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Forte dei rapporti che lo legano a Trump Bin Salman sta giocando una partita globale, non a caso gli incontri tra le delegazioni russe e americane si sono tenuti a Riyad ,ma non solo sul piano diplomatico anche su quello economico come dimostra la quasi adesione ai BRICS, l'emissioni di obbligazioni in euro per sostenere il progetto \"Vision 2030\" , il mancato rinnovo dell'accordo relativo al pagamento del petrolio in dollari Usa, promosso cinquanta anni fa tra gli Stati Uniti d’America e l’Arabia Saudita . 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A 36 anni dalla caduta del muro l'esito di queste elezioni con il successo della destra di AFD nei laender orientali ,rimanda al fallimento sostanziale del processo di unificazione vissuto ad est come un' annessione forzata a suon di trasferimento di risorse economiche ed umane che però non hanno contribuito alla crescita delle regioni orientali. Con Vita parliamo anche dell'impatto della riunificazione sulla vita delle persone che vivevano nella DDR.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BASTIONI-DI-ORIONE-27022025-GERMANIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Laura Schrader ,giornalista e studiosa della questione kurda ,parliamo degli Yazidi in occasione di una mostra che si terrà da sabato 1 marzo al polo del '900 sulla comunità yezidae lo spazio sacro. Il popolo degli yazidi è stato vittima di varie persecuzioni a causa della sua religione eterodossa e l'ultimo tentativo di genocidio è stato perpretato dall'Isis nell'agosto del 2014 nella regione irachena nord occidentale di Sinjar, nel giro di poche settimane più di 5000 persone furono uccise mentre donne e bambini furono ridotti in schiavitù. Un decennio dopo il massacro risultano ancora disperse 2600 persone e molte fosse comuni non sono ancora stae scavate , il massacro ha provocato circa 350000 profughi costretti a fuggire. Con Laura parliamo anche della situazione nel Rojava e dell'attacco delle milizie filo turche contro la diga di Tishrin difesa dalla popolazione del luogo e dai combattenti curdi. Il nuovo governo siriano ,nonostante il maquillage democratico ,è espressione degli integralisti islamici e controllato dalla Turchia che ha come obiettivo quello di cancellare la presenza curda nel nord est e cancellare l'esperienza dell'Amministrazione autonoma democratica della Siria settentrionale e orientale che vuole costruire una Siria laica e multietnica.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/Bastioni-27022025-schrader.mp3\"][/audio]","1 Marzo 2025","2025-03-01 12:14:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 27/02/2025- ARABIA SAUDITA: MBS E LE ASPIRAZIONI DI POTENZA GLOBALE -TIGRAY: LE FERITE DELLA GUERRA - GERMANIA DOPO LE ELEZIONI -YAZIDI UN POPOLO PERSEGUITATO.","podcast",1740831265,[151],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[153],"Bastioni di Orione",{"post_content":155},{"matched_tokens":156,"snippet":158,"value":159},[157],"integralisti","maquillage democratico ,è espressione degli \u003Cmark>integralisti\u003C/mark> islamici e controllato dalla Turchia","In questa puntata Bastioni di Orioni approfondisce il ruolo che l'Arabia Saudita sta giocando sullo scacchiere internazionale ,aspirando ad essere riconosciuta come potenza globale imprescindibile nella definizione dei nuovi equilibri non solo regionali. 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Giornata di lotta antimilitarista\r\nSono passati due anni dall’invasione russa dell’Ucraina e, nonostante l’affievolirsi dell’attenzione mediatica, il conflitto si inasprisce sempre di più.\r\nGuerre e conflitti insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. 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Con il riaccendersi della guerra in Medio Oriente, l’aprirsi del conflitto nel Mar Rosso, il moltiplicarsi degli attacchi turchi in Rojava, le tensioni per Taiwan, il perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano, il rischio di una guerra su scala planetaria è una possibilità reale.\r\nOpporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli dell’Assemblea Antimilitarista\r\n\r\nProibizionismo e politiche securitarie\r\nLa scorsa settimana ne abbiamo parlato in relazione alle politiche securitarie in Barriera di Milano, dove alcune aree sono state militarizzate per cercare di spostare in luoghi più remoti ed appartati il commercio di sostanze illegali.\r\nIn una società dove il consumo di sostanze legali come gli psicofarmaci è divenuto più frequente di quello delle caramelle, perché contribuisce alla normalizzazione delle persone schiacciate da vite precarie, povere, senza futuro, il consumo e la vendita di sostanze illegali è invece perseguito con durezza, divenendo, di conseguenza, occasione di allarme sociale e innesco di infinite campagne securitarie.\r\nCe ne ha parlato Robertino Barbieri\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nSabato 24 febbraio\r\nA due anni dall’inizio della guerra in Ucraina\r\nGiornata di lotta antimilitarista\r\nore 15 piazza Castello\r\nCon i disertori di tutte le guerre\r\nContro tutti gli eserciti e i nazionalismi, per un mondo senza frontiere\r\nInterventi, musica, azioni performanti\r\nConcerto di Alessio Lega\r\n\r\nSabato 2 marzo\r\nore 14,30 corso Palermo angolo via Sesia\r\nVia i militari da Barriera!\r\nLa vera sicurezza è un mondo senza fascisti, senza polizia, senza sfruttamento. Un mondo di liberi ed uguali.\r\nA chi vive in Barriera serve una sanità gratuita ed efficiente, che garantisca a tutt* prevenzione e cura. Servono trasporti pubblici gratuiti, case, scuole.\r\nFacciamola finita con i lavori precari, pericolosi, mal pagati: la sicurezza è lavorare molto meno con buoni salari per tutti.\r\nPresidio con interventi, musica, pannelli info e quello ciascuno vuol portare in piazza…\r\n\r\nVenerdì 22 marzo\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nDecolonialità e internazionalismo\r\nInterverrà Federico Ferretti, geografo, docente all'università di Bologna.\r\n\r\nVenerdì 12 aprile\r\nEmma Goldman\r\nLa donna più pericolosa d'America\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nNe parliamo con Selva Varengo curatrice della nuova edizione di \"Vivendo la mia vita\", l'autobiografia che Emma Goldman scrisse nel 1934.\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[188],{"field":162,"matched_tokens":189,"snippet":185,"value":186},[157],{"best_field_score":166,"best_field_weight":167,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":41,"score":168,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":114},{"document":192,"highlight":204,"highlights":209,"text_match":164,"text_match_info":212},{"comment_count":41,"id":193,"is_sticky":41,"permalink":194,"podcastfilter":195,"post_author":103,"post_content":196,"post_date":197,"post_excerpt":47,"post_id":193,"post_modified":198,"post_thumbnail":199,"post_title":200,"post_type":148,"sort_by_date":201,"tag_links":202,"tags":203},"64260","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-23-ottobre-ma-la-notte-no-rossobruni-stragi-di-polizia-nel-biennio-rosso-polonia-vietato-laborto/",[103],"Il nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi l’escopost:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/10/2020-10-23-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 10 23 anarres\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nMa la notte, no. I folli mesi di quest’anno bisesto e funesto ci hanno abituato a tutto. O quasi. La fantasia di chi ci governa è tuttavia senza freni. L’ultima trovata è trasformare la “guerra” al covid in “guerra” alle birrette e ai cicchetti. Coprifuoco notturni ad orario variabile da regione a regione, divieto di bere alcolici in piedi, chiusure anticipate per bar, pub e ristoranti. Il governo criminalizza la notte per non affrontare le proprie responsabilità nella gestione della pandemia. Di giorno, quando i bus caricano studenti e lavoratori sino a scoppiare. Di giorno, quando in fabbrica e nei magazzini della logistica si corre come formiche nel formicaio. Di giorno quando nelle classi pollaio si allunga la lista dei contagiati. Di giorno, quando negli ospedali mancano medici, infermieri, oss, medicine, posti letto.\r\nBen poco è stato fatto, nonostante ci siano stati regalati alcuni mesi di tregua prima che la curva dei contagi si impennasse bruscamente. \r\n\r\nRossobruni. Una multiforme e pulviscolare corrente politica attraversa l’estrema destra, in differenti versioni, ma con una indubbia capacità di riemergere dalle nebbie della storia, mutuando stili e pratiche dalla sinistra, in un tentativo di rincorsa e possibile osmosi. \r\nNe parliamo con David Bernardini, autore di Nazionalbolscevismo, breve storia del rossobrunismo in Europa\r\n\r\nLe stragi di polizia durante il biennio rosso\r\nNe parliamo con Daniele Ratti dell’Ateneo Libertario di Milano, autore di “Modena 7 aprile 1920, le stragi di stato durante il biennio rosso”.\r\n\r\nPolonia. Vietato (quasi) del tutto l'aborto\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nLe domenica 1 – 8 – 15 novembre “Birrette, chiacchiere e libreria”. Dalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nGiornate antimilitariste\r\n\r\nLunedì 2 novembre. Armi, petrolio e buoni affari: la diplomazia in armi dell’ENI dalla Libia al Golfo di Guinea\r\nPunto info in via Po 16 dalle ore 16\r\n\r\nMercoledì 4 novembre\r\nore 17 in piazza Castello\r\nNessuna pace per chi fa guerra\r\nPresidio antimilitarista in contemporanea alla cerimonia militare per la “giornata delle forze armate”, nell’anniversario di quell’immane massacro nazionalista, che fu la prima guerra mondiale\r\n\r\nMercoledì 11 novembre\r\nLibere di scegliere. Fuori obiettori e integralisti cattolici dagli ospedali!\r\nLa giunta Cirio all’attacco della libertà delle donne. \r\nPunto informativo in via Po 16 dalle ore 15,30 \r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 16 \r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nwww.anarresinfo.org – scrivi a: anarres@inventati.org","2 Novembre 2020","2020-11-02 12:58:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/no-patrie-200x110.jpg","Anarres del 23 ottobre. Ma la notte, no. Rossobruni. Stragi di polizia nel biennio rosso. Polonia: vietato l’aborto...",1604321878,[],[],{"post_content":205},{"matched_tokens":206,"snippet":207,"value":208},[157],"di scegliere. Fuori obiettori e \u003Cmark>integralisti\u003C/mark> cattolici dagli ospedali!\r\nLa giunta","Il nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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L'inchiesta della Polizia era affidata a Crescenzio Mezzina, a sua volta coinvolto nel fallito golpe.\r\nNe parliamo con Francesco\r\n\r\nUna giornata di lotta e solidarietà transfemminista al consolato polacco di Torino\r\n\r\nStoria della violenza. Genealogia del servizio d’ordine che controlla il Balon\r\n\r\nBrasile: terra bruciata. La deforestazione, gli incendi, di cui Bolsonaro accusa le popolazioni indigene che ne sono vittime, stanno distruggendo la foresta amazzonica e sterminando chi ci vive. Nel paese la pandemia miete vittime tra indios e abitanti delle baraccopoli. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nLe domenica 1 – 8 – 15 novembre “Birrette, chiacchiere e libreria”. Dalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nGiornate antimilitariste\r\n\r\nSabato 31 ottobre. Spese militari, missioni all’estero, guerra ai poveri.\r\nPunto info al Balon - dalle 10,30 alle 13,30\r\nLa metafora della guerra al virus, tanto cara al governo, ha un sapore agre di fronte alla strage di questi mesi. Decine di migliaia di morti. Quanti sarebbero ancora vivi se ci fossero state le strutture adatte ad affrontare l’epidemia? Quanti non si sarebbero infettati su autobus sovraffollati? Quanti non rischierebbero rinchiusi in aule pollaio?\r\nLe spese militari in Italia crescono da anni, così come i tagli alla sanità.\r\n\r\nLunedì 2 novembre. Armi, petrolio e buoni affari: la diplomazia in armi dell’ENI dalla Libia al Golfo di Guinea\r\nPunto info in via Po 16 dalle ore 16\r\n\r\nMercoledì 4 novembre\r\nore 17 in piazza Castello\r\nNessuna pace per chi fa guerra\r\nPresidio antimilitarista in contemporanea alla cerimonia militare per la “giornata delle forze armate”, nell’anniversario di quell’immane massacro nazionalista, che fu la prima guerra mondiale\r\n\r\nMercoledì 11 novembre\r\nLibere di scegliere. 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Squallidi truffatori in colletto bianco si fanno aiutare da abili spalloni a ripulire soldi oltre-confine. Un bambino biondo lancia una palla oltre la staccionata. Molti suv. A questa schifosa sfilza di luoghi comuni possiamo aggiungere cioccolata, croce rossa, orologi a cucù e prostituzione. Ah sì anche il jazz.\r\nGli svizzeri si sa, se lo tengono parecchio per sè. Neutralità e isolamento sono le porte da forzare per penetrare nel segreto elvetico, in qualunque campo. Dal 1967 Svizzera e Jazz si leggono Montreux. Da Nina Simone a Jan Garbarek tutti quelli che hanno scritto le più celebri pagine del jazz, sono venuti qui a guadagnarsi le stimmate dell'immortalità. Se c'è una cosa che detesto sono le celebrazioni e il triste cibo pre-masticato. E così che anche il jazz può diventare un luogo comune. Può prestarsi ad un appiattimento da globalizzazione inoltrata, staticizzandosi in una immagine fissa di sè, come una crosta di calcare nel rubinetto. Il jazz in svizzera in parte lo è stato e ancora lo è. una crosta sul rubinetto della libera creatività che talvolta non fa fluire libere le acque. Tirato da una parte da sponsors ricchissimi e da \"appassionati\" la cui età avanza di giorno in giorno, oppure venduto a tranci per ascoltatori sempre meno attenti, anche il vecchio caro gezz rischia una lenta e inesorabile de-colorazione, diretto verso una miscela preconfezionata e liofilizzata di suoni che ricordano quella musica, ma che in realtà ne sono solo l'involucro vuoto. Tanti sono i festival gloriosi del passato che oggi offrono solo miseria, vecchiaia e tristi clichè.\r\n\r\nMa il jazz in svizzera non è solo Montreux e - cosa ben più importante - non è un triste decotto per vecchi collezionisti di auto bugatti, non è cachet miloionari, non è il prezzo del biglietto per una sveltina con qualche anziano in pailletes a montreux, non è nemmeno l'impomatata radio pubblica svizzera. Per avere qualche brivido, si sa, bisogna arrampicarsi sulle Alpi orientali. Sarà l'altitudine a dare l'ebbrezza, ma sembra che dalle terre basse siano scappati tutti quelli che tra gli ottanta e i novanta hanno ri-animato il quasi cadavere svizzero con massicce dosi di tradizione. Sembra che si siano ritirati in baite dove manca l'ossigeno.\r\nViaggiando con Huber ho scoperto che in ogni montagna ci sono strade secondarie, o ripidi sentieri dove la gente non passa mai, nemmeno la domenica. Uno di questi lo abbiamo imboccato con un obiettivo preciso. Fare chiarezza sul mondo del jazz tra le baite alpine. Follia? affatto. L'idea è affermare che NON si possono tracciare luoghi comuni, neanche nella iconica terra dei san bernardo.\r\n\r\nStiamo per incontrare Hans Hassler, faccione barbuto da babbo natale, attitudine alcolica e fisarmonica facile. Lo incontriamo per una ricognizione in quello che, parafrasando uno dei suoi lavori del passato, possiamo chiamare \"the new alpine jazz herd\".\r\nHassler è come sembra e ti sembra che sia così da qualche centinaio di anni. Potresti trovarlo in istato di intossicazione alcolica a far sudare i polpastrelli in qualche stuba dall'ossigeno ormai rarefatto, oppure a ragionare con pacatezza sul senso della vita. Hassler è la reincarnazione del pastore elvetico nel corpo di un musicista dalla sensibilità elevata. (nell'accademia si preferisce il termine \"orecchio\", con un pizzico di snobismo verso tutti colore che non ce l'hanno...) Sembra che sui nastri magnetici custoditi nel suo cranio sia stata registrata musica antichissima e immutabile.\r\nNato sulle alpi orientali di Graubünden, da allora ha suonato di tutto, dal free jazz alla musica folklorica, passando per la musica da film, fino alle sagre contadine. Virtuoso del Schwyzerörgeli (un organetto diatonico simile ad una fisa ridotta, esistente solo in quella parte della svizzera) ha mescolato ironia, buonuomore e sbronze ai traditional d'alpeggio, restituendo al jazz e al folklore una dimensione insieme cameristica e intellettuale, pur non privata della sua componente terrena: la vita che scorre, i pascoli, il vino e la grappa, l'amore, il tempo che passa. Tra un campanaccio da vacca e un sax tenore possono nascere infinite storie d'amore.\r\nEsce in questo 2014 per INtakt (un locus amoenus l'etichetta svizzera, se amate i \"diversivi\" e le variazioni sul tema è un must assoluto) il disco omonimo ed entra, senza bussare nei dischi dell'anno.\r\nPerchè Hassler, come molti altri spiriti gentili da me amati e a lui affini, ha il gusto sempiterno del \"classico\", senza che ciò significhi piegarsi sugli spartiti o menarsela da \"avanguardista\". Ve ne accorgerete ascoltando. C'è la classica differenza tra un prodotto industriale e il genepy che faccio in casa. La ricetta è la stessa di 500 anni fa, la sensibilità è moderna. Sono gusti che nel liofilizzato a largo consumo non troverete mai. Se c'è un legame tra le musiche folkloriche antiche, quelle delle tradizioni orali alpine e il jazz, lo ritrovo nell'amore e nella devozione con cui questi musicisti si approcciano al suono. Senza storronarci con il revival puro, iniettano nel corpo mortificato del folklore dosi di ironia da bar, divagazioni sull'orlo del precipizio free, alternando veloci discese a lunghe salite, la marcia al riposo, la stasi al moto.\r\nIn compagnia di Hassler cercheremo di tracciare una linea nel tempo, da Heidi al New Alpine Jazz Herd. C'è una fiume incontrollato di gioia di vivere che scorre sotterraneo. Non me ne vogliano gli integralisti del folklore, ma con Hassler siamo su altri pianeti. Chissà cosa ci riserverà il futuro: la sfida di questo folklore dotto è anche ambientalista, parla di un ritorno alle tradizioni senza dimenticare il presente. Propone una visione bucolica della vita senza accenni fricchettoni. Riscoprire il piacere di guardare un panorama, bevendo vino e saltellando. Quando la guida alpina è Hassler, il divertimento è garantito. altri mondi, i monti. Solo dall'alto puoi capire il panorama.\r\n\r\nDalla svizzera con furore. una mini-discografia non ragionata sul free jazz alpino:\r\n\r\nHans Hassler - St [Intakt 2014]. Difficile recensirlo. Pensate ad un buontempone alla dott. Chadoula impiegato in un trio a bassa densità sul tema della tradizione svizzera. Dimenticate però lo yodel. Questa è avanguardia senza ossigeno ma ad alto tasso alcolico.\r\nAdatto per una passeggiata in quota, piantare verdure nell'orto, pascolare animali e per chi non ama prendersi troppo sul serio.\r\n\r\nAlpine Jazz Herd - Swiss Flavor [Unit 1983]: il testamento del jazz alpino. Insuperabile per rarefazione, starnazzate e originalità. Hassler è presente insieme ai migliori improvvisatori alpini. Se fossero riusciti a scendere dai monti avrebero sconfitto montreux. Glorie outsider, per fan della Globe Unity Orchestra a ranghi ridotti e dell'escursionismo naturista.\r\n\r\nHabariani - Two [Hat Art 1991]: organo diatonico, clarinetto basso, trombone. Più fedele di una cartolina da Chiasso, questa è ambient melodica sulle impronte della tradizione che vi farà guardare lontano. Instant classic da mettere vicino ai lavori più rarefatti di paul bley e giuffre. Sempre senza tralasciare il folklore alpino. Urge ristampa perdio!!\r\n\r\nGebhard Ullmann Jurgen Kupke & Michael Thieke - The Clarinet Trio 4 [Leo 2012]: anche se non siamo del tutto in Svizzera, beh che dire, questo uscito per Leo nel 2012 è un viaggione, ammesso e non concesso che amiate viaggiare leggeri. Ve lo consiglio ma attenti: se cercate arrangiamenti bandistici, percussionismi o swingate, qui non li troverete. Puro clarinetto, in tutte le sue forme. Amato da Hassler con cui Ullmann collabora all'ultimo disco uscito per Intakt (vedi sopra).","6 Maggio 2014","2018-10-17 22:10:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/Hassler2_92b35178e02d2f6f84bf856ff0ea42a4-200x110.jpeg","Schweizer Aroma - folklore alpino e avanguardia da camera con stube",1399378917,[],[],{"post_content":289},{"matched_tokens":290,"snippet":291,"value":292},[157],"Non me ne vogliano gli \u003Cmark>integralisti\u003C/mark> del folklore, ma con Hassler","Svizzera.\r\nverdeggianti montagne incorniciano come in quadro piccoli paesi perfetti nel loro rigore nazista. Squallidi truffatori in colletto bianco si fanno aiutare da abili spalloni a ripulire soldi oltre-confine. Un bambino biondo lancia una palla oltre la staccionata. Molti suv. A questa schifosa sfilza di luoghi comuni possiamo aggiungere cioccolata, croce rossa, orologi a cucù e prostituzione. Ah sì anche il jazz.\r\nGli svizzeri si sa, se lo tengono parecchio per sè. Neutralità e isolamento sono le porte da forzare per penetrare nel segreto elvetico, in qualunque campo. Dal 1967 Svizzera e Jazz si leggono Montreux. Da Nina Simone a Jan Garbarek tutti quelli che hanno scritto le più celebri pagine del jazz, sono venuti qui a guadagnarsi le stimmate dell'immortalità. Se c'è una cosa che detesto sono le celebrazioni e il triste cibo pre-masticato. E così che anche il jazz può diventare un luogo comune. Può prestarsi ad un appiattimento da globalizzazione inoltrata, staticizzandosi in una immagine fissa di sè, come una crosta di calcare nel rubinetto. Il jazz in svizzera in parte lo è stato e ancora lo è. una crosta sul rubinetto della libera creatività che talvolta non fa fluire libere le acque. Tirato da una parte da sponsors ricchissimi e da \"appassionati\" la cui età avanza di giorno in giorno, oppure venduto a tranci per ascoltatori sempre meno attenti, anche il vecchio caro gezz rischia una lenta e inesorabile de-colorazione, diretto verso una miscela preconfezionata e liofilizzata di suoni che ricordano quella musica, ma che in realtà ne sono solo l'involucro vuoto. Tanti sono i festival gloriosi del passato che oggi offrono solo miseria, vecchiaia e tristi clichè.\r\n\r\nMa il jazz in svizzera non è solo Montreux e - cosa ben più importante - non è un triste decotto per vecchi collezionisti di auto bugatti, non è cachet miloionari, non è il prezzo del biglietto per una sveltina con qualche anziano in pailletes a montreux, non è nemmeno l'impomatata radio pubblica svizzera. Per avere qualche brivido, si sa, bisogna arrampicarsi sulle Alpi orientali. Sarà l'altitudine a dare l'ebbrezza, ma sembra che dalle terre basse siano scappati tutti quelli che tra gli ottanta e i novanta hanno ri-animato il quasi cadavere svizzero con massicce dosi di tradizione. Sembra che si siano ritirati in baite dove manca l'ossigeno.\r\nViaggiando con Huber ho scoperto che in ogni montagna ci sono strade secondarie, o ripidi sentieri dove la gente non passa mai, nemmeno la domenica. Uno di questi lo abbiamo imboccato con un obiettivo preciso. Fare chiarezza sul mondo del jazz tra le baite alpine. Follia? affatto. L'idea è affermare che NON si possono tracciare luoghi comuni, neanche nella iconica terra dei san bernardo.\r\n\r\nStiamo per incontrare Hans Hassler, faccione barbuto da babbo natale, attitudine alcolica e fisarmonica facile. Lo incontriamo per una ricognizione in quello che, parafrasando uno dei suoi lavori del passato, possiamo chiamare \"the new alpine jazz herd\".\r\nHassler è come sembra e ti sembra che sia così da qualche centinaio di anni. Potresti trovarlo in istato di intossicazione alcolica a far sudare i polpastrelli in qualche stuba dall'ossigeno ormai rarefatto, oppure a ragionare con pacatezza sul senso della vita. Hassler è la reincarnazione del pastore elvetico nel corpo di un musicista dalla sensibilità elevata. (nell'accademia si preferisce il termine \"orecchio\", con un pizzico di snobismo verso tutti colore che non ce l'hanno...) Sembra che sui nastri magnetici custoditi nel suo cranio sia stata registrata musica antichissima e immutabile.\r\nNato sulle alpi orientali di Graubünden, da allora ha suonato di tutto, dal free jazz alla musica folklorica, passando per la musica da film, fino alle sagre contadine. Virtuoso del Schwyzerörgeli (un organetto diatonico simile ad una fisa ridotta, esistente solo in quella parte della svizzera) ha mescolato ironia, buonuomore e sbronze ai traditional d'alpeggio, restituendo al jazz e al folklore una dimensione insieme cameristica e intellettuale, pur non privata della sua componente terrena: la vita che scorre, i pascoli, il vino e la grappa, l'amore, il tempo che passa. Tra un campanaccio da vacca e un sax tenore possono nascere infinite storie d'amore.\r\nEsce in questo 2014 per INtakt (un locus amoenus l'etichetta svizzera, se amate i \"diversivi\" e le variazioni sul tema è un must assoluto) il disco omonimo ed entra, senza bussare nei dischi dell'anno.\r\nPerchè Hassler, come molti altri spiriti gentili da me amati e a lui affini, ha il gusto sempiterno del \"classico\", senza che ciò significhi piegarsi sugli spartiti o menarsela da \"avanguardista\". Ve ne accorgerete ascoltando. C'è la classica differenza tra un prodotto industriale e il genepy che faccio in casa. La ricetta è la stessa di 500 anni fa, la sensibilità è moderna. Sono gusti che nel liofilizzato a largo consumo non troverete mai. Se c'è un legame tra le musiche folkloriche antiche, quelle delle tradizioni orali alpine e il jazz, lo ritrovo nell'amore e nella devozione con cui questi musicisti si approcciano al suono. Senza storronarci con il revival puro, iniettano nel corpo mortificato del folklore dosi di ironia da bar, divagazioni sull'orlo del precipizio free, alternando veloci discese a lunghe salite, la marcia al riposo, la stasi al moto.\r\nIn compagnia di Hassler cercheremo di tracciare una linea nel tempo, da Heidi al New Alpine Jazz Herd. C'è una fiume incontrollato di gioia di vivere che scorre sotterraneo. Non me ne vogliano gli \u003Cmark>integralisti\u003C/mark> del folklore, ma con Hassler siamo su altri pianeti. Chissà cosa ci riserverà il futuro: la sfida di questo folklore dotto è anche ambientalista, parla di un ritorno alle tradizioni senza dimenticare il presente. Propone una visione bucolica della vita senza accenni fricchettoni. Riscoprire il piacere di guardare un panorama, bevendo vino e saltellando. Quando la guida alpina è Hassler, il divertimento è garantito. altri mondi, i monti. Solo dall'alto puoi capire il panorama.\r\n\r\nDalla svizzera con furore. una mini-discografia non ragionata sul free jazz alpino:\r\n\r\nHans Hassler - St [Intakt 2014]. Difficile recensirlo. Pensate ad un buontempone alla dott. Chadoula impiegato in un trio a bassa densità sul tema della tradizione svizzera. Dimenticate però lo yodel. Questa è avanguardia senza ossigeno ma ad alto tasso alcolico.\r\nAdatto per una passeggiata in quota, piantare verdure nell'orto, pascolare animali e per chi non ama prendersi troppo sul serio.\r\n\r\nAlpine Jazz Herd - Swiss Flavor [Unit 1983]: il testamento del jazz alpino. Insuperabile per rarefazione, starnazzate e originalità. Hassler è presente insieme ai migliori improvvisatori alpini. Se fossero riusciti a scendere dai monti avrebero sconfitto montreux. Glorie outsider, per fan della Globe Unity Orchestra a ranghi ridotti e dell'escursionismo naturista.\r\n\r\nHabariani - Two [Hat Art 1991]: organo diatonico, clarinetto basso, trombone. Più fedele di una cartolina da Chiasso, questa è ambient melodica sulle impronte della tradizione che vi farà guardare lontano. Instant classic da mettere vicino ai lavori più rarefatti di paul bley e giuffre. Sempre senza tralasciare il folklore alpino. Urge ristampa perdio!!\r\n\r\nGebhard Ullmann Jurgen Kupke & Michael Thieke - The Clarinet Trio 4 [Leo 2012]: anche se non siamo del tutto in Svizzera, beh che dire, questo uscito per Leo nel 2012 è un viaggione, ammesso e non concesso che amiate viaggiare leggeri. Ve lo consiglio ma attenti: se cercate arrangiamenti bandistici, percussionismi o swingate, qui non li troverete. Puro clarinetto, in tutte le sue forme. Amato da Hassler con cui Ullmann collabora all'ultimo disco uscito per Intakt (vedi sopra).",[294],{"field":162,"matched_tokens":295,"snippet":291,"value":292},[157],{"best_field_score":166,"best_field_weight":167,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":41,"score":168,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":114},6636,{"collection_name":148,"first_q":23,"per_page":97,"q":23},["Reactive",300],{},["Set"],["ShallowReactive",303],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$f9aC-OAN1QvpcV_YYHYuu0ui54a-p5O9D0s3HD276zXQ":-1},true,"/search?query=integralismi"]