","De-formazioni Festival Itinerante in Val di Susa","post",1757000939,[47,48,49,50],"http://radioblackout.org/tag/aborto-libero-e-gratuito/","http://radioblackout.org/tag/centri-antiviolenza/","http://radioblackout.org/tag/laboratorio-antiviolenza-valsusa/","http://radioblackout.org/tag/val-susa/",[19,17,21,15],{"post_content":53,"tags":59},{"matched_tokens":54,"snippet":57,"value":58},[55,56],"Laboratorio","Antiviolenza","Nelle prossime settimane il \u003Cmark>Laboratorio\u003C/mark> \u003Cmark>Antiviolenza\u003C/mark> Val Susa organizza a Bussoleno","Nelle prossime settimane il \u003Cmark>Laboratorio\u003C/mark> \u003Cmark>Antiviolenza\u003C/mark> Val Susa organizza a Bussoleno una serie di eventi, workshop, laboratori, presentazioni. 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Abbiamo quindi prodotto un’inchiesta sul lavoro e sulla disoccupazione nel meridione per affrontare meglio le nostre battaglie! ?Link inchiesta ? https://forms.gle/gQS9CSCL1zN8uTzx5 I promotori dell'inchiesta sono: Antudo-CAP 80126 - Centro Autogestito Piperno-Casa Occupata Via Garibaldi- Fgc Calabria, Fronte Comunista, LaBase Cosenza, Laboratorio Politico Iskra,Cobas lavoratori dello spettacolo Puglia-Movimento di Lotta - Disoccupati \"7 Novembre\"\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/F_m_07_03_Lavoratori-spettacolo-cobas-puglia-su-inchiesta.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo argomento della puntata è ruotato attorno alla scuola, lo abbiamo fatto con un'intervista ad Irene del Coordinamento Docenti Valsusa partendo dalla loro assemblea tenutasi il 3 marzo intitolata \"La scuola ora e come la vorremmo\". Dal testo di convocazione dell'assemblea:\r\n\r\n[..]Siamo dinnanzi ad uno scenario che ha ridotto la scuola pubblica ad una azienda in cui la condivisione dei #saperi spesso è gestione burocratica dello studio delle discipline e mercimonio, fondato sui principi della competizione \"meritocratica\" e sulla perdita di dignità, tanto per chi lavora quanto per chi si forma. 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La potete rileggere sul nostro blog.\r\n\r\nA seguire finalmente un buona notizia, l'annullamento dell'ergastolo per Pinar Selek, militante, sociologa, femminista, dal 2009 rifugiata in Francia. Qui e qui tutte le informazioni sulla notizia.\r\n\r\nCi siamo poi occupate delle lotte delle facchine a Bologna, leggendo il comunicato della Coordinamenta di Roma che crediamo centri alcuni nodi importanti della vicenda e facendo una diretta con Eleonora del Laboratorio Crash di Bologna, che fin dall'inizio ha seguito con passione le lotte della logistica. Una storia, quella della facchine, di cui potete trovare sul sito Infoaut.org tutte le informazioni e la cronaca. Una lotta esplosa dopo che le facchine per anni hanno subito molestie e ricatti sessuali del capo reparto a cui si sono aggiunte gravissime irregolarità nella busta paga e lo spregio di qualsiasi diritto . Dopo l'ennesimo abuso, il licenziamento a voce di due operaie, le facchine della Yoox, organizzate dal S.I.Cobas, hanno scioperato per 48 ore picchettando il loro magazzino. Puntuale è arrivata la ritorsione dell'azienda che ha mandato la celere a reprimere brutalmente la mobilitazione. Un caso emblematico, questo delle facchine, donne, quasi tutte migranti e iper sfruttate, che esplicita quanto le oppressioni di genere, razza e classe siano assolutamente inscindibili. Ci ha scaldato il cuore sentir risuonare da quelle parti le melodie valsusine...al grido di \"la facchina paura non ne ha\", queste agguerritissime donne hanno resistito alla polizia e ottenuto che venissero ascoltate le loro richieste.\r\n\r\nAncora un storia di ribellione, resistenza e autodeterminazione arriva da Firenze, con le tredici donne che hanno deciso di occupare uno stabile dopo essere state sgomberate dalla prima occupazione che avevano messo in piedi. Ne abbiamo parlato con Francesca, del Movimento di lotta per la casa di Firenze e con Faith e Kadija, due delle occupanti. Dopo mesi passati per strada, o nelle strutture comunali, la cui “accoglienza” significava controlli e orari rigidi di entrata e uscita, un gruppo di donne ha occupato una palazzina per farne la propria casa, nonché punto di partenza per il proprio riscatto. Alcuni passi molto significativi del loro comunicato:\" Nella società di oggi se non hai soldi per pagare anche l’aria che respiri vieni trattata dalle varie istituzioni come se stessi soffrendo di uno strano morbo, per il quale devi essere controllata a vista, curata, internata in case di accoglienza che sembrano carceri. Proprio come se la povertà fosse una malattia e il controllo sociale una cura. Noi non siamo malate e non ci piace il ruolo della vittima. Anche se siamo sole con i nostri figli, abbiamo deciso di reagire e condividere le nostre esperienze, perché ci saremmo ammalate davvero, se non avessimo trovato il coraggio di riprenderci insieme la nostra libertà. Noi vogliamo un luogo di pace e armonia, dove sentirci autonome e felici.\"\r\n\r\nPer concludere un tributo speciale a Nina Simone, sacerdotessa del soul e icona del movimento di liberazione afroamericano, la storia della sua vita accompagnata dall'ascolto di alcune delle sue canzoni più significative. Nella prossima puntata continueremo con la seconda parte.\r\n\r\nPer riascoltare la puntata...\r\n\r\nil colpo della strega_16giugno2014_primaparte\r\n\r\nil colpo della strega_16giugno2014_secondaparte","17 Giugno 2014","2018-10-24 17:36:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/03/medea-strega-200x110.jpg","I podcast de Il colpo della strega (16giugno2014)",1403017909,[190,191,192,193,194,195,196,197,198,199,200,201,202,203,204,205,206,207,208,209,210],"http://radioblackout.org/tag/antirazzismo/","http://radioblackout.org/tag/autodeterminazione/","http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/classe/","http://radioblackout.org/tag/donne-in-arte/","http://radioblackout.org/tag/ergastolo/","http://radioblackout.org/tag/genere/","http://radioblackout.org/tag/lavoro/","http://radioblackout.org/tag/logistica/","http://radioblackout.org/tag/lotta-facchine/","http://radioblackout.org/tag/lotta-per-la-casa/","http://radioblackout.org/tag/movimento-di-lotta-per-la-casa/","http://radioblackout.org/tag/nina-simone/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/occupazioni/","http://radioblackout.org/tag/pinar-selek/","http://radioblackout.org/tag/razzismo/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/","http://radioblackout.org/tag/sfruttamento/","http://radioblackout.org/tag/solidarieta/",[212,213,127,214,215,216,217,218,219,220,221,222,223,138,224,225,140,129,226,227,228],"antirazzismo","autodeterminazione","classe","donne in arte","ergastolo","genere","lavoro","logistica","lotta facchine","lotta per la casa","movimento di lotta per la casa","nina simone","occupazioni","Pinar Selek","resistenza","sfruttamento","solidarietà",{"post_content":230},{"matched_tokens":231,"snippet":233,"value":234},[232],"Valsusa","lotte contro l'alta velocità in \u003Cmark>Valsusa\u003C/mark>. 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Il duplice uso della Ricerca” e tra i promotori dell’appello contro il bando MAECI firmato da oltre 2500 tra docenti e ricercatori, che nelle scorse settimane ha in cassato il sostegno delle Università di Torino e della Normale di Pisa, nonché l’impegno del CNR a no promuovere collaborazioni in ambito militare o “dual use”. La mobilitazione ha riguardato e continua a riguardare decine di atenei in tutta Italia ma per quanto una certa narrazione mediatica abbia voluto raccontare le Università ostaggio di pochi studenti facinorosi, è stato invece il corpo docenti e ricercatori a prendere l’iniziativa. Ovviamente l’iniziativa non ha nulla a che vedere con la collaborazione tra singoli professori nell’ambito della ricerca o della didattica ma cerca di evidenziare come il sapere scientifico non abbia nulla di neutro e le Università possono rendersi strumento di oppressione e aggressione non solo in tempo di guerra, come testimonia la massiccia presenza di Leonardo S.P.A. all’interno dei nostri programmi di ricerca.\r\n\r\nProseguiamo presentando un libro, “Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo”, di Antony Loewenstein, ebreo australiano, che esce in inglese nel 2023 qualche mese prima degli attacchi del 7 ottobre. \r\n\r\nSi tratta di un libro divulgativo che possiamo inserire nel solco del giornalismo d’inchiesta di matrice liberale. Il focus del libro è dimostrare come Israele abbia fornito le sue tecnologie militari in sprezzo di qualunque considerazione sull’utilizzo che ne sarebbe stato fatto da regimi criminali o anche a stati democratici che hanno affrontato situazioni interne particolarmente difficili. Il nesso è chiaro: «L’alternativa è tra i diritti civili in qualche paese e il diritto di Israele a esistere (…) vorrei vedere uno qualsiasi di voi che, di fronte a questo dilemma, dica: “No, sosterremo i diritti umani in quest’altro paese”. Signori, non funziona così» (Eli Pinko, ex capo dell’Agenzia per il Controllo delle Esportazioni della Difesa di Israele).\r\n\r\nLa tesi più rilevante del libro è che la Palestina sia il vero laboratorio dentro il quale Israele ha costruito la sua supremazia globale in tema di oppressione, di sicurezza interna, di cybersicurezza, di controllo. Sulla pelle dei Palestinesi e sulle loro sofferenze è stata costruita un’immagine globale che viene venduta alle fiere specializzate del settore da una Paese che si è costruito in questo campo come una vera “Startup Nation” in salsa etnonazionalista senza che in realtà Israele sia in grado di mantenere questa promessa globale che anzi, si alimenta della sua stessa irrealizzabilità. Perché quello dell’insicurezza è un business senza fine. Al punto che non si capisce più se il rapporto coloniale con la Palestina sia la causa o l’effetto della mission economica diIsraele. E oggi, ça va sans dire, è naturalmente Gaza il più avanzato terreno di sperimentazione per l’applicazione dell’AI agli obiettivi militari, come testimoniato dalle brillanti inchieste di Yuval Abraham.\r\n\r\n----------------------------------\r\n\r\nNell'ultima parte di trasmissione abbiamo mandato in onda un'intervista realizzata con il sociologo franco-algerino Said Bouamama, militante di lungo corso nei movimenti dei quartieri popolari (banlieues), innescati dai figli delle grandi migrazioni dell'epoca della decolonizzazione. Fautore di una lettura peculiare della condizione migrante come strutturalmente intrecciata alla condizione lavorativa di cui rappresenterebbe la quota di forza-lavoro pensata e trattata dal Capitale come perennemente provvisoria e dunque regolabile al di sotto delle altre condizioni di classe. L'abbiamo intervistato sulle caratteristiche delle guerre in corso e sulle tendenze di medio periodo dello scontro imperialista/multipolarista in atto, con un focus sui limiti e le contraddizioni che travagliano la sinistra anti-capitalista sul tema guerra/imperialismo.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/la-fine-21.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nMichele Lancione, Università e Militarizzazione. Il duplice uso della Ricerca, Eris, 2023\r\n\r\nAntony Loewenstein, Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo, Fazi, 2024\r\n\r\nL'inchiesta di Yuval Abraham: lavender-ai-israeli-army-gaz\r\n\r\nFrancesca Mannocchi - Yagil Levy: \"L'esercito israeliano è disintegrato. 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Il duplice uso della Ricerca” e tra i promotori dell’appello contro il bando MAECI firmato da oltre 2500 tra docenti e ricercatori, che nelle scorse settimane ha in cassato il sostegno delle Università di Torino e della Normale di Pisa, nonché l’impegno del CNR a no promuovere collaborazioni in ambito militare o “dual use”. La mobilitazione ha riguardato e continua a riguardare decine di atenei in tutta Italia ma per quanto una certa narrazione mediatica abbia voluto raccontare le Università ostaggio di pochi studenti facinorosi, è stato invece il corpo docenti e ricercatori a prendere l’iniziativa. Ovviamente l’iniziativa non ha nulla a che vedere con la collaborazione tra singoli professori nell’ambito della ricerca o della didattica ma cerca di evidenziare come il sapere scientifico non abbia nulla di neutro e le Università possono rendersi strumento di oppressione e aggressione non solo in tempo di guerra, come testimonia la massiccia presenza di Leonardo S.P.A. all’interno dei nostri programmi di ricerca.\r\n\r\nProseguiamo presentando un libro, “\u003Cmark>Laboratorio\u003C/mark> Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo”, di Antony Loewenstein, ebreo australiano, che esce in inglese nel 2023 qualche mese prima degli attacchi del 7 ottobre. \r\n\r\nSi tratta di un libro divulgativo che possiamo inserire nel solco del giornalismo d’inchiesta di matrice liberale. Il focus del libro è dimostrare come Israele abbia fornito le sue tecnologie militari in sprezzo di qualunque considerazione sull’utilizzo che ne sarebbe stato fatto da regimi criminali o anche a stati democratici che hanno affrontato situazioni interne particolarmente difficili. Il nesso è chiaro: «L’alternativa è tra i diritti civili in qualche paese e il diritto di Israele a esistere (…) vorrei vedere uno qualsiasi di voi che, di fronte a questo dilemma, dica: “No, sosterremo i diritti umani in quest’altro paese”. Signori, non funziona così» (Eli Pinko, ex capo dell’Agenzia per il Controllo delle Esportazioni della Difesa di Israele).\r\n\r\nLa tesi più rilevante del libro è che la Palestina sia il vero \u003Cmark>laboratorio\u003C/mark> dentro il quale Israele ha costruito la sua supremazia globale in tema di oppressione, di sicurezza interna, di cybersicurezza, di controllo. 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E oggi, ça va sans dire, è naturalmente Gaza il più avanzato terreno di sperimentazione per l’applicazione dell’AI agli obiettivi militari, come testimoniato dalle brillanti inchieste di Yuval Abraham.\r\n\r\n----------------------------------\r\n\r\nNell'ultima parte di trasmissione abbiamo mandato in onda un'intervista realizzata con il sociologo franco-algerino Said Bouamama, militante di lungo corso nei movimenti dei quartieri popolari (banlieues), innescati dai figli delle grandi migrazioni dell'epoca della decolonizzazione. Fautore di una lettura peculiare della condizione migrante come strutturalmente intrecciata alla condizione lavorativa di cui rappresenterebbe la quota di forza-lavoro pensata e trattata dal Capitale come perennemente provvisoria e dunque regolabile al di sotto delle altre condizioni di classe. 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dell'isola,territorio metropolitano francese, che si trova tra il Mozambico e il Madagascar dove è scattata una violenta operazione repressiva contro gli insediamenti dei migranti provenienti dalle Comore .\r\n\r\nIn questa operazione chiamata Wuambushu (“ripresa”),sono impiegati piu' di un migliaio di poliziotti fatti venire dalla Francia,operazione che doveva rimanere segreta ma che è stata svelata dal giornale “Le Canard Enchaîné” un paio di mesi fa ,condannata dalle organizazzioni per la tutela dei diritti umani e che assomiglia per le modalità brutali allo sgombero degli insediamenti di migranti a Calais nel 2016 e nel 2020.Parliamo anche della condizione sociale di Mayotte ,della sua controversa appartenenza al territorio metropolitano francese ,i suoi rapporti con le Comore a cui naturalmente appartiene se non fosse stata separata con una forzatura dopo il referendum del 1975.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio 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I Centri sono ancora la punta dell’iceberg legislativo costruito per mantenere sotto costante ricatto gli immigrati nel nostro paese, tuttavia rappresentano sempre di più un problema sia economico che di immagine per i governi di turno.\r\nChi lotta viene duramente represso: i prigionieri che protestano possono essere arrestati, rinchiusi in isolamento, espulsi immediatamente o semplicemente obbligati a dormire in terra.\r\nIn questi stessi anni è cambiato, complice l’obbligatorio recepimento della direttiva europea sui rimpatri, entrata in vigore il 24 dicembre 2011, ma recepita in modo parziale e restrittivo dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, anche il quadro legislativo. La reclusione massima dentro ai centri è passata da sei mesi ad un anno e mezzo, nel contempo avrebbero dovuto applicare la prigionia come estrema ratio, ma di fatto le norme che tutelano chi ha parenti o problemi di salute sono rimaste in buona parte inapplicate.\r\nIn questo contesto sono mutate le forme di resistenza dei reclusi: le lotte hanno perso il carattere rivendicativo rispetto alle condizioni di vita nei Centri, per trasformarsi in rivolte miranti alla fuga collettiva.\r\nIl governo sta puntando a colpire i prigionieri più attivi, isolandoli dagli altri in celle di punizione.\r\nLe lotte nei CIE non sono mai venute meno, ma la vita della gran parte degli immigrati è altrove: il lavoro, il pezzo di carta, la casa. Su questi terreni lotte anche molto radicali si sono moltiplicate, segnando un'inversione di tendenza rispetto al recente passato.\r\nNei legami di solidarietà che si creano nelle lotte cominciano ad aprirsi delle possibilità di creare un terreno di conflitto comune tra sfruttati, che pareva impossibile sino a pochi anni fa.\r\nIl CIE resta sullo sfondo: è un rischio che ogni immigrato senza carte corre ma è meno assillante dei mille inghippi della vita quotidiana.\r\nLe lotte degli antirazzisti non hanno saputo essere abbastanza incisive da bucare il silenzio che circonda questi luoghi. L'indignazione che attraversa settori della società civile non sa farsi azione: l'azione è ancora patrimonio di pochi attivisti.\r\nLa scommessa è quella di allargare il fronte, portando la realtà del CIE per le strade e per le piazze delle nostre città. \r\nOggi più che mai la lotta contro i Centri investe direttamente soprattutto gli italiani. 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Su questi terreni lotte anche molto radicali si sono moltiplicate, segnando un'inversione di tendenza rispetto al recente passato.\r\nNei legami di solidarietà che si creano nelle lotte cominciano ad aprirsi delle possibilità di creare un terreno di conflitto comune tra sfruttati, che pareva impossibile sino a pochi anni fa.\r\nIl CIE resta sullo sfondo: è un rischio che ogni immigrato senza carte corre ma è meno assillante dei mille inghippi della vita quotidiana.\r\nLe lotte degli antirazzisti non hanno saputo essere abbastanza incisive da bucare il silenzio che circonda questi luoghi. L'indignazione che attraversa settori della società civile non sa farsi azione: l'azione è ancora patrimonio di pochi attivisti.\r\nLa scommessa è quella di allargare il fronte, portando la realtà del CIE per le strade e per le piazze delle nostre città. \r\nOggi più che mai la lotta contro i Centri investe direttamente soprattutto gli italiani. E' un'urgenza morale non chiudere gli occhi di fronte a uomini e donne rinchiusi solo perché privi di un documento.\r\nMa non solo.\r\nI CIE sono sempre più una sorta di \u003Cmark>laboratorio\u003C/mark> dove si sperimentano forme di reclusione diverse dal carcere e molto più simile al manicomio criminale. Luoghi dove si entra per un arbitrio che può essere prolungato con la semplice firma di uno psichiatra o di un giudice di pace.\r\nNei CIE si sperimentano forme di controllo sociale che presto potrebbero essere applicate anche ad altri, sul modello dei vecchi ospizi per i poveri. Luoghi dove rinchiudere chi ha perso nella routette russa della vita sotto il capitalismo.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Federico, un compagno di Trieste molto attivo nella lotta contro il CIE di Gradisca.\r\nAscolta il suo intervento\r\n2013 04 19 federico CIE\r\n\r\nAscolta anche la chiacchierata fatta con Simone sulla rivolta e le fughe dal CIE di Modena\r\n\r\n2013 04 12 simone CIE Modena",{"matched_tokens":362,"snippet":363,"value":363},[55],"CIE. \u003Cmark>Laboratorio\u003C/mark> disciplinare",[365,367],{"field":264,"matched_tokens":366,"snippet":363,"value":363},[55],{"field":82,"matched_tokens":368,"snippet":359,"value":360},[68],{"best_field_score":270,"best_field_weight":271,"fields_matched":76,"num_tokens_dropped":76,"score":272,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":33},6637,{"collection_name":160,"first_q":21,"per_page":92,"q":21},49,["Reactive",374],{},["Set"],["ShallowReactive",377],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$ff82wZ_vd2y22UVTwe08aXJJwfwc6a54oWcNf1vPZyYA":-1},true,"/search?query=laboratorio+antiviolenza+valsusa"]