente legalitaria in cui le \"\u003Cmark>differenze\u003C/mark>\" vengono fagocitate nell'ordine della cittadinanza. Chiara Appendino aprirà il corteo di domani, che vedrà la partecipazione della Banda della Polizia Municipale. Tra gli aderenti del Pride, \"Polis Aperta - Associazione LGBT Appartenenti a Forze Armate \u003Cmark>e\u003C/mark> Forze dell'Ordine\". Tra gli sponsor, \"GTT\", \"Corpo di \"Polizia Municipale\" \u003Cmark>e\u003C/mark> il servizio di vigilanza \"Hydra Service\". A proposito di confini \u003Cmark>e\u003C/mark> corpi liberi in questa città, la scorsa settimana una giovane attivista No Tav \u003Cmark>e\u003C/mark> antisfratto \u003Cmark>è\u003C/mark> stata trattenuta per ore in caserma, umiliata \u003Cmark>e\u003C/mark> picchiata da una mezza dozzina di uomini della squadra mobile, mentre due giorni fa, a Porta Palazzo, i poliziotti hanno rincorso tra le bancarelle un ragazzo senegalese picchiandolo fino a lasciarlo in una pozza di sangue.\r\n\r\n \r\n\r\nQuesta mattina abbiamo chiesto dove siano finiti i desideri anormali ad una compagna ospite in studio:\r\n\r\nUnknown\r\n\r\n \r\n\r\nQuesto il testo attacchinato a fianco alle scritte:\r\n\r\n \r\n\r\nLA NOSTRA RABBIA NON \u003Cmark>È\u003C/mark> UN FESTIVAL NÉ UNA PARATA…\r\n\r\n \r\n\r\nQuesta notte delle scritte sono apparse a Torino. \u003Cmark>È\u003C/mark> la nostra rabbia a riempire i muri dell’autocelebrazione del Lovers Film Festival \u003Cmark>e\u003C/mark> del Piemonte Pride 2017.\r\n\r\nGli organizzatori di questi eventi hanno intessuto alleanze politiche con chi governa questa città, svendendo la carica sovversiva dei corpi froci al migliore offerente.\r\n\r\nSta notte delle scritte sono apparse davanti al Cinema Massimo (location del film festival), in piazza palazzo di città, sede del comune, partner istituzionale di entrambe le iniziative, \u003Cmark>e\u003C/mark> sui muri del deposito della GTT, sponsor del Piemonte Pride 2017, di Corso Trapani.\r\n\r\n \r\n\r\n“Queering the borders” \u003Cmark>è\u003C/mark> il claim del Lovers Film Festival. “A corpo libero” lo slogan del pride. “Diritti oltre il confine” si chiamava lo spazio del Coordinamento Torino Pride al Salone del libro di quest’anno. La strumentalizzazione in chiave pubblicitaria dei corpi razzializzati \u003Cmark>è\u003C/mark> talmente evidente che si palesa agli occhi di tutt*. Eppure pare che bisogni sottolinearlo nuovamente \u003Cmark>e\u003C/mark> fermamente. \u003Cmark>E’\u003C/mark> per questo che sulle mura sono apparse scritte quali “i confini non sono un claim: fuoco ai cie”.\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 16 giugno, oggi, sta sera, il Coordinamento Torino Pride organizzerà un evento al Lovers Film Festival sulla situazione dell’omofobia \u003Cmark>e\u003C/mark> dell’attivismo LGBT in Russia \u003Cmark>e\u003C/mark> Cecenia. Eccolo il loro “sofisticato” giochino xenofobo. Essi si ergono, a braccetto con le istituzioni che governano questa città, a paladini dei diritti umani, “sofferenti” promotori della lotta all’omofobia nel mondo. Eppure il loro silenzio rispetto alle dinamiche violente \u003Cmark>e\u003C/mark> discriminatorie che si palesano nella nostra città \u003Cmark>è\u003C/mark> altrettanto rumoroso quanto le parole che spendono nel costruire gli spettri simbolici dell’omofobia in coloro che etichettano come incivili: una volta la Russia, una volta la religione musulmana, il continente africano o “il caso della Cecenia”. Facile meccanismo xenofobo che permette ai “nostri fedeli paladini dei diritti umani” di autoproclamarsi civilizzati, \u003Cmark>e\u003C/mark> segnare così una distanza da una supposta alterità omofoba, guarda caso sempre non italiana. Non ci stupisce che questi “paladini dei diritti umani” non abbiano mai avuto una presa di posizione reale \u003Cmark>e\u003C/mark> situata per le persone trans* rinchiuse in carcere \u003Cmark>e\u003C/mark> nei cie/cpr. Non ci sembra che abbiano speso una parola nel problematizzare l’intersezione della violenza del genere \u003Cmark>e\u003C/mark> dei confini, della violenza della norma eterosessuale \u003Cmark>e\u003C/mark> quella dei sistemi carcerari. Non ci sembra che nessuno abbia problematizzato il proprio privilegio \u003Cmark>e\u003C/mark> decostruito il sistema neoliberale nel quale sguazza beato chiedendo più diritti per sé \u003Cmark>e\u003C/mark> dimenticando la violenza di stato sui corpi non normati, non bianchi, non italiani, non hipster ai festival, non servi del governo cittadino pentastellato…\r\n\r\n \r\n\r\n\u003Cmark>E\u003C/mark> se voi giovani rampolli della Torino artistica gay da pubblicità aveste per caso pensato che per tenere a bada la nostra rabbia bastasse rifiutare i fondi offerti dall’ambasciata israeliana, sappiate che non ci avete raggirati, non a noi. Non entreremo mai nella vostra dinamica. Infatti non c’è bisogno di andare in Israele per vedere il Pinkwashing [strategia volta a nascondere o occultare gli abusi \u003Cmark>e\u003C/mark> le violenze delle istituzioni \u003Cmark>e\u003C/mark> delle aziende, dando una visione delle stesse come attente ai diritti lgbt, quindi “buone”]. Esso \u003Cmark>è\u003C/mark> qui \u003Cmark>e\u003C/mark> agisce attraverso voi, organizzatori del Lovers Film Festival \u003Cmark>e\u003C/mark> del Piemonte Pride 2017. \u003Cmark>E’\u003C/mark> attraverso di voi che l’amministrazione pentastellata della città tenta di ripulire la propria immagine, oscurando il suo reale agire, ed ergendosi a “promotori dei diritti umani”. Non ci stupisce quindi la strategia di non farsi più finanziare dall’ambasciata israeliana, dopo le forti critiche ricevute dal festival negli ultimi tempi.\r\n Non ci stupisce nemmeno vedere i manifesti “pubblicitari” del festival \u003Cmark>e\u003C/mark> del pride pieni zeppi di linguaggi \u003Cmark>e\u003C/mark> sigle che puntano a una apparente inclusione delle soggettività “altre”, non aderenti all’usuale discorso normativo lgbt. Ribadiamo qui, se non fosse chiaro, che questo goffo tentativo assimilazionista rivela tutta la sua fallacità nel momento stesso in cui ogni radicalità dei discorsi froci non mainstream viene appiattita a mero slogan pubblicitario \u003Cmark>e\u003C/mark> svuotata di ogni contenuto.\r\n\r\n \r\n\r\nNoi non siamo qui a rivendicare etichette, ma pratiche. Non siamo qui a rivendicare nomi \u003Cmark>e\u003C/mark> categorie, ma idee \u003Cmark>e\u003C/mark> rabbia. Non siamo qui a servirvi sul vassoio d’argento l’ennesima sigla alla moda, siamo qui a distruggere ogni vostro angolo di marketing.\r\n\r\n\u003Cmark>E’\u003C/mark> per questo che dinanzi al Cinema Massimo \u003Cmark>è\u003C/mark> apparsa una scritta che vi ricorda che “la nostra rabbia non \u003Cmark>è\u003C/mark> un festival” \u003Cmark>e\u003C/mark> sui muri della GTT, sponsor del pride: “la nostra rabbia non si compra”.\r\n\r\n \r\n\r\nChiara Appendino, aprirà il corteo del Pride di quest’anno. La stessa persona che poche settimane fa si \u003Cmark>è\u003C/mark> complimentata con il pm Rinaudo per gli arresti all’Asilo occupato. Rinaudo: pm in prima fila per i processi contro i No Tav. Noi frocie arrabbiate rimaniamo in solidarietà con gli arrestati \u003Cmark>e\u003C/mark> con chi lotta. Sempre contro chi svende la carica sovversiva dei nostri corpi froci al migliore offerente.\r\n\r\nPiazza palazzo di città, dinanzi al comune, si sveglierà sta mattina ricoperta dalla scritta “rabbia frocia”, che vi ricordi che i nostri corpi non sono strumenti utilizzabili per le vostre politiche.\r\n\r\n \r\n\r\nCONTRO LA VOSTRA RETORICA DEI CORPI LIBERI, DEI DIRITTI UMANI \u003Cmark>E\u003C/mark> DEL QUEERING THE BORDERS… PORTIAMO LA NOSTRA RABBIA IN STRADA!\r\n\r\n….RABBIA FROCIA",{"matched_tokens":43,"snippet":44,"value":44},[39],"Dove sono finiti i desideri anormali? Rabbia frocia contro Piemonte Pride \u003Cmark>e\u003C/mark> Lovers Film Festival",[46,49],{"field":47,"matched_tokens":48,"snippet":40,"value":41},"post_content",[39],{"field":50,"matched_tokens":51,"snippet":44,"value":44},"post_title",[39],1731669220158079000,{"best_field_score":54,"best_field_weight":55,"fields_matched":56,"num_tokens_dropped":13,"score":57,"tokens_matched":58,"typo_prefix_score":13},"1116681273344",14,2,"1731669220158079090",3,6698,{"collection_name":32,"first_q":61,"per_page":62,"q":61},"identità e differenze",6,{"facet_counts":64,"found":97,"hits":98,"out_of":295,"page":14,"request_params":296,"search_cutoff":11,"search_time_ms":159},[65,73],{"counts":66,"field_name":71,"sampled":11,"stats":72},[67,69],{"count":58,"highlighted":68,"value":68},"anarres",{"count":14,"highlighted":70,"value":70},"il colpo del strega","podcastfilter",{"total_values":56},{"counts":74,"field_name":10,"sampled":11,"stats":95},[75,77,79,81,83,85,87,89,91,93],{"count":14,"highlighted":76,"value":76},"mostro",{"count":14,"highlighted":78,"value":78},"mitologia",{"count":14,"highlighted":80,"value":80},"immaginario",{"count":14,"highlighted":82,"value":82},"riproduzione",{"count":14,"highlighted":84,"value":84},"psicoanalisi",{"count":14,"highlighted":86,"value":86},"mostruosità",{"count":14,"highlighted":88,"value":88},"potere penale",{"count":14,"highlighted":90,"value":90},"margareth mead",{"count":14,"highlighted":92,"value":92},"michel foucault",{"count":14,"highlighted":94,"value":94},"istinto materno",{"total_values":96},35,4,[99,161,191,260],{"document":100,"highlight":122,"highlights":145,"text_match":156,"text_match_info":157},{"comment_count":13,"id":101,"is_sticky":13,"permalink":102,"podcastfilter":103,"post_author":68,"post_content":104,"post_date":105,"post_excerpt":27,"post_id":101,"post_modified":106,"post_thumbnail":107,"post_title":108,"post_type":109,"sort_by_date":110,"tag_links":111,"tags":117},"39615","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-23-dicembre-identita-e-differenze-africa-immaginario-post-coloniale-lo-s-bilancio-della-giunta-raggi-la-strage-di-torino/",[68],"Come ogni venerdì, il 23 dicembre siamo sbarcati su Anarres, il pianeta delle utopie concrete, dalle 10,45 alle 12,45 sui 105.250 delle libere frequenze di Blackout.\r\n\r\nAscolta il podcast della trasmissione:\r\n\r\n2016 12 23 anarres1\r\n\r\n2016 12 23 anarres2\r\n\r\n \r\nIdentità e differenze. Con l'antropologo Stefano Boni abbiamo discusso di del processo, eminentemente culturale di costruzione delle identità. Identità, che quando percepite come “naturali” si tramutano nelle linee di frattura che spesso portano al razzismo, alla xenofobia. Sono comunità escludenti, che rifuggono l'incontro, il confronto, l'attraversamento delle identità che ci costituiscono, ma non sono un destino.\r\nLa materialità del proprio posizionamento sociale, se assunta come osservatorio sulla realtà, consente di tracciare linee di frattura che non si incardinano nella cultura, ma nella divaricazione di classe, nella spinta a costruire percorsi comuni con chi, pur culturalmente diverso, si trova nella stessa condizione.\r\nD'altra parte “ciascuno può sempre fare qualcosa su quello che è stato fatto di lui”.\r\nL'individuo, nella sua astrazione liberale, è si risolve nell'esercizio della cittadinanza – con relative esclusioni – nei limiti del politico definito dalle democrazie moderne\r\nLo stesso individuo, nel cerchio prospettico delineato dal liberismo, scompare nell'universo variegato ma globalmente standardizzato delle merce.\r\nIn una prospettiva libertaria l'individuo non è un punto di partenza, un'astrazione, che trova concretezza nelle urne, nella merce, nell'urna o nelle identità escludenti che hanno raggrumato la spinta reattiva (e reazionaria) che fornisce senso agli esclusi rancorosi dalle luci del circo capitalista. \r\nAfrica. Aiutiamoli a casa loro. Immaginario post (neo) coloniale della dipendenza africana. \r\nVi proponiamo uno scritto di Karim Metref, blogger, insegnante di origine kabila, che da molti anni vive a Torino.\r\nLo abbiamo letto e commentato ad Anarres. \r\nQui potete leggere il testo, uscito dul blog “divagazioni”.\r\nGli indefessi sostenitori del “Grande Complotto” contro il Movimento Cinque Stelle hanno trovato alimento nella mancata approvazione del bilancio del comune di Roma, da sei mesi governato dalla giunta presieduta da Virginia Raggi.\r\nSebbene ci sia chi considera lungimirante la parlamentare grillina Taverna, che ha sostenuto la tesi che la stessa elezione di Raggi fosse un complotto, ordito dal PD per rovinare la reputazione della compagine grillina, una diarchia ereditaria, e metà tra lo show e l'imprenditoria, noi abbiamo cercato di capirne di più e ci siamo rivolti a Francesco, per capire di quale materia si tratti.\r\n\r\nFrancesco ha scritto in merito:\r\n“Diversi amici, dimostrando un'ingenuità degna di miglior causa, hanno condiviso un meme che chiede dove fossero, quando venivano approvati i bilanci che hanno causato il buco di 13.6 miliardi di euro nelle casse del comune di Roma, i revisori contabili che ieri hanno bocciato il bilancio della Raggi.\r\nHo deciso di chiarire qualche dubbio a chi mastica poco della materia.\r\nL'Organo di Revisione Economico-Finanziaria del Comune di Roma è nato con lo statuto di Roma Capitale nel 2013 ed è composto da tre revisori dei conti in carica per tre anni. I tre attuali sono stati nominati lo scorso anno dal Prefetto Tronca.\r\nIl debito del Comune di Roma è sotto gestione commissariale dal 2008. I 13,6 miliardi di euro sono i debiti che si sono accumulati dal 1960 al 2008.\r\nL'OREF non esisteva quando si approvavano i bilanci che hanno causato il buco.\r\nIl problema è proprio che, senza revisori che controllano, il deficit di bilancio aumenta perché (come nel bilancio bocciato) si sovrastimano le entrate e si sottostimano le uscite.\r\nE' bene sapere anche qualche altra cosa. Il bilancio, anche se ha il parere negativo dell'OREF, può essere comunque approvato dall'assemblea capitolina. Basta che dia adeguata motivazione alla mancata osservanza dei rilievi dei revisori. Non è stato approvato proprio perché i consiglieri sanno che quello che hanno scritto i revisori è vero e che, se avessero approvato un bilancio fatto con i piedi, sarebbero stati responsabili di fronte alla corte dei conti per le spese in eccesso.\r\nOltretutto non è che l'OREF si è svegliato adesso: è dall'insediamento della Raggi (e l'avevano fatto quelli di prima con Marino) che segnala la necessità di prevedere alcune spese e di controllare meglio le entrate.\r\nLa responsabilità della bocciatura è proprio della Raggi che, quando era vacante il posto di assessore al bilancio, si è rifiutata ripetutamente di ricevere il Ragioniere Generale Fermante che le voleva parlare proprio dei debiti fuori bilancio. Quando poi Fermante si è dimesso, Di Maio ha commentato \"Se un burocrate se ne va, c'è da essere contenti\": chissà come ride adesso.\r\nLa stessa Raggi ha la responsabilità per il balletto delle nomine ad Assessore al Bilancio (in soli sei mesi: Minenna, De Dominicis, Tutino, Mazzilli).\r\nIn questo diventare tutti esperti revisori nessuno si è andato a leggere cosa prevedesse il bilancio bocciato. Il bilancio preventivo è l'atto politico con cui una giunta esprime la propria idea di città. Dal bilancio si capisce che vuole fare la Raggi a Roma.\r\nVi invito però a riflettere su tre cose:\r\n- nonostante le promesse e tutte le supercazzole sulla democrazia diretta non c'è stato alcun dibattito pubblico sul bilancio, nessuna raccolta di suggerimenti, nessun coinvolgimento popolare.\r\n\r\n- uno dei motivi della bocciatura è la mancata previsione degli stipendi per gli autisti della TPL che non ricevono il salario da mesi: questa è la sensibilità verso i lavoratori della giunta Raggi.\r\n\r\n- Per mettere in sicurezza i trasporti romani (spesa a carico del Comune e non di Atac) servono 255 milioni. Non essendoci i soldi, ai tempi della giunta Marino venne chiesto di indicare le emergenze più pericolose e venne quantificato in 58 milioni il costo per la soluzione di queste. Tronca ha azzerato la spesa. A luglio vennero assegnati d'urgenza 18 milioni di euro. Mancano 40 milioni che non sono stati indicati in bilancio. Tra le cose più urgenti da fare c'è la sostituzione dei 56 scambi della metro A che sono giunti \"a fine vita tecnica\". Uno scambio che non scatta fa scontrare due treni. Se succede una tragedia sapete da adesso di chi è la colpa.”\r\n\r\nQuesta puntata di Anarres è dedicata alla memoria di Pietro Ferrero, operaio anarchico, segretario della FIOM e aderente alla UAI – Unione Anarchica Italiana, torturato ed ucciso dalle squadracce fasciste, capitanate da Brandimarte, il 18 dicembre del 1922. Quello stesso giorno altri 17 anarchici, comunisti, sindacalisti vennero uccisi dai fascisti.\r\nFerrero e gli altri pagarono la grande paura dei padroni per l'occupazione armata delle fabbriche, per determinazione a non mollare, a non cedere né di fronte ai padroni, né alla scelta della CGL di abbandonare le fabbriche.\r\nIn piazza XVIII dicembre una lapide ricorda quella strage. Ogni anno c'è una cerimonia “ufficiale”. Quest'anno la sindaca Chiara Appendino non si è fatta vedere, suscitando l'indignazione della CGIL. Noi non possiamo che ringraziarla: la sua presenza, come quella dei sindaci PD che invece non l'hanno mai disertata, stonava di fronte alla lapide di chi, per dirla con il titolo del libro di memorie di Maurizio Garino, aveva avuto “il sogno nelle mani”. Quello di un mondo senza padroni, burocrati, governi. \r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","23 Dicembre 2016","2018-10-17 22:58:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/12/il-surrealismo-oggi-una-piantagione-di-mariju-L-5gU_IR-200x110.jpeg","Anarres del 23 dicembre. Identità e differenze. Africa: immaginario (post) coloniale. Lo s-bilancio della giunta Raggi, la strage di Torino...","podcast",1482518025,[112,113,114,115,116],"http://radioblackout.org/tag/africa/","http://radioblackout.org/tag/bilancio-comune-di-roma/","http://radioblackout.org/tag/identita-e-differenze/","http://radioblackout.org/tag/immaginario-post-coloniale/","http://radioblackout.org/tag/pietro-ferrero/",[118,119,61,120,121],"Africa","bilancio comune di roma","immaginario post-coloniale","Pietro Ferrero",{"post_content":123,"post_title":129,"tags":132},{"matched_tokens":124,"snippet":127,"value":128},[125,39,126],"Identità","differenze","2016 12 23 anarres2\r\n\r\n \r\n\u003Cmark>Identità\u003C/mark> \u003Cmark>e\u003C/mark> \u003Cmark>differenze\u003C/mark>. Con l'antropologo Stefano Boni abbiamo","Come ogni venerdì, il 23 dicembre siamo sbarcati su Anarres, il pianeta delle utopie concrete, dalle 10,45 alle 12,45 sui 105.250 delle libere frequenze di Blackout.\r\n\r\nAscolta il podcast della trasmissione:\r\n\r\n2016 12 23 anarres1\r\n\r\n2016 12 23 anarres2\r\n\r\n \r\n\u003Cmark>Identità\u003C/mark> \u003Cmark>e\u003C/mark> \u003Cmark>differenze\u003C/mark>. Con l'antropologo Stefano Boni abbiamo discusso di del processo, eminentemente culturale di costruzione delle \u003Cmark>identità\u003C/mark>. \u003Cmark>Identità\u003C/mark>, che quando percepite come “naturali” si tramutano nelle linee di frattura che spesso portano al razzismo, alla xenofobia. Sono comunità escludenti, che rifuggono l'incontro, il confronto, l'attraversamento delle \u003Cmark>identità\u003C/mark> che ci costituiscono, ma non sono un destino.\r\nLa materialità del proprio posizionamento sociale, se assunta come osservatorio sulla realtà, consente di tracciare linee di frattura che non si incardinano nella cultura, ma nella divaricazione di classe, nella spinta a costruire percorsi comuni con chi, pur culturalmente diverso, si trova nella stessa condizione.\r\nD'altra parte “ciascuno può sempre fare qualcosa su quello che \u003Cmark>è\u003C/mark> stato fatto di lui”.\r\nL'individuo, nella sua astrazione liberale, \u003Cmark>è\u003C/mark> si risolve nell'esercizio della cittadinanza – con relative esclusioni – nei limiti del politico definito dalle democrazie moderne\r\nLo stesso individuo, nel cerchio prospettico delineato dal liberismo, scompare nell'universo variegato ma globalmente standardizzato delle merce.\r\nIn una prospettiva libertaria l'individuo non \u003Cmark>è\u003C/mark> un punto di partenza, un'astrazione, che trova concretezza nelle urne, nella merce, nell'urna o nelle \u003Cmark>identità\u003C/mark> escludenti che hanno raggrumato la spinta reattiva (\u003Cmark>e\u003C/mark> reazionaria) che fornisce senso agli esclusi rancorosi dalle luci del circo capitalista. \r\nAfrica. Aiutiamoli a casa loro. Immaginario post (neo) coloniale della dipendenza africana. \r\nVi proponiamo uno scritto di Karim Metref, blogger, insegnante di origine kabila, che da molti anni vive a Torino.\r\nLo abbiamo letto \u003Cmark>e\u003C/mark> commentato ad Anarres. \r\nQui potete leggere il testo, uscito dul blog “divagazioni”.\r\nGli indefessi sostenitori del “Grande Complotto” contro il Movimento Cinque Stelle hanno trovato alimento nella mancata approvazione del bilancio del comune di Roma, da sei mesi governato dalla giunta presieduta da Virginia Raggi.\r\nSebbene ci sia chi considera lungimirante la parlamentare grillina Taverna, che ha sostenuto la tesi che la stessa elezione di Raggi fosse un complotto, ordito dal PD per rovinare la reputazione della compagine grillina, una diarchia ereditaria, \u003Cmark>e\u003C/mark> metà tra lo show \u003Cmark>e\u003C/mark> l'imprenditoria, noi abbiamo cercato di capirne di più \u003Cmark>e\u003C/mark> ci siamo rivolti a Francesco, per capire di quale materia si tratti.\r\n\r\nFrancesco ha scritto in merito:\r\n“Diversi amici, dimostrando un'ingenuità degna di miglior causa, hanno condiviso un meme che chiede dove fossero, quando venivano approvati i bilanci che hanno causato il buco di 13.6 miliardi di euro nelle casse del comune di Roma, i revisori contabili che ieri hanno bocciato il bilancio della Raggi.\r\nHo deciso di chiarire qualche dubbio a chi mastica poco della materia.\r\nL'Organo di Revisione Economico-Finanziaria del Comune di Roma \u003Cmark>è\u003C/mark> nato con lo statuto di Roma Capitale nel 2013 ed \u003Cmark>è\u003C/mark> composto da tre revisori dei conti in carica per tre anni. I tre attuali sono stati nominati lo scorso anno dal Prefetto Tronca.\r\nIl debito del Comune di Roma \u003Cmark>è\u003C/mark> sotto gestione commissariale dal 2008. I 13,6 miliardi di euro sono i debiti che si sono accumulati dal 1960 al 2008.\r\nL'OREF non esisteva quando si approvavano i bilanci che hanno causato il buco.\r\nIl problema \u003Cmark>è\u003C/mark> proprio che, senza revisori che controllano, il deficit di bilancio aumenta perché (come nel bilancio bocciato) si sovrastimano le entrate \u003Cmark>e\u003C/mark> si sottostimano le uscite.\r\n\u003Cmark>E\u003C/mark>' bene sapere anche qualche altra cosa. Il bilancio, anche se ha il parere negativo dell'OREF, può essere comunque approvato dall'assemblea capitolina. Basta che dia adeguata motivazione alla mancata osservanza dei rilievi dei revisori. Non \u003Cmark>è\u003C/mark> stato approvato proprio perché i consiglieri sanno che quello che hanno scritto i revisori \u003Cmark>è\u003C/mark> vero \u003Cmark>e\u003C/mark> che, se avessero approvato un bilancio fatto con i piedi, sarebbero stati responsabili di fronte alla corte dei conti per le spese in eccesso.\r\nOltretutto non \u003Cmark>è\u003C/mark> che l'OREF si \u003Cmark>è\u003C/mark> svegliato adesso: \u003Cmark>è\u003C/mark> dall'insediamento della Raggi (\u003Cmark>e\u003C/mark> l'avevano fatto quelli di prima con Marino) che segnala la necessità di prevedere alcune spese \u003Cmark>e\u003C/mark> di controllare meglio le entrate.\r\nLa responsabilità della bocciatura \u003Cmark>è\u003C/mark> proprio della Raggi che, quando era vacante il posto di assessore al bilancio, si \u003Cmark>è\u003C/mark> rifiutata ripetutamente di ricevere il Ragioniere Generale Fermante che le voleva parlare proprio dei debiti fuori bilancio. Quando poi Fermante si \u003Cmark>è\u003C/mark> dimesso, Di Maio ha commentato \"Se un burocrate se ne va, c'è da essere contenti\": chissà come ride adesso.\r\nLa stessa Raggi ha la responsabilità per il balletto delle nomine ad Assessore al Bilancio (in soli sei mesi: Minenna, De Dominicis, Tutino, Mazzilli).\r\nIn questo diventare tutti esperti revisori nessuno si \u003Cmark>è\u003C/mark> andato a leggere cosa prevedesse il bilancio bocciato. Il bilancio preventivo \u003Cmark>è\u003C/mark> l'atto politico con cui una giunta esprime la propria idea di città. Dal bilancio si capisce che vuole fare la Raggi a Roma.\r\nVi invito però a riflettere su tre cose:\r\n- nonostante le promesse \u003Cmark>e\u003C/mark> tutte le supercazzole sulla democrazia diretta non c'è stato alcun dibattito pubblico sul bilancio, nessuna raccolta di suggerimenti, nessun coinvolgimento popolare.\r\n\r\n- uno dei motivi della bocciatura \u003Cmark>è\u003C/mark> la mancata previsione degli stipendi per gli autisti della TPL che non ricevono il salario da mesi: questa \u003Cmark>è\u003C/mark> la sensibilità verso i lavoratori della giunta Raggi.\r\n\r\n- Per mettere in sicurezza i trasporti romani (spesa a carico del Comune \u003Cmark>e\u003C/mark> non di Atac) servono 255 milioni. Non essendoci i soldi, ai tempi della giunta Marino venne chiesto di indicare le emergenze più pericolose \u003Cmark>e\u003C/mark> venne quantificato in 58 milioni il costo per la soluzione di queste. Tronca ha azzerato la spesa. A luglio vennero assegnati d'urgenza 18 milioni di euro. Mancano 40 milioni che non sono stati indicati in bilancio. Tra le cose più urgenti da fare c'è la sostituzione dei 56 scambi della metro A che sono giunti \"a fine vita tecnica\". Uno scambio che non scatta fa scontrare due treni. Se succede una tragedia sapete da adesso di chi \u003Cmark>è\u003C/mark> la colpa.”\r\n\r\nQuesta puntata di Anarres \u003Cmark>è\u003C/mark> dedicata alla memoria di Pietro Ferrero, operaio anarchico, segretario della FIOM \u003Cmark>e\u003C/mark> aderente alla UAI – Unione Anarchica Italiana, torturato ed ucciso dalle squadracce fasciste, capitanate da Brandimarte, il 18 dicembre del 1922. Quello stesso giorno altri 17 anarchici, comunisti, sindacalisti vennero uccisi dai fascisti.\r\nFerrero \u003Cmark>e\u003C/mark> gli altri pagarono la grande paura dei padroni per l'occupazione armata delle fabbriche, per determinazione a non mollare, a non cedere né di fronte ai padroni, né alla scelta della CGL di abbandonare le fabbriche.\r\nIn piazza XVIII dicembre una lapide ricorda quella strage. Ogni anno c'è una cerimonia “ufficiale”. Quest'anno la sindaca Chiara Appendino non si \u003Cmark>è\u003C/mark> fatta vedere, suscitando l'indignazione della CGIL. Noi non possiamo che ringraziarla: la sua presenza, come quella dei sindaci PD che invece non l'hanno mai disertata, stonava di fronte alla lapide di chi, per dirla con il titolo del libro di memorie di Maurizio Garino, aveva avuto “il sogno nelle mani”. Quello di un mondo senza padroni, burocrati, governi. \r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",{"matched_tokens":130,"snippet":131,"value":131},[125,39,126],"Anarres del 23 dicembre. \u003Cmark>Identità\u003C/mark> \u003Cmark>e\u003C/mark> \u003Cmark>differenze\u003C/mark>. Africa: immaginario (post) coloniale. Lo s-bilancio della giunta Raggi, la strage di Torino...",[133,135,137,141,143],{"matched_tokens":134,"snippet":118,"value":118},[],{"matched_tokens":136,"snippet":119,"value":119},[],{"matched_tokens":138,"snippet":140,"value":140},[139,39,126],"identità","\u003Cmark>identità\u003C/mark> \u003Cmark>e\u003C/mark> \u003Cmark>differenze\u003C/mark>",{"matched_tokens":142,"snippet":120,"value":120},[],{"matched_tokens":144,"snippet":121,"value":121},[],[146,152,154],{"field":10,"indices":147,"matched_tokens":148,"snippets":150,"values":151},[56],[149],[139,39,126],[140],[140],{"field":50,"matched_tokens":153,"snippet":131,"value":131},[125,39,126],{"field":47,"matched_tokens":155,"snippet":127,"value":128},[125,39,126],1736172819517538300,{"best_field_score":158,"best_field_weight":159,"fields_matched":58,"num_tokens_dropped":13,"score":160,"tokens_matched":58,"typo_prefix_score":13},"3315704398080",13,"1736172819517538411",{"document":162,"highlight":174,"highlights":182,"text_match":187,"text_match_info":188},{"comment_count":13,"id":163,"is_sticky":13,"permalink":164,"podcastfilter":165,"post_author":68,"post_content":166,"post_date":167,"post_excerpt":27,"post_id":163,"post_modified":168,"post_thumbnail":169,"post_title":170,"post_type":109,"sort_by_date":171,"tag_links":172,"tags":173},"25204","http://radioblackout.org/podcast/ucraina-il-grande-gioco-tra-gas-fascisti-e-preti/",[68],"Quella che si sta combattendo in Ucraina non è solo una guerra civile, le forze coinvolte più o meno formalmente e gli interessi in ballo nel conflitto ci mostrano che la partita si gioca su un piano molto più complesso. Allo scontro interno alla classe dirigente ucraina infatti si sovrappone la contesa tra le potenze imperialiste.\r\nPer capirlo non c'è bisogno di ascoltare i deliri e le minacce del potente di turno, che sia Tusk, Putin o Poroshenko.\r\nCon la strage del 2 maggio scorso nella Casa dei Sindacati di Odessa, la situazione in Ucraina è precipitata in una vera e propria guerra. Una guerra che non è altro che la tragica prosecuzione dello scontro tra Russia, Unione Europea e USA in atto da quasi un ventennio in quella regione.\r\nL'Ucraina ha avuto negli ultimi anni un ruolo chiave nelle relazioni tra Russia e Unione Europea, importanti relazioni economiche dalle quali ovviamente ciascuna delle due parti ha sempre tentato di trarre il massimo profitto; relazioni che hanno attraversato numerose crisi, anche molto gravi, spesso segnate dall'intervento del Fondo Monetario Internazionale, della NATO o da quello diretto degli USA.\r\nUno scontro tra imperialismi diretto ed evidente, in cui sono in ballo grossi interessi.\r\nGli interessi per gli importanti gasdotti ucraini che permettono alla Russia di rifornire l'Europa; gli interessi strategici per il controllo del Mar Nero e della nuova frontiera che si verrebbe a creare in Ucraina tra Russia e Unione Europea; gli interessi delle aziende straniere che operano in quel paese, tra cui molte italiane; l'importanza delle regioni industrializzate dell'est ucraino, che negli scorsi anni avevano conosciuto una forte crescita produttiva, e che pesano molto sia sul mercato estero delle esportazioni che su quello interno ucraino; gli interessi coloniali e di influenza della Nato del FMI e della Russia.\r\nCi troviamo di fronte all'ennesima guerra tra forze imperialiste. Forze che sembrano avere interessi solo in parte contrapposti. Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una tregua più politica che militare, dato che sul campo continuavano a verificarsi scontri armati; tregua che proprio per la sua valenza politica ha dato modo al governo di Kiev di ratificare l'accordo di adesione all'Unione Europea e di approvare un decreto che concede una certa autonomia alle regioni “separatiste” dell'est, un passo del governo ucraino che è stato accolto con favore da Mosca. Ne è scaturito un primo accordo tra le parti per la costituzione di un'area smilitarizzata. Si ha l’impressione che, una volta consolidate le rispettive aree di influenza e posta sotto maggiore controllo politico, finanziario e militare l'Ucraina, sia interesse di tutti che le relazioni economiche ripartano il prima possibile.\r\nAncora una volta i lavoratori, come la grande maggioranza della popolazione di queste regioni, non hanno niente da guadagnare dalla guerra, ma ne subiscono solo le drammatiche conseguenze, sul piano umanitario come nelle condizioni di vita e di lavoro.\r\nParadossalmente di fronte ad uno scenario tanto chiaro di contesa e spartizione tra le potenze imperialiste, sono fortissime le connotazioni ideologiche tra gli schieramenti armati che si affrontano, costituendo un vero e proprio elemento della propaganda di guerra. In questi schieramenti cui giocano un importante ruolo milizie, mercenari, “volontari” stranieri, e formazioni armate legate direttamente a partiti politici. Queste, facendo leva sulle differenze linguistiche, culturali e religiose della regione, dividono la popolazione alimentando le vecchie forme di nazionalismo ed introducendone di nuove. La rappresentazione ideale del conflitto e delle parti che si affrontano fa sì che lo scontro imperialista si presenti attraverso le lenti della propaganda come un caleidoscopio di forze. A combattere dalla parte delle repubbliche dell'est ucraino troviamo eurasiatisti sostenitori della politica di Putin, ultraortodossi russi, cetnici serbi, nazisti polacchi, rossobruni di mezza Europa, ceceni, nazisti russi, gruppi della “sinistra” nazionalista e autoritaria. Tra le fila delle milizie che sostengono il governo di Kiev troviamo formazioni naziste e ultranazionaliste ucraine, terzoposizionisti, cosacchi, nazisti polacchi, autonomi nazionalisti, “liberali” europeisti. I caratteri di identità nazionale, culturale e religiosa sono da parte russa come da parte ucraina uno strumento della propaganda di guerra.\r\nQuesta fortissima ideologizzazione, ma soprattutto i forti interessi in gioco, che fanno girare soldi e armi, hanno portato ad una internazionalizzazione delle milizie. Per cui sono moltissimi e da tutta Europa i piccoli movimenti politici e i gruppuscoli, soprattutto della destra estrema, a inviare delegazioni e volontari combattenti in Ucraina. Anche dall'Italia andati a combattere noti fascisti, schierati soprattutto con le milizie più crudeli legate al governo di Kiev, mentre alcuni combattono anche per le regioni “separatiste” dell'est. Sul piano dell'appoggio politico vediamo come le formazioni neofasciste italiane siano divise, alcune propendono per un appoggio al governo di Kiev, altre invece, tra cui anche i gruppuscoli nazisti ed eurasiatisti rossobruni, propendono per un appoggio ai cosiddetti “filorussi” e alla politica di potenza di Putin. Ma c'è anche qualcuno che “da sinistra” ha deciso di sostenere una delle due parti in questa guerra imperialista, probabilmente attirati dal presunto carattere “antifascista” dell'autoproclamato Stato Federale della Nuova Russia; visto anche l'uso, nella propaganda di quello schieramento, di una simbologia che rimanda alla Grande Guerra Patriottica condotta dall'Unione Sovietica contro l'invasione nazista. Peccato che a fianco di tale simbologia “sovietica” si trovino presenti, spesso in modo prevalente, i simboli della chiesa ortodossa russa e soprattutto dello zarismo imperiale, tra cui la bandiera dei Romanov, nera bianca ed oro, adottata come bandiera ufficiale dallo Stato Federale di Nuova Russia il 13 agosto scorso.\r\nIl governo di Kiev rappresenta certamente la principale minaccia per i lavoratori e le popolazioni dell'Ucraina. Un governo che fa largo uso dei paramilitari nazisti, premiandone i capi conferendo loro importanti incarichi. Un governo che chiama “operazione antiterrorismo” il bombardamento delle città del suo stesso territorio, la strage e la deportazione di civili. Un governo che con la guerra sarà ancora più legato dalle potenze imperialiste: il Fondo Monetario internazionale, che già aveva imposto lo scorso anno un innalzamento delle tariffe del gas sulla pelle delle popolazione, completata la colonizzazione ad opera della NATO e indebitata l'Ucraina per altri 17 miliardi, potrà imporre al governo ucraino qualsiasi condizione.\r\nChi vuole trovare per forza “il buono” in questo scontro, e vede nella Russia una speranza o anche solo una sponda, si illude. Per la Russia il prestito dell'FMI all'Ucraina significa sempre pagamenti sicuri per il gas. Alla Russia certo interessa avere una posizione di favore per le rinnovate relazioni commerciali con l'Unione Europea. Alla Russia certo non interessano le sorti dei lavoratori o della popolazione ucraina, neanche di quella russofona. Come ci hanno dimostrato la crisi di Crimea e gli accordi degli ultimi giorni, a Mosca basta che siano consolidate le sue postazioni strategiche, basta che siano acquisite sicure posizioni di influenza politica ed economica nel nuovo scenario.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Dario Antonelli.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 09 19 dario ucraina","26 Settembre 2014","2018-10-17 22:59:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/09/gas-ucraina-200x110.jpg","Ucraina. Il grande gioco tra gas, fascisti e preti",1411755138,[],[],{"post_content":175,"post_title":179},{"matched_tokens":176,"snippet":177,"value":178},[126,39],"politici. Queste, facendo leva sulle \u003Cmark>differenze\u003C/mark> linguistiche, culturali \u003Cmark>e\u003C/mark> religiose della regione, dividono la","Quella che si sta combattendo in Ucraina non \u003Cmark>è\u003C/mark> solo una guerra civile, le forze coinvolte più o meno formalmente \u003Cmark>e\u003C/mark> gli interessi in ballo nel conflitto ci mostrano che la partita si gioca su un piano molto più complesso. Allo scontro interno alla classe dirigente ucraina infatti si sovrappone la contesa tra le potenze imperialiste.\r\nPer capirlo non c'è bisogno di ascoltare i deliri \u003Cmark>e\u003C/mark> le minacce del potente di turno, che sia Tusk, Putin o Poroshenko.\r\nCon la strage del 2 maggio scorso nella Casa dei Sindacati di Odessa, la situazione in Ucraina \u003Cmark>è\u003C/mark> precipitata in una vera \u003Cmark>e\u003C/mark> propria guerra. Una guerra che non \u003Cmark>è\u003C/mark> altro che la tragica prosecuzione dello scontro tra Russia, Unione Europea \u003Cmark>e\u003C/mark> USA in atto da quasi un ventennio in quella regione.\r\nL'Ucraina ha avuto negli ultimi anni un ruolo chiave nelle relazioni tra Russia \u003Cmark>e\u003C/mark> Unione Europea, importanti relazioni economiche dalle quali ovviamente ciascuna delle due parti ha sempre tentato di trarre il massimo profitto; relazioni che hanno attraversato numerose crisi, anche molto gravi, spesso segnate dall'intervento del Fondo Monetario Internazionale, della NATO o da quello diretto degli USA.\r\nUno scontro tra imperialismi diretto ed evidente, in cui sono in ballo grossi interessi.\r\nGli interessi per gli importanti gasdotti ucraini che permettono alla Russia di rifornire l'Europa; gli interessi strategici per il controllo del Mar Nero \u003Cmark>e\u003C/mark> della nuova frontiera che si verrebbe a creare in Ucraina tra Russia \u003Cmark>e\u003C/mark> Unione Europea; gli interessi delle aziende straniere che operano in quel paese, tra cui molte italiane; l'importanza delle regioni industrializzate dell'est ucraino, che negli scorsi anni avevano conosciuto una forte crescita produttiva, \u003Cmark>e\u003C/mark> che pesano molto sia sul mercato estero delle esportazioni che su quello interno ucraino; gli interessi coloniali \u003Cmark>e\u003C/mark> di influenza della Nato del FMI \u003Cmark>e\u003C/mark> della Russia.\r\nCi troviamo di fronte all'ennesima guerra tra forze imperialiste. Forze che sembrano avere interessi solo in parte contrapposti. Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una tregua più politica che militare, dato che sul campo continuavano a verificarsi scontri armati; tregua che proprio per la sua valenza politica ha dato modo al governo di Kiev di ratificare l'accordo di adesione all'Unione Europea \u003Cmark>e\u003C/mark> di approvare un decreto che concede una certa autonomia alle regioni “separatiste” dell'est, un passo del governo ucraino che \u003Cmark>è\u003C/mark> stato accolto con favore da Mosca. Ne \u003Cmark>è\u003C/mark> scaturito un primo accordo tra le parti per la costituzione di un'area smilitarizzata. Si ha l’impressione che, una volta consolidate le rispettive aree di influenza \u003Cmark>e\u003C/mark> posta sotto maggiore controllo politico, finanziario \u003Cmark>e\u003C/mark> militare l'Ucraina, sia interesse di tutti che le relazioni economiche ripartano il prima possibile.\r\nAncora una volta i lavoratori, come la grande maggioranza della popolazione di queste regioni, non hanno niente da guadagnare dalla guerra, ma ne subiscono solo le drammatiche conseguenze, sul piano umanitario come nelle condizioni di vita \u003Cmark>e\u003C/mark> di lavoro.\r\nParadossalmente di fronte ad uno scenario tanto chiaro di contesa \u003Cmark>e\u003C/mark> spartizione tra le potenze imperialiste, sono fortissime le connotazioni ideologiche tra gli schieramenti armati che si affrontano, costituendo un vero \u003Cmark>e\u003C/mark> proprio elemento della propaganda di guerra. In questi schieramenti cui giocano un importante ruolo milizie, mercenari, “volontari” stranieri, \u003Cmark>e\u003C/mark> formazioni armate legate direttamente a partiti politici. Queste, facendo leva sulle \u003Cmark>differenze\u003C/mark> linguistiche, culturali \u003Cmark>e\u003C/mark> religiose della regione, dividono la popolazione alimentando le vecchie forme di nazionalismo ed introducendone di nuove. La rappresentazione ideale del conflitto \u003Cmark>e\u003C/mark> delle parti che si affrontano fa sì che lo scontro imperialista si presenti attraverso le lenti della propaganda come un caleidoscopio di forze. A combattere dalla parte delle repubbliche dell'est ucraino troviamo eurasiatisti sostenitori della politica di Putin, ultraortodossi russi, cetnici serbi, nazisti polacchi, rossobruni di mezza Europa, ceceni, nazisti russi, gruppi della “sinistra” nazionalista \u003Cmark>e\u003C/mark> autoritaria. Tra le fila delle milizie che sostengono il governo di Kiev troviamo formazioni naziste \u003Cmark>e\u003C/mark> ultranazionaliste ucraine, terzoposizionisti, cosacchi, nazisti polacchi, autonomi nazionalisti, “liberali” europeisti. I caratteri di \u003Cmark>identità\u003C/mark> nazionale, culturale \u003Cmark>e\u003C/mark> religiosa sono da parte russa come da parte ucraina uno strumento della propaganda di guerra.\r\nQuesta fortissima ideologizzazione, ma soprattutto i forti interessi in gioco, che fanno girare soldi \u003Cmark>e\u003C/mark> armi, hanno portato ad una internazionalizzazione delle milizie. Per cui sono moltissimi \u003Cmark>e\u003C/mark> da tutta Europa i piccoli movimenti politici \u003Cmark>e\u003C/mark> i gruppuscoli, soprattutto della destra estrema, a inviare delegazioni \u003Cmark>e\u003C/mark> volontari combattenti in Ucraina. Anche dall'Italia andati a combattere noti fascisti, schierati soprattutto con le milizie più crudeli legate al governo di Kiev, mentre alcuni combattono anche per le regioni “separatiste” dell'est. Sul piano dell'appoggio politico vediamo come le formazioni neofasciste italiane siano divise, alcune propendono per un appoggio al governo di Kiev, altre invece, tra cui anche i gruppuscoli nazisti ed eurasiatisti rossobruni, propendono per un appoggio ai cosiddetti “filorussi” \u003Cmark>e\u003C/mark> alla politica di potenza di Putin. Ma c'è anche qualcuno che “da sinistra” ha deciso di sostenere una delle due parti in questa guerra imperialista, probabilmente attirati dal presunto carattere “antifascista” dell'autoproclamato Stato Federale della Nuova Russia; visto anche l'uso, nella propaganda di quello schieramento, di una simbologia che rimanda alla Grande Guerra Patriottica condotta dall'Unione Sovietica contro l'invasione nazista. Peccato che a fianco di tale simbologia “sovietica” si trovino presenti, spesso in modo prevalente, i simboli della chiesa ortodossa russa \u003Cmark>e\u003C/mark> soprattutto dello zarismo imperiale, tra cui la bandiera dei Romanov, nera bianca ed oro, adottata come bandiera ufficiale dallo Stato Federale di Nuova Russia il 13 agosto scorso.\r\nIl governo di Kiev rappresenta certamente la principale minaccia per i lavoratori \u003Cmark>e\u003C/mark> le popolazioni dell'Ucraina. Un governo che fa largo uso dei paramilitari nazisti, premiandone i capi conferendo loro importanti incarichi. Un governo che chiama “operazione antiterrorismo” il bombardamento delle città del suo stesso territorio, la strage \u003Cmark>e\u003C/mark> la deportazione di civili. Un governo che con la guerra sarà ancora più legato dalle potenze imperialiste: il Fondo Monetario internazionale, che già aveva imposto lo scorso anno un innalzamento delle tariffe del gas sulla pelle delle popolazione, completata la colonizzazione ad opera della NATO \u003Cmark>e\u003C/mark> indebitata l'Ucraina per altri 17 miliardi, potrà imporre al governo ucraino qualsiasi condizione.\r\nChi vuole trovare per forza “il buono” in questo scontro, \u003Cmark>e\u003C/mark> vede nella Russia una speranza o anche solo una sponda, si illude. Per la Russia il prestito dell'FMI all'Ucraina significa sempre pagamenti sicuri per il gas. Alla Russia certo interessa avere una posizione di favore per le rinnovate relazioni commerciali con l'Unione Europea. Alla Russia certo non interessano le sorti dei lavoratori o della popolazione ucraina, neanche di quella russofona. Come ci hanno dimostrato la crisi di Crimea \u003Cmark>e\u003C/mark> gli accordi degli ultimi giorni, a Mosca basta che siano consolidate le sue postazioni strategiche, basta che siano acquisite sicure posizioni di influenza politica ed economica nel nuovo scenario.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Dario Antonelli.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 09 19 dario ucraina",{"matched_tokens":180,"snippet":181,"value":181},[39],"Ucraina. Il grande gioco tra gas, fascisti \u003Cmark>e\u003C/mark> preti",[183,185],{"field":47,"matched_tokens":184,"snippet":177,"value":178},[126,39],{"field":50,"matched_tokens":186,"snippet":181,"value":181},[39],1733921019569111000,{"best_field_score":189,"best_field_weight":55,"fields_matched":56,"num_tokens_dropped":13,"score":190,"tokens_matched":58,"typo_prefix_score":13},"2216192704512","1733921019569111154",{"document":192,"highlight":243,"highlights":251,"text_match":256,"text_match_info":257},{"comment_count":13,"id":193,"is_sticky":13,"permalink":194,"podcastfilter":195,"post_author":196,"post_content":197,"post_date":198,"post_excerpt":27,"post_id":193,"post_modified":199,"post_thumbnail":200,"post_title":201,"post_type":109,"sort_by_date":202,"tag_links":203,"tags":228},"26947","http://radioblackout.org/podcast/madri-e-mostri-due-puntate-de-il-colpo-della-strega-dedicate-al-tema/",[70],"dj","DUE PUNTATE (22dic2014 - 12genn2015) INTERAMENTE DEDICATE AL TEMA CHE VI PROPONIAMO IN UN UNICO SPECIALE APPROFONDIMENTO.\r\nVisto il grande interesse suscitato, continuamo a parlare di maternità a partire dai recenti casi di madri accusate di aver ucciso il proprio figlio. Funzione riproduttiva e \"istinto materno\", costruzione dei ruoli e dei generi, maternità e infanticidio, costruzione mediatica del mostro, il ruolo del mostro come autoassoluzione sociale...questi alcuni dei temi che abbiamo trattato.\r\nNaturalmente, la storia di Ragusa come le altre che offre la cronaca, non ci interessa per trattarla in sè, come caso ( giudiziario, psichiatrico, giornalistico), ma per l'analisi dei discorsi che essa solleva, come fatti culturali.\r\nQuale idea della maternità (e del femminile) sta alla base dei discorsi di media, magistrati, psicologi e psichiatri, del discorso della medicina e del discorso penale e del senso comune? Quale idea di donna e di madre è costruita culturalmente e socialmente? Come, quando, perchè e a cosa servono i \"mostri\"?\r\nL'idea di maternità e più in generale il genere è da sempre culturalmente e socialmente costruito in modo funzionale al sistema produttivo vigente. Ogni società da sempre costruisce i suoi uomini e le sue donne. La filosofa Elizabeth Badinter, (\"L'amour en plus\", 1981) storicizza ciò che viene chiamato istinto di maternità e mostra quanto questo sia una costruzione sociale che è cambiata nel tempo così come il ruolo e la funzione delle donne.\r\nFin dall'antica Grecia...\r\nla donna patisce, in Occidente, una subalternità fortissima: è l'esclusa insieme al barbaro e allo schiavo (la storia di Medea è paradigmatica), confinata nella propria funzione riproduttiva. Funzione che - in quasi tutte le società (anche quelle non statuali e non capitaliste o precapitaliste) è motivo di esclusione ed emarginazione. Anche la costruzione di identità di genere non solo differenti ma impari e squilibrate dal punto di vista del potere, si nota ampiamente nel discorso che i Greci, attraverso il mito e la tragedia, facevano intorno alle madri/ padri infanticidi. La costruzione del discorso sulle madri infanticide si incrive entro un contesto di forte subalternità della donna che la filosofia e la scienza dell'epoca supportano e giustificano, sistematizzano.\r\nNei miti greci...\r\nle donne che uccidono i propri figli, sono punite per l'inottemperanza al culto, al volere divino, in particolare si sottraggono al culto dionisiaco che era destinato ad orientare culturalmente il disordine. Rappresentano dunque, col loro rifiuto, la scelta del disordine, del caos sociale, il rifiuto dell'ordine sociale. I padri infanticidi invece sacrificano sempre i figli per un bene superiore, per la fine di una guerra, obbedendo al contrario, al volere di un DIO. Ancora oggi le motivazioni addotte nei discorsi penali, mediatici, comuni sui casi di cronaca, sono diverse per gli uomini e per le donne.\r\nLa psichiatria e la psicoanalisi...\r\nsono fin da sempre discorsi che rifllettono la struttura patriarcale della società, tendenti a patologizzare gli individui devianti, in particolar modo le donne. Il vero pericolo della psicoanalisi va al di là della sua sfera come tecnica, è nei suoi effetti sociali, nel discorso diffuso, psicologizzato/ psicologizzante, medicalizzato intorno ad essa. Tutti parlano ormai in questi termini, dall'anchor man alla Bruno Vespa, all'ultimo giornalista, al prete, al magistrato, al poliziotto. Il potere psiconalitico ha rappresentato una nuova tecnologia di sorveglianza, neoumanistica e neofilantropica, per il controllo delle anime. L'Edipo moderno, che la psicoanalisi ha contribuito a generalizzare nei discorsi quotidiani, non è che questo: privatizzare, tagliar via il familiare dal sociale, psicologizzare il politico. La castrazione non è che il ripiegamento del sociale, dello storico, del politico sul familiare e sul privato.\r\nContro il determinismo biologico...\r\n(dell'istinto di maternità a/de-storicizzato, che prescrive certi comportamenti come naturali), si vedano le ricerche antropologiche di Margareth Mead, in particolare \"Sesso e temperamento\", 1929, che analizza il modello sociale di 3 diverse tribù della Nuova Guinea. La differenza dei sessi è ovviamente uno dei temi del \"dramma sociale\", ma ciascuna lo sviluppa a modo suo (e differenza dei sessi implica anche differenti organizzazioni della sfera familiare e del rapporto padre/madre/figli). Già nel 29 dimostra come esistano elementi senza rapporto con la realtà biologica del sesso, che sono appunto \"costruzioni sociali\". Per Mead in Occidente sociologia, medicina, gergo, poesia accettano le definizioni sociali delle differenze tra i sessi come fondate sul temperamento ed ogni deviazione dalla parte assegnata è un'anomalia \"dalla nascita\" invece ad esempio tra gli Arapesh e i Mundugumor uomini e donne non sono ritenuti diversi per temperamento ma attribuiscono loro funzioni sociali diverse.\r\nA cosa servono i mostri?\r\nNell'800 si consuma l'abbraccio mortale tra psichiatria e potere penale. A fine '800 Cesare Lombroso tenta il primo esperimento ansiolitico di rassicurazione dei cittadini moderni e civili, elaborando il primo testo multimediale della storia. Fa fare dagherrotipi dai volti dei criminali descritti e la domanda implicita è – hai la fronte di due pollici? Hai tu il sopracciglio unito così?- la risposta del cittadino spaventato è sempre no, è sempre di dissociazione ( la separazione del grottesco, mai l'empatia del tragico). Tutt'oggi la spiegazione più diffusa per certi crimini è l'alibi del raptus, che rappresenta una grande auto-assoluzione sociale di massa, e che, come ogni determinismo biologico o psichiatrico assolve tutti perchè promette di trovare un'unica causa interna, individuale, privata (il capro espiatorio).\r\nSegnaliamo a questo proposito l'importazna del testo \"Moi, Pierre Riviere, ayant egorgé ma mère, ....) scoperto e pubblicato da Foucault e la sua equipe nel '73, e che si riferisce al caso di P.R, del 1836. Pierre Rivière è uno dei primi mostri, anche per i giornali, sul quale si pronunciano a distanza tutti i maggiori psichiatri dell'epoca. Mostro non solo per ciò che ha compiuto ma per il preciso memoriale ex post, scritto nel carcere.\r\n[...] Il fatto è che l'orribile è quotidiano. Nelle campagne era da sempre il destino di tutti, uno ne ride di un riso che si crederenbbe di un idiota, un altro lo dice tranquillamente; ed è lo stesso. Il destino di tutti. Ma questa famiglia è esemplare, per il fatto che visse in modo da gridare con rabbia che tutto fa male, sempre, e che a questo come a tutto ci si abitua. Come una cappa di piombo, il peso dell'impossibile....\r\nArriva nel 1838 una nuova legge, con il concorso attivo dei grandi nomi della psichiatria dell'epoca, che riescono ad imporre una nuova sintesi che segna una modificazione decisiva del rapporto tra mondo medico e mondo penale. Istituzionalizzando accuratamente le modalità dell'internamento - \"d'ufficio\" e \"volontario\"- in \"istituti speciali\" (ospedali psichiatrici),. L'internamento d'ufficio assicura la possibilità di una procedura rapida, altrettanto efficace ed imperativa quanto il sequestro penale. Ma ha il \"vantaggio\" supplementare di poter agire prima che un atto delittuoso sia commesso, prima ancora che una sentenza di interdizione sia emessa come in linea di massima era richiesto nel caso della follia prima della legge del '38. Un certificato medico, interinato dall'autorità prefettizia e controllato da una possibile ispezione giudiziaria, potrà rivelare degli stati potenzialmente pericolosi. Vince dunque, storicamente, la forma di controllo più molecolare, biopolitica e micro-diffusa, capace di essere introiettata più di altre forme di controllo.\r\nLa costruzione del mostro...\r\nDonna Haraway, Manifesto Cyborg, \"Nell'immaginario occidentale i mostri hanno sempre tracciato i confini della com,unità. I centauri e le amazzoni dell'antica Grecia, immagini della disgregazione del matrimonio e della contaminazione del guerriero con l'animalità e la donna, hanno stabilito i limiti dell'accentrata polis del maschio umano greco\".\r\nOgni epoca ha prodotto il suo mostro funzionale al rafforzamento identitario e alla generazione di esclusione sociale...\r\nNella stagione della modernità il potere necessitava dello strumento della \"misura\" per normare lo spazio sociale e lo smisurato che eccedeva quella misura doveva rifugiarsi in una dimensione crepuscolare per non turbare lo scorrere della vita. Il capitale oggi ha vinto frantumandosi e ricostruendosi frattalmente a partire da molecole di sociale. Il processo di valorizzazione non ha più bisogno di luoghi specifici per svolgersi ma dilaga in tutte le società. L'ordine sociale non ha più bisogno di una misura imposta dall'esterno, di un'articolazione specifica dell'immaginario legata all'esclusione, ma è una pratica introiettata e automaticamente applicata dalla popolazione. Il mostro oggi è invisibile, non perchè debba nascondersi (come il Frankenstein di Mary Shelley), ma perchè l'occhio che lo guarda è totalmente assuefatto: nessuno vede il Cie di Via Corelli o di Corso Brunelleschi.\r\nI Freaks di Tod Browning, i mostri moderni, dolenti, mutanti, pseudoumani, permettevano all'uomo \"normale\" di specchiarsi per ritirarsene inorridito, confermandosi nella propria normalità e segnalando l'esistenza terribile dell'Altro. In \"M, il mostro di Dusseldorf\", film tedesco del 1931 diretto da Fritz Lang, considerato uno dei capolavori dell'espressionismo tedesco, l'uso del fuoricampo risponde proprio alla scelta di enfatizzare la mostruosità del personaggio, la sua alterità che non può trovare spazio in uno spazio normale – il campo – ma deve essere situata altrove – il fuoricampo. Oggi, che si sono superate persino le profezie di Debord sulla società dello spettacolo, a furia di divorare immagini siamo diventati talmente ciechi che forse i fuoricampo non ce li possiamo più permettere. Sicuramente, non tanto il cinema, che c'è ancora chi lo fa bene ed è in grado di farlo, ma le immagini televisive il fuoricampo non sanno nemmeno che cosa sia. Non hanno l'etica del fuoricampo, del rappresentabile e dell'irrappresentabile...secondo la celebre formula di Godard che individuava nell'uso del carrello “una questione morale” (e quindi delle distanze da salvaguardare, del visibile e del mostrabile, della vicinanza pornografica e della lontananza rispettosa). Se sono giuste le distanze è giusto il film, secondo un'etica che rifiuta la spettacolarizzazione, diceva Serge Daney, indimenticabile critico e cinefilo dallo sguardo ostinato. Ancora sempre Daney, che scriveva di quanto fosse necessario passare dall'atto di mostrare con il dito all'arte di fissare con lo sguardo, prendendo a esempio due movimenti di macchina da presa, che più distanti non si può, rivolti entrambi verso la morte e la guerra, il primo, “modello di abiezione” realizzato da Pontecorvo in Kapò e l'altro da Mizoguchi in Ugetsu Monogatari, il quale sceglie uno sguardo che fa finta di non vedere nulla, che preferirebbe non aver visto nulla e per questo scivola lentamente con una panoramica di fianco alla morte, rischiando di lasciarla addirittura fuori campo. Di contro l'abiezione del carrello in avanti di Kapò, che procede e avanza senza timore e senza tremore verso la morte, spettacolarizzandola.\r\nPer riascoltare la puntata del 22 dicembre 2014:\r\nil colpo della strega_22dic2014_primaparte\r\nil colpo della strega_22dic2014_secondaparte\r\nil colpo della strega_22dic2014_terzaparte\r\n\r\nil colpo della strega_22dic2014_quartaparte\r\n\r\nPer riascoltare la puntata del 12 gennaio 2015:\r\n\r\nil colpo della strega_12genn2015_primaparte\r\n\r\nil colpo della strega_12genn2015_secondaparte","13 Gennaio 2015","2018-10-24 17:35:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/adesivo-il-colpo-della-strega-new-copy-e1413229678451-200x110.jpg","Madri e mostri: due puntate de Il colpo della strega dedicate al tema",1421155669,[204,205,206,207,208,209,210,211,212,213,214,215,216,217,218,219,220,221,222,223,224,225,226,227],"http://radioblackout.org/tag/cesare-lombroso/","http://radioblackout.org/tag/cinema/","http://radioblackout.org/tag/culturanatura/","http://radioblackout.org/tag/determinismo-biologico/","http://radioblackout.org/tag/donna-haraway/","http://radioblackout.org/tag/elisabeth-badinter/","http://radioblackout.org/tag/esclusione-sociale/","http://radioblackout.org/tag/femminile/","http://radioblackout.org/tag/funzione-riproduttiva/","http://radioblackout.org/tag/gender/","http://radioblackout.org/tag/genere/","http://radioblackout.org/tag/immaginario/","http://radioblackout.org/tag/istinto-materno/","http://radioblackout.org/tag/margareth-mead/","http://radioblackout.org/tag/maternita/","http://radioblackout.org/tag/michel-foucault/","http://radioblackout.org/tag/mitologia/","http://radioblackout.org/tag/mostro/","http://radioblackout.org/tag/mostruosita/","http://radioblackout.org/tag/potere-penale/","http://radioblackout.org/tag/psichiatria/","http://radioblackout.org/tag/psicoanalisi/","http://radioblackout.org/tag/riproduzione/","http://radioblackout.org/tag/storie-di-donne/",[229,230,231,232,233,234,235,236,237,238,239,80,94,90,240,92,78,76,86,88,241,84,82,242],"cesare lombroso","cinema","cultura/natura","determinismo biologico","donna haraway","elisabeth badinter","esclusione sociale","femminile","funzione riproduttiva","gender","genere","maternità","psichiatria","storie di donne",{"post_content":244,"post_title":248},{"matched_tokens":245,"snippet":246,"value":247},[139,39],"emarginazione. Anche la costruzione di \u003Cmark>identità\u003C/mark> di genere non solo differenti ma impari \u003Cmark>e\u003C/mark> squilibrate dal punto di vista","DUE PUNTATE (22dic2014 - 12genn2015) INTERAMENTE DEDICATE AL TEMA CHE VI PROPONIAMO IN UN UNICO SPECIALE APPROFONDIMENTO.\r\nVisto il grande interesse suscitato, continuamo a parlare di maternità a partire dai recenti casi di madri accusate di aver ucciso il proprio figlio. Funzione riproduttiva \u003Cmark>e\u003C/mark> \"istinto materno\", costruzione dei ruoli \u003Cmark>e\u003C/mark> dei generi, maternità \u003Cmark>e\u003C/mark> infanticidio, costruzione mediatica del mostro, il ruolo del mostro come autoassoluzione sociale...questi alcuni dei temi che abbiamo trattato.\r\nNaturalmente, la storia di Ragusa come le altre che offre la cronaca, non ci interessa per trattarla in sè, come caso ( giudiziario, psichiatrico, giornalistico), ma per l'analisi dei discorsi che essa solleva, come fatti culturali.\r\nQuale idea della maternità (\u003Cmark>e\u003C/mark> del femminile) sta alla base dei discorsi di media, magistrati, psicologi \u003Cmark>e\u003C/mark> psichiatri, del discorso della medicina \u003Cmark>e\u003C/mark> del discorso penale \u003Cmark>e\u003C/mark> del senso comune? Quale idea di donna \u003Cmark>e\u003C/mark> di madre \u003Cmark>è\u003C/mark> costruita culturalmente \u003Cmark>e\u003C/mark> socialmente? Come, quando, perchè \u003Cmark>e\u003C/mark> a cosa servono i \"mostri\"?\r\nL'idea di maternità \u003Cmark>e\u003C/mark> più in generale il genere \u003Cmark>è\u003C/mark> da sempre culturalmente \u003Cmark>e\u003C/mark> socialmente costruito in modo funzionale al sistema produttivo vigente. Ogni società da sempre costruisce i suoi uomini \u003Cmark>e\u003C/mark> le sue donne. La filosofa Elizabeth Badinter, (\"L'amour en plus\", 1981) storicizza ciò che viene chiamato istinto di maternità \u003Cmark>e\u003C/mark> mostra quanto questo sia una costruzione sociale che \u003Cmark>è\u003C/mark> cambiata nel tempo così come il ruolo \u003Cmark>e\u003C/mark> la funzione delle donne.\r\nFin dall'antica Grecia...\r\nla donna patisce, in Occidente, una subalternità fortissima: \u003Cmark>è\u003C/mark> l'esclusa insieme al barbaro \u003Cmark>e\u003C/mark> allo schiavo (la storia di Medea \u003Cmark>è\u003C/mark> paradigmatica), confinata nella propria funzione riproduttiva. Funzione che - in quasi tutte le società (anche quelle non statuali \u003Cmark>e\u003C/mark> non capitaliste o precapitaliste) \u003Cmark>è\u003C/mark> motivo di esclusione ed emarginazione. Anche la costruzione di \u003Cmark>identità\u003C/mark> di genere non solo differenti ma impari \u003Cmark>e\u003C/mark> squilibrate dal punto di vista del potere, si nota ampiamente nel discorso che i Greci, attraverso il mito \u003Cmark>e\u003C/mark> la tragedia, facevano intorno alle madri/ padri infanticidi. La costruzione del discorso sulle madri infanticide si incrive entro un contesto di forte subalternità della donna che la filosofia \u003Cmark>e\u003C/mark> la scienza dell'epoca supportano \u003Cmark>e\u003C/mark> giustificano, sistematizzano.\r\nNei miti greci...\r\nle donne che uccidono i propri figli, sono punite per l'inottemperanza al culto, al volere divino, in particolare si sottraggono al culto dionisiaco che era destinato ad orientare culturalmente il disordine. Rappresentano dunque, col loro rifiuto, la scelta del disordine, del caos sociale, il rifiuto dell'ordine sociale. I padri infanticidi invece sacrificano sempre i figli per un bene superiore, per la fine di una guerra, obbedendo al contrario, al volere di un DIO. Ancora oggi le motivazioni addotte nei discorsi penali, mediatici, comuni sui casi di cronaca, sono diverse per gli uomini \u003Cmark>e\u003C/mark> per le donne.\r\nLa psichiatria \u003Cmark>e\u003C/mark> la psicoanalisi...\r\nsono fin da sempre discorsi che rifllettono la struttura patriarcale della società, tendenti a patologizzare gli individui devianti, in particolar modo le donne. Il vero pericolo della psicoanalisi va al di là della sua sfera come tecnica, \u003Cmark>è\u003C/mark> nei suoi effetti sociali, nel discorso diffuso, psicologizzato/ psicologizzante, medicalizzato intorno ad essa. Tutti parlano ormai in questi termini, dall'anchor man alla Bruno Vespa, all'ultimo giornalista, al prete, al magistrato, al poliziotto. Il potere psiconalitico ha rappresentato una nuova tecnologia di sorveglianza, neoumanistica \u003Cmark>e\u003C/mark> neofilantropica, per il controllo delle anime. L'Edipo moderno, che la psicoanalisi ha contribuito a generalizzare nei discorsi quotidiani, non \u003Cmark>è\u003C/mark> che questo: privatizzare, tagliar via il familiare dal sociale, psicologizzare il politico. La castrazione non \u003Cmark>è\u003C/mark> che il ripiegamento del sociale, dello storico, del politico sul familiare \u003Cmark>e\u003C/mark> sul privato.\r\nContro il determinismo biologico...\r\n(dell'istinto di maternità a/de-storicizzato, che prescrive certi comportamenti come naturali), si vedano le ricerche antropologiche di Margareth Mead, in particolare \"Sesso \u003Cmark>e\u003C/mark> temperamento\", 1929, che analizza il modello sociale di 3 diverse tribù della Nuova Guinea. La differenza dei sessi \u003Cmark>è\u003C/mark> ovviamente uno dei temi del \"dramma sociale\", ma ciascuna lo sviluppa a modo suo (\u003Cmark>e\u003C/mark> differenza dei sessi implica anche differenti organizzazioni della sfera familiare \u003Cmark>e\u003C/mark> del rapporto padre/madre/figli). Già nel 29 dimostra come esistano elementi senza rapporto con la realtà biologica del sesso, che sono appunto \"costruzioni sociali\". Per Mead in Occidente sociologia, medicina, gergo, poesia accettano le definizioni sociali delle \u003Cmark>differenze\u003C/mark> tra i sessi come fondate sul temperamento ed ogni deviazione dalla parte assegnata \u003Cmark>è\u003C/mark> un'anomalia \"dalla nascita\" invece ad esempio tra gli Arapesh \u003Cmark>e\u003C/mark> i Mundugumor uomini \u003Cmark>e\u003C/mark> donne non sono ritenuti diversi per temperamento ma attribuiscono loro funzioni sociali diverse.\r\nA cosa servono i mostri?\r\nNell'800 si consuma l'abbraccio mortale tra psichiatria \u003Cmark>e\u003C/mark> potere penale. A fine '800 Cesare Lombroso tenta il primo esperimento ansiolitico di rassicurazione dei cittadini moderni \u003Cmark>e\u003C/mark> civili, elaborando il primo testo multimediale della storia. Fa fare dagherrotipi dai volti dei criminali descritti \u003Cmark>e\u003C/mark> la domanda implicita \u003Cmark>è\u003C/mark> – hai la fronte di due pollici? Hai tu il sopracciglio unito così?- la risposta del cittadino spaventato \u003Cmark>è\u003C/mark> sempre no, \u003Cmark>è\u003C/mark> sempre di dissociazione ( la separazione del grottesco, mai l'empatia del tragico). Tutt'oggi la spiegazione più diffusa per certi crimini \u003Cmark>è\u003C/mark> l'alibi del raptus, che rappresenta una grande auto-assoluzione sociale di massa, \u003Cmark>e\u003C/mark> che, come ogni determinismo biologico o psichiatrico assolve tutti perchè promette di trovare un'unica causa interna, individuale, privata (il capro espiatorio).\r\nSegnaliamo a questo proposito l'importazna del testo \"Moi, Pierre Riviere, ayant egorgé ma mère, ....) scoperto \u003Cmark>e\u003C/mark> pubblicato da Foucault \u003Cmark>e\u003C/mark> la sua equipe nel '73, \u003Cmark>e\u003C/mark> che si riferisce al caso di P.R, del 1836. Pierre Rivière \u003Cmark>è\u003C/mark> uno dei primi mostri, anche per i giornali, sul quale si pronunciano a distanza tutti i maggiori psichiatri dell'epoca. Mostro non solo per ciò che ha compiuto ma per il preciso memoriale ex post, scritto nel carcere.\r\n[...] Il fatto \u003Cmark>è\u003C/mark> che l'orribile \u003Cmark>è\u003C/mark> quotidiano. Nelle campagne era da sempre il destino di tutti, uno ne ride di un riso che si crederenbbe di un idiota, un altro lo dice tranquillamente; ed \u003Cmark>è\u003C/mark> lo stesso. Il destino di tutti. Ma questa famiglia \u003Cmark>è\u003C/mark> esemplare, per il fatto che visse in modo da gridare con rabbia che tutto fa male, sempre, \u003Cmark>e\u003C/mark> che a questo come a tutto ci si abitua. Come una cappa di piombo, il peso dell'impossibile....\r\nArriva nel 1838 una nuova legge, con il concorso attivo dei grandi nomi della psichiatria dell'epoca, che riescono ad imporre una nuova sintesi che segna una modificazione decisiva del rapporto tra mondo medico \u003Cmark>e\u003C/mark> mondo penale. Istituzionalizzando accuratamente le modalità dell'internamento - \"d'ufficio\" \u003Cmark>e\u003C/mark> \"volontario\"- in \"istituti speciali\" (ospedali psichiatrici),. L'internamento d'ufficio assicura la possibilità di una procedura rapida, altrettanto efficace ed imperativa quanto il sequestro penale. Ma ha il \"vantaggio\" supplementare di poter agire prima che un atto delittuoso sia commesso, prima ancora che una sentenza di interdizione sia emessa come in linea di massima era richiesto nel caso della follia prima della legge del '38. Un certificato medico, interinato dall'autorità prefettizia \u003Cmark>e\u003C/mark> controllato da una possibile ispezione giudiziaria, potrà rivelare degli stati potenzialmente pericolosi. Vince dunque, storicamente, la forma di controllo più molecolare, biopolitica \u003Cmark>e\u003C/mark> micro-diffusa, capace di essere introiettata più di altre forme di controllo.\r\nLa costruzione del mostro...\r\nDonna Haraway, Manifesto Cyborg, \"Nell'immaginario occidentale i mostri hanno sempre tracciato i confini della com,unità. I centauri \u003Cmark>e\u003C/mark> le amazzoni dell'antica Grecia, immagini della disgregazione del matrimonio \u003Cmark>e\u003C/mark> della contaminazione del guerriero con l'animalità \u003Cmark>e\u003C/mark> la donna, hanno stabilito i limiti dell'accentrata polis del maschio umano greco\".\r\nOgni epoca ha prodotto il suo mostro funzionale al rafforzamento identitario \u003Cmark>e\u003C/mark> alla generazione di esclusione sociale...\r\nNella stagione della modernità il potere necessitava dello strumento della \"misura\" per normare lo spazio sociale \u003Cmark>e\u003C/mark> lo smisurato che eccedeva quella misura doveva rifugiarsi in una dimensione crepuscolare per non turbare lo scorrere della vita. Il capitale oggi ha vinto frantumandosi \u003Cmark>e\u003C/mark> ricostruendosi frattalmente a partire da molecole di sociale. Il processo di valorizzazione non ha più bisogno di luoghi specifici per svolgersi ma dilaga in tutte le società. L'ordine sociale non ha più bisogno di una misura imposta dall'esterno, di un'articolazione specifica dell'immaginario legata all'esclusione, ma \u003Cmark>è\u003C/mark> una pratica introiettata \u003Cmark>e\u003C/mark> automaticamente applicata dalla popolazione. Il mostro oggi \u003Cmark>è\u003C/mark> invisibile, non perchè debba nascondersi (come il Frankenstein di Mary Shelley), ma perchè l'occhio che lo guarda \u003Cmark>è\u003C/mark> totalmente assuefatto: nessuno vede il Cie di Via Corelli o di Corso Brunelleschi.\r\nI Freaks di Tod Browning, i mostri moderni, dolenti, mutanti, pseudoumani, permettevano all'uomo \"normale\" di specchiarsi per ritirarsene inorridito, confermandosi nella propria normalità \u003Cmark>e\u003C/mark> segnalando l'esistenza terribile dell'Altro. In \"M, il mostro di Dusseldorf\", film tedesco del 1931 diretto da Fritz Lang, considerato uno dei capolavori dell'espressionismo tedesco, l'uso del fuoricampo risponde proprio alla scelta di enfatizzare la mostruosità del personaggio, la sua alterità che non può trovare spazio in uno spazio normale – il campo – ma deve essere situata altrove – il fuoricampo. Oggi, che si sono superate persino le profezie di Debord sulla società dello spettacolo, a furia di divorare immagini siamo diventati talmente ciechi che forse i fuoricampo non ce li possiamo più permettere. Sicuramente, non tanto il cinema, che c'è ancora chi lo fa bene ed \u003Cmark>è\u003C/mark> in grado di farlo, ma le immagini televisive il fuoricampo non sanno nemmeno che cosa sia. Non hanno l'etica del fuoricampo, del rappresentabile \u003Cmark>e\u003C/mark> dell'irrappresentabile...secondo la celebre formula di Godard che individuava nell'uso del carrello “una questione morale” (\u003Cmark>e\u003C/mark> quindi delle distanze da salvaguardare, del visibile \u003Cmark>e\u003C/mark> del mostrabile, della vicinanza pornografica \u003Cmark>e\u003C/mark> della lontananza rispettosa). Se sono giuste le distanze \u003Cmark>è\u003C/mark> giusto il film, secondo un'etica che rifiuta la spettacolarizzazione, diceva Serge Daney, indimenticabile critico \u003Cmark>e\u003C/mark> cinefilo dallo sguardo ostinato. Ancora sempre Daney, che scriveva di quanto fosse necessario passare dall'atto di mostrare con il dito all'arte di fissare con lo sguardo, prendendo a esempio due movimenti di macchina da presa, che più distanti non si può, rivolti entrambi verso la morte \u003Cmark>e\u003C/mark> la guerra, il primo, “modello di abiezione” realizzato da Pontecorvo in Kapò \u003Cmark>e\u003C/mark> l'altro da Mizoguchi in Ugetsu Monogatari, il quale sceglie uno sguardo che fa finta di non vedere nulla, che preferirebbe non aver visto nulla \u003Cmark>e\u003C/mark> per questo scivola lentamente con una panoramica di fianco alla morte, rischiando di lasciarla addirittura fuori campo. Di contro l'abiezione del carrello in avanti di Kapò, che procede \u003Cmark>e\u003C/mark> avanza senza timore \u003Cmark>e\u003C/mark> senza tremore verso la morte, spettacolarizzandola.\r\nPer riascoltare la puntata del 22 dicembre 2014:\r\nil colpo della strega_22dic2014_primaparte\r\nil colpo della strega_22dic2014_secondaparte\r\nil colpo della strega_22dic2014_terzaparte\r\n\r\nil colpo della strega_22dic2014_quartaparte\r\n\r\nPer riascoltare la puntata del 12 gennaio 2015:\r\n\r\nil colpo della strega_12genn2015_primaparte\r\n\r\nil colpo della strega_12genn2015_secondaparte",{"matched_tokens":249,"snippet":250,"value":250},[39],"Madri \u003Cmark>e\u003C/mark> mostri: due puntate de Il colpo della strega dedicate al tema",[252,254],{"field":47,"matched_tokens":253,"snippet":246,"value":247},[139,39],{"field":50,"matched_tokens":255,"snippet":250,"value":250},[39],1733921018898022400,{"best_field_score":258,"best_field_weight":55,"fields_matched":56,"num_tokens_dropped":13,"score":259,"tokens_matched":58,"typo_prefix_score":13},"2216192376832","1733921018898022514",{"document":261,"highlight":285,"highlights":290,"text_match":52,"text_match_info":293},{"comment_count":13,"id":262,"is_sticky":13,"permalink":263,"podcastfilter":264,"post_author":68,"post_content":265,"post_date":266,"post_excerpt":27,"post_id":262,"post_modified":267,"post_thumbnail":268,"post_title":269,"post_type":109,"sort_by_date":270,"tag_links":271,"tags":278},"38706","http://radioblackout.org/podcast/anarres-dell11-novembre-appendino-alla-guerra-contro-i-rom-la-vittoria-del-jocker-femminismi-antimilitarismo-referendum-un-gioco-a-carte-truccate/",[68],"Ogni venerdì vi invitiamo a sbarcare su Anarres, il pianeta delle utopie concrete, dalle 10,45 alle 12,45 sui 105.250 delle libere frequenze di Blackout\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2016-11-11-anarres1\r\n\r\n2016-11-11-anarres2\r\n\r\n2016-11-11-anarres3\r\nIn questa puntata:\r\nAppendino e Padalino dichiarano guerra ai rom di via Germagnano. Sgomberi, retate, fogli di via e deportazioni\r\nThe president is a Trump. Sessista, razzista, volgare. Un miliardario outsider approda alla Casa Bianca, dopo una campagna elettorale con toni da bar Sport. Ne abbiamo parlato con Lorcon, redattore di Umanità Nova\r\n\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\n\r\nPer approfondimenti:\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\nUna bandiera tricolore è stata data alle fiamme di fronte alla polizia in assetto antisommossa e alla polizia politica in gran forze per difendere le forze armate, che, anche quest'anno, erano in piazza Castello per la cerimonia dell'ammainabandiera, che conclude la festa delle forze armate il 4 novembre. \r\nGli antimilitaristi puntuali all'appuntamento, si sono mossi in corteo con striscioni, bici da trasporto con carro armato e Samba Band dalla piazza del Comune fino al blocco di polizia in via Garibaldi, cento metri prima dei soldati in alta uniforme. \r\nUn applauso ha accolto l'azione antipatriottica. \r\nNumerosi gli interventi dal megafono per un'iniziativa di comunicazione e lotta, che, dopo un lungo fronteggiamento e l'intervento dell'automobilina kamicazza, si sono mossi per via Garibaldi, sino a guadagnare piazza Castello, dove i militari avevano chiuso alla svelta il loro rituale bellico. \r\nLa giornata di lotta del 4 novembre era l'ultima di una settimana di iniziative. Sabato 29 ottobre al Balon, un presidio itinerante, con performance contro eserciti e fabbriche d'armi, interventi e musica, aveva aperto le iniziative promosse dall'assemblea antimilitarista. \r\n\r\nIl mercoledì successivo si era svolta un'iniziativa di approfondimento “Bombe, muri e frontiere. Giochi di potenza dal Mediterraneo all’Eufrate. Dal nuovo secolo americano al tutti contro tutti”. La serata, introdotta da Stefano Capello, è stata occasione per capirne di più sugli equilibri geopolitici, in un pianeta sempre più multipolare, ad alleanze variabili, dove prevale la logica terrificante del caos sistemico. \r\n\r\nQui il testo dell’appello per la settimana antimilitarista\r\n\r\n*********\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\n\r\nQui il testo del volantino distribuito in piazza:\r\n\r\nSentieri di libertà\r\nLibertà, uguaglianza, solidarietà. I tre principi che costituiscono la modernità, rompendo con la gerarchia che modellava l’ordine formale del mondo hanno il loro lato oscuro, un’ombra lunga fatta di esclusione, discriminazione, violenza.\r\nTanta parte dell’umanità resta(va) fuori dal loro ombrello protettivo: poveri, donne, omosessuali, bambini. L’universalità di questi principi, formalmente neutra, era modellata sul maschio adulto, benestante, eterosessuale. Il resto era margine. Chi non era pienamente umano non poteva certo aspirare alle libertà degli uomini.\r\nUna libertà soggetta a norma, regolata, imbrigliata, incasellata. La cultura dominante ne determina le possibilità, le leggi dello Stato ne fissano limiti e condizioni.\r\nLe nonne delle ragazze di oggi passavano dalla potestà paterna a quella maritale: le regole del matrimonio le mantenevano minorenni a vita.\r\nLe donne stuprate, sino al 5 settembre del 1981, potevano sottrarsi alla vergogna ed essere riammesse nel consesso sociale, se accettavano di sposare il proprio stupratore. Una violenza più feroce di quella già subita. Se una donna era uccisa per motivi di “onore”, questa era una potente attenuante. Uccidere per punire le donne infedeli era considerato giusto.\r\n\r\nSono passati 34 anni da quando quelle norme vennero cancellate dal codice penale. Poco prima era stato legalizzato il divorzio e depenalizzato l’aborto.\r\nSulla strada della libertà femminile e – con essa – quella di tutt* sono stati fatti tanti passi. Purtroppo non tutti in avanti.\r\n\r\nLe lotte delle donne hanno cancellato tante servitù. Ma ne paghiamo, ogni giorno, il prezzo.\r\n\r\nLa violenza maschile sulle donne è un fatto quotidiano, che i media ci raccontano come rottura momentanea della normalità. Raptus di follia, eccessi di sentimento nascondono sotto l’ombrello della patologia una violenza che esprime a pieno la tensione diffusa a riaffermare l’ordine patriarcale. La casa, il “privato”, è il luogo dove si consumano la maggior parte delle violenze e delle uccisioni. Le donne libere vengono picchiate, stuprate e ammazzate per affermare il potere maschile, per riprendere con la forza il controllo sui loro corpi e sulle loro menti.\r\n\r\nLa narrazione prevalente sui media è falsa, perché nasconde la realtà cruda della violenza maschile sulle donne. Non solo. Trasforma le donne in vittime da tutelare, ottenendo l’effetto paradossale ma non tanto, di rinforzare l’opinione che le donne siano intrinsecamente deboli.\r\nLa violenza esplicita è solo la punta dell’iceberg. Il patriarcato, sconfitto ma non in rotta, riemerge in maniere più subdole.\r\n\r\nIl prezzo dell’emancipazione femminile è stato anche l’adeguamento all’universale, che resta saldamente maschile ed eterosessuale. Lo scarto, la differenza femminile, in tutta l’ambiguità di un percorso identitario segnato da una schiavitù anche volontaria, finisce frantumata, dispersa, illeggibile, se non nel ri-adeguamento ad un ruolo di cura, sostitutivo dei servizi negati e cancellati negli anni.\r\nLo spazio della sperimentazione, della messa in gioco dei percorsi identitari, tanto radicati nella cultura, da parere quasi «naturali», spesso si estingue, polverizzato dalle tante cazzutissime donne in divisa, dalle manager in carriera, dalle femministe che inventano le gerarchie femminili per favorire operazioni di lobbing.\r\nLo scarto femminile non è iscritto nella natura ma nemmeno nella cultura, è solo una possibilità, la possibilità che ha sempre chi si libera: cogliere le radici soggettive ed oggettive della dominazione per reciderle inventando nuovi percorsi.\r\nContro la normalizzazione delle nostre identità erranti il femminismo libertario si svincola dalla mera rivendicazione paritaria, per mettere in gioco una scommessa dalla posta molto alta.\r\nMiliardi di percorsi individuali, che attraversano i generi, costituiscono l’unico universale che ci contenga tutt*, quello delle differenze.\r\nVogliamo vivere, solcare le nostre strade, con la forza di chi sta intrecciando una rete robusta, capace di combattere la violenza di chi vuole affermare la dominazione patriarcale.\r\nNon abbiamo bisogno di tutele né di tutori, con o senza divisa. La nostra forza è nella solidarietà e nel mutuo appoggio.\r\nIl percorso di autonomia individuale lo costruiamo nella sottrazione conflittuale dalle regole sociali imposte dallo Stato e dal capitalismo.\r\nSiamo qui per spezzare l’ordine. Morale, sociale, economico.\r\nSiamo qui per frantumare la gerarchia, per esserci, ciascun* a proprio modo.\r\n\r\nAnarchiche contro la violenza di genere\r\n\r\nCi trovate ogni giovedì alle 19 presso la FAT in corso Palermo 46\r\n******\r\nReferendum. La Carta e le carte truccate\r\nNemmeno il terremoto può fermare la macchina referendaria: il tormentone che ci affligge da mesi continua imperterrito. Anzi il terremoto può fornire un’ottima occasione per dimostrare il valore di questo governo e del suo leader maximo e ridurre la componente politica sulle scelte dei votanti a vantaggio di quella emozionale.\r\nE’ infatti indubbio che la cassa di risonanza mediatica sul protagonismo di Renzi e soci nell’affrontare la tragicità degli effetti del terremoto sulla vita delle popolazioni colpite avrà un impatto sulla valutazione complessiva del governo; fatto questo non indifferente se consideriamo che dai sondaggi (con tutti i distinguo del caso) risulterebbe che se un terzo dell’elettorato è a conoscenza del significato dei quesiti referendari – e quindi voterebbe a ragion veduta – ben due terzi ne è all’oscuro, o per disinteresse, o per rifiuto cosciente, o per la complessità della materia, e quindi voterebbe – sic et simpliciter – su Renzi ed il suo governo. D’altronde è lo stesso Renzi che ha operato in questa direzione mettendo il suo corpo, il suo futuro direttamente in gioco promettendo la sua uscita dalla scena politica in caso di sconfitta.\r\nCon il dilemma ‘o con me o contro di me’ Renzi porta all’apice il ragionamento su cosa sia il meno peggio proponendosi come l’unico possibile salvatore della patria, l’innovatore in grado di fare ripartire il paese. Un film già visto, con Craxi, Berlusconi, e tanti altri attori consumati e ormai consunti.\r\nLa partita, per Renzi, è impegnativa e va giocata su più fronti. Avere la maggioranza del partito con se e registrare che la maggioranza dei deputati del PD è legata al suo oppositore interno Bersani, non rende il gioco facile; così come vedere tutta l’opposizione istituzionale (e non solo) coalizzata contro di se impone a Renzi di doversi inventare quanto più di fantasmagorico ci sia – mance elettorali comprese - per vincere la singolar tenzone.\r\nEppure i giochi sembravano fatti. Con la ristrutturazione del Senato si vuole portare a maturazione il dibattito che ha attraversato il ceto politico di questo paese per decenni - vedi le proposte di presidenzialismo e di monocameralismo avanzate a più riprese – e che puntava, con accelerazioni più o meno variabili, al rafforzamento dell’esecutivo e alla riduzione dei soggetti politici in gioco.\r\nGli sbarramenti elettorali, i premi di maggioranza, le alchimie sui collegi elettorali, eccetera sono stati gli espedienti messi in campo per ottenere questo risultato: costringere all’accorpamento i partiti più piccoli, favorire il sorgere di due schieramenti più o meno contrapposti, assicurare la governabilità sempre e comunque. La decretazione d’urgenza, l’ingerenza del Presidente della Repubblica, il trasformismo eclatante hanno fatto il resto riducendo il Parlamento a semplice comprimario di scelte operate altrove, nei corridoi animati dai lobbisti di ogni specie, oppure a palcoscenico degli spettacolini di un’opposizione in cerca di visibilità.\r\nE’ un progetto questo che ha molti progenitori, addirittura c’è chi ricorda il ‘Piano per la rinascita nazionale’ del venerabile maestro Licio Gelli, animatore di quella Loggia P2, menzionata recentemente per l’impegno profuso nel combatterla da Tina Anselmi, utilizzata opportunisticamente dal ‘premier’ per il suo spessore democratico sociale.\r\nLa trasformazione del Senato secondo le linee della riforma Boschi, in accoppiata con la legge elettorale recentemente approvata, l’Italicum, concluderebbe il percorso tracciato, snellendo i tempi e le procedure legislative – anche se oggi la quantità delle leggi approvate ha pochi eguali nei paesi a democrazia parlamentare – e conferendo al governo in carica un gigantesco potere d’indirizzo, dopo aver demolito l’autonomia regionale a favore di una ri-centralizzazione statale.\r\nIn un contesto nel quale la partita politica si giocava in due, come era la situazione fino all’irrompere sulla scena di un terzo incomodo, il Movimento 5 stelle, questo rafforzamento era comunque funzionale ad entrambi, in un contesto nel quale le politiche sostanziali poco differiscono le une dalle altre, condizionate come sono dagli scenari internazionali, dalle burocrazie europee, dal controllo della NATO, dalle dinamiche del capitale.\r\nLa presenza del terzo incomodo ha mescolato le carte in tavola; la possibilità che possa vincere le prossime elezioni e prendere nelle proprie mani le leve del governo inquieta fortemente gli assetti tradizionali del potere, preoccupati dalla natura trasversale del movimento, ancora poco noto ai più, se non per la sua massa critica, il suo portato populista e legalista, il suo antieuropeismo. L’irrompere della variabile pentastellata sulla scena, costringe la casta a riformulare i propri assetti, a riconquistare il palcoscenico dello spettacolo politicista riproponendosi come garante degli interessi settoriali del paese. Lo scontro si fa via via più acceso, tra modernizzatori fedeli esecutori degli interessi delle multinazionali e dei grandi gruppi aziendali che chiedono meno burocrazia, tempi certi della giustizia, snellimento generale delle pratiche e dei controlli, e difensori dello status quo, delle rendite di posizione, delle logiche clientelari e familistiche. In un contesto dove populisti euroscettici cercano di coniugare il consenso territoriale costruito sul tema della ‘piccola patria’ con la difesa della ‘razza’ italica a fronte del processo migratorio in corso. Dove si parla e straparla di un ‘patto per la crescita’ tra governo, imprese e sindacato, condizionato da un SI che aprirebbe le porte agli ambiti investimenti internazionali (e conseguentemente alla svendita del patrimonio italico), e contrastato da un NO che vorrebbe la riapertura del mercato ministeriale delle poltrone conseguente alla prevedibile caduta del governo.\r\nLa natura dello scontro tra le varie frazioni della borghesia e della classe dirigente del paese appare sempre più chiaro, solo a volerlo vedere.\r\nNon c’era alcun disaccordo sostanziale quando si è trattato di modificare lacostituzione introducendo, tra i suoi articoli, l’obbligo della parità di bilancio: tanto, male che vada, i suoi costi vengono scaricati sui lavoratori e sulla povera gente.\r\nIl disaccordo sorge quando un settore vuole imporre un’accelerazione nel cambiamento in corso, spostando decisamente l’asse del potere a favore dello schieramento della modernizzazione ipercapitalista e globalizzatrice. Basta vedere chi sono i sostenitori della riforma: Confindustria, la grande finanza, le Banche, la classe dirigente internazionale da Obama alla Merkel, eccetera che con minacce e lusinghe operano sfacciatamente a favore di Renzi, un presidente del consiglio mai eletto, imposto da un presidente della repubblica che ha travalicato ogni suo limite, sanzionato solamente dal successo del suo partito in una elezione ininfluente come quella per il parlamento europeo.\r\nChe bisogno c’è di cambiare la costituzione, quando la costituzione materiale, quella fatta di cose concrete per la vita delle persone – non quella formale, idealizzata, ‘nata’ dalla Resistenza - ha consentito negli anni lo sviluppo di politiche di impoverimento della popolazione, di aggressione militare ad altri paesi, di attacco al mondo del lavoro, di arricchimento indecente per la classi privilegiate, di progressiva liquidazione del sistema di protezione sociale, dalla sanità all’assistenza?\r\nEvidentemente tutto questo non basta. La crescente competizione per l’accaparramento delle risorse, la continua e accelerata necessità di valorizzazione del capitale spingono verso l’amplificazione dei conflitti, sia aperti in forma di guerra sia sotterranei in forma di condizionamenti e ricatti.\r\nQuesto impone alle classi dirigenti, dominanti nello stesso schieramento borghese, di trovare assetti di potere più confacenti alle loro esigenze. Da qui i cambiamenti strutturali in corso, in Italia come altrove, per adeguare la macchina statale alle nuove incombenze.\r\nLa chiamata alle armi per l’affermazione del SI nel prossimo referendumistituzionale non è solo un passo necessario legato alle procedure di modifica costituzionale, ma è anche il tentativo di legare il più possibile al governo il favore popolare, oggi come oggi, particolarmente necessario in vista delle sfide che ci aspettano.\r\nE’ necessario quindi che anche in questa scadenza ci si mobiliti per mostrare la vera portata della partita in gioco, gli scenari e le ricadute che ci si prospetteranno se non si svilupperà una vera opposizione.\r\nVera opposizione, dunque, che significa ripresa del conflitto sociale su larga scala, azione diretta di massa, mobilitazione del mondo del lavoro, riappropriazione e controllo territoriale, rilancio della solidarietà internazionalista, superamento dei confini, pratiche di accoglienza reale dei profughi, antimilitarismo.\r\nAl di fuori di questo quale potrebbe essere un’opposizione in grado di mettere i bastoni tra le ruote dei manovratori? Non certo quella che si muove su un piano formale come quello della difesa della Costituzione nata dalla Resistenza. Al di la della retorica - che in realtà offende il partigianato, soprattutto nella sua componente sovversiva e rivoluzionaria – occorre ricordare che la Costituzione è nata dalla mediazione tra Democratici Cristiani, Comunisti, Socialisti e Liberali i quali ben si guardarono di fissare norme chiare e nette che potessero essere utilizzate dagli uni contro gli altri. Risultato: le più alte aspirazioni contenute nella Carta – che la rendono per alcuni la più bella del mondo – sono sempre risultate disattese, foglie di fico di un potere sempre arrogante e accaparratore. Solo ampi movimenti popolari, espressione di bisogni e volontà collettive, sono riusciti a modificare, nel tempo, gli assetti di potere, le strutture giuridiche e politiche del paese, non certo una mobilitazione di carta giocata sulla Carta.\r\nRicordando le frustrazioni seguite ai referendum vinti sull’onda di mobilitazioni significative e importanti, come quello contro la privatizzazione dell’acqua, o di battaglie di opinione come quello sul finanziamento pubblico ai partiti, ma vanificati dalle furberie della casta, i sinceri oppositori della riforma dovrebbero attenersi ad una visione realistica delle cose.\r\nLa vittoria del NO rappresenterebbe semplicemente un rallentamento dei processi in corso e probabilmente una rimessa in discussione degli equilibri governativi, ma a vantaggio di chi? Qualcuno sosteneva un tempo ‘grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente’. Ma oggi è così? Esiste un movimento reale in grado di essere protagonista nella crisi governativa e di imporre la propria agenda di trasformazione sulle cose che contano: salario, lavoro, casa, salute, scuola, guerra, immigrazione, ambiente, libertà individuali e collettive?\r\nOppure prevarrà la politica politicante, fatta sempre di deleghe, di capetti ambiziosi, di prevaricazioni e di corruttele?\r\nLa partecipazione alla campagna per il NO in realtà continua a rimanere nel solco della politica delegata, della fiducia nei meccanismi della democrazia parlamentare, sperando di rosicchiare margini di manovra all’interno della più generale crisi di sistema.\r\nIl ‘NO Sociale’ non sfugge a questa condizione, anche se le sue parole d’ordine puntano sulla possibilità di sviluppare una stagione di lotta a partire proprio dalla vittoria del NO. Non è la prima volta che si è opera per costruire un fronte di tutte le opposizioni sociali che metta insieme le espressioni più varie della conflittualità sociale, da quelle dell’autorganizzazione a quelle che hanno nelle pratiche delegate la loro sostanza, per farle convergere sul piano di una lotta che di fatto è tutta interna ai meccanismi istituzionali, avendo tra l’altro come ‘cobelligeranti’ le espressioni più becere della destra che ne annacquano la portata. I risultati nel passato si sono visti e credo che si ripeteranno, contribuendo ad un’ulteriore frustrazione complessiva dei soggetti coinvolti, i quali credendo di conseguire un obiettivo significativo in realtà fanno un favore alla nuova casta montante, quella che si ritrova nel Movimento 5 stelle.\r\nQuesto non vuol dire indifferentismo politico; non vuol dire che tutte le forme del potere sono eguali; sappiamo ben distinguere tra democrazia rappresentativa e dittatura; ma una vera battaglia contro le riforme in atto non può oggi assolutamente prescindere dall’assoluta necessità della ripresa del conflitto sociale che non può farsi condizionare da un dibattito che è centrale solo per un ceto politico preoccupato per la propria esistenza. Il contrapporsi tra ‘riforma’ e ‘conservazione’ vuole occultare la realtà delle forme di sfruttamento attuali, per favorire un loro ‘rinnovamento’ in funzione delle esigenze di ristrutturazione e di riorganizzazione dell’apparato statale alle prese con le emergenze dell’attuale sistema geopolitico mondiale.\r\nBisogna scegliere: o porsi a difesa di quel che resta della democrazia parlamentare, individuando in essa una residua barriera all’incalzare dell’autoritarismo montante, o imboccare decisamente la strada della lotta, interna ai corpi sociali con tutte le loro potenzialità e contraddizioni, in funzione di un progetto di società altra, da costruire giorno per giorno, fuori da ogni opportunismo politicista.\r\nA fronte di una politica che fa del parlamento e della governabilità il suo centro di interesse occorre contrapporre un pensiero ed un’azione che abbiano il loro punto di riferimento nella capacità di autoorganizzazione popolare; occorre contrapporre la proposta e la pratica del comunalismo, libertario e federativo, articolato sul territorio, dal semplice al complesso.\r\nSfuggire dai meccanismi della democrazia rappresentativa significa entrare nel concreto della critica del concetto stesso di maggioranza e minoranza, significa rifiutare la riproduzione, pura e semplice, dei rituali parlamentari negli stessi organismi rappresentativi dei lavoratori per dare invece prevalenza all’autoorganizzazione, alla lotta, al libero confronto delle idee.\r\nI rapporti di forza si sono sempre modificati con la lotta diretta e la via politica ha sempre rappresentato il disarmo della conflittualità sociale. Con questa consapevolezza ci tiriamo fuori dai ricatti agitati da quanti, a sinistra, sono alle prese con le pulsioni egemoniche di ceti politici trasformisti ed opportunisti, incapaci di produrre politiche realmente alternative, sul terreno economico, dell’occupazione, della riduzione d’orario, del degrado urbano e ambientale, della sanità, della scuola, ecc.\r\nAstenersi, non cadere nella trappola delle false alternative e del recupero elettorale, rafforzare le armi della critica intransigente, dell’organizzazione, del protagonismo sociale, dell’azione tra le classi sfruttate ed oppresse, vuol dire porre le basi per un’incisiva azione rivoluzionaria che colpisce, nel parlamentarismo, un sistema di governo che impone leggi e tasse, decise da una cerchia ristretta di privilegiati, indipendentemente dalla volontà degli elettori.\r\nAstenersi, per gli anarchici, vuol dire manifestare la volontà di non essere governati, vuol dire non rendersi corresponsabili dello sfruttamento e dell’oppressione, vuol dire volontà di una società di libere associazioni federate.\r\nMassimo Varengo in Umanità Nova\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","13 Novembre 2016","2018-10-17 22:58:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/fuoco-al-tricolore-200x110.jpg","Anarres dell’11 novembre. Appendino alla guerra contro i rom, la vittoria del Jocker, femminismi, antimilitarismo, referendum, un gioco a carte truccate",1479042494,[272,273,274,275,276,277],"http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/appendino/","http://radioblackout.org/tag/cacerolata/","http://radioblackout.org/tag/femminismi/","http://radioblackout.org/tag/rom/","http://radioblackout.org/tag/trump/",[279,280,281,282,283,284],"antimilitarismo","appendino","cacerolata","femminismi","rom","Trump",{"post_content":286},{"matched_tokens":287,"snippet":288,"value":289},[39],"2016-11-11-anarres3\r\nIn questa puntata:\r\nAppendino \u003Cmark>e\u003C/mark> Padalino dichiarano guerra ai rom","Ogni venerdì vi invitiamo a sbarcare su Anarres, il pianeta delle utopie concrete, dalle 10,45 alle 12,45 sui 105.250 delle libere frequenze di Blackout\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n2016-11-11-anarres1\r\n\r\n2016-11-11-anarres2\r\n\r\n2016-11-11-anarres3\r\nIn questa puntata:\r\nAppendino \u003Cmark>e\u003C/mark> Padalino dichiarano guerra ai rom di via Germagnano. Sgomberi, retate, fogli di via \u003Cmark>e\u003C/mark> deportazioni\r\nThe president is a Trump. Sessista, razzista, volgare. Un miliardario outsider approda alla Casa Bianca, dopo una campagna elettorale con toni da bar Sport. Ne abbiamo parlato con Lorcon, redattore di Umanità Nova\r\n\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\nReferendum. La Carta \u003Cmark>e\u003C/mark> le carte truccate\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\n\r\nPer approfondimenti:\r\nFuoco al Tricolore! Una settimana contro il militarismo\r\nUna bandiera tricolore \u003Cmark>è\u003C/mark> stata data alle fiamme di fronte alla polizia in assetto antisommossa \u003Cmark>e\u003C/mark> alla polizia politica in gran forze per difendere le forze armate, che, anche quest'anno, erano in piazza Castello per la cerimonia dell'ammainabandiera, che conclude la festa delle forze armate il 4 novembre. \r\nGli antimilitaristi puntuali all'appuntamento, si sono mossi in corteo con striscioni, bici da trasporto con carro armato \u003Cmark>e\u003C/mark> Samba Band dalla piazza del Comune fino al blocco di polizia in via Garibaldi, cento metri prima dei soldati in alta uniforme. \r\nUn applauso ha accolto l'azione antipatriottica. \r\nNumerosi gli interventi dal megafono per un'iniziativa di comunicazione \u003Cmark>e\u003C/mark> lotta, che, dopo un lungo fronteggiamento \u003Cmark>e\u003C/mark> l'intervento dell'automobilina kamicazza, si sono mossi per via Garibaldi, sino a guadagnare piazza Castello, dove i militari avevano chiuso alla svelta il loro rituale bellico. \r\nLa giornata di lotta del 4 novembre era l'ultima di una settimana di iniziative. Sabato 29 ottobre al Balon, un presidio itinerante, con performance contro eserciti \u003Cmark>e\u003C/mark> fabbriche d'armi, interventi \u003Cmark>e\u003C/mark> musica, aveva aperto le iniziative promosse dall'assemblea antimilitarista. \r\n\r\nIl mercoledì successivo si era svolta un'iniziativa di approfondimento “Bombe, muri \u003Cmark>e\u003C/mark> frontiere. Giochi di potenza dal Mediterraneo all’Eufrate. Dal nuovo secolo americano al tutti contro tutti”. La serata, introdotta da Stefano Capello, \u003Cmark>è\u003C/mark> stata occasione per capirne di più sugli equilibri geopolitici, in un pianeta sempre più multipolare, ad alleanze variabili, dove prevale la logica terrificante del caos sistemico. \r\n\r\nQui il testo dell’appello per la settimana antimilitarista\r\n\r\n*********\r\nCacerolata femminista a San Salvario \r\n\r\nQui il testo del volantino distribuito in piazza:\r\n\r\nSentieri di libertà\r\nLibertà, uguaglianza, solidarietà. I tre principi che costituiscono la modernità, rompendo con la gerarchia che modellava l’ordine formale del mondo hanno il loro lato oscuro, un’ombra lunga fatta di esclusione, discriminazione, violenza.\r\nTanta parte dell’umanità resta(va) fuori dal loro ombrello protettivo: poveri, donne, omosessuali, bambini. L’universalità di questi principi, formalmente neutra, era modellata sul maschio adulto, benestante, eterosessuale. Il resto era margine. Chi non era pienamente umano non poteva certo aspirare alle libertà degli uomini.\r\nUna libertà soggetta a norma, regolata, imbrigliata, incasellata. La cultura dominante ne determina le possibilità, le leggi dello Stato ne fissano limiti \u003Cmark>e\u003C/mark> condizioni.\r\nLe nonne delle ragazze di oggi passavano dalla potestà paterna a quella maritale: le regole del matrimonio le mantenevano minorenni a vita.\r\nLe donne stuprate, sino al 5 settembre del 1981, potevano sottrarsi alla vergogna ed essere riammesse nel consesso sociale, se accettavano di sposare il proprio stupratore. Una violenza più feroce di quella già subita. Se una donna era uccisa per motivi di “onore”, questa era una potente attenuante. Uccidere per punire le donne infedeli era considerato giusto.\r\n\r\nSono passati 34 anni da quando quelle norme vennero cancellate dal codice penale. Poco prima era stato legalizzato il divorzio \u003Cmark>e\u003C/mark> depenalizzato l’aborto.\r\nSulla strada della libertà femminile \u003Cmark>e\u003C/mark> – con essa – quella di tutt* sono stati fatti tanti passi. Purtroppo non tutti in avanti.\r\n\r\nLe lotte delle donne hanno cancellato tante servitù. Ma ne paghiamo, ogni giorno, il prezzo.\r\n\r\nLa violenza maschile sulle donne \u003Cmark>è\u003C/mark> un fatto quotidiano, che i media ci raccontano come rottura momentanea della normalità. Raptus di follia, eccessi di sentimento nascondono sotto l’ombrello della patologia una violenza che esprime a pieno la tensione diffusa a riaffermare l’ordine patriarcale. La casa, il “privato”, \u003Cmark>è\u003C/mark> il luogo dove si consumano la maggior parte delle violenze \u003Cmark>e\u003C/mark> delle uccisioni. Le donne libere vengono picchiate, stuprate \u003Cmark>e\u003C/mark> ammazzate per affermare il potere maschile, per riprendere con la forza il controllo sui loro corpi \u003Cmark>e\u003C/mark> sulle loro menti.\r\n\r\nLa narrazione prevalente sui media \u003Cmark>è\u003C/mark> falsa, perché nasconde la realtà cruda della violenza maschile sulle donne. Non solo. Trasforma le donne in vittime da tutelare, ottenendo l’effetto paradossale ma non tanto, di rinforzare l’opinione che le donne siano intrinsecamente deboli.\r\nLa violenza esplicita \u003Cmark>è\u003C/mark> solo la punta dell’iceberg. Il patriarcato, sconfitto ma non in rotta, riemerge in maniere più subdole.\r\n\r\nIl prezzo dell’emancipazione femminile \u003Cmark>è\u003C/mark> stato anche l’adeguamento all’universale, che resta saldamente maschile ed eterosessuale. Lo scarto, la differenza femminile, in tutta l’ambiguità di un percorso identitario segnato da una schiavitù anche volontaria, finisce frantumata, dispersa, illeggibile, se non nel ri-adeguamento ad un ruolo di cura, sostitutivo dei servizi negati \u003Cmark>e\u003C/mark> cancellati negli anni.\r\nLo spazio della sperimentazione, della messa in gioco dei percorsi identitari, tanto radicati nella cultura, da parere quasi «naturali», spesso si estingue, polverizzato dalle tante cazzutissime donne in divisa, dalle manager in carriera, dalle femministe che inventano le gerarchie femminili per favorire operazioni di lobbing.\r\nLo scarto femminile non \u003Cmark>è\u003C/mark> iscritto nella natura ma nemmeno nella cultura, \u003Cmark>è\u003C/mark> solo una possibilità, la possibilità che ha sempre chi si libera: cogliere le radici soggettive ed oggettive della dominazione per reciderle inventando nuovi percorsi.\r\nContro la normalizzazione delle nostre \u003Cmark>identità\u003C/mark> erranti il femminismo libertario si svincola dalla mera rivendicazione paritaria, per mettere in gioco una scommessa dalla posta molto alta.\r\nMiliardi di percorsi individuali, che attraversano i generi, costituiscono l’unico universale che ci contenga tutt*, quello delle \u003Cmark>differenze\u003C/mark>.\r\nVogliamo vivere, solcare le nostre strade, con la forza di chi sta intrecciando una rete robusta, capace di combattere la violenza di chi vuole affermare la dominazione patriarcale.\r\nNon abbiamo bisogno di tutele né di tutori, con o senza divisa. La nostra forza \u003Cmark>è\u003C/mark> nella solidarietà \u003Cmark>e\u003C/mark> nel mutuo appoggio.\r\nIl percorso di autonomia individuale lo costruiamo nella sottrazione conflittuale dalle regole sociali imposte dallo Stato \u003Cmark>e\u003C/mark> dal capitalismo.\r\nSiamo qui per spezzare l’ordine. Morale, sociale, economico.\r\nSiamo qui per frantumare la gerarchia, per esserci, ciascun* a proprio modo.\r\n\r\nAnarchiche contro la violenza di genere\r\n\r\nCi trovate ogni giovedì alle 19 presso la FAT in corso Palermo 46\r\n******\r\nReferendum. La Carta \u003Cmark>e\u003C/mark> le carte truccate\r\nNemmeno il terremoto può fermare la macchina referendaria: il tormentone che ci affligge da mesi continua imperterrito. Anzi il terremoto può fornire un’ottima occasione per dimostrare il valore di questo governo \u003Cmark>e\u003C/mark> del suo leader maximo \u003Cmark>e\u003C/mark> ridurre la componente politica sulle scelte dei votanti a vantaggio di quella emozionale.\r\nE’ infatti indubbio che la cassa di risonanza mediatica sul protagonismo di Renzi e soci nell’affrontare la tragicità degli effetti del terremoto sulla vita delle popolazioni colpite avrà un impatto sulla valutazione complessiva del governo; fatto questo non indifferente se consideriamo che dai sondaggi (con tutti i distinguo del caso) risulterebbe che se un terzo dell’elettorato \u003Cmark>è\u003C/mark> a conoscenza del significato dei quesiti referendari – e quindi voterebbe a ragion veduta – ben due terzi ne \u003Cmark>è\u003C/mark> all’oscuro, o per disinteresse, o per rifiuto cosciente, o per la complessità della materia, e quindi voterebbe – sic et simpliciter – su Renzi ed il suo governo. D’altronde \u003Cmark>è\u003C/mark> lo stesso Renzi che ha operato in questa direzione mettendo il suo corpo, il suo futuro direttamente in gioco promettendo la sua uscita dalla scena politica in caso di sconfitta.\r\nCon il dilemma ‘o con me o contro di me’ Renzi porta all’apice il ragionamento su cosa sia il meno peggio proponendosi come l’unico possibile salvatore della patria, l’innovatore in grado di fare ripartire il paese. Un film già visto, con Craxi, Berlusconi, e tanti altri attori consumati \u003Cmark>e\u003C/mark> ormai consunti.\r\nLa partita, per Renzi, è impegnativa \u003Cmark>e\u003C/mark> va giocata su più fronti. Avere la maggioranza del partito con se e registrare che la maggioranza dei deputati del PD \u003Cmark>è\u003C/mark> legata al suo oppositore interno Bersani, non rende il gioco facile; così come vedere tutta l’opposizione istituzionale (e non solo) coalizzata contro di se impone a Renzi di doversi inventare quanto più di fantasmagorico ci sia – mance elettorali comprese - per vincere la singolar tenzone.\r\nEppure i giochi sembravano fatti. Con la ristrutturazione del Senato si vuole portare a maturazione il dibattito che ha attraversato il ceto politico di questo paese per decenni - vedi le proposte di presidenzialismo \u003Cmark>e\u003C/mark> di monocameralismo avanzate a più riprese – e che puntava, con accelerazioni più o meno variabili, al rafforzamento dell’esecutivo \u003Cmark>e\u003C/mark> alla riduzione dei soggetti politici in gioco.\r\nGli sbarramenti elettorali, i premi di maggioranza, le alchimie sui collegi elettorali, eccetera sono stati gli espedienti messi in campo per ottenere questo risultato: costringere all’accorpamento i partiti più piccoli, favorire il sorgere di due schieramenti più o meno contrapposti, assicurare la governabilità sempre \u003Cmark>e\u003C/mark> comunque. La decretazione d’urgenza, l’ingerenza del Presidente della Repubblica, il trasformismo eclatante hanno fatto il resto riducendo il Parlamento a semplice comprimario di scelte operate altrove, nei corridoi animati dai lobbisti di ogni specie, oppure a palcoscenico degli spettacolini di un’opposizione in cerca di visibilità.\r\nE’ un progetto questo che ha molti progenitori, addirittura c’è chi ricorda il ‘Piano per la rinascita nazionale’ del venerabile maestro Licio Gelli, animatore di quella Loggia P2, menzionata recentemente per l’impegno profuso nel combatterla da Tina Anselmi, utilizzata opportunisticamente dal ‘premier’ per il suo spessore democratico sociale.\r\nLa trasformazione del Senato secondo le linee della riforma Boschi, in accoppiata con la legge elettorale recentemente approvata, l’Italicum, concluderebbe il percorso tracciato, snellendo i tempi \u003Cmark>e\u003C/mark> le procedure legislative – anche se oggi la quantità delle leggi approvate ha pochi eguali nei paesi a democrazia parlamentare – e conferendo al governo in carica un gigantesco potere d’indirizzo, dopo aver demolito l’autonomia regionale a favore di una ri-centralizzazione statale.\r\nIn un contesto nel quale la partita politica si giocava in due, come era la situazione fino all’irrompere sulla scena di un terzo incomodo, il Movimento 5 stelle, questo rafforzamento era comunque funzionale ad entrambi, in un contesto nel quale le politiche sostanziali poco differiscono le une dalle altre, condizionate come sono dagli scenari internazionali, dalle burocrazie europee, dal controllo della NATO, dalle dinamiche del capitale.\r\nLa presenza del terzo incomodo ha mescolato le carte in tavola; la possibilità che possa vincere le prossime elezioni \u003Cmark>e\u003C/mark> prendere nelle proprie mani le leve del governo inquieta fortemente gli assetti tradizionali del potere, preoccupati dalla natura trasversale del movimento, ancora poco noto ai più, se non per la sua massa critica, il suo portato populista \u003Cmark>e\u003C/mark> legalista, il suo antieuropeismo. L’irrompere della variabile pentastellata sulla scena, costringe la casta a riformulare i propri assetti, a riconquistare il palcoscenico dello spettacolo politicista riproponendosi come garante degli interessi settoriali del paese. Lo scontro si fa via via più acceso, tra modernizzatori fedeli esecutori degli interessi delle multinazionali \u003Cmark>e\u003C/mark> dei grandi gruppi aziendali che chiedono meno burocrazia, tempi certi della giustizia, snellimento generale delle pratiche \u003Cmark>e\u003C/mark> dei controlli, e difensori dello status quo, delle rendite di posizione, delle logiche clientelari \u003Cmark>e\u003C/mark> familistiche. In un contesto dove populisti euroscettici cercano di coniugare il consenso territoriale costruito sul tema della ‘piccola patria’ con la difesa della ‘razza’ italica a fronte del processo migratorio in corso. Dove si parla \u003Cmark>e\u003C/mark> straparla di un ‘patto per la crescita’ tra governo, imprese \u003Cmark>e\u003C/mark> sindacato, condizionato da un SI che aprirebbe le porte agli ambiti investimenti internazionali (e conseguentemente alla svendita del patrimonio italico), e contrastato da un NO che vorrebbe la riapertura del mercato ministeriale delle poltrone conseguente alla prevedibile caduta del governo.\r\nLa natura dello scontro tra le varie frazioni della borghesia \u003Cmark>e\u003C/mark> della classe dirigente del paese appare sempre più chiaro, solo a volerlo vedere.\r\nNon c’era alcun disaccordo sostanziale quando si \u003Cmark>è\u003C/mark> trattato di modificare lacostituzione introducendo, tra i suoi articoli, l’obbligo della parità di bilancio: tanto, male che vada, i suoi costi vengono scaricati sui lavoratori \u003Cmark>e\u003C/mark> sulla povera gente.\r\nIl disaccordo sorge quando un settore vuole imporre un’accelerazione nel cambiamento in corso, spostando decisamente l’asse del potere a favore dello schieramento della modernizzazione ipercapitalista \u003Cmark>e\u003C/mark> globalizzatrice. Basta vedere chi sono i sostenitori della riforma: Confindustria, la grande finanza, le Banche, la classe dirigente internazionale da Obama alla Merkel, eccetera che con minacce \u003Cmark>e\u003C/mark> lusinghe operano sfacciatamente a favore di Renzi, un presidente del consiglio mai eletto, imposto da un presidente della repubblica che ha travalicato ogni suo limite, sanzionato solamente dal successo del suo partito in una elezione ininfluente come quella per il parlamento europeo.\r\nChe bisogno c’è di cambiare la costituzione, quando la costituzione materiale, quella fatta di cose concrete per la vita delle persone – non quella formale, idealizzata, ‘nata’ dalla Resistenza - ha consentito negli anni lo sviluppo di politiche di impoverimento della popolazione, di aggressione militare ad altri paesi, di attacco al mondo del lavoro, di arricchimento indecente per la classi privilegiate, di progressiva liquidazione del sistema di protezione sociale, dalla sanità all’assistenza?\r\nEvidentemente tutto questo non basta. La crescente competizione per l’accaparramento delle risorse, la continua \u003Cmark>e\u003C/mark> accelerata necessità di valorizzazione del capitale spingono verso l’amplificazione dei conflitti, sia aperti in forma di guerra sia sotterranei in forma di condizionamenti \u003Cmark>e\u003C/mark> ricatti.\r\nQuesto impone alle classi dirigenti, dominanti nello stesso schieramento borghese, di trovare assetti di potere più confacenti alle loro esigenze. Da qui i cambiamenti strutturali in corso, in Italia come altrove, per adeguare la macchina statale alle nuove incombenze.\r\nLa chiamata alle armi per l’affermazione del SI nel prossimo referendumistituzionale non \u003Cmark>è\u003C/mark> solo un passo necessario legato alle procedure di modifica costituzionale, ma \u003Cmark>è\u003C/mark> anche il tentativo di legare il più possibile al governo il favore popolare, oggi come oggi, particolarmente necessario in vista delle sfide che ci aspettano.\r\nE’ necessario quindi che anche in questa scadenza ci si mobiliti per mostrare la vera portata della partita in gioco, gli scenari \u003Cmark>e\u003C/mark> le ricadute che ci si prospetteranno se non si svilupperà una vera opposizione.\r\nVera opposizione, dunque, che significa ripresa del conflitto sociale su larga scala, azione diretta di massa, mobilitazione del mondo del lavoro, riappropriazione \u003Cmark>e\u003C/mark> controllo territoriale, rilancio della solidarietà internazionalista, superamento dei confini, pratiche di accoglienza reale dei profughi, antimilitarismo.\r\nAl di fuori di questo quale potrebbe essere un’opposizione in grado di mettere i bastoni tra le ruote dei manovratori? Non certo quella che si muove su un piano formale come quello della difesa della Costituzione nata dalla Resistenza. Al di la della retorica - che in realtà offende il partigianato, soprattutto nella sua componente sovversiva \u003Cmark>e\u003C/mark> rivoluzionaria – occorre ricordare che la Costituzione è nata dalla mediazione tra Democratici Cristiani, Comunisti, Socialisti \u003Cmark>e\u003C/mark> Liberali i quali ben si guardarono di fissare norme chiare \u003Cmark>e\u003C/mark> nette che potessero essere utilizzate dagli uni contro gli altri. Risultato: le più alte aspirazioni contenute nella Carta – che la rendono per alcuni la più bella del mondo – sono sempre risultate disattese, foglie di fico di un potere sempre arrogante \u003Cmark>e\u003C/mark> accaparratore. Solo ampi movimenti popolari, espressione di bisogni \u003Cmark>e\u003C/mark> volontà collettive, sono riusciti a modificare, nel tempo, gli assetti di potere, le strutture giuridiche \u003Cmark>e\u003C/mark> politiche del paese, non certo una mobilitazione di carta giocata sulla Carta.\r\nRicordando le frustrazioni seguite ai referendum vinti sull’onda di mobilitazioni significative \u003Cmark>e\u003C/mark> importanti, come quello contro la privatizzazione dell’acqua, o di battaglie di opinione come quello sul finanziamento pubblico ai partiti, ma vanificati dalle furberie della casta, i sinceri oppositori della riforma dovrebbero attenersi ad una visione realistica delle cose.\r\nLa vittoria del NO rappresenterebbe semplicemente un rallentamento dei processi in corso \u003Cmark>e\u003C/mark> probabilmente una rimessa in discussione degli equilibri governativi, ma a vantaggio di chi? Qualcuno sosteneva un tempo ‘grande \u003Cmark>è\u003C/mark> la confusione sotto il cielo: la situazione \u003Cmark>è\u003C/mark> eccellente’. Ma oggi \u003Cmark>è\u003C/mark> così? Esiste un movimento reale in grado di essere protagonista nella crisi governativa \u003Cmark>e\u003C/mark> di imporre la propria agenda di trasformazione sulle cose che contano: salario, lavoro, casa, salute, scuola, guerra, immigrazione, ambiente, libertà individuali \u003Cmark>e\u003C/mark> collettive?\r\nOppure prevarrà la politica politicante, fatta sempre di deleghe, di capetti ambiziosi, di prevaricazioni \u003Cmark>e\u003C/mark> di corruttele?\r\nLa partecipazione alla campagna per il NO in realtà continua a rimanere nel solco della politica delegata, della fiducia nei meccanismi della democrazia parlamentare, sperando di rosicchiare margini di manovra all’interno della più generale crisi di sistema.\r\nIl ‘NO Sociale’ non sfugge a questa condizione, anche se le sue parole d’ordine puntano sulla possibilità di sviluppare una stagione di lotta a partire proprio dalla vittoria del NO. Non \u003Cmark>è\u003C/mark> la prima volta che si \u003Cmark>è\u003C/mark> opera per costruire un fronte di tutte le opposizioni sociali che metta insieme le espressioni più varie della conflittualità sociale, da quelle dell’autorganizzazione a quelle che hanno nelle pratiche delegate la loro sostanza, per farle convergere sul piano di una lotta che di fatto \u003Cmark>è\u003C/mark> tutta interna ai meccanismi istituzionali, avendo tra l’altro come ‘cobelligeranti’ le espressioni più becere della destra che ne annacquano la portata. I risultati nel passato si sono visti \u003Cmark>e\u003C/mark> credo che si ripeteranno, contribuendo ad un’ulteriore frustrazione complessiva dei soggetti coinvolti, i quali credendo di conseguire un obiettivo significativo in realtà fanno un favore alla nuova casta montante, quella che si ritrova nel Movimento 5 stelle.\r\nQuesto non vuol dire indifferentismo politico; non vuol dire che tutte le forme del potere sono eguali; sappiamo ben distinguere tra democrazia rappresentativa \u003Cmark>e\u003C/mark> dittatura; ma una vera battaglia contro le riforme in atto non può oggi assolutamente prescindere dall’assoluta necessità della ripresa del conflitto sociale che non può farsi condizionare da un dibattito che \u003Cmark>è\u003C/mark> centrale solo per un ceto politico preoccupato per la propria esistenza. Il contrapporsi tra ‘riforma’ e ‘conservazione’ vuole occultare la realtà delle forme di sfruttamento attuali, per favorire un loro ‘rinnovamento’ in funzione delle esigenze di ristrutturazione \u003Cmark>e\u003C/mark> di riorganizzazione dell’apparato statale alle prese con le emergenze dell’attuale sistema geopolitico mondiale.\r\nBisogna scegliere: o porsi a difesa di quel che resta della democrazia parlamentare, individuando in essa una residua barriera all’incalzare dell’autoritarismo montante, o imboccare decisamente la strada della lotta, interna ai corpi sociali con tutte le loro potenzialità \u003Cmark>e\u003C/mark> contraddizioni, in funzione di un progetto di società altra, da costruire giorno per giorno, fuori da ogni opportunismo politicista.\r\nA fronte di una politica che fa del parlamento \u003Cmark>e\u003C/mark> della governabilità il suo centro di interesse occorre contrapporre un pensiero ed un’azione che abbiano il loro punto di riferimento nella capacità di autoorganizzazione popolare; occorre contrapporre la proposta \u003Cmark>e\u003C/mark> la pratica del comunalismo, libertario \u003Cmark>e\u003C/mark> federativo, articolato sul territorio, dal semplice al complesso.\r\nSfuggire dai meccanismi della democrazia rappresentativa significa entrare nel concreto della critica del concetto stesso di maggioranza \u003Cmark>e\u003C/mark> minoranza, significa rifiutare la riproduzione, pura \u003Cmark>e\u003C/mark> semplice, dei rituali parlamentari negli stessi organismi rappresentativi dei lavoratori per dare invece prevalenza all’autoorganizzazione, alla lotta, al libero confronto delle idee.\r\nI rapporti di forza si sono sempre modificati con la lotta diretta \u003Cmark>e\u003C/mark> la via politica ha sempre rappresentato il disarmo della conflittualità sociale. Con questa consapevolezza ci tiriamo fuori dai ricatti agitati da quanti, a sinistra, sono alle prese con le pulsioni egemoniche di ceti politici trasformisti ed opportunisti, incapaci di produrre politiche realmente alternative, sul terreno economico, dell’occupazione, della riduzione d’orario, del degrado urbano \u003Cmark>e\u003C/mark> ambientale, della sanità, della scuola, ecc.\r\nAstenersi, non cadere nella trappola delle false alternative \u003Cmark>e\u003C/mark> del recupero elettorale, rafforzare le armi della critica intransigente, dell’organizzazione, del protagonismo sociale, dell’azione tra le classi sfruttate ed oppresse, vuol dire porre le basi per un’incisiva azione rivoluzionaria che colpisce, nel parlamentarismo, un sistema di governo che impone leggi \u003Cmark>e\u003C/mark> tasse, decise da una cerchia ristretta di privilegiati, indipendentemente dalla volontà degli elettori.\r\nAstenersi, per gli anarchici, vuol dire manifestare la volontà di non essere governati, vuol dire non rendersi corresponsabili dello sfruttamento \u003Cmark>e\u003C/mark> dell’oppressione, vuol dire volontà di una società di libere associazioni federate.\r\nMassimo Varengo in Umanità Nova\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",[291],{"field":47,"matched_tokens":292,"snippet":288,"value":289},[39],{"best_field_score":54,"best_field_weight":55,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":13,"score":294,"tokens_matched":58,"typo_prefix_score":13},"1731669220158079089",6706,{"collection_name":109,"first_q":61,"per_page":62,"q":61},{"title":298,"slug":299,"exerpt":300,"link":301,"featured_media":302,"slot":303},"Mala Femme","mala-femme"," Malafemme è un programma che, attraverso esperienze, racconti e approfondimenti tratta temi scomodi o, ancora filtrati e poco chiari. La selezione musicale può allegerire i temi informativi o dare luce a producer emergenti,artiste underground o collettivi. Condotto da Astrovulgina a.k.a. Eka sempre disponibile ad invitare ai microfoni chi ha voglia di raccontare o esplorare […]","https://radioblackout.org/shows/mala-femme/","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/06/Logo-Malafemme_Trasparente-01.png",{"day":304,"start":305,"end":306},"giovedi","11:00","13:00",["Reactive",308],{},["Set"],["ShallowReactive",311],{"$f_gHogzgsXwyL7KBO1jhzKvSrPuXuDt76udnDdqtTLrs":-1,"$fNwVr28g_DBpHsqgYYh5aVR1ZsAEW65-mQlTA8DHdiaQ":-1},true,"/search?query=identit%C3%A0+e+differenze"]