","Torino, dieci anni dopo le disastrose olimpiadi invernali","post",1456776345,[60,61,62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/agnelli/","http://radioblackout.org/tag/castellani/","http://radioblackout.org/tag/debito/","http://radioblackout.org/tag/fassino/","http://radioblackout.org/tag/fiat/","http://radioblackout.org/tag/impianti-sportivi/","http://radioblackout.org/tag/olimpiadi-invernali/","http://radioblackout.org/tag/torino-2006/",[21,23,17,19,69,29,33,25],"fiat",{"tags":71},[72,74,76,78,80,82,87,89],{"matched_tokens":73,"snippet":21},[],{"matched_tokens":75,"snippet":23},[],{"matched_tokens":77,"snippet":17},[],{"matched_tokens":79,"snippet":19},[],{"matched_tokens":81,"snippet":69},[],{"matched_tokens":83,"snippet":86},[84,85],"impianti","sportivi","\u003Cmark>impianti\u003C/mark> \u003Cmark>sportivi\u003C/mark>",{"matched_tokens":88,"snippet":33},[],{"matched_tokens":90,"snippet":25},[],[92],{"field":34,"indices":93,"matched_tokens":95,"snippets":97},[94],5,[96],[84,85],[86],1157451471441625000,{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":102,"tokens_matched":103,"typo_prefix_score":46},"2211897868544",13,"1157451471441625193",2,{"document":105,"highlight":127,"highlights":132,"text_match":136,"text_match_info":137},{"cat_link":106,"category":107,"comment_count":46,"id":108,"is_sticky":46,"permalink":109,"post_author":49,"post_content":110,"post_date":111,"post_excerpt":52,"post_id":108,"post_modified":112,"post_thumbnail":113,"post_thumbnail_html":114,"post_title":115,"post_type":57,"sort_by_date":116,"tag_links":117,"tags":122},[43],[45],"95544","http://radioblackout.org/2025/02/olimpiadi-14-manifestazioni-contro-lo-scempio/","Sono 14 le località dove il 9 febbraio si sono tenute manifestazioni contro le Olimpiadi invernali e il modello di “sviluppo” di cui sono l’emblema.\r\nLe iniziative, che vi abbiamo presentato la scorsa settimana, sono state promosse dall’APE – Associazione Proletari Escursionisti e dall CIO – Comitato Insostenibili Olimpiadi hanno avuto un’ampia partecipazione.\r\nDicono i promotori:\r\n“Stiamo colonizzando il futuro delle prossime generazioni. Ogni nuova opera che realizziamo oggi – dalla controversa pista da bob di Cortina da 118 milioni di euro, ai nuovi impianti di innevamento artificiale della pista Stelvio di Bormio – è una ipoteca sul futuro dei territori che non potrà essere cancellata.”\r\nGli impatti non si limitano alle infrastrutture olimpiche. La trasformazione investe l’intero tessuto sociale: a Milano, interi quartieri stanno subendo processi di rapida gentrificazione con l’espulsione delle fasce popolari e la privatizzazione di tutti gli impianti sportivi, mentre nelle valli olimpiche l’esplosione degli affitti brevi sta accelerando l’espulsione delle comunità locali a favore di un turismo mordi e fuggi. “La montagna sta diventando un grande parco a tema dello sport invernale proprio mentre gli scienziati ci dicono che l’ultimo turista sugli sci arriverà nel 2040.”\r\n\r\nCon Alberto – Abo – Di Monte abbiamo fatto una cronaca delle varie iniziative dalle Alpi agli Appennini, dove la speculazione investe pesantemente territori preziosi e fragili. A Bormio, nonostante i divieti di fare cortei, presidi o semplici banchetti informativi, in tanti si sono mossi per la città attraversando il centro storico sino a raggiungere le colate di cemento degli impianti.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/2024-02-11-reso-no-olilmp-abo.mp3\"][/audio]","11 Febbraio 2025","2025-02-11 16:22:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/bormio-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/bormio-300x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/bormio-300x300.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/bormio-150x150.jpg 150w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/bormio-768x768.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/bormio-690x690.jpg 690w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/bormio-170x170.jpg 170w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/bormio.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Olimpiadi. 14 manifestazioni contro lo scempio",1739290964,[118,119,120,121],"http://radioblackout.org/tag/bormio/","http://radioblackout.org/tag/gentrification/","http://radioblackout.org/tag/momtagna-parco-giochi/","http://radioblackout.org/tag/olimpiadi-invenali-2026/",[123,124,125,126],"bormio","gentrification","momtagna parco giochi","olimpiadi invenali 2026",{"post_content":128},{"matched_tokens":129,"snippet":130,"value":131},[84,85],"la privatizzazione di tutti gli \u003Cmark>impianti\u003C/mark> \u003Cmark>sportivi\u003C/mark>, mentre nelle valli olimpiche l’esplosione","Sono 14 le località dove il 9 febbraio si sono tenute manifestazioni contro le Olimpiadi invernali e il modello di “sviluppo” di cui sono l’emblema.\r\nLe iniziative, che vi abbiamo presentato la scorsa settimana, sono state promosse dall’APE – Associazione Proletari Escursionisti e dall CIO – Comitato Insostenibili Olimpiadi hanno avuto un’ampia partecipazione.\r\nDicono i promotori:\r\n“Stiamo colonizzando il futuro delle prossime generazioni. 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Sono tanti, troppi, i campi abbandonati della città: quasi venti, secondo una nostra mappatura fatta nel 2017. Le ragioni dietro a questo processo sono tante e complesse. Ad esempio, la crisi economica che ha ridimensionato l'economia nazionale e cittadina a partire dal 2008 ha avuto un effetto anche sul sistema sportivo locale. I tagli ai fondi pubblici operati sia a livello regionale che comunale hanno reso più difficile il mantenimento degli impianti. L'invecchiamento della popolazione diminuisce il numero degli sportivi \"attivi\" e, di conseguenza, il numero di società sportive cittadine.\r\n\r\nC'è però una motivazione che non ha che fare con cause economiche o demografiche: è la scelta politica di privatizzare gli impianti sportivi mettendoli a bando con fidejussioni che la maggior parte delle associazioni sportive non si potranno mai permettere. Noi siamo una di queste associazioni, e inoltre abbiamo scelto di promuovere un'attività sportiva praticamente gratuita (20 euro all'anno) per tutti e tutte, senza discriminazioni di genere e nazionalità di provenienza. \r\n\r\nIl campo Oxilia è uno degli ultimi impianti sportivi di Torino in cui è possibile ottenere l'assegnazione dello spazio a titolo gratuito e gestire l'impianto collettivamente, tramite un comitato di gestione: tagliamo il prato ogni anno, teniamo puliti gli spogliatoi, portiamo avanti le nostre attività in momenti determinati della settimana. Ora, questa esperienza di cogestione e le nostre attività sportive rischiano di scomparire, perché la Circoscrizione 6 ha deciso privatizzare il campo, mettendolo a bando per i privati a partire dal 2023/2024. \r\n\r\nInoltre, l'ufficio sport della stessa Circoscrizione ci ha vietato di organizzare ad Oxilia la nostra consueta festa di fine anno inventandosi una \"festa abusiva\" e \"una grigliata a spese dei contribuenti\" per un evento in cui avevamo pagato l'assicurazione per oltre duecento persone e che fa parte dei nostri diritti di assegnatari del campo Oxilia. Siamo stati attaccati politicamente attraverso articoli che hanno gettato fango su di noi. La Circoscrizione ha vietato una festa dello sport in un quartiere periferico con sette attività diverse completamente gratuite e associazioni e gruppi informali di sport di base come ospiti. Crediamo che una delle principali ragioni che si nasconde dietro a questa storia è che la nostra festa avrebbe dato visibilità alla privatizzazione di un campo comunale.\r\n\r\nNoi vogliamo difendere i pochi spazi rimasti per lo sport di base: non lo facciamo solo per noi, ma per tutta la cittadinanza. Non difendiamo solo il campo Oxilia, ma anche alcuni principi. \r\n\r\nPrimo, è necessario avere spazi gratuiti o semigratuiti per praticare sport in maniera semi dilettantistica e con costi di ingresso molto bassi. Questi spazi dovrebbero essere un diritto per i cittadini che si riuniscono per praticare sport insieme.\r\n\r\nSecondo, le privatizzazioni non possono essere l'unica soluzione alla gestione di questi spazi. Non solo affidare al mercato un bene che prima era pubblico e che poteva essere collettivo presenta alcuni aspetti non ideali, ma le condizioni economiche contemporanee portano a decine di bandi deserti e spazi abbandonati. A nostro parere, la gestione collettiva di questi tramite comitati di gestione composti da associazioni di base è una soluzione possibile e che ha un valore sociale importante. Occorre però la volontà politica se non di facilitarle, almeno di non attaccarle. \r\n\r\nTerzo, non è possibile accettare questa decisione tramite un incontro della politica locale con il nostro comitato di gestione che si è limitato a comunicare una decisione già avvenuta. La Circoscrizione ha preso questa scelta senza consultarsi con noi in nessun modo, senza proporci una alternativa, senza presentare un prospetto dei costi di gestione. Come cittadini, non è giusto ed è pericoloso accettare un decisione presa in questo modo. \r\n\r\n \r\n\r\nNe abbiamo parlato con una compagna della Dynamo:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/DynamoDora.090623.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLa pagina facebook dell'associazione per seguire gli aggiornamenti:\r\nDynamo Dora Rugby\r\n \r\n\r\nUno degli \"articoli\"infamanti uscito per torinotoday il giorno stesso in cui veniva comunicato il divieto di svolgere la festa:\r\nTorino, vietata festa del rugby. 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Poi la dimissione parziale e la chiusura nel 2015, con l'abbandono della struttura, la degradazione (ai fini di deprezzamento e svendita?) e la rabbia degli abitanti. Un punto di partenza interessante per questa nuova occupazione in quartiere.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con un compagno:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/nuovoasilo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","28 Marzo 2019","2019-03-28 18:08:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/606e6bf8e47d54db92fec300fb04240f-U43390708801364tvH-U3110501382833oOF-656x492@Corriere-Web-Torino-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"224\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/606e6bf8e47d54db92fec300fb04240f-U43390708801364tvH-U3110501382833oOF-656x492@Corriere-Web-Torino-300x224.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/606e6bf8e47d54db92fec300fb04240f-U43390708801364tvH-U3110501382833oOF-656x492@Corriere-Web-Torino-300x224.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/606e6bf8e47d54db92fec300fb04240f-U43390708801364tvH-U3110501382833oOF-656x492@Corriere-Web-Torino.jpg 656w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il fiore all'occhiello del quartiere: nuova occupazione in Via Tollegno 83!",1553796536,[],[],{"post_content":188},{"matched_tokens":189,"snippet":190,"value":191},[84,85],"enorme con una serie di \u003Cmark>impianti\u003C/mark> \u003Cmark>sportivi\u003C/mark> interni che fino all'inizio del","Nella giornata di Martedì è nata una nuova occupazione in Via Tollegno 83, in risposta allo sgombero dell'Asilo Occupato e dopo quasi due mesi di mobilitazione, un periodo che ha visto le strade e le piazze della città animarsi con una serie martellante di iniziative e la partecipazione non solo di militanti ma anche di tantissimi solidali riuniti in un movimento che da molto tempo non si vedeva in quel di Torino.\r\n\r\nLo stabile occupato è una ex scuola elementare, un complesso scolastico enorme con una serie di \u003Cmark>impianti\u003C/mark> \u003Cmark>sportivi\u003C/mark> interni che fino all'inizio del duemila era il fiore all'occhiello di questa parte del quartiere Barriera di Milano. 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Un punto di partenza interessante per questa nuova occupazione in quartiere.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con un compagno:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/nuovoasilo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[193],{"field":134,"matched_tokens":194,"snippet":190,"value":191},[84,85],{"best_field_score":138,"best_field_weight":139,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":140,"tokens_matched":103,"typo_prefix_score":46},6646,{"collection_name":57,"first_q":29,"per_page":198,"q":29},6,{"facet_counts":200,"found":94,"hits":244,"out_of":375,"page":14,"request_params":376,"search_cutoff":35,"search_time_ms":377},[201,220],{"counts":202,"field_name":217,"sampled":35,"stats":218},[203,205,207,209,211,213,215],{"count":14,"highlighted":204,"value":204},"torino",{"count":14,"highlighted":206,"value":206},"arsider",{"count":14,"highlighted":208,"value":208},"anarres",{"count":14,"highlighted":210,"value":210},"montagna",{"count":14,"highlighted":212,"value":212},"grandi eventi",{"count":14,"highlighted":214,"value":214},"Milano-Cortina 2026",{"count":14,"highlighted":216,"value":216},"Il giornale malandrino","podcastfilter",{"total_values":219},7,{"counts":221,"field_name":34,"sampled":35,"stats":242},[222,224,226,228,230,232,234,236,238,240],{"count":14,"highlighted":223,"value":223},"cie",{"count":14,"highlighted":225,"value":225},"trapani",{"count":14,"highlighted":227,"value":227},"olimpiadi",{"count":14,"highlighted":229,"value":229},"coronavirus",{"count":14,"highlighted":231,"value":231},"morte di Fatih",{"count":14,"highlighted":233,"value":233},"guerra ai poveri",{"count":14,"highlighted":235,"value":235},"ministro Cancellieri",{"count":14,"highlighted":237,"value":237},"educazione alla guerra",{"count":14,"highlighted":239,"value":239},"tre giorni contro il CIE",{"count":14,"highlighted":241,"value":241},"Tutto squat - Il giornale malandrino",{"total_values":243},12,[245,268,292,320,348],{"document":246,"highlight":259,"highlights":264,"text_match":136,"text_match_info":267},{"comment_count":46,"id":247,"is_sticky":46,"permalink":248,"podcastfilter":249,"post_author":49,"post_content":250,"post_date":251,"post_excerpt":52,"post_id":247,"post_modified":252,"post_thumbnail":253,"post_title":254,"post_type":255,"sort_by_date":256,"tag_links":257,"tags":258},"96141","http://radioblackout.org/podcast/ponte-radio-olimpiadi-ventanni-dopo-lotte-opere-inutili-e-debito/",[212,214,210,204],"Puntata del 28 febbraio di PonteRadio a cura di Radio Blackout. Seguendo il tema del mese, abbiamo declinato il rapporto tra grandi eventi e montagna nel nostro territorio a partire dalle Olimpiadi di Torino 2006.\r\n\r\nNella prima parte con un compagno delle Alpi Occidentali, abbiamo ripercorso i movimenti di opposizione al grande evento: dalla resistenza alla pacificazione cittadina all'intralcio al passaggio della fiamma olimpica. L'opposizione era anche contro quello che sarebbero stati segni indelebili sulle montagne piemontesi dal punto di vista sociale, economico, ma anche fisico, ambientale e infrastrutturale.\r\n\r\nNella seconda parte, proprio gli impianti sportivi inutili diventano i protagonisti dalle fasi di progettazione a ciò che ne resta: cattedrali nel deserto abbandonate da decenni e in una costante fase di riprogrammazione senza sbocchi. Non solo la montagna porta ancora le ferite dell'evento olimpico.\r\n\r\nAnche le città sono segnate dall'indebitamento e dalla speculazione immobiliare, dalla necessità di svendere e ridimensionare patrimonio pubblico dal welfare agli impianti sportivi di base. Su questo in chiusura della puntata abbiamo fatto con Luca del Laboratorio Off-Topic di Milano - che fa parte del Comitato Insostenibili Olimpiadi - un parallelismo tra Torino e Milano, che vede già in pieno sviluppo le dinamiche del grande evento olimpico.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/ponte-radio-28febbraio.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer scaricare l'audio","4 Marzo 2025","2025-03-07 12:01:49","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/cesana_0-200x110.jpg","Ponte Radio: Olimpiadi vent'anni dopo - Lotte, opere inutili e debito","podcast",1741094822,[],[],{"post_content":260},{"matched_tokens":261,"snippet":262,"value":263},[84,85],"Nella seconda parte, proprio gli \u003Cmark>impianti\u003C/mark> \u003Cmark>sportivi\u003C/mark> inutili diventano i protagonisti dalle","Puntata del 28 febbraio di PonteRadio a cura di Radio Blackout. 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Lo scellerato progetto prevede tra l'altro l’abbattimento di un alto numero di alberi adulti sani. L'intera progettazione si è già manifestata chiaramente pseudo ecologica, a partire dalla previsione di una costosa passerella ciclopedonale che, come rilevato dagli stessi ideatori della ciclovia VenTo che se ne dovrebbe servire, è un'opera inutile: un passaggio con identica funzione è già presente e le sue pessime condizioni sono oggetto di denuncia dei residenti da anni.\r\n\r\n\r\n\r\nD'altra parte non ci sono state consultazioni popolari, ma incontri informativi a giochi fatti, senza possibilità di opporsi o modificare il progetto. La procedura di valutazione è stata carente sotto molteplici aspetti, saltando verifiche ambientali e modificando gli habitat a fini di semplificazione. In questi mesi i cittadini hanno constatato che le ruspe hanno operato anche al di fuori dalle zone previste dal progetto, senza che sia avvenuta nessuna ispezione preventiva per verificare la presenza di piccoli mammiferi, anfibi, nonché nidi, alveari, e altre forme di vita.\r\n\r\nLo svolgimento dei lavori è stato limitato per alcuni giorni a una parte delle aree in seguito alla presentazione di due diffide, il 12 e 18 settembre, che chiedevano la sospensione in tutto il parco. La presenza di ricci è stata esclusa con un solo ridicolo sopralluogo nell'area del cantiere, dopo 2 settimane dall'avvio dei lavori. Si tratta di un progetto finanziato con i fondi del PNRR e che prevede diversi interventi in zone a protezione speciale (ZPS) e in aree tutelate dalla Rete Natura 2000. In generale tutti i finanziamenti PNRR sono coperti dalla clausola del DNSH (Do Not Significant Harm) che avrebbe dovuto escludere la fattibilità di progetti che comportano una serie di rischi ecologici - che in questo caso invece si verificano - progetti che al contrario dovrebbero essere portatori di un miglioramento ambientale comprovato - che pare totalmente assente. L'area è per di più ad elevato rischio idrogeologico, costituendo alveo di piena del Po.\r\nI fondi PNRR ottenuti erano destinati al ripristino di impianti sportivi pubblici in disuso, al Meisino non esiste un tale impianto, ma un ex galoppatoio militare, già cascina agricola, che è stato ironicamente spacciato per struttura sportiva pubblica. Inoltre secondo il Piano d'Area tale fabbricato non può essere ristrutturato, ma la sua conversione in centro di educazione sportiva e ambientale è stata fatta passare per risanamento conservativo. Il progetto è quindi viziato in origine e in tutta la procedura da una serie di mistificazioni che hanno suscitato l'indignazione collettiva. I fondi utilizzati per questo assurdo progetto (11 milioni e mezzo di euro, in gran parte a debito) avrebbero potuto essere destinati alla ristrutturazione di alcuni impianti sportivi chiusi in città, per esempio le non lontane piscine Sempione. La narrazione fasulla e il greenwashing dell'amministrazione sono una costante di molti progetti derivanti dal PNRR in tutta Italia e dagli altri fondi di provenienza europea tutti contraddistinti dall'urgenza e da vincoli che spesso non permetto un utilizzo sensato.\r\nNumerose azioni di rallentamento sono state poste in essere da chi da mesi si oppone alla devastazione del parco, unite al costante monitoraggio delle zone dove ora sorgono deturpanti e rumorosi cantieri. L'inverno si avvicina ma non intendiamo fermarci fino a che le ruspe non se ne saranno andate, che questa lotta per la difesa del vivente sia importante lo dimostrano le multiformi provenienze di chi vuole difendere questo luogo prezioso, al fianco dei residenti che da due anni osteggiano il progetto.\r\n\r\nDifendere il parco è possibile!\r\n\r\n \r\n\r\nTutto squat, il giornale malandrino del 15 novembre 2024","15 Novembre 2024","2024-11-22 00:44:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/immagine_2024-11-22_001144066-200x110.png","Giù le mani dal Meisino - TuttoSquat 15.11.2024",1731701905,[281],"http://radioblackout.org/tag/tutto-squat-il-giornale-malandrino/",[241],{"post_content":284},{"matched_tokens":285,"snippet":286,"value":287},[84,85],"erano destinati al ripristino di \u003Cmark>impianti\u003C/mark> \u003Cmark>sportivi\u003C/mark> pubblici in disuso, al Meisino"," \r\n\r\nIl progetto che incombe sul Parco del Meisino, denominato Parco dello Sport e dell'Educazione Ambientale, si contraddistingue per una sfavillante verniciatura \"green\" a ricoprire i numerosi interventi previsti e lo stesso nome del progetto che inizialmente, e più onestamente, era Cittadella dello Sport.\r\nI lavori sono ufficialmente iniziati a inizio di settembre e hanno già prodotto una serie di danni alla riserva naturale tutelata dalle direttive europee Habitat e Uccelli e ricchissima di biodiversità. 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Nel presentare il programma della tre giorni contro il CIE del 23-24-25 maggio a Torino, abbiamo fatto una chiacchierata con Alberto, un compagno di Trapani, dove i due CIE - uno al momento chiuso per lavori - sono da sempre al centro di lotte durissime e di numerose rivolte ed evasioni.\r\nNe è scaturita una discussione a tutto campo centrata soprattutto su un documento sui CIE prodotto da una commissione nominata nel giugno 2012 dall'ex ministro dell'Interno Cancellieri.\r\nUna delle tante eredità lasciate dal governo Monti a propri successori.\r\nSu questo tema vi riportiamo alcuni stralci dell'articolo scritto da Alberto per il settimanale Umanità Nova.\r\nIl \"La responsabile del Viminale voleva vederci chiaro, anche e soprattutto per risolvere le “criticità” emerse negli ultimi anni. Otto alti funzionari coordinati dal sottosegretario di stato Saverio Ruperto, hanno partorito un documento che, ancora una volta, conferma l’attitudine “umbertina” di chi intende risolvere i problemi solo e soltanto con la repressione.\r\nIl testo è stato diffuso, in anteprima, il mese scorso da una sconcertata Sandra Zampa, parlamentare bolognese del PD. E in effetti i motivi di sconcerto sono davvero tanti.\r\nSchematicamente, si può dire che gli estensori del testo abbiano individuato una serie di “direttrici” sulle quali intervenire dopo una analisi di quello che è successo in questi anni nei Cie, anche alla luce dell’inasprimento delle normative in materia di immigrazione che, com’è noto, prevedono un allungamento dei tempi di detenzione fino a diciotto mesi (un anno e mezzo dietro le sbarre per il solo fatto di essere considerati “irregolari”). Nel documento lo si ammette: la administrative detention non consegue alla commissione di un reato, ma si riferisce a uno status giuridico. In Europa, però, «la possibilita di trattenere per via amministrativa gli stranieri irregolarmente presenti sui territorio, in attesa della lora espulsione, ha una storia ormai più che secolare (il primo Paese europeo a introdurre nel proprio ordinamento la detenzione amministrativa fu la Francia nel 1810)».\r\nPertanto, «i C.I.E. fanno ormai stabilmente parte dell’ordinamento e risultano indispensabili per un’efficiente gestione dell’immigrazione irregolare». Quindi, possiamo metterci il cuore in pace.\r\nNel documento non emerge alcuna volontà di ridurre il numero dei Cie, o di rivedere le leggi che li concepiscono. Al contrario, i magnifici otto dell’ex ministro dell’Interno ritengono che i Cie vadano “migliorati” razionalizzandone la gestione. L’unica concessione che si fa riguarda il periodo massimo di detenzione. Diciotto mesi sono troppi, «essendo pressoché trascurabile il numero di stranieri identificati trascorso l’anno di permanenza». Dodici mesi, quindi, possono bastare.\r\nMa la preoccupazione maggiore deriva dalla “sicurezza” dei Cie. Più volte, nel documento, si fa cenno alle rivolte e alle «sedizioni» che hanno letteralmente distrutto alcune di queste strutture fino alla necessità di chiuderle temporaneamente per rimetterle in sesto. Quindi, si propone di creare spazi appositi per l’isolamento dei soggetti più violenti o potenzialmente più violenti. Insomma: celle di isolamento all’interno di strutture sostanzialmente detentive ma formalmente non carcerarie. Non senza ipocrisia, si ammette che «la totale assenza di attività all’interno dei Centri, che si sostanzia in un ozio forzato, comporta un aumento di aggressività e malessere e si traduce in un aumento di episodi di tensione tra immigrati trattenuti e forze dell’ordine». Che fare allora, tenendo conto anche della pericolosa promiscuità dei Cie (che trattengono insieme ex detenuti ed ex lavoratori, immigrati “buoni” e immigrati “cattivi”, immigrati di una cultura insieme ad altri di cultura “avversa”)? Semplice: bisogna pensare che «modalità di trattenimento distinte e una diversa suddivisione degli spazi permetterebbero agli ospiti di trascorre il tempo in maniera costruttiva, con la possibilità di svolgere, in un contesto più armonico e gradevole, attività ricreative e sportive». Attenzione, però: gli immigrati sono tipi difficili, anche un po’ ingrati, e bisogna quindi tener presente il «diffuso disinteresse degli ospiti verso le proposte di attività per l’impiego del tempo, che si registra all’interno dei Centri; mentre, d’altro canto, non è infrequente la necessità per le forze dell’ordine di limitare l’utilizzo degli impianti sportivi all’aperto allo scopo di impedire assembramenti e tentativi di fuga. Affinché sia sempre garantito l’utilizzo di tali impianti, è pertanto auspicabile la predisposizione di un sistema di difese passive all’interno di ogni Cie, in modo da scongiurare sul nascere i tentativi di fuga, attualmente assai frequenti».\r\nAi funzionari del ministero non viene in mente che le rivolte o gli atti di autolesionismo si verificherebbero ugualmente, anche se i Cie fossero dei resort con le gabbie dorate. Né è concepibile, per questi grigi burocrati, che il desiderio di libertà, a fronte di una ingiusta carcerazione, metta in secondo piano qualunque ridicolo palliativo.\r\nDalle pagine del documento trasuda una sola preoccupazione: far sì che il Cie diventi il più possibile sufficiente a se stesso, un panottico dove si possa fare tutto riducendo al minimo i contatti con l’esterno. Ad esempio, per quanto riguarda il diritto alla salute e alle cure mediche, si auspica la presenza di un medico con «responsabilità direzionali» e, più in generale, bisogna far sì che gli immigrati non vengano portati negli ospedali. Leggiamo perché: «Uno dei metodi maggiormente usati da parte dei trattenuti per tentare di fuggire dai Centri consiste nel provocare, anche con atti di autolesionismo, le condizioni per essere ricoverati in strutture sanitarie esterne, dalle quali lo straniero spesso può allontanarsi indisturbato a causa delle obiettive difficoltà a predisporre un servizio di piantonamento fisso. Un servizio di assistenza sanitaria efficiente e completo favorisce, in primo luogo, una maggiore tutela della salute di tutti gli ospiti della struttura, e può contribuire anche a scongiurare questi tentativi di fuga».\r\nRispetto alla trasparenza delle strutture, il documento va nella direzione di una maggiore discrezionalità delle prefetture nel rilascio dei permessi di accesso da parte di giornalisti o enti umanitari. E anche agli immigrati viene riconosciuta la libertà di corrispondere con l’esterno, magari con il telefonino personale, purché - ben inteso - non abbia fotocamera o videocamera.\r\nLa gestione economica dei Cie è stata fallimentare. In tutta Italia sono molti gli enti e le cooperative che si sono spartite l’affare dell’accoglienza senza peraltro garantire servizi decenti. E così, al ministero si punta a una centralizzazione dei servizi con la creazione di un unico gestore per tutti i centri in Italia. Tale centralizzazione sarebbe funzionale anche al diverso ruolo che si vorrebbe affidare agli operatori che gestiscono le strutture, magari creando «un corpo di operatori professionali. Si tratterebbe dl operatori specializzati, preparati attraverso corsi specifici di formazione e addestramento, organizzati anche con il contributo dell’amministrazione penitenziaria, che affiancherebbero le forze dell’ordine, cui resterebbe comunque affidata la sicurezza dei luoghi». Una mutazione di senso che trasformerebbe chi gestisce un Cie in un secondino a tutti gli effetti.\r\nInfine, per completare il quadro, il documento considera l’importanza della collaborazione dei consolati stranieri nelle procedure di identificazione ed espulsione dei loro cittadini irregolarmente presenti in Italia. Quindi, lungi dal pensare a una riduzione dei Centri, «nella prospettiva di una revisione della loro dislocazione sul territorio, e dell’eventuale creazione di nuove strutture, sarebbe opportuno concentrarne la presenza soprattutto nelle città in cui si trovano i consolati o le ambasciate dei Paesi maggiormente interessati al fenomeno migratorio».\r\n\r\nAscolta la diretta con Alberto\r\n2013 05 17 alberto cie","22 Maggio 2013","2018-10-17 22:59:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/05/cie-gabbia-200x110.jpg","CIE. L'eredità del governo Monti",1369184228,[304,305,306,307,308,309],"http://radioblackout.org/tag/cie/","http://radioblackout.org/tag/ministro-cancellieri/","http://radioblackout.org/tag/morte-di-fatih/","http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/trapani/","http://radioblackout.org/tag/tre-giorni-contro-il-cie/",[223,235,231,204,225,239],{"post_content":312},{"matched_tokens":313,"snippet":314,"value":315},[84,85],"dell’ordine di limitare l’utilizzo degli \u003Cmark>impianti\u003C/mark> \u003Cmark>sportivi\u003C/mark> all’aperto allo scopo di impedire","Il fronte del CIE è sempre caldo. Nel presentare il programma della tre giorni contro il CIE del 23-24-25 maggio a Torino, abbiamo fatto una chiacchierata con Alberto, un compagno di Trapani, dove i due CIE - uno al momento chiuso per lavori - sono da sempre al centro di lotte durissime e di numerose rivolte ed evasioni.\r\nNe è scaturita una discussione a tutto campo centrata soprattutto su un documento sui CIE prodotto da una commissione nominata nel giugno 2012 dall'ex ministro dell'Interno Cancellieri.\r\nUna delle tante eredità lasciate dal governo Monti a propri successori.\r\nSu questo tema vi riportiamo alcuni stralci dell'articolo scritto da Alberto per il settimanale Umanità Nova.\r\nIl \"La responsabile del Viminale voleva vederci chiaro, anche e soprattutto per risolvere le “criticità” emerse negli ultimi anni. Otto alti funzionari coordinati dal sottosegretario di stato Saverio Ruperto, hanno partorito un documento che, ancora una volta, conferma l’attitudine “umbertina” di chi intende risolvere i problemi solo e soltanto con la repressione.\r\nIl testo è stato diffuso, in anteprima, il mese scorso da una sconcertata Sandra Zampa, parlamentare bolognese del PD. E in effetti i motivi di sconcerto sono davvero tanti.\r\nSchematicamente, si può dire che gli estensori del testo abbiano individuato una serie di “direttrici” sulle quali intervenire dopo una analisi di quello che è successo in questi anni nei Cie, anche alla luce dell’inasprimento delle normative in materia di immigrazione che, com’è noto, prevedono un allungamento dei tempi di detenzione fino a diciotto mesi (un anno e mezzo dietro le sbarre per il solo fatto di essere considerati “irregolari”). Nel documento lo si ammette: la administrative detention non consegue alla commissione di un reato, ma si riferisce a uno status giuridico. In Europa, però, «la possibilita di trattenere per via amministrativa gli stranieri irregolarmente presenti sui territorio, in attesa della lora espulsione, ha una storia ormai più che secolare (il primo Paese europeo a introdurre nel proprio ordinamento la detenzione amministrativa fu la Francia nel 1810)».\r\nPertanto, «i C.I.E. fanno ormai stabilmente parte dell’ordinamento e risultano indispensabili per un’efficiente gestione dell’immigrazione irregolare». Quindi, possiamo metterci il cuore in pace.\r\nNel documento non emerge alcuna volontà di ridurre il numero dei Cie, o di rivedere le leggi che li concepiscono. Al contrario, i magnifici otto dell’ex ministro dell’Interno ritengono che i Cie vadano “migliorati” razionalizzandone la gestione. L’unica concessione che si fa riguarda il periodo massimo di detenzione. Diciotto mesi sono troppi, «essendo pressoché trascurabile il numero di stranieri identificati trascorso l’anno di permanenza». Dodici mesi, quindi, possono bastare.\r\nMa la preoccupazione maggiore deriva dalla “sicurezza” dei Cie. Più volte, nel documento, si fa cenno alle rivolte e alle «sedizioni» che hanno letteralmente distrutto alcune di queste strutture fino alla necessità di chiuderle temporaneamente per rimetterle in sesto. Quindi, si propone di creare spazi appositi per l’isolamento dei soggetti più violenti o potenzialmente più violenti. Insomma: celle di isolamento all’interno di strutture sostanzialmente detentive ma formalmente non carcerarie. Non senza ipocrisia, si ammette che «la totale assenza di attività all’interno dei Centri, che si sostanzia in un ozio forzato, comporta un aumento di aggressività e malessere e si traduce in un aumento di episodi di tensione tra immigrati trattenuti e forze dell’ordine». Che fare allora, tenendo conto anche della pericolosa promiscuità dei Cie (che trattengono insieme ex detenuti ed ex lavoratori, immigrati “buoni” e immigrati “cattivi”, immigrati di una cultura insieme ad altri di cultura “avversa”)? Semplice: bisogna pensare che «modalità di trattenimento distinte e una diversa suddivisione degli spazi permetterebbero agli ospiti di trascorre il tempo in maniera costruttiva, con la possibilità di svolgere, in un contesto più armonico e gradevole, attività ricreative e sportive». Attenzione, però: gli immigrati sono tipi difficili, anche un po’ ingrati, e bisogna quindi tener presente il «diffuso disinteresse degli ospiti verso le proposte di attività per l’impiego del tempo, che si registra all’interno dei Centri; mentre, d’altro canto, non è infrequente la necessità per le forze dell’ordine di limitare l’utilizzo degli \u003Cmark>impianti\u003C/mark> \u003Cmark>sportivi\u003C/mark> all’aperto allo scopo di impedire assembramenti e tentativi di fuga. Affinché sia sempre garantito l’utilizzo di tali \u003Cmark>impianti\u003C/mark>, è pertanto auspicabile la predisposizione di un sistema di difese passive all’interno di ogni Cie, in modo da scongiurare sul nascere i tentativi di fuga, attualmente assai frequenti».\r\nAi funzionari del ministero non viene in mente che le rivolte o gli atti di autolesionismo si verificherebbero ugualmente, anche se i Cie fossero dei resort con le gabbie dorate. Né è concepibile, per questi grigi burocrati, che il desiderio di libertà, a fronte di una ingiusta carcerazione, metta in secondo piano qualunque ridicolo palliativo.\r\nDalle pagine del documento trasuda una sola preoccupazione: far sì che il Cie diventi il più possibile sufficiente a se stesso, un panottico dove si possa fare tutto riducendo al minimo i contatti con l’esterno. Ad esempio, per quanto riguarda il diritto alla salute e alle cure mediche, si auspica la presenza di un medico con «responsabilità direzionali» e, più in generale, bisogna far sì che gli immigrati non vengano portati negli ospedali. Leggiamo perché: «Uno dei metodi maggiormente usati da parte dei trattenuti per tentare di fuggire dai Centri consiste nel provocare, anche con atti di autolesionismo, le condizioni per essere ricoverati in strutture sanitarie esterne, dalle quali lo straniero spesso può allontanarsi indisturbato a causa delle obiettive difficoltà a predisporre un servizio di piantonamento fisso. Un servizio di assistenza sanitaria efficiente e completo favorisce, in primo luogo, una maggiore tutela della salute di tutti gli ospiti della struttura, e può contribuire anche a scongiurare questi tentativi di fuga».\r\nRispetto alla trasparenza delle strutture, il documento va nella direzione di una maggiore discrezionalità delle prefetture nel rilascio dei permessi di accesso da parte di giornalisti o enti umanitari. E anche agli immigrati viene riconosciuta la libertà di corrispondere con l’esterno, magari con il telefonino personale, purché - ben inteso - non abbia fotocamera o videocamera.\r\nLa gestione economica dei Cie è stata fallimentare. In tutta Italia sono molti gli enti e le cooperative che si sono spartite l’affare dell’accoglienza senza peraltro garantire servizi decenti. E così, al ministero si punta a una centralizzazione dei servizi con la creazione di un unico gestore per tutti i centri in Italia. Tale centralizzazione sarebbe funzionale anche al diverso ruolo che si vorrebbe affidare agli operatori che gestiscono le strutture, magari creando «un corpo di operatori professionali. Si tratterebbe dl operatori specializzati, preparati attraverso corsi specifici di formazione e addestramento, organizzati anche con il contributo dell’amministrazione penitenziaria, che affiancherebbero le forze dell’ordine, cui resterebbe comunque affidata la sicurezza dei luoghi». Una mutazione di senso che trasformerebbe chi gestisce un Cie in un secondino a tutti gli effetti.\r\nInfine, per completare il quadro, il documento considera l’importanza della collaborazione dei consolati stranieri nelle procedure di identificazione ed espulsione dei loro cittadini irregolarmente presenti in Italia. Quindi, lungi dal pensare a una riduzione dei Centri, «nella prospettiva di una revisione della loro dislocazione sul territorio, e dell’eventuale creazione di nuove strutture, sarebbe opportuno concentrarne la presenza soprattutto nelle città in cui si trovano i consolati o le ambasciate dei Paesi maggiormente interessati al fenomeno migratorio».\r\n\r\nAscolta la diretta con Alberto\r\n2013 05 17 alberto cie",[317],{"field":134,"matched_tokens":318,"snippet":314,"value":315},[84,85],{"best_field_score":138,"best_field_weight":139,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":140,"tokens_matched":103,"typo_prefix_score":46},{"document":321,"highlight":339,"highlights":344,"text_match":136,"text_match_info":347},{"comment_count":46,"id":322,"is_sticky":46,"permalink":323,"podcastfilter":324,"post_author":208,"post_content":325,"post_date":326,"post_excerpt":327,"post_id":322,"post_modified":328,"post_thumbnail":329,"post_title":330,"post_type":255,"sort_by_date":331,"tag_links":332,"tags":337},"9717","http://radioblackout.org/podcast/olimpiadi-la-ginnastica-di-guerra-di-de-coubertin/",[],"A Londra sono in pieno svolgimento le Olimpiadi: le cronache parlano di gare e medaglie in un’orgia di esaltazione nazionalista in chiave “sportiva”.\r\n\r\nMa c’è l’altra faccia della medaglia, quella della repressione e del controllo, che stringono in una morsa la capitale britannica.\r\n\r\nIn perfetta sintonia con l’autentico “spirito olimpico” di Pierre De Coubertin.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Robertino, autore di un articolo sul settimanale “Umanità Nova” di cui vi riportiamo alcuni stralci.\r\n\r\n\r\n\r\nAscolta l'intervista: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/08/2012-07-29-robertino-olimpiadi.mp3|titles=2012 07 29 robertino olimpiadi]\r\nScarica l'audio\r\n\r\nLa capitale britannica è reduce da un 2011 che il quotidiano The Guardian ha definito “l’anno più caldo della storia londinese dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”, riferendosi ai cortei studenteschi e sindacali che ne hanno attraversato incessantemente le strade, alle acampadas di Occupy London e ai violenti riot dello scorso agosto. Il governo Cameron e l’amministrazione cittadina hanno allestito un’enorme macchina repressiva contro i guastafeste. Il dispiegamento di forze dell’ordine coinvolge più di 30 mila persone, di cui 7500 militari, con la città sorvegliata da elicotteri modello killer egg (già usati nella guerra in Somalia del 1993 e resi famosi dal film Black Hawk Down), missili terra-aria sui tetti, cani antiesplosivo, mezzi anfibi e fregate da guerra a spasso per il Tamigi, jet militari pronti a partire.\r\n\r\nLa polizia ha introdotto inoltre nuove misure cautelari, come l’Asbo (una specie del nostro Daspo per gli ultras) che vieterebbe l’accesso agli impianti sportivi del Villaggio Olimpico ed alle grandi cerimonie ospitate a Londra.\r\nIl primo a fare le spese dell’Olympic Asbo è stato (già ad aprile) Simon Moore, un militante anarchico che aveva partecipato alla protesta contro la costruzione di un impianto olimpico nell’est della città. Il provvedimento gli vieta anche di trovarsi vicino a eventi di importanza nazionale come il giubileo di diamante della regina e l’apertura ufficiale del Parlamento, con la minaccia di finire direttamente al carcere in caso di inosservanza del divieto.\r\nNel frattempo, è scattata anche l’operazione decoro. Sono state allestiti dei grandi tendoni dentro i quali saranno alloggiati senzatetto, ubriachi e tossicodipendenti ed anche se la prostituzione non è reato in Gran Bretagna, le retate contro le lavoratrici del sesso nelle zone del villaggio olimpico vanno avanti ormai da settimane. Insomma, di tutto e di più per non disturbare il sacro Spirito Olimpico… Ma davvero lo Spirito Olimpico è così meritevole?\r\n\r\nLe Olimpiadi nacquero nell’antica Grecia nel 776 a.C. e si tenevano ogni quattro anni nella città di Olimpia, dove continuarono a tenersi regolarmente per oltre dieci secoli per essere infine messe fuorilegge nel 393 d.C. dall’imperatore Teodosio I, assieme al Vescovo di Milano Ambrogio, dopo che il Cristianesimo era diventato la religione ufficiale dell’Impero Romano e i Giochi olimpici visti come una festa “pagana”. Fino a quando la Grecia non cadde sotto il dominio romano ed i Giochi non furono aperti anche a Romani, Fenici, Galli e altri popoli, la partecipazione era riservata a greci maschi liberi, che potessero vantare antenati greci (anche se si consideravano giochi “internazionali” poiché i partecipanti provenivano dalle varie città stato elleniche ed anche dalle colonie). Naturalmente, la necessità di dedicare molto tempo agli allenamenti permetteva solo ai membri delle famiglie più ricche di prendere in considerazione la partecipazione, ma i Giochi erano molto popolari tra i più poveri, dato che per tutta la loro durata venivano sospese le ostilità in tutta la Grecia durante la tregua chiamata Ekecheiria. Dopo quasi 15 secoli di interruzione, nel 1896 Pierre de Coubertin organizzò le Olimpiadi di Atene cambiando una serie di regole (potevano partecipare atleti di tutto il mondo, le olimpiadi si svolgevano in nazioni sempre diverse e dal 1900 avrebbero potuto partecipare anche le donne). Il barone Coubertin presentò il proprio progetto di resuscitare i giochi olimpici nel giugno del 1894, a Parigi, nel corso di un congresso di educazione fisica nel quale ci si sforzava di definire il concetto di «amatoriale». Coubertin era un politico estremamente nazionalista e interessato principalmente a questioni di pedagogia che contemplava con rabbia e dispiacere la decrepitezza e il degrado della capacità bellica francese, effetto della mancanza di addestramento e di capacità militari tra le truppe di leva. Nella stampa dell’epoca esisteva una vecchia formula, che diceva: «Waterloo non è stata conquistata sul campo di battaglia, ma sui campi sportivi di Eton». “L’educazione fisica della potente classe dirigente inglese aveva deciso le sorti della guerra,” ha scritto il saggista svedese Olov Enquist, “ più Coubertin rifletteva, più tutto questo gli pareva vero. La chiave della rivoluzione pedagogica si trovava proprio nella tradizione sportiva anglosassone. I francesi dovevano cominciare a fare altrettanto, praticando lo sport, per diventare imperialisti altrettanto valorosi. Coubertin (…) di fronte alle sempre più pressanti rivendicazioni rivoluzionarie della classe operaia pensava che sarebbe stato necessario offrire alla classe dei lavoratori nuove forme di rito, una specie di religione secolarizzata. Questa religione profana mondiale doveva servire a neutralizzare l’energia politica delle masse”. I primi Giochi si rivelarono un successo, ma i Giochi del 1900 (nella Parigi di de Coubertin) e del 1904 (a St. Louis) vennero inghiottiti dalle fiere internazionali all’interno delle quali si svolgevano, e ricevettero poca attenzione.\r\nDe Cubertin, comunque, non si perse d’animo e nel 1919, terminava la carneficina della Prima guerra mondiale, scrisse al Comitato internazionale olimpico: «Fatti recenti impongono nuove considerazioni. Lo sport è oramai l’ideale dei vincitori. È lo sport che ha permesso a Stati Uniti e Inghilterra le magnifiche improvvisazioni, e l’organizzazione di eserciti che non ci aspettavamo, prontissimi a prendere le armi. Dopo avere forgiato soldati tanto straordinari, l’atletismo ha saputo mantenere alto il loro valore nel combattimento, attenuando le loro sofferenze». Come dice Enquist, “ecco come si presentava l’idea olimpica, nuda, fredda, e corrotta. Lo sport come mezzo per ingrossare le fila degli eserciti, un mezzo di educazione paramilitare”. Le Olimpiadi degli anni Venti furono un crescente successo come partecipazione ed interesse del pubblico, ma il vero trionfo internazionale furono le olimpiadi del 1936 di Berlino. Il regime nazista in quella occasione mise in piedi una dimostrazione efficacissima, un rituale gigantesco che realizzava il sogno di De Coubertin dello sport come culto che legittima lo Stato e il sistema economico sulla base della loro efficacia. I giochi diedero grande prestigio a Hitler, anche perché fu proprio in occasione delle Olimpiadi del ’36 che i nazisti inaugurarono le prime trasmissioni televisive della Storia.\r\nDa allora TV e Olimpiadi sono una sorta di binomio inscindibile che ogni 4 anni diffonde quello spirito olimpico che è fatto di religione della sottomissione ed educazione paramilitare di massa.","1 Agosto 2012","A Londra sono in pieno svolgimento le Olimpiadi: le cronache parlano di gare e medaglie in un’orgia di esaltazione nazionalista in chiave “sportiva”.\r\nMa c’è l’altra faccia della medaglia, quella della repressione e del controllo, che stringono in una morsa la capitale britannica.\r\nIn perfetta sintonia con l’autentico “spirito olimpico” di Pierre De Coubertin. \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Robertino, autore di un articolo sul settimanale “Umanità Nova” di cui vi riportiamo alcuni stralci.\r\n\r\nLa capitale britannica è reduce da un 2011 che il quotidiano The Guardian ha definito “l’anno più caldo della storia londinese dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”, riferendosi ai cortei studenteschi e sindacali che ne hanno attraversato incessantemente le strade, alle acampadas di Occupy London e ai violenti riot dello scorso agosto. Il governo Cameron e l’amministrazione cittadina hanno allestito un’enorme macchina repressiva contro i guastafeste. Il dispiegamento di forze dell’ordine coinvolge più di 30 mila persone, di cui 7500 militari, con la città sorvegliata da elicotteri modello killer egg (già usati nella guerra in Somalia del 1993 e resi famosi dal film Black Hawk Down), missili terra-aria sui tetti, cani antiesplosivo, mezzi anfibi e fregate da guerra a spasso per il Tamigi, jet militari pronti a partire. \r\n\r\nLa polizia ha introdotto inoltre nuove misure cautelari, come l’Asbo (una specie del nostro Daspo per gli ultras) che vieterebbe l’accesso agli impianti sportivi del Villaggio Olimpico ed alle grandi cerimonie ospitate a Londra. \r\nIl primo a fare le spese dell’Olympic Asbo è stato (già ad aprile) Simon Moore, un militante anarchico che aveva partecipato alla protesta contro la costruzione di un impianto olimpico nell’est della città. Il provvedimento gli vieta anche di trovarsi vicino a eventi di importanza nazionale come il giubileo di diamante della regina e l’apertura ufficiale del Parlamento, con la minaccia di finire direttamente al carcere in caso di inosservanza del divieto. \r\nNel frattempo, è scattata anche l’operazione decoro. Sono state allestiti dei grandi tendoni dentro i quali saranno alloggiati senzatetto, ubriachi e tossicodipendenti ed anche se la prostituzione non è reato in Gran Bretagna, le retate contro le lavoratrici del sesso nelle zone del villaggio olimpico vanno avanti ormai da settimane. Insomma, di tutto e di più per non disturbare il sacro Spirito Olimpico… Ma davvero lo Spirito Olimpico è così meritevole?\r\nLe Olimpiadi nacquero nell’antica Grecia nel 776 a.C. e si tenevano ogni quattro anni nella città di Olimpia, dove continuarono a tenersi regolarmente per oltre dieci secoli per essere infine messe fuorilegge nel 393 d.C. dall’imperatore Teodosio I, assieme al Vescovo di Milano Ambrogio, dopo che il Cristianesimo era diventato la religione ufficiale dell’Impero Romano e i Giochi olimpici visti come una festa “pagana”. Fino a quando la Grecia non cadde sotto il dominio romano ed i Giochi non furono aperti anche a Romani, Fenici, Galli e altri popoli, la partecipazione era riservata a greci maschi liberi, che potessero vantare antenati greci (anche se si consideravano giochi “internazionali” poiché i partecipanti provenivano dalle varie città stato elleniche ed anche dalle colonie). Naturalmente, la necessità di dedicare molto tempo agli allenamenti permetteva solo ai membri delle famiglie più ricche di prendere in considerazione la partecipazione, ma i Giochi erano molto popolari tra i più poveri, dato che per tutta la loro durata venivano sospese le ostilità in tutta la Grecia durante la tregua chiamata Ekecheiria. Dopo quasi 15 secoli di interruzione, nel 1896 Pierre de Coubertin organizzò le Olimpiadi di Atene cambiando una serie di regole (potevano partecipare atleti di tutto il mondo, le olimpiadi si svolgevano in nazioni sempre diverse e dal 1900 avrebbero potuto partecipare anche le donne). Il barone Coubertin presentò il proprio progetto di resuscitare i giochi olimpici nel giugno del 1894, a Parigi, nel corso di un congresso di educazione fisica nel quale ci si sforzava di definire il concetto di «amatoriale». Coubertin era un politico estremamente nazionalista e interessato principalmente a questioni di pedagogia che contemplava con rabbia e dispiacere la decrepitezza e il degrado della capacità bellica francese, effetto della mancanza di addestramento e di capacità militari tra le truppe di leva. Nella stampa dell’epoca esisteva una vecchia formula, che diceva: «Waterloo non è stata conquistata sul campo di battaglia, ma sui campi sportivi di Eton». “L’educazione fisica della potente classe dirigente inglese aveva deciso le sorti della guerra,” ha scritto il saggista svedese Olov Enquist, “ più Coubertin rifletteva, più tutto questo gli pareva vero. La chiave della rivoluzione pedagogica si trovava proprio nella tradizione sportiva anglosassone. I francesi dovevano cominciare a fare altrettanto, praticando lo sport, per diventare imperialisti altrettanto valorosi. Coubertin (…) di fronte alle sempre più pressanti rivendicazioni rivoluzionarie della classe operaia pensava che sarebbe stato necessario offrire alla classe dei lavoratori nuove forme di rito, una specie di religione secolarizzata. Questa religione profana mondiale doveva servire a neutralizzare l’energia politica delle masse”. I primi Giochi si rivelarono un successo, ma i Giochi del 1900 (nella Parigi di de Coubertin) e del 1904 (a St. Louis) vennero inghiottiti dalle fiere internazionali all’interno delle quali si svolgevano, e ricevettero poca attenzione. De Cubertin, comunque, non si perse d’animo e nel 1919, terminava la carneficina della Prima guerra mondiale, scrisse al Comitato internazionale olimpico: «Fatti recenti impongono nuove considerazioni. Lo sport è oramai l’ideale dei vincitori. È lo sport che ha permesso a Stati Uniti e Inghilterra le magnifiche improvvisazioni, e l’organizzazione di eserciti che non ci aspettavamo, prontissimi a prendere le armi. 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Il provvedimento gli vieta anche di trovarsi vicino a eventi di importanza nazionale come il giubileo di diamante della regina e l’apertura ufficiale del Parlamento, con la minaccia di finire direttamente al carcere in caso di inosservanza del divieto.\r\nNel frattempo, è scattata anche l’operazione decoro. Sono state allestiti dei grandi tendoni dentro i quali saranno alloggiati senzatetto, ubriachi e tossicodipendenti ed anche se la prostituzione non è reato in Gran Bretagna, le retate contro le lavoratrici del sesso nelle zone del villaggio olimpico vanno avanti ormai da settimane. 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Naturalmente, la necessità di dedicare molto tempo agli allenamenti permetteva solo ai membri delle famiglie più ricche di prendere in considerazione la partecipazione, ma i Giochi erano molto popolari tra i più poveri, dato che per tutta la loro durata venivano sospese le ostilità in tutta la Grecia durante la tregua chiamata Ekecheiria. Dopo quasi 15 secoli di interruzione, nel 1896 Pierre de Coubertin organizzò le Olimpiadi di Atene cambiando una serie di regole (potevano partecipare atleti di tutto il mondo, le olimpiadi si svolgevano in nazioni sempre diverse e dal 1900 avrebbero potuto partecipare anche le donne). Il barone Coubertin presentò il proprio progetto di resuscitare i giochi olimpici nel giugno del 1894, a Parigi, nel corso di un congresso di educazione fisica nel quale ci si sforzava di definire il concetto di «amatoriale». Coubertin era un politico estremamente nazionalista e interessato principalmente a questioni di pedagogia che contemplava con rabbia e dispiacere la decrepitezza e il degrado della capacità bellica francese, effetto della mancanza di addestramento e di capacità militari tra le truppe di leva. Nella stampa dell’epoca esisteva una vecchia formula, che diceva: «Waterloo non è stata conquistata sul campo di battaglia, ma sui campi \u003Cmark>sportivi\u003C/mark> di Eton». “L’educazione fisica della potente classe dirigente inglese aveva deciso le sorti della guerra,” ha scritto il saggista svedese Olov Enquist, “ più Coubertin rifletteva, più tutto questo gli pareva vero. La chiave della rivoluzione pedagogica si trovava proprio nella tradizione sportiva anglosassone. I francesi dovevano cominciare a fare altrettanto, praticando lo sport, per diventare imperialisti altrettanto valorosi. Coubertin (…) di fronte alle sempre più pressanti rivendicazioni rivoluzionarie della classe operaia pensava che sarebbe stato necessario offrire alla classe dei lavoratori nuove forme di rito, una specie di religione secolarizzata. Questa religione profana mondiale doveva servire a neutralizzare l’energia politica delle masse”. I primi Giochi si rivelarono un successo, ma i Giochi del 1900 (nella Parigi di de Coubertin) e del 1904 (a St. Louis) vennero inghiottiti dalle fiere internazionali all’interno delle quali si svolgevano, e ricevettero poca attenzione.\r\nDe Cubertin, comunque, non si perse d’animo e nel 1919, terminava la carneficina della Prima guerra mondiale, scrisse al Comitato internazionale olimpico: «Fatti recenti impongono nuove considerazioni. Lo sport è oramai l’ideale dei vincitori. È lo sport che ha permesso a Stati Uniti e Inghilterra le magnifiche improvvisazioni, e l’organizzazione di eserciti che non ci aspettavamo, prontissimi a prendere le armi. Dopo avere forgiato soldati tanto straordinari, l’atletismo ha saputo mantenere alto il loro valore nel combattimento, attenuando le loro sofferenze». Come dice Enquist, “ecco come si presentava l’idea olimpica, nuda, fredda, e corrotta. Lo sport come mezzo per ingrossare le fila degli eserciti, un mezzo di educazione paramilitare”. Le Olimpiadi degli anni Venti furono un crescente successo come partecipazione ed interesse del pubblico, ma il vero trionfo internazionale furono le olimpiadi del 1936 di Berlino. Il regime nazista in quella occasione mise in piedi una dimostrazione efficacissima, un rituale gigantesco che realizzava il sogno di De Coubertin dello sport come culto che legittima lo Stato e il sistema economico sulla base della loro efficacia. I giochi diedero grande prestigio a Hitler, anche perché fu proprio in occasione delle Olimpiadi del ’36 che i nazisti inaugurarono le prime trasmissioni televisive della Storia.\r\nDa allora TV e Olimpiadi sono una sorta di binomio inscindibile che ogni 4 anni diffonde quello spirito olimpico che è fatto di religione della sottomissione ed educazione paramilitare di massa.",[345],{"field":134,"matched_tokens":346,"snippet":342,"value":343},[84,85],{"best_field_score":138,"best_field_weight":139,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":140,"tokens_matched":103,"typo_prefix_score":46},{"document":349,"highlight":363,"highlights":368,"text_match":371,"text_match_info":372},{"comment_count":46,"id":350,"is_sticky":46,"permalink":351,"podcastfilter":352,"post_author":353,"post_content":354,"post_date":355,"post_excerpt":52,"post_id":350,"post_modified":356,"post_thumbnail":357,"post_title":358,"post_type":255,"sort_by_date":359,"tag_links":360,"tags":362},"57855","http://radioblackout.org/podcast/rhythm-of-the-night-arsider-quarantena-270220202020/",[206],"outsidermusic","ARSIDER* EVERY THURSDAY *22.30* MONITORING THE POST CAPITALISM HISS * ÈPÈ+\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/ARSIDERCORONA.mp3\"][/audio]\r\n1. Misure applicabili nei comuni della “zona rossa” (Bertonico; Casalpusterlengo; Castelgerundo; Castiglione D'Adda; Codogno; Fombio; Maleo; San Fiorano; Somaglia; Terranova dei Passerini; Vo')\r\n\r\nPer tali comuni si stabilisce quanto segue:\r\nil divieto di accesso o di allontanamento dal territorio comunale;\r\nla sospensione di manifestazioni, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso;\r\nla chiusura dei servizi educativi per l’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché delle istituzioni di formazione superiore, comprese le Università e le Istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica, ferma la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza;\r\nla sospensione di viaggi di istruzione in Italia o all’estero fino al 15 marzo;\r\nla sospensione dei servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura;\r\nla sospensione delle attività degli uffici pubblici, fatta salva l’erogazione dei servizi essenziali e di pubblica utilità, nelle modalità e nei limiti indicati dal prefetto;\r\nla sospensione delle procedure concorsuali pubbliche e private, indette e in corso negli stessi comuni;\r\nla chiusura di tutte le attività commerciali, ad esclusione di quelle di pubblica utilità, dei servizi pubblici essenziali e degli esercizi commerciali per l’acquisto dei beni di prima necessità, nelle modalità e nei limiti indicati dal prefetto;\r\nl'obbligo di accedere ai servizi pubblici essenziali e agli esercizi commerciali per l’acquisto di beni di prima necessità indossando dispositivi di protezione individuale o adottando particolari misure di cautela individuate dall'azienda sanitaria competente;\r\nla sospensione dei servizi di trasporto di merci e di persone, anche non di linea, con esclusione del trasporto di beni di prima necessità e deperibili e fatte salve le eventuali deroghe previste dai prefetti;\r\nla sospensione delle attività lavorative per le imprese, ad esclusione di quelle che erogano servizi essenziali e di pubblica utilità, ivi compresa l’attività veterinaria, nonché di quelle che possono essere svolte in modalità domiciliare o a distanza;\r\nla sospensione dello svolgimento delle attività lavorative per i lavoratori residenti o domiciliati, anche di fatto, nel comune o nell’area interessata, anche ove le stesse si svolgano al di fuori dell'area.\r\n\r\nNegli stessi comuni, il prefetto, d’intesa con le autorità competenti, può individuare specifiche misure finalizzate a garantire le attività necessarie per l’allevamento degli animali e la produzione di beni alimentari e le attività non differibili in quanto connesse al ciclo biologico di piante e animali.\r\nInfine, negli uffici ricompresi nei distretti di Corte di appello cui appartengono i comuni della “zona rossa”, sino al 15 marzo 2020, si prevede la possibilità, per i Capi degli uffici giudiziari, sentiti i dirigenti amministrativi, di stabilire la riduzione dell’orario di apertura al pubblico, in relazione alle attività non strettamente connesse ad atti e attività urgenti.\r\n2. Misure applicabili nelle regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto e nelle province di Pesaro e Urbino e di Savona\r\nPer tali regioni e province si stabilisce quanto segue:\r\nla sospensione degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, sino all’8 marzo 2020, in luoghi pubblici o privati, a meno che non si svolgano “a porte chiuse”. Restano consentite le sessioni di allenamento, sempre “a porte chiuse”;\r\nil divieto di trasferta organizzata dei tifosi residenti nelle stesse regioni e nelle province di Pesaro e Urbino e di Savona, per assistere a eventi e competizioni sportive che si svolgano nelle restanti regioni e province;\r\nla sospensione, sino all’8 marzo 2020, di tutte le manifestazioni organizzate, di carattere non ordinario, nonché degli eventi in luogo pubblico o privato, ivi compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico, quali, a titolo d’esempio, grandi eventi, cinema, teatri, discoteche, cerimonie religiose;\r\nè consentito lo svolgimento delle attività nei comprensori sciistici a condizione che il gestore provveda alla limitazione dell’accesso agli impianti di trasporto chiusi assicurando la presenza di un massimo di persone pari ad un terzo della capienza (funicolari, funivie, cabinovie, ecc.);\r\nl’apertura dei luoghi di culto è condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro;\r\nla sospensione, sino all’8 marzo 2020, dei servizi educativi dell’infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le Università e le Istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica, di corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e università per anziani, ad esclusione dei medici in formazione specialistica e tirocinanti delle professioni sanitarie, salvo la possibilità di svolgimento a distanza;\r\nla sospensione delle procedure concorsuali pubbliche e private, ad esclusione dei casi in cui venga effettuata la valutazione dei candidati esclusivamente su basi curriculari e/o in maniera telematica, nonché ad esclusione dei concorsi per il personale sanitario, ivi compresi gli esami di Stato e di abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo, e di quelli per il personale della protezione civile;\r\nlo svolgimento delle attività di ristorazione, bar e pub, a condizione che il servizio sia espletato per i soli posti a sedere e che, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali, gli avventori siano messi nelle condizioni di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro;\r\nl'apertura delle attività commerciali diverse da quelle di ristorazione, bar e pub, condizionata all’adozione di misure organizzative tali da consentire un accesso ai predetti luoghi con modalità contingentate o comunque idonee a evitare assembramenti di persone, tenuto conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali aperti al pubblico, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza di almeno un metro tra i visitatori;\r\nl'apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura, a condizione che assicurino modalità di fruizione contingentata o comunque tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali aperti al pubblico, e tali che i visitatori possano rispettare la distanza tra loro di almeno un metro;\r\nla limitazione dell’accesso dei visitatori alle aree di degenza, da parte delle direzioni sanitarie ospedaliere;\r\nla rigorosa limitazione dell’accesso dei visitatori agli ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali per non autosufficienti;\r\nla sospensione dei congedi ordinari del personale sanitario e tecnico, nonché del personale le cui attività siano necessarie a gestire le attività richieste dalle unità di crisi costituite a livello regionale;\r\nl'obbligo di privilegiare, nello svolgimento di incontri o riunioni, le modalità di collegamento da remoto con particolare riferimento a strutture sanitarie e sociosanitarie, servizi di pubblica utilità e coordinamenti attivati nell’ambito dell’emergenza COVID-19.\r\n\r\n3. Misure applicabili nelle province di Bergamo, Lodi, Piacenza e Cremona\r\nPer tali province si stabilisce la chiusura nelle giornate di sabato e domenica delle medie e grandi strutture di vendita e degli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati, ad esclusione delle farmacie, delle parafarmacie e dei punti vendita di generi alimentari.\r\n4. Misure applicabili nella regione Lombardia e nella provincia di Piacenza\r\nIn tali territori si applica altresì la misura della sospensione delle attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali (fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei “livelli essenziali di assistenza”), centri culturali, centri sociali, centri ricreativi.\r\n5. Misure applicabili sull'intero territorio nazionale\r\nNell’ambito dell’intero territorio nazionale si stabilisce:\r\nla possibilità che la modalità di “lavoro agile” sia applicata, per la durata dello stato di emergenza, dai datori di lavoro a ogni rapporto di lavoro subordinato, anche in assenza degli accordi individuali previsti;\r\nla sospensione fino al 15 marzo dei viaggi d’istruzione, delle iniziative di scambio o gemellaggio, delle visite guidate e delle uscite didattiche comunque denominate, programmate dalle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, con la previsione del diritto di recesso dai contratti già stipulati;\r\nl'obbligo, fino al 15 marzo, della presentazione del certificato medico per la riammissione nelle scuole di ogni ordine e grado per assenze dovute a malattia infettiva;\r\nla possibilità, per i dirigenti scolastici delle scuole nelle quali l'attività didattica sia stata sospesa per l’emergenza sanitaria, di attivare, sentito il collegio dei docenti e per la durata della sospensione, modalità di didattica a distanza avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità;\r\nlo svolgimento a distanza, ove possibile e avuto particolare riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità, delle attività didattiche o curriculari nelle Università e nelle Istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica nelle quali non è consentita la partecipazione degli studenti alle stesse, per le esigenze connesse all’emergenza sanitaria;\r\nla proroga dei termini previsti per il sostenimento dell'esame di guida in favore dei candidati che non hanno potuto effettuarlo a causa dell'emergenza sanitaria;\r\nl'idoneo supporto delle articolazioni territoriali del Servizio sanitario nazionale al Ministero della giustizia, anche mediante adeguati presidi, al fine di garantire i nuovi ingressi negli istituti penitenziari e negli istituti penali per minorenni.\r\nInoltre, il testo prescrive, per l'intero territorio nazionale, ulteriori misure di informazione e prevenzione:\r\nil personale sanitario si attiene alle misure di prevenzione per la diffusione delle infezioni per via respiratoria e applica le indicazioni per la sanificazione e la disinfezione degli ambienti previste dal Ministero della salute;\r\nnei servizi educativi per l’infanzia, nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle università, negli uffici delle restanti pubbliche amministrazioni sono esposte presso gli ambienti aperti al pubblico, ovvero di maggiore affollamento e transito, le informazioni sulle misure di prevenzione rese note dal Ministero della salute;\r\nnelle pubbliche amministrazioni e, in particolare, nelle aree di accesso alle strutture del servizio sanitario, nonché in tutti i locali aperti al pubblico, sono messe a disposizione degli addetti, nonché degli utenti e visitatori, soluzioni disinfettanti per il lavaggio delle mani;\r\ni sindaci e le associazioni di categoria promuovono la diffusione delle informazioni sulle misure di prevenzione igienico sanitarie presso gli esercizi commerciali;\r\nle aziende di trasporto pubblico anche a lunga percorrenza adottano interventi straordinari di sanificazione dei mezzi;\r\nnello svolgimento delle procedure concorsuali pubbliche e private, ove ne sia consentito l’espletamento, devono comunque essere assicurate modalità tali da evitare assembramenti di persone;\r\nchiunque abbia fatto ingresso in Italia, a partire dal quattordicesimo giorno antecedente la data di pubblicazione del presente decreto, dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico, come identificate dall’Organizzazione mondiale della sanità, o sia transitato o abbia sostato nei comuni della “zona rossa”, deve comunicare tale circostanza al proprio medico di medicina generale, al pediatra di libera scelta o ai servizi di sanità pubblica competenti, che procedono di conseguenza, secondo il protocollo previsto in modo dettagliato dallo stesso dpcm odierno.","3 Marzo 2020","2020-03-03 19:58:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/613jCyZMRL._SL1280_-200x110.jpg","Rhythm of the Night | ARSIDER * QUARANTENA | 270220202020",1583265497,[361],"http://radioblackout.org/tag/coronavirus/",[229],{"post_content":364},{"matched_tokens":365,"snippet":366,"value":367},[84],"provveda alla limitazione dell’accesso agli \u003Cmark>impianti\u003C/mark> di trasporto chiusi assicurando la","ARSIDER* EVERY THURSDAY *22.30* MONITORING THE POST CAPITALISM HISS * ÈPÈ+\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/ARSIDERCORONA.mp3\"][/audio]\r\n1. 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