","Turchia tra indulto e repressione, implosione della finanza infrastrutturale e guerre",1585881485,[97,98,99,100,101,102],"http://radioblackout.org/tag/libia/","http://radioblackout.org/tag/nato/","http://radioblackout.org/tag/ponti-sul-bosforo/","http://radioblackout.org/tag/putin/","http://radioblackout.org/tag/siria/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[104,105,32,106,107,108],"libia","nato","putin","Siria","Turchia",{"post_content":110,"post_title":114},{"matched_tokens":111,"snippet":112,"value":113},[22],"di Erdoğan si dibatte tra \u003Cmark>indulto\u003C/mark> e repressione, implosione della finanza","La Turchia di Erdoğan si dibatte tra \u003Cmark>indulto\u003C/mark> e repressione, implosione della finanza infrastrutturale con ponti a pedaggio inutili – ancora più a fronte di una fermata da epidemia – e vie d'acqua che sono aria fritta utile per un governo corrotto e mafioso che impone grandi opere in modo perverso, mentre la disoccupazione e le guerre si moltiplicano: contro il Cosar2, contro le popolazioni siriane, contro Haftar... con armi Nato e S400 russe, gestendo migranti come ostaggi, ricattando l'Europa, ma non la Bulgaria, sfidando la Russia ma a tratti flirtando con Putin, ma facendo accordi con Serraj. Un altro paese da operetta, dove il presidente ha comunicato che si taglia lo stipendio per una somma che corrisponde a un'ora di spesa di elettricità e gas del suo palazzo sultanesco; i punti comuni tra le gestioni del potere turco e del resto dei paesi europei emergono anche di fronte alla pandemia da covid19. I giornalisti intanto scontano pene detentive in condizioni di massima sicurezza, mentre si prevedono novantamila scarcerazioni di detenuti non politici, né quelli definiti sostenitori di organizzazioni terroristiche, che corrispondono a dire gli oppositori di Erdoğan.\r\n\r\nSicuramente un quadro complesso e confuso, che necessita degli occhiali di Murat Cinar per poter mettere i tasselli del mosaico al loro posto, evidenziando il controllo capillare del sistema del Sultano\r\n\r\nLa confusione è grande al tempo del covid19\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/2020-04-02-Murat.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":115,"snippet":116,"value":116},[22],"Turchia tra \u003Cmark>indulto\u003C/mark> e repressione, implosione della finanza infrastrutturale e guerre",[118,121],{"field":119,"matched_tokens":120,"snippet":116,"value":116},"post_title",[22],{"field":122,"matched_tokens":123,"snippet":112,"value":113},"post_content",[22],578730123365187700,{"best_field_score":126,"best_field_weight":127,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":128,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},"1108091338752",15,"578730123365187706",{"document":130,"highlight":157,"highlights":162,"text_match":124,"text_match_info":165},{"cat_link":131,"category":133,"comment_count":47,"id":135,"is_sticky":47,"permalink":136,"post_author":50,"post_content":137,"post_date":138,"post_excerpt":53,"post_id":135,"post_modified":139,"post_thumbnail":140,"post_thumbnail_html":141,"post_title":142,"post_type":56,"sort_by_date":143,"tag_links":144,"tags":152},[132],"http://radioblackout.org/category/notizie/",[134],"Blackout Inside","59192","http://radioblackout.org/2020/04/portogallo-il-falso-mito-della-sanatoria-per-chi-e-migrante/","Nelle ultime settimane svariati media in Italia e all'estrero hanno battuto la notizia che il governo di António Costa avrebbe concesso una regolarizzazione straordinaria a tutti i migranti. E’ davvero così? In realtà ciò che il decreto legge 3863-B/2020 dispone non è affatto una sanatoria, ma semplicemente una deroga temporanea, fino al 30 giugno, della validità del titolo di autorizzazione di residenza per i rinnovi e una estensione del diritto di accesso a quanti entro il 18 marzo avevano presentato domanda di soggiorno. Ciò quindi consentirà solamente a una parte della popolazione migrante l'accesso temporaneo ai servizi pubblici, compreso quello sanitario, ma al contempo comprende anche la possibilità di firmare un contratto di lavoro e aprire un conto in banca. Una larga fetta di persone continuerà comunque a vivere in una condizione di irregolarizzazione.\r\n\r\nIn che modo il decreto si inserisce nel contesto di un paese con una popolazione in rapido invecchiamento? Regolarizzando alcuni migranti, lo stato portoghese potrebbe cercare di tutelare la propria popolazione anziana riconoscendo la realtà della migrazione in un senso utilitarista, per vincolarla all’emersione economica ed al conseguente pagamento delle tasse per rimpinguare le casse dello stato? In realtà in Portogallo i migranti, anche se irregolari, possono comunque lavorare con un contratto ed essere soggetti al pagamento le tasse, quindi probabilmente la questione in questi termini non sussiste.\r\n\r\nQual è attualmente la situazione dei Centros de Instalação Temporária e degli Espaços Equiparados? Sappiamo che per quanto riguarda i luoghi di detenzione sono state approvate alcune misure di scarcerazione e indulto parziali e ieri il ministro degli interni portoghese ha annunciato la chiusura temporanea, fino al 30 aprile, del Centro de Instalação Temporária dell'aeroporto di Lisbona. Che cosa è successo il 12 marzo, quando Ihor Homeniuk è stato barbaramente torturato e assassinato?\r\n\r\nQuesta mattina ne abbiamo parlato con Irene, che da anni vive in Portogallo:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/portogallo.mp3\"][/audio]","9 Aprile 2020","2020-04-09 13:18:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/1q9a7255_770x433_acf_cropped-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/1q9a7255_770x433_acf_cropped-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/1q9a7255_770x433_acf_cropped-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/1q9a7255_770x433_acf_cropped.jpg 500w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Portogallo: il falso mito della sanatoria per le persone migranti",1586438191,[145,146,147,148,149,150,151],"http://radioblackout.org/tag/costa/","http://radioblackout.org/tag/frontiere/","http://radioblackout.org/tag/irregolarizzazione/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/polizia/","http://radioblackout.org/tag/portogallo/","http://radioblackout.org/tag/sanatoria/",[20,153,34,154,155,156,26],"frontiere","migranti","polizia","Portogallo",{"post_content":158},{"matched_tokens":159,"snippet":160,"value":161},[22],"alcune misure di scarcerazione e \u003Cmark>indulto\u003C/mark> parziali e ieri il ministro","Nelle ultime settimane svariati media in Italia e all'estrero hanno battuto la notizia che il governo di António Costa avrebbe concesso una regolarizzazione straordinaria a tutti i migranti. E’ davvero così? In realtà ciò che il decreto legge 3863-B/2020 dispone non è affatto una sanatoria, ma semplicemente una deroga temporanea, fino al 30 giugno, della validità del titolo di autorizzazione di residenza per i rinnovi e una estensione del diritto di accesso a quanti entro il 18 marzo avevano presentato domanda di soggiorno. Ciò quindi consentirà solamente a una parte della popolazione migrante l'accesso temporaneo ai servizi pubblici, compreso quello sanitario, ma al contempo comprende anche la possibilità di firmare un contratto di lavoro e aprire un conto in banca. Una larga fetta di persone continuerà comunque a vivere in una condizione di irregolarizzazione.\r\n\r\nIn che modo il decreto si inserisce nel contesto di un paese con una popolazione in rapido invecchiamento? Regolarizzando alcuni migranti, lo stato portoghese potrebbe cercare di tutelare la propria popolazione anziana riconoscendo la realtà della migrazione in un senso utilitarista, per vincolarla all’emersione economica ed al conseguente pagamento delle tasse per rimpinguare le casse dello stato? In realtà in Portogallo i migranti, anche se irregolari, possono comunque lavorare con un contratto ed essere soggetti al pagamento le tasse, quindi probabilmente la questione in questi termini non sussiste.\r\n\r\nQual è attualmente la situazione dei Centros de Instalação Temporária e degli Espaços Equiparados? Sappiamo che per quanto riguarda i luoghi di detenzione sono state approvate alcune misure di scarcerazione e \u003Cmark>indulto\u003C/mark> parziali e ieri il ministro degli interni portoghese ha annunciato la chiusura temporanea, fino al 30 aprile, del Centro de Instalação Temporária dell'aeroporto di Lisbona. Che cosa è successo il 12 marzo, quando Ihor Homeniuk è stato barbaramente torturato e assassinato?\r\n\r\nQuesta mattina ne abbiamo parlato con Irene, che da anni vive in Portogallo:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/portogallo.mp3\"][/audio]",[163],{"field":122,"matched_tokens":164,"snippet":160,"value":161},[22],{"best_field_score":126,"best_field_weight":166,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":167,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},14,"578730123365187697",{"document":169,"highlight":192,"highlights":197,"text_match":124,"text_match_info":200},{"cat_link":170,"category":171,"comment_count":47,"id":172,"is_sticky":47,"permalink":173,"post_author":50,"post_content":174,"post_date":175,"post_excerpt":53,"post_id":172,"post_modified":176,"post_thumbnail":177,"post_thumbnail_html":178,"post_title":179,"post_type":56,"sort_by_date":180,"tag_links":181,"tags":188},[44],[46],"58020","http://radioblackout.org/2020/03/la-solidarieta-non-va-in-quarantena/","Lo Stato italiano prova a convincerci che rinunciare ad ogni libertà ci salverà dall’epidemia. Un buon modo per mettere a tacere preventivamente ogni voce fuori dal coro e per spostare la responsabilità del disastro dal governo ai singoli individui, isolati e atomizzati.\r\nManca tutto: mascherine, tamponi, posti letto, medici, infermieri, laboratori analisi. In questi anni i governi che si sono succeduti hanno tagliato la spesa per la sanità, favorendo gli interessi dei privati.\r\nI responsabili della diffusione del Covid 19 e della carenza di cure e prevenzione siedono sui banchi del governo.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli, autore di un articolo uscito su Umanità Nova, che vi proponiamo di seguito:\r\n\r\nAscolta la diretta con Dario:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020-03-10-dario-la-lotta-non-va-in-quarantena.mp3\"][/audio]\r\n\r\nScarica l'audio\r\n\r\n“La solidarietà non va in quarantena\r\n\r\nNelle ultime settimane molte e molti di noi si stanno chiedendo come portare avanti l’attività politica, sindacale sociale nei contesti che viviamo. Ci siamo già trovati a prendere decisioni non facili, annullare o meno iniziative, manifestazioni, scioperi, presidi, assemblee e incontri pubblici, anche sotto la minaccia di un possibile divieto da parte delle autorità. Quello che sta succedendo può incidere significativamente sulla realtà che viviamo, di pari passo con gli effettivi rischi per la salute il processo emergenziale in corso attorno alla questione del coronavirus pone delle questioni molto importanti in termini politici.\r\n\r\nFino dalle prime notizie riguardo alla diffusione del virus in Cina i principali esponenti dei partiti che siedono in parlamento hanno iniziato a cavalcare l’emergenza, strumentalizzando la situazione. Non è una novità. È la cosiddetta “politica dell’emergenza”, il condensarsi del confronto politico attorno a questioni urgenti che dominano le testate dei giornali e danno vita agli hashtag più popolari, con sensazionalismo, con un linguaggio violento, proponendo soluzioni totali e impossibili. Il dibattito pubblico si muove di emergenza in emergenza, c’è quella del terremoto e quella della sicurezza, c’è l’emergenza freddo e quella dei rifiuti, c’è l’emergenza delle buche in strada e infine quella del coronavirus. A volte sono problemi reali a volte sono artefatti, ma non è importante, perché questi politici non vogliono certo risolvere davvero i problemi delle persone. Vogliono creare invece i temi scottanti su cui battere gli avversari e consolidare consensi. Ma attenzione, non è una questione di cialtroneria, incapacità, ignoranza, è una lotta per il potere.\r\n\r\nPerché la comunicazione spesso è solo un terreno di scontro, e l’emergenza, specie quando non è solo raccontata ma è anche formalmente riconosciuta dalla legge, come nel caso di alluvioni, terremoti, disastri e emergenze sanitarie, crea delle grandi “opportunità”. Con commissariati straordinari, appalti, consulenze, finanziamenti, snellimento delle procedure, provvedimenti fiscali, bonus, ammortizzatori sociali, si creano posizioni di potere molto appetibili sul piano economico e politico. Ogni stato di emergenza impone una maggiore concentrazione del potere, e per questo si accompagna ad un’intensificazione della lotta per il potere e la sua spartizione.\r\n\r\nProprio nelle scorse settimane c’è stato un duro scontro tra il governo centrale e le regioni guidate dal centrodestra che avevano immediatamente applicato misure drastiche. Un braccio di ferro sul piano delle competenze e dei provvedimenti che ha toccato anche aspetti costituzionali. Conte è arrivato a dire il 24 febbraio di essere pronto a togliere i poteri alle regioni in materia di sanità, possibile in casi straordinari in base all’articolo 120 della costituzione. Mentre il giorno successivo le tensioni avevano quasi fatto saltare la “cabina di regia” tra governo e regioni. In questo contesto, mentre i giornali parlavano di un possibile governo di unità nazionale Salvini-Renzi, proprio Salvini il 27 febbraio è salito al Quirinale per incontrare Mattarella e richiedere l’intervento del Presidente della Repubblica. Già il giorno dopo Renzi smentiva questa possibilità. Evidentemente era stato trovato un qualche accordo politico per affrontare questa prima fase. Questo teatrino, a colpi di dichiarazioni roboanti, provvedimenti draconiani, appelli all’unità, più che essere dettato da necessità sanitarie sembra esser mosso principalmente da esigenze politiche.\r\n\r\nDalla settimana successiva, il 4 marzo, con l’aumento effettivo dei casi e la diffusione del contagio anche fuori dalle regioni del nord Italia viene emesso un primo di una serie di decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri che hanno nell’arco di pochi giorni inasprito fortemente le restrizioni, andando ovviamente anche a toccare la libertà di manifestazione e di riunione. Il DPCM 4 marzo 2020, prevede misure restrittive valide per tutto il territorio nazionale fino al 3 aprile e tra le altre cose sospende “le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”\r\n\r\nQuesto provvedimento segue due comunicazioni della Commissione di Garanzia Sciopero che sospendono di fatto il diritto di sciopero per l’emergenza coronavirus. La prima comunicazione del 24 febbraio è un invito generale a sospendere gli scioperi dal 25 febbraio al 31 marzo che ha fatto saltare gli attesi scioperi della scuola del 6 marzo. La seconda del 28 febbraio invitava esplicitamente a sospendere gli scioperi generali convocati per il 9 marzo per le giornate globali di lotta femminista dell’8 e del 9 marzo. Si tratta di fatto di un divieto di sciopero specifico per la giornata del 9 marzo, che ha costretto gran parte dei sindacati a ritirare l’indizione, solo lo Slai Cobas ha mantenuto in piedi lo sciopero con rischio di pesanti sanzioni per l’organizzazione sindacale e gli scioperanti.\r\n\r\nNella notte tra il 7 e l’8 marzo viene emesso il DPCM 8 marzo 2020 con effetto immediato che dispone misure rigidissime. Con l’articolo 1 si estende la cosiddetta “Zona rossa” prevedendo anche il divieto di entrata e uscita e di spostamento – tranne che per emergenze e ovviamente per lavoro – all’interno del territorio dell’intera Regione Lombardia e di 14 provincie del Piemonte, dell’Emilia Romagna, del Veneto e delle Marche. Con l’articolo 2 si aumentano le misure restrittive sul territorio nazionale, vietando in modo totale le manifestazioni: “Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato.”\r\n\r\nTra il 9 e il 10 marzo infine è stato emesso un nuovo decreto, il DPCM 9 maro 2020, che ha esteso a tutto il territorio nazionale comprese le isole tutte le restrizioni, incluse le limitazioni agli spostamenti, ammessi solo per iderogabili e comprovati motivi di lavoro, per emergenza sanitaria e per necessità. Inoltre “su tutto il territorio nazionale è vietata ogni forma di assembramento di persone in luogo pubblico o aperto al pubblico”.\r\n\r\nSe con il DPCM 4 marzo eravamo letteralmente a un metro dalla sospensione delle libertà di riunione e manifestazione, con il potere discrezionale di questori e prefetti di vietare ogni iniziativa, con il più recente DPCM 9 marzo siamo arrivati invece al divieto totale per ogni forma di assembramento fino al 3 aprile. Una formulazione così ambigua, che impiega “assembramento” anziché “manifestazione”, lascia ampio margine di interpretazione alle autorità incaricate dell’ordine pubblico. Inoltre dopo decenni di provvedimenti antisciopero siamo giunti alla definitiva sospensione del diritto di sciopero. Questi decreti hanno avuto subito un effetto devastante, già il primo del 4 marzo, a una manciata giorni dalle manifestazioni dell’8 marzo organizzate in moltissime città dai nodi locali di NonUnaDiMeno e da altre realtà femministe aveva creato estrema confusione. In molte città di fronte a una situazione già segnata dalla paura alimentata dai media attorno all’emergenza coronavirus e dai reali timori per i rischi sanitari, che rendevano più difficile la partecipazione alle iniziative, il provvedimento del governo ha portato le assemblee locali ad annullare molte manifestazioni e momenti di piazza. In molte località comunque anche se non è stato possibile mantenere i cortei sono stati organizzati momenti di piazza rimodulati, resistendo in qualche modo ai provvedimenti e alla paura.\r\n\r\nQueste norme potrebbero cambiare già nelle prossime ore, essere ulteriormente inasprite, o essere affiancate da nuovi provvedimenti, la situazione è ancora abbastanza confusa, ad ogni modo in questo momento fino al 3 aprile sono vietate in modo arbitrario tutte le forme di manifestazione e riunione, con la giustificazione inappellabile della salute pubblica, e sono punibili tutti gli spostamenti considerati non necessari. Cosa succederà alle tante lotte territoriali, alle vertenze lavorative, alle proteste locali, alle mobilitazioni più radicali, se già queste misure hanno avuto un effetto così forte sulle manifestazioni dell’8 marzo, in una giornata di mobilitazione a livello internazionale che in questi anni ha saputo affermare una propria legittimità? Come è possibile in un simile contesto per chi deve continuare a lavorare, per chi è rinchiuso nelle carceri, per chi al di là del coronavirus deve ricorrere a cure mediche, per chi non ha casa o accesso a servizi igenici, per chi vive in alloggi malsani o precari, per tutti coloro che subiscono prepotenze e taglieggiamenti di speculatori e approfittatori, organizzarsi, far valere i propri diritti, ottenere condizioni decenti, creare forme di solidarietà? Siamo in una situazione in cui lo stato di emergenza conferisce al governo maggiore potere, in cui il Presidente della repubblica chiede “disciplina” e “responsabilità”, in cui le manifestazioni e le riunioni possono essere vietate in modo quasi arbitrario, in cui il diritto di sciopero è sospeso. È una situazione molto pericolosa.\r\n\r\nBasta pensare all’approccio militare che è stato scelto per affrontare la situazione delle carceri, le rivolte scoppiate in 27 penitenziari in tutta Italia rendono evidente che una parte della popolazione di questo paese, quasi 61000 persone vivono costretti in condizioni di sovraffollamento e igieniche disastrose. Per questo chiedono in questa situazione una cosa sola, libertà, attraverso un indulto o un amnistia. Per ora lo Stato ha risposto con i reparti antisommossa, i famigerati GOM, e con l’esercito. Ci sono al momento 11 morti tra i carcerati tra Modena e Rieti, per cause ancora da accertare, ma su cui appare evidente la responsabilità dello Stato e dei suoi apparati. Fuori dalle carceri c’erano anche familiari dei detenuti e realtà solidali, queste semplici presenze per i decreti di emergenza del governo possono essere considerate illegali.\r\n\r\nÈ bene notare che fin dalle prime settimane dell’emergenza si è iniziato a parlare di recessione, di crisi economica. In effetti molti settori produttivi in Italia e nel mondo sono colpiti dalle conseguenze dell’emergenza coronavirus, ed ora alcuni amministratori locali propongono un arresto temporaneo delle attività produttive. Ma sappiamo bene cosa significa il ritornello della recessione per milioni di lavoratrici e lavoratori sia precari che “garantiti”, sono già partiti dei licenziamenti, molti contratti a termine non saranno rinnovati, chi lavora a prestazione o in nero non percepisce stipendio, si richiedono sacrifici, si impongono le ferie, quando va bene c’è la cassa integrazione. Ma non è tutto, c’è chi già si sfrega le mani e vorrebbe cogliere l’occasione per intervenire più in profondità sui rapporti di lavoro, con “sperimentazioni” volte a restringere diritti e libertà di chi lavora. In un articolo di Repubblica del 24 febbraio, Mariano Corso responsabile dell'Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano afferma: “oltre al coronavirus, bisogna anche debellare un virus che è la nostra incapacità di lavorare in maniera efficiente, superando il pensiero che solo la presenza in ufficio sia garanzia di risultato”. Se da una parte quindi sono sospesi scioperi e manifestazioni non sono certo sospesi i licenziamenti né si frenano le pretese dei manager. Anzi loro possono dire che “Milano non si ferma” mentre chiedono altri soldi pubblici e lasciano a casa qualche migliaio di precari.\r\n\r\nFu proprio con lo stesso ritornello della recessione che meno di dieci anni fa il Governo guidato da Monti decise uno dei più pesanti tagli degli ultimi decenni ai finanziamenti per la sanità pubblica, e in 10 anni sono stato sottratti al Servizio Sanitario Nazionale 37 miliardi di euro. C’è il concreto rischio che la crisi economica legata all’emergenza coronavirus porti a una nuova stagione di “sacrifici”.\r\n\r\nQuando ci chiedono di essere responsabili di fare un passo indietro in nome della responsabilità collettiva ci prendono solo in giro. Chi è responsabile dello smantellamento della sanità pubblica che oltre a eliminare molte delle strutture incaricate della prevenzione, ha drasticamente ridotto i posti letto negli ospedali, e addirittura portato alla chiusura di distretti sanitari e presidi ospedalieri? Chi è responsabile della diffusione di malattie respiratorie causate dal grave inquinamento dell’aria, dalle produzioni nocive e da condizioni di vita e di lavoro malsane? Chi è responsabile del fatto che molte persone considerabili a rischio per il coronavirus sono ancora costrette a lavorare e non possono andare in pensione?\r\n\r\nSono le istituzioni, i partiti e gli industriali che hanno distrutto il nostro servizio sanitario, che hanno provocato l’aumento di malattie respiratorie croniche, che ci tengono nella disoccupazione o inchiodati al lavoro fino alla vecchiaia, sono loro che adesso ci chiedono di essere responsabili, di fare altri sacrifici e di non protestare.\r\n\r\nUn altro aspetto di questa emergenza da considerare è la traccia che lascerà nella società. Improvvisamente un paese come l’Italia si è trovato immerso in un clima “di guerra”. Non solo e non tanto per la militarizzazione delle aree sottoposte a quarantena ma per la martellante comunicazione politica e mediatica che ha tenuto banco sin dai primi giorni e che ha polarizzato l’attenzione su tutto il territorio del paese. I bollettini quotidiani che alla sera presentavano il conto dei morti, dei contagiati e dei guariti della giornata sono diventati presto una routine, accompagnati dalle notizie sui provvedimenti del governo e dagli appelli alla disciplina, al rispetto delle raccomandazioni igieniche, alla responsabilità, dai numeri di telefono tramite i quali segnalare possibili casi. Se alcune implicazioni di questo periodo si vedranno solo più avanti, altre sono già evidenti. In questo contesto lo Stato sembra essere l’unico garante della salute pubblica, contro il contagio, contro la morte, contro il caos. Questa immagine viene ancora più enfatizzata da chi esalta il modello cinese, o rispolvera addirittura Hobbes per richiamare alla necessità se non di una dittatura quantomeno di uno Stato forte come unica soluzione. In realtà lo Stato ha presieduto allo smantellamento della struttura sanitaria pubblica e per sua natura si preoccupa più di soddisfare le richieste degli industriali e dei grandi proprietari che di tutelare la salute dei cittadini. Inoltre al di là della questione dell’effettiva efficacia dei provvedimenti restrittivi finalizzati a limitare il contagio, su cui non ho alcuna competenza per esprimermi, l’approccio autoritario condotto con provvedimenti drastici applicati ciecamente e acriticamente può risultare disastroso in caso di errori di valutazione. Al contempo il ritornello “state chiusi in casa che ci pensiamo noi” attiva un processo di deresponsabilizzazione e infantilizzazione nella società molto pericoloso. Il senso di impotenza e impossibilità di incidere di fronte all’emergenza fa trascurare l’importanza delle scelte e delle iniziative individuali e collettive dal basso. Questi provvedimenti possono contribuire a disgregare ulteriormente il tessuto sociale, demolendo ogni forma di autodifesa individuale e collettiva, facendo perdere ogni fiducia nella capacità di reazione a livello sociale. L’autoritarismo non può sostituire la solidarietà, la consapevolezza, la responsabilità individuale, il confronto collettivo che in queste situazioni possono rappresentare delle indispensabili forme di prevenzione. Basti pensare al fatto che possono essere considerate illegali anche le forme di autorganizzazione che in molte città stanno emergendo, quali forme di solidarietà per la consegna dei generi alimentari, per il sostegno a chi perde il lavoro o non riceve lo stipendio, o altre attività semplici ma importanti per la sopravvivenza.\r\n\r\nLa responsabilità che preme in questo momento non è quella di attendere, disciplinatamente, chiusi in sé stessi, che il governo risolva tutto, andando magari comunque a lavoro perché la recessione è dietro l’angolo. Ma è quella di tenere vive e rafforzare le reti di solidarietà in modo che possano essere strumenti per tutti gli sfruttati e gli oppressi in questo contesto, a livello sanitario, sociale e politico.\r\n\r\nÈ bene quindi confrontarsi e riflettere sulla situazione, sia per saper affrontare collettivamente, consapevolmente e in modo solidale il rischio sanitario, sia per impedire che approfittando dell’emergenza venga veramente silenziata ogni forma di opposizione di piazza e ogni forma di attività sindacale. In una fase come questa è importante riaffermare la libertà di sciopero, di manifestazione e di riunione contro i provvedimenti repressivi del governo. Perché è importante, senza trascurare i rischi sanitari, mantenere gli spazi di libertà e agibilità politica, e rafforzare le reti di solidarietà e mutuo appoggio esistenti. Anche per evitare che quando tutto questo sarà finito non ci aspetti una realtà peggiore del virus stesso.”","10 Marzo 2020","2020-03-10 15:59:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/solidarietà-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"185\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/solidarietà-300x185.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/solidarietà-300x185.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/solidarietà-1024x633.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/solidarietà-768x475.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/solidarietà-1536x950.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/solidarietà.jpg 1577w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La solidarietà non va in quarantena",1583855968,[182,183,184,185,186,187],"http://radioblackout.org/tag/autogestione/","http://radioblackout.org/tag/covid-19/","http://radioblackout.org/tag/militarizzazione/","http://radioblackout.org/tag/mutuo-appoggio/","http://radioblackout.org/tag/salute/","http://radioblackout.org/tag/solidarieta/",[28,24,189,30,190,191],"militarizzazione","salute","solidarietà",{"post_content":193},{"matched_tokens":194,"snippet":195,"value":196},[22],"cosa sola, libertà, attraverso un \u003Cmark>indulto\u003C/mark> o un amnistia. Per ora","Lo Stato italiano prova a convincerci che rinunciare ad ogni libertà ci salverà dall’epidemia. Un buon modo per mettere a tacere preventivamente ogni voce fuori dal coro e per spostare la responsabilità del disastro dal governo ai singoli individui, isolati e atomizzati.\r\nManca tutto: mascherine, tamponi, posti letto, medici, infermieri, laboratori analisi. In questi anni i governi che si sono succeduti hanno tagliato la spesa per la sanità, favorendo gli interessi dei privati.\r\nI responsabili della diffusione del Covid 19 e della carenza di cure e prevenzione siedono sui banchi del governo.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli, autore di un articolo uscito su Umanità Nova, che vi proponiamo di seguito:\r\n\r\nAscolta la diretta con Dario:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020-03-10-dario-la-lotta-non-va-in-quarantena.mp3\"][/audio]\r\n\r\nScarica l'audio\r\n\r\n“La solidarietà non va in quarantena\r\n\r\nNelle ultime settimane molte e molti di noi si stanno chiedendo come portare avanti l’attività politica, sindacale sociale nei contesti che viviamo. Ci siamo già trovati a prendere decisioni non facili, annullare o meno iniziative, manifestazioni, scioperi, presidi, assemblee e incontri pubblici, anche sotto la minaccia di un possibile divieto da parte delle autorità. Quello che sta succedendo può incidere significativamente sulla realtà che viviamo, di pari passo con gli effettivi rischi per la salute il processo emergenziale in corso attorno alla questione del coronavirus pone delle questioni molto importanti in termini politici.\r\n\r\nFino dalle prime notizie riguardo alla diffusione del virus in Cina i principali esponenti dei partiti che siedono in parlamento hanno iniziato a cavalcare l’emergenza, strumentalizzando la situazione. Non è una novità. È la cosiddetta “politica dell’emergenza”, il condensarsi del confronto politico attorno a questioni urgenti che dominano le testate dei giornali e danno vita agli hashtag più popolari, con sensazionalismo, con un linguaggio violento, proponendo soluzioni totali e impossibili. Il dibattito pubblico si muove di emergenza in emergenza, c’è quella del terremoto e quella della sicurezza, c’è l’emergenza freddo e quella dei rifiuti, c’è l’emergenza delle buche in strada e infine quella del coronavirus. A volte sono problemi reali a volte sono artefatti, ma non è importante, perché questi politici non vogliono certo risolvere davvero i problemi delle persone. Vogliono creare invece i temi scottanti su cui battere gli avversari e consolidare consensi. Ma attenzione, non è una questione di cialtroneria, incapacità, ignoranza, è una lotta per il potere.\r\n\r\nPerché la comunicazione spesso è solo un terreno di scontro, e l’emergenza, specie quando non è solo raccontata ma è anche formalmente riconosciuta dalla legge, come nel caso di alluvioni, terremoti, disastri e emergenze sanitarie, crea delle grandi “opportunità”. Con commissariati straordinari, appalti, consulenze, finanziamenti, snellimento delle procedure, provvedimenti fiscali, bonus, ammortizzatori sociali, si creano posizioni di potere molto appetibili sul piano economico e politico. Ogni stato di emergenza impone una maggiore concentrazione del potere, e per questo si accompagna ad un’intensificazione della lotta per il potere e la sua spartizione.\r\n\r\nProprio nelle scorse settimane c’è stato un duro scontro tra il governo centrale e le regioni guidate dal centrodestra che avevano immediatamente applicato misure drastiche. Un braccio di ferro sul piano delle competenze e dei provvedimenti che ha toccato anche aspetti costituzionali. Conte è arrivato a dire il 24 febbraio di essere pronto a togliere i poteri alle regioni in materia di sanità, possibile in casi straordinari in base all’articolo 120 della costituzione. Mentre il giorno successivo le tensioni avevano quasi fatto saltare la “cabina di regia” tra governo e regioni. In questo contesto, mentre i giornali parlavano di un possibile governo di unità nazionale Salvini-Renzi, proprio Salvini il 27 febbraio è salito al Quirinale per incontrare Mattarella e richiedere l’intervento del Presidente della Repubblica. Già il giorno dopo Renzi smentiva questa possibilità. Evidentemente era stato trovato un qualche accordo politico per affrontare questa prima fase. Questo teatrino, a colpi di dichiarazioni roboanti, provvedimenti draconiani, appelli all’unità, più che essere dettato da necessità sanitarie sembra esser mosso principalmente da esigenze politiche.\r\n\r\nDalla settimana successiva, il 4 marzo, con l’aumento effettivo dei casi e la diffusione del contagio anche fuori dalle regioni del nord Italia viene emesso un primo di una serie di decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri che hanno nell’arco di pochi giorni inasprito fortemente le restrizioni, andando ovviamente anche a toccare la libertà di manifestazione e di riunione. Il DPCM 4 marzo 2020, prevede misure restrittive valide per tutto il territorio nazionale fino al 3 aprile e tra le altre cose sospende “le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”\r\n\r\nQuesto provvedimento segue due comunicazioni della Commissione di Garanzia Sciopero che sospendono di fatto il diritto di sciopero per l’emergenza coronavirus. La prima comunicazione del 24 febbraio è un invito generale a sospendere gli scioperi dal 25 febbraio al 31 marzo che ha fatto saltare gli attesi scioperi della scuola del 6 marzo. La seconda del 28 febbraio invitava esplicitamente a sospendere gli scioperi generali convocati per il 9 marzo per le giornate globali di lotta femminista dell’8 e del 9 marzo. Si tratta di fatto di un divieto di sciopero specifico per la giornata del 9 marzo, che ha costretto gran parte dei sindacati a ritirare l’indizione, solo lo Slai Cobas ha mantenuto in piedi lo sciopero con rischio di pesanti sanzioni per l’organizzazione sindacale e gli scioperanti.\r\n\r\nNella notte tra il 7 e l’8 marzo viene emesso il DPCM 8 marzo 2020 con effetto immediato che dispone misure rigidissime. Con l’articolo 1 si estende la cosiddetta “Zona rossa” prevedendo anche il divieto di entrata e uscita e di spostamento – tranne che per emergenze e ovviamente per lavoro – all’interno del territorio dell’intera Regione Lombardia e di 14 provincie del Piemonte, dell’Emilia Romagna, del Veneto e delle Marche. Con l’articolo 2 si aumentano le misure restrittive sul territorio nazionale, vietando in modo totale le manifestazioni: “Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato.”\r\n\r\nTra il 9 e il 10 marzo infine è stato emesso un nuovo decreto, il DPCM 9 maro 2020, che ha esteso a tutto il territorio nazionale comprese le isole tutte le restrizioni, incluse le limitazioni agli spostamenti, ammessi solo per iderogabili e comprovati motivi di lavoro, per emergenza sanitaria e per necessità. Inoltre “su tutto il territorio nazionale è vietata ogni forma di assembramento di persone in luogo pubblico o aperto al pubblico”.\r\n\r\nSe con il DPCM 4 marzo eravamo letteralmente a un metro dalla sospensione delle libertà di riunione e manifestazione, con il potere discrezionale di questori e prefetti di vietare ogni iniziativa, con il più recente DPCM 9 marzo siamo arrivati invece al divieto totale per ogni forma di assembramento fino al 3 aprile. Una formulazione così ambigua, che impiega “assembramento” anziché “manifestazione”, lascia ampio margine di interpretazione alle autorità incaricate dell’ordine pubblico. Inoltre dopo decenni di provvedimenti antisciopero siamo giunti alla definitiva sospensione del diritto di sciopero. Questi decreti hanno avuto subito un effetto devastante, già il primo del 4 marzo, a una manciata giorni dalle manifestazioni dell’8 marzo organizzate in moltissime città dai nodi locali di NonUnaDiMeno e da altre realtà femministe aveva creato estrema confusione. In molte città di fronte a una situazione già segnata dalla paura alimentata dai media attorno all’emergenza coronavirus e dai reali timori per i rischi sanitari, che rendevano più difficile la partecipazione alle iniziative, il provvedimento del governo ha portato le assemblee locali ad annullare molte manifestazioni e momenti di piazza. In molte località comunque anche se non è stato possibile mantenere i cortei sono stati organizzati momenti di piazza rimodulati, resistendo in qualche modo ai provvedimenti e alla paura.\r\n\r\nQueste norme potrebbero cambiare già nelle prossime ore, essere ulteriormente inasprite, o essere affiancate da nuovi provvedimenti, la situazione è ancora abbastanza confusa, ad ogni modo in questo momento fino al 3 aprile sono vietate in modo arbitrario tutte le forme di manifestazione e riunione, con la giustificazione inappellabile della salute pubblica, e sono punibili tutti gli spostamenti considerati non necessari. Cosa succederà alle tante lotte territoriali, alle vertenze lavorative, alle proteste locali, alle mobilitazioni più radicali, se già queste misure hanno avuto un effetto così forte sulle manifestazioni dell’8 marzo, in una giornata di mobilitazione a livello internazionale che in questi anni ha saputo affermare una propria legittimità? Come è possibile in un simile contesto per chi deve continuare a lavorare, per chi è rinchiuso nelle carceri, per chi al di là del coronavirus deve ricorrere a cure mediche, per chi non ha casa o accesso a servizi igenici, per chi vive in alloggi malsani o precari, per tutti coloro che subiscono prepotenze e taglieggiamenti di speculatori e approfittatori, organizzarsi, far valere i propri diritti, ottenere condizioni decenti, creare forme di solidarietà? Siamo in una situazione in cui lo stato di emergenza conferisce al governo maggiore potere, in cui il Presidente della repubblica chiede “disciplina” e “responsabilità”, in cui le manifestazioni e le riunioni possono essere vietate in modo quasi arbitrario, in cui il diritto di sciopero è sospeso. È una situazione molto pericolosa.\r\n\r\nBasta pensare all’approccio militare che è stato scelto per affrontare la situazione delle carceri, le rivolte scoppiate in 27 penitenziari in tutta Italia rendono evidente che una parte della popolazione di questo paese, quasi 61000 persone vivono costretti in condizioni di sovraffollamento e igieniche disastrose. Per questo chiedono in questa situazione una cosa sola, libertà, attraverso un \u003Cmark>indulto\u003C/mark> o un amnistia. Per ora lo Stato ha risposto con i reparti antisommossa, i famigerati GOM, e con l’esercito. Ci sono al momento 11 morti tra i carcerati tra Modena e Rieti, per cause ancora da accertare, ma su cui appare evidente la responsabilità dello Stato e dei suoi apparati. Fuori dalle carceri c’erano anche familiari dei detenuti e realtà solidali, queste semplici presenze per i decreti di emergenza del governo possono essere considerate illegali.\r\n\r\nÈ bene notare che fin dalle prime settimane dell’emergenza si è iniziato a parlare di recessione, di crisi economica. In effetti molti settori produttivi in Italia e nel mondo sono colpiti dalle conseguenze dell’emergenza coronavirus, ed ora alcuni amministratori locali propongono un arresto temporaneo delle attività produttive. Ma sappiamo bene cosa significa il ritornello della recessione per milioni di lavoratrici e lavoratori sia precari che “garantiti”, sono già partiti dei licenziamenti, molti contratti a termine non saranno rinnovati, chi lavora a prestazione o in nero non percepisce stipendio, si richiedono sacrifici, si impongono le ferie, quando va bene c’è la cassa integrazione. Ma non è tutto, c’è chi già si sfrega le mani e vorrebbe cogliere l’occasione per intervenire più in profondità sui rapporti di lavoro, con “sperimentazioni” volte a restringere diritti e libertà di chi lavora. In un articolo di Repubblica del 24 febbraio, Mariano Corso responsabile dell'Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano afferma: “oltre al coronavirus, bisogna anche debellare un virus che è la nostra incapacità di lavorare in maniera efficiente, superando il pensiero che solo la presenza in ufficio sia garanzia di risultato”. Se da una parte quindi sono sospesi scioperi e manifestazioni non sono certo sospesi i licenziamenti né si frenano le pretese dei manager. Anzi loro possono dire che “Milano non si ferma” mentre chiedono altri soldi pubblici e lasciano a casa qualche migliaio di precari.\r\n\r\nFu proprio con lo stesso ritornello della recessione che meno di dieci anni fa il Governo guidato da Monti decise uno dei più pesanti tagli degli ultimi decenni ai finanziamenti per la sanità pubblica, e in 10 anni sono stato sottratti al Servizio Sanitario Nazionale 37 miliardi di euro. C’è il concreto rischio che la crisi economica legata all’emergenza coronavirus porti a una nuova stagione di “sacrifici”.\r\n\r\nQuando ci chiedono di essere responsabili di fare un passo indietro in nome della responsabilità collettiva ci prendono solo in giro. Chi è responsabile dello smantellamento della sanità pubblica che oltre a eliminare molte delle strutture incaricate della prevenzione, ha drasticamente ridotto i posti letto negli ospedali, e addirittura portato alla chiusura di distretti sanitari e presidi ospedalieri? Chi è responsabile della diffusione di malattie respiratorie causate dal grave inquinamento dell’aria, dalle produzioni nocive e da condizioni di vita e di lavoro malsane? Chi è responsabile del fatto che molte persone considerabili a rischio per il coronavirus sono ancora costrette a lavorare e non possono andare in pensione?\r\n\r\nSono le istituzioni, i partiti e gli industriali che hanno distrutto il nostro servizio sanitario, che hanno provocato l’aumento di malattie respiratorie croniche, che ci tengono nella disoccupazione o inchiodati al lavoro fino alla vecchiaia, sono loro che adesso ci chiedono di essere responsabili, di fare altri sacrifici e di non protestare.\r\n\r\nUn altro aspetto di questa emergenza da considerare è la traccia che lascerà nella società. Improvvisamente un paese come l’Italia si è trovato immerso in un clima “di guerra”. Non solo e non tanto per la militarizzazione delle aree sottoposte a quarantena ma per la martellante comunicazione politica e mediatica che ha tenuto banco sin dai primi giorni e che ha polarizzato l’attenzione su tutto il territorio del paese. I bollettini quotidiani che alla sera presentavano il conto dei morti, dei contagiati e dei guariti della giornata sono diventati presto una routine, accompagnati dalle notizie sui provvedimenti del governo e dagli appelli alla disciplina, al rispetto delle raccomandazioni igieniche, alla responsabilità, dai numeri di telefono tramite i quali segnalare possibili casi. Se alcune implicazioni di questo periodo si vedranno solo più avanti, altre sono già evidenti. In questo contesto lo Stato sembra essere l’unico garante della salute pubblica, contro il contagio, contro la morte, contro il caos. Questa immagine viene ancora più enfatizzata da chi esalta il modello cinese, o rispolvera addirittura Hobbes per richiamare alla necessità se non di una dittatura quantomeno di uno Stato forte come unica soluzione. In realtà lo Stato ha presieduto allo smantellamento della struttura sanitaria pubblica e per sua natura si preoccupa più di soddisfare le richieste degli industriali e dei grandi proprietari che di tutelare la salute dei cittadini. Inoltre al di là della questione dell’effettiva efficacia dei provvedimenti restrittivi finalizzati a limitare il contagio, su cui non ho alcuna competenza per esprimermi, l’approccio autoritario condotto con provvedimenti drastici applicati ciecamente e acriticamente può risultare disastroso in caso di errori di valutazione. Al contempo il ritornello “state chiusi in casa che ci pensiamo noi” attiva un processo di deresponsabilizzazione e infantilizzazione nella società molto pericoloso. Il senso di impotenza e impossibilità di incidere di fronte all’emergenza fa trascurare l’importanza delle scelte e delle iniziative individuali e collettive dal basso. Questi provvedimenti possono contribuire a disgregare ulteriormente il tessuto sociale, demolendo ogni forma di autodifesa individuale e collettiva, facendo perdere ogni fiducia nella capacità di reazione a livello sociale. L’autoritarismo non può sostituire la solidarietà, la consapevolezza, la responsabilità individuale, il confronto collettivo che in queste situazioni possono rappresentare delle indispensabili forme di prevenzione. Basti pensare al fatto che possono essere considerate illegali anche le forme di autorganizzazione che in molte città stanno emergendo, quali forme di solidarietà per la consegna dei generi alimentari, per il sostegno a chi perde il lavoro o non riceve lo stipendio, o altre attività semplici ma importanti per la sopravvivenza.\r\n\r\nLa responsabilità che preme in questo momento non è quella di attendere, disciplinatamente, chiusi in sé stessi, che il governo risolva tutto, andando magari comunque a lavoro perché la recessione è dietro l’angolo. Ma è quella di tenere vive e rafforzare le reti di solidarietà in modo che possano essere strumenti per tutti gli sfruttati e gli oppressi in questo contesto, a livello sanitario, sociale e politico.\r\n\r\nÈ bene quindi confrontarsi e riflettere sulla situazione, sia per saper affrontare collettivamente, consapevolmente e in modo solidale il rischio sanitario, sia per impedire che approfittando dell’emergenza venga veramente silenziata ogni forma di opposizione di piazza e ogni forma di attività sindacale. In una fase come questa è importante riaffermare la libertà di sciopero, di manifestazione e di riunione contro i provvedimenti repressivi del governo. Perché è importante, senza trascurare i rischi sanitari, mantenere gli spazi di libertà e agibilità politica, e rafforzare le reti di solidarietà e mutuo appoggio esistenti. Anche per evitare che quando tutto questo sarà finito non ci aspetti una realtà peggiore del virus stesso.”",[198],{"field":122,"matched_tokens":199,"snippet":195,"value":196},[22],{"best_field_score":126,"best_field_weight":166,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":167,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},{"document":202,"highlight":218,"highlights":223,"text_match":124,"text_match_info":226},{"cat_link":203,"category":204,"comment_count":47,"id":205,"is_sticky":47,"permalink":206,"post_author":50,"post_content":207,"post_date":208,"post_excerpt":53,"post_id":205,"post_modified":209,"post_thumbnail":210,"post_thumbnail_html":211,"post_title":212,"post_type":56,"sort_by_date":213,"tag_links":214,"tags":216},[44],[46],"18070","http://radioblackout.org/2013/09/unamnistia-per-i-reati-sociali/","Pubblichiamo il manifesto divulgato dai promotori dell'amnistia per i reati sociali:\r\n\r\nNegli ultimi mesi, fra alcune realtà sociali, politiche e di movimento, ma anche singoli attivisti e avvocati, è nato un dibattito sulla necessità di lanciare una campagna politica sull’amnistia sociale e per l’abrogazione di quell’insieme di norme che connotano l’intero ordinamento giuridico italiano e costituiscono un vero e proprio arsenale repressivo e autoritario dispiegato contro i movimenti più avanzati della società. Da tempo l’Osservatorio sulla repressione ha iniziato a effettuare un censimento sulle denunce penali contro militanti politici e attivisti di lotte sociali. Ora abbiamo la necessità, per costruire la campagna, di un quadro quanto più possibile completo, che porterà alla creazione di un database consultabile on-line. Ad oggi sono state censite 17 mila denunce.\r\nIl nuovo clima di effervescenza sociale degli ultimi anni, che non ha coinvolto solo i tradizionali settori dell’attivismo politico più radicale ma anche ampie realtà popolari, ha portato a una pesante rappresaglia repressiva, come già era accaduto nei precedenti cicli di lotte. Migliaia di persone che si trovavano a combattere con la mancanza di case, la disoccupazione, l’assenza di adeguate strutture sanitarie, la decadenza della scuola, il peggioramento delle condizioni di lavoro, il saccheggio e la devastazione di interi territori in nome del profitto, sono state sottoposte a procedimenti penali o colpite da misure di polizia. Così come sono stati condannati e denunciati militanti politici che hanno partecipato alle mobilitazioni di Napoli e Genova 2001 e alle manifestazioni del 14 dicembre 2010 e del 15 ottobre 2011 a Roma.\r\nIl conflitto sociale viene ridotto a mera questione di ordine pubblico. Cittadini e militanti che lottano contro le discariche, le basi militari, le grandi opere di ferro e di cemento, come terremotati, pastori, disoccupati, studenti, lavoratori, sindacalisti, occupanti di case, si trovano a fare i conti con pestaggi, denunce e schedature di massa. Un “dispositivo” di governo che è stato portato all’estremo con l’occupazione militare della Val di Susa. Una delle conseguenze di questa gestione dell’ordine pubblico, applicato non solo alle lotte sociali ma anche ai comportamenti devianti, è il sovraffollamento delle carceri, additate anche dalla comunità internazionale come luoghi di afflizione dove i detenuti vivono privi delle più elementari garanzie civili e umane. Ad esse si affiancano i CIE, dove sono recluse persone private della libertà e di ogni diritto solo perché senza lavoro o permesso di permanenza in quanto migranti, e gli OPG, gli ospedali di reclusione psichiatrica più volte destinati alla chiusura, che rimangono a baluardo della volontà istituzionale di esclusione totale e emarginazione dei soggetti sociali più deboli.\r\nSempre più spesso dunque i magistrati dalle aule dei tribunali italiani motivano le loro accuse sulla base della pericolosità sociale dell’individuo che protesta: un diverso, un disadattato, un ribelle, a cui di volta in volta si applicano misure giuridiche straordinarie. Accentuando la funzione repressivo-preventiva (fogli di via, domicilio coatto, DASPO), oppure sospendendo alcuni principi di garanzia (leggi di emergenza), fino a prevederne l’annichilimento attraverso la negazione di diritti inderogabili. È ciò che alcuni giuristi denunciano come spostamento, sul piano del diritto penale, da un sistema giuridico basato sui diritti della persona a un sistema fondato prevalentemente sulla ragion di Stato. Una situazione che nella attuale crisi di legittimazione del sistema politico e di logoramento degli istituti di democrazia rappresentativa rischia di aggravarsi drasticamente.\r\nNon è quindi un caso che dal 2001 a oggi, con l’avanzare della crisi economica e l’aumento delle lotte, si contano 11 sentenze definitive per i reati di devastazione e saccheggio, compresa quella per i fatti di Genova 2001, a cui vanno aggiunte 7 persone condannate in primo grado a 6 anni di reclusione per i fatti accaduti il 15 ottobre 2011 a Roma, mentre per la stessa manifestazione altre 18 sono ora imputate ed è in corso il processo.\r\nLe lotte sociali hanno sempre marciato su un crinale sottile che anticipa legalità future urtando quelle presenti. Le organizzazioni della classe operaia, i movimenti sociali e i gruppi rivoluzionari hanno storicamente fatto ricorso alle campagne per l’amnistia per tutelare le proprie battaglie, salvaguardare i propri militanti, le proprie componenti sociali. Oggi sollevare il problema politico della legittimità delle lotte, anche nelle loro forme di resistenza, condurre una battaglia per la difesa e l’allargamento degli spazi di agibilità politica, può contribuire a sviluppare la solidarietà fra le varie lotte, a costruire la garanzia che possano riprodursi in futuro. Le amnistie sono un corollario del diritto di resistenza. Lanciare una campagna per l’amnistia sociale vuole dire salvaguardare l’azione collettiva e rilanciare una teoria della trasformazione, dove il conflitto, l’azione dal basso, anche nelle sue forme di rottura, di opposizione più dura, riveste una valenza positiva quale forza motrice del cambiamento.\r\nNel pensiero giuridico le amnistie hanno rappresentato un mezzo per affrontare gli attriti e sanare le fratture tra costituzione legale e costituzione materiale, tra la fissità e il ritardo della prima e l’instabilità e il movimento della seconda. Sono servite a ridurre la discordanza di tempi tra conservazione istituzionale e inevitabile trasformazione della società incidendo sulle politiche penali e rappresentando momenti decisivi nel processo d’aggiornamento del diritto. È stato così per oltre un secolo, ma in Italia le ultime amnistie politiche risalgono al 1968 e al 1970.\r\nAprire un percorso di lotta e una vertenza per l’amnistia sociale – che copra reati, denunce e condanne utilizzati per reprimere lotte sociali, manifestazioni, battaglie sui territori, scontri di piazza – e per un indulto che incida anche su altre tipologie di reato, associativi per esempio, può contribuire a mettere in discussione la legittimità dell’arsenale emergenziale e fungere da vettore per un percorso verso una amnistia generaleslegata da quegli atteggiamenti compassionevoli e paternalisti che muovono le campagne delegate agli specialisti dell’assistenzialismo carcerario, all’associazionismo di settore, agli imprenditori della politica. Riportando l’attenzione dei movimenti verso l’esercizio di una critica radicale della società penale che preveda anche l’abolizione dell’ergastolo e della tortura dell’art. 41 bis.\r\nChiediamo a tutti e tutte i singoli, le realtà sociali e politiche l’adesione a questo manifesto, per iniziare un percorso comune per l’avvio della campagna per l’amnistia sociale.\r\n\r\nAscolta la diretta con l'avvocato Francesco Romeo, tra i promotori dell'iniziativa\r\n\r\nRomeo","10 Settembre 2013","2013-09-16 12:06:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/09/amnistia-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"125\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/09/amnistia-300x125.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/09/amnistia-300x125.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/09/amnistia.jpg 348w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Un'amnistia per i reati sociali",1378839435,[59,60,215],"http://radioblackout.org/tag/repressione/",[17,15,217],"repressione",{"post_content":219},{"matched_tokens":220,"snippet":221,"value":222},[22],"di piazza – e per un \u003Cmark>indulto\u003C/mark> che incida anche su altre","Pubblichiamo il manifesto divulgato dai promotori dell'amnistia per i reati sociali:\r\n\r\nNegli ultimi mesi, fra alcune realtà sociali, politiche e di movimento, ma anche singoli attivisti e avvocati, è nato un dibattito sulla necessità di lanciare una campagna politica sull’amnistia sociale e per l’abrogazione di quell’insieme di norme che connotano l’intero ordinamento giuridico italiano e costituiscono un vero e proprio arsenale repressivo e autoritario dispiegato contro i movimenti più avanzati della società. Da tempo l’Osservatorio sulla repressione ha iniziato a effettuare un censimento sulle denunce penali contro militanti politici e attivisti di lotte sociali. Ora abbiamo la necessità, per costruire la campagna, di un quadro quanto più possibile completo, che porterà alla creazione di un database consultabile on-line. Ad oggi sono state censite 17 mila denunce.\r\nIl nuovo clima di effervescenza sociale degli ultimi anni, che non ha coinvolto solo i tradizionali settori dell’attivismo politico più radicale ma anche ampie realtà popolari, ha portato a una pesante rappresaglia repressiva, come già era accaduto nei precedenti cicli di lotte. Migliaia di persone che si trovavano a combattere con la mancanza di case, la disoccupazione, l’assenza di adeguate strutture sanitarie, la decadenza della scuola, il peggioramento delle condizioni di lavoro, il saccheggio e la devastazione di interi territori in nome del profitto, sono state sottoposte a procedimenti penali o colpite da misure di polizia. Così come sono stati condannati e denunciati militanti politici che hanno partecipato alle mobilitazioni di Napoli e Genova 2001 e alle manifestazioni del 14 dicembre 2010 e del 15 ottobre 2011 a Roma.\r\nIl conflitto sociale viene ridotto a mera questione di ordine pubblico. Cittadini e militanti che lottano contro le discariche, le basi militari, le grandi opere di ferro e di cemento, come terremotati, pastori, disoccupati, studenti, lavoratori, sindacalisti, occupanti di case, si trovano a fare i conti con pestaggi, denunce e schedature di massa. Un “dispositivo” di governo che è stato portato all’estremo con l’occupazione militare della Val di Susa. Una delle conseguenze di questa gestione dell’ordine pubblico, applicato non solo alle lotte sociali ma anche ai comportamenti devianti, è il sovraffollamento delle carceri, additate anche dalla comunità internazionale come luoghi di afflizione dove i detenuti vivono privi delle più elementari garanzie civili e umane. Ad esse si affiancano i CIE, dove sono recluse persone private della libertà e di ogni diritto solo perché senza lavoro o permesso di permanenza in quanto migranti, e gli OPG, gli ospedali di reclusione psichiatrica più volte destinati alla chiusura, che rimangono a baluardo della volontà istituzionale di esclusione totale e emarginazione dei soggetti sociali più deboli.\r\nSempre più spesso dunque i magistrati dalle aule dei tribunali italiani motivano le loro accuse sulla base della pericolosità sociale dell’individuo che protesta: un diverso, un disadattato, un ribelle, a cui di volta in volta si applicano misure giuridiche straordinarie. Accentuando la funzione repressivo-preventiva (fogli di via, domicilio coatto, DASPO), oppure sospendendo alcuni principi di garanzia (leggi di emergenza), fino a prevederne l’annichilimento attraverso la negazione di diritti inderogabili. È ciò che alcuni giuristi denunciano come spostamento, sul piano del diritto penale, da un sistema giuridico basato sui diritti della persona a un sistema fondato prevalentemente sulla ragion di Stato. Una situazione che nella attuale crisi di legittimazione del sistema politico e di logoramento degli istituti di democrazia rappresentativa rischia di aggravarsi drasticamente.\r\nNon è quindi un caso che dal 2001 a oggi, con l’avanzare della crisi economica e l’aumento delle lotte, si contano 11 sentenze definitive per i reati di devastazione e saccheggio, compresa quella per i fatti di Genova 2001, a cui vanno aggiunte 7 persone condannate in primo grado a 6 anni di reclusione per i fatti accaduti il 15 ottobre 2011 a Roma, mentre per la stessa manifestazione altre 18 sono ora imputate ed è in corso il processo.\r\nLe lotte sociali hanno sempre marciato su un crinale sottile che anticipa legalità future urtando quelle presenti. Le organizzazioni della classe operaia, i movimenti sociali e i gruppi rivoluzionari hanno storicamente fatto ricorso alle campagne per l’amnistia per tutelare le proprie battaglie, salvaguardare i propri militanti, le proprie componenti sociali. Oggi sollevare il problema politico della legittimità delle lotte, anche nelle loro forme di resistenza, condurre una battaglia per la difesa e l’allargamento degli spazi di agibilità politica, può contribuire a sviluppare la solidarietà fra le varie lotte, a costruire la garanzia che possano riprodursi in futuro. Le amnistie sono un corollario del diritto di resistenza. Lanciare una campagna per l’amnistia sociale vuole dire salvaguardare l’azione collettiva e rilanciare una teoria della trasformazione, dove il conflitto, l’azione dal basso, anche nelle sue forme di rottura, di opposizione più dura, riveste una valenza positiva quale forza motrice del cambiamento.\r\nNel pensiero giuridico le amnistie hanno rappresentato un mezzo per affrontare gli attriti e sanare le fratture tra costituzione legale e costituzione materiale, tra la fissità e il ritardo della prima e l’instabilità e il movimento della seconda. Sono servite a ridurre la discordanza di tempi tra conservazione istituzionale e inevitabile trasformazione della società incidendo sulle politiche penali e rappresentando momenti decisivi nel processo d’aggiornamento del diritto. È stato così per oltre un secolo, ma in Italia le ultime amnistie politiche risalgono al 1968 e al 1970.\r\nAprire un percorso di lotta e una vertenza per l’amnistia sociale – che copra reati, denunce e condanne utilizzati per reprimere lotte sociali, manifestazioni, battaglie sui territori, scontri di piazza – e per un \u003Cmark>indulto\u003C/mark> che incida anche su altre tipologie di reato, associativi per esempio, può contribuire a mettere in discussione la legittimità dell’arsenale emergenziale e fungere da vettore per un percorso verso una amnistia generaleslegata da quegli atteggiamenti compassionevoli e paternalisti che muovono le campagne delegate agli specialisti dell’assistenzialismo carcerario, all’associazionismo di settore, agli imprenditori della politica. Riportando l’attenzione dei movimenti verso l’esercizio di una critica radicale della società penale che preveda anche l’abolizione dell’ergastolo e della tortura dell’art. 41 bis.\r\nChiediamo a tutti e tutte i singoli, le realtà sociali e politiche l’adesione a questo manifesto, per iniziare un percorso comune per l’avvio della campagna per l’amnistia sociale.\r\n\r\nAscolta la diretta con l'avvocato Francesco Romeo, tra i promotori dell'iniziativa\r\n\r\nRomeo",[224],{"field":122,"matched_tokens":225,"snippet":221,"value":222},[22],{"best_field_score":126,"best_field_weight":166,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":167,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},6646,{"collection_name":56,"first_q":22,"per_page":229,"q":22},6,10,{"facet_counts":232,"found":244,"hits":263,"out_of":344,"page":19,"request_params":345,"search_cutoff":36,"search_time_ms":346},[233,241],{"counts":234,"field_name":239,"sampled":36,"stats":240},[235,237],{"count":14,"highlighted":236,"value":236},"Bello come una prigione che brucia",{"count":19,"highlighted":238,"value":238},"anarres","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":242,"field_name":35,"sampled":36,"stats":262},[243,245,247,249,251,252,254,256,258,260],{"count":244,"highlighted":15,"value":15},3,{"count":19,"highlighted":246,"value":246},"Egitto",{"count":19,"highlighted":248,"value":248},"41 bis",{"count":19,"highlighted":250,"value":250},"scafisti",{"count":19,"highlighted":17,"value":17},{"count":19,"highlighted":253,"value":253},"geo group",{"count":19,"highlighted":255,"value":255},"juan sorroche",{"count":19,"highlighted":257,"value":257},"domenico porcelli",{"count":19,"highlighted":259,"value":259},"suicidi in carcere",{"count":19,"highlighted":261,"value":261},"carcere delle vallette",{"total_values":81},[264,295,322],{"document":265,"highlight":286,"highlights":291,"text_match":124,"text_match_info":294},{"comment_count":47,"id":266,"is_sticky":47,"permalink":267,"podcastfilter":268,"post_author":269,"post_content":270,"post_date":271,"post_excerpt":53,"post_id":266,"post_modified":272,"post_thumbnail":273,"post_title":274,"post_type":275,"sort_by_date":276,"tag_links":277,"tags":283},"95184","http://radioblackout.org/podcast/al-masri-war-on-migrants-usa-mexico-accordi-europol-egitto/",[236],"bellocome","Estratti dalla puntata del 27 gennaio 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nAL-MASRI E RAGIONE DI STATO\r\n\r\nPrima che venissero notificati degli avvisi di garanzia nei confronti di Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano, provvedimenti immediatamente trasformati in elementi di distrazione e deviazione del portato politico della vicenda, abbiamo cercato di osservare alcuni aspetti inerenti la liberazione e il rimpatrio del capo della polizia giudiziaria libica Al-Masri.\r\n\r\nPartendo da un breve contributo di Lorenzo D’Agostino, la riflessione si estende alle relazioni che si vanno a comporre con le entità statali (o parastatali) trasformate in gendarmi dell’Europa; concludiamo con le ipocrite e sadiche esternazioni del Ministro della Giustizia Nordio sulla forza da esibire nei confronti delle persone detenute, negando loro misure deflattive eccezionali come indulto o amnistia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_al-masri-carceri-italiane-nordio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n/ / / WAR ON MIGRANTS / / /\r\n\r\n\r\nUSA\r\n\r\nLe annunciate deportazioni di massa sono partite in modo spettacolarizzato, seppur non a pieno regime. Se le foto di persone incatenate e caricate sui C-17 della 60th Air Mobility Wing (ala logistica dell’aeronautica militare) rimandano alla dimensione militare della War on Migrants, meno frequentemente se ne osserva quella finanziaria ed economica: cerchiamo di seguire l’andamento azionario dei colossi della carcerazione privata coinvolti nel fenomeno e alcune frizioni tra MAGA e Musk che riguardano il bisogno di forza lavoro per il settore hi-tech.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_geo-group-migrants.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMESSICO\r\n\r\nTra ConsulApp Contigo, app per smartphone per avvisare familiari e consolati in caso si venga rastrellati dall’ICE, e tendopoli erette in fretta e furia al confine con gli USA, anche il Messico si prepara alle possibili deportazioni di massa.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_mexico-migrants-app.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nACCORDI TRA EUROPOL E FORZE SICUREZZA EGIZIANE\r\n\r\nPartendo dall’osservazione del sostegno italiano nei confronti dell’apparato repressivo egiziano (sia in termini di formazione che di trasferimento di armi e tecnologie), approdiamo al tema centrale di questo approfondimento: gli accordi tra l’agenzia Europol e le forze di sicurezza di Al Sisi.\r\n\r\nIn compagnia di Yasha Maccanico di Statewatch.org cerchiamo di analizzare la genesi e il portato politico di questi accordi:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_egitto-europol.mp3\"][/audio]","29 Gennaio 2025","2025-01-29 13:22:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/bcupcb_europol-egitto-200x110.jpg","Al-MASRI | WAR ON MIGRANTS: USA-MEXICO | ACCORDI EUROPOL-EGITTO","podcast",1738156955,[60,278,279,215,280,281,282],"http://radioblackout.org/tag/egitto/","http://radioblackout.org/tag/geo-group/","http://radioblackout.org/tag/scafisti/","http://radioblackout.org/tag/sorveglianza/","http://radioblackout.org/tag/war-on-migrants/",[15,246,253,217,250,284,285],"sorveglianza","war on migrants",{"post_content":287},{"matched_tokens":288,"snippet":289,"value":290},[22],"loro misure deflattive eccezionali come \u003Cmark>indulto\u003C/mark> o amnistia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_al-masri-carceri-italiane-nordio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r","Estratti dalla puntata del 27 gennaio 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nAL-MASRI E RAGIONE DI STATO\r\n\r\nPrima che venissero notificati degli avvisi di garanzia nei confronti di Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano, provvedimenti immediatamente trasformati in elementi di distrazione e deviazione del portato politico della vicenda, abbiamo cercato di osservare alcuni aspetti inerenti la liberazione e il rimpatrio del capo della polizia giudiziaria libica Al-Masri.\r\n\r\nPartendo da un breve contributo di Lorenzo D’Agostino, la riflessione si estende alle relazioni che si vanno a comporre con le entità statali (o parastatali) trasformate in gendarmi dell’Europa; concludiamo con le ipocrite e sadiche esternazioni del Ministro della Giustizia Nordio sulla forza da esibire nei confronti delle persone detenute, negando loro misure deflattive eccezionali come \u003Cmark>indulto\u003C/mark> o amnistia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_al-masri-carceri-italiane-nordio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n/ / / WAR ON MIGRANTS / / /\r\n\r\n\r\nUSA\r\n\r\nLe annunciate deportazioni di massa sono partite in modo spettacolarizzato, seppur non a pieno regime. Se le foto di persone incatenate e caricate sui C-17 della 60th Air Mobility Wing (ala logistica dell’aeronautica militare) rimandano alla dimensione militare della War on Migrants, meno frequentemente se ne osserva quella finanziaria ed economica: cerchiamo di seguire l’andamento azionario dei colossi della carcerazione privata coinvolti nel fenomeno e alcune frizioni tra MAGA e Musk che riguardano il bisogno di forza lavoro per il settore hi-tech.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_geo-group-migrants.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMESSICO\r\n\r\nTra ConsulApp Contigo, app per smartphone per avvisare familiari e consolati in caso si venga rastrellati dall’ICE, e tendopoli erette in fretta e furia al confine con gli USA, anche il Messico si prepara alle possibili deportazioni di massa.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_mexico-migrants-app.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nACCORDI TRA EUROPOL E FORZE SICUREZZA EGIZIANE\r\n\r\nPartendo dall’osservazione del sostegno italiano nei confronti dell’apparato repressivo egiziano (sia in termini di formazione che di trasferimento di armi e tecnologie), approdiamo al tema centrale di questo approfondimento: gli accordi tra l’agenzia Europol e le forze di sicurezza di Al Sisi.\r\n\r\nIn compagnia di Yasha Maccanico di Statewatch.org cerchiamo di analizzare la genesi e il portato politico di questi accordi:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/BCUPCB_egitto-europol.mp3\"][/audio]",[292],{"field":122,"matched_tokens":293,"snippet":289,"value":290},[22],{"best_field_score":126,"best_field_weight":166,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":167,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},{"document":296,"highlight":313,"highlights":318,"text_match":124,"text_match_info":321},{"comment_count":47,"id":297,"is_sticky":47,"permalink":298,"podcastfilter":299,"post_author":269,"post_content":300,"post_date":301,"post_excerpt":53,"post_id":297,"post_modified":302,"post_thumbnail":303,"post_title":304,"post_type":275,"sort_by_date":305,"tag_links":306,"tags":312},"87025","http://radioblackout.org/podcast/intervista-a-domenico-5-anni-in-41bis-lettera-vallette-suicidi-in-carcere-haiku-senza-haiku/",[236],"Estratti dalla puntata del 5 febbraio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nLETTERA DALLE VALLETTE E SUICIDI IN CARCERE\r\n\r\nApriamo la puntata con la consueta rassegna stampa a cura dello Sportello di Supporto Psicologico per i familiari delle persone uccise dal carcere.\r\n\r\nIl primo contributo è rappresentato da una lettera delle Ragazze delle Vallette, dove le detenute del carcere di Torino prendono parola sull’istituto della Liberazione Anticipata Speciale. Un testo che apre a diverse riflessioni sulla natura classista del carcere, sulla cancellazione culturale di indulto e amnistia dall’orizzonte del possibile, sulla relazione tra la squalifica “utopistica” dell’idea di un mondo senza galere e l’assurdità “dimostrata” della loro nocività.\r\n\r\nIl secondo riguarda il suicidio annunciato di Oussama Sadek nel carcere di Montorio (Verona): un uomo a rischio suicidario, con conclamata sofferenza psichica e – nonostante ciò (o forse proprio per questo) - rinchiuso in isolamento. L’intervento dell’associazione Yairaiha rispetto a questa morte, ci consente di osservare un fenomeno più esteso: il ruolo delle Procure nella normalizzazione della letalità del carcere.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/BCUPCB_sportello5-2-24_vallette.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nINTERVISTA A DOMENICO PORCELLI DOPO 5 ANNI IN 41BIS\r\n\r\nDomenico Porcelli ci racconta come il regime di 41bis sia strutturato per annullare chi rinchiude, come gli strascichi permangano anche dopo la liberazione, come la sua funzione sia quella di una tortura psico-fisica per estorcere confessioni. Parleremo della quotidianità in 41 bis, della presenza dei GOM (Gruppi Operativi Mobili), delle percezioni all’ingresso e all’uscita di un dispositivo scientificamente afflittivo, della sostanziale irreversibilità della classificazione in quel circuito:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/BCUPCB_intervista-domenico-con-brano.mp3\"][/audio]\r\n\r\n(Al termine della diretta il brano di Raguel - “Par na minacc”, che Domenico ci teneva a condividere)\r\n\r\n \r\n\r\nHAIKU SENZA HAIKU\r\n\r\n“Haiku senza Haiku – Versi Scatenati” è un progetto a sostegno del prigioniero anarchico Juan Sorroche:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/HAIKU-SENZA-HAIKU-NEW.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPotete inviare i vostri contributi a:\r\n\r\nversiscatenati@canaglie.net\r\n\r\noppure spedendoli a:\r\n\r\nEx Latteria - Stradone S. Agostino 39R - 16123 - Genova","6 Febbraio 2024","2024-02-06 11:09:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/bcupcb-domenico41bis-200x110.jpg","INTERVISTA A DOMENICO: 5 ANNI IN 41BIS – LETTERA VALLETTE - SUICIDI IN CARCERE - HAIKU SENZA HAIKU",1707217760,[307,60,308,309,310,311],"http://radioblackout.org/tag/41-bis/","http://radioblackout.org/tag/carcere-delle-vallette/","http://radioblackout.org/tag/domenico-porcelli/","http://radioblackout.org/tag/juan-sorroche/","http://radioblackout.org/tag/suicidi-in-carcere/",[248,15,261,257,255,259],{"post_content":314},{"matched_tokens":315,"snippet":316,"value":317},[22],"carcere, sulla cancellazione culturale di \u003Cmark>indulto\u003C/mark> e amnistia dall’orizzonte del possibile,","Estratti dalla puntata del 5 febbraio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nLETTERA DALLE VALLETTE E SUICIDI IN CARCERE\r\n\r\nApriamo la puntata con la consueta rassegna stampa a cura dello Sportello di Supporto Psicologico per i familiari delle persone uccise dal carcere.\r\n\r\nIl primo contributo è rappresentato da una lettera delle Ragazze delle Vallette, dove le detenute del carcere di Torino prendono parola sull’istituto della Liberazione Anticipata Speciale. Un testo che apre a diverse riflessioni sulla natura classista del carcere, sulla cancellazione culturale di \u003Cmark>indulto\u003C/mark> e amnistia dall’orizzonte del possibile, sulla relazione tra la squalifica “utopistica” dell’idea di un mondo senza galere e l’assurdità “dimostrata” della loro nocività.\r\n\r\nIl secondo riguarda il suicidio annunciato di Oussama Sadek nel carcere di Montorio (Verona): un uomo a rischio suicidario, con conclamata sofferenza psichica e – nonostante ciò (o forse proprio per questo) - rinchiuso in isolamento. L’intervento dell’associazione Yairaiha rispetto a questa morte, ci consente di osservare un fenomeno più esteso: il ruolo delle Procure nella normalizzazione della letalità del carcere.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/BCUPCB_sportello5-2-24_vallette.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nINTERVISTA A DOMENICO PORCELLI DOPO 5 ANNI IN 41BIS\r\n\r\nDomenico Porcelli ci racconta come il regime di 41bis sia strutturato per annullare chi rinchiude, come gli strascichi permangano anche dopo la liberazione, come la sua funzione sia quella di una tortura psico-fisica per estorcere confessioni. Parleremo della quotidianità in 41 bis, della presenza dei GOM (Gruppi Operativi Mobili), delle percezioni all’ingresso e all’uscita di un dispositivo scientificamente afflittivo, della sostanziale irreversibilità della classificazione in quel circuito:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/BCUPCB_intervista-domenico-con-brano.mp3\"][/audio]\r\n\r\n(Al termine della diretta il brano di Raguel - “Par na minacc”, che Domenico ci teneva a condividere)\r\n\r\n \r\n\r\nHAIKU SENZA HAIKU\r\n\r\n“Haiku senza Haiku – Versi Scatenati” è un progetto a sostegno del prigioniero anarchico Juan Sorroche:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/HAIKU-SENZA-HAIKU-NEW.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPotete inviare i vostri contributi a:\r\n\r\nversiscatenati@canaglie.net\r\n\r\noppure spedendoli a:\r\n\r\nEx Latteria - Stradone S. Agostino 39R - 16123 - Genova",[319],{"field":122,"matched_tokens":320,"snippet":316,"value":317},[22],{"best_field_score":126,"best_field_weight":166,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":167,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},{"document":323,"highlight":335,"highlights":340,"text_match":124,"text_match_info":343},{"comment_count":47,"id":324,"is_sticky":47,"permalink":325,"podcastfilter":326,"post_author":238,"post_content":327,"post_date":328,"post_excerpt":53,"post_id":324,"post_modified":329,"post_thumbnail":330,"post_title":331,"post_type":275,"sort_by_date":332,"tag_links":333,"tags":334},"12142","http://radioblackout.org/podcast/amnistia-carcere-e-leggi-di-classe/",[238],"Lo sciopero elettorale di Marco Pannella ha fatto parlare molto della sua salute, decisamente meno della situazione nelle carceri italiane. Sebbene il sovraffollamento, il moltiplicarsi dei suicidi, le condizioni igieniche terribili siano ormai ammessi anche dalle istituzioni, al momento non pare delinearsi una possibile via d’uscita. Né momentanea né di lungo periodo.\r\nI vari governi che si sono succeduti hanno propagandato la costruzione di nuove carceri, ma (fortunatamente) non hanno trovato i soldi per farle. Di amnistia o indulto neanche a parlarne: non procurano voti. Al momento l’unico provvedimento annunciato dal governo che si è appena dimesso è l’estensione della detenzione domiciliare.\r\nOvviamente di modifica delle leggi che hanno riempito le carceri e le riempirebbero di nuovo anche dopo l’amnistia nessuno ne vuol sapere.\r\nTre sono le leggi che in questi anni hanno contribuito a coniugare nella lingua di chi governa e di chi sfrutta una legislazione dall’impronta già vivacemente classista. Ricordiamo che nel nostro paese vengono puniti in modo molto più grave i reati contro il patrimonio che i delitti contro le persone – eccetto quelli più gravi.\r\nLe leggi che hanno riempito le carceri in questi anni sono la Bossi-Fini sull’immigrazione, che prevede il carcere per chi non abbia ottemperato ad un ordine di espulsione, la Fini-Giovanardi che ha equiparato droghe leggere e droghe pesanti, spalancando le porte delle prigioni per qualche fumatore di spinelli, la Cirielli sulla recidiva che comporta la reclusione per un reato anche lievissimo se la condanna colpisce un recidivo.\r\nIl carcere è una discarica sociale, l’amnistia potrebbe essere una boccata di libertà per molte persone, resta il fatto che solo una società scarcerata potrebbe farla finita con mura e gabbie.\r\nAnarres ne ha parlato con Roberto Barbieri di Psycoatthiva.\r\nAscolta l’intervista: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/12/2012-12-21-robertino-carcere-amnistia.mp3|titles=2012 12 21 robertino carcere amnistia]\r\nScarica l’audio","22 Dicembre 2012","2018-10-17 23:00:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/12/carceremani1-200x110.jpg","Amnistia, carcere e leggi di classe",1356202192,[59,60],[17,15],{"post_content":336},{"matched_tokens":337,"snippet":338,"value":339},[22],"per farle. Di amnistia o \u003Cmark>indulto\u003C/mark> neanche a parlarne: non procurano","Lo sciopero elettorale di Marco Pannella ha fatto parlare molto della sua salute, decisamente meno della situazione nelle carceri italiane. Sebbene il sovraffollamento, il moltiplicarsi dei suicidi, le condizioni igieniche terribili siano ormai ammessi anche dalle istituzioni, al momento non pare delinearsi una possibile via d’uscita. Né momentanea né di lungo periodo.\r\nI vari governi che si sono succeduti hanno propagandato la costruzione di nuove carceri, ma (fortunatamente) non hanno trovato i soldi per farle. Di amnistia o \u003Cmark>indulto\u003C/mark> neanche a parlarne: non procurano voti. Al momento l’unico provvedimento annunciato dal governo che si è appena dimesso è l’estensione della detenzione domiciliare.\r\nOvviamente di modifica delle leggi che hanno riempito le carceri e le riempirebbero di nuovo anche dopo l’amnistia nessuno ne vuol sapere.\r\nTre sono le leggi che in questi anni hanno contribuito a coniugare nella lingua di chi governa e di chi sfrutta una legislazione dall’impronta già vivacemente classista. Ricordiamo che nel nostro paese vengono puniti in modo molto più grave i reati contro il patrimonio che i delitti contro le persone – eccetto quelli più gravi.\r\nLe leggi che hanno riempito le carceri in questi anni sono la Bossi-Fini sull’immigrazione, che prevede il carcere per chi non abbia ottemperato ad un ordine di espulsione, la Fini-Giovanardi che ha equiparato droghe leggere e droghe pesanti, spalancando le porte delle prigioni per qualche fumatore di spinelli, la Cirielli sulla recidiva che comporta la reclusione per un reato anche lievissimo se la condanna colpisce un recidivo.\r\nIl carcere è una discarica sociale, l’amnistia potrebbe essere una boccata di libertà per molte persone, resta il fatto che solo una società scarcerata potrebbe farla finita con mura e gabbie.\r\nAnarres ne ha parlato con Roberto Barbieri di Psycoatthiva.\r\nAscolta l’intervista: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/12/2012-12-21-robertino-carcere-amnistia.mp3|titles=2012 12 21 robertino carcere amnistia]\r\nScarica l’audio",[341],{"field":122,"matched_tokens":342,"snippet":338,"value":339},[22],{"best_field_score":126,"best_field_weight":166,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":167,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},6637,{"collection_name":275,"first_q":22,"per_page":229,"q":22},4,["Reactive",348],{},["Set"],["ShallowReactive",351],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fLgLiONEf4e5Gsrky38TGrkwo2QPwLyVe5UJK6ZiX18U":-1},true,"/search?query=indulto"]