","La bancarotta dei cedri: chi si comprerà il Libano all'asta dei bond?","post",1584149905,[56,57,58,59,60,61,62,63],"http://radioblackout.org/tag/bancarotta/","http://radioblackout.org/tag/hariri/","http://radioblackout.org/tag/hezbollah/","http://radioblackout.org/tag/kafala/","http://radioblackout.org/tag/libano/","http://radioblackout.org/tag/patriarcato/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati-siriani/","http://radioblackout.org/tag/sauditi/",[25,19,23,17,15,27,29,21],{"post_content":66,"tags":70},{"matched_tokens":67,"snippet":68,"value":69},[17],"femminile a partire dal sistema \u003Cmark>kafala\u003C/mark> per immigrate e collaboratrici famigliari"," \r\n\r\nLunedì 9 marzo il Libano non ha potuto restituire 1,2 miliardi di eurobond in scadenza, con un debito pubblico al 170 per cento e rivolte popolari solo sospese per covid19 – alla ricerca di un modo di esprimersi alternativo tutti insieme. Ha praticamente dichiarato la bancarotta. Hassan Diab, nuovo leader libanese, chiamato a trovare una soluzione alla insolvenza bancaria, non ce l'ha fatta: è rimasto sotterrato dal debito. Le banche libanesi si sono dissanguate per mantenere la parità con il dollaro e a sovvenzionare la corruzione e la finanziarizzazione di un'economia fino a 10 anni fa solidissima e pronta a lucrare sulla crisi del 2008, ma gradualmente il risparmio fu eroso dal debito e nel 2019 cominciarono le restrizioni sui prelievi, perché le banche non riuscivano più a reggere e avevano attinto pericolosamente alle riserve di valuta preziosa, dando così spazio alla finanza di imporre bond in cambio di prestiti, mentre il paese non riusciva a importare prodotti da pagare in valuta. Poiché la crisi libanese ha seguito la flessione del mercato petrolifero. Quando nel 2018 il prezzo del petrolio ha iniziato a calare e l'Arabia Saudita ha ritirato il suo sostegno alle istituzioni libanesi, queste hanno dovuto umentare le tasse. L’economia libanese è caratterizzata da un doppio legame tra il settore bancario – diviso tra istituti vicini ai vari potentati politici – e i settori dell’immobiliare e dei servizi, anch’essi strettamente legati ai partiti tradizionali. Di qui discende quella crescita di una struttura economica sempre più sbilanciata verso settori non-produttivi, compensata fino a pochi anni fa dagli ingenti investimenti stranieri resi attraenti dagli alti tassi di interesse garantiti dalle banche libanesi e dal tasso di cambio della valuta nazionale rispetto al dollaro. Dall’altra parte, in mancanza di un settore industriale sviluppato, il sistema politico ha garantito l’occupazione tramite la creazione e distribuzione di posti di lavoro su base settaria, che via via hanno gravato sul bilancio dello stato\r\n\r\nOra il buco è contabilizzato in 30 miliardi di dollari e due terzi dei bond sono in mano a speculatori perlopiù britannici, l'alternativa a essere mangiato dai detentori dei titoli in eurobond (la banca inglese Ashmore) per il Libano è la richiesta di aiuto al Fmi (già intervenuto alla fine della Guerra civile, come si vince dall'intervento di Rosita Di Peri), con quello che consegue normalmente in termini di cancellazione di diritti, welfare, produttività e imposizione di austerità, licenziamenti, ulteriori privatizzazioni, che nel paese dei cedri è alla base della dissoluzione del sistema, poiché la spartizione tra i potentati delle varie comunità, i cui vari apparati si sono spartiti la ricchezza, affidando servizi malerogti a privati. Il problema è che Hezbollah non vuole assolutamente affidarsi al Fmi per il controllo americano sulla istituzione monetaria; ma la fine del sistema di equilibri tra comunità, a cui ha contribuito non poco a dare una spallata il movimento ancora molto vivace, che è attraversato da componenti di ognuna delle 18 comunità e protesta anche e soprattutto contro i trent'anni di neoliberismo in cui lo stato si è ritirato dall'erogazione di servizi primari, dapprima collegato alla ricostruzione del dopoguerra. Questo ingranaggio, di cui le grandi famiglie (una per tutte gli Hariri sostenuti dai sauditi) sono l'emblema patente, ha permesso al paese di lasciarsi alle spalle la guerra civile che ha dissanguato il paese dal 1975 al 1990, ma ha anche arricchito le clientele a discapito delle casse statali e della popolazione e le rivendicazioni dei giovani protestano contro questo sistema di ripartizione, senza leader con rivendicazioni precise e condivise.\r\n\r\nLa permeabilità dei confini libanesi, la quantità di rifugiati, possono aver prodotto situazioni di crisi già con la presenza della diaspora palestinese, ma l'accoglienza libanese ha sempre assorbito l'immigrazione (impegnati nelle ditte di costruzioni) per cui si possono archiviare gli effetti della vicina crisi siriana come diversamente influenti sui problemi di Beirut.\r\n\r\nDalla bancarotta e dall'affastellarsi di questi e di molti altri aspetti della storia socio-politica libanese siamo partiti per capire con Rosita Di Peri in che modo si sia potuto arrivare a questo punto e verso dove si possa indirizzare, ora che non è più così scontato che il Libano venga aiutato comunque, soprattutto perché gli interessi della finanza e le sue strategie sono mutate, come il gioco di alleanze e il rischio di sopravvivenza per gruppi di potere, come i filoiraniani di hezbollah.\r\n\r\nLa bancarotta libanese era nella natura del sistema?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_12_rosita01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nUn sistema fortemente maschilista, come abbiamo potuto rilevare quando Rosita ci ha illustrato la condizione femminile a partire dal sistema \u003Cmark>kafala\u003C/mark> per immigrate e collaboratrici famigliari in condizioni di schiavitù e dalla mancanza di un codice civile unificato, di diritti, e dalla presenza lgbtqia all'interno del movimento. Intrecciato al consociativismo tra comunità religiose il patriarcato è ancora molto potente e pervasivo, eppure in questo frangente – o forse proprio per quello – le donne sono state molto presenti in piazza durante la sollevazione di questi mesi; e non è certo l'inserimento di parecchie donne nel nuovo governo di Diab a essere sufficiente per contenere le rivendicazioni egualitarie.\r\n\r\nLa contingenza di crisi aiuta l'emergere delal rivolta femminile contro il patriarcato\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020_03_12_rosita02.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[71,73,75,77,80,82,84,86],{"matched_tokens":72,"snippet":25},[],{"matched_tokens":74,"snippet":19},[],{"matched_tokens":76,"snippet":23},[],{"matched_tokens":78,"snippet":79},[17],"\u003Cmark>kafala\u003C/mark>",{"matched_tokens":81,"snippet":15},[],{"matched_tokens":83,"snippet":27},[],{"matched_tokens":85,"snippet":29},[],{"matched_tokens":87,"snippet":21},[],[89,95],{"field":30,"indices":90,"matched_tokens":92,"snippets":94},[91],3,[93],[17],[79],{"field":96,"matched_tokens":97,"snippet":68,"value":69},"post_content",[17],578730123365712000,{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":34,"num_tokens_dropped":42,"score":102,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":42},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":104,"highlight":120,"highlights":126,"text_match":129,"text_match_info":130},{"cat_link":105,"category":107,"comment_count":42,"id":109,"is_sticky":42,"permalink":110,"post_author":45,"post_content":111,"post_date":112,"post_excerpt":48,"post_id":109,"post_modified":113,"post_thumbnail":114,"post_thumbnail_html":115,"post_title":116,"post_type":53,"sort_by_date":117,"tag_links":118,"tags":119},[106],"http://radioblackout.org/category/notizie/",[108],"Blackout Inside","54055","http://radioblackout.org/2019/05/lo-spettro-dei-rifugiati-sulla-crisi-libanese/","Dall’inizio della guerra civile siriana i libanesi hanno assistito a un vero e proprio esodo di profughi verso il proprio Paese. Il Libano è grande come l’Abruzzo, ha una popolazione di quattro milioni e mezzo di persone e ospita un milione e mezzo di siriani che si aggiungono ai 250 mila palestinesi, e alle migliaia di persone arrivate negli ultimi anni da Etiopia, Filippine, Bangladesh e Sri Lanka già presenti sul territorio. Il Libano non ha firmato la convenzione di Ginevra, dunque non riconosce lo status di rifugiato. Assimilare un milione e mezzo di siriani nella società libanese non è pensabile, anche perché il Libano deve fare i conti con una situazione economica che va peggiorando, il 30 per cento dei cittadini vive in condizioni di estrema povertà, in un Paese che stenta a garantire elettricità 24 ore al giorno.\r\n\r\nNel frattempo, il malcontento tra i libanesi continua a crescere e i rifugiati sono spesso additati come la causa principale della tragica situazione economica che sta mettendo in ginocchio l’intero Paese. La pressione per rimandare i rifugiati in Siria è sempre più forte, sempre più frequenti i casi di incendi dolosi negli insediamenti informali.\r\n\r\nIl fenomeno migratorio è stato finora regolato dalla discussa legge Kafala, un sistema di controllo diffuso nei paesi del Golfo che permette ai governi di delegare la supervisione e la responsabilità dei migranti a compagnie o privati cittadini, concedendogli una serie di poteri legali. Una volta entrati nel Paese, ai lavoratori viene ritirato il passaporto, la loro permanenza legale è strettamente vincolata al contratto stipulato con la compagnia che li ha ingaggiati, senza il cui permesso la possibilità di movimento è praticamente nulla.\r\n\r\nIn collegamento dal Libano Estella Carpi, antropologa sociale dell'University College of London, si occupa di migrazione forzata, assistenza umanitaria e politiche dell’identità nel Levante arabo e in Turchia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/Libano.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","11 Maggio 2019","2019-05-11 12:00:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/libano-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/libano-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/libano-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/libano-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/05/libano.jpg 968w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","lo spettro dei rifugiati sulla crisi libanese",1557576045,[],[],{"post_content":121},{"matched_tokens":122,"snippet":124,"value":125},[123],"Kafala","finora regolato dalla discussa legge \u003Cmark>Kafala\u003C/mark>, un sistema di controllo diffuso","Dall’inizio della guerra civile siriana i libanesi hanno assistito a un vero e proprio esodo di profughi verso il proprio Paese. 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Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/2024-09-06-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nPacchetto sicurezza. Il banale connubio tra fascismo e democrazia\r\nLa stretta securitaria imposta dal nuovo pacchetto sicurezza è un ulteriore tassello nel mosaico repressivo del governo. Colpi sempre più duri a chi lotta nei CPR e nelle carceri, a chi si batte contro gli sfratti, a chi occupa, a chi osa fare scritte su caserme e commissariati, a chi fa un blocco stradale.\r\nQuesto pacchetto sicurezza dimostra in modo chiaro che il governo sta cucendo, sotto forma di leggi dalla valenza universale, camicie di forza studiate appositamente per i soggetti individuati come nemici da colpire.\r\n\r\nIlan Shalif, anarchico israeliano\r\nVi proponiamo l’intervista della rivista libertaria greca Aftoleksi.\r\nNato nel 1937, Shalif può essere descritto come la storia vivente dell’anarchismo in Israele. È stato membro dell’organizzazione socialista israeliana Matzepn. Dopo lo scioglimento del Matzpen, Shalif ha continuato le sue attività, partecipando ad altre iniziative in Israele, come Anarchists Against the Wall (Anarchici contro il muro) e l’ormai defunta federazione anarchica Ahdut [Unità].\r\nNonostante l’età avanzata è molto attivo nelle lotte. È autore di numerosi articoli sulla democrazia diretta e l’antiautoritarismo.\r\n\r\nSalonicco. Sgomberato il Libertatia\r\nIl 28 agosto, a mezzogiorno, le forze di polizia hanno invaso lo squat Libertatia, arrestando 11 compagnx e prendendone altri due in custodia.\r\nVi proponiamo il comunicato dei compagni e delle compagne del Libertatia\r\n\r\nStati Uniti. Verso le presidenziali\r\nDopo il ritiro di Biden la candidata democratica alle presidenziali del 4 novembre è Kamala Harris. Abbiamo provato a tracciarne un profilo in una campagna elettorale sempre più convulsa, i cui risultati avranno un forte impatto sia in Europa che nel Mediterraneo Orientale.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 21 settembre\r\nPunto info antimilitarista al Balon\r\nDalle 10,30\r\n\r\nVenerdì 27 settembre\r\nore 21\r\nin corso Palermo 46\r\nTramandare il fuoco. Per un approccio libertario alla questione palestinese. 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(...)\r\nÈ ora di organizzarsi e mobilitarsi contro la guerra, contro il carovita e per fermare l’attacco ai salari e l’aumento delle disuguaglianze sociali. Altro che flat tax, taglio del cuneo fiscale, cancellazione del reddito di cittadinanza e riduzione dei servizi pubblici, controriforma della scuola e ulteriore taglio della sanità pubblica: serve che si colpiscano i grandi patrimoni accumulati per decenni; la crisi non dev’essere più pagata dai lavoratori, dai disoccupati e dalle classi subalterne, ma dai padroni e dal grande capitale industriale e finanziario, che in questi anni ha continuato ininterrottamente a fare profitti e ad arricchirsi.\r\nMentre la speculazione impazza e si porta via più di 40 miliardi solo con gli extraprofitti sul gas, ci raccontano che non ci sono le risorse per difendere i nostri salari e i nostri stipendi: nel frattempo, i governi passati e presenti (ieri Draghi, oggi Meloni) reprimono e criminalizzano le lotte sociali e sindacali. È ora di dire basta!\r\nL’escalation bellica e l’incombente pericolo di utilizzo di armi tattiche nucleari ci devono spingere ad agire, qui ed ora, contro la guerra, e per imporre lo stop all’invio di armi in Ucraina. Senza la pace sarà molto difficile poter uscire da una crisi economica che viene pagata, come sempre, dai lavoratori e dai ceti meno abbienti in tutta Europa. (…)\r\n\r\nRojava. L’attacco turco, la solidarietà dei movimenti\r\n“Nella notte del 9 novembre le terre del Rojava e del sud del Kurdistan sono state bombardate dagli aerei del TSK (Esercito Turco). Le YPG hanno annunciato che il centro della città di Kobane, un ospedale sulla collina di Miştenur, la foresta di Kobane, una centrale elettrica, i granai e molti villaggi sono stati bombardati. Gli invasori, che non hanno ottenuto risultati con le armi chimiche e con numerose operazioni di invasione per mesi, hanno diretto questa volta i loro sforzi contro il Rojava, la terra della rivoluzione.”\r\nQuesto l’incipit del comunicato del gruppo/rivista Karala di Ankara sull’avvio dei bombardamenti su Kobane.\r\nOggi la Turchia, che utilizza armi vendute anche dall’Italia, vuole riportare indietro le lancette, distruggere il processo rivoluzionario iniziato nel 2012, massacrare e costringere all’esilio le popolazioni curdofone.\r\nIl progetto neottomano di Erdogan riprende slancio, grazie all’appoggio offerto dall’Unione Europea, che paga perché i profughi di guerra vengano trattenuti in Turchia, e al ruolo di mediatore nella guerra in Ucraina che Erdogan si è scavato in questi mesi.\r\nIn questi giorni in ogni dove ci sono state iniziative in sostegno all’esperienza del confederalismo democratico.\r\nNe abbiamo parlato con Dario, un compagno che conosce bene la situazione nell’area. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 3 dicembre\r\nore 15 piazza Castello\r\nmanifestazione contro l’attacco turco alle aree del confederalismo democratico in Rojava - Siria del Nord - e nel Bashur – Iraq.\r\n\r\nGiovedì 8 dicembre\r\nMarcia popolare No Tav da Bussoleno a San Didero\r\nAppuntamento ore 11 in piazza del mercato\r\n\r\nVenerdì 16 dicembre\r\nCena antinatalizia\r\nore 20 in corso Palermo 46\r\nCibo vegano, buon vino, esposizione spettacolare del nostro pres-empio: porta la tua statuetta che lo costruiamo insieme\r\nBenefit lotte antimilitariste\r\nDa ciascuno come può, più che può...\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","3 Dicembre 2022","2022-12-03 13:30:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/clifford-harper-05-col2-200x110.jpg","Anarres del 2 dicembre. 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O the Ghost) - Anja Ngozi & Maxwell Owin\r\nGourds of the Desert - Clutchy Hopkins And Lord Kenjamin\r\n14 - Misled Children and Clutchy Hopkins\r\nParadise of Nada Remix - Adrian Sherwood\r\nIn A Heartbeat (feat. 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