","Inflazione: banche centrali in un vicolo cieco?","post",1655757060,[63,64,65,66,67,68,69],"http://radioblackout.org/tag/bce/","http://radioblackout.org/tag/draghi/","http://radioblackout.org/tag/economia/","http://radioblackout.org/tag/finanza/","http://radioblackout.org/tag/inflazione/","http://radioblackout.org/tag/politiche-monetarie/","http://radioblackout.org/tag/spread/",[71,72,25,73,15,74,75],"BCE","Draghi","finanza","politiche monetarie","spread",{"post_title":77,"tags":81},{"matched_tokens":78,"snippet":80,"value":80},[79],"Inflazione","\u003Cmark>Inflazione\u003C/mark>: banche centrali in un vicolo cieco?",[82,84,86,88,90,93,95],{"matched_tokens":83,"snippet":71},[],{"matched_tokens":85,"snippet":72},[],{"matched_tokens":87,"snippet":25},[],{"matched_tokens":89,"snippet":73},[],{"matched_tokens":91,"snippet":92},[15],"\u003Cmark>inflazione\u003C/mark>",{"matched_tokens":94,"snippet":74},[],{"matched_tokens":96,"snippet":75},[],[98,103],{"field":37,"indices":99,"matched_tokens":100,"snippets":102},[17],[101],[15],[92],{"field":104,"matched_tokens":105,"snippet":80,"value":80},"post_title",[79],578730123365712000,{"best_field_score":108,"best_field_weight":109,"fields_matched":29,"num_tokens_dropped":49,"score":110,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":49},"1108091339008",13,"578730123365711978",1,{"document":113,"highlight":133,"highlights":147,"text_match":106,"text_match_info":156},{"cat_link":114,"category":115,"comment_count":49,"id":116,"is_sticky":49,"permalink":117,"post_author":52,"post_content":118,"post_date":119,"post_excerpt":55,"post_id":116,"post_modified":120,"post_thumbnail":121,"post_thumbnail_html":122,"post_title":123,"post_type":60,"sort_by_date":124,"tag_links":125,"tags":129},[46],[48],"75736","http://radioblackout.org/2022/05/pandemia-e-guerra-la-fine-della-globalizzazione/","Inflazione e globalizzazione. E sullo sfondo di tutto, la guerra. L’unica certezza è che fin quando i nodi non si scioglieranno a partire ovviamente dalla guerra, l’inflazione – indice delle incertezze economiche e delle paure per il domani - resterà fra di noi. Magari non con la stessa velocità con cui ha fatto irruzione - da quasi zero all’8 e mezzo in America, appena meno in Europa, in un anno – ma comunque su livelli preoccupanti, specie per chi vive di bassi salari o di economie informali e deve pagare conti sempre più salati.\r\n“La ripresa troppo rapida dopo lo shock pandemico nella seconda metà del 2021 ha provocato i rialzi-record dei prezzi all’origine dell’inflazione, dovuti alla furibonda domanda di materie prime - energetiche, tecnologiche, alimentari – che si è scontrata con i ritardi nel riavvio dei canali internazionali di produzione e distribuzione: i costi della spedizione di un container sono quasi all’istante quintuplicati. È andata in crisi la globalizzazione, anzi la «iper-globalizzazione» come la chiama Dani Rodrick su Project Syndicate ricordando che le vittorie dei conservatori erano una ritorsione contro la fede cieca nella globalizzazione che aveva indebolito le classi medie e lavoratrici dell’occidente. «Clinton la riteneva immutabile e irresistibile, l’equivalente di una forza della natura come vento o acqua», ricorda Rodrick, che insegna politica economica internazionale alla Kennedy School of Government di Harvard. I risultati sono noti, da Trump alla Brexit.\r\nLe prime crepe sono arrivate con i dazi incrociati fra Usa e Cina nell’era Trump che hanno provocato i primi aumenti dei prezzi: e con tutto quello che è successo negli ultimi due anni, oggi subiamo in pieno l’onda lunga della tempesta. «Il mondo non era preparato a gestire shock come la pandemia e la guerra. Sono emerse le fragilità delle catene di approvvigionamento costruite in trent’anni di globalizzazione.” (cit. “L’espresso del 22 maggio 2022, pagg. 30 e 31).\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-05-24-fricche-globalizzazione.mp3\"][/audio]","24 Maggio 2022","2022-05-24 16:43:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/globalizzazione-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/globalizzazione-300x168.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/globalizzazione-300x168.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/globalizzazione-1024x574.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/globalizzazione-768x431.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/globalizzazione.jpeg 1300w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Pandemia e guerra: la fine della globalizzazione?",1653410623,[126,127,67,128],"http://radioblackout.org/tag/economia-di-guerra/","http://radioblackout.org/tag/globalizzazione/","http://radioblackout.org/tag/protezionismo/",[130,131,15,132],"economia di guerra","globalizzazione","protezionismo",{"post_content":134,"tags":138},{"matched_tokens":135,"snippet":136,"value":137},[79],"\u003Cmark>Inflazione\u003C/mark> e globalizzazione. E sullo sfondo","\u003Cmark>Inflazione\u003C/mark> e globalizzazione. E sullo sfondo di tutto, la guerra. L’unica certezza è che fin quando i nodi non si scioglieranno a partire ovviamente dalla guerra, l’inflazione – indice delle incertezze economiche e delle paure per il domani - resterà fra di noi. Magari non con la stessa velocità con cui ha fatto irruzione - da quasi zero all’8 e mezzo in America, appena meno in Europa, in un anno – ma comunque su livelli preoccupanti, specie per chi vive di bassi salari o di economie informali e deve pagare conti sempre più salati.\r\n“La ripresa troppo rapida dopo lo shock pandemico nella seconda metà del 2021 ha provocato i rialzi-record dei prezzi all’origine dell’inflazione, dovuti alla furibonda domanda di materie prime - energetiche, tecnologiche, alimentari – che si è scontrata con i ritardi nel riavvio dei canali internazionali di produzione e distribuzione: i costi della spedizione di un container sono quasi all’istante quintuplicati. È andata in crisi la globalizzazione, anzi la «iper-globalizzazione» come la chiama Dani Rodrick su Project Syndicate ricordando che le vittorie dei conservatori erano una ritorsione contro la fede cieca nella globalizzazione che aveva indebolito le classi medie e lavoratrici dell’occidente. «Clinton la riteneva immutabile e irresistibile, l’equivalente di una forza della natura come vento o acqua», ricorda Rodrick, che insegna politica economica internazionale alla Kennedy School of Government di Harvard. I risultati sono noti, da Trump alla Brexit.\r\nLe prime crepe sono arrivate con i dazi incrociati fra Usa e Cina nell’era Trump che hanno provocato i primi aumenti dei prezzi: e con tutto quello che è successo negli ultimi due anni, oggi subiamo in pieno l’onda lunga della tempesta. «Il mondo non era preparato a gestire shock come la pandemia e la guerra. Sono emerse le fragilità delle catene di approvvigionamento costruite in trent’anni di globalizzazione.” (cit. “L’espresso del 22 maggio 2022, pagg. 30 e 31).\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/2022-05-24-fricche-globalizzazione.mp3\"][/audio]",[139,141,143,145],{"matched_tokens":140,"snippet":130},[],{"matched_tokens":142,"snippet":131},[],{"matched_tokens":144,"snippet":92},[15],{"matched_tokens":146,"snippet":132},[],[148,153],{"field":37,"indices":149,"matched_tokens":150,"snippets":152},[29],[151],[15],[92],{"field":154,"matched_tokens":155,"snippet":136,"value":137},"post_content",[79],{"best_field_score":108,"best_field_weight":109,"fields_matched":29,"num_tokens_dropped":49,"score":110,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":49},{"document":158,"highlight":179,"highlights":194,"text_match":106,"text_match_info":202},{"cat_link":159,"category":160,"comment_count":49,"id":161,"is_sticky":49,"permalink":162,"post_author":52,"post_content":163,"post_date":164,"post_excerpt":55,"post_id":161,"post_modified":165,"post_thumbnail":166,"post_thumbnail_html":167,"post_title":168,"post_type":60,"sort_by_date":169,"tag_links":170,"tags":175},[46],[48],"73237","http://radioblackout.org/2022/02/bollette-sfratti-inflazione/","Dal primo dell’anno l'elettricità ci costa il 55% in più, il costo gas è cresciuto del 42%.\r\n\r\nLe risorse messe a disposizione del governo per attenuare l'impatto sociale di questi aumenti sono assolutamente inadeguate, perché la stangata resta di 1000 euro all'anno.\r\n\r\nNel frattempo l'inflazione riduce i salari, perché diminuisce il potere d'acquisto.\r\n\r\nSulla base delle rilevazioni ufficiali del Ministero del Lavoro un quarto delle lavoratrici e dei lavoratori italiani è in condizione di povertà o prossimo a diventarlo.\r\n\r\nQuella di povertà è una definizione “tecnica” con la quale si indicano coloro, che assieme ai propri conviventi, hanno reddito netto inferiore al 60% della retribuzione media.\r\nIeri i toni trionfalistici con cui veniva annunciato dai media l’aumento del PIL strideva con l’evidenza di una crisi sociale sempre più grave, tra sfratti, perdita di lavoro – soprattutto femminile – aumento delle spese sanitarie, per i trasporti e la scuola.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche, economista, con cui abbiamo aperto un focus anche sulle dinamiche geopolitiche che hanno contribuito, in un mosaico dalle molteplici sfaccettature, a produrre un aumento tanto significativo del prezzo del gas.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/2022-02-01-fricche-carovita.mp3\"][/audio]","1 Febbraio 2022","2022-02-01 17:34:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/energia-bollette--200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/energia-bollette--300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/energia-bollette--300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/energia-bollette--1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/energia-bollette--768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/02/energia-bollette-.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Bollette, sfratti, inflazione",1643736856,[171,172,173,174,67],"http://radioblackout.org/tag/bollette/","http://radioblackout.org/tag/carovita/","http://radioblackout.org/tag/elettricita/","http://radioblackout.org/tag/gas/",[176,32,177,178,15],"bollette","elettricità","gas",{"post_title":180,"tags":183},{"matched_tokens":181,"snippet":182,"value":182},[15],"Bollette, sfratti, \u003Cmark>inflazione\u003C/mark>",[184,186,188,190,192],{"matched_tokens":185,"snippet":176},[],{"matched_tokens":187,"snippet":32},[],{"matched_tokens":189,"snippet":177},[],{"matched_tokens":191,"snippet":178},[],{"matched_tokens":193,"snippet":92},[15],[195,200],{"field":37,"indices":196,"matched_tokens":197,"snippets":199},[17],[198],[15],[92],{"field":104,"matched_tokens":201,"snippet":182,"value":182},[15],{"best_field_score":108,"best_field_weight":109,"fields_matched":29,"num_tokens_dropped":49,"score":110,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":49},{"document":204,"highlight":220,"highlights":231,"text_match":106,"text_match_info":239},{"cat_link":205,"category":206,"comment_count":49,"id":207,"is_sticky":49,"permalink":208,"post_author":52,"post_content":209,"post_date":210,"post_excerpt":55,"post_id":207,"post_modified":211,"post_thumbnail":212,"post_thumbnail_html":213,"post_title":214,"post_type":60,"sort_by_date":215,"tag_links":216,"tags":218},[46],[48],"72635","http://radioblackout.org/2021/12/inflazione-lotte-sul-lavoro-e-possibili-scenari-futuri/","Cos'è l'inflazione? Perché sta tornando d'attualità in Occidente, e perché sta rilanciando le lotte sul posto di lavoro? Quali sarebbero le possibili conseguenze sugli assetti economici e finanziari se essa non fosse transitoria, come le banche centrali affermano?\r\n\r\nNe abbiamo parlato con un compagno che sta a Parigi, in una lunga e interessante chiacchierata.\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/inflazione.mp3\"][/audio]","26 Dicembre 2021","2021-12-26 20:58:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/shutterstock_1295342743-1024x536-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"157\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/shutterstock_1295342743-1024x536-1-300x157.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/shutterstock_1295342743-1024x536-1-300x157.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/shutterstock_1295342743-1024x536-1-768x402.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/shutterstock_1295342743-1024x536-1.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Inflazione, lotte sul lavoro e possibili scenari futuri",1640552282,[65,67,217],"http://radioblackout.org/tag/lotte-lavoro/",[25,15,219],"lotte lavoro",{"post_title":221,"tags":224},{"matched_tokens":222,"snippet":223,"value":223},[79],"\u003Cmark>Inflazione\u003C/mark>, lotte sul lavoro e possibili scenari futuri",[225,227,229],{"matched_tokens":226,"snippet":25},[],{"matched_tokens":228,"snippet":92},[15],{"matched_tokens":230,"snippet":219},[],[232,237],{"field":37,"indices":233,"matched_tokens":234,"snippets":236},[111],[235],[15],[92],{"field":104,"matched_tokens":238,"snippet":223,"value":223},[79],{"best_field_score":108,"best_field_weight":109,"fields_matched":29,"num_tokens_dropped":49,"score":110,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":49},{"document":241,"highlight":261,"highlights":276,"text_match":106,"text_match_info":284},{"cat_link":242,"category":243,"comment_count":49,"id":244,"is_sticky":49,"permalink":245,"post_author":52,"post_content":246,"post_date":247,"post_excerpt":55,"post_id":244,"post_modified":248,"post_thumbnail":249,"post_thumbnail_html":250,"post_title":251,"post_type":60,"sort_by_date":252,"tag_links":253,"tags":258},[46],[48],"72171","http://radioblackout.org/2021/11/inflazione-e-proteste-erdogan-in-bilico/","Martedì scorso, in quello che la stampa ha definito il \"martedì nero\" per la lira turca, la moneta ha raggiunto il suo minimo storico, a causa delle politiche ultraliberiste di Erdoğan, che hanno portato ad un aumento vertiginoso dei prezzi di beni di consumo, affitti, bollette e benzina.\r\nNonostante la valuta abbia perso più del 43% del suo valore contro il dollaro dall'inizio dell'anno, Erdoğan ha dichiarato di non voler assolutamente rivedere il suo operato e ha dato la colpa della crisi valutaria ed economica in cui versa la Turchia a complotti internazionali.\r\n\r\nIl giorno seguente, 24 novembre, ci sono state proteste contro il presidente turco in diverse città, che hanno portato ad arresti di decine di persone. Un filo rosso unisce le proteste di mercoledì a quelle di metà settembre degli studenti contro il caro affitti e a quelle del giorno seguente, 25 novembre, in occasione della giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne.\r\n\r\nL'impronta tradizionalista, omotransfobica e lesiva delle libertà delle donne delle politiche di Erdogan, che hanno portato all'uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul, di cui era stata prima firmataria, è stata contestata in quasi tutte le città turche nonostante l'ingente dispositivo repressivo messo in campo dal governo.\r\n\r\nInsomma, la popolarità di Erdogan sembra essere traballante. Ne abbiamo parlato con Alberto Tetta, giornalista e producer freelance che vive e lavora ad Istanbul, in un'interessante chiacchierata che potete riascoltare qui:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/alberto_tetta.mp3\"][/audio]","30 Novembre 2021","2021-12-01 11:24:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/808x539_cmsv2_8f33bf64-85ca-5938-81ff-187bf4713769-6261336-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/808x539_cmsv2_8f33bf64-85ca-5938-81ff-187bf4713769-6261336-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/808x539_cmsv2_8f33bf64-85ca-5938-81ff-187bf4713769-6261336-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/808x539_cmsv2_8f33bf64-85ca-5938-81ff-187bf4713769-6261336-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/808x539_cmsv2_8f33bf64-85ca-5938-81ff-187bf4713769-6261336.jpg 808w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Inflazione e proteste, Erdogan in bilico?",1638234806,[254,255,67,256,257],"http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/femminismi/","http://radioblackout.org/tag/lgbtqi/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[23,259,15,260,21],"femminismi","lgbtqi",{"post_title":262,"tags":265},{"matched_tokens":263,"snippet":264,"value":264},[79],"\u003Cmark>Inflazione\u003C/mark> e proteste, Erdogan in bilico?",[266,268,270,272,274],{"matched_tokens":267,"snippet":23},[],{"matched_tokens":269,"snippet":259},[],{"matched_tokens":271,"snippet":92},[15],{"matched_tokens":273,"snippet":260},[],{"matched_tokens":275,"snippet":21},[],[277,282],{"field":37,"indices":278,"matched_tokens":279,"snippets":281},[29],[280],[15],[92],{"field":104,"matched_tokens":283,"snippet":264,"value":264},[79],{"best_field_score":108,"best_field_weight":109,"fields_matched":29,"num_tokens_dropped":49,"score":110,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":49},{"document":286,"highlight":305,"highlights":323,"text_match":106,"text_match_info":331},{"cat_link":287,"category":288,"comment_count":49,"id":289,"is_sticky":49,"permalink":290,"post_author":52,"post_content":291,"post_date":292,"post_excerpt":55,"post_id":289,"post_modified":293,"post_thumbnail":294,"post_thumbnail_html":295,"post_title":296,"post_type":60,"sort_by_date":297,"tag_links":298,"tags":302},[46],[48],"49190","http://radioblackout.org/2018/10/risultati-economici-della-democratura-populista-del-sultano/","La Turchia è spesso al centro dell'attenzione perché il dinamismo di Erdogan, che in politica estera azzarda alleanze variabili pur di essere protagonista nella vicenda siriana per piegarla a suo favore contro le istanze curde (non più tardi di giovedì sono stati uccisi 9 militari nella zona di Batman, forse ascrivibili a una replica ai consueti raid assassini del regime nelle zone curde), lo spinge talvolta a un'attività strategica spregiudicata con alleanze pericolose coltivate per poter proseguire la guerra personale ai curdi e in altri casi per contrapporsi alle scelte dell'Arabia Saudita, rivale nell'egemonia sul campo sunnita.\r\n\r\nAll'interno quello stesso dinamismo alza costantemente l'asticella della repressione, della censura, dell'estensione del controllo e dell'interesse personale, che in questi giorni si esprime con gli ergastoli confermati agli intellettuali da una magistratura al guinzaglio che prende per buone narrazioni improbabili e con altrettante razionalmente confutabili interpretazioni in chiave dietrologica complottista del disastro finanziario. Inflazione alle stelle (19,8% da agosto; -40% da gennaio), prezzi alla produzione incrementati del 46% (in seguito al fatto che per energia la Turchia dipende dai vicini) che si ripercuoteranno in nuovi aumenti sui prezzi al consumo, dipendenza dall'estero in quasi ogni comparto, svalutazione della lira con le ovvie conseguenze sui prezzi dell'energia (+40% della benzina alla pompa), numerosi fallimenti concordati di aziende... e il ministro delle Finanze Berat Albyrak, il genero di Erdogan erede di una grande holding (produttrice dei droni forniti all'esercito turco), non riesce a balbettare altro che accuse agli speculatori, che si ripetono da quando Trump ha minacciato dazi anche su prodotti turchi e sanzioni per la vicenda del pastore evangelista detenuto da Ankara, e a vagheggiare un “Piano eccellente” che salverà il paese dalla bancarotta. Per ora si sono solo salvate tre banche statali (esposte per miliardi di Grandi Opere volute dal sistema Erdogan) con i fondi per l'occupazione.\r\n\r\nAbbiamo preso spunto dalla notizia della scomparsa di Jamal Khashoggi, giornalista saudita molto polemico verso Mohammad bin Salman, il nuovo emiro forte wahabita, inghiottito martedì dal consolato generale di Riad a Istanbul (da cui l'opinionista del “Washington Post” non è più uscito), e dalla disastrosa condizione economico-finanziaria indotta dalle indicazioni di sviluppo erroneamente seguite dal sistema Erdogan fin dagli anni Novanta (in particolare l'episodio dell'Astaldi, creditrice per il Terzo ponte sul Bosforo, e soprattutto l'esposizione con McKinsey, agenzia americana di monitoraggio e finanziamento privata) per esemplificare con Murat Cinar lo stato in cui versa il paese.\r\n\r\nIl disastro economico della Turchia","6 Ottobre 2018","2018-10-08 11:43:57","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/terzo-ponte-sul-bosforo-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/terzo-ponte-sul-bosforo-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/terzo-ponte-sul-bosforo-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/10/terzo-ponte-sul-bosforo.jpg 640w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Risultati economici della democratura populista del Sultano",1538820508,[299,300,254,67,301,257],"http://radioblackout.org/tag/astaldi/","http://radioblackout.org/tag/crisi-monetaria/","http://radioblackout.org/tag/khashoggi/",[303,36,23,15,304,21],"Astaldi","Khashoggi",{"post_content":306,"tags":310},{"matched_tokens":307,"snippet":308,"value":309},[79],"dietrologica complottista del disastro finanziario. \u003Cmark>Inflazione\u003C/mark> alle stelle (19,8% da agosto;","La Turchia è spesso al centro dell'attenzione perché il dinamismo di Erdogan, che in politica estera azzarda alleanze variabili pur di essere protagonista nella vicenda siriana per piegarla a suo favore contro le istanze curde (non più tardi di giovedì sono stati uccisi 9 militari nella zona di Batman, forse ascrivibili a una replica ai consueti raid assassini del regime nelle zone curde), lo spinge talvolta a un'attività strategica spregiudicata con alleanze pericolose coltivate per poter proseguire la guerra personale ai curdi e in altri casi per contrapporsi alle scelte dell'Arabia Saudita, rivale nell'egemonia sul campo sunnita.\r\n\r\nAll'interno quello stesso dinamismo alza costantemente l'asticella della repressione, della censura, dell'estensione del controllo e dell'interesse personale, che in questi giorni si esprime con gli ergastoli confermati agli intellettuali da una magistratura al guinzaglio che prende per buone narrazioni improbabili e con altrettante razionalmente confutabili interpretazioni in chiave dietrologica complottista del disastro finanziario. \u003Cmark>Inflazione\u003C/mark> alle stelle (19,8% da agosto; -40% da gennaio), prezzi alla produzione incrementati del 46% (in seguito al fatto che per energia la Turchia dipende dai vicini) che si ripercuoteranno in nuovi aumenti sui prezzi al consumo, dipendenza dall'estero in quasi ogni comparto, svalutazione della lira con le ovvie conseguenze sui prezzi dell'energia (+40% della benzina alla pompa), numerosi fallimenti concordati di aziende... e il ministro delle Finanze Berat Albyrak, il genero di Erdogan erede di una grande holding (produttrice dei droni forniti all'esercito turco), non riesce a balbettare altro che accuse agli speculatori, che si ripetono da quando Trump ha minacciato dazi anche su prodotti turchi e sanzioni per la vicenda del pastore evangelista detenuto da Ankara, e a vagheggiare un “Piano eccellente” che salverà il paese dalla bancarotta. Per ora si sono solo salvate tre banche statali (esposte per miliardi di Grandi Opere volute dal sistema Erdogan) con i fondi per l'occupazione.\r\n\r\nAbbiamo preso spunto dalla notizia della scomparsa di Jamal Khashoggi, giornalista saudita molto polemico verso Mohammad bin Salman, il nuovo emiro forte wahabita, inghiottito martedì dal consolato generale di Riad a Istanbul (da cui l'opinionista del “Washington Post” non è più uscito), e dalla disastrosa condizione economico-finanziaria indotta dalle indicazioni di sviluppo erroneamente seguite dal sistema Erdogan fin dagli anni Novanta (in particolare l'episodio dell'Astaldi, creditrice per il Terzo ponte sul Bosforo, e soprattutto l'esposizione con McKinsey, agenzia americana di monitoraggio e finanziamento privata) per esemplificare con Murat Cinar lo stato in cui versa il paese.\r\n\r\nIl disastro economico della Turchia",[311,313,315,317,319,321],{"matched_tokens":312,"snippet":303},[],{"matched_tokens":314,"snippet":36},[],{"matched_tokens":316,"snippet":23},[],{"matched_tokens":318,"snippet":92},[15],{"matched_tokens":320,"snippet":304},[],{"matched_tokens":322,"snippet":21},[],[324,329],{"field":37,"indices":325,"matched_tokens":326,"snippets":328},[20],[327],[15],[92],{"field":154,"matched_tokens":330,"snippet":308,"value":309},[79],{"best_field_score":108,"best_field_weight":109,"fields_matched":29,"num_tokens_dropped":49,"score":110,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":49},6645,{"collection_name":60,"first_q":15,"per_page":334,"q":15},6,7,{"facet_counts":337,"found":377,"hits":378,"out_of":550,"page":111,"request_params":551,"search_cutoff":38,"search_time_ms":377},[338,353],{"counts":339,"field_name":350,"sampled":38,"stats":351},[340,342,344,346,348],{"count":334,"highlighted":341,"value":341},"I Bastioni di Orione",{"count":111,"highlighted":343,"value":343},"anarres",{"count":111,"highlighted":345,"value":345},"matinée xxl",{"count":111,"highlighted":347,"value":347},"frittura mista",{"count":111,"highlighted":349,"value":349},"La fine della Fine della storia","podcastfilter",{"total_values":352},5,{"counts":354,"field_name":37,"sampled":38,"stats":375},[355,357,359,361,363,365,367,369,371,373],{"count":17,"highlighted":356,"value":356},"Bastioni di Orione",{"count":111,"highlighted":358,"value":358},"chp",{"count":111,"highlighted":360,"value":360},"Sco",{"count":111,"highlighted":362,"value":362},"quito",{"count":111,"highlighted":364,"value":364},"noboa",{"count":111,"highlighted":366,"value":366},"curdi",{"count":111,"highlighted":368,"value":368},"cuenca",{"count":111,"highlighted":370,"value":370},"Conaie",{"count":111,"highlighted":372,"value":372},"netanyahu",{"count":111,"highlighted":374,"value":374},"azerbaijan",{"total_values":376},30,12,[379,436,459,482,505,529],{"document":380,"highlight":423,"highlights":428,"text_match":431,"text_match_info":432},{"comment_count":49,"id":381,"is_sticky":49,"permalink":382,"podcastfilter":383,"post_author":384,"post_content":385,"post_date":386,"post_excerpt":387,"post_id":381,"post_modified":388,"post_thumbnail":389,"post_title":390,"post_type":391,"sort_by_date":392,"tag_links":393,"tags":414},"100654","https://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-25-09-2025-ecuador-in-piazza-contro-noboa-e-il-trumpismo-in-salsa-latina-sudovest-asiatico-in-subbuglio-ripercussioni-delle-guerre-sioniste-cina-dopo-shangai-cooperatio/",[341],"info2","Abbiamo sentito Eduardo Meneses, dopo i primi giorni di paro nacional in Ecuador che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro le ricette neoliberiste di Daniel Noboa e prima che gli scontri producessero i primi morti; il popolo è sceso in piazza nella Cuenca per i diritti dei contadini, ma allo stesso modo a Quito gli studenti si sono mobilitati, come gli autotrasportatori per la sospensione dell’articolo 126: cioè la cancellazione del sussidio sul diesel in vigore da decenni, ma sotto le ceneri ribolliva il fuoco della ribellione… Ci siamo poi mossi verso il Sudovest asiatico, rimescolato dall’aggressione sionista intenta a sfruttare l’occasione di creare Eretz Israel, ridimensionando con la forza impunita le potenze regionali; ma Erdoğan pare sia apprezzato e investito da Trump come Vicerè del Middle East. Di questa situazione ingarbugliata abbiamo parlato prima con Antonella De Biasi a partire dalla condizione del popolo curdo e armeno; e successivamente ci è sembrato utile approfondire con Murat Cinar la situazione interna, di crisi economica e repressione di ogni opposizione, e il peso della strategia geopolitica di Ankara. Da ultimo uno sguardo alla Cina con Sabrina Moles dopo l’evento estivo dello Sco e la successiva esibizione muscolare a Pechino, ma anche il multilateralismo teorizzato da Xi e le dichiarazioni ambientaliste contrapposte a quelle del rivale americano nella stessa sede newyorkese del Palazzo di Vetro. \n\n\n\nNecropolitica e narcostato ecuadoriano\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-en-paro-contra-noboa-y-fmi--67915787\n\n\n\n\nAbbiamo parlato della situazione in Ecuador con Eduardo Meneses ricercatore politico, attivista, reporter alternativo .\n\n\n\nNegli ultimi giorni l’Ecuador è scosso da un’ondata di proteste esplose dopo la decisione del presidente Daniel Noboa di abolire il sussidio sul diesel, in vigore dal 1974. La misura, che ha fatto impennare il prezzo del carburante da 1,80 a 2,80 dollari al gallone, ha innescato il conflitto sociale con manifestazioni che attraversano il Paese, dalle grandi città alle province rurali. Contadini, trasportatori, pescatori, studenti e comunità indigene denunciano un provvedimento che incide pesantemente sul costo della vita e lo considerano l’ennesima espressione di un modello neoliberista responsabile di profonde disuguaglianze. A guidare la risposta è la CONAIE, la storica Confederazione delle Nazionalità Indigene, che ha proclamato uno sciopero nazionale a oltranza.Il tema dei sussidi per il diesel è una problema storico ogni volta che si è tentato di cancellare i sussidi sul diesel c’è stata una risposta popolare .Non è una protesta isolata ma storica ci sono state proteste popolari ne 2019 e nel 2022 ,l’economia del paese è dollarizzata e non sostenibile ,al governo è costato trovare le risorse per pagare gli stipendi pubblici ,per questo sta ricorrendo al FMI che impone tagli ai sussidi e allo stato sociale. Di fronte a questa situazione economica la soluzione di Noboa è un regime autoritario per controllare il malcontento , una narco economia in cui il neoliberalismo si trasforma in una gestione della morte e questo nuovo modello si sta sviluppando ,e la gente si sta organizzando per dire no a questo processo che costituirebbe un arretramento dal punto vista sociale ed economico .\n\n\n\n\n\n\n\nTrump spariglia e la sfiducia serpeggia anche in Medio Oriente\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/la-sfiducia-negli-imperi-technomedievali-provocata-da-personaggi-distopici--67932142\n\n\n\n\nI curdi possono sperare di essere tra i pochi che traggono qualche vantaggio dalla feroce rimappatura violenta del Sudovest asiatico che sta andando in scena sul palcoscenico del Palazzo di Vetro newyorkese? \n\n\n\n Vigilanza curda: diversa per ciascun paese della loro frammentazioneA partire da questa domanda Antonella De Biasi, giornalista ed esperta della regione mediorientale, ha restituito un disegno del Sudovest asiatico a partire dal Federalismo democratico del Rojava come unica realtà di rispetto dei diritti e di un’amministrazione aperta a tutte le comunità che abitano il territorio; all’interno di Israele ci sono stati molteplici sostegni alla lotta curda (anche in funzione antiturca). Ma attualmente al-Jolani – come si faceva chiamare il tagliagole ora chiamato al-Shara, quando Antonella nel 2022 ne aveva tracciato la figura nel suo libro Astana e i 7 mari – è il padrone di quella che era buona parte della nazione governata fino a un anno fa dalla famiglia Assad, e probabilmente in questi giorni la volubilità di Trump sembra attribuire a Erdoğan il protettorato su una Siria governata da una sua creatura, in virtù delle promesse di stabilità profuse dal presidente turco, un’investitura conferita nonostante le milizie di modello ottomano: predoni che imperversano lungo le coste del Mediterraneo orientale. \n\n\n\nSpaesamento e impotenza armena: revisionismo entitàPoi si è affrontata la diversa strategia dei curdi siriani rispetto all’apertura di Ocalan, che ha invitato il Pkk a deporre le armi, come altra situazione è ancora quella dei curdi iraniani. Ma la problematicità insita nell’egemonia turca su quell’area travolge anche e maggiormente la comunità armena alla mercé dei fratelli azeri dei turchi; e furono le prime vittime di un genocidio del Secolo breve. Ora gli armeni hanno ancor meno alleati e sostenitori del solito, visto che il gas di Baku fa gola a tutti; e gli viene sottratta pezzo per pezzo identità, terra, riferimenti culturali. Oltre alla diaspora. La speranza di accoglienza europea è a metà con l’alleanza con i russi, disattesa da Putin, ma ancora valida. E Pashinyan non ha alcuna idea o autorevolezza per rappresentare gli armeni. \n\n\n\nRelazioni tra Israele e TurchiaUn’ipotesi di Al-Jazeera vede la Turchia nel mirino israeliano per assicurare l’impunità di Netanyahu che si fonda sul costante stato di guerra, ma anche perché è l’ultima potenza regionale non ancora ridimensionata dall’aggressività sionista. Peraltro la rivalità risale a decenni fa e in questo periodo di Global Sudum Flottilla si ricorda la Mavi Marmara assaltata dai pirati del Mossad uccidendo 10 persone a bordo, mentre cercava di forzare il blocco navale di Gaza. Fino a che punto può essere credibile una guerra scatenata da Israele contro la Turchia? Secondo Antonella De Biasi è difficile che possa avvenire, non solo perché Erdoğan è più abile di Netanyahu (al rientro da Tianjin ha chiesto a Trump gli F-35, dimenticando i sistemi antiaerei comprati da Mosca), ma perché gli affari anche di ordigni militari non si sono mai interrotti, inoltre a livello regionale l’alleanza con Al-Thani dovrebbe mettere al riparo la Turchia da attacchi sconsiderati e senza pretesti validi… certo, con il terrore di Netanyahu non si può mai sapere. \n\n\n\nCosa rimane del sistema di Astana?Facile interpretare la presenza a Tianjin dei leader che erano soliti incontrarsi sotto l’ombrello di Astana come confluenza di interessi, meno semplice capire fino a che punto ciascuno di loro e gli altri protagonisti del Shangai cooperation organization siano posizionati in più o meno consolidate alleanze. Sentiamo Antonella De Biasi e sugli stessi argomenti poi anche Murat Cinar in questo spreaker che abbiamo registrato subito dopo aver sentito Antonella: Trump incontra Erdoğan.\n\n\n\n\n\n\n\nL’Internazionale nera passa anche da Ankara\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-incontra-erdogan-lui-ha-bisogno-di-cose-io-di-altre-ci-mettiamo-d-accordo--67923007\n\n\n\n\nPiù la situazione risulta nebulosa, intricata e sul bordo del precipizio bellico e maggiore è il potere in mano a Erdoğan\n\n\n\nLo scollamento giovanile (da Gezi Park), la censura (Murat Cinar ci ha proposto l’ultima in ordine di tempo delle proibizioni musicali in Turchia), l’asservimento e la concentrazione dei poteri (gli interventi della magistratura a ingabbiare l’opposizione con pretesti), le centrali mediatiche ridotte a megafono del potere… tutti aspetti che caratterizzano il ventennio del Sultano al potere, ma se si guarda bene all’involuzione del paesaggio globale, si nota che la cancellazione dello Stato di diritto non è una prerogativa turca, ma riduce Ankara a una delle tappe dell’Internazionale nera che parte da Washington, passa per Roma, Tel Aviv, Budapest…L’economia in crisi, tranne la produzione bellica in mano alla famiglia che per il resto saccheggia la finanza statale da 20 anni a questa parte e ora la condiscendenza alle richieste di Trump dissangueranno ulteriormente il bilancio, già falcidiato dal 90% di inflazione, con svalutazione della Lira dal 2008 in poi e con una disoccupazione altissima. Ma anche a livello internazionale la diplomazia turca è agevolata dalla sua collocazione ambigua, dai suoi affari agevolati dagli errori europei, dal suo mantenersi all’interno della Nato ma sempre partecipe di ogni centro di potere: uditore della centralità multilaterale di Tianjin con il Sud del mondo e contemporaneamente presente alla riunione con paesi arabi sul piano di pace per Gaza alla corte di Trump, che vede in Erdoğan un potenziale risolutore a cui delegare la questione ucraina, perché «unico leader apprezzato da Zelensky e da Putin»; mentre il fantasma degli Accordi di Astana potrebbe sembrare confluire nello Sco, dove c’erano tutt’e tre i protagonisti, in realtà Murat ritiene chiuso il percorso degli Astana Files, perché la Turchia non fa effettivamente parte di Shangai Files. Piuttosto va approfondito il discorso di Astana sulla Siria e lo stallo attuale di tutte le potenze che ne controllavano il territorio prima della dirompente dissoluzione dello stato di Assad: alcune del tutto esautorate, come Iran e Russia, e altre che si contrappongono: Turchia, Qatar e Israele… e probabilmente per gli americani è più accettabile che sia controllato da Erdoğan. Ma questo non significa che la repubblica turca sia contraria a Tel Aviv: infatti Murat ci spiega come ci siano manifestazioni propal che vengono pesantemente caricate dalla polizia indette da forze conservatrici della destra islamista, perché gli interessi dell’industria bellica sono tutti a favore di Israele e gli affari vedono la famiglia del presidente tra i beneficiari degli scambi e dell’uso di armi a Gaza; anche il Chp organizza proteste","29 Settembre 2025","Abbiamo sentito Eduardo Meneses, dopo i primi giorni di paro nacional in Ecuador che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro le ricette neoliberiste di Daniel Noboa e prima che gli scontri producessero i primi morti; il popolo è sceso in piazza nella Cuenca per i diritti dei contadini, ma […]","2025-09-29 14:27:35","https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 25/09/2025 – ECUADOR IN PIAZZA CONTRO NOBOA E IL TRUMPISMO IN SALSA LATINA; SUDOVEST ASIATICO IN SUBBUGLIO, RIPERCUSSIONI DELLE GUERRE SIONISTE; CINA DOPO SHANGAI COOPERATION ORGANIZATION E XI ALL’ONU CON LA CASACCA AMBIENTALISTA","podcast",1759108934,[394,395,396,397,398,399,400,401,402,403,404,405,406,407,408,409,410,411,412,413],"https://radioblackout.org/tag/armenia/","https://radioblackout.org/tag/azerbaijan/","https://radioblackout.org/tag/chp/","https://radioblackout.org/tag/conaie/","https://radioblackout.org/tag/cuenca/","https://radioblackout.org/tag/curdi/","https://radioblackout.org/tag/erdogan/","https://radioblackout.org/tag/israele/","https://radioblackout.org/tag/nato/","https://radioblackout.org/tag/netanyahu/","https://radioblackout.org/tag/noboa/","https://radioblackout.org/tag/ocalan/","https://radioblackout.org/tag/pkk/","https://radioblackout.org/tag/proteste/","https://radioblackout.org/tag/qatar/","https://radioblackout.org/tag/quito/","https://radioblackout.org/tag/sco/","https://radioblackout.org/tag/siria/","https://radioblackout.org/tag/trump/","https://radioblackout.org/tag/turchia/",[415,374,358,370,368,366,23,416,417,372,364,418,419,18,420,362,360,421,422,21],"armenia","Israele","nato","Ocalan","pkk","qatar","Siria","Trump",{"post_content":424},{"matched_tokens":425,"snippet":426,"value":427},[15],"già falcidiato dal 90% di \u003Cmark>inflazione\u003C/mark>, con svalutazione della Lira dal","Abbiamo sentito Eduardo Meneses, dopo i primi giorni di paro nacional in Ecuador che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro le ricette neoliberiste di Daniel Noboa e prima che gli scontri producessero i primi morti; il popolo è sceso in piazza nella Cuenca per i diritti dei contadini, ma allo stesso modo a Quito gli studenti si sono mobilitati, come gli autotrasportatori per la sospensione dell’articolo 126: cioè la cancellazione del sussidio sul diesel in vigore da decenni, ma sotto le ceneri ribolliva il fuoco della ribellione… Ci siamo poi mossi verso il Sudovest asiatico, rimescolato dall’aggressione sionista intenta a sfruttare l’occasione di creare Eretz Israel, ridimensionando con la forza impunita le potenze regionali; ma Erdoğan pare sia apprezzato e investito da Trump come Vicerè del Middle East. Di questa situazione ingarbugliata abbiamo parlato prima con Antonella De Biasi a partire dalla condizione del popolo curdo e armeno; e successivamente ci è sembrato utile approfondire con Murat Cinar la situazione interna, di crisi economica e repressione di ogni opposizione, e il peso della strategia geopolitica di Ankara. Da ultimo uno sguardo alla Cina con Sabrina Moles dopo l’evento estivo dello Sco e la successiva esibizione muscolare a Pechino, ma anche il multilateralismo teorizzato da Xi e le dichiarazioni ambientaliste contrapposte a quelle del rivale americano nella stessa sede newyorkese del Palazzo di Vetro. \n\n\n\nNecropolitica e narcostato ecuadoriano\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-en-paro-contra-noboa-y-fmi--67915787\n\n\n\n\nAbbiamo parlato della situazione in Ecuador con Eduardo Meneses ricercatore politico, attivista, reporter alternativo .\n\n\n\nNegli ultimi giorni l’Ecuador è scosso da un’ondata di proteste esplose dopo la decisione del presidente Daniel Noboa di abolire il sussidio sul diesel, in vigore dal 1974. La misura, che ha fatto impennare il prezzo del carburante da 1,80 a 2,80 dollari al gallone, ha innescato il conflitto sociale con manifestazioni che attraversano il Paese, dalle grandi città alle province rurali. Contadini, trasportatori, pescatori, studenti e comunità indigene denunciano un provvedimento che incide pesantemente sul costo della vita e lo considerano l’ennesima espressione di un modello neoliberista responsabile di profonde disuguaglianze. A guidare la risposta è la CONAIE, la storica Confederazione delle Nazionalità Indigene, che ha proclamato uno sciopero nazionale a oltranza.Il tema dei sussidi per il diesel è una problema storico ogni volta che si è tentato di cancellare i sussidi sul diesel c’è stata una risposta popolare .Non è una protesta isolata ma storica ci sono state proteste popolari ne 2019 e nel 2022 ,l’economia del paese è dollarizzata e non sostenibile ,al governo è costato trovare le risorse per pagare gli stipendi pubblici ,per questo sta ricorrendo al FMI che impone tagli ai sussidi e allo stato sociale. Di fronte a questa situazione economica la soluzione di Noboa è un regime autoritario per controllare il malcontento , una narco economia in cui il neoliberalismo si trasforma in una gestione della morte e questo nuovo modello si sta sviluppando ,e la gente si sta organizzando per dire no a questo processo che costituirebbe un arretramento dal punto vista sociale ed economico .\n\n\n\n\n\n\n\nTrump spariglia e la sfiducia serpeggia anche in Medio Oriente\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/la-sfiducia-negli-imperi-technomedievali-provocata-da-personaggi-distopici--67932142\n\n\n\n\nI curdi possono sperare di essere tra i pochi che traggono qualche vantaggio dalla feroce rimappatura violenta del Sudovest asiatico che sta andando in scena sul palcoscenico del Palazzo di Vetro newyorkese? \n\n\n\n Vigilanza curda: diversa per ciascun paese della loro frammentazioneA partire da questa domanda Antonella De Biasi, giornalista ed esperta della regione mediorientale, ha restituito un disegno del Sudovest asiatico a partire dal Federalismo democratico del Rojava come unica realtà di rispetto dei diritti e di un’amministrazione aperta a tutte le comunità che abitano il territorio; all’interno di Israele ci sono stati molteplici sostegni alla lotta curda (anche in funzione antiturca). Ma attualmente al-Jolani – come si faceva chiamare il tagliagole ora chiamato al-Shara, quando Antonella nel 2022 ne aveva tracciato la figura nel suo libro Astana e i 7 mari – è il padrone di quella che era buona parte della nazione governata fino a un anno fa dalla famiglia Assad, e probabilmente in questi giorni la volubilità di Trump sembra attribuire a Erdoğan il protettorato su una Siria governata da una sua creatura, in virtù delle promesse di stabilità profuse dal presidente turco, un’investitura conferita nonostante le milizie di modello ottomano: predoni che imperversano lungo le coste del Mediterraneo orientale. \n\n\n\nSpaesamento e impotenza armena: revisionismo entitàPoi si è affrontata la diversa strategia dei curdi siriani rispetto all’apertura di Ocalan, che ha invitato il Pkk a deporre le armi, come altra situazione è ancora quella dei curdi iraniani. Ma la problematicità insita nell’egemonia turca su quell’area travolge anche e maggiormente la comunità armena alla mercé dei fratelli azeri dei turchi; e furono le prime vittime di un genocidio del Secolo breve. Ora gli armeni hanno ancor meno alleati e sostenitori del solito, visto che il gas di Baku fa gola a tutti; e gli viene sottratta pezzo per pezzo identità, terra, riferimenti culturali. Oltre alla diaspora. La speranza di accoglienza europea è a metà con l’alleanza con i russi, disattesa da Putin, ma ancora valida. E Pashinyan non ha alcuna idea o autorevolezza per rappresentare gli armeni. \n\n\n\nRelazioni tra Israele e TurchiaUn’ipotesi di Al-Jazeera vede la Turchia nel mirino israeliano per assicurare l’impunità di Netanyahu che si fonda sul costante stato di guerra, ma anche perché è l’ultima potenza regionale non ancora ridimensionata dall’aggressività sionista. Peraltro la rivalità risale a decenni fa e in questo periodo di Global Sudum Flottilla si ricorda la Mavi Marmara assaltata dai pirati del Mossad uccidendo 10 persone a bordo, mentre cercava di forzare il blocco navale di Gaza. Fino a che punto può essere credibile una guerra scatenata da Israele contro la Turchia? Secondo Antonella De Biasi è difficile che possa avvenire, non solo perché Erdoğan è più abile di Netanyahu (al rientro da Tianjin ha chiesto a Trump gli F-35, dimenticando i sistemi antiaerei comprati da Mosca), ma perché gli affari anche di ordigni militari non si sono mai interrotti, inoltre a livello regionale l’alleanza con Al-Thani dovrebbe mettere al riparo la Turchia da attacchi sconsiderati e senza pretesti validi… certo, con il terrore di Netanyahu non si può mai sapere. \n\n\n\nCosa rimane del sistema di Astana?Facile interpretare la presenza a Tianjin dei leader che erano soliti incontrarsi sotto l’ombrello di Astana come confluenza di interessi, meno semplice capire fino a che punto ciascuno di loro e gli altri protagonisti del Shangai cooperation organization siano posizionati in più o meno consolidate alleanze. Sentiamo Antonella De Biasi e sugli stessi argomenti poi anche Murat Cinar in questo spreaker che abbiamo registrato subito dopo aver sentito Antonella: Trump incontra Erdoğan.\n\n\n\n\n\n\n\nL’Internazionale nera passa anche da Ankara\n\n\n\n\nhttps://www.spreaker.com/episode/trump-incontra-erdogan-lui-ha-bisogno-di-cose-io-di-altre-ci-mettiamo-d-accordo--67923007\n\n\n\n\nPiù la situazione risulta nebulosa, intricata e sul bordo del precipizio bellico e maggiore è il potere in mano a Erdoğan\n\n\n\nLo scollamento giovanile (da Gezi Park), la censura (Murat Cinar ci ha proposto l’ultima in ordine di tempo delle proibizioni musicali in Turchia), l’asservimento e la concentrazione dei poteri (gli interventi della magistratura a ingabbiare l’opposizione con pretesti), le centrali mediatiche ridotte a megafono del potere… tutti aspetti che caratterizzano il ventennio del Sultano al potere, ma se si guarda bene all’involuzione del paesaggio globale, si nota che la cancellazione dello Stato di diritto non è una prerogativa turca, ma riduce Ankara a una delle tappe dell’Internazionale nera che parte da Washington, passa per Roma, Tel Aviv, Budapest…L’economia in crisi, tranne la produzione bellica in mano alla famiglia che per il resto saccheggia la finanza statale da 20 anni a questa parte e ora la condiscendenza alle richieste di Trump dissangueranno ulteriormente il bilancio, già falcidiato dal 90% di \u003Cmark>inflazione\u003C/mark>, con svalutazione della Lira dal 2008 in poi e con una disoccupazione altissima. Ma anche a livello internazionale la diplomazia turca è agevolata dalla sua collocazione ambigua, dai suoi affari agevolati dagli errori europei, dal suo mantenersi all’interno della Nato ma sempre partecipe di ogni centro di potere: uditore della centralità multilaterale di Tianjin con il Sud del mondo e contemporaneamente presente alla riunione con paesi arabi sul piano di pace per Gaza alla corte di Trump, che vede in Erdoğan un potenziale risolutore a cui delegare la questione ucraina, perché «unico leader apprezzato da Zelensky e da Putin»; mentre il fantasma degli Accordi di Astana potrebbe sembrare confluire nello Sco, dove c’erano tutt’e tre i protagonisti, in realtà Murat ritiene chiuso il percorso degli Astana Files, perché la Turchia non fa effettivamente parte di Shangai Files. Piuttosto va approfondito il discorso di Astana sulla Siria e lo stallo attuale di tutte le potenze che ne controllavano il territorio prima della dirompente dissoluzione dello stato di Assad: alcune del tutto esautorate, come Iran e Russia, e altre che si contrappongono: Turchia, Qatar e Israele… e probabilmente per gli americani è più accettabile che sia controllato da Erdoğan. Ma questo non significa che la repubblica turca sia contraria a Tel Aviv: infatti Murat ci spiega come ci siano manifestazioni propal che vengono pesantemente caricate dalla polizia indette da forze conservatrici della destra islamista, perché gli interessi dell’industria bellica sono tutti a favore di Israele e gli affari vedono la famiglia del presidente tra i beneficiari degli scambi e dell’uso di armi a Gaza; anche il Chp organizza proteste",[429],{"field":154,"matched_tokens":430,"snippet":426,"value":427},[15],578730123365187700,{"best_field_score":433,"best_field_weight":434,"fields_matched":111,"num_tokens_dropped":49,"score":435,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":49},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":437,"highlight":450,"highlights":455,"text_match":431,"text_match_info":458},{"comment_count":49,"id":438,"is_sticky":49,"permalink":439,"podcastfilter":440,"post_author":52,"post_content":441,"post_date":442,"post_excerpt":55,"post_id":438,"post_modified":443,"post_thumbnail":444,"post_title":445,"post_type":391,"sort_by_date":446,"tag_links":447,"tags":449},"98318","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-29-05-2025-i-veri-uomini-mangiano-empanadas-novi-sad-pedala-a-strasburgo-ma-lue-era-fuori-trumponomics-vale-un-taco/",[341],"L’ultima settimana di maggio vede ai Bastioni di Orione un concentrato di gusti latinos. Si comincia con las empanadas servite da Darín a Milei su un piatto d'argento ci vengono descritte direttamente da Buenos Aires dove si trova Alfredo Somoza, che ne trae un quadro socio-economico della trasformazione argentina in corso; gli abbiamo chiesto anche un punto di vista più ravvicinato sulle elezioni venezuelane e sulle presenze paramilitari nel Mexico in cui i collaboratori della sindaca del DF vengono assassinati.\r\nUn’altra regione di tensioni lontane dai riflettori distratti del circo mediatico è la Serbia attraversata da uno schietto movimento nato nelle università, dove i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro di risveglio anche della società civile, mobilitata contro il sistema di potere di Vučić... ma la marcia verso l’UE per ottenere appoggio è sfumata di fronte al disinteresse interessato dei palazzi europei e all'interno si avanza il rischio di infiltrazioni naziste in stile Maidan: finora la vigilanza ha mantenuto il movimento sui binari di rifiuto di ogni egemonia. Speriamo duri, abbiamo espresso questo augurio con Tatjana Djordjević.\r\nSuccoso il finale di puntata con un intervento particolarmente illuminante di Andrea Fumagalli, che ha descritto con acume lo schema strategico di Trump; una trama che sulla carta potrebbe funzionare, se tutti i tasselli della scommessa economica attivata per salvare l’egemonia dell'imperialismo americano che sta frantumandosi sui due debiti.\r\n\r\n\r\n\r\nA partire da un dibattito tutto tipicamente argentino sul costo delle empanadas all’epoca dell’anarcocapitalismo Alfredo Somoza ci dà una descrizione della situazione socio-economica dell’Argentina di Milei direttamente da una Buenos Aires sgravata dal mercato nero della divisa americana dalla svalutazione del dollaro, che come potere d’acquisto ha dato respiro ai salari, che nella stretta connessione con gli Usa ne traggono vantaggio. Il carovita comunque esiste, nonostante la distrazione delle empanadas che fa gioco alla potenza di fuoco dei social a favore di Milei, dimostrata dall’influenza che ha avuto sulle elezioni l’uso smodato della AI, appalesando la difficoltà a comprendere il singolo video, il singolo messaggio se siano reali o costruiti… news o fake.\r\nLa scorciatoia del riflesso pavolviano delle destre che individuano il contrasto al fenomeno migratorio come soluzione per le crisi economiche è difficilmente applicabile in un paese fatto di migranti, figli di flussi secolari di immigrati, prima da Oltreoceano e ora dai paesi limitrofi, genti soprattutto alla ricerca di sanità assicurata, ius soli e istruzione gratuita. Oltre alla situazione politica all’interno dei paesi di provenienza (ora la maggioranza dei recenti arrivi proviene dal Venezuela). Su questo si innesta l’ideologia della remigracion che degenera nel razzismo dei rimpatri mai successi nella accogliente terra argentina, ma Milei doveva mostrare al suo elettorato che prendeva di petto il problema.\r\nE infatti il presidente si è rafforzato ed è riuscito a prosciugare il bacino elettorale dei conservatori classici, o meglio il lavoro politico di sua sorella Carina, sottosegretaria alla presidenza, ha sortito il suo effetto. Anche grazie al sospiro di sollievo di una nazione in cui il tasso di inflazione è passato dal 240 al 24% annuo; pagato dalle pensioni e dal welfare azzerato. Un’inflazione che colpisce soprattutto l’economia del peso e non quella dei ricchi che vivono in un’economia di dollari e non si è intervenuti sul «gigantesco problema di infrastrutture vecchie e l’efficienza della scuola pubblica» su cui questo governo populista non ha alcun piano, pensando che combattendo la corruzione si risolverà tutto per magia.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/0Onoxm8U2Uk23lPipo0YSn?si=LrcipfzKQZ6BIX3H1nS3tQ\r\n\r\nL‘opposizione si è intestata la vittoria perché ufficialmente il 43% dei venezuelani è andato al voto (secondo Machado solo il 14), ma Maduro è comunque uscito rafforzato – come Milei – dal voto amministrativo, che ha compreso pure il distretto della Guyana Essequiba, un territorio contestato per un effetto di eredità coloniale, una regione ricca di materie prime e di petrolio, una disputa che Alfredo Somoza assimila a quello su Las Malvinas al tempo di Videla, perché nessuno in Sudamerica riconosce che si possano mettere in dubbio confini e non comunque in questo modo. Paradossale è il racconto che ci viene fatto sulla Guinea Equatoriale – il paese africano sotto un regime quarantennale – che era parte del Vicereame di cui Buenos Aires a cui un arcipelago si appella per affrancarsi dalla Guinea equatoriale. Una situazione surreale come quella di Essequiba. Per bilanciare la stigmatizzazione del nostro interlocutore, segnaliamo anche il racconto all’opposto di Geraldina Colotti che su “Pagine Esteri” racconta da un punto di vista opposto sia le pretese di Caracas sul nuovo stato, sia il voto del 25 maggio: https://pagineesteri.it/2025/05/29/america-latina/maduro-trionfa-nelle-elezioni-del-25-maggio-la-destra-ha-vinto-lastensione/\r\nAlfredo considera questa tornata elettorale il secondo tempo delle elezioni che avrebbero confermato Maduro presidente, ma di cui nessuno ha ancora potuto vedere i verbali; il 25 maggio non c’erano osservatori e le operazioni di voto sono ormai un risibile teatrino. Ma il vero dramma è la emigrazione massiva: un esodo che fino a poco tempo fa era attribuibile alla opposizione retriva e pasticciona, ora – con l’involuzione del chavismo – le colpe sono di tutta la classe politica.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/2MaoXE6e6viGZfj77OwEr6?si=_xuznyf4RuKOWQeL7G7ZhQ\r\n\r\nAnche in Mexico sono stati il 14 per cento gli elettori che per la prima volta al mondo sono stati chiamati a eleggere i magistrati che dovranno gestire il potere giudiziario, ma di questo non abbiamo parlato con Alfredo Somoza, piuttosto si è discusso dei due collaboratori della sindaca del DF uccisi dalla necropolitica e dei paramilitari, diffusi sul territorio, ma in particolare in Chiapas.\r\nL’omicidio di Ximena Guzmán e José Muñoz è un attacco diretto al partito della presidenta Claudia Scheinbaum e della sindaca, non rivendicato dai Narcos. Peraltro ulteriore mistero nasce dal fatto che il DF non è un territorio conteso come potrebbe essere Oaxaca o Sinaloa, eppure i killer hanno dimostrato una professionalità assimilabile ai cartelli… o ai paramilitari al servizio dei possidenti del Sud: sul Chiapas si concentra un’assenza di controllo sia dal punto di vista della migrazione, sia del fentanil, sia dei paramilitari assoldati dai terratenientes. A trent’anni dalla comparsa dell’Ezln.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6VfLix6SWeTRYG2XRVYNBU?si=t1M9cQf3SyOLIlq1E83APw\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/DaBuenosAires.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast latinoamericani precedenti pigia qui.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nContinuano le manifestazioni in Serbia, anzi sono state esportate in “Europa” con biciclettate di centinaia di chilometri e presidi, senza ottenere l’attenzione dovuta, perché le relazioni comunitarie con Vučić nascondono interessi tali da impedire qualsiasi timida protesta verso la democratura nazionalista di Belgrado. E mentre Vučić intrattiene rapporti con gli europei, non disdegna alleanze con Putin – recente è il viaggio a Mosca e la posizione sulla guerra in Ucraina del leader populista gli permette di barcamenarsi – e con Xi; ma il movimento nato dalle università non demorde.\r\nPerò rischia infiltrazioni: infatti se da un lato continua a mantenere la sua distanza da chiunque cerchi di egemonizzare e a fare blocchi e scendere in piazza, dall’altro si comincia a vociferare di presenze anche di destra quando all’inizio l’influenza era progressista e antinazionalista, che potrebbero preparare uno scenario assimilabile alla nefasta Maidan di Kyiv. Perciò abbiamo interpellato Tatjana Djordjević per comprendere quali sviluppi possiamo attenderci da questa ribellione dal basso che ha intercettato mugugni e indignazioni della società civile, dandogli voce: sono andati a stanare il malcontento nella Serbia profonda, isolata, hanno attraversato a piedi il paese per incontrare la mentalità dei paesi. La richiesta sostanzialmente è un cambio di regime, ma cominciano a essere stremati dopo mesi di blocco delle attività universitarie.\r\nPurtroppo i nazionalismi sono persino più rafforzati dopo la Guerra nei Balcani, e la Storia si ripete..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/a-che-punto-e-la-notte-in-serbia--66372615\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/QuantaStradaHanFattaSerbi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi ai nazionalismi esteuropei qui potete trovare i conflitti che attraversano anche i balcani\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nCaos e instabilità portano scompiglio, ma sembrano funzionali a uno schema preciso dell’amministrazione trumpiana che sulla carta va producendo una trama che potrebbe funzionare, nonostante lo scetticismo derisorio e le reazioni dei mercati, rivoluzionando il sistema economico-finanziario globale, ribaltando la tensione verso la globalizzazione su cui le strategie americane avevano puntato dagli ani Novanta per mantenere l’egemonia economica e tecnologica.\r\nAndrea Fumagalli segue questo schema, ricostruendolo ai nostri microfoni l’ideologia libertarian dell’anarcocapitalismo mescolata alla clava dello statalismo daziario. Ci sono resistenze da parte di apparati (come lo stop della Corte che ha tentato di invalidare l’operazione sui dazi del Liberation day) e istituzioni che tentano di impedire lo sviluppo del velleitario piano trumpiano, che è sicuramente temerario e la scommessa è sul filo del rasoio: potrebbe finire come quello di Zsa-Zsa Korda nell’ultimo film di Wes Anderson, ma per ora mantiene le sue ipotesi di avere i mezzi per ribaltare attraverso il protezionismo la tendenza al declino dell’imperialismo americano.\r\nNegli ultimi anni tutto era regolato dal Washington Consensus e gli apparati che gestivano fino alla crisi del 2008, poi l’ordine mondiale è venuto meno, inceppando il meccanismo della globalizzazione, lasciando sviluppare altri imperialismi; Trump è il frutto di questa perdita di egemonia ed è reazione alla rete intessuta da Pechino. Su tutto questo si innesca il problema dei due elementi di debito americano (interno ed esterno) che rischiano di far implodere tutto il sistema americano: solo se il dollaro rimane valuta appetibile gli Usa possono evitare il tracollo.\r\nDi qui il tentativo di ridurre il debito estero attraverso i dazi che fanno pagare il debito al resto del mondo con quei tassi (importando però inflazione e stagflazione che riducono il potere d’acquisto, con effetto recessivo interno), ma anche eliminando fortemente la tassazione interna sui ricchi, incrementando le tasse dei poveri con l’eliminazione dei crediti di imposta.\r\nLa logica commerciale è fatta di accordi personali che stravolgono ulteriormente il quadro e possono comportare una vera Rivoluzione del sistema economico-finanziario come lo conosciamo.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/the-trumpian-scheme--66348340\r\n\r\nSi possono ascoltare i podcast relativi alla rivoluzione anarcocapitalista trumpiana qui\r\n\r\n ","3 Giugno 2025","2025-06-08 08:54:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 29/05/2025 - GLI ANARCOCAPITALISTI MANGIANO EMPANADAS; NOVI SAD PEDALA A STRASBURGO, MA L’UE ERA FUORI; TRUMPONOMICS VALE UN TACO?",1748911188,[448],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[356],{"post_content":451},{"matched_tokens":452,"snippet":453,"value":454},[15],"in cui il tasso di \u003Cmark>inflazione\u003C/mark> è passato dal 240 al","L’ultima settimana di maggio vede ai Bastioni di Orione un concentrato di gusti latinos. Si comincia con las empanadas servite da Darín a Milei su un piatto d'argento ci vengono descritte direttamente da Buenos Aires dove si trova Alfredo Somoza, che ne trae un quadro socio-economico della trasformazione argentina in corso; gli abbiamo chiesto anche un punto di vista più ravvicinato sulle elezioni venezuelane e sulle presenze paramilitari nel Mexico in cui i collaboratori della sindaca del DF vengono assassinati.\r\nUn’altra regione di tensioni lontane dai riflettori distratti del circo mediatico è la Serbia attraversata da uno schietto movimento nato nelle università, dove i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro di risveglio anche della società civile, mobilitata contro il sistema di potere di Vučić... ma la marcia verso l’UE per ottenere appoggio è sfumata di fronte al disinteresse interessato dei palazzi europei e all'interno si avanza il rischio di infiltrazioni naziste in stile Maidan: finora la vigilanza ha mantenuto il movimento sui binari di rifiuto di ogni egemonia. Speriamo duri, abbiamo espresso questo augurio con Tatjana Djordjević.\r\nSuccoso il finale di puntata con un intervento particolarmente illuminante di Andrea Fumagalli, che ha descritto con acume lo schema strategico di Trump; una trama che sulla carta potrebbe funzionare, se tutti i tasselli della scommessa economica attivata per salvare l’egemonia dell'imperialismo americano che sta frantumandosi sui due debiti.\r\n\r\n\r\n\r\nA partire da un dibattito tutto tipicamente argentino sul costo delle empanadas all’epoca dell’anarcocapitalismo Alfredo Somoza ci dà una descrizione della situazione socio-economica dell’Argentina di Milei direttamente da una Buenos Aires sgravata dal mercato nero della divisa americana dalla svalutazione del dollaro, che come potere d’acquisto ha dato respiro ai salari, che nella stretta connessione con gli Usa ne traggono vantaggio. Il carovita comunque esiste, nonostante la distrazione delle empanadas che fa gioco alla potenza di fuoco dei social a favore di Milei, dimostrata dall’influenza che ha avuto sulle elezioni l’uso smodato della AI, appalesando la difficoltà a comprendere il singolo video, il singolo messaggio se siano reali o costruiti… news o fake.\r\nLa scorciatoia del riflesso pavolviano delle destre che individuano il contrasto al fenomeno migratorio come soluzione per le crisi economiche è difficilmente applicabile in un paese fatto di migranti, figli di flussi secolari di immigrati, prima da Oltreoceano e ora dai paesi limitrofi, genti soprattutto alla ricerca di sanità assicurata, ius soli e istruzione gratuita. Oltre alla situazione politica all’interno dei paesi di provenienza (ora la maggioranza dei recenti arrivi proviene dal Venezuela). Su questo si innesta l’ideologia della remigracion che degenera nel razzismo dei rimpatri mai successi nella accogliente terra argentina, ma Milei doveva mostrare al suo elettorato che prendeva di petto il problema.\r\nE infatti il presidente si è rafforzato ed è riuscito a prosciugare il bacino elettorale dei conservatori classici, o meglio il lavoro politico di sua sorella Carina, sottosegretaria alla presidenza, ha sortito il suo effetto. Anche grazie al sospiro di sollievo di una nazione in cui il tasso di \u003Cmark>inflazione\u003C/mark> è passato dal 240 al 24% annuo; pagato dalle pensioni e dal welfare azzerato. Un’inflazione che colpisce soprattutto l’economia del peso e non quella dei ricchi che vivono in un’economia di dollari e non si è intervenuti sul «gigantesco problema di infrastrutture vecchie e l’efficienza della scuola pubblica» su cui questo governo populista non ha alcun piano, pensando che combattendo la corruzione si risolverà tutto per magia.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/0Onoxm8U2Uk23lPipo0YSn?si=LrcipfzKQZ6BIX3H1nS3tQ\r\n\r\nL‘opposizione si è intestata la vittoria perché ufficialmente il 43% dei venezuelani è andato al voto (secondo Machado solo il 14), ma Maduro è comunque uscito rafforzato – come Milei – dal voto amministrativo, che ha compreso pure il distretto della Guyana Essequiba, un territorio contestato per un effetto di eredità coloniale, una regione ricca di materie prime e di petrolio, una disputa che Alfredo Somoza assimila a quello su Las Malvinas al tempo di Videla, perché nessuno in Sudamerica riconosce che si possano mettere in dubbio confini e non comunque in questo modo. Paradossale è il racconto che ci viene fatto sulla Guinea Equatoriale – il paese africano sotto un regime quarantennale – che era parte del Vicereame di cui Buenos Aires a cui un arcipelago si appella per affrancarsi dalla Guinea equatoriale. Una situazione surreale come quella di Essequiba. Per bilanciare la stigmatizzazione del nostro interlocutore, segnaliamo anche il racconto all’opposto di Geraldina Colotti che su “Pagine Esteri” racconta da un punto di vista opposto sia le pretese di Caracas sul nuovo stato, sia il voto del 25 maggio: https://pagineesteri.it/2025/05/29/america-latina/maduro-trionfa-nelle-elezioni-del-25-maggio-la-destra-ha-vinto-lastensione/\r\nAlfredo considera questa tornata elettorale il secondo tempo delle elezioni che avrebbero confermato Maduro presidente, ma di cui nessuno ha ancora potuto vedere i verbali; il 25 maggio non c’erano osservatori e le operazioni di voto sono ormai un risibile teatrino. Ma il vero dramma è la emigrazione massiva: un esodo che fino a poco tempo fa era attribuibile alla opposizione retriva e pasticciona, ora – con l’involuzione del chavismo – le colpe sono di tutta la classe politica.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/2MaoXE6e6viGZfj77OwEr6?si=_xuznyf4RuKOWQeL7G7ZhQ\r\n\r\nAnche in Mexico sono stati il 14 per cento gli elettori che per la prima volta al mondo sono stati chiamati a eleggere i magistrati che dovranno gestire il potere giudiziario, ma di questo non abbiamo parlato con Alfredo Somoza, piuttosto si è discusso dei due collaboratori della sindaca del DF uccisi dalla necropolitica e dei paramilitari, diffusi sul territorio, ma in particolare in Chiapas.\r\nL’omicidio di Ximena Guzmán e José Muñoz è un attacco diretto al partito della presidenta Claudia Scheinbaum e della sindaca, non rivendicato dai Narcos. Peraltro ulteriore mistero nasce dal fatto che il DF non è un territorio conteso come potrebbe essere Oaxaca o Sinaloa, eppure i killer hanno dimostrato una professionalità assimilabile ai cartelli… o ai paramilitari al servizio dei possidenti del Sud: sul Chiapas si concentra un’assenza di controllo sia dal punto di vista della migrazione, sia del fentanil, sia dei paramilitari assoldati dai terratenientes. A trent’anni dalla comparsa dell’Ezln.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6VfLix6SWeTRYG2XRVYNBU?si=t1M9cQf3SyOLIlq1E83APw\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/DaBuenosAires.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast latinoamericani precedenti pigia qui.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nContinuano le manifestazioni in Serbia, anzi sono state esportate in “Europa” con biciclettate di centinaia di chilometri e presidi, senza ottenere l’attenzione dovuta, perché le relazioni comunitarie con Vučić nascondono interessi tali da impedire qualsiasi timida protesta verso la democratura nazionalista di Belgrado. E mentre Vučić intrattiene rapporti con gli europei, non disdegna alleanze con Putin – recente è il viaggio a Mosca e la posizione sulla guerra in Ucraina del leader populista gli permette di barcamenarsi – e con Xi; ma il movimento nato dalle università non demorde.\r\nPerò rischia infiltrazioni: infatti se da un lato continua a mantenere la sua distanza da chiunque cerchi di egemonizzare e a fare blocchi e scendere in piazza, dall’altro si comincia a vociferare di presenze anche di destra quando all’inizio l’influenza era progressista e antinazionalista, che potrebbero preparare uno scenario assimilabile alla nefasta Maidan di Kyiv. Perciò abbiamo interpellato Tatjana Djordjević per comprendere quali sviluppi possiamo attenderci da questa ribellione dal basso che ha intercettato mugugni e indignazioni della società civile, dandogli voce: sono andati a stanare il malcontento nella Serbia profonda, isolata, hanno attraversato a piedi il paese per incontrare la mentalità dei paesi. La richiesta sostanzialmente è un cambio di regime, ma cominciano a essere stremati dopo mesi di blocco delle attività universitarie.\r\nPurtroppo i nazionalismi sono persino più rafforzati dopo la Guerra nei Balcani, e la Storia si ripete..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/a-che-punto-e-la-notte-in-serbia--66372615\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/QuantaStradaHanFattaSerbi.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi ai nazionalismi esteuropei qui potete trovare i conflitti che attraversano anche i balcani\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nCaos e instabilità portano scompiglio, ma sembrano funzionali a uno schema preciso dell’amministrazione trumpiana che sulla carta va producendo una trama che potrebbe funzionare, nonostante lo scetticismo derisorio e le reazioni dei mercati, rivoluzionando il sistema economico-finanziario globale, ribaltando la tensione verso la globalizzazione su cui le strategie americane avevano puntato dagli ani Novanta per mantenere l’egemonia economica e tecnologica.\r\nAndrea Fumagalli segue questo schema, ricostruendolo ai nostri microfoni l’ideologia libertarian dell’anarcocapitalismo mescolata alla clava dello statalismo daziario. Ci sono resistenze da parte di apparati (come lo stop della Corte che ha tentato di invalidare l’operazione sui dazi del Liberation day) e istituzioni che tentano di impedire lo sviluppo del velleitario piano trumpiano, che è sicuramente temerario e la scommessa è sul filo del rasoio: potrebbe finire come quello di Zsa-Zsa Korda nell’ultimo film di Wes Anderson, ma per ora mantiene le sue ipotesi di avere i mezzi per ribaltare attraverso il protezionismo la tendenza al declino dell’imperialismo americano.\r\nNegli ultimi anni tutto era regolato dal Washington Consensus e gli apparati che gestivano fino alla crisi del 2008, poi l’ordine mondiale è venuto meno, inceppando il meccanismo della globalizzazione, lasciando sviluppare altri imperialismi; Trump è il frutto di questa perdita di egemonia ed è reazione alla rete intessuta da Pechino. Su tutto questo si innesca il problema dei due elementi di debito americano (interno ed esterno) che rischiano di far implodere tutto il sistema americano: solo se il dollaro rimane valuta appetibile gli Usa possono evitare il tracollo.\r\nDi qui il tentativo di ridurre il debito estero attraverso i dazi che fanno pagare il debito al resto del mondo con quei tassi (importando però \u003Cmark>inflazione\u003C/mark> e stagflazione che riducono il potere d’acquisto, con effetto recessivo interno), ma anche eliminando fortemente la tassazione interna sui ricchi, incrementando le tasse dei poveri con l’eliminazione dei crediti di imposta.\r\nLa logica commerciale è fatta di accordi personali che stravolgono ulteriormente il quadro e possono comportare una vera Rivoluzione del sistema economico-finanziario come lo conosciamo.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/the-trumpian-scheme--66348340\r\n\r\nSi possono ascoltare i podcast relativi alla rivoluzione anarcocapitalista trumpiana qui\r\n\r\n ",[456],{"field":154,"matched_tokens":457,"snippet":453,"value":454},[15],{"best_field_score":433,"best_field_weight":434,"fields_matched":111,"num_tokens_dropped":49,"score":435,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":49},{"document":460,"highlight":473,"highlights":478,"text_match":431,"text_match_info":481},{"comment_count":49,"id":461,"is_sticky":49,"permalink":462,"podcastfilter":463,"post_author":464,"post_content":465,"post_date":466,"post_excerpt":55,"post_id":461,"post_modified":467,"post_thumbnail":468,"post_title":469,"post_type":391,"sort_by_date":470,"tag_links":471,"tags":472},"96447","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-13-03-2025-panamablackrock-e-lamerica-latina-secondo-trump-stati-uniti-il-fardello-del-debito-filippine-duterte-alla-corte-penale-dellaia-per-i-massacri-della-sua-guerra-a/",[341],"radiokalakuta","Bastioni di Orione in questa puntata con Diego Battistessa ,reporter e analista politico esperto di America Latina, guardiamo a Panama e alll'acquisizione da parte del gigante finanziario Blackrock che controlla quasi 11000 miliardi di dollari di asset ,dei porti d'ingresso e d'uscita del canale dalla compagnia di Hong Kong Ck Huttchinson. L'acquisizione è avvenuta di concerto con l'amministrazione americana che reclama il controllo del canale .Trump ha esplicitamente chiesto al Pentagono di fornigli delle opzioni militari per un eventuale intervento a Panama ,non sarebbe la prima volta che i marines intervengono , l'ultima fu nel 1989 contro Noriega. Trump lamenta la mancanza di riconoscimento da parte del Panama per il contributo degli americani nella costruzione del canale ,ma il Panama si staccò dalla Colombia proprio nel 1903 quando iniziò la costruzione del canale su istigazione degli U.S.A. Trump vuole diminuire l'influenza cinese nella regione in un contesto di guerra commerciale aperta con Pechino che ha costruito negli ultimi anni una serie di infrastrutture strategiche in America Latina ,ultima il grande porto di Chancay ad 80 km da Lima. Secondo gli accordi del 1999 non avendo Panama un esercito ,la sua sicurezza è garantita dagli Stati Uniti che sono già presenti militarmente sul posto allo scopo di garantire il passaggio sicuro e a basso costo alle navi statunitensi.\r\n\r\nIn America Latina si stanno sfaldando le alleanze che facevano riferimento ai governi progressisti ,in Colombia Petro si trova di fronte ad una grave crisi di credibilità ,in Brasile Lula è indebolito dalle alleanze parlamentari con i partiti centristi ,in Cile Boric si confronta con una destra montante e con il disincanto dei movimenti che lo hanno portatro alla presidenza. E' in crisi una linea comune contro le politiche imperiali degli Stati Uniti e si registra nel continente un arretramento delle condizioni di vita delle classi popolari a causa delle politiche iperliberiste ,come nell'Argentina di Milei e ad un restringimento delle libertà civili.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-13032025-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Andrea Fumagalli ,economista e docente universitario, parliamo delle conseguenze dell'imposizione dei dazi e della politica economica dell'amministrazione Trump. La politica dei dazi è strettamente legata al debito \"monstre\" degli Stati Uniti ,un deficit commerciale negativo causato dall'elevato valore del dollaro in quanto valuta di riferimento per gli scambi commerciali, che ha sempre penalizzato le esportazioni americane e favorito le importazioni da altri paesi.\r\n\r\nAl debito estero si è aggiunto un debito interno che ammonta quasi al 110% del PIL ,causato anche dalle politiche espansive di Biden per affrontare la recessione post pandemia. Con i dazi Trump vuole ridurre la portata delle importazioni ,ma penalizzando i prodotti essenziali per l'industria americana come l'alluminio e l'acciaio ,rischia una spirale inflattiva causata dall'aumento dei prezzi. Non è impresa facile sostituire le importazioni con un aumento della produzione interna perchè la produzione manifatturiera negli anni della globalizzazione si è delocalizzata, le catene del valore si sono diluite localizzandosi in diversi paesi. Finchè il dollaro rimane alto e i capitali affluiscono sui titoli di stato americani e sulle borse i flussi di capitale compensano il disavanzo commerciale ,ma se i creditori che pagano il debito americano ,Giappone Cina ,Europa ,Messico e Canada smettono di comprare dollari allora l'economia statunitense entrerebbe in una spirale recessiva. I dazi sono usati come un arma di pressione per continuare ad attrarre capitali dall'estero e mantenere l'egemonia del dollaro ,minacciando la chiusura del mercato americano ai prodotti dei creditori o negando, come accade per l'Europa ,l'ombrello protettivo militare . Trump cerca di far recuperare alle corporations il terreno perso nella competizione con la Cina ,il campo di battaglia è il mercato dei semiconduttori e dei microchip e di ritardare il più possibile l'inevitabile declino dell'egemonia americana .Il fardello del debito sta inceppando il meccanismo egemonico e la sua proiezione imperiale e militare ,le politiche di Trump rischiano di fratturare il blocco sociale che lo sta sostenendo, importando inflazione ,innestando processi recessivi che gli impediranno di portare a termine le promesse di ulteriore detassazione dei profitti scontentando la base che lo ha votato.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-13032025-FUMAGALLI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Paolo Affatato , giornalista ed esperto conoscitore delle Filippine , parliamo dell'ex presidente delle Filippine Rodrigo Duterte che è stato arrestato e trasferito all'Aia dove sarà processato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità e violazione dei diritti umani. L’accusa riguarda la campagna violenta per estirpare il traffico di droga che promosse nei suoi anni da presidente, tra il 2016 e il 2022: nella dura repressione che ordinò, migliaia di persone furono uccise dalla polizia o dagli squadroni della morte al servizio della polizia stessa ,si parla di 6000 vittime ma secondo le ONG circa 20000 . Le vittime furono uccise dalla polizia che faceva irruzione nei quartieri poveri sparando contro gli abitanti ,avvalendosi dell'impunità garantita per legge e affiancata da veri e propri squadroni della morte informali al soldo del governo. Una rete di associazioni che sostengono le vittime della repressione hanno sporto denuncia alla Corte penale internazionale ,le Filippine sono uscite dal trattato fondativo della corte nel 2019 ,ma una procuratrice ha stabilito che Duterte è perseguibile per i reati commessi fino a quel momento. L'arresto di Duterte s'inseriscce in una guerra fra le potenti dinastie di Marcos e Duterte , famiglie che dominano la politica filippina controllando l'economia e l'esercito .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-13032025-AFFATATO.mp3\"][/audio]","15 Marzo 2025","2025-03-15 23:39:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 13/03/2025-PANAMA,BLACKROCK E L'AMERICA LATINA SECONDO TRUMP-STATI UNITI : IL FARDELLO DEL DEBITO -FILIPPINE : DUTERTE ALLA CORTE PENALE DELL'AIA PER I MASSACRI DELLA SUA GUERRA AI POVERI ...",1742081949,[448],[356],{"post_content":474},{"matched_tokens":475,"snippet":476,"value":477},[15],"che lo sta sostenendo, importando \u003Cmark>inflazione\u003C/mark> ,innestando processi recessivi che gli","Bastioni di Orione in questa puntata con Diego Battistessa ,reporter e analista politico esperto di America Latina, guardiamo a Panama e alll'acquisizione da parte del gigante finanziario Blackrock che controlla quasi 11000 miliardi di dollari di asset ,dei porti d'ingresso e d'uscita del canale dalla compagnia di Hong Kong Ck Huttchinson. L'acquisizione è avvenuta di concerto con l'amministrazione americana che reclama il controllo del canale .Trump ha esplicitamente chiesto al Pentagono di fornigli delle opzioni militari per un eventuale intervento a Panama ,non sarebbe la prima volta che i marines intervengono , l'ultima fu nel 1989 contro Noriega. Trump lamenta la mancanza di riconoscimento da parte del Panama per il contributo degli americani nella costruzione del canale ,ma il Panama si staccò dalla Colombia proprio nel 1903 quando iniziò la costruzione del canale su istigazione degli U.S.A. Trump vuole diminuire l'influenza cinese nella regione in un contesto di guerra commerciale aperta con Pechino che ha costruito negli ultimi anni una serie di infrastrutture strategiche in America Latina ,ultima il grande porto di Chancay ad 80 km da Lima. Secondo gli accordi del 1999 non avendo Panama un esercito ,la sua sicurezza è garantita dagli Stati Uniti che sono già presenti militarmente sul posto allo scopo di garantire il passaggio sicuro e a basso costo alle navi statunitensi.\r\n\r\nIn America Latina si stanno sfaldando le alleanze che facevano riferimento ai governi progressisti ,in Colombia Petro si trova di fronte ad una grave crisi di credibilità ,in Brasile Lula è indebolito dalle alleanze parlamentari con i partiti centristi ,in Cile Boric si confronta con una destra montante e con il disincanto dei movimenti che lo hanno portatro alla presidenza. E' in crisi una linea comune contro le politiche imperiali degli Stati Uniti e si registra nel continente un arretramento delle condizioni di vita delle classi popolari a causa delle politiche iperliberiste ,come nell'Argentina di Milei e ad un restringimento delle libertà civili.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-13032025-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Andrea Fumagalli ,economista e docente universitario, parliamo delle conseguenze dell'imposizione dei dazi e della politica economica dell'amministrazione Trump. La politica dei dazi è strettamente legata al debito \"monstre\" degli Stati Uniti ,un deficit commerciale negativo causato dall'elevato valore del dollaro in quanto valuta di riferimento per gli scambi commerciali, che ha sempre penalizzato le esportazioni americane e favorito le importazioni da altri paesi.\r\n\r\nAl debito estero si è aggiunto un debito interno che ammonta quasi al 110% del PIL ,causato anche dalle politiche espansive di Biden per affrontare la recessione post pandemia. Con i dazi Trump vuole ridurre la portata delle importazioni ,ma penalizzando i prodotti essenziali per l'industria americana come l'alluminio e l'acciaio ,rischia una spirale inflattiva causata dall'aumento dei prezzi. Non è impresa facile sostituire le importazioni con un aumento della produzione interna perchè la produzione manifatturiera negli anni della globalizzazione si è delocalizzata, le catene del valore si sono diluite localizzandosi in diversi paesi. Finchè il dollaro rimane alto e i capitali affluiscono sui titoli di stato americani e sulle borse i flussi di capitale compensano il disavanzo commerciale ,ma se i creditori che pagano il debito americano ,Giappone Cina ,Europa ,Messico e Canada smettono di comprare dollari allora l'economia statunitense entrerebbe in una spirale recessiva. I dazi sono usati come un arma di pressione per continuare ad attrarre capitali dall'estero e mantenere l'egemonia del dollaro ,minacciando la chiusura del mercato americano ai prodotti dei creditori o negando, come accade per l'Europa ,l'ombrello protettivo militare . Trump cerca di far recuperare alle corporations il terreno perso nella competizione con la Cina ,il campo di battaglia è il mercato dei semiconduttori e dei microchip e di ritardare il più possibile l'inevitabile declino dell'egemonia americana .Il fardello del debito sta inceppando il meccanismo egemonico e la sua proiezione imperiale e militare ,le politiche di Trump rischiano di fratturare il blocco sociale che lo sta sostenendo, importando \u003Cmark>inflazione\u003C/mark> ,innestando processi recessivi che gli impediranno di portare a termine le promesse di ulteriore detassazione dei profitti scontentando la base che lo ha votato.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-13032025-FUMAGALLI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Paolo Affatato , giornalista ed esperto conoscitore delle Filippine , parliamo dell'ex presidente delle Filippine Rodrigo Duterte che è stato arrestato e trasferito all'Aia dove sarà processato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità e violazione dei diritti umani. L’accusa riguarda la campagna violenta per estirpare il traffico di droga che promosse nei suoi anni da presidente, tra il 2016 e il 2022: nella dura repressione che ordinò, migliaia di persone furono uccise dalla polizia o dagli squadroni della morte al servizio della polizia stessa ,si parla di 6000 vittime ma secondo le ONG circa 20000 . Le vittime furono uccise dalla polizia che faceva irruzione nei quartieri poveri sparando contro gli abitanti ,avvalendosi dell'impunità garantita per legge e affiancata da veri e propri squadroni della morte informali al soldo del governo. Una rete di associazioni che sostengono le vittime della repressione hanno sporto denuncia alla Corte penale internazionale ,le Filippine sono uscite dal trattato fondativo della corte nel 2019 ,ma una procuratrice ha stabilito che Duterte è perseguibile per i reati commessi fino a quel momento. L'arresto di Duterte s'inseriscce in una guerra fra le potenti dinastie di Marcos e Duterte , famiglie che dominano la politica filippina controllando l'economia e l'esercito .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-13032025-AFFATATO.mp3\"][/audio]",[479],{"field":154,"matched_tokens":480,"snippet":476,"value":477},[15],{"best_field_score":433,"best_field_weight":434,"fields_matched":111,"num_tokens_dropped":49,"score":435,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":49},{"document":483,"highlight":496,"highlights":501,"text_match":431,"text_match_info":504},{"comment_count":49,"id":484,"is_sticky":49,"permalink":485,"podcastfilter":486,"post_author":487,"post_content":488,"post_date":489,"post_excerpt":55,"post_id":484,"post_modified":490,"post_thumbnail":491,"post_title":492,"post_type":391,"sort_by_date":493,"tag_links":494,"tags":495},"86273","http://radioblackout.org/podcast/la-fine-della-fine-della-storia-s-2-13-le-sorti-di-taiwan-si-decideranno-altrove/",[349],"cattivipensieri","Taiwan al voto. Sabato 13 gennaio si svolgeranno le elezioni presidenziali e legislative: a sfidarsi il candidato del Partito Progressista Democratico (DPP) Lai Ching-te, attuale vicepresidente, il candidato del Guomindang Hou Yu-ih e l'ex sindaco di Taipei Ko Wen-je, del Partito popolare, vero outsider della competizione. La posizione cruciale all'interno della catena produttiva globale dei microprocessori e lo status di casus belli designato assegnato all'isola nello scontro fra Stati Uniti e Cina, conferiscono alla tornata elettorale un respiro internazionale, per quanto le attenzioni dei taiwanesi restino concentrate sulle questioni materiali interne (carovita, inflazione, etc.) e sulla strenua difesa dello status quo giuridico dell'isola, da declinarsi in un incremento della deterrenza militare e ulteriore avvicinamento a Washington (come sostenuto dal DPP), o nel dialogo e nell'approfondimento dei rapporti commerciali e politici con Pechino (come vorrebbe il Guomindang). Sullo sfondo il ruolo cauto e ambiguo dei colossi del settore dei semiconduttori come TSMC, spesso ben più rilevanti a livello politico e diplomatico delle stesse autorità ufficiali.\r\n\r\nAi nostri microfoni Lorenzo Lamperti, giornalista e corrispondente da Taipei per il Manifesto e altre testate, per un approfondimento sui candidati, sui blocchi sociali da essi rappresentati, sul ruolo dei colossi del settore microchip, sul clima che si respira sull'isola e la portata internazionale della contesa.\r\n\r\nA dispetto delle caute intenzioni dei suoi abitanti, appare sempre più evidente come, anche in questo caso, le sorti dell'isola si decideranno altrove, nelle pieghe e negli sviluppi che assumerà nel futuro prossimo la contesa fra Stati Uniti e Cina, in questa delicata fase di riconfigurazione degli equilibri mondiali. Se quindi sono le prossime elezioni americane ad assumere un peso ben più rilevante anche per le stesse sorti di Taiwan, appare lecito interrogarsi su quale sia il dibattito attuale all'interno degli stessi apparati USA rispetto alle prossime mosse nell'area e soprattutto nei confronti della Cina, in quella che appare in maniera sempre più evidente come l'assenza di una vera e propria strategia di lungo termine all'altezza dei tempi. Sintomo lampante di una crisi sociale e di una polarizzazione interna lungi dall'essere risolte.\r\n\r\n-----------------------------------------------------------------------------------------------------\r\n\r\nNella seconda parte di trasmissione, ci spostiamo nuovamente sul fronte della guerra in Medio Oriente. Ai nostri microfoni Michele Giorgio, corrispondente de Il Manifesto e direttore di Pagine Esteri, per un aggiornamento sulla situazione nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. La parziale smobilitazione di una parte dei riservisti dal Nord della Striscia, ormai ridotto in macerie, la serie di omicidi eccellenti fra alti ufficiali del cosiddetto \"asse della resistenza\" verificatesi nelle ultime settimane, le tensioni crescenti nello stretto di Bab al-Mandeb, configurano il passaggio ad una nuova fase della guerra? Alcune opinioni a confronto.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/la-fine-11-01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nLorenzo Lamperti - Quanto comandano i chip nelle elezioni di Taiwan\r\n\r\nLorenzo Lamperti - Le identità nazionali e politiche di Taiwan alla prova del voto\r\n\r\nZack Cooper (FOREIGN POLICY) - Does America Have an Endgame on China?\r\n\r\nFrancesca Paci - Gilles Kepel: “Il prossimo fronte sarà il Mar Rosso. Houthi braccio armato dell’Iran”","12 Gennaio 2024","2024-01-12 16:23:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/1705048273415-200x110.png","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #13 - LE SORTI DI TAIWAN SI DECIDERANNO ALTROVE",1705058061,[],[],{"post_content":497},{"matched_tokens":498,"snippet":499,"value":500},[15],"sulle questioni materiali interne (carovita, \u003Cmark>inflazione\u003C/mark>, etc.) e sulla strenua difesa","Taiwan al voto. Sabato 13 gennaio si svolgeranno le elezioni presidenziali e legislative: a sfidarsi il candidato del Partito Progressista Democratico (DPP) Lai Ching-te, attuale vicepresidente, il candidato del Guomindang Hou Yu-ih e l'ex sindaco di Taipei Ko Wen-je, del Partito popolare, vero outsider della competizione. La posizione cruciale all'interno della catena produttiva globale dei microprocessori e lo status di casus belli designato assegnato all'isola nello scontro fra Stati Uniti e Cina, conferiscono alla tornata elettorale un respiro internazionale, per quanto le attenzioni dei taiwanesi restino concentrate sulle questioni materiali interne (carovita, \u003Cmark>inflazione\u003C/mark>, etc.) e sulla strenua difesa dello status quo giuridico dell'isola, da declinarsi in un incremento della deterrenza militare e ulteriore avvicinamento a Washington (come sostenuto dal DPP), o nel dialogo e nell'approfondimento dei rapporti commerciali e politici con Pechino (come vorrebbe il Guomindang). Sullo sfondo il ruolo cauto e ambiguo dei colossi del settore dei semiconduttori come TSMC, spesso ben più rilevanti a livello politico e diplomatico delle stesse autorità ufficiali.\r\n\r\nAi nostri microfoni Lorenzo Lamperti, giornalista e corrispondente da Taipei per il Manifesto e altre testate, per un approfondimento sui candidati, sui blocchi sociali da essi rappresentati, sul ruolo dei colossi del settore microchip, sul clima che si respira sull'isola e la portata internazionale della contesa.\r\n\r\nA dispetto delle caute intenzioni dei suoi abitanti, appare sempre più evidente come, anche in questo caso, le sorti dell'isola si decideranno altrove, nelle pieghe e negli sviluppi che assumerà nel futuro prossimo la contesa fra Stati Uniti e Cina, in questa delicata fase di riconfigurazione degli equilibri mondiali. Se quindi sono le prossime elezioni americane ad assumere un peso ben più rilevante anche per le stesse sorti di Taiwan, appare lecito interrogarsi su quale sia il dibattito attuale all'interno degli stessi apparati USA rispetto alle prossime mosse nell'area e soprattutto nei confronti della Cina, in quella che appare in maniera sempre più evidente come l'assenza di una vera e propria strategia di lungo termine all'altezza dei tempi. Sintomo lampante di una crisi sociale e di una polarizzazione interna lungi dall'essere risolte.\r\n\r\n-----------------------------------------------------------------------------------------------------\r\n\r\nNella seconda parte di trasmissione, ci spostiamo nuovamente sul fronte della guerra in Medio Oriente. Ai nostri microfoni Michele Giorgio, corrispondente de Il Manifesto e direttore di Pagine Esteri, per un aggiornamento sulla situazione nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. La parziale smobilitazione di una parte dei riservisti dal Nord della Striscia, ormai ridotto in macerie, la serie di omicidi eccellenti fra alti ufficiali del cosiddetto \"asse della resistenza\" verificatesi nelle ultime settimane, le tensioni crescenti nello stretto di Bab al-Mandeb, configurano il passaggio ad una nuova fase della guerra? Alcune opinioni a confronto.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/la-fine-11-01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nLorenzo Lamperti - Quanto comandano i chip nelle elezioni di Taiwan\r\n\r\nLorenzo Lamperti - Le identità nazionali e politiche di Taiwan alla prova del voto\r\n\r\nZack Cooper (FOREIGN POLICY) - Does America Have an Endgame on China?\r\n\r\nFrancesca Paci - Gilles Kepel: “Il prossimo fronte sarà il Mar Rosso. Houthi braccio armato dell’Iran”",[502],{"field":154,"matched_tokens":503,"snippet":499,"value":500},[15],{"best_field_score":433,"best_field_weight":434,"fields_matched":111,"num_tokens_dropped":49,"score":435,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":49},{"document":506,"highlight":520,"highlights":525,"text_match":431,"text_match_info":528},{"comment_count":49,"id":507,"is_sticky":49,"permalink":508,"podcastfilter":509,"post_author":464,"post_content":510,"post_date":511,"post_excerpt":55,"post_id":507,"post_modified":512,"post_thumbnail":513,"post_title":514,"post_type":391,"sort_by_date":515,"tag_links":516,"tags":518},"85493","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-30-11-2023-argentina-milei-si-allea-con-la-cupola-finanziaria-sudan-scenario-libico-bangladesh-proteste-contro-il-governo/",[341],"Bastioni di Orione ritorna sull'esito delle elezioni argentine con Alfredo Somoza scrittore e giornalista che ci parla dei rapporti del nuovo presidente Milei con gli ambienti finanziari e affaristici alla luce della scelta del ministro dell'economia Luis Caputo ,ex presidente della banca centrale che nella sua campagna elettorale l'economista loco ha promesso di smantellare. Milei sta stipulando la sua assicurazione contro le eventuali proteste di piazza che la sua selvaggia politica neoliberale provocherà,accordandosi con i settori del peronismo più accomodanti legati al sindacalismo corrotto.Le sue promesse elettorali roboanti si sgonfieranno facendo posto ad una ristrutturazione neo liberista incentrata sulla svendita degli asset del paese e una macelleria sociale che colpirà ancora di piu' le classi popolari già martoriate da un inflazione galoppante .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/BASTIONI-301123-SOMOZA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nTorniamo a parlare del Sudan e anche del corno d'Africa con Matteo Palamidesse che scrive su \"Focus on Africa \" ,il quale ci racconta di uno scenario libico come conseguenza dello stallo della guerra . Da una parte le forze di supporto rapido (RSF) guidate da Hemmeti hanno il controllo del Darfur e di buona parte della capitale mente l'esercito regolare di Al Bhuran controlla la parte orientale e si è installato a Port Sudan. In considerazione delle enormi distanze e delle dimensioni del paese ,le forze in campo non hanno una logistica che gli consenta di coprire un fronte così esteso quindi è presumibile il consolidarsi di una divisione del paese con un governo ufficiale che controlla solo una parte del Sudan. Uno scenario libico che s'intreccia con la disastrosa situazione umanitaria e le violenze brutali contro la popolazione civile che provocano milioni di profughi. Affrontiamo anche le tensioni crescenti tra Etiopia ed Eritrea dopo la rivendicazione di uno sbocco al mare da parte di Addis Abeba .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Palamidesse_Sudan-Etiopia-Bastioni.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Giuliano Battiston di Lettera 22 esperto di Asia ,parliamo della situazione in Bangladesh dove si susseguono le manifestazioni di piazza dell'opposizione al governo della prima ministra Sheikh Hasina, che punta a ottenere un quarto mandato consecutivo,e che ha avviato una vasta e violenta repressione delle opposizioni . Nelle violenze che hanno caratterizzato le proteste delle settimane scorse hanno perso la vita 16 persone, inclusi 2 agenti di polizia, e 5.500 persone sono rimaste ferite. Il Partito nazionalista, la principale forza di opposizione nel Paese, ha contestato il calendario elettorale e si è mobilitato con manifestazioni e scioperi. Il Bnp chiede da mesi le dimissioni del governo in carica e l’insediamento di un esecutivo ad interim fino alle elezioni.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/BASTIONI-301123-BANGLADESH.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","1 Dicembre 2023","2023-12-01 22:39:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 30/11/2023-ARGENTINA MILEI SI ALLEA CON LA CUPOLA FINANZIARIA - SUDAN SCENARIO LIBICO -BANGLADESH PROTESTE CONTRO IL GOVERNO.",1701470362,[517],"http://radioblackout.org/tag/bastioniorione/",[519],"BastioniOrione",{"post_content":521},{"matched_tokens":522,"snippet":523,"value":524},[15],"popolari già martoriate da un \u003Cmark>inflazione\u003C/mark> galoppante .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/BASTIONI-301123-SOMOZA.mp3\"][/audio]\r","Bastioni di Orione ritorna sull'esito delle elezioni argentine con Alfredo Somoza scrittore e giornalista che ci parla dei rapporti del nuovo presidente Milei con gli ambienti finanziari e affaristici alla luce della scelta del ministro dell'economia Luis Caputo ,ex presidente della banca centrale che nella sua campagna elettorale l'economista loco ha promesso di smantellare. Milei sta stipulando la sua assicurazione contro le eventuali proteste di piazza che la sua selvaggia politica neoliberale provocherà,accordandosi con i settori del peronismo più accomodanti legati al sindacalismo corrotto.Le sue promesse elettorali roboanti si sgonfieranno facendo posto ad una ristrutturazione neo liberista incentrata sulla svendita degli asset del paese e una macelleria sociale che colpirà ancora di piu' le classi popolari già martoriate da un \u003Cmark>inflazione\u003C/mark> galoppante .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/BASTIONI-301123-SOMOZA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nTorniamo a parlare del Sudan e anche del corno d'Africa con Matteo Palamidesse che scrive su \"Focus on Africa \" ,il quale ci racconta di uno scenario libico come conseguenza dello stallo della guerra . Da una parte le forze di supporto rapido (RSF) guidate da Hemmeti hanno il controllo del Darfur e di buona parte della capitale mente l'esercito regolare di Al Bhuran controlla la parte orientale e si è installato a Port Sudan. In considerazione delle enormi distanze e delle dimensioni del paese ,le forze in campo non hanno una logistica che gli consenta di coprire un fronte così esteso quindi è presumibile il consolidarsi di una divisione del paese con un governo ufficiale che controlla solo una parte del Sudan. Uno scenario libico che s'intreccia con la disastrosa situazione umanitaria e le violenze brutali contro la popolazione civile che provocano milioni di profughi. Affrontiamo anche le tensioni crescenti tra Etiopia ed Eritrea dopo la rivendicazione di uno sbocco al mare da parte di Addis Abeba .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Palamidesse_Sudan-Etiopia-Bastioni.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Giuliano Battiston di Lettera 22 esperto di Asia ,parliamo della situazione in Bangladesh dove si susseguono le manifestazioni di piazza dell'opposizione al governo della prima ministra Sheikh Hasina, che punta a ottenere un quarto mandato consecutivo,e che ha avviato una vasta e violenta repressione delle opposizioni . Nelle violenze che hanno caratterizzato le proteste delle settimane scorse hanno perso la vita 16 persone, inclusi 2 agenti di polizia, e 5.500 persone sono rimaste ferite. Il Partito nazionalista, la principale forza di opposizione nel Paese, ha contestato il calendario elettorale e si è mobilitato con manifestazioni e scioperi. Il Bnp chiede da mesi le dimissioni del governo in carica e l’insediamento di un esecutivo ad interim fino alle elezioni.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/BASTIONI-301123-BANGLADESH.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[526],{"field":154,"matched_tokens":527,"snippet":523,"value":524},[15],{"best_field_score":433,"best_field_weight":434,"fields_matched":111,"num_tokens_dropped":49,"score":435,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":49},{"document":530,"highlight":541,"highlights":546,"text_match":431,"text_match_info":549},{"comment_count":49,"id":531,"is_sticky":49,"permalink":532,"podcastfilter":533,"post_author":464,"post_content":534,"post_date":535,"post_excerpt":55,"post_id":531,"post_modified":536,"post_thumbnail":468,"post_title":537,"post_type":391,"sort_by_date":538,"tag_links":539,"tags":540},"84507","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-19-10-2023-argentina-al-voto-fine-del-ciclo-peronista-palestina-la-propaganda-filo-israeliana-agita-il-ricatto-della-memoria-come-deterrente-contro-qualsiasi-critica-ecuador-do/",[341],"Bastioni di Orione racconta la vigilia delle elezioni argentine che si terranno questa domenica con Alfredo Somoza giornalista ed economista argentino che ci parla della figura di Javier Milei ,il canditato populista di estrema destra che rischia di vincere queste elezioni con parole d'ordine che parlano alla pancia di un paese piegato dalla crisi economica,l'inflazione e la corruzione.\r\n\r\nProposte quelle di Milei irricevibili quali la libertà di armarsi per tutti i cittadini,la dollarizzazione dell'economia argentina,la chiusura della banca centrale ,la privatizzazione selvaggia dell'apparato pubblico ,la cancellazione del servizio sanitario e altre amenità . Nonostante tutto Milei è in vantaggio nei sondaggi sopratutto fra le fasce giovanili anche meno abbienti ed è circondato da una pletora di nostalgici della dittatura militare .I peronisti presentano come candidato il ministro dell'economia Massa maggiore responsabile del fallimento economico del paese che è flagellato da un inflazione del 138 % su base annua e una povertà in aumento come testimoniano le file degli indigenti in pieno centro di Buenos Aires in Plaza de Mayo ,in attesa di qualcosa da mangiare davanti alla Croce Rossa.\r\n\r\nIl presidente fantasma Fernandez testimonia la crisi strutturale del peronismo e il ritorno di un menemismo con venature di estrema destra incarnato da Milei ,la campagna elettorale è stata caratterizzata anche dal tema della sicurezza cavalcato da Patricia Bullrich che i sondaggi collocano al terzo posto e che ha posizioni destrorse ed era sostenuta dall’ex presidente Mauricio Macri.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/BASTIONI-191023-SOMOZA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nParliamo di Palestina e informazione con Farid Adly scrittore e giornalista direttore di Anbamed ,sito di informazione sull'area medio orientale ,che ci parla della manipolazione informativa e della costruzione del nemico ,della necessità della verifica delle fonti e della propaganda filo israeliana.\r\n\r\nAffrontiamo anche la questione dell'aggressione israeliana a Gaza ,della vacuità delle proposte di dialogo ,della volontà israeliana di dividere la Palestina ,il peso del mancato riconoscimento internazionale dello stato di Palestina,la corruzione all'interno dell'ANP, la mancanza di una leadership capace di unificare il fronte di lotta e il tema della rappresentanza delle istanze del popolo palestinese che Farid attribuisce all'OLP e alle sue organizzazioni .\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/BASTIONI-19102023-PALESTINA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nInfine Davide Matrone prova a raccontarci l'esito delle elezioni presidenziali in Ecuador ,ma i problemi di collegamento da Quito penalizzano il suo intervento ,comunque emerge che la vittoria di Noboa , giovane neo presidente è figlio di Alvaro Noboa l'uomo più ricco dell'Ecuador che per cinque volte ha tentato di candidarsi alla massima carica dello Stato, è anche frutto di una egemonia del neoliberalismo che controlla l'informazione .\r\n\r\nIl nuovo presidente avrà poco margine di manovra in quanto rimarrà in carica appena 16 mesi dopo che l'ultimo presidente, Guillermo Lasso, ha sciolto il parlamento invocando la clausola della \"muerte cruzada\" (morte reciproca) e indetto le elezioni lampo per sfuggire all'impeachment che lo avrebbe visto accusato di corruzione e appropriazione indebita. Nel 2025 si tornerà al voto per un mandato regolare.\r\n\r\nLa campagna elettorale in Ecuador è stata segnata da violenze nei confronti dei candidati, culminate nell'omicidio di Fernando Villavicencio, che lottava contro la corruzione dilagante, ucciso a colpi di arma da fuoco al termine di un comizio.\r\n\r\nNoboa ha sconfitto quella che sembrava essere la favorita in queste elezioni, l'erede di Rafael Correa, Luisa Gonzalez candidata con il partito di sinistra Revolucion Ciudadana.\r\n\r\nIn Ecuador si sta vivendo una crescita della violenza in quanto il paese è diventato un crocevia dei traffici di droga dall'America Latina verso i mercati europei e nordamericani con l'ingresso dei cartelli messicani che si sono alleati con le organizzazioni locali e si scontrano per il controllo del mercato.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/BASTIONI-19102023-ECUADOR.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","21 Ottobre 2023","2023-10-21 19:01:30","BASTIONI DI ORIONE 19/10/2023- ARGENTINA AL VOTO FINE DEL CICLO PERONISTA ?- PALESTINA: LA PROPAGANDA FILO ISRAELIANA AGITA IL RICATTO DELLA MEMORIA COME DETERRENTE CONTRO QUALSIASI CRITICA-ECUADOR DOPO UN BANCHIERE IL RAMPOLLO DELL'OLIGARCHIA LATIFONDISTA.",1697914890,[448],[356],{"post_content":542},{"matched_tokens":543,"snippet":544,"value":545},[15],"che è flagellato da un \u003Cmark>inflazione\u003C/mark> del 138 % su base annua","Bastioni di Orione racconta la vigilia delle elezioni argentine che si terranno questa domenica con Alfredo Somoza giornalista ed economista argentino che ci parla della figura di Javier Milei ,il canditato populista di estrema destra che rischia di vincere queste elezioni con parole d'ordine che parlano alla pancia di un paese piegato dalla crisi economica,l'inflazione e la corruzione.\r\n\r\nProposte quelle di Milei irricevibili quali la libertà di armarsi per tutti i cittadini,la dollarizzazione dell'economia argentina,la chiusura della banca centrale ,la privatizzazione selvaggia dell'apparato pubblico ,la cancellazione del servizio sanitario e altre amenità . Nonostante tutto Milei è in vantaggio nei sondaggi sopratutto fra le fasce giovanili anche meno abbienti ed è circondato da una pletora di nostalgici della dittatura militare .I peronisti presentano come candidato il ministro dell'economia Massa maggiore responsabile del fallimento economico del paese che è flagellato da un \u003Cmark>inflazione\u003C/mark> del 138 % su base annua e una povertà in aumento come testimoniano le file degli indigenti in pieno centro di Buenos Aires in Plaza de Mayo ,in attesa di qualcosa da mangiare davanti alla Croce Rossa.\r\n\r\nIl presidente fantasma Fernandez testimonia la crisi strutturale del peronismo e il ritorno di un menemismo con venature di estrema destra incarnato da Milei ,la campagna elettorale è stata caratterizzata anche dal tema della sicurezza cavalcato da Patricia Bullrich che i sondaggi collocano al terzo posto e che ha posizioni destrorse ed era sostenuta dall’ex presidente Mauricio Macri.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/BASTIONI-191023-SOMOZA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nParliamo di Palestina e informazione con Farid Adly scrittore e giornalista direttore di Anbamed ,sito di informazione sull'area medio orientale ,che ci parla della manipolazione informativa e della costruzione del nemico ,della necessità della verifica delle fonti e della propaganda filo israeliana.\r\n\r\nAffrontiamo anche la questione dell'aggressione israeliana a Gaza ,della vacuità delle proposte di dialogo ,della volontà israeliana di dividere la Palestina ,il peso del mancato riconoscimento internazionale dello stato di Palestina,la corruzione all'interno dell'ANP, la mancanza di una leadership capace di unificare il fronte di lotta e il tema della rappresentanza delle istanze del popolo palestinese che Farid attribuisce all'OLP e alle sue organizzazioni .\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/BASTIONI-19102023-PALESTINA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nInfine Davide Matrone prova a raccontarci l'esito delle elezioni presidenziali in Ecuador ,ma i problemi di collegamento da Quito penalizzano il suo intervento ,comunque emerge che la vittoria di Noboa , giovane neo presidente è figlio di Alvaro Noboa l'uomo più ricco dell'Ecuador che per cinque volte ha tentato di candidarsi alla massima carica dello Stato, è anche frutto di una egemonia del neoliberalismo che controlla l'informazione .\r\n\r\nIl nuovo presidente avrà poco margine di manovra in quanto rimarrà in carica appena 16 mesi dopo che l'ultimo presidente, Guillermo Lasso, ha sciolto il parlamento invocando la clausola della \"muerte cruzada\" (morte reciproca) e indetto le elezioni lampo per sfuggire all'impeachment che lo avrebbe visto accusato di corruzione e appropriazione indebita. Nel 2025 si tornerà al voto per un mandato regolare.\r\n\r\nLa campagna elettorale in Ecuador è stata segnata da violenze nei confronti dei candidati, culminate nell'omicidio di Fernando Villavicencio, che lottava contro la corruzione dilagante, ucciso a colpi di arma da fuoco al termine di un comizio.\r\n\r\nNoboa ha sconfitto quella che sembrava essere la favorita in queste elezioni, l'erede di Rafael Correa, Luisa Gonzalez candidata con il partito di sinistra Revolucion Ciudadana.\r\n\r\nIn Ecuador si sta vivendo una crescita della violenza in quanto il paese è diventato un crocevia dei traffici di droga dall'America Latina verso i mercati europei e nordamericani con l'ingresso dei cartelli messicani che si sono alleati con le organizzazioni locali e si scontrano per il controllo del mercato.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/BASTIONI-19102023-ECUADOR.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[547],{"field":154,"matched_tokens":548,"snippet":544,"value":545},[15],{"best_field_score":433,"best_field_weight":434,"fields_matched":111,"num_tokens_dropped":49,"score":435,"tokens_matched":111,"typo_prefix_score":49},6636,{"collection_name":391,"first_q":15,"per_page":334,"q":15},["Reactive",553],{},["Set"],["ShallowReactive",556],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$f3g9ja9D3ddDVfsybWK9d8RhER2G8DwDsIh3n6EXqU3s":-1},true,"/search?query=inflazione"]