","Burkina: Kaboré presidente, una transizione nella tradizione","post",1449234980,[57,58,59,60],"http://radioblackout.org/tag/burkina-faso/","http://radioblackout.org/tag/compaore/","http://radioblackout.org/tag/elezioni/","http://radioblackout.org/tag/kabore/",[30,26,62,22],"elezioni",{"post_content":64},{"matched_tokens":65,"snippet":68,"value":69},[66,67],"che","viene","il fratello di Blaise, François, \u003Cmark>che\u003C/mark> \u003Cmark>viene\u003C/mark> accusato anche dai simpatizzanti di","Con le elezioni democratiche di domenica scorsa, vinte con il 53 per cento dei voti da Roch Kaboré (il cui partito MPP ha ottenuto la maggioranza relativa all'Assemblea nazionale), controversa figura presente al potere in ogni stagione successiva alla rivoluzione di Sankara, la transizione del paese verso un'epoca in grado di superare i quasi 30 anni di regime di Compaoré si ammanta di aspetti compromissori e difficilmente controllabili dai cittadini del giovane stato \u003Cmark>che\u003C/mark> comunque, dopo l'esperienza rivoluzionaria di Thomas Sankara degli anni '80, si mantiene anomalo rispetto al rapporto con le potenze coloniali e allo sfruttamento da parte occidentale, anche grazie all'assenza di risorse appetibili.\r\n\r\nLe elezioni hanno visto una partecipazione ampia, con molti candidati alla presidenza (nonostante sia già stato un successo il fatto \u003Cmark>che\u003C/mark> molti più compromessi con il regime di Compaoré siano stati esclusi), mentre l'astensione è stata del 40%; il partito dei \"sankaristi\" ha ottenuto un suffragio inferiore rispetto alle aspettative perché una parte dell'elettorato del movimento Le Balai Citoyen (letteralmente \"la scopa cittadina\"), protagonista della rivolta \u003Cmark>che\u003C/mark> l'anno scorso ha cacciato Compaorè, ha riversato i voti sull'UPC di Zephirin Diabré, giunto secondo, giudicato più \"controllabile\" di Kaboré, per quanto proveniente da società petrolifere e di dottrina neoliberista. Il Balai Citoyen per questa campagna elettorale è stato \"sostenuto\" da varie ong e ambasciate per una campagna di senibilizzazione sull'importanza di votare. Probabilmente sono stati pagati per crearlo, per passare messaggi \"progressisti\" di stampo occidentale.\r\n\r\nAnche se per limitare il clientelismo i gadget erano stati vietati, la compravendita dei voti basata su regali e promesse ha avuto sempre buon gioco (come dappertutto del resto..) e i politici di lungo corso come Kaboré hanno potuto scorrazzare come preferivano ad accaparrarsi voti, forti della ricchezza dei loro comitati elettorali.\r\n\r\nSentiamo il commento di Francesca, per quanto siamo riusciti a mantenere la linea con Ouagadougu\r\nUnknown\r\n\r\n \r\n\r\nAltre note a margine della diretta.\r\n\r\nLa popolazione \u003Cmark>che\u003C/mark> si è mobilitata aspetta segnali chiari e precisi di rottura con il passato, visto \u003Cmark>che\u003C/mark> vengono da 27 anni di dittatura di Blaise Compaoré e questo non può cancellare tutte le complicità. Roch è figlio del primo direttore della banca dell'Africa Occidentale e lui stesso era direttore di banca a 27 anni, capo del partito fino al 2012. Insomma uno \u003Cmark>che\u003C/mark> non ha mai tenuto una zappa in mano e in un paese composto all'80% da contadini è un paradosso. Il vero problema è Salif Diallo, arrivato secondo nelle competizione elettorale (il terzo è Simon Compaore, sindaco di Ouaga per 15 anni, accusato di corruzione \u003Cmark>che\u003C/mark> anche senza atti giudiziari è un dato di fatto palesato dallo stato della città). Salif è stato il gemello politico di Blaise, era lui \u003Cmark>che\u003C/mark> coordinava tutte le azioni repressive, presidiava le sessioni di tortura, soprattutto contro gli studenti. Salif è stato il ministro dell'agricoltura \u003Cmark>che\u003C/mark> ha fatto accordi segreti con Monsanto per introdurre cotone Ogm e \u003Cmark>che\u003C/mark> poi ha ricattato i contadini perché lo coltivassero (producendo molti suicidi tra coloro \u003Cmark>che\u003C/mark> dopo un raccolto scarso o dopo la siccità, non avevano i soldi per ricomprare altro cotone ogm dalla Monsanto stessa). Troppo pericoloso anche per Blaise \u003Cmark>che\u003C/mark> per lberarsene negli utlimi anni l'aveva \"esiliato\" a fare l'ambasciatore in Austria. In conflitto perenne con il fratello di Blaise, François, \u003Cmark>che\u003C/mark> \u003Cmark>viene\u003C/mark> accusato anche dai simpatizzanti di Blaise di averlo mandato alla rovina con i suoi consigli (ricopriva l'incarico ufficiale di consigliere speciale del presidente: nella sua megavilla, bruciata durante \u003Cmark>l'insurrezione\u003C/mark> dell'anno scorso sono stati ritrovati vari dossier compromettenti. Lui è il mandante dell'assassinio di Norbert Zongo). ll vero problema sarà se cambiano il capo di stato maggiore, rioccupando i centri di potere militare.\r\n\r\nOuaga è un villaggio dove tutti conoscono tutti, si sanno cose, ma le relazioni intepersonali hanno spesso la meglio; perciò Kabore è stato votato da buona parte di quelli \u003Cmark>che\u003C/mark> portano il suo stesso cognome: \"è uno di famiglia\" (è il terzo cognome per diffusione in Burkina), Salif ha elargito talmente tanti soldi negli anni e ha aiutato vicini, amici dei vicini, famiglie al villaggio, \u003Cmark>che\u003C/mark> alla fine \"sì, si comporta male ma non posso non votarlo\".\r\n\r\nTutto il mondo è paese... ne riparleremo presto di questo piccolo stato del Sahel.",[71],{"field":72,"matched_tokens":73,"snippet":68,"value":69},"post_content",[66,67],1733921019837546500,{"best_field_score":76,"best_field_weight":77,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":78,"tokens_matched":79,"typo_prefix_score":43},"2216192835584",14,"1733921019837546609",3,{"document":81,"highlight":109,"highlights":118,"text_match":124,"text_match_info":125},{"cat_link":82,"category":84,"comment_count":43,"id":86,"is_sticky":43,"permalink":87,"post_author":46,"post_content":88,"post_date":89,"post_excerpt":49,"post_id":86,"post_modified":90,"post_thumbnail":91,"post_thumbnail_html":92,"post_title":93,"post_type":54,"sort_by_date":94,"tag_links":95,"tags":104},[83],"http://radioblackout.org/category/bastioniorione/",[85],"BastioniOrione","67454","http://radioblackout.org/2021/03/linsurrezione-di-dakar-ha-nel-mirino-parigi/","Crollo dell'economia, trappola Cfa non più tollerabile, blocco pandemico che ha cancellato ogni possibilità di sopravvivenza per la maggioranza di giovani istruiti che svolgono lavori giornalieri in un'economia informale. Una generazione incazzata per le ruberie e il saccheggio neocoloniale, che giustamente attribuisce alla rapacità francese la condizione del paese, in particolare dopo la scoperta di ingenti (500 milioni di barili) giacimenti petroliferi – e di gas – a Sangomar, al largo di Dakar (e già si hanno casi di corruzione). La vicenda di Sonko che abbiamo narrato già durante l'intervento di N'Diaga Diallo è un pretesto, una montatura, un'imboscata per eliminare un personaggio molto apprezzato (forse troppo, quando viene considerato “uomo della provvidenza”, che ha trovato la chiave per essere sostenuto dai senegalesi), che proviene da Casamanche, che è un outsider, distante dalla nomenclatura – voluta e legata a Parigi – e che annuncerebbe una ritrattazione di tutti gli accordi capestro imposti da Macron e dalle ditte francesi come Auchan, Total, Orange che condizionano la vita quotidiana del mondo della Françafrique e che sono state saccheggiate nelle loro filiali di tutto il paese, perché vivono alle spese dei senegalesi, mentre la Francia è palesemente in declino. Simbolico di come il panafricanismo può trovare una nuova partenza da questa esasperazione, di giovani a cui non è stata lasciata alcuna alternativa all'emigrazione clandestina e pericolosa verso le Canarie.\r\nLa giornata dell'8 marzo ha visto manifestazioni di festa per la liberazione di Sonko, poi di nuovo si è piombati nelle provocazioni sbirresche che hanno caricato il tentativo di comizi volanti, ma ogni notte ragazzi impegnano le guardie non lasciandole dormire. Non sono tutti militanti di Pastef, ma sono tutti determinati... i giovani uccisi sono sotto i 22 anni e sono state intimidite le famiglie, perché trattengano questa furia giovanile. Sonko dovrà presentarsi davanti al giudice ogni 15 giorni e verrà accompagnato da masse, un'occasione per monitorare il sostegno del Movimento e si potrà vedere quali anime emergeranno maggiormente: se avranno la meglio i più radicali decisi a cacciare Macky Sall, o se prevarranno i moderati, pronti a dialogare e tollerare il presidente fino alla fine del mandato. La piazza è sicuramente più radicale degli oppositori (anche condizionati dai marabutti). In serata Macky Sall ha preferito accusare l'opposizione di aver orchestrato i saccheggi e saccheggi avvenuti nei giorni scorsi, mettendo volontariamente davanti donne / bambini.\r\n Invece di ammettere che c'è un problema con la sua governance / politica economica #FreeSenegal\r\n\r\nIntanto le manifestazioni proseguiranno secondo modalità ancora da definire...\r\n\r\nAscolta \"Le Sénégal dit à la France: Dégage!\" su Spreaker.","9 Marzo 2021","2021-03-09 10:37:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/Dakar-riot-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"170\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/Dakar-riot-300x170.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/Dakar-riot-300x170.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/Dakar-riot.jpeg 735w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","L’insurrezione di Dakar ha nel mirino Parigi",1615284221,[96,97,98,99,100,101,102,103],"http://radioblackout.org/tag/auchan/","http://radioblackout.org/tag/dakar/","http://radioblackout.org/tag/macky-sall/","http://radioblackout.org/tag/orange/","http://radioblackout.org/tag/petrolio/","http://radioblackout.org/tag/senegal/","http://radioblackout.org/tag/sonko/","http://radioblackout.org/tag/total/",[18,12,105,20,106,107,108,14],"Macky Sall","petrolio","Senegal","Sonko",{"post_content":110,"post_title":114},{"matched_tokens":111,"snippet":112,"value":113},[67,66],"molto apprezzato (forse troppo, quando \u003Cmark>viene\u003C/mark> considerato “uomo della provvidenza”, \u003Cmark>che\u003C/mark> ha trovato la chiave per","Crollo dell'economia, trappola Cfa non più tollerabile, blocco pandemico \u003Cmark>che\u003C/mark> ha cancellato ogni possibilità di sopravvivenza per la maggioranza di giovani istruiti \u003Cmark>che\u003C/mark> svolgono lavori giornalieri in un'economia informale. 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Non ha con sé il suo telefono cellulare, rintracciarla è impossibile. Il 5 marzo, quattro giorni dopo, la figlia Magdalena denuncia la sua scomparsa alla polizia. Il 7 marzo, mentre passeggia nel boschetto suburbano di Kabaty, un passante si imbatte in un cadavere carbonizzato. L’autopsia rileva come cause del decesso le ustioni su tutto il corpo e l’avvelenamento da monossido di carbonio prodotto dalla combustione. Le analisi del Dna confermano che la donna arsa viva è Jolanta Brzeska.\r\nLe prime ipotesi degli inquirenti parlano di suicidio, ma né i familiari né gli amici e compagni di lotta ci credono, perché Jolanta Brzeska ha qualcosa che normalmente una mite pensionata di periferia non ha: dei nemici potenti.\r\n\r\nQuando viene trovato il suo cadavere, Brzeska è già da anni molto nota in città per la sua lotta per la casa.\r\nLa palazzina in cui viveva era una casa popolare fino al 2006, quando si presenta alla sua porta il rappresentante dei proprietari dello stabile di prima della guerra che lo hanno appena riacquistato dal comune. I nuovi-vecchi proprietari annullano i contratti di affitto vigenti con il comune e ne impongono di nuovi, a quote molto più alte, impossibili da sostenere per la famiglia di Brzeska e di tutti gli altri inquilini.\r\nInquilini che danno vita al primo nucleo del sindacato inquilini di Varsavia (Wsl) di cui Jolanta Brzeska diventa subito una rappresentante di spicco.\r\nDal 2007 in poi sugli abitanti della palazzina piovono notifiche di sfratto e intimidazioni. Porte sprangate, ronde private lungo la via, il plenipotenziario degli eredi che sposta la sua residenza a quell’indirizzo. Ma Jolanta Brzeska resiste, porta le sue istanze in tribunale, discute con il comune fino al primo marzo del 2011 quando, per bloccarla, la uccidono.\r\nChi si sia trattato di omicidio, è una verità anche giuridica dal 2013, dopo le perizie di una commissione di esperti che ha escluso in ogni modo le possibilità del suicidio. I mandanti e gli esecutori materiali dell’assassinio di Jolanta restano sconosciuti.\r\nNon hanno aspettato le sentenze anarchici e movimenti per la casa che ne hanno fatto un loro simbolo di lotta. La donna, da inquilina qualsiasi di un edificio da riqualificare, era diventata il simbolo di una lotta agli interessi di un’affollata terra di nessuno che covava da anni ed è esplosa di recente, quella creata dalla (non) legge sulla reprywatyzacja.\r\n\r\nPochi giorni dopo la sua morte, la palazzina di via Wilcza 30, dove pochi inquilini assediati stavano resistendo, è stata occupata da attivisti per la casa.\r\nLo squat, pur avendo più volte cambiato pelle, è ancora un luogo di autogestione e lotta. Oggi è il centro occupato Syrena.\r\n\r\nNel decimo anniversario della morte i compagni e le compagne della Federazione Anarchica di Cracovia hanno appeso uno striscione in memoria di Jolanta Brzeska in via Dietla 21, una palazzina simbolo della lotta di oggi contro la gentrification.\r\nScrivono i compagni:\r\n“In questo palazzo è in corso la ristrutturazione completa dello stabile, un palazzo che ha “finalmente” trovato il suo proprietario in una ditta edile che lo vuole far bello. Peccato che dentro questo condominio ci vivano ancora quattro famiglie tra le quali una donna sola, molto anziana. Tutti questi inquilini dovranno lasciare lo stabile entro tre anni, ma i lavori non aspettano: così questo spazio abitativo è adesso un cantiere dove muratori e locatari condividono lo stesso ambiente.\r\nLa tensione fa in fretta a salire: i muratori oltre a eseguire lavori parecchio rumorosi svolgono attività molto pericolose: il cortile diventa presto un deposito calcinacci, spesso lanciati direttamente dal tetto. Per non parlare della splendida idea di iniziare i lavori di costruzione di un’ascensore interno, lavori che prevedono l’eliminazione di tutti i balconi, balconi che in realtà sono ballatoi comuni che servono ai condonimi per accedere alla propria casa.\r\nLa tensione fa presto a salire e l’opera di monitoraggio della federazione anarchica di Cracovia e dell’associazione Krakowska Inicjatywa Obrony Praw Lokatorów (Associazione per la difesa dei diritti dei locatari) rileva l’insonstenibilità di questa situazione: a novembre si viene quasi alle mani tra un inquilino e un muratore, allora si decide di intervenire. Una lotta dove tutti hanno ragione e tutti perdono: gli inquilini che vivono una situazione non solo scomoda, ma altamente pericolosa e i muratori che non possono svolgere il proprio lavoro in tempo e che quindi devono rapportarsi agli squali delle imprese edili che li hanno assunti.\r\nDopo l’intervento dei compagni e dell’associazione, la situazione della messa in sicurezza è relativamente migliorata (per quanto possa essere sicuro creare un cantiere con delle persone dentro!) e i lavori per lo smantellamento dei ballatoi sono per il momento fermi. Staremo a vedere.\r\nPer questo si è scelta questa location per lo striscione in ricordo di Jolanta Brzeska, assassinata, affinché gli affitti possano aumentare.”\r\n\r\nLa gentrification in salsa polacca ha caratteristiche peculiari di un paese, in cui la la parola chiave è “reprywatyzacja” ossia riprivatizzazione.\r\nPer capirne di più occorre partire da lontano.\r\nNel 1945 Varsavia è un cumulo di macerie. L’invasione nazista nel ’39, la liquidazione del ghetto nel ’43, l’insurrezione del ’44 e la successiva rivalsa nazista hanno portato la città a perdere più dell’ottanta per cento dei suoi edifici di prima della guerra.\r\nÈ in questo contesto che opera il Consiglio nazionale di Stato (Krajowa Rada Narodowa), l’autoproclamato parlamento che avrebbe aperto le porte alla costituzione della Polonia socialista. A suo capo c’è Bolesław Bierut, futuro presidente della Repubblica, primo ministro e segretario generale del Partito operaio polacco unificato (Pzpr). Nel novembre del ’45 Bierut firma un decreto che porta il suo nome e che cancella la proprietà privata sui terreni della capitale. È un esproprio a tutti gli effetti, parzialmente contestato, ma che porta i suoi frutti: con uno sforzo collettivo impressionante, Varsavia viene ricostruita.\r\nNel 1989 la fine del socialismo e il passaggio a un’economia di mercato portano con sé molte matasse da sbrogliare, una su tutte è la legittima proprietà dei terreni e degli edifici di Varsavia. Il tema resta sul tavolo del consiglio dei ministri e nelle aule parlamentari per anni, senza che però qualcuno se ne occupi davvero, fino al 1996, quando il Comune di Varsavia decide di procedere in autonomia iniziando ad accogliere le istanze di chi, già nel dopoguerra, aveva chiesto un risarcimento blandamente previsto dal decreto Bierut.\r\nScatta un procedimento amministrativo abnorme, che riguarda 24mila immobili in tutta la città e spesso coinvolge eredi dei vecchi proprietari stabiliti ormai da tempo fuori dalla Polonia.\r\nSi apre così lo spazio per un caravanserraglio di professionisti della restituzione, avvocati, notai o semplici cittadini che fiutano un buon affare e che fanno da mediatori per conto dei proprietari lontani o acquistano da loro il diritto alla rivendicazione per specularci sopra.\r\nUno di questi è Marek Mossakowski, di mestiere antiquario di libri e oggi proprietario formale di quattordici palazzi a Varsavia riscattati dal 1999 in poi nella cornice della reprywatyzacja. Uno di questi edifici, riscattato nel 2003, è la palazzina di via Nabielaka 9 dove vive la famiglia di Jolanta Brzeska.\r\nQueste le dimensioni dell’affare di via Nabielaka per Mossakowski: 800 złoty (circa 200 euro) spesi per ottenere il diritto alla restituzione, 3 milioni di złoty (circa 750mila euro) richiesti al comune di Varsavia come indennizzo per i guadagni mancati per lo sfruttamento precedente dell’edificio e le quote di affitto maggiorato pretese dagli inquilini. Mossakowski, negli ambienti della sinistra radicale è considerato l’unico possibile mandante dell’omicidio di Brzeska. Viene raffigurato su alcuni muri di Varsavia armato di un fiammifero e di una tanica di benzina: la scritta recita in polacco “Varsavia è facilmente infiammabile”, ma lui - nonostante le evidenze giuridiche - quando interpellato sulla questione continua a farvi riferimento come a un tragico suicidio.\r\nNel 2016 sulle pagine del quotidiano Gazeta Wyborcza inizia a uscire una serie di articoli firmati da Iwona Szpala e Małgorzata Zubik, poi raccolti in un libro di un certo successo, che svelano con quanta scarsa trasparenza, e a volte vera e propria commistione, il comune di Varsavia abbia condotto la reprywatyzacja. Intere palazzine acquistate per cifre simboliche, edifici rivendicati nonostante i proprietari avessero già ottenuto i fondi di indennizzo ma soprattutto rapporti di collaborazione tra alti funzionari dell’amministrazione cittadina e avvocati rappresentanti di eredi o presunti tali. Lo scandalo che ne esplode mina seriamente la credibilità dell’ex sindaco di Varsavia Hanna Gronkiewicz-Waltz e del suo partito Piattaforma Civica (Po), la cui linea economica neoliberista è per altro del tutto coerente con il senso profondo della reprywatyzacja.\r\n\r\nLa lotta per la casa non si arresta\r\n\r\nIl sindacato degli inquilini che Jolanta Brzeska aveva fondato oggi porta il suo nome, e il volto della donna compare su volantini, striscioni, manifesti e materiale informativo di ogni sorta prodotto dalla galassia per il movimento per la casa.\r\n\r\nA Varsavia, secondo dati riferiti al 2017, il costo medio di un appartamento superava gli 8000 złoty al metro quadro (circa 2000 euro) mentre quello per l’affitto va sui 50 złoty al metro quadro (circa 12 euro). In una città dove lo stipendio medio lordo nel settore privato (numeri dell’Istituto Centrale di Statistica Gus) si aggira sui 4800 złoty (1200 euro circa), dà la dimensione del problema abitativo.\r\nSecondo le stime del sindacato inquilini, manca alloggio per un milione di persone in tutta la Polonia, e nonostante il settore edilizio sia in continua crescita (+7% nel 2017) non si tratta di edilizia popolare, ma esclusivamente di iniziativa privata che ha interessi commerciali distanti da quelli abitativi pubblici. A Varsavia palazzi moderni e deserti, si ergono poco lontano da edifici fatiscenti, abbandonati a se stessi, spesso privi di riscaldamento e di servizi igienici privati, e sempre più spesso sospesi sotto la spada di Damocle della reprywatyzacja incombente.\r\nL’omicidio di Jolanta Brzeska non ha fermato le istanze di chi lotta in un contesto politico e sociale molto difficile, anzi le ha probabilmente infuocate. Sotto l’egida di questa signora con gli occhiali, così lontana dalle icone rivoluzionarie classiche, si riconoscono anarchici, autonomi, sindacalisti di base, sfrattati e sfruttati.\r\n\r\nCe ne ha parlato Marco, della Federazione Anarchica di Cracovia.\r\n\r\nAscolta l’approfondimento che abbiamo registrato ieri:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/jolanta.mp3\"][/audio]","2 Marzo 2021","2021-03-02 22:24:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-300x225.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-300x225.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-1024x768.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-768x576.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-1536x1152.jpeg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta.jpeg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gentrification in Polonia. 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Il 5 marzo, quattro giorni dopo, la figlia Magdalena denuncia la sua scomparsa alla polizia. Il 7 marzo, mentre passeggia nel boschetto suburbano di Kabaty, un passante si imbatte in un cadavere carbonizzato. L’autopsia rileva come cause del decesso le ustioni su tutto il corpo e l’avvelenamento da monossido di carbonio prodotto dalla combustione. Le analisi del Dna confermano \u003Cmark>che\u003C/mark> la donna arsa viva è Jolanta Brzeska.\r\nLe prime ipotesi degli inquirenti parlano di suicidio, ma né i familiari né gli amici e compagni di lotta ci credono, perché Jolanta Brzeska ha qualcosa \u003Cmark>che\u003C/mark> normalmente una mite pensionata di periferia non ha: dei nemici potenti.\r\n\r\nQuando \u003Cmark>viene\u003C/mark> trovato il suo cadavere, Brzeska è già da anni molto nota in città per la sua lotta per la casa.\r\nLa palazzina in cui viveva era una casa popolare fino al 2006, quando si presenta alla sua porta il rappresentante dei proprietari dello stabile di prima della guerra \u003Cmark>che\u003C/mark> lo hanno appena riacquistato dal comune. I nuovi-vecchi proprietari annullano i contratti di affitto vigenti con il comune e ne impongono di nuovi, a quote molto più alte, impossibili da sostenere per la famiglia di Brzeska e di tutti gli altri inquilini.\r\nInquilini \u003Cmark>che\u003C/mark> danno vita al primo nucleo del sindacato inquilini di Varsavia (Wsl) di cui Jolanta Brzeska diventa subito una rappresentante di spicco.\r\nDal 2007 in poi sugli abitanti della palazzina piovono notifiche di sfratto e intimidazioni. Porte sprangate, ronde private lungo la via, il plenipotenziario degli eredi \u003Cmark>che\u003C/mark> sposta la sua residenza a quell’indirizzo. Ma Jolanta Brzeska resiste, porta le sue istanze in tribunale, discute con il comune fino al primo marzo del 2011 quando, per bloccarla, la uccidono.\r\nChi si sia trattato di omicidio, è una verità anche giuridica dal 2013, dopo le perizie di una commissione di esperti \u003Cmark>che\u003C/mark> ha escluso in ogni modo le possibilità del suicidio. I mandanti e gli esecutori materiali dell’assassinio di Jolanta restano sconosciuti.\r\nNon hanno aspettato le sentenze anarchici e movimenti per la casa \u003Cmark>che\u003C/mark> ne hanno fatto un loro simbolo di lotta. La donna, da inquilina qualsiasi di un edificio da riqualificare, era diventata il simbolo di una lotta agli interessi di un’affollata terra di nessuno \u003Cmark>che\u003C/mark> covava da anni ed è esplosa di recente, quella creata dalla (non) legge sulla reprywatyzacja.\r\n\r\nPochi giorni dopo la sua morte, la palazzina di via Wilcza 30, dove pochi inquilini assediati stavano resistendo, è stata occupata da attivisti per la casa.\r\nLo squat, pur avendo più volte cambiato pelle, è ancora un luogo di autogestione e lotta. Oggi è il centro occupato Syrena.\r\n\r\nNel decimo anniversario della morte i compagni e le compagne della Federazione Anarchica di Cracovia hanno appeso uno striscione in memoria di Jolanta Brzeska in via Dietla 21, una palazzina simbolo della lotta di oggi contro la gentrification.\r\nScrivono i compagni:\r\n“In questo palazzo è in corso la ristrutturazione completa dello stabile, un palazzo \u003Cmark>che\u003C/mark> ha “finalmente” trovato il suo proprietario in una ditta edile \u003Cmark>che\u003C/mark> lo vuole far bello. Peccato \u003Cmark>che\u003C/mark> dentro questo condominio ci vivano ancora quattro famiglie tra le quali una donna sola, molto anziana. Tutti questi inquilini dovranno lasciare lo stabile entro tre anni, ma i lavori non aspettano: così questo spazio abitativo è adesso un cantiere dove muratori e locatari condividono lo stesso ambiente.\r\nLa tensione fa in fretta a salire: i muratori oltre a eseguire lavori parecchio rumorosi svolgono attività molto pericolose: il cortile diventa presto un deposito calcinacci, spesso lanciati direttamente dal tetto. Per non parlare della splendida idea di iniziare i lavori di costruzione di un’ascensore interno, lavori \u003Cmark>che\u003C/mark> prevedono l’eliminazione di tutti i balconi, balconi \u003Cmark>che\u003C/mark> in realtà sono ballatoi comuni \u003Cmark>che\u003C/mark> servono ai condonimi per accedere alla propria casa.\r\nLa tensione fa presto a salire e l’opera di monitoraggio della federazione anarchica di Cracovia e dell’associazione Krakowska Inicjatywa Obrony Praw Lokatorów (Associazione per la difesa dei diritti dei locatari) rileva l’insonstenibilità di questa situazione: a novembre si \u003Cmark>viene\u003C/mark> quasi alle mani tra un inquilino e un muratore, allora si decide di intervenire. Una lotta dove tutti hanno ragione e tutti perdono: gli inquilini \u003Cmark>che\u003C/mark> vivono una situazione non solo scomoda, ma altamente pericolosa e i muratori \u003Cmark>che\u003C/mark> non possono svolgere il proprio lavoro in tempo e \u003Cmark>che\u003C/mark> quindi devono rapportarsi agli squali delle imprese edili \u003Cmark>che\u003C/mark> li hanno assunti.\r\nDopo l’intervento dei compagni e dell’associazione, la situazione della messa in sicurezza è relativamente migliorata (per quanto possa essere sicuro creare un cantiere con delle persone dentro!) e i lavori per lo smantellamento dei ballatoi sono per il momento fermi. Staremo a vedere.\r\nPer questo si è scelta questa location per lo striscione in ricordo di Jolanta Brzeska, assassinata, affinché gli affitti possano aumentare.”\r\n\r\nLa gentrification in salsa polacca ha caratteristiche peculiari di un paese, in cui la la parola chiave è “reprywatyzacja” ossia riprivatizzazione.\r\nPer capirne di più occorre partire da lontano.\r\nNel 1945 Varsavia è un cumulo di macerie. L’invasione nazista nel ’39, la liquidazione del ghetto nel ’43, \u003Cmark>l’insurrezione\u003C/mark> del ’44 e la successiva rivalsa nazista hanno portato la città a perdere più dell’ottanta per cento dei suoi edifici di prima della guerra.\r\nÈ in questo contesto \u003Cmark>che\u003C/mark> opera il Consiglio nazionale di Stato (Krajowa Rada Narodowa), l’autoproclamato parlamento \u003Cmark>che\u003C/mark> avrebbe aperto le porte alla costituzione della Polonia socialista. A suo capo c’è Bolesław Bierut, futuro presidente della Repubblica, primo ministro e segretario generale del Partito operaio polacco unificato (Pzpr). Nel novembre del ’45 Bierut firma un decreto \u003Cmark>che\u003C/mark> porta il suo nome e \u003Cmark>che\u003C/mark> cancella la proprietà privata sui terreni della capitale. È un esproprio a tutti gli effetti, parzialmente contestato, ma \u003Cmark>che\u003C/mark> porta i suoi frutti: con uno sforzo collettivo impressionante, Varsavia \u003Cmark>viene\u003C/mark> ricostruita.\r\nNel 1989 la fine del socialismo e il passaggio a un’economia di mercato portano con sé molte matasse da sbrogliare, una su tutte è la legittima proprietà dei terreni e degli edifici di Varsavia. Il tema resta sul tavolo del consiglio dei ministri e nelle aule parlamentari per anni, senza \u003Cmark>che\u003C/mark> però qualcuno se ne occupi davvero, fino al 1996, quando il Comune di Varsavia decide di procedere in autonomia iniziando ad accogliere le istanze di chi, già nel dopoguerra, aveva chiesto un risarcimento blandamente previsto dal decreto Bierut.\r\nScatta un procedimento amministrativo abnorme, \u003Cmark>che\u003C/mark> riguarda 24mila immobili in tutta la città e spesso coinvolge eredi dei vecchi proprietari stabiliti ormai da tempo fuori dalla Polonia.\r\nSi apre così lo spazio per un caravanserraglio di professionisti della restituzione, avvocati, notai o semplici cittadini \u003Cmark>che\u003C/mark> fiutano un buon affare e \u003Cmark>che\u003C/mark> fanno da mediatori per conto dei proprietari lontani o acquistano da loro il diritto alla rivendicazione per specularci sopra.\r\nUno di questi è Marek Mossakowski, di mestiere antiquario di libri e oggi proprietario formale di quattordici palazzi a Varsavia riscattati dal 1999 in poi nella cornice della reprywatyzacja. Uno di questi edifici, riscattato nel 2003, è la palazzina di via Nabielaka 9 dove vive la famiglia di Jolanta Brzeska.\r\nQueste le dimensioni dell’affare di via Nabielaka per Mossakowski: 800 złoty (circa 200 euro) spesi per ottenere il diritto alla restituzione, 3 milioni di złoty (circa 750mila euro) richiesti al comune di Varsavia come indennizzo per i guadagni mancati per lo sfruttamento precedente dell’edificio e le quote di affitto maggiorato pretese dagli inquilini. Mossakowski, negli ambienti della sinistra radicale è considerato l’unico possibile mandante dell’omicidio di Brzeska. \u003Cmark>Viene\u003C/mark> raffigurato su alcuni muri di Varsavia armato di un fiammifero e di una tanica di benzina: la scritta recita in polacco “Varsavia è facilmente infiammabile”, ma lui - nonostante le evidenze giuridiche - quando interpellato sulla questione continua a farvi riferimento come a un tragico suicidio.\r\nNel 2016 sulle pagine del quotidiano Gazeta Wyborcza inizia a uscire una serie di articoli firmati da Iwona Szpala e Małgorzata Zubik, poi raccolti in un libro di un certo successo, \u003Cmark>che\u003C/mark> svelano con quanta scarsa trasparenza, e a volte vera e propria commistione, il comune di Varsavia abbia condotto la reprywatyzacja. Intere palazzine acquistate per cifre simboliche, edifici rivendicati nonostante i proprietari avessero già ottenuto i fondi di indennizzo ma soprattutto rapporti di collaborazione tra alti funzionari dell’amministrazione cittadina e avvocati rappresentanti di eredi o presunti tali. Lo scandalo \u003Cmark>che\u003C/mark> ne esplode mina seriamente la credibilità dell’ex sindaco di Varsavia Hanna Gronkiewicz-Waltz e del suo partito Piattaforma Civica (Po), la cui linea economica neoliberista è per altro del tutto coerente con il senso profondo della reprywatyzacja.\r\n\r\nLa lotta per la casa non si arresta\r\n\r\nIl sindacato degli inquilini \u003Cmark>che\u003C/mark> Jolanta Brzeska aveva fondato oggi porta il suo nome, e il volto della donna compare su volantini, striscioni, manifesti e materiale informativo di ogni sorta prodotto dalla galassia per il movimento per la casa.\r\n\r\nA Varsavia, secondo dati riferiti al 2017, il costo medio di un appartamento superava gli 8000 złoty al metro quadro (circa 2000 euro) mentre quello per l’affitto va sui 50 złoty al metro quadro (circa 12 euro). In una città dove lo stipendio medio lordo nel settore privato (numeri dell’Istituto Centrale di Statistica Gus) si aggira sui 4800 złoty (1200 euro circa), dà la dimensione del problema abitativo.\r\nSecondo le stime del sindacato inquilini, manca alloggio per un milione di persone in tutta la Polonia, e nonostante il settore edilizio sia in continua crescita (+7% nel 2017) non si tratta di edilizia popolare, ma esclusivamente di iniziativa privata \u003Cmark>che\u003C/mark> ha interessi commerciali distanti da quelli abitativi pubblici. A Varsavia palazzi moderni e deserti, si ergono poco lontano da edifici fatiscenti, abbandonati a se stessi, spesso privi di riscaldamento e di servizi igienici privati, e sempre più spesso sospesi sotto la spada di Damocle della reprywatyzacja incombente.\r\nL’omicidio di Jolanta Brzeska non ha fermato le istanze di chi lotta in un contesto politico e sociale molto difficile, anzi le ha probabilmente infuocate. Sotto l’egida di questa signora con gli occhiali, così lontana dalle icone rivoluzionarie classiche, si riconoscono anarchici, autonomi, sindacalisti di base, sfrattati e sfruttati.\r\n\r\nCe ne ha parlato Marco, della Federazione Anarchica di Cracovia.\r\n\r\nAscolta l’approfondimento \u003Cmark>che\u003C/mark> abbiamo registrato ieri:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/jolanta.mp3\"][/audio]",[166],{"field":72,"matched_tokens":167,"snippet":163,"value":164},[66],1731669220158079000,{"best_field_score":170,"best_field_weight":77,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":171,"tokens_matched":79,"typo_prefix_score":43},"1116681273344","1731669220158079089",{"document":173,"highlight":196,"highlights":201,"text_match":168,"text_match_info":204},{"cat_link":174,"category":175,"comment_count":43,"id":176,"is_sticky":43,"permalink":177,"post_author":46,"post_content":178,"post_date":179,"post_excerpt":49,"post_id":176,"post_modified":180,"post_thumbnail":181,"post_thumbnail_html":182,"post_title":183,"post_type":54,"sort_by_date":184,"tag_links":185,"tags":191},[40],[42],"31415","http://radioblackout.org/2015/09/construir-autonomia-da-el-alto-alla-val-di-susa/","– Intervista con Raul Zibechi – \r\nDa molti anni Raul Zibechi, giornalista militante e studioso dei movimenti sociali, porta avanti un coerente lavoro di vera e propria conricerca con e sui movimenti dell'America Latina. L'attenzione alla composizione sociale e di classe dei movimenti, alle modificazioni della soggettivita, l'assidua frequentazione delle realtà in lotta, il confronto sitematico con la letteratura accademica e i saperi prodotti dai movimenti sociali definiscono uno stile e un metodo di penetrazione analitica tanto rari quanto preziosi. Zibechi è certamente un punto di riferimento imprescindibile per capire cosa sta succedendo in America Latina. Lontano dalle fascinazioni esotico-populiste per i governi di sinistra, ma al contempo indisponibile a una liquidazione di queste esperienze (di cui riconosce invece tutta l'importanza storico-politica), le sottopone da tempo a una critica serrata, individuando nell'ambiguità del rapporto tra movimenti e istituzioni il punto dolente: troppo grande la capacità di cattura, controllo e sradicamento che queste operano su quelli. Obiettivo permanente della sua critica è il legame nefasto prodottosi in questi anni tra l'imposizione unilaterale di un modello economico basato sull'estrattivismo e l'implementazione di politiche di re-distribuzione della ricchezza che non mettono in discussione le forme della proprietà, rendendo permanente (naturalizzando) la povertà come rapporto di dipendenza assistita da uno stato che persegue altri fini.\r\nCentrale, nel lavoro di Zibechi, è il concetto di autonomia, processo sempre in divenire di costruzione collettiva di contro-poteri locali atti a disperdere il potere centrale dello stato e ogni altra forma di cristallizzazione locale del comando e della decisione. L'antidoto a un processo degenarativo sempre potenzialmente intrinseco viene rinvenuto nella proliferazione di micro-poteri locali, forme di vita legate alla consuetudine popolare indigena, legami parentali e di vicinato, severe norme che impongono un'alternanza del potere e della rappresentatività degli interessi comunitari. Ma Zibechi si tiene comunque saldamente al di qua dalle tentazioni democraticiste che infestano la declinante Europa con l'auto-imposizione, che anche molti movimenti si danno alle nostre latitudini, di norme procedurali paralizzanti l'efficacia e la dinamicità. Analizzando i movimenti de abajo osserva che «non siamo pertanto di fronte a una forma democratica ma a quello che Patzi definisce “un autoritarismo basato sul consenso”». Un discrimine grosso è individuato nella differenza qualitativa che separa la forma individualizzata della politica per come essa è praticata in Occidente e dalle élite latino-americane (che all'impostazione eurocentrica sono subalterne, anche nelle esperienze rivoluzionarie) da quella collettiva, comunitaria, familiare, dei barrios latinoamericani, dove a venir meno è la separazione netta tra momento produttivo e riproduttivo (economia informale), assemblea e convivialità, lotta e festa.\r\nIl libro che ha fatto conoscere Raul nel nostro paese è “Disperdere il potere. Le comunità aymara oltre lo Stato boliviano” (Carta Intra Moenia, 2007), una riflessione a caldo su due delle battaglie che più hanno segnato e trasformato le lotte degli ultimi anni: le guerre contro la privatizzazione dell'acqua e del gas in Bolivia. È a partire da questa esperienza fondamentale, nella ricchezza di relazioni e legami endogeni prodotti dalla comunità aymara - auto-ri-costruitasi sulle colline di El Alto dopo i desplazamientos forzati che hanno fatto seguito alla chiusura delle miniere imposte dalla lunga stagione neoliberale - che Zibechi individua la potencia di movimenti e soggetti che 500 anni di dominio coloniale non sono riusciti a distruggere. Bisogna qui fare una precisazione importante: se storia, legami, esperienze e organizzazioni precedenti sono il terreno su cui la comunità in lotta si costituisce, è sempre il divenire nel conflitto che la produce. Alcune righe di questo testo fondamentale fanno tornare alla mente a molti di noi, da questo piccolo (ma importantissimo nella sua anomalia) angolo prospettico che è stata la lotta No Tav in Val Susa, i momenti epici e fondanti culminati nella riconquista di Venaus del 2005 e nella esperienza mai dimenticata della Libera Repubblica della Maddalena:\r\n“Nel corso dei movimenti insurrezionali, la mobilitazione dissolve le istituzioni, tanto quelle statali quanto quelle dei movimenti sociali. […] L'insurrezione è un momento di rottura i cui i soggetti dispiegano le proprie capacità, i poteri intesi come capacità di fare. […] Nel corso delle insurrezioni, vediamo come il corpo sociale, le comunità rurali e urbane, sono esse stesse poteri senza organi specializzati, poteri in movimento senza essere poteri-sopra la collettività. […] a partire dalla loro vita quotidiana, centinaia di migliaia, milioni di persone diventano capaci di compiere azioni che fino a qualche tempo prima sembravano impossibili”.\r\nSeguendo lo sviluppo del suo percorso politico-intellettuale si osserva un progressivo evolvere dell'attenzione, dalle comunità indigeno-rurali come quelle zapatiste (che rimangono per il nostro un punto di riferimento e confronto costante) verso forme di lotta-radicamento-alterità che si sviluppano nelle periferie urbane delle grandi metropoli del continente latino-americano, oggetto di studio di “Territori in Resistenza” (Nuova Delphi, 2012). La tesi di fondo che attraversa il libro, una sorta di messa a verifica sul terreno più propiamente metropolitano delle riflessioni già esposte in Disperdere il potere, è che questi territori abbiano sviluppato nel loro lungo costituirsi forme di vita e riproduzione sostanzialmente sganciate dal controllo/integrazione capitalistici. Una tesi forte e discutibile ma suffragata da una mole vasta e inter-disciplinare di studi, osservazioni dirette, sapere militante e raccolta di testimonianze in loco. La messa a critica dei governi progressisti si fa qui più profonda: il problema non è solo la distanza tra promesse e loro mantenimento, interessi divergenti tra los de abajo e los de arriba ma, inversamente, la capacità che questi nuovi governi hanno sviluppato di far mobiliatre chi sta in basso per legittimare processi istituzionali che di fatto gli sottraggono autonomia e potenza. Grazie alla capillarità di una presenza statale promossa sul territorio attraverso l'integrazione istituzionale dei quadri di movimento, i nuovi governi hanno saputo controllare i movimenti mobilitandoli. (Le recenti vicende greche sono a questo proposito illuminanti).\r\nDi recente, i tipi delle edizioni Hermatena hanno pubblicato una versione italiana parziale del suo ultimo lavoro, “Alba di mondi altri. I nuovi movimenti dal basso in America Latina” (2015). Si tratta di un'opera composita ed eterogenea in cui Zibechi riannoda i fili molteplici della sua decennale riflessione sui movimenti del continente. La critica dell'eredità novecentesca europea e della pretesa di applicarla a una realtà tanto differente ed eterogenea quale è quella latinoamericana viene approfondita attraverso una ripresa del lavoro di Frantz Fanon e dell'antropologo portoricano Ramon Grosfoguel con la dicotomia tra “zona dell'essere” (coordinate di esistenza dell'Europeo bianco) e “zona del non essere” (spazio-tempo del/la colonizzato/a). In particolare l'introduzione al libro affonda il coltello sui pesanti residui eurocentrici che zavorrano lo stesso pensiero critico latinoamericano, reinterrogando-decolonizzando gli stessi concetti di autonomia, riproduzione, identità, avanguardia... Emergono qui alcuni spunti interessanti: la critica della famiglia, uno dei punti fondanti della storia politica della sinistra occidentale nel suo accesso alla modernità, è problematico in una contesto sociale in cui i fili della riproduzione collettiva si tengono insieme in una continuità tra spazio domestico e spazio di vicinato, dove l'economia informale è il principale canale di reddito e le relazioni familiari sono state la pietra angolare dell'insurrezioni comunitarie boliviane dei primi anni 2000; discorso simile per quel che riguarda la critica dell'identità: atto salutare nei centri del potere coloniale, problematici «dove le identità sono negate, inferiorizzate o svalutate dalla colonialità del potere», qui «“l'anti-essenzialismo” si trasforma in un elemento del fatto coloniale». Ricche di spunti anche la lunga intervista di Michael Hardt e Alvaro Reyes e l'analisi del Movimiento Passe Livre brasiliano.\r\nTra fine agosto e inizio settembre Raul ha fatto un intenso giro di presentazioni di questo libro, incontrando soprattutto realtà di lotta e situazioni territoriali che già masticano questo lessico e si pongono queste domande. Sono stati incontri partecipati e ricchi. Resta però il rischio di accontentarsi dei propri circuiti e milieux, dei compagni-amici con cui “costruire la comunità ora”, dimenticando che qui le cose sono politicamente più complesse e difficili del laboratorio latino-americano. Se le lotte per la case e i movimenti a difesa del territorio sono stati e continuano a essere embrioni di mondi altri e relazioni differenti, la totalità dell'esperienza metropolitana, del suo attraversamento e vissuto quotidiano resta massimamente impermeabile, indifferente e lontana da queste pratiche e immaginari. Bisogna allora raccogliere la lezione di Zibechi, interrogandola al contrario perché come dice lo stesso Raul nell'intervista «un 'esperianza di lotta non si può trapiantare». Ancora una volta, per raccogliere un insegnamento, si tratta di tradirlo, traducendo...\r\nIn occasione del tour di presentazione del libro, abbiamo intervistato Raul alla Credenza di Bussoleno, prima dell'incontro nel locale consiglio comunale\r\nzibechi_valsusa_2set15","19 Settembre 2015","2015-09-24 12:29:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/zibecchi_raul_140312-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/zibecchi_raul_140312-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Construir autonomia, da El Alto alla Val di Susa",1442698621,[186,187,188,189,190],"http://radioblackout.org/tag/america-latina/","http://radioblackout.org/tag/autonomia/","http://radioblackout.org/tag/bolivia/","http://radioblackout.org/tag/raul-zibechi/","http://radioblackout.org/tag/zapatismo/",[192,193,194,28,195],"America Latina","autonomia","bolivia","zapatismo",{"post_content":197},{"matched_tokens":198,"snippet":199,"value":200},[66],"di cattura, controllo e sradicamento \u003Cmark>che\u003C/mark> queste operano su quelli. 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Lontano dalle fascinazioni esotico-populiste per i governi di sinistra, ma al contempo indisponibile a una liquidazione di queste esperienze (di cui riconosce invece tutta l'importanza storico-politica), le sottopone da tempo a una critica serrata, individuando nell'ambiguità del rapporto tra movimenti e istituzioni il punto dolente: troppo grande la capacità di cattura, controllo e sradicamento \u003Cmark>che\u003C/mark> queste operano su quelli. Obiettivo permanente della sua critica è il legame nefasto prodottosi in questi anni tra l'imposizione unilaterale di un modello economico basato sull'estrattivismo e l'implementazione di politiche di re-distribuzione della ricchezza \u003Cmark>che\u003C/mark> non mettono in discussione le forme della proprietà, rendendo permanente (naturalizzando) la povertà come rapporto di dipendenza assistita da uno stato \u003Cmark>che\u003C/mark> persegue altri fini.\r\nCentrale, nel lavoro di Zibechi, è il concetto di autonomia, processo sempre in divenire di costruzione collettiva di contro-poteri locali atti a disperdere il potere centrale dello stato e ogni altra forma di cristallizzazione locale del comando e della decisione. L'antidoto a un processo degenarativo sempre potenzialmente intrinseco \u003Cmark>viene\u003C/mark> rinvenuto nella proliferazione di micro-poteri locali, forme di vita legate alla consuetudine popolare indigena, legami parentali e di vicinato, severe norme \u003Cmark>che\u003C/mark> impongono un'alternanza del potere e della rappresentatività degli interessi comunitari. Ma Zibechi si tiene comunque saldamente al di qua dalle tentazioni democraticiste \u003Cmark>che\u003C/mark> infestano la declinante Europa con l'auto-imposizione, \u003Cmark>che\u003C/mark> anche molti movimenti si danno alle nostre latitudini, di norme procedurali paralizzanti l'efficacia e la dinamicità. Analizzando i movimenti de abajo osserva \u003Cmark>che\u003C/mark> «non siamo pertanto di fronte a una forma democratica ma a quello \u003Cmark>che\u003C/mark> Patzi definisce “un autoritarismo basato sul consenso”». Un discrimine grosso è individuato nella differenza qualitativa \u003Cmark>che\u003C/mark> separa la forma individualizzata della politica per come essa è praticata in Occidente e dalle élite latino-americane (\u003Cmark>che\u003C/mark> all'impostazione eurocentrica sono subalterne, anche nelle esperienze rivoluzionarie) da quella collettiva, comunitaria, familiare, dei barrios latinoamericani, dove a venir meno è la separazione netta tra momento produttivo e riproduttivo (economia informale), assemblea e convivialità, lotta e festa.\r\nIl libro \u003Cmark>che\u003C/mark> ha fatto conoscere Raul nel nostro paese è “Disperdere il potere. Le comunità aymara oltre lo Stato boliviano” (Carta Intra Moenia, 2007), una riflessione a caldo su due delle battaglie \u003Cmark>che\u003C/mark> più hanno segnato e trasformato le lotte degli ultimi anni: le guerre contro la privatizzazione dell'acqua e del gas in Bolivia. È a partire da questa esperienza fondamentale, nella ricchezza di relazioni e legami endogeni prodotti dalla comunità aymara - auto-ri-costruitasi sulle colline di El Alto dopo i desplazamientos forzati \u003Cmark>che\u003C/mark> hanno fatto seguito alla chiusura delle miniere imposte dalla lunga stagione neoliberale - \u003Cmark>che\u003C/mark> Zibechi individua la potencia di movimenti e soggetti \u003Cmark>che\u003C/mark> 500 anni di dominio coloniale non sono riusciti a distruggere. Bisogna qui fare una precisazione importante: se storia, legami, esperienze e organizzazioni precedenti sono il terreno su cui la comunità in lotta si costituisce, è sempre il divenire nel conflitto \u003Cmark>che\u003C/mark> la produce. Alcune righe di questo testo fondamentale fanno tornare alla mente a molti di noi, da questo piccolo (ma importantissimo nella sua anomalia) angolo prospettico \u003Cmark>che\u003C/mark> è stata la lotta No Tav in Val Susa, i momenti epici e fondanti culminati nella riconquista di Venaus del 2005 e nella esperienza mai dimenticata della Libera Repubblica della Maddalena:\r\n“Nel corso dei movimenti insurrezionali, la mobilitazione dissolve le istituzioni, tanto quelle statali quanto quelle dei movimenti sociali. […] \u003Cmark>L'insurrezione\u003C/mark> è un momento di rottura i cui i soggetti dispiegano le proprie capacità, i poteri intesi come capacità di fare. […] Nel corso delle insurrezioni, vediamo come il corpo sociale, le comunità rurali e urbane, sono esse stesse poteri senza organi specializzati, poteri in movimento senza essere poteri-sopra la collettività. 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La tesi di fondo \u003Cmark>che\u003C/mark> attraversa il libro, una sorta di messa a verifica sul terreno più propiamente metropolitano delle riflessioni già esposte in Disperdere il potere, è \u003Cmark>che\u003C/mark> questi territori abbiano sviluppato nel loro lungo costituirsi forme di vita e riproduzione sostanzialmente sganciate dal controllo/integrazione capitalistici. Una tesi forte e discutibile ma suffragata da una mole vasta e inter-disciplinare di studi, osservazioni dirette, sapere militante e raccolta di testimonianze in loco. La messa a critica dei governi progressisti si fa qui più profonda: il problema non è solo la distanza tra promesse e loro mantenimento, interessi divergenti tra los de abajo e los de arriba ma, inversamente, la capacità \u003Cmark>che\u003C/mark> questi nuovi governi hanno sviluppato di far mobiliatre chi sta in basso per legittimare processi istituzionali \u003Cmark>che\u003C/mark> di fatto gli sottraggono autonomia e potenza. Grazie alla capillarità di una presenza statale promossa sul territorio attraverso l'integrazione istituzionale dei quadri di movimento, i nuovi governi hanno saputo controllare i movimenti mobilitandoli. (Le recenti vicende greche sono a questo proposito illuminanti).\r\nDi recente, i tipi delle edizioni Hermatena hanno pubblicato una versione italiana parziale del suo ultimo lavoro, “Alba di mondi altri. I nuovi movimenti dal basso in America Latina” (2015). Si tratta di un'opera composita ed eterogenea in cui Zibechi riannoda i fili molteplici della sua decennale riflessione sui movimenti del continente. La critica dell'eredità novecentesca europea e della pretesa di applicarla a una realtà tanto differente ed eterogenea quale è quella latinoamericana \u003Cmark>viene\u003C/mark> approfondita attraverso una ripresa del lavoro di Frantz Fanon e dell'antropologo portoricano Ramon Grosfoguel con la dicotomia tra “zona dell'essere” (coordinate di esistenza dell'Europeo bianco) e “zona del non essere” (spazio-tempo del/la colonizzato/a). In particolare l'introduzione al libro affonda il coltello sui pesanti residui eurocentrici \u003Cmark>che\u003C/mark> zavorrano lo stesso pensiero critico latinoamericano, reinterrogando-decolonizzando gli stessi concetti di autonomia, riproduzione, identità, avanguardia... Emergono qui alcuni spunti interessanti: la critica della famiglia, uno dei punti fondanti della storia politica della sinistra occidentale nel suo accesso alla modernità, è problematico in una contesto sociale in cui i fili della riproduzione collettiva si tengono insieme in una continuità tra spazio domestico e spazio di vicinato, dove l'economia informale è il principale canale di reddito e le relazioni familiari sono state la pietra angolare dell'insurrezioni comunitarie boliviane dei primi anni 2000; discorso simile per quel \u003Cmark>che\u003C/mark> riguarda la critica dell'identità: atto salutare nei centri del potere coloniale, problematici «dove le identità sono negate, inferiorizzate o svalutate dalla colonialità del potere», qui «“l'anti-essenzialismo” si trasforma in un elemento del fatto coloniale». Ricche di spunti anche la lunga intervista di Michael Hardt e Alvaro Reyes e l'analisi del Movimiento Passe Livre brasiliano.\r\nTra fine agosto e inizio settembre Raul ha fatto un intenso giro di presentazioni di questo libro, incontrando soprattutto realtà di lotta e situazioni territoriali \u003Cmark>che\u003C/mark> già masticano questo lessico e si pongono queste domande. Sono stati incontri partecipati e ricchi. Resta però il rischio di accontentarsi dei propri circuiti e milieux, dei compagni-amici con cui “costruire la comunità ora”, dimenticando \u003Cmark>che\u003C/mark> qui le cose sono politicamente più complesse e difficili del laboratorio latino-americano. Se le lotte per la case e i movimenti a difesa del territorio sono stati e continuano a essere embrioni di mondi altri e relazioni differenti, la totalità dell'esperienza metropolitana, del suo attraversamento e vissuto quotidiano resta massimamente impermeabile, indifferente e lontana da queste pratiche e immaginari. Bisogna allora raccogliere la lezione di Zibechi, interrogandola al contrario perché come dice lo stesso Raul nell'intervista «un 'esperianza di lotta non si può trapiantare». 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In particolare, abbiamo raccontato tre storie di donne rese schiave, deportate e segregate. Storie di donne che hanno deciso di non piegarsi al potere bianco, maschile, occidentale. Quella di Carlota Lucumi, che il 5 novembre 1843 ha guidato la rivolta delle schiave e degli schiavi nella piantagione di Triunvirato, a Matanzas, Cuba. Quella di Marie \"Angelique\" Josephie che, deportata da Madeira in Canada, ha reagito all'ennesima violenza, il 10 aprile 1734, incendiando il quartiere mercantile di Montreal. Quella di Breffu che, portata nelle Indie Occidentali Danesi dalla zona dell'attuale Ghana - in particolare nell'isola di St. John -, organizza e poi guida l'insurrezione del 23 novembre 1733.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/BlackAtlantic_storie1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLa seconda traccia, invece, riguarda lo spazio gestito dal Collettivo Ujamaa. Hani interviene su due diversi argomenti. 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In particolare, abbiamo raccontato tre storie di donne rese schiave, deportate e segregate. Storie di donne \u003Cmark>che\u003C/mark> hanno deciso di non piegarsi al potere bianco, maschile, occidentale. Quella di Carlota Lucumi, \u003Cmark>che\u003C/mark> il 5 novembre 1843 ha guidato la rivolta delle schiave e degli schiavi nella piantagione di Triunvirato, a Matanzas, Cuba. Quella di Marie \"Angelique\" Josephie \u003Cmark>che\u003C/mark>, deportata da Madeira in Canada, ha reagito all'ennesima violenza, il 10 aprile 1734, incendiando il quartiere mercantile di Montreal. 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Poi, si passa a parlare di \"appropriazione culturale\" partendo dal video della hit estiva del 2011, Negritude, di Mama Marjas, in cui compaiono riferimenti a Nelson Mandela, Malcom X, Bob Marley e Rosa Parks, insieme a stereotipi sulla nera e sul nero finalizzati a una commercializzazione musicale.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/CollettivoUjamaa28-7-2020.mp3\"][/audio]",[353],{"field":72,"matched_tokens":354,"snippet":350,"value":351},[66,67],{"best_field_score":76,"best_field_weight":77,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":78,"tokens_matched":79,"typo_prefix_score":43},{"document":357,"highlight":371,"highlights":376,"text_match":379,"text_match_info":380},{"comment_count":43,"id":358,"is_sticky":43,"permalink":359,"podcastfilter":360,"post_author":361,"post_content":362,"post_date":363,"post_excerpt":49,"post_id":358,"post_modified":364,"post_thumbnail":365,"post_title":366,"post_type":264,"sort_by_date":367,"tag_links":368,"tags":370},"83663","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-07-09-2023-sahel-fra-militari-e-insurrezione-jihadista-il-pre-carre-francese-in-dissoluzione-allargamento-dei-brics-prologo-della-dedollarizzazione/",[217],"radiokalakuta","Bastioni di Orione riprende le trasmissioni dopo la pausa estiva e con Edoardo Baldaro ricercatore e studioso del Sahel, ci interroghiamo sulla natura dei colpi di stato che dal 2020 si sono susseguiti nell'area, ciascuno diverso dall'altro in quanto provocati da condizioni non sempre riconducibili ad uno stesso fenomeno. Riflettiano sul ruolo dell'esercito nel contesto di società in cui i corpi intermedi sono deboli, dove impera la corruzione di governi cleptocrati e la spinta al cambiamento che arriva dalle nuove generazioni viene raccolta dall'unica istituzione che è percepita come solida , nonostante la prossimità al potere corrotto e le oggettive incapacità di contenere l'insurrezione jihadista.\r\n\r\nValutiamo il contesto in cui si muove la società civile che nonostante tutto rivela una certa vivacità ed è sottoposta ad una repressione sempre più marcata ,lo sfarinamento ormai irreversibile del sistema della Françafrique e l'irruzione di nuovi attori geopolitici come la Russia,la Cina ,la Turchia che s'inseriscono nel vuoto lasciato dalla Francia.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/bastioni-Baldaro-Edoardo-070923.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Christian Marazzi economista e docente universitario continuiamo la nostra riflessione sull'incipiente processo di de-dollarizzazione prendendo spunto dalla riunione dei Brics di Johannesburg in cui si è deciso l'allargamento di questo eterogeneo raggruppamento di economie che un tempo si definivano emergenti ,ad altri paesi quali Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti .\r\n\r\nOrmai questi paesi rappresentano oltre il 40% della popolazione mondiale e stanno lavorando alla costituzione di organismi finanziari comuni allo scopo di sostituire in futuro il dollaro come valuta di riferimento aprendo scenari insondabili. Valutiamo con il nostro interlocutore la natura di questi mutamenti ,il possibile scenario del processo di de dollarizzazione,la fase critica dell'economia cinese ,le conseguenze sull'economia mondiale della guerra in Ucraina ,le prospettive della crisi di egemonia del dollaro sugli equilibri internazionali.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Marazzi_-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","9 Settembre 2023","2023-09-09 12:36:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 07/09/2023- SAHEL FRA MILITARI E INSURREZIONE JIHADISTA IL PRE' CARRE' FRANCESE IN DISSOLUZIONE-ALLARGAMENTO DEI BRICS PROLOGO DELLA DEDOLLARIZZAZIONE ?",1694262990,[369],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[242],{"post_content":372},{"matched_tokens":373,"snippet":374,"value":375},[66,67,66],"\u003Cmark>che\u003C/mark> arriva dalle nuove generazioni \u003Cmark>viene\u003C/mark> raccolta dall'unica istituzione \u003Cmark>che\u003C/mark> è percepita come solida , nonostante","Bastioni di Orione riprende le trasmissioni dopo la pausa estiva e con Edoardo Baldaro ricercatore e studioso del Sahel, ci interroghiamo sulla natura dei colpi di stato \u003Cmark>che\u003C/mark> dal 2020 si sono susseguiti nell'area, ciascuno diverso dall'altro in quanto provocati da condizioni non sempre riconducibili ad uno stesso fenomeno. 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Ormai non si potrà piu' parlare della Siria come l'abbiamo conosciuta finora ,l'instabilità è divenuta l'unica certezza , tutta la zona che va dall'Iraq al Libano passando per la Siria si sta ridisegnando verso una configurazione che prevede Israele come unica potenza militarmente dominante. L'opzione laica panaraba incarnata dal partito bath nelle sue differenti declinazioni nazionali è evaporata ,l'insurrezione jihadista di stampo salafita che aveva prevalso fra le correnti sunnite si sta trasformando per opportunismo in una fratellaza musulmana subordinata alle proiezioni strategiche neottomane della Turchia . Erdogan ha mandato un chiaro messaggio a quelle potenze che vogliono ridefinire gli equilibri in Medio Oriente sulla sua influenza con cui bisognerà inevitabilmente fare i conti anche per non rischiare di rimanere tagliato fuori dal corridoio economico e infrastruturale Imec , corridoio tra India, Medio Oriente ed Europa, annunciato a settembre 2023, che come illustrato con tanto di cartelli da Netanyahu alle Nazione Unite prevede la cancellazione di Gaza dalla mappa geografica. I curdi rischiano di subire l'attacco delle milizie filo turche in particolare dell'Esercito Nazionale Siriano che sono lo strumento con cui Erdogan vuole realizzare il suo piano di creare una zona cuscinetto ai confini della Turchia e annientare l'entità curda ,il suo timore è che nel contesto della disintegrazione dello stato siriano si possa concretizzare un entità statale curda nel nord est della Siria.\r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/BASTIONI-12122024-MURAT-SIRIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTorniamo a parlare della lotta per l'indipendenza del popolo saharawi con Mirca , compagna che ci racconta la sua esperienza di viaggio a Tindouf dove i rifugiati saharawi sono distribuiti in cinque accampamenti denominati wilaya , viaggio organizzato tramite la rappresentante in Italia del Polisario, Fatima Mahfud e la comunità di Sesto fiorentino. Ci viene restituita un vivace quadro delle condizioni di vita dei rifugiati ,sopratutto donne e bambini ,che nonostante le difficoltà non perdono la determinazione nella lotta e la certezza di ritornare nei propri territori occupati dal Marocco da cinquant' anni . Parliamo anche con Abdallah Salim responsabile del Polisario a Sesto fiorentino che ci parla del muro di divisione costruito dal Marocco nei territori occupati del Sahara occidentale ,lungo 2700 km e infestato da 9 milioni di mine ,molte italiane . Le condizioni dell'occupazione coloniale marocchina sono estremamente pesanti per la popolazione rimasta ,con sparizioni,torture in carcere ed arresti .La guerra è ripresa ad intermittenza mentre ormai la prospettiva del referendum ,non difesa dagli organismi internazionali ,è sfumata . Di fronte alla resistenza del Fronte Polisario il Marocco propone irricevibili progetti di autonomia all'interno dello stato marocchino , Spagna e Francia e Marocco hanno messo gli occhi sui ricchi giacimenti di fosfato e sulle concessioni per la pesca ,mentre la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha bocciato lo scorso 4 ottobre ancora una volta l'accordo commerciale tra Ue e Marocco del 2019 relativamente al territorio del Sahara Occidentale, fondamentalmente perché l’accordo e le sue integrazioni non rispettano il diritto all’autodeterminazione del popolo sahrawi, il cui parere non è stato acquisito.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/BASTIONI-12120024-SAHARAWI.mp3\"][/audio]","14 Dicembre 2024","2024-12-14 20:03:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 12/12/2024-L'IMPLOSIONE DELLA SIRIA E LE MIRE NEOTTOMANE DI ERDOGAN -IL POLISARIO CONTINUA LA SUA LOTTA PER I DIRITTI DEL POPOLO SAHARAWI",1734206603,[369],[242],{"post_content":397},{"matched_tokens":398,"snippet":399,"value":400},[285,66],"differenti declinazioni nazionali è evaporata ,\u003Cmark>l'insurrezione\u003C/mark> jihadista di stampo salafita \u003Cmark>che\u003C/mark> aveva prevalso fra le correnti","Bastioni di Orione ritorna sulla Siria con Murat Cinar giornalista turco \u003Cmark>che\u003C/mark> vive in Italia il quale ci restituisce la prospettiva turca sugli eventi siriani a partire dalla fine degli accordi di Astana tra Russia ,Iran e Turchia \u003Cmark>che\u003C/mark> avevano sancito la divisione delle sfere d'influenza in Siria. 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La più grande Democrazia del mondo. Vessillo della Modernità trionfante.«…foreste, montagne e sistemi idrici vengono devastati dalle razzie delle multinazionali… interi ecosistemi vengono distrutti dalle miniere di bauxite e minerale ferroso…».Un «ecocidio» fatto di deportazioni, desertificazione e una vera e propria campagna militare, lanciata dal governo indiano contro la dilagante sollevazione armata delle popolazioni tribali e dei guerriglieri naxaliti.Sul cammino del Progresso, infuria la guerra civile…\r\n\r\nArundhati Roy è una scrittrice, non è una militante “maoista”. Armata di curiosità, ha vissuto con i guerriglieri naxaliti nelle zone tribali dell’India in cui brucia l’insurrezione, realizzando un reportage intenso, ricco di spunti preziosi. Non è un’ideologia preconfezionata, ma il contatto epidermico con i miliziani e con la gente dei villaggi, nelle giornate di marcia nella foresta e nelle notti passate insieme sotto le stelle, a dare forma alla sua narrazione e, con essa, alla sua limpida e inequivocabile scelta di campo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Con-gli-insorti-Naxaliti-nel-cuore-della-foresta-indiana_2@-radio-alpi-libere.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 25 ore 08,30 - Il direttore del teatro pt.1 11 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nUna scurissima parabola del totalitarismo a cura del maestro svizzero Friedrich Dürrenmatt, letta e interpretata dal maestro della Scarnanza Michele Mazzani.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/Il-direttore-del-teatro-pt.1_11.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 26 ore 08,30 - La parte che manca pt.1 40 minuti [Pugno di sale]: La parte che manca è un podcast della redazione del giornale “Pugno di sale” a puntate, per raccontare dal basso il cratere che ha lasciato il ponte Morandi. “Oggi, dopo 5 anni, in questo “Dopo” creato dal crollo del ponte vogliamo raccontare l’insieme degli istanti che lo hanno preceduto. 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Scopri falsi miti, regole e problematiche di questa formidabile arma dei lavoratori.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/Tutta-colpa-dei-padroni-n.7_12.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 28 ore 9 - Psychotronic Radio vol.7 41 minuti [Radio Blackout]: Un gorgo radiofonico di melma auricolare bizzarra e straziante fatta di b-movies z-movies musiche degenerate vhs a noleggio e pellicole infuocate!!\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/PSYCHOTRONIC-RADIO-VOL.-7_41.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 28 ore 19,30 - Natale a babbo morto 26 minuti [Nessun Rimborso]: Quest’anno nessuno riceverà il suo regalo sotto l’albero. Babbo natale è stato assassinato.\r\nIl rosso del Natale si tinge di un nero funereo a tinte gialle, quelle di questo radio-romanzo che indaga sul più sanguinoso omicidio della storia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Natale-a-Babbo-Mortonessun-rimborso_26.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 28 ore 20,30 - Fugazi live @ El Paso 1988 54 minuti [Nautilus Autoproduzioni, Radio Blackout]: Storica registrazione della punk band di Ian MacKaye, da Washington\r\na El Paso Occupato, Autunno 1988\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/Fugazi-live-@-El-Paso-1988_54.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 28 ore 23,30 - Una tendenza eccessiva in tutto 62 minuti [Federico Pit]:\r\n\r\nIn memoria di Alberto Grifi e di tuttɜ lɜ giovanɜ del Parco Lambro\r\n\r\nDiscorso iniziale di Fabrizio Passarella - Digital collage realizzati con pagine di giornali e riviste di movimento del periodo\r\n\r\nDedicato a M.\r\n\r\nIl mixtape rende omaggio al movimento italiano degli anni '70 ricordando la storia del « meraviglioso disastro» dell'edizione del 1976 del « festival del proletariato giovanile di Parco Lambro ».\r\n\r\nAlla sua sesta edizione il festival, nato dal sogno di unire la parte psichedelica del movimento con la parte più politicizzata (legata alle esperienze dei gruppi quali Lotta continua, Avanguardia Operaia, ecc.) registra la sua più grande crisi.\r\n\r\nSi verifica infatti una grossa spaccatura tra l'organizzazione del festival e la base dellɜ partecipantɜ.\r\n\r\nQuella di Parco Lambro è un’aggregazione sociale e politica, che vuole creare una città temporanea dentro la città. Ad affluire al festival sono ragazzɜ dei circoli del proletariato giovanile, delle radio libere, i collettivi femministi e omosessuali, alternativɜ e freaks.\r\n\r\nIl« personale» è politico, il comunismo si vuole concreto, sfacciato e immediato, la festa deve essere di tuttɜ. La contestazione della dimensione commerciale del festival si trasforma subito in una domanda di autogestione. Il palco viene occupato. Contro il caro prezzi di cibi e bevande cominciano gli espropri e contro tutti gli schemi morali borghesi si organizza una gigantesca tarantella e si comincia a ballare nudi. Sul lungo '68 italiano tuttavia, e anche su Parco Lambro, comincia ad affacciarsi anche « l'angelo del male »dell'eroina.\r\n\r\nGli Area, il leggendario gruppo psichedelico di Demetrio Stratos cominciano il loro live suonando « Caos parte II »: il pianista srotola due cavi scoperti in mezzo al pubblico collegati ad un sintetizzatore che se toccati interagiscono col suono e alzano le frequenze dello strumento.Subito dopo, il gruppo attacca con la sua versione de L'Internazionale.\r\n\r\nMusiche da queste label incredibili: Turspios, Random Numbers, Worst Records e altre...\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/Una-tendenza-eccessiva-in-tutto_62.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 29 ore 09,30 - L'alba di tutto pt.1 66 minuti [Radio Blackout]: L’alba di tutto è un libro che ha la modesta pretesa di riscrivere la storia dell’umanità, partendo da presupposti tanti banali quanto innovativi: e se trattassimo gli esseri umani (tutti) come capaci di ragionare, decidere, scegliere per se stessi e sperimentare modalità di organizzazione sociale? Se smettessimo di proiettare le nostre istanze politiche su un passato di migliaia e migliaia di anni? Se studiassimo i reperti archeologici con sguardo libero e non con i prosciutti liberali sugli occhi? Ci renderemmo conto che la storia dell’umanità è stata un carosello di infinite possibilità di organizzazione sociale, moltissime delle quali avevano modalità pratiche per contenere il potere e garantire la libertà a tutt.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/Lalba-di-tutto-pt.1_66.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 29 ore 13,30 - La perla di Labuan - Billy the kid pt.3 38 minuti [La perla di Labuan, Radio Blackout]: Dagli archivi di blackout, estraiamo con sommo piacere questa mini serie a puntate che la trasmissione \"La perla di Labuan\", condotta dal compianto Riccardo Borgogno, aveva dedicato al leggendario Billy the kid.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/La-perla-di-Labuan-Billy-the-kid-pt.3_39.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","28 Dicembre 2024","2024-12-28 18:46:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","Black holes dal 23 al 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La più grande Democrazia del mondo. Vessillo della Modernità trionfante.«…foreste, montagne e sistemi idrici vengono devastati dalle razzie delle multinazionali… interi ecosistemi vengono distrutti dalle miniere di bauxite e minerale ferroso…».Un «ecocidio» fatto di deportazioni, desertificazione e una vera e propria campagna militare, lanciata dal governo indiano contro la dilagante sollevazione armata delle popolazioni tribali e dei guerriglieri naxaliti.Sul cammino del Progresso, infuria la guerra civile…\r\n\r\nArundhati Roy è una scrittrice, non è una militante “maoista”. Armata di curiosità, ha vissuto con i guerriglieri naxaliti nelle zone tribali dell’India in cui brucia \u003Cmark>l’insurrezione\u003C/mark>, realizzando un reportage intenso, ricco di spunti preziosi. Non è un’ideologia preconfezionata, ma il contatto epidermico con i miliziani e con la gente dei villaggi, nelle giornate di marcia nella foresta e nelle notti passate insieme sotto le stelle, a dare forma alla sua narrazione e, con essa, alla sua limpida e inequivocabile scelta di campo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Con-gli-insorti-Naxaliti-nel-cuore-della-foresta-indiana_2@-radio-alpi-libere.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 25 ore 08,30 - Il direttore del teatro pt.1 11 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nUna scurissima parabola del totalitarismo a cura del maestro svizzero Friedrich Dürrenmatt, letta e interpretata dal maestro della Scarnanza Michele Mazzani.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/Il-direttore-del-teatro-pt.1_11.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 26 ore 08,30 - La parte \u003Cmark>che\u003C/mark> manca pt.1 40 minuti [Pugno di sale]: La parte \u003Cmark>che\u003C/mark> manca è un podcast della redazione del giornale “Pugno di sale” a puntate, per raccontare dal basso il cratere \u003Cmark>che\u003C/mark> ha lasciato il ponte Morandi. “Oggi, dopo 5 anni, in questo “Dopo” creato dal crollo del ponte vogliamo raccontare l’insieme degli istanti \u003Cmark>che\u003C/mark> lo hanno preceduto. La storia delle volontà e degli interessi \u003Cmark>che\u003C/mark> hanno portato migliaia di tonnellate di ferro e cemento a collassare su se stesse in 4 secondi, troncando 43 vite e modificando per sempre l’animo di una città svegliatasi il giorno dopo con una parte \u003Cmark>che\u003C/mark> manca e \u003Cmark>che\u003C/mark> ancora oggi non ha recuperato.”\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/La-parte-che-manca1PugnoDiSale_40.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 27 ore 08,30 - Emilio Salgari 32 minuti [Radio Blackout]: Breve biografia di Emilio Salgari, capitano di mare e sfruttato di terra.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Emilio-Salgari_32.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 27 ore 13,30 - Orsi trentino 17 minuti [Assemblea Antispecista e Collettiva Scobi]: Recenti episodi di cronaca hanno riacceso i riflettori della stampa e l’interesse dell’opinione pubblica sulla questione “gestione orsi” in Trentino. Cerchiamo di mettere un po’ di ordine, alla luce dell’esperienza di quasi tre anni di campagna svolta sul territorio Trentino.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/orsi-trentino_17.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 28 ore 08,30 - Tutta colpa dei padroni? 7 11 minuti [Marcello Pini e Federico Bosis]: Vuoi gli aumenti? Sciopera! Scopri falsi miti, regole e problematiche di questa formidabile arma dei lavoratori.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/Tutta-colpa-dei-padroni-n.7_12.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 28 ore 9 - Psychotronic Radio vol.7 41 minuti [Radio Blackout]: Un gorgo radiofonico di melma auricolare bizzarra e straziante fatta di b-movies z-movies musiche degenerate vhs a noleggio e pellicole infuocate!!\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/09/PSYCHOTRONIC-RADIO-VOL.-7_41.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 28 ore 19,30 - Natale a babbo morto 26 minuti [Nessun Rimborso]: Quest’anno nessuno riceverà il suo regalo sotto l’albero. Babbo natale è stato assassinato.\r\nIl rosso del Natale si tinge di un nero funereo a tinte gialle, quelle di questo radio-romanzo \u003Cmark>che\u003C/mark> indaga sul più sanguinoso omicidio della storia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Natale-a-Babbo-Mortonessun-rimborso_26.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 28 ore 20,30 - Fugazi live @ El Paso 1988 54 minuti [Nautilus Autoproduzioni, Radio Blackout]: Storica registrazione della punk band di Ian MacKaye, da Washington\r\na El Paso Occupato, Autunno 1988\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/Fugazi-live-@-El-Paso-1988_54.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 28 ore 23,30 - Una tendenza eccessiva in tutto 62 minuti [Federico Pit]:\r\n\r\nIn memoria di Alberto Grifi e di tuttɜ lɜ giovanɜ del Parco Lambro\r\n\r\nDiscorso iniziale di Fabrizio Passarella - Digital collage realizzati con pagine di giornali e riviste di movimento del periodo\r\n\r\nDedicato a M.\r\n\r\nIl mixtape rende omaggio al movimento italiano degli anni '70 ricordando la storia del « meraviglioso disastro» dell'edizione del 1976 del « festival del proletariato giovanile di Parco Lambro ».\r\n\r\nAlla sua sesta edizione il festival, nato dal sogno di unire la parte psichedelica del movimento con la parte più politicizzata (legata alle esperienze dei gruppi quali Lotta continua, Avanguardia Operaia, ecc.) registra la sua più grande crisi.\r\n\r\nSi verifica infatti una grossa spaccatura tra l'organizzazione del festival e la base dellɜ partecipantɜ.\r\n\r\nQuella di Parco Lambro è un’aggregazione sociale e politica, \u003Cmark>che\u003C/mark> vuole creare una città temporanea dentro la città. 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