","Salento, ulivi e quello che non si dice","post",1431356245,[61,62,63,64,65,66,67,68,69],"http://radioblackout.org/tag/batterio-xylella/","http://radioblackout.org/tag/eradicazione-ulivi/","http://radioblackout.org/tag/gallipoli/","http://radioblackout.org/tag/latifondo/","http://radioblackout.org/tag/lecce/","http://radioblackout.org/tag/parassiti/","http://radioblackout.org/tag/salento/","http://radioblackout.org/tag/taviano/","http://radioblackout.org/tag/ulivi/",[71,34,28,17,72,26,73,22,74],"batterio Xylella","Lecce","salento","ulivi",{"post_content":76,"tags":80},{"matched_tokens":77,"snippet":78,"value":79},[17],"ulivi abbandonati, immagine evidente di un \u003Cmark>latifondo\u003C/mark> che ancora esiste ed i","Dal Salento, a volte, e non senza difficoltà, qualche voce seria e pacata riesce a bucare la versione dei media mainstream nazionali - ed anche europei - sulla questione \"Xylella\", trattata da mesi in modo ultra-allarmistico sul piano di un potenziale contagio \"europeo\" di altre zone in cui si produce l'olio di oliva. E' chiaro che il batterio esiste ed un certo numero di piante si sono ammalate, ma sulla sua comparsa nel Salento, in particolare nella zona tra Taviano e Gallipoli, le informazioni restano poco chiare e quelle emerse finora non aiutano di certo il confronto su quale sia il modo migliore per affrontare la situazione.\r\n\r\nC'è chi parla di diffusione del batterio in seguito ad un workshop, proprio sulla Xylella, che nel 2010 si è tenuto a Bari presso l'Istituto Agronomico Mediterraneo, in un momento in cui il batterio era del tutto assente in Italia; è ormai certo che durante il seminario il batterio fu portato in Puglia per scopi scientifici. C'è poi chi parla di contagio \"importato\" attraverso un tipo di pianta ornamentale del Costa Rica, che sarebbe comparsa in alcuni vivai nostrani e da lì avrebbe attaccato piante di ulivo. C'è anche chi parla di un possibile complotto ordito dalla Monsanto e da aziende, di proprietà della stessa multinazionale, che fanno ricerca su Ogm resistenti al batterio in questione; in particolare l'attenzione viene concentrata su un'impresa brasiliana specializzata nel settore, la quale porta misteriosamente il nome di Alellyx, palindromo del batterio... Le ipotesi sono dunque molteplici e nei mesi scorsi è partita anche un'inchiesta da parte di due pm di Lecce, che per ora sono entrate in possesso di alcuni documenti del già citato Istituto Agronomico di Bari. Ciò che è sicuro è che per il batterio Xylella al momento non esiste una cura e che osservando la zona infetta appare evidente che non tutti gli alberi risultano colpiti. Per questo è saggio sottoporre le foglie ad un controllo preventivo anziché iniziare a potare pesantemente la pianta o ipotizzare addirittura l'eradicazione, dato che spesso l'essiccamento di rami e chiome può dipendere solo da funghi o parassiti comuni, che i contadini della zona hanno da sempre contrastato con metodi naturali, senza utilizzare dosi massicce di pesticidi e diserbanti.\r\n\r\nIn questo contesto, la risposta delle istituzioni, locali e nazionali, è stata tardiva e confusa: all'inizio vi è stata una sorta di \"richiesta\" di potare radicalmente gli alberi di ulivo che avessero presentato i primi sintomi del contagio, invece di invitare gli agricoltori, ad esempio, a far analizzare un campione delle foglie della pianta. Ecco perché nel corso del 2013 alcuni produttori hanno potato troppo le piante, le quali non sono poi riuscite a riprendersi. In seguito è arrivata la nomina \"centrale\" di un commissario straordinario, per questa ennesima \"emergenza meridionale\", il quale ha ridimensionato le potature e suggerito altre pratiche meno estreme. Tutto questo con un ritardo cronico rispetto al bisogno di informazioni da parte degli agricoltori locali. Infine sono fioccate ordinanze varie, con richieste ed obiettivi assolutamente surreali, di fatto impossibili da realizzare sull'intero territorio: in Salento, come in altre zone del sud, è altissimo il numero di grandi distese di ulivi abbandonati, immagine evidente di un \u003Cmark>latifondo\u003C/mark> che ancora esiste ed i cui proprietari vivono da generazioni altrove. E' proprio in questi campi, a cui non è stata data nessuna cura per anni, che ha iniziato a svilupparsi in modo aggressivo il batterio della Xylella, insieme ad altri parassiti e funghi. In questo senso è importante sottolineare come l'essicamento sia causato da un complesso di fattori e non solo dal batterio in questione.\r\n\r\nProprio per arginare le letture superficiali dei cronisti d'assalto e l'impreparazione costante e strutturale del governo e della regione, abbiamo scelto di parlare con Rocco dei suoi ulivi e di quelli dei suoi vicini. Rocco vive e produce olio biologico proprio nella zona di Racale, vicino a Gallipoli, confinante con Taviano, zona da cui sarebbe partito \"il contagio\". Insieme a lui abbiamo capito che esistono un'altra visione delle cose e pratiche differenti che si possono seguire per prendersi cura degli alberi e proteggerli dai parassiti. Abbiamo parlato di come, nel corso dei secoli, gli ulivi siano sempre stati curati dai contadini, attraverso le pratiche di chi vive tutti i giorni in quei territori, senza aspettare risposte inutili di politicanti sempre più distanti dalla realtà, né interventi calati dall'alto attraverso fantasiose direttive da parte di super-commissari.\r\n\r\nAscolta il contributo:\r\n\r\nrocco_olivo\r\n\r\n ",[81,83,85,87,90,92,94,96,98],{"matched_tokens":82,"snippet":71},[],{"matched_tokens":84,"snippet":34},[],{"matched_tokens":86,"snippet":28},[],{"matched_tokens":88,"snippet":89},[17],"\u003Cmark>latifondo\u003C/mark>",{"matched_tokens":91,"snippet":72},[],{"matched_tokens":93,"snippet":26},[],{"matched_tokens":95,"snippet":73},[],{"matched_tokens":97,"snippet":22},[],{"matched_tokens":99,"snippet":74},[],[101,107],{"field":35,"indices":102,"matched_tokens":104,"snippets":106},[103],3,[105],[17],[89],{"field":108,"matched_tokens":109,"snippet":78,"value":79},"post_content",[17],578730123365712000,{"best_field_score":112,"best_field_weight":113,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":114,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":116,"highlight":134,"highlights":150,"text_match":110,"text_match_info":158},{"cat_link":117,"category":118,"comment_count":47,"id":119,"is_sticky":47,"permalink":120,"post_author":50,"post_content":121,"post_date":122,"post_excerpt":53,"post_id":119,"post_modified":123,"post_thumbnail":124,"post_thumbnail_html":125,"post_title":126,"post_type":58,"sort_by_date":127,"tag_links":128,"tags":133},[44],[46],"29480","http://radioblackout.org/2015/04/tierra-o-muerte-hugo-blanco-precursore-delle-emancipazioni-in-peru/","Hugo Blanco si aggira per la Valle (sarà presente in Clarea domani Primo Maggio e poi in serata a Bussoleno, nella Sala Consigliare di via Traforo 62) e ci sembra una coincidenza perfetta la sua presenza in occaione della festa del lavoro, visto l'impegno di tutta una vita per affranacare la sua terra dal latifondo (e sentiamo da Carolina, una compagna peruviana che vive in Italia da 25 anni, con quanto affetto ricorda che il Perù fu il primo stato sudamericano a fare una riforma agraria sulla spinta delle lotte di Hugo Blanco), perseguitato, esule, incarcerato, ricercato da vari dittatori: da Pinochet a Fujimori. Eppure ancora adesso ultraottantenne lotta per l'acqua e per la causa dei minatori con l'energia e il vigore di quando scriveva Tierra o muerte.\r\n\r\nMa lasciamo la parola a Carolina che lo presenta sottolineando il riconoscimento che le sue rivendicazioni sono sempre state un passo avanti alla storia e l'hanno indirizzata\r\n\r\nUnknown","30 Aprile 2015","2015-05-06 15:58:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/2015_04_30-hugo-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"194\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/2015_04_30-hugo-300x194.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/2015_04_30-hugo-300x194.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/04/2015_04_30-hugo.jpg 400w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Tierra o muerte: Hugo Blanco precursore delle emancipazioni in Perù",1430396146,[129,130,64,131,132],"http://radioblackout.org/tag/ande-peruviane/","http://radioblackout.org/tag/hugo-blanco/","http://radioblackout.org/tag/minatori/","http://radioblackout.org/tag/quechua/",[32,30,17,24,20],{"post_content":135,"tags":139},{"matched_tokens":136,"snippet":137,"value":138},[17],"affranacare la sua terra dal \u003Cmark>latifondo\u003C/mark> (e sentiamo da Carolina, una","Hugo Blanco si aggira per la Valle (sarà presente in Clarea domani Primo Maggio e poi in serata a Bussoleno, nella Sala Consigliare di via Traforo 62) e ci sembra una coincidenza perfetta la sua presenza in occaione della festa del lavoro, visto l'impegno di tutta una vita per affranacare la sua terra dal \u003Cmark>latifondo\u003C/mark> (e sentiamo da Carolina, una compagna peruviana che vive in Italia da 25 anni, con quanto affetto ricorda che il Perù fu il primo stato sudamericano a fare una riforma agraria sulla spinta delle lotte di Hugo Blanco), perseguitato, esule, incarcerato, ricercato da vari dittatori: da Pinochet a Fujimori. 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Parliamo di terre occupate e liberate dalle comunità indigene Nasa dal 2014, sottratte al latifondo e alla monocoltura della canna da zucchero e difese contro i violenti tentativi di sgombero da parte di polizia, esercito e multinazionali. Come si è data una delle lotte di liberazione territoriale più radicali del nostro tempo? Quale è il progetto politico di autonomia politica e di comunione con la Madre Tierra? Quali sono i punti di ispirazione e di scambio con le altre lotte per la difesa del territorio?\r\n\r\nIn chiusura, ascoltiamo la testimonianza di un compagno di Bogotà presente al Festival, del collettivo \"Pirotecnia Negra\" [sito Pirotecnia]. Un collettivo che da 10 anni porta avanti azioni di contro-egemonia mediatica, tramite strumenti grafici e visuali, sia nello spazio pubblico che nella rete, da una prospettiva autonoma e libertaria.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/08/Liberación-FAF.mp3\"][/audio]","4 Agosto 2025","2025-08-04 13:59:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-300x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-300x300.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-1024x1024.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-150x150.jpg 150w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-768x768.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-690x690.jpg 690w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0-170x170.jpg 170w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/PONTERADIO2h_0.jpg 1080w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","PONTE RADIO - 25 LUGLIO 2025 - DALLA VALSUSA AL CAUCA: LOTTARE PER IL TERRITORIO - CONDUCE RADIO BLACKOUT",1754313065,[173,174,175,176,177,178,179],"http://radioblackout.org/tag/colombia/","http://radioblackout.org/tag/indigeni/","http://radioblackout.org/tag/lotta/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/occupazioni/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/","http://radioblackout.org/tag/valsusa/",[15,181,182,183,184,185,186],"indigeni","lotta","no tav","occupazioni","resistenza","valsusa",{"post_content":188},{"matched_tokens":189,"snippet":190,"value":191},[17],"Nasa dal 2014, sottratte al \u003Cmark>latifondo\u003C/mark> e alla monocoltura della canna","Dallo studio mobile di Radio Blackout all'Alta Felicità (Venaus, Val Susa), ci colleghiamo in diretta con i territori della Liberación del Cauca colombiano [sito Liberación]. 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Qui però ad essere incarnato non è il mito della lotta tra il bene e il male. Più realisticamente il racconto configura una lotta tra il male e il \"diversamente bene\". Tra il male assoluto e il male relativo. Il narcotraffico da una parte e chi lo combatte mutuandone suo malgrado i modi \"sbrigativi\" dall'altra. Questo può accadere perché il linguaggio cinematografico di intrattenimento ha ormai superato un certo manicheismo per approdare a una mistificazione più sottile che sembra avvicinarci a una verità superiore quando invece ce ne allontana subdolamente, allo stesso modo in cui ha più capacità di irretirti un moderno e democratico quotidiano rispetto a una \"Pravda\" sulla cui impostazione redazionale non potevano sussistere dubbi (nomen omen). Fatta questa pedante premessa, la serie non è affatto male. Posto che non sono all'altezza di darne una valutazione estetica, fuorché apprezzare l'evidenza di una splendida fotografia, ritengo che \"Narcos\" sia una serie che tiene botta per tutte le puntate, che è pensata per proseguire, che si presta senza difficoltà al cosiddetto binge watching - visione continuativa. Per contro ho trovato spesso ridondante se non disturbante la scelta del voice over che è quasi un narratore onnisciente incarnato da un parzialissimo poliziotto della DEA. E qui entriamo nel vivo della critica.\r\n\r\nTrattandosi di una serie che è stata addirittura criticata perché concederebbe troppo al linguaggio del docu-film e che utilizza in alcuni punti materiali di archivio siamo senza dubbio di fronte a una scelta di campo: narrare dal punto di vista di un poliziotto della DEA. Non del potere, non degli Usa e nemmeno delle classi dirigenti colombiane (trattate in verità con una certa indulgenza) ma della DEA. Addirittura in qualche modo contrapponendola alla CIA, che in maniera più diretta incarnerebbe i mali e il doppiogiochismo della politica. La DEA è il \"diversamente bene\". Gioca duro, gioca sporco ma è come noi bravi cittadini. Vuole il bene. Si contrappone alla politica. Siamo di fronte a una lettura paradigmatica. Una mistificazione che caratterizza un'epoca, tanto più in quei paesi (l'Italia è uno di quelli) dove la magistratura e le forze di polizia hanno, tra le altre cose, condotto una dura lotta contro le mafie o le narcomafie. La politica è zozza e lo stato è debole. Non se ne può più della litania dello stato debole di fronte alla criminalità! Ragionamenti simili farebbero rizzare i capelli in testa a grandi studiosi del fenomeno mafioso: Anton Block, Henner Hess... Studiosi cui si rimproverano in genere alcune cose ma che avevano compreso che le mafie venivano consolidandosi contestualmente alla crescita dell'impresa capitalistica e dello Stato.\r\n\r\nPablo Escobar non viene detronizzato in nome della legalità ma per fare posto al cartello di Cali, storicamente legato al grande latifondo colombiano e all'establishment politico conservatore. I corleonesi in Italia vengono distrutti per frammentarne il potere in più centri: più deboli, più controllabili. La cosiddetta war on drugs è una tecnica di governo tra le altre. In taluni casi la più efficace. La storia di Escobar è quella di un bandito sociale - nell'accezione di Hobsbawm - che vendeva droga, aveva organizzato una banda di paramilitari (il MAS) e che voleva fare il presidente della repubblica. La sconfitta di Escobar apre la strada a un ventennio in cui militari e paramilitari sono indistinguibili, la cocaina è la maggiore fonte di reddito del paese e viene commerciata fin dall'ultimo dei funzionari, il potere politico è essenzialmente il prodotto di ingerenze nordamericane, narcotraffico, sfruttamento capitalistico del territorio. Che ci importa sapere quanto la DEA sia stata usata e quanto invece abbia usato quei processi per rafforzarsi? Conta la razionalità politica che presiedeva a determinate scelte e gli obiettivi che perseguiva. La storia è qui impietosa. Escobar avrebbe potuto restare al suo posto se avesse ceduto qualcosa al cambiamento ma fa l'errore di sfidare il potere perché pensa ancora di essere il potere e non vuole vivere all'ombra del potere altrui.\r\n\r\nLa mistificazione può celare in taluni casi un meccanismo mimetico. Occorrono allora molte semplificazioni e un capro espiatorio. Le semplificazioni in \"Narcos\" sono molte quando non sono vere e proprie falsificazioni. Per esempio per l'omicidio di Galan, il campione di una modernità liberale che non arriverà mai a quelle latitudini, è attualmente in galera il diretto antagonista politico di Galan ovvero Santofimio Botero, all'epoca leader di Alternativa Liberal. Sono stati inquisiti i più alti dirigenti di polizia e dell'esercito. Escobar era sicuramente interessato a togliere di mezzo uno che tirava dritto. Ma anche più interessato era quel coacervo di potere e corruttela incarnato dalla tradizionale classe dirigente colombiana: militari, narcotrafficanti, dirigenti politici, latifondisti. In quegli stessi anni, tanto per dire, furono assassinati altri due candidati alla presidenza per la Unión Patriótica: Jaime Pardo Leal nel 1987, e Bernardo Jaramillo nel 1990. La Colombia era scossa da attentati che avevano l'obiettivo di costringere il Parlamento al respingimento della legge sull'estradizione ma anche dai massacri dei guerriglieri, degli indios, dei sindacalisti, di un intero partito politico. Che Escobar fosse il mandante dell'assalto al Palazzo di Giustizia, poi, è una cosa quasi inaudita. Che possa aver finanziato per interessi contingenti l'M19 è cosa da dimostrare ma sarebbe comunque un fatto di tutt'altro ordine. Tra l'altro non ne conseguirebbe in alcun modo la descrizione caricaturale che nella serie viene data di una formazione armata non marxista che aveva strategia e obiettivi politici precisi. Come dicevamo, di semplificazione in semplificazione e di falsificazione in falsificazione si arriva al capro espiatorio: Pablo Escobar, immolato sull'altare di una ricostruzione storica che assolva i vivi e lasci in pace i morti, purché siano usciti vittoriosi dal tritacarne della storia. Siamo di fronte a una narrazione che snobba la carne e il sangue delle vittime del processo storico che griderebbero troppo forte per non complicare il quadro. Così, si può tranquillamente dire che gli Usa abbiano giocato sporco in Colombia; meno agevole è raccontarne i risvolti materiali: i desplazados, le torture, gli omicidi efferati, le fosse comuni. Si può dire che non attenessero alla narrazione ma anche il contrario. Questione di scelte. Questione di posizioni.\r\n\r\nAbbiamo voluto aggiungere alla nostra riflessione il contributo di Cristina Vargas, antropologa colombiana da molti anni a Torino, registrato questa mattina in diretta ai microfoni di Radio Blackout\r\n\r\nCri","17 Marzo 2016","2016-03-21 12:06:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/Escobar-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"225\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/Escobar-225x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/Escobar-225x300.jpg 225w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/03/Escobar.jpg 720w\" sizes=\"auto, (max-width: 225px) 100vw, 225px\" />","Narcos: la bellezza di una menzogna",1458175263,[173,214,215,216,217],"http://radioblackout.org/tag/escobar/","http://radioblackout.org/tag/guerriglia/","http://radioblackout.org/tag/narcos/","http://radioblackout.org/tag/narcotraffico/",[15,219,220,221,222],"Escobar","guerriglia","narcos","narcotraffico",{"post_content":224},{"matched_tokens":225,"snippet":226,"value":227},[17],"Cali, storicamente legato al grande \u003Cmark>latifondo\u003C/mark> colombiano e all'establishment politico conservatore."," \r\n\r\n\"Narcos\" racconta una storia di gangster con i suoi archetipi. 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Posto che non sono all'altezza di darne una valutazione estetica, fuorché apprezzare l'evidenza di una splendida fotografia, ritengo che \"Narcos\" sia una serie che tiene botta per tutte le puntate, che è pensata per proseguire, che si presta senza difficoltà al cosiddetto binge watching - visione continuativa. Per contro ho trovato spesso ridondante se non disturbante la scelta del voice over che è quasi un narratore onnisciente incarnato da un parzialissimo poliziotto della DEA. E qui entriamo nel vivo della critica.\r\n\r\nTrattandosi di una serie che è stata addirittura criticata perché concederebbe troppo al linguaggio del docu-film e che utilizza in alcuni punti materiali di archivio siamo senza dubbio di fronte a una scelta di campo: narrare dal punto di vista di un poliziotto della DEA. Non del potere, non degli Usa e nemmeno delle classi dirigenti colombiane (trattate in verità con una certa indulgenza) ma della DEA. 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Studiosi cui si rimproverano in genere alcune cose ma che avevano compreso che le mafie venivano consolidandosi contestualmente alla crescita dell'impresa capitalistica e dello Stato.\r\n\r\nPablo Escobar non viene detronizzato in nome della legalità ma per fare posto al cartello di Cali, storicamente legato al grande \u003Cmark>latifondo\u003C/mark> colombiano e all'establishment politico conservatore. I corleonesi in Italia vengono distrutti per frammentarne il potere in più centri: più deboli, più controllabili. La cosiddetta war on drugs è una tecnica di governo tra le altre. In taluni casi la più efficace. La storia di Escobar è quella di un bandito sociale - nell'accezione di Hobsbawm - che vendeva droga, aveva organizzato una banda di paramilitari (il MAS) e che voleva fare il presidente della repubblica. La sconfitta di Escobar apre la strada a un ventennio in cui militari e paramilitari sono indistinguibili, la cocaina è la maggiore fonte di reddito del paese e viene commerciata fin dall'ultimo dei funzionari, il potere politico è essenzialmente il prodotto di ingerenze nordamericane, narcotraffico, sfruttamento capitalistico del territorio. Che ci importa sapere quanto la DEA sia stata usata e quanto invece abbia usato quei processi per rafforzarsi? Conta la razionalità politica che presiedeva a determinate scelte e gli obiettivi che perseguiva. La storia è qui impietosa. Escobar avrebbe potuto restare al suo posto se avesse ceduto qualcosa al cambiamento ma fa l'errore di sfidare il potere perché pensa ancora di essere il potere e non vuole vivere all'ombra del potere altrui.\r\n\r\nLa mistificazione può celare in taluni casi un meccanismo mimetico. Occorrono allora molte semplificazioni e un capro espiatorio. Le semplificazioni in \"Narcos\" sono molte quando non sono vere e proprie falsificazioni. Per esempio per l'omicidio di Galan, il campione di una modernità liberale che non arriverà mai a quelle latitudini, è attualmente in galera il diretto antagonista politico di Galan ovvero Santofimio Botero, all'epoca leader di Alternativa Liberal. Sono stati inquisiti i più alti dirigenti di polizia e dell'esercito. Escobar era sicuramente interessato a togliere di mezzo uno che tirava dritto. Ma anche più interessato era quel coacervo di potere e corruttela incarnato dalla tradizionale classe dirigente colombiana: militari, narcotrafficanti, dirigenti politici, latifondisti. In quegli stessi anni, tanto per dire, furono assassinati altri due candidati alla presidenza per la Unión Patriótica: Jaime Pardo Leal nel 1987, e Bernardo Jaramillo nel 1990. La Colombia era scossa da attentati che avevano l'obiettivo di costringere il Parlamento al respingimento della legge sull'estradizione ma anche dai massacri dei guerriglieri, degli indios, dei sindacalisti, di un intero partito politico. Che Escobar fosse il mandante dell'assalto al Palazzo di Giustizia, poi, è una cosa quasi inaudita. Che possa aver finanziato per interessi contingenti l'M19 è cosa da dimostrare ma sarebbe comunque un fatto di tutt'altro ordine. Tra l'altro non ne conseguirebbe in alcun modo la descrizione caricaturale che nella serie viene data di una formazione armata non marxista che aveva strategia e obiettivi politici precisi. Come dicevamo, di semplificazione in semplificazione e di falsificazione in falsificazione si arriva al capro espiatorio: Pablo Escobar, immolato sull'altare di una ricostruzione storica che assolva i vivi e lasci in pace i morti, purché siano usciti vittoriosi dal tritacarne della storia. Siamo di fronte a una narrazione che snobba la carne e il sangue delle vittime del processo storico che griderebbero troppo forte per non complicare il quadro. Così, si può tranquillamente dire che gli Usa abbiano giocato sporco in Colombia; meno agevole è raccontarne i risvolti materiali: i desplazados, le torture, gli omicidi efferati, le fosse comuni. Si può dire che non attenessero alla narrazione ma anche il contrario. Questione di scelte. 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Fatta qualche tessera, l’ottenimento di qualche tendone a cui si accede a pagamento e con vincoli, insufficiente per tutti, ed anche osteggiato dai padroni perché anche a loro carico, viene sbandierata come una grande vittoria. Tendoni, qualche fornello, bagni insufficienti per tutti dove mettersi in coda dopo la giornata di democratico sfruttamento lavorativo.\r\nGrande distribuzione e latifondo\r\nNonostante lo sfruttamento della manodopera migrante, nonostante l’operato della polizia a sedare quei lavoratori che reclamano migliori condizioni, le aziende agricole chiudono.\r\n\r\nMedie aziende, che si fronteggiano sul mercato della Grande Distribuzione Organizzata, con il suo sistema dell’asta a doppio ribasso. Nonostante la compressione del\r\n“salario” dei lavoratori, le aziende non ce la fanno a competere e chiudono, cioè vendono. Così si crea anche qui, sempre più, quel latifondo agricolo, industrializzato, che è la causa del malessere dei lavoratori, dell’ambiente, ed anche dei consumatori.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Maurizio, di Metix Flow, che è passato di là.\r\nBuon ascolto, se così si può dire.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/2019-07-18-saluzzo-pas.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPer chi avesse Facebook, la pagina del comitato antirazzista saluzzese che si occupa della vicenda","19 Luglio 2019","2019-07-19 15:56:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/saluizzo-200x110.jpg","Saluzzo: il sistema democratico di sfruttamento della manodopera migrante",1563551632,[353],"http://radioblackout.org/tag/radio-no-tav/",[281],{"post_content":356},{"matched_tokens":357,"snippet":358,"value":359},[17],"sfruttamento lavorativo.\r\nGrande distribuzione e \u003Cmark>latifondo\u003C/mark>\r\nNonostante lo sfruttamento della manodopera","A Saluzzo i braccianti agricoli, tutti migranti, bloccano il traffico. Dopo il brutto tempo dei giorni scorsi ottengono qualche tendone per ripararsi. Ma dietro la cosiddetta emergenza, si nasconde un meccanismo ormai oliato di sfruttamento della manodopera migrante, fondato su ricatto lavorativo, permesso di soggiorno, minaccia di espulsione, “assistenza” da parte di enti caritatevoli, sindacati e cooperative, e ovviamente, favoreggiamento della aziende agricole inserite nella filiera della grande distribuzione\r\n\r\nChi ha detto che lo sfruttamento della manodopera migrante non possa essere fatto rispettando le “regole”?\r\nA Saluzzo il sistema di sfruttamento lavorativo, ricatto del permesso di soggiorno, incombenza della reclusione nel CPR ed espulsione rappresenta ormai un modello ben perfezionato. Un sistema replicabile, che salva le apparenze, almeno formalmente, senza tracce troppo evidenti di sfruttamento illegale e caporalato. Almeno a prima vista: i contratti ci sono, ma non coprono tutto, ovviamente, e per avere un contratto bisogna essere in regola coi permessi di soggiorno. Così il \"sistema Saluzzo\" media tra le esigenze di accettabilità sociale (abbastanza basse, a dire il vero), evitando disdicevoli apparenze per la popolazione locale: “illegalità” (come dipendesse da loro!), spazzatura, accampamenti o tendopoli. Dall’altra, si garantisce il perfetto funzionamento della filiera agricola: lavoratori a costo zero perché le aziende agricole locali possano galleggiare ancora un po’ nella filiera agroalimentare.\r\nSindacati ed enti assistenziali\r\nIn tutto questo sindacati confederali e non, Caritas e cooperative cercano di calmierare la situazione offrendosi come ammortizzatore perché la micidiale macchina continui a funzionare. Il tutto ovviamente, dietro compenso: i migranti non hanno nulla, tranne i famigerati “badge” riconoscitivi per l’accesso al “PAS”, forniti dai gestori del “campo”. Fatta qualche tessera, l’ottenimento di qualche tendone a cui si accede a pagamento e con vincoli, insufficiente per tutti, ed anche osteggiato dai padroni perché anche a loro carico, viene sbandierata come una grande vittoria. Tendoni, qualche fornello, bagni insufficienti per tutti dove mettersi in coda dopo la giornata di democratico sfruttamento lavorativo.\r\nGrande distribuzione e \u003Cmark>latifondo\u003C/mark>\r\nNonostante lo sfruttamento della manodopera migrante, nonostante l’operato della polizia a sedare quei lavoratori che reclamano migliori condizioni, le aziende agricole chiudono.\r\n\r\nMedie aziende, che si fronteggiano sul mercato della Grande Distribuzione Organizzata, con il suo sistema dell’asta a doppio ribasso. Nonostante la compressione del\r\n“salario” dei lavoratori, le aziende non ce la fanno a competere e chiudono, cioè vendono. Così si crea anche qui, sempre più, quel \u003Cmark>latifondo\u003C/mark> agricolo, industrializzato, che è la causa del malessere dei lavoratori, dell’ambiente, ed anche dei consumatori.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Maurizio, di Metix Flow, che è passato di là.\r\nBuon ascolto, se così si può dire.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/2019-07-18-saluzzo-pas.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPer chi avesse Facebook, la pagina del comitato antirazzista saluzzese che si occupa della vicenda",[361],{"field":108,"matched_tokens":362,"snippet":358,"value":359},[17],{"best_field_score":197,"best_field_weight":198,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":199,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},6636,{"collection_name":295,"first_q":17,"per_page":264,"q":17},["Reactive",367],{},["Set"],["ShallowReactive",370],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fg3v_jj79D05rLa9YpiGzmkJx_7JEDrAPVNQ4SnLNY-U":-1},true,"/search?query=latifondo"]