","Milano. L’infermiere sul tetto","post",1606244628,[50,51,52,53,54],"http://radioblackout.org/tag/infermiere-sul-tetto/","http://radioblackout.org/tag/milano/","http://radioblackout.org/tag/ospedali-san-paolo-e-san-carlo/","http://radioblackout.org/tag/tagli-sanita/","http://radioblackout.org/tag/usi-sanita/",[21,15,23,19,17],{"post_content":57,"post_title":64,"tags":67},{"matched_tokens":58,"snippet":62,"value":63},[59,60,61],"infermiere","sul","tetto","ha proclamato l’agitazione permanente. Un \u003Cmark>infermiere\u003C/mark> è salito \u003Cmark>sul\u003C/mark> \u003Cmark>tetto\u003C/mark> issando uno striscione “né vigliacchi","Negli ospedali S. Carlo e S. Paolo. 50 medici anestesisti e rianimatori hanno scritto alla direzione per denunciare, per l’ennesima volta, l’impossibilità di curare tutti i pazienti e la necessità intollerabile di scegliere chi salvare e chi no.\r\nLa lettera, divulgata dai media, ha scatenato la reazione del direttore generale Stocco che nega le proprie responsabilità, ha silurato la primaria del Pronto Soccorso e minaccia i firmatari della lettera.\r\nDall’11 novembre l’USI Sanità ha proclamato l’agitazione permanente. Un \u003Cmark>infermiere\u003C/mark> è salito \u003Cmark>sul\u003C/mark> \u003Cmark>tetto\u003C/mark> issando uno striscione “né vigliacchi né eroi – personale in stato di agitazione”.\r\nIl 14 dicembre è stato proclamato sciopero.\r\nNe abbiamo parlato con Gianni Santinelli dell’USI Sanità\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020-11-34-santinelli-usi-sa.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 11 24 santinelli usi sa\r\n\r\n\r\nDi seguito il testo integrale della lettera dei sanitari San Paolo / San Carlo\r\n\r\nEgregi Direttori,\r\ncome Professionisti impegnati nella gestione dell’emergenza Covid (emergenza prevista, attesa e che, ciononostante, vede la nostra struttura largamente impreparata), Vi scriviamo per esprimere la nostra grande preoccupazione per la situazione che si è creata in ospedale e il nostro fermo dissenso verso una politica che ci impedisce di esercitare la nostra professione in scienza e coscienza, soprattutto a causa della carenza di mezzi tecnici e umani indispensabili nel frangente in cui ci troviamo ad operare.\r\n\r\nCi riferiamo innanzitutto alla drammatica, e purtroppo ben nota, carenza di posti letto, non solo in terapia intensiva, ma anche nei reparti di degenza ordinaria e nei reparti con possibilità di monitoraggio, dove ricoverare pazienti candidati a trattamenti subintensivi, indispensabili per la cura di gran parte dei pazienti Covid. Prevedendo opportune implementazioni tecniche e la presenza di un adeguato numero di Professionisti, formati secondo standard internazionalmente validi e riconosciuti, molti pazienti affetti da polmonite da covid, in particolare quelli non candidabili a terapia intensiva, potrebbero essere adeguatamente trattati anche in aree di degenza medica, come avviene in molti altri ospedali.\r\n\r\nCi riferiamo, ancor di più, alla gravissima e ampia insufficienza numerica, nota ben prima della pandemia, di personale medico, infermieristico e ausiliario, specialmente di area critica, neppure lontanamente colmata da personale assunto ad hoc, introdotto in reparti altamente specializzati con una formazione sempre più spesso frettolosa e sommaria.\r\n\r\nPurtroppo, in assenza di queste risorse critiche, ci vediamo costretti a operare scelte relative alla possibilità di accesso alle cure, che non sono né clinicamente né eticamente tollerabili. Contro la nostra volontà e, soprattutto, contro la nostra coscienza umana e professionale, ci vediamo forzati a dilazionare l’accesso a terapie e tecniche potenzialmente curative (intubazione orotracheale e ventilazione non invasiva) e non poter trattare tempestivamente, con adeguata assistenza e in ambiente appropriato tutti i pazienti che ne potrebbero beneficiare.\r\n\r\nDi queste “scelte”, anche se dettate da decisioni politiche apicali miopi, noi avvertiamo il peso; di queste responsabilità morali, di nuovo, noi avvertiamo il peso. Scelte di chi avrebbe potuto decidere, e non ha deciso per tempo, anzi, con dovuto anticipo, di riorganizzare, di richiamare più personale formato, di aprire più posti letto monitorati per pazienti affetti da covid.\r\n\r\nCon grande fatica cerchiamo, tuttavia, di offrire i migliori trattamenti a tutti i nostri pazienti, qualunque sia la loro gravità, gestendo per molti giorni in Pronto Soccorso il maggior numero possibile di pazienti, finché non riusciamo a offrire loro un posto letto. E anche quando non siamo in grado di guarire, cerchiamo energie e risorse per garantire sollievo e dignità nelle fasi finali della malattia, tanto nei reparti quanto sulle barelle del PS.\r\n\r\nCi sentiamo abbandonati nella cura dei nostri malati e non percepiamo né una radicale presa di posizione a loro favore, né alcuna tutela nei nostri confronti da parte dei vertici aziendali.\r\n\r\nChiediamo più attenzione alle necessità di ricovero urgente dei pazienti critici e una maggiore tutela qualora ci vedessimo costretti ad operare scelte dettate da condizioni che trascendono la cura dei malati stessi.\r\n\r\nChiediamo, inoltre, un'urgente e sostanziale implementazione dell’organico di Pronto Soccorso e dei reparti di Area Critica, che da troppo tempo lavorano in condizioni di costante sovraccarico, ulteriormente aggravato dall'attuale emergenza.\r\n\r\nChiediamo, infine, più attenzione alle esigenze di cura e di ricovero per tutti i pazienti che accompagniamo nelle fasi ultime di malattia e che hanno diritto di ricevere una ancor più doverosa e dignitosa assistenza nel fine vita.\r\n\r\nSperiamo che questa lettera riceva la dovuta attenzione e smuova un sistema di emergenza sanitaria intra ospedaliera che sta collassando e che sta determinando gravi ripercussioni per i pazienti e per noi operatori.\r\n\r\nPer parte nostra non siamo disponibili a fare da sponda a carenze tecniche e di organico che sono note da tempo e che abbiamo denunciato. Ogni scelta dettata non da necessità cliniche, ma da carenze di sistema (mancanza di posti letto, mancanza di presidi, carenza di assistenza ai pazienti per mancanza di personale), e che pertanto si contrappone alla nostra volontà di operare sempre secondo scienza e coscienza, non verrà in alcun modo avallata.",{"matched_tokens":65,"snippet":66,"value":66},[60,61],"Milano. 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Raffaele di Milano va avanti. Nei giorni scorsi la proprietà ha rifiutato ogni tipo di accordo, decisa a tagliare 244 posti, nonostante i lavoratori avessero dato disponibilità per un contratto di solidarietà che avrebbe decurtato del 7% i loro salari finché le difficoltà della struttura ospedaliera non fossero superate. I nuovi padroni dell’ospedale fondato e poi affondato nei debiti e nelle ruberie dal Luigi Verzè, un prete molto vicino all’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi, pretendono una resa totale dai lavoratori.\r\nMa quelli del S. Raffaele sono decisi a proseguire la lotta. Venerdì 21 nuova assemblea e nuove iniziative di lotta.\r\nNe abbiamo parlato con Angelo Mulé, infermiere al S. 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La spesa complessiva del dl è di circa 265 milioni di euro - 265.801.614 per la precisione - tra rifinanziamento delle missioni, competenze del ministero degli esteri e \"interventi umanitari\". Per le prime due voci il costo è di 256 milioni di euro.\r\nLa legge approvata continua a sostenere che \"Le missioni delle Forze Armate e di Polizia italiane sono “iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione“. Quelli approvati questa settimana e più volte finanziati dal parlamento non sarebbero interventi di guerra, ma operazioni di mantenimento, istruzione, formazione e controllo di territori a rischio, dove sono in corso conflitti.\r\nI dati a nostra disposizione, specie per l'Afganistan dove l'Italia è maggiormente impegnata, raccontano un'altra storia, la storia di un'occupazione militare violenta, fatta di bombardamenti, mitragliamenti, perquisizioni notturne, assassini di civili. Una storia di guerra.\r\n\r\nQueste le missioni internazionali in cui sono impegnate le forze armate italiane:\r\nMissioni ISAF-EUPOL (Afganistan) 124.536.000 euro\r\nMissione UNIFIL (Libano) 40.237.496 euro\r\nMissioni Joint Enterprise – MSU – MLO- EULEX (Kossovo) 22.447.777 euro\r\nMissione ALTHEA – IPU (Bosnia-Ervegovina) 75.320 euro\r\nMissione Active Endeavour (Mediterraneo) 5.090.340 euro\r\nMissione TIPH 2 (Hebron, Palestina) 285.997 euro\r\nMissione EUBAM (valico di Rafah)\r\nMissione UNAMID (Darfur)\r\nMissione UNFICYP (Cipro) 66.961 euro\r\nMissioni ATALANTA e OCEAN SHIELD (antipirateria) 11.424.069 euro\r\nMissione la logistica per l'Afganistan in Barhein - 5.509.576 euro\r\nMissioni EUTM – EUCAP NESTOR (Somalia e Corno d’Africa) 3.689.030 euro\r\nMissione EUBAM (Libia) 2.547.405 euro\r\nMissione EUMM (Georgia)\r\nMissione UNMISS (Sud Sudan)\r\nMissione EUCAP Sahel Niger e iniziative ONU ed EU per il Mali 726.003 euro\r\nCooperazione delle Forze di polizia italiane (Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Corpo della guardia di finanza) in Albania e nei Paesi dell’area balcanica\r\nMissione EUPOL COPPS (Palestina)\r\nUfficio Interforze Area Balcani\r\nAgenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) a protezione del personale delle Forze armate impiegato nelle missioni internazionali.\r\nSi aggiungono il corpo militare volontario e Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana per le esigenze di supporto sanitario delle missioni internazionali in Afganistan e negli Emirati Arabi Uniti.\r\n\r\nLa più corposa è la missione Isaf-Eupol in Afganistan, a guida Nato la prima, decisa dal Consiglio Europeo la seconda: oltre 3mila soldati impegnati, con mezzi terrestri e aerei, per un totale di oltre 124 milioni di euro (124.536.000)\r\nLa seconda per importanza e voce di spese è la Unifil, in Libano, al confine sud del paese fino a quello con Israele. Più di mille i soldati impiegati, come mezzi militari, aerei e navali: in tutto 40 milioni di euro.\r\nNon mancano le missioni navali, tra queste l’Active Endeavour, “impegno attivo” 347 militari, 3 aerei e 4 navi sotto la bandiera della Nato per un costo di 5 milioni di euro.\r\nLa missione nasce per il controllo del mar Mediterraneo: secondo i dati raccolti, nel 2009 veniva controllato il 60% delle acque. La percentuale è in aumento negli ultimi anni: ci sono unità di 62 paesi, tra cui anche la Russia, che tengono sotto controllo oltre 100mila mercantili.\r\nIl dato curioso di questa enorme operazione di controllo del mare è quello che non c'é. Ci si aspetterebbe che in tanti anni qualcuno avesse incrociato qualche barcone degli immigrati, che percorrono le rotte del Mediterraneo per approdare in Sicilia. Invece no. nonostante i collegamenti satellitari e i radar potentissimi l'enorme flotta militare internazionale che pattuglia il Mediterraneo non ha mai visto nessuno.\r\nAll’inizio la missione era diretta al controllo delle rotte di Al Qaeda, ma non è stato mai fermato nessuno. Solo controlli sui mercantili, oltre 100mila: delle navi dei rifugiati neanche un accenno. Il tratto tra la Libia e la Sicilia, è pattugliato, mentre sul canale tra Tunisia e Italia volano gli aerei: sulla mappa c’è Lampedusa, eppure, da questa missione non giungono dati sulla presenza di navi che non siano mercantili.\r\nUn inghippo interessante da sciogliere, mentre, dopo la strage di Lampedusa, sono diventate più pressanti le richieste di intervento da parte dell'Unione Europea e della sua agenzia per il controllo delle frontiere, la famigerata Frontex.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Stefano Raspa del Comitato contro Aviano 2000. Ne è scaturita una discussione a tutto campo, sul confine sempre più labile tra guerra esterna e guerra interna.\r\n\r\nAscolta la chiacchierata:\r\n\r\n2013 12 04 raspa missioni estero","6 Dicembre 2013","2018-10-17 22:59:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/12/militari_italiani_missioni-200x110.jpg","Soldi per le avventure belliche dell'Italia","podcast",1386346816,[168,169,170,171],"http://radioblackout.org/tag/afganistan/","http://radioblackout.org/tag/militarismo/","http://radioblackout.org/tag/missioni-militari/","http://radioblackout.org/tag/spesa-bellica/",[146,148,152,150],{"post_content":174},{"matched_tokens":175,"snippet":177,"value":178},[176,60],"tutto","è scaturita una discussione a \u003Cmark>tutto\u003C/mark> campo, \u003Cmark>sul\u003C/mark> confine sempre più labile tra","Mercoledì alla Camera e giovedì al Senato, il parlamento ha trasformato in legge il decreto \u003Cmark>sul\u003C/mark> finanziamento delle missioni militari all'estero.\r\nI militari italiani sono impegnati in 25 missioni internazionali. 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Ne è scaturita una discussione a \u003Cmark>tutto\u003C/mark> campo, \u003Cmark>sul\u003C/mark> confine sempre più labile tra guerra esterna e guerra interna.\r\n\r\nAscolta la chiacchierata:\r\n\r\n2013 12 04 raspa missioni estero",[180],{"field":86,"matched_tokens":181,"snippet":177,"value":178},[176,60],1733920950983852000,{"best_field_score":184,"best_field_weight":123,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":36,"score":185,"tokens_matched":95,"typo_prefix_score":28},"2216159215616","1733920950983852145",{"document":187,"highlight":200,"highlights":205,"text_match":208,"text_match_info":209},{"comment_count":36,"id":188,"is_sticky":36,"permalink":189,"podcastfilter":190,"post_author":191,"post_content":192,"post_date":193,"post_excerpt":42,"post_id":188,"post_modified":194,"post_thumbnail":195,"post_title":196,"post_type":165,"sort_by_date":197,"tag_links":198,"tags":199},"45565","http://radioblackout.org/podcast/macerie-su-macerie-26-gennaio-2018-la-salute-come-welfare-2/",[139],"macerie su macerie","Dopo aver delineato, alcune puntate fa, le caratteristiche generali di una Sanità sempre più scolpita sotto la punta del nuovo Welfare, mantenendo l'attenzione su uno dei due poli della discriminazione di classe che ne consegue: il costo e l'accesso alle cure dal punto di vista degli utenti; questa volta ci siamo concentrati sul secondo polo: le condizioni di lavoro di chi presta servizio nelle A.S.L. e nelle strutture private.\r\n\r\nPRIMA di tutto parlandone con un infermiere del Policlinico Umberto I di Roma, dove per far fronte al drastico debito dell'Azienda circa 700 operatori sanitari sono stati esternalizzati e assunti tramite cooperativa.\r\nparte I\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/peppe-sanità-26-gennaio-2018.mp3\"][/audio]\r\n\r\nparte II\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/peppe-sanità-2-26-gennaio-2018.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPOI con una delle OSS (Operatrici Socio Sanitarie) della cooperativa Punto Service, in lotta contro le forme di sfruttamento perpetuate dai padroni, all'interno della casa di cura \"Il Porto\".\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/Os-su-protesta-casa-di-cura-36-gennaio-2018.mp3\"][/audio]\r\n\r\nINFINE, tornando al punto di vista di un particolare tipo di utente, pennellando il mondo della sanità interna al carcere, tra il dovere di curare e gli ostacoli legati all'onere di sicurezza. Attraverso le parole in esclusiva di Beppe, appena uscito dalle Valette.\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/Intervista-Beppe-sanità-carcere-26-gennaio-2018.mp3\"][/audio]","29 Gennaio 2018","2018-10-17 23:05:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/7cd1d74c-b7ad-41da-ba9a-3ac89732a85f_large-200x110.jpg","Macerie su Macerie - 26 gennaio 2018. 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Pensiamo sia un dovere di chi vuole approfondire certe tematiche legate al lavoro, quella di sentire il punto di vista di lavoratorici e lavoratori che si ritrovano per un provvedimento calato dall'alto a perdere il lavoro e a diventare il capro espiatorio della società alle prese con una pandemia sanitaria.\r\n\r\nLe testimonianze raccolte comprendono fisioterapiste, infermiere, educatrici e anche personale addetto alle pulizie, che ci restituiscono una sensazione di indignazione e dissenso rispetto al trattamento che gli sta venendo riservato da parte dello Stato; infatti al momento del bisogno, durante il picco pandemico, quest'ultimo ha contato sugli sforzi lavorativi di queste persone, che mantenendo una giusta condotta data dai protocolli sanitari, ha di fatto contribuito allo svolgersi di un fondamentale servizio pubblico. Ora che invece le condizioni di incidenza delle mortalità e delle ospedalizzazioni da Covid-19 sono minori, si lascia il personale sanitario a casa e senza stipendio per 6 mesi, un provvedimento così severo non è mai stato preso, neanche per chi veniva sospeso dal lavoro per motivi disciplinari, che almeno mantiene diritto al 50% dello stipendio. Ci sorge spontaneo chiederci se questa caccia alle streghe da parte delle istituzioni, nei confronti di chi sceglie di non vaccinarsi, non sia in realtà un modo per distrarre dall'enorme inefficienza di provvedimenti che cambiano di continuo, presi palesemente più per volontà economiche che per reale interesse della salute pubblica e per una gestione delle emergenze \"made in Italy\" che si è sempre distinta nell'essere pessima.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/Interviste-lavoratrici-sospese.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto con Dario, esponente del collettivo di fabbrica GKN per fare luce sul decreto anti delocalizzazioni varato dal governo Draghi, in virtù anche della controproposta di legge scritta dagli operai stessi, aiutati da un team legale e dal senatore Mantero di PaP. Ma aiutiamoci con le chiare parole diffuse dai profili social del collettivo:\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\"Ci è stata chiesta una opinione sul cosiddetto emendamento antidelocalizzazione. Abbiamo provato a esprimerlo con un video.\r\n\r\n\r\n1. Si tratta di un provvedimento che riguarderebbe solo lo 0,1% delle aziende italiane.\r\n\r\n\r\n2. Non impedisce le delocalizzazioni ma anzi crea una procedura per delocalizzare. La resistenza Gkn sarebbe stata addirittura più dura e l'articolo 28 non ci sarebbe forse nemmeno stato.\r\n\r\n\r\n3. L'azienda che se ne va deve solo presentare un piano di mitigazione sociale. E anche se non lo fa o non lo rispetta, incappa nella più irrisoria delle multe: il raddoppio del ticket di licenziamento.\r\n\r\n\r\n4. Si pone mano alle \"modalità\" con cui veniamo licenziati. Ma il problema non erano solo le modalità.\r\n\r\n\r\n5. E smettiamola di discutere delle multinazionali che scappano, discutiamo dello Stato che resta. E lo Stato qua si limita a elargire bonus, senza vincoli, e a riscuotere multe (peraltro irrisorie).\r\n\r\n\r\nRispetto a quanto chiedevamo, non è che ci è stato dato \"di meno\", ci è stata data proprio una cosa diversa. Per usare una metafora storica, noi chiedevamo di abolire la pena di morte e si è finiti a discutere sul galateo del boia. #insorgiamo \"\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/F_m_21_12_Dario-di-GKN-su-decreti-delocalizzazioni.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di un membro dell'assemblea riders torinese che ci ha ribadito quanto ci avevano già detto pochi giorni fa i lavoratori iscritti al sindacato SiCobas che avevano lanciato il primo sciopero di quest'azienda del food delivery a Torino: \"il fatto che Just eat contrattualizzi i riders come subordinati non risolve i problemi, ne crea altri\".\r\n\r\nParallelamente alle pratiche messe in atto dal sopra citato sindacato di base, i fattorini si sono auto organizzati e in occasione della decisione dell'azienda di definire come \"assenza ingiustificata\" la giornata in cui le strade a Torino erano coperte di neve e ghiaccio (l'8 Dicembre) e per cui svariati riders si erano rifiutati di affrontare le condizioni pericolose del turno di lavoro, hanno messo con le spalle al muro i responsabili dell'azienda. Infatti dopo essersi presentati sotto agli uffici gestionali torinesi di Just eat, un determinato gruppo di lavoratori si è di fatto opposto alle modalità e le tempistiche comunicative dei loro datori, costringendoli ad un dialogo che ha dato anche i suoi frutti.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/F_m_21_12_Peppe-su-azioni-assemblea-torino-riders.mp3\"][/audio]","24 Dicembre 2021","2021-12-24 18:51:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/268160753_4864895456864375_5256183523151223437_n-2-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 21/12/2021",1640371889,[],[],{"post_content":227},{"matched_tokens":228,"snippet":229,"value":230},[59],"Le testimonianze raccolte comprendono fisioterapiste, \u003Cmark>infermiere\u003C/mark>, educatrici e anche personale addetto","Il primo approfondimento lo abbiamo fatto grazie al contributo di una new entry nella nostra redazione, che ha raccolto per noi le voci di parte del personale sanitario sospeso dal servizio perchè non provvista di super green pass, organizzato con il sindacato CUB. 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Ma perché torturarci cosi?\" E' un brano della testimonianza di una delle tante vittime del professor Giorgio Coda, direttore dell'Ospedale Psichiatrico di Collegno dal 1956 al 1964 e dell'Ospedale Villa Azzurra di Grugliasco dal 1964. Lo strumento era una cassetta di legno lucido 47 cm. per 37 per 17. La vittima veniva prima immobilizzata da 3 o 4 infermieri, poi gli elettrodi venivano applicati alla testa o alle parti genitali, e infine veniva azionata la corrente elettrica. Sempre alla presenza degli altri ricoverati, in modo che il terrore fosse amplificato e generalizzato. Questa e altre testimonianze sono raccolte in \"Portami su quello che canta - Processo a uno psichiatra\" di Alberto Papuzzi. Il titolo si riferisce a una frase del professore-torturatore che, dalla finestra del suo ufficio, indicava nel cortile il degente che aveva deciso di torturare quel giorno e di cui non ricordava il nome. \"Dalla paura si portò via un pezzo di carne mordendosi un braccio.\" Nel 1968 arrivano le prime segnalazioni. L'Associazione per la Lotta contro le Malattie Mentali realizza il libro \"La fabbrica della follia\". Nel 1974 inizia il processo che vede Coda sul banco degli accusati e gli ex-ricoverati che raccontano le loro storie, assistiti dagli avvocati Bianca Guidetti Serra e Gian Paolo Zancan. \"Lui é lì, come tutti noi. Lui che una volta dettava legge. Lui isolato, noi insieme. E' una grande soddisfazione. In un certo senso, giustizia é già fatta.\" Udienza dopo udienza, si succedono i racconti delle vittime e di un infermiere (l'unico) che depone contro il suo ex capo. \"Il più delle volte dopo alcune scariche si verificava fuoriuscita di feci e sperma. Le urla erano agghiaccianti.\" Il 12 luglio 1974 il Tribunale di Torino condanna il professore-torturatore a 5 anni di detenzione (di cui 3 condonati), all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e per 5 anni dalla professione medica e al pagamento delle spese processuali. E' una sentenza che fa epoca, anche se non ha toccato i molti rappresentanti della classe medica torinese che sapevano e hanno aiutato o taciuto, e molto resta ancora da fare. Buon ascolto.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/08/2019.07.26-15.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","5 Agosto 2019","2019-08-07 07:05:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/CODA2-200x110.jpg","PORTAMI SU QUELLO CHE CANTA - LA PERLA DI LABUAN 28/7/2019",1565010575,[],[],{"post_content":253},{"matched_tokens":254,"snippet":255,"value":256},[176],"Quando \u003Cmark>tutto\u003C/mark> era finito non potevo nemmeno","\"Quando \u003Cmark>tutto\u003C/mark> era finito non potevo nemmeno camminare dal dolore e non vedevo l'ora che finisse. Ma perché torturarci cosi?\" E' un brano della testimonianza di una delle tante vittime del professor Giorgio Coda, direttore dell'Ospedale Psichiatrico di Collegno dal 1956 al 1964 e dell'Ospedale Villa Azzurra di Grugliasco dal 1964. Lo strumento era una cassetta di legno lucido 47 cm. per 37 per 17. 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