","Covid: in Brasile le classi povere si auto-organizzano contro la logica di sterminio","post",1588250095,[62,63,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73],"http://radioblackout.org/tag/afro-discendenti/","http://radioblackout.org/tag/amazzonia/","http://radioblackout.org/tag/bolsonaro/","http://radioblackout.org/tag/brasile/","http://radioblackout.org/tag/classe/","http://radioblackout.org/tag/colore/","http://radioblackout.org/tag/coronavirus/","http://radioblackout.org/tag/covid19/","http://radioblackout.org/tag/favelas/","http://radioblackout.org/tag/indios/","http://radioblackout.org/tag/medicina-comunitaria/","http://radioblackout.org/tag/sterminio/",[33,22,19,17,75,76,77,78,79,15,35,27],"classe","colore","coronavirus","covid19","favelas",{"post_content":81,"tags":85},{"matched_tokens":82,"snippet":83,"value":84},[15],"in larga parte afro-discendenti e \u003Cmark>indios\u003C/mark>, sono costrette a vivere sovraffollate","La pandemia continua a crescere in Brasile, il numero di decessi ha superato quota 5 mila, sorpassando la Cina, mentre i casi positivi ammontano a 71.886. Nel frattempo Bolsonaro prende in giro i morti dichiarando: \"sono il Messia, ma non faccio miracoli\", aggiungendo che \"la vita va così\". Dall'inizio della crisi sanitaria, il Presidente si è opposto alla quarantena e ha minimizzato l'impatto di quella che lui chiama semplicemente \"influenza\". Due ministri, intanto, hanno abbandonato il governo: dopo che quello della Salute, Mandetta, era stato licenziato e sostituito con uno decisamente più allineato, si è dimesso il ministro della Giustizia, Moro, simbolo dell'operazione-fango \"Lava Jato\" contro Lula. La governance di Bolsonaro ai tempi di Covid-19 si basa su una miscela di abilismo e machismo, pienamente incorporati da una larga fetta della classe media.\r\n\r\nE' evidente che, in uno Stato storicamente fondato su una logica di sterminio, le conseguenze del Covid colpiscono in modo differenziale lungo le linee della classe e del colore. Nelle favelas delle grandi città, dove milioni di persone, in larga parte afro-discendenti e \u003Cmark>indios\u003C/mark>, sono costrette a vivere sovraffollate e senza risorse per affrontare la pandemia, le classi povere ricorrono all'autogestione per proteggersi e far fronte tanto al virus quanto alla fame, attraverso reti di mutuo soccorso e solidarietà.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Fiammetta, in diretta da Vitória:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/fiammetta01_favelas.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAbbiamo poi affrontato il ruolo assunto nelle periferie, durante la pandemia, tanto dalle chiese evangeliche quanto dalle milizie paramilitari, legate a doppio filo al bolsonarismo. Senza dimenticare l'emblematico caso della prima vittima del Covid-19 a Rio de Janeiro: una empregada, domestica il cui lavoro è più simile alla schiavitù, che aveva lavorato per 20 anni nel quartiere più ricco della città. La padrona aveva trascorso il carnevale in Italia, dove aveva contratto il virus, e al suo rientro non aveva informato la donna, costringendola a continuare a lavorare, contagiandola, uccidendola:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/fiammetta02_chiese-milizie-empregadas.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIn Amazzonia, nel frattempo, aumentano contagi e vittime tra gli \u003Cmark>indios\u003C/mark>, che sono stretti da una duplice morsa letale: da un lato il Covid-19 che avanza implacabile, dall’altro le invasioni di cercatori d'oro e trafficanti di legname che saccheggiano i loro territori. Solo nelle terre degli yanomani circolano ora indisturbati più di 30mila garimperos. I popoli ancestrali cercano di resistere e difendersi chiudendo l’accesso alle loro terre per cercare di arginare la diffusione del virus, ma devono fare i conti con la violenza degli invasori che continuano ad assassinare le persone indigene. Intanto il governo ha tagliato i fondi per la salute ai popoli originari:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/fiammetta03_aborigeni-e-bolsonari-in-noi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine, quali scenari e prospettive di lotta si aprono tanto sul terreno della cura, partendo dalla medicina comunitaria e territoriale, quanto sul terreno dello sfruttamento economico, con una devastante crisi depressiva alle porte?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/fiammetta04_salute_scenari-economici.mp3\"][/audio]",[86,88,90,92,94,96,98,100,102,104,107,109],{"matched_tokens":87,"snippet":33},[],{"matched_tokens":89,"snippet":22},[],{"matched_tokens":91,"snippet":19},[],{"matched_tokens":93,"snippet":17},[],{"matched_tokens":95,"snippet":75},[],{"matched_tokens":97,"snippet":76},[],{"matched_tokens":99,"snippet":77},[],{"matched_tokens":101,"snippet":78},[],{"matched_tokens":103,"snippet":79},[],{"matched_tokens":105,"snippet":106},[15],"\u003Cmark>indios\u003C/mark>",{"matched_tokens":108,"snippet":35},[],{"matched_tokens":110,"snippet":27},[],[112,118],{"field":36,"indices":113,"matched_tokens":115,"snippets":117},[114],9,[116],[15],[106],{"field":119,"matched_tokens":120,"snippet":83,"value":84},"post_content",[15],578730123365712000,{"best_field_score":123,"best_field_weight":124,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":48,"score":125,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":127,"highlight":151,"highlights":173,"text_match":121,"text_match_info":181},{"cat_link":128,"category":129,"comment_count":48,"id":130,"is_sticky":48,"permalink":131,"post_author":51,"post_content":132,"post_date":133,"post_excerpt":54,"post_id":130,"post_modified":134,"post_thumbnail":135,"post_thumbnail_html":136,"post_title":137,"post_type":59,"sort_by_date":138,"tag_links":139,"tags":145},[45],[47],"53077","http://radioblackout.org/2019/03/indis-negrs-pobres-altre-storie-in-lotta-contro-bolsonaro/"," \"Brasil, meu nego deixa eu te contar/ A história que a história não conta / O avesso do mesmo lugar / Na luta é que a gente se encontra\", \"Mio caro nero Brasile lascia che ti racconti / La storia che la storia non racconta / Il rovescio dello stesso luogo / È nella lotta che ci troviamo\". \r\nSi è aperto così il testo cantato e messo in scena dalla Scuola di Samba vincitrice del Carnevale appena chiusosi a Rio de Janeiro: la Mangueira, una delle più antiche ed importanti del Brasile. Un testo ed una sfilata che hanno incendiato il cuore popolare della Cidade Maravilhosa, rappresentando in modo forte e diretto un rovesciamento della Storia ufficiale della nazione. La \"História para ninar gente grande\" (Storia per cullare persone grandi) della Mangueira è infatti quella di Indi*s, Negr*s, Pobres, cioè di tutti quei corpi dominati, sfruttati, violentati, sterminati e invisibilizzati dal periodo coloniale in avanti. Un tributo alle lotte per la libertà, partendo dall'affrancamento dalla schiavitù (abolita nel 1888), passando per la resistenza durante la dittatura militare (1964-1985), fino ad arrivare alle odierne lotte contro la violenza strutturale di uno Stato fortemente razzista, classista e sessista.\r\n\r\nStorie altre, che - dalle metropoli alle campagne, alle riserve dove sono confinati gli indios minacciati dagli speculatori terrieri - sono oggi in lotta contro uno Stato fascista in fase di ristrutturazione e crisi. Da un lato gli apparati militare/giudiziario/economico/mediatico che avevano portato alla vittoria golpista di Jair Bolsonaro si stanno riposizionando prendendone le distanze, vista la sua sempre più imbarazzante impresentabilità; dall'altro le classi popolari e subalterne si stanno mobilitando con sempre più forza e determinazione contro il governo, a dispetto dei tentativi di sedare la rabbia sociale da parte degli apparati della sinistra socialdemocratica, Lula in testa.\r\n\r\nQuesta mattina ne abbiamo parlato con Luciano, attivista di São Paulo attualmente in Germania:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/Merged_2019._2019..mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta e guarda la \"História para ninar gente grande\" della Scuola di Samba della Mangueira:\r\n\r\n[embed]https://www.youtube.com/watch?v=Fbeto2Xqj_I&feature=youtu.be[/embed]\r\n\r\n[embed]https://youtu.be/Mn1LR9gVvGo[/embed]","15 Marzo 2019","2019-03-15 20:48:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/53781143_2103755902993604_6079007242294657024_n-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/53781143_2103755902993604_6079007242294657024_n-300x169.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/53781143_2103755902993604_6079007242294657024_n-300x169.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/53781143_2103755902993604_6079007242294657024_n-768x432.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/53781143_2103755902993604_6079007242294657024_n-1024x576.png 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/53781143_2103755902993604_6079007242294657024_n.png 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Indi*s, negr*s, pobres: altre storie in lotta contro Bolsonaro",1552680509,[64,65,140,71,141,142,143,144],"http://radioblackout.org/tag/carnevale/","http://radioblackout.org/tag/mangueira/","http://radioblackout.org/tag/negros/","http://radioblackout.org/tag/pobres/","http://radioblackout.org/tag/samba/",[19,17,146,15,147,148,149,150],"carnevale","mangueira","negros","pobres","samba",{"post_content":152,"tags":156},{"matched_tokens":153,"snippet":154,"value":155},[15],"riserve dove sono confinati gli \u003Cmark>indios\u003C/mark> minacciati dagli speculatori terrieri - sono"," \"Brasil, meu nego deixa eu te contar/ A história que a história não conta / O avesso do mesmo lugar / Na luta é que a gente se encontra\", \"Mio caro nero Brasile lascia che ti racconti / La storia che la storia non racconta / Il rovescio dello stesso luogo / È nella lotta che ci troviamo\". \r\nSi è aperto così il testo cantato e messo in scena dalla Scuola di Samba vincitrice del Carnevale appena chiusosi a Rio de Janeiro: la Mangueira, una delle più antiche ed importanti del Brasile. 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Quali sono gli interessi che si giocano dietro ai processi di accumulazione capitalistica legati agli incendi e mascherati dietro al concetto edulcorato di \"agro-business\"? Più in generale, nel contesto brasiliano vi è una chiara continuità che si evidenzia nelle trasformazioni del modo di produzione capitalistico e nelle forme sociali ad esso legate - che può essere compresa solo a partire dallo storico legame tra latifondisti e industriali - di cui il governo Bolsonaro non è che un tassello, così come lo fu la dittatura militare nel 1964 o ancora il suicidio di Getúlio Vargas nel 1954.\r\n\r\nQuesta mattina ne abbiamo parlato con Luciano - compagno di São Paulo con cui qualche mese fa avevamo già tracciato alcune riflessioni sullo Stato fascista in fase di ristrutturazione e crisi in Brasile - partendo dalle recenti evidenze che confermano il coinvolgimento di Bolsonaro nell'omicidio di Marielle Franco.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/lu.mp3\"][/audio]","1 Novembre 2019","2019-11-01 16:38:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/bolsonaro-floresta-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"167\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/bolsonaro-floresta-300x167.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/bolsonaro-floresta-300x167.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/bolsonaro-floresta-768x427.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/bolsonaro-floresta-1024x569.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/bolsonaro-floresta-200x110.jpg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/bolsonaro-floresta.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Brasile: un punto sulla controrivoluzione preventiva di Bolsonaro",1572612930,[63,196,64,65,197,198,199,71,200],"http://radioblackout.org/tag/autoritarismo/","http://radioblackout.org/tag/capitalismo/","http://radioblackout.org/tag/colonialismo/","http://radioblackout.org/tag/incendi/","http://radioblackout.org/tag/sfruttamento/",[22,31,19,17,202,203,204,15,205],"capitalismo","colonialismo","incendi","sfruttamento",{"tags":207},[208,210,212,214,216,218,220,222,224],{"matched_tokens":209,"snippet":22},[],{"matched_tokens":211,"snippet":31},[],{"matched_tokens":213,"snippet":19},[],{"matched_tokens":215,"snippet":17},[],{"matched_tokens":217,"snippet":202},[],{"matched_tokens":219,"snippet":203},[],{"matched_tokens":221,"snippet":204},[],{"matched_tokens":223,"snippet":106},[15],{"matched_tokens":225,"snippet":205},[],[227],{"field":36,"indices":228,"matched_tokens":230,"snippets":232},[229],7,[231],[15],[106],{"best_field_score":123,"best_field_weight":124,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":234,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},"578730123365711977",{"document":236,"highlight":258,"highlights":263,"text_match":266,"text_match_info":267},{"cat_link":237,"category":238,"comment_count":48,"id":239,"is_sticky":48,"permalink":240,"post_author":51,"post_content":241,"post_date":242,"post_excerpt":54,"post_id":239,"post_modified":243,"post_thumbnail":244,"post_thumbnail_html":245,"post_title":246,"post_type":59,"sort_by_date":247,"tag_links":248,"tags":254},[45],[47],"34609","http://radioblackout.org/2016/03/narcos-la-bellezza-di-una-menzogna/"," \r\n\r\n\"Narcos\" racconta una storia di gangster con i suoi archetipi. Qui però ad essere incarnato non è il mito della lotta tra il bene e il male. Più realisticamente il racconto configura una lotta tra il male e il \"diversamente bene\". Tra il male assoluto e il male relativo. Il narcotraffico da una parte e chi lo combatte mutuandone suo malgrado i modi \"sbrigativi\" dall'altra. Questo può accadere perché il linguaggio cinematografico di intrattenimento ha ormai superato un certo manicheismo per approdare a una mistificazione più sottile che sembra avvicinarci a una verità superiore quando invece ce ne allontana subdolamente, allo stesso modo in cui ha più capacità di irretirti un moderno e democratico quotidiano rispetto a una \"Pravda\" sulla cui impostazione redazionale non potevano sussistere dubbi (nomen omen). Fatta questa pedante premessa, la serie non è affatto male. Posto che non sono all'altezza di darne una valutazione estetica, fuorché apprezzare l'evidenza di una splendida fotografia, ritengo che \"Narcos\" sia una serie che tiene botta per tutte le puntate, che è pensata per proseguire, che si presta senza difficoltà al cosiddetto binge watching - visione continuativa. Per contro ho trovato spesso ridondante se non disturbante la scelta del voice over che è quasi un narratore onnisciente incarnato da un parzialissimo poliziotto della DEA. E qui entriamo nel vivo della critica.\r\n\r\nTrattandosi di una serie che è stata addirittura criticata perché concederebbe troppo al linguaggio del docu-film e che utilizza in alcuni punti materiali di archivio siamo senza dubbio di fronte a una scelta di campo: narrare dal punto di vista di un poliziotto della DEA. Non del potere, non degli Usa e nemmeno delle classi dirigenti colombiane (trattate in verità con una certa indulgenza) ma della DEA. Addirittura in qualche modo contrapponendola alla CIA, che in maniera più diretta incarnerebbe i mali e il doppiogiochismo della politica. La DEA è il \"diversamente bene\". Gioca duro, gioca sporco ma è come noi bravi cittadini. Vuole il bene. Si contrappone alla politica. Siamo di fronte a una lettura paradigmatica. Una mistificazione che caratterizza un'epoca, tanto più in quei paesi (l'Italia è uno di quelli) dove la magistratura e le forze di polizia hanno, tra le altre cose, condotto una dura lotta contro le mafie o le narcomafie. La politica è zozza e lo stato è debole. Non se ne può più della litania dello stato debole di fronte alla criminalità! Ragionamenti simili farebbero rizzare i capelli in testa a grandi studiosi del fenomeno mafioso: Anton Block, Henner Hess... Studiosi cui si rimproverano in genere alcune cose ma che avevano compreso che le mafie venivano consolidandosi contestualmente alla crescita dell'impresa capitalistica e dello Stato.\r\n\r\nPablo Escobar non viene detronizzato in nome della legalità ma per fare posto al cartello di Cali, storicamente legato al grande latifondo colombiano e all'establishment politico conservatore. I corleonesi in Italia vengono distrutti per frammentarne il potere in più centri: più deboli, più controllabili. La cosiddetta war on drugs è una tecnica di governo tra le altre. In taluni casi la più efficace. La storia di Escobar è quella di un bandito sociale - nell'accezione di Hobsbawm - che vendeva droga, aveva organizzato una banda di paramilitari (il MAS) e che voleva fare il presidente della repubblica. La sconfitta di Escobar apre la strada a un ventennio in cui militari e paramilitari sono indistinguibili, la cocaina è la maggiore fonte di reddito del paese e viene commerciata fin dall'ultimo dei funzionari, il potere politico è essenzialmente il prodotto di ingerenze nordamericane, narcotraffico, sfruttamento capitalistico del territorio. Che ci importa sapere quanto la DEA sia stata usata e quanto invece abbia usato quei processi per rafforzarsi? Conta la razionalità politica che presiedeva a determinate scelte e gli obiettivi che perseguiva. La storia è qui impietosa. Escobar avrebbe potuto restare al suo posto se avesse ceduto qualcosa al cambiamento ma fa l'errore di sfidare il potere perché pensa ancora di essere il potere e non vuole vivere all'ombra del potere altrui.\r\n\r\nLa mistificazione può celare in taluni casi un meccanismo mimetico. Occorrono allora molte semplificazioni e un capro espiatorio. Le semplificazioni in \"Narcos\" sono molte quando non sono vere e proprie falsificazioni. Per esempio per l'omicidio di Galan, il campione di una modernità liberale che non arriverà mai a quelle latitudini, è attualmente in galera il diretto antagonista politico di Galan ovvero Santofimio Botero, all'epoca leader di Alternativa Liberal. Sono stati inquisiti i più alti dirigenti di polizia e dell'esercito. Escobar era sicuramente interessato a togliere di mezzo uno che tirava dritto. Ma anche più interessato era quel coacervo di potere e corruttela incarnato dalla tradizionale classe dirigente colombiana: militari, narcotrafficanti, dirigenti politici, latifondisti. In quegli stessi anni, tanto per dire, furono assassinati altri due candidati alla presidenza per la Unión Patriótica: Jaime Pardo Leal nel 1987, e Bernardo Jaramillo nel 1990. La Colombia era scossa da attentati che avevano l'obiettivo di costringere il Parlamento al respingimento della legge sull'estradizione ma anche dai massacri dei guerriglieri, degli indios, dei sindacalisti, di un intero partito politico. Che Escobar fosse il mandante dell'assalto al Palazzo di Giustizia, poi, è una cosa quasi inaudita. Che possa aver finanziato per interessi contingenti l'M19 è cosa da dimostrare ma sarebbe comunque un fatto di tutt'altro ordine. Tra l'altro non ne conseguirebbe in alcun modo la descrizione caricaturale che nella serie viene data di una formazione armata non marxista che aveva strategia e obiettivi politici precisi. Come dicevamo, di semplificazione in semplificazione e di falsificazione in falsificazione si arriva al capro espiatorio: Pablo Escobar, immolato sull'altare di una ricostruzione storica che assolva i vivi e lasci in pace i morti, purché siano usciti vittoriosi dal tritacarne della storia. Siamo di fronte a una narrazione che snobba la carne e il sangue delle vittime del processo storico che griderebbero troppo forte per non complicare il quadro. Così, si può tranquillamente dire che gli Usa abbiano giocato sporco in Colombia; meno agevole è raccontarne i risvolti materiali: i desplazados, le torture, gli omicidi efferati, le fosse comuni. Si può dire che non attenessero alla narrazione ma anche il contrario. Questione di scelte. Questione di posizioni.\r\n\r\nAbbiamo voluto aggiungere alla nostra riflessione il contributo di Cristina Vargas, antropologa colombiana da molti anni a Torino, registrato questa mattina in diretta ai microfoni di Radio Blackout\r\n\r\nCri","17 Marzo 2016","2016-03-21 12:06:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/Escobar-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"225\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/Escobar-225x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/Escobar-225x300.jpg 225w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/Escobar.jpg 720w\" sizes=\"auto, (max-width: 225px) 100vw, 225px\" />","Narcos: la bellezza di una menzogna",1458175263,[249,250,251,252,253],"http://radioblackout.org/tag/colombia/","http://radioblackout.org/tag/escobar/","http://radioblackout.org/tag/guerriglia/","http://radioblackout.org/tag/narcos/","http://radioblackout.org/tag/narcotraffico/",[255,25,29,256,257],"Colombia","narcos","narcotraffico",{"post_content":259},{"matched_tokens":260,"snippet":261,"value":262},[15],"dai massacri dei guerriglieri, degli \u003Cmark>indios\u003C/mark>, dei sindacalisti, di un intero"," \r\n\r\n\"Narcos\" racconta una storia di gangster con i suoi archetipi. Qui però ad essere incarnato non è il mito della lotta tra il bene e il male. Più realisticamente il racconto configura una lotta tra il male e il \"diversamente bene\". Tra il male assoluto e il male relativo. Il narcotraffico da una parte e chi lo combatte mutuandone suo malgrado i modi \"sbrigativi\" dall'altra. Questo può accadere perché il linguaggio cinematografico di intrattenimento ha ormai superato un certo manicheismo per approdare a una mistificazione più sottile che sembra avvicinarci a una verità superiore quando invece ce ne allontana subdolamente, allo stesso modo in cui ha più capacità di irretirti un moderno e democratico quotidiano rispetto a una \"Pravda\" sulla cui impostazione redazionale non potevano sussistere dubbi (nomen omen). Fatta questa pedante premessa, la serie non è affatto male. Posto che non sono all'altezza di darne una valutazione estetica, fuorché apprezzare l'evidenza di una splendida fotografia, ritengo che \"Narcos\" sia una serie che tiene botta per tutte le puntate, che è pensata per proseguire, che si presta senza difficoltà al cosiddetto binge watching - visione continuativa. Per contro ho trovato spesso ridondante se non disturbante la scelta del voice over che è quasi un narratore onnisciente incarnato da un parzialissimo poliziotto della DEA. E qui entriamo nel vivo della critica.\r\n\r\nTrattandosi di una serie che è stata addirittura criticata perché concederebbe troppo al linguaggio del docu-film e che utilizza in alcuni punti materiali di archivio siamo senza dubbio di fronte a una scelta di campo: narrare dal punto di vista di un poliziotto della DEA. Non del potere, non degli Usa e nemmeno delle classi dirigenti colombiane (trattate in verità con una certa indulgenza) ma della DEA. Addirittura in qualche modo contrapponendola alla CIA, che in maniera più diretta incarnerebbe i mali e il doppiogiochismo della politica. La DEA è il \"diversamente bene\". Gioca duro, gioca sporco ma è come noi bravi cittadini. Vuole il bene. Si contrappone alla politica. Siamo di fronte a una lettura paradigmatica. Una mistificazione che caratterizza un'epoca, tanto più in quei paesi (l'Italia è uno di quelli) dove la magistratura e le forze di polizia hanno, tra le altre cose, condotto una dura lotta contro le mafie o le narcomafie. La politica è zozza e lo stato è debole. Non se ne può più della litania dello stato debole di fronte alla criminalità! Ragionamenti simili farebbero rizzare i capelli in testa a grandi studiosi del fenomeno mafioso: Anton Block, Henner Hess... Studiosi cui si rimproverano in genere alcune cose ma che avevano compreso che le mafie venivano consolidandosi contestualmente alla crescita dell'impresa capitalistica e dello Stato.\r\n\r\nPablo Escobar non viene detronizzato in nome della legalità ma per fare posto al cartello di Cali, storicamente legato al grande latifondo colombiano e all'establishment politico conservatore. I corleonesi in Italia vengono distrutti per frammentarne il potere in più centri: più deboli, più controllabili. La cosiddetta war on drugs è una tecnica di governo tra le altre. In taluni casi la più efficace. La storia di Escobar è quella di un bandito sociale - nell'accezione di Hobsbawm - che vendeva droga, aveva organizzato una banda di paramilitari (il MAS) e che voleva fare il presidente della repubblica. La sconfitta di Escobar apre la strada a un ventennio in cui militari e paramilitari sono indistinguibili, la cocaina è la maggiore fonte di reddito del paese e viene commerciata fin dall'ultimo dei funzionari, il potere politico è essenzialmente il prodotto di ingerenze nordamericane, narcotraffico, sfruttamento capitalistico del territorio. Che ci importa sapere quanto la DEA sia stata usata e quanto invece abbia usato quei processi per rafforzarsi? Conta la razionalità politica che presiedeva a determinate scelte e gli obiettivi che perseguiva. La storia è qui impietosa. Escobar avrebbe potuto restare al suo posto se avesse ceduto qualcosa al cambiamento ma fa l'errore di sfidare il potere perché pensa ancora di essere il potere e non vuole vivere all'ombra del potere altrui.\r\n\r\nLa mistificazione può celare in taluni casi un meccanismo mimetico. Occorrono allora molte semplificazioni e un capro espiatorio. Le semplificazioni in \"Narcos\" sono molte quando non sono vere e proprie falsificazioni. Per esempio per l'omicidio di Galan, il campione di una modernità liberale che non arriverà mai a quelle latitudini, è attualmente in galera il diretto antagonista politico di Galan ovvero Santofimio Botero, all'epoca leader di Alternativa Liberal. Sono stati inquisiti i più alti dirigenti di polizia e dell'esercito. Escobar era sicuramente interessato a togliere di mezzo uno che tirava dritto. Ma anche più interessato era quel coacervo di potere e corruttela incarnato dalla tradizionale classe dirigente colombiana: militari, narcotrafficanti, dirigenti politici, latifondisti. In quegli stessi anni, tanto per dire, furono assassinati altri due candidati alla presidenza per la Unión Patriótica: Jaime Pardo Leal nel 1987, e Bernardo Jaramillo nel 1990. La Colombia era scossa da attentati che avevano l'obiettivo di costringere il Parlamento al respingimento della legge sull'estradizione ma anche dai massacri dei guerriglieri, degli \u003Cmark>indios\u003C/mark>, dei sindacalisti, di un intero partito politico. Che Escobar fosse il mandante dell'assalto al Palazzo di Giustizia, poi, è una cosa quasi inaudita. Che possa aver finanziato per interessi contingenti l'M19 è cosa da dimostrare ma sarebbe comunque un fatto di tutt'altro ordine. Tra l'altro non ne conseguirebbe in alcun modo la descrizione caricaturale che nella serie viene data di una formazione armata non marxista che aveva strategia e obiettivi politici precisi. Come dicevamo, di semplificazione in semplificazione e di falsificazione in falsificazione si arriva al capro espiatorio: Pablo Escobar, immolato sull'altare di una ricostruzione storica che assolva i vivi e lasci in pace i morti, purché siano usciti vittoriosi dal tritacarne della storia. Siamo di fronte a una narrazione che snobba la carne e il sangue delle vittime del processo storico che griderebbero troppo forte per non complicare il quadro. Così, si può tranquillamente dire che gli Usa abbiano giocato sporco in Colombia; meno agevole è raccontarne i risvolti materiali: i desplazados, le torture, gli omicidi efferati, le fosse comuni. Si può dire che non attenessero alla narrazione ma anche il contrario. Questione di scelte. 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Come si vede dal grafico, quest'ultimo è stato più votato nei grandi conglomerati urbani del sud, mentre il PT ha vinto nelle regioni più povere del nord, ed è stato votato dai neri e dagli indios per il suo parziale appoggio alle richieste di riscatto delle terre e di limitazioni del potere dei fazenderos (un voto al meno peggio insomma).\r\n\r\nMarina Silva, ex ministro dell'ambiente di Lula poi uscita dal PT per forti contrasti con la stessa Rousseff, come quattro anni fa è arrivata terza e ora bisogna vedere dove andranno i suoi voti, che non hanno una collocazione ben definita. Nel 2010 lei non prese posizione al ballottaggio e i suoi consensi si divisero equamente tra PT e destra, questa volta pur di sconfiggere l'odiata rivale pare che propenderà per uno scandaloso appoggio a Neves.\r\n\r\nA sinistra del PT c'erano diversi candidati che hanno preso però percentuali molto basse, oltre a una parte dei movimenti che si sono schierati per l'astensione (che è arrivata al 27%, dato molto alto in un paese in cui il voto è obbligatorio).\r\n\r\nE' da rilevare che gli indios e i neri continuano a essere poco o per nulla rappresentati in parlamento, i candidati erano infatti quasi tutti bianchi.\r\n\r\nSu questi e altri aspetti della situazione brasiliana ascolta l'intervista con Manfredo, compagno residente in questo periodo nella città di Salvador.\r\n\r\nmanfredobrasile8ott","8 Ottobre 2014","2014-10-13 13:16:21","Presidenziali in Brasile, ballottaggio tra PT e destra",1412785674,[],[],{"post_content":285},{"matched_tokens":286,"snippet":287,"value":288},[15],"votato dai neri e dagli \u003Cmark>indios\u003C/mark> per il suo parziale appoggio","Dopo il primo turno di domenica 5 ottobre, al ballottaggio per le presidenziali in Brasile andranno Dilma Rousseff, presidente uscente del PT, partito al governo da 12 anni, e il candidato della destra Aecio Neves. 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\r\n\r\n\r\n\r\nFolletti tutti neri, magici serpenti d'acqua, bambini golosi che si trasformano in pappagalli: tante storie che ci ricordano da quale incredibile mescolanza di razze e culture sia nato il Brasile, terra immensa e piena di meraviglie. 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Per essere felice doveva essere innamorato, e quando lo era il suo buon senso scompariva\". Edgcumb Pinchon in \"Zapata l'invincibile\" del 1956 racconta la storia di Emiliano Zapata. Nel 1910 il Messico ha 15 milioni di abitanti, di cui 12 milioni sono \"peones\" asserviti a 800 latifondisti. Da 40 anni l'ordine è garantito dal dittatore Porfirio Diaz. \"Quando il Padre del Popolo versava lacrime di pietà era sincero, ma accadeva di rado.\" L'intellettuale liberale Francisco Madero chiama il popolo alla lotta per le riforme e molti, tra cui Zapata, ci credono. Nel 1911 Diaz va in esilio, Madero è presidente, ma le riforme non arrivano. \"Zapata afferrò la sua carabina, fece il giro del tavolo e gridò: Mi presidente, noi siamo armati e voi no. No es verdad?\" Ormai é chiaro che una vera rivoluzione non può limitarsi a un cambio del personale di governo. Zapata non si fida più dei \"politicos\", vara il Plan de Ayala che prevede l'espropriazione di tutte le terre dei latifondisti e la loro redistribuzione ai \"peones\" sulla base della democrazia diretta difesa dal popolo armato. \"Vi chiedo di ascoltarlo con attenzione, poi vi chiederò uno per uno di stendere la vostra mano sopra e giurare.\" Da questo momento non è più possibile nessun compromesso, la lotta diventa a morte. Nel 1919 Zapata è assassinato a tradimento, il suo cavallo roano sfugge all'agguato e da allora continua a galoppare nella fantasia di milioni di \"peones\". Nel 1952 la sua vita diventa il film \"Viva Zapata!\" diretto da Elia Kazan con Marlon Brando. E la rivoluzione messicana, fatta di crudeltà e allegria, mitragliatrici, candelotti di dinamite, chitarre e marijuana, entra nell'immaginario collettivo della generazione ribelle degli anni 70, anche in Italia. Buon ascolto.\r\n\r\nFilm da vedere (tra i tanti):\r\n\r\n\"Tepepa\" 1969 regia di Giulio Petroni con Tomas Milian e Orson Welles;\r\n\r\n\"I professionisti\" 1966 regia di Richard Brooks con Jack Palance, Burt Lancaster e Claudia Cardinale.\r\n\r\nLibri da leggere (tra i tanti):\r\n\r\n\"Zapata l'invincibile\" di Edgcumb Pinchon, Feltrinelli, Milano 1974;\r\n\r\n\"Morire per gli indios - Storia di Emiliano Zapata\" Mondadori, Milano 1973.\r\n\r\nIl disegno in alto é stato realizzato nel 1977 dall'artista Sergio Toppi per l'opera \"L'uomo del Messico\".\r\n\r\n ","18 Aprile 2021","2021-04-18 10:14:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/ZAPATA_TOPPI-200x110.jpg","VIVA ZAPATA! - LA PERLA DI LABUAN 16/4/2021",1618740362,[],[],{"post_content":381},{"matched_tokens":382,"snippet":383,"value":384},[15],"Milano 1974;\r\n\r\n\"Morire per gli \u003Cmark>indios\u003C/mark> - Storia di Emiliano Zapata\" Mondadori,","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/2021.04.16-14.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\"Le ragazze non gli davano pace, né egli la dava a loro. Per essere felice doveva essere innamorato, e quando lo era il suo buon senso scompariva\". Edgcumb Pinchon in \"Zapata l'invincibile\" del 1956 racconta la storia di Emiliano Zapata. Nel 1910 il Messico ha 15 milioni di abitanti, di cui 12 milioni sono \"peones\" asserviti a 800 latifondisti. Da 40 anni l'ordine è garantito dal dittatore Porfirio Diaz. \"Quando il Padre del Popolo versava lacrime di pietà era sincero, ma accadeva di rado.\" L'intellettuale liberale Francisco Madero chiama il popolo alla lotta per le riforme e molti, tra cui Zapata, ci credono. Nel 1911 Diaz va in esilio, Madero è presidente, ma le riforme non arrivano. \"Zapata afferrò la sua carabina, fece il giro del tavolo e gridò: Mi presidente, noi siamo armati e voi no. No es verdad?\" Ormai é chiaro che una vera rivoluzione non può limitarsi a un cambio del personale di governo. Zapata non si fida più dei \"politicos\", vara il Plan de Ayala che prevede l'espropriazione di tutte le terre dei latifondisti e la loro redistribuzione ai \"peones\" sulla base della democrazia diretta difesa dal popolo armato. \"Vi chiedo di ascoltarlo con attenzione, poi vi chiederò uno per uno di stendere la vostra mano sopra e giurare.\" Da questo momento non è più possibile nessun compromesso, la lotta diventa a morte. Nel 1919 Zapata è assassinato a tradimento, il suo cavallo roano sfugge all'agguato e da allora continua a galoppare nella fantasia di milioni di \"peones\". Nel 1952 la sua vita diventa il film \"Viva Zapata!\" diretto da Elia Kazan con Marlon Brando. E la rivoluzione messicana, fatta di crudeltà e allegria, mitragliatrici, candelotti di dinamite, chitarre e marijuana, entra nell'immaginario collettivo della generazione ribelle degli anni 70, anche in Italia. Buon ascolto.\r\n\r\nFilm da vedere (tra i tanti):\r\n\r\n\"Tepepa\" 1969 regia di Giulio Petroni con Tomas Milian e Orson Welles;\r\n\r\n\"I professionisti\" 1966 regia di Richard Brooks con Jack Palance, Burt Lancaster e Claudia Cardinale.\r\n\r\nLibri da leggere (tra i tanti):\r\n\r\n\"Zapata l'invincibile\" di Edgcumb Pinchon, Feltrinelli, Milano 1974;\r\n\r\n\"Morire per gli \u003Cmark>indios\u003C/mark> - Storia di Emiliano Zapata\" Mondadori, Milano 1973.\r\n\r\nIl disegno in alto é stato realizzato nel 1977 dall'artista Sergio Toppi per l'opera \"L'uomo del Messico\".\r\n\r\n ",[386],{"field":119,"matched_tokens":387,"snippet":383,"value":384},[15],{"best_field_score":268,"best_field_weight":269,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":270,"tokens_matched":24,"typo_prefix_score":48},{"document":390,"highlight":402,"highlights":407,"text_match":266,"text_match_info":410},{"comment_count":48,"id":391,"is_sticky":48,"permalink":392,"podcastfilter":393,"post_author":51,"post_content":394,"post_date":395,"post_excerpt":54,"post_id":391,"post_modified":396,"post_thumbnail":397,"post_title":398,"post_type":322,"sort_by_date":399,"tag_links":400,"tags":401},"64135","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-16-ottobre-aborto-5-anarchici-del-sud-balon-guardie-private-fasciste-solidali-contro-lomofobia-in-polonia-brasile-terra-bruciata/",[303],"Il nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. 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L'inchiesta della Polizia era affidata a Crescenzio Mezzina, a sua volta coinvolto nel fallito golpe.\r\nNe parliamo con Francesco\r\n\r\nUna giornata di lotta e solidarietà transfemminista al consolato polacco di Torino\r\n\r\nStoria della violenza. Genealogia del servizio d’ordine che controlla il Balon\r\n\r\nBrasile: terra bruciata. La deforestazione, gli incendi, di cui Bolsonaro accusa le popolazioni indigene che ne sono vittime, stanno distruggendo la foresta amazzonica e sterminando chi ci vive. Nel paese la pandemia miete vittime tra indios e abitanti delle baraccopoli. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nLe domenica 1 – 8 – 15 novembre “Birrette, chiacchiere e libreria”. Dalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nGiornate antimilitariste\r\n\r\nSabato 31 ottobre. Spese militari, missioni all’estero, guerra ai poveri.\r\nPunto info al Balon - dalle 10,30 alle 13,30\r\nLa metafora della guerra al virus, tanto cara al governo, ha un sapore agre di fronte alla strage di questi mesi. Decine di migliaia di morti. Quanti sarebbero ancora vivi se ci fossero state le strutture adatte ad affrontare l’epidemia? Quanti non si sarebbero infettati su autobus sovraffollati? Quanti non rischierebbero rinchiusi in aule pollaio?\r\nLe spese militari in Italia crescono da anni, così come i tagli alla sanità.\r\n\r\nLunedì 2 novembre. Armi, petrolio e buoni affari: la diplomazia in armi dell’ENI dalla Libia al Golfo di Guinea\r\nPunto info in via Po 16 dalle ore 16\r\n\r\nMercoledì 4 novembre\r\nore 17 in piazza Castello\r\nNessuna pace per chi fa guerra\r\nPresidio antimilitarista in contemporanea alla cerimonia militare per la “giornata delle forze armate”, nell’anniversario di quell’immane massacro nazionalista, che fu la prima guerra mondiale\r\n\r\nMercoledì 11 novembre\r\nLibere di scegliere. Fuori obiettori e integralisti cattolici dagli ospedali!\r\nLa giunta Cirio all’attacco della libertà delle donne. \r\nPunto informativo in via Po 16 dalle ore 15,30 \r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 21 \r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nwww.anarresinfo.org – scrivi a: anarres@inventati.org","28 Ottobre 2020","2020-10-28 09:54:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/striscione-aborto-santanna-200x110.jpg","Anarres del 16 ottobre. Aborto. 5 anarchici del sud. Balon: guardie private fasciste. Solidali contro l’omofobia in Polonia. 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Avevano catturato il pachiderma e non c'era alcuna intenzione di lasciarlo in mano al destino degli uomini. Quella era la cena di dio. Dal canto mio me ne stavo seduto sulla ziggurath sgranocchiando pasta di cacao mista a sangue di pollo. Da quella posizione la mia vista poteva spaziare a 360 gradi verso l'infinito. Un vento gelido spazzava i folti capelli della mia compagna. Ferrara era ormai bollito. Tamburi rituali scandivano la saponificazione, mentre cominciavano a salirci i funghi. Le dita dei piedi iniziarono a contrarsi - almeno mi sembrava - e un brivido gelido risaliva dal buco del mio culo fino alla ghiandola pineale. Strani uccelli neri volteggiavano in cerchio su di noi.\r\nQuando il fungo aveva ormai compiuto il suo viaggio ci abbandonammo lungo il fiume. Sulla barca che già ci aspettava per il ritorno erano impilate centinaia di saponette. Vi serviranno una volta arrivati, disse Zapotec, il mio animale guida.\r\nAvevamo viaggiato attraverso il non-spazio in una civiltà perduta, guardando dall'alto la fine del volgare uomo bianco.\r\nUn senso di rilassatezza ora ci pervadeva le membra. Sitar armonici fluttuavano attraverso le fronde dei rami intricati e un flauto sibilava nell'oscurità. La navigazione procedeva narcolettica. I rumori parevano filtrati da diavoletti armati di flanger. Mi risveglio sudato. Il disco gira sul piatto. Sono a casa. Davanti a me, come da millenni, la sacra di san michele illuminata a giorno. Cristo santo ho pensato - dove siamo stati?\r\n\r\nUna playlist di novità e ristampe per andarsene a male. ma per davvero!\r\n\r\nKikagaku Moyo - st (sky lanterns 2013)\r\nKikagaku Moyo - Mammatus clouds (sky lanterns 2013)\r\nE dove se non a tokio? Abbandonata ogni velleità avantgarde ritorniamo prepotentemente nei seventies. Scrittura perfetta, incastri melodici da martello degli dei e assoluta grazia compositiva. Il tutto ingentilito (a tratti) da un melodioso sitar. Se al debutto potevano parere acerbi ma interessanti, con Mammatus Clouds questi tre ragazzi di Tokio metteno insieme l'ennesimo disco da salvare in questo 2014. Immaginate la Flower travellin band in preda a svolte di amore panico tra tamburelli e graziosi flautini che lascia tokio per salire alle stelle. Una volta atterrati questi tre accendono flanger, fuzz e wha portandomi per mano verso lo scialacquamento dei neuroni. Per fare grande musica basta infinitamente poco. E questo è uno dei dischi dell'anno. lo ripeto.\r\n\r\nKalachackra - Crawling to Lhasa (garden of delights reissue 1971/2014)\r\nMolti si sono persi per non tornare mai più. La via delle indie era trafficata di barbe e piedi scalzi provenienti da tutta europa e raggiungere Lhasa per alcuni rappresentava il massimo per l'illuminazione fai-da-te. I poveri tibetani rimasti ancora vivi dopo 50 anni di persecuzioni cinesi fanno ogni anno il pellegrinaggio alla città santa inginocchiandosi ogni due metri. E' un cammino che può durare mesi o addirittura anni. Qualcuno muore durante il viaggio, qualcuno arriva malandato, qualcuno trova se stesso.\r\nI Kalachackra forse a lhasa non sono mai arrivati. Ma barcollano quello si. Serpenti addomesticati, sogni acidi, via della seta e dell'incenso rimescolati con acque torbide e sintetizzatori gommosi. Amici di Burchardt e degli Embryo, questa è una gran riscoperta!\r\n\r\nDesert Heat - Cat Mask at Huggie Temple (2014)\r\nDi nuovo Steve Gunn. Questa volta live e vagamente elettrico. Non aspettatevi un commento da me che sono un fan. Per me viaggiare non è necessariamente una questione di OHM, ma devo dire che attaccati alla corrente elettrica questi musicisti sanno ipnotizzare di brutto. Just psychedelic music. Ma della migliore. 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