","Contro il turismo","post",1625931371,[58,59,60,61],"http://radioblackout.org/tag/lavolratori-del-turismo/","http://radioblackout.org/tag/overtourism/","http://radioblackout.org/tag/touristification/","http://radioblackout.org/tag/turismo/",[15,26,28,20],{"post_content":64,"post_title":68,"tags":71},{"matched_tokens":65,"snippet":66,"value":67},[20],"meno celebrativo sul fenomeno sul \u003Cmark>turismo\u003C/mark> e sulle contraddizioni ambientali, economiche","[caption id=\"attachment_70281\" align=\"alignleft\" width=\"354\"] Aerial Views of Adria di Bernhard Lang[/caption]\r\n\r\nDopo mesi di martellante dibattito pubblico incentrato sulla ripartenza e di rimpianti per la passata \"normalità\", proprio nei giorni in cui quasi 30 milioni di connazionali cominciano a riversarsi nelle località italiane più turistiche, abbiamo deciso di dare spazio ad un punto di vista meno celebrativo sul fenomeno sul \u003Cmark>turismo\u003C/mark> e sulle contraddizioni ambientali, economiche e sociali che esso comporta.\r\nIn compagnia di Alex Giuzio, giornalista specializzato in \u003Cmark>turismo\u003C/mark>, demanio marittimo, economia costiera e questioni ambientali, abbiamo presentato il dossier \"Contro il \u003Cmark>turismo\u003C/mark>\", al centro dell'ultimo numero de Gli Asini, e chiacchierato della necessità di portare avanti il dibattito sui danni provocati dall'attuale sistema turistico a natura, città ed esseri umani.\r\n\r\nBuon ascolto... soprattutto a chi non è in vacanza!\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/07/turismo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",{"matched_tokens":69,"snippet":70,"value":70},[20],"Contro il \u003Cmark>turismo\u003C/mark>",[72,77,79,81],{"matched_tokens":73,"snippet":76},[74,75,20],"lavolratori","del","\u003Cmark>lavolratori\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>turismo\u003C/mark>",{"matched_tokens":78,"snippet":26},[],{"matched_tokens":80,"snippet":28},[],{"matched_tokens":82,"snippet":83},[20],"\u003Cmark>turismo\u003C/mark>",[85,92,95],{"field":33,"indices":86,"matched_tokens":88,"snippets":91},[44,87],3,[89,90],[74,75,20],[20],[76,83],{"field":93,"matched_tokens":94,"snippet":70,"value":70},"post_title",[20],{"field":96,"matched_tokens":97,"snippet":66,"value":67},"post_content",[20],1736172819517538300,{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":87,"num_tokens_dropped":44,"score":102,"tokens_matched":87,"typo_prefix_score":44},"3315704398080",13,"1736172819517538411",{"document":104,"highlight":123,"highlights":141,"text_match":98,"text_match_info":149},{"cat_link":105,"category":106,"comment_count":44,"id":107,"is_sticky":44,"permalink":108,"post_author":47,"post_content":109,"post_date":110,"post_excerpt":50,"post_id":107,"post_modified":111,"post_thumbnail":112,"post_thumbnail_html":113,"post_title":114,"post_type":55,"sort_by_date":115,"tag_links":116,"tags":122},[41],[43],"61527","http://radioblackout.org/2020/06/governo-briciole-ai-poveri-la-torta-ai-padroni/","Il governo punta a grandi opere, green economy e riforma degli ammortizzatori sociali.\r\nIl numero degli inoccupati, dei licenziati, dei precari continua a crescere, così come la difficoltà a far fronte alle spese per casa, bollette, scuola, sanità.\r\nL’unico provvedimento vero adottato dal governo è la concessione di altre quattro settimane di cassa integrazione a chi non ha più ripreso il lavoro.\r\nGli unici provvedimenti importanti sono a favore dei padroni.\r\nA Torino si sta aprendo un fronte di lotta tra i lavoratori e lavoratrici delle mense scolastiche che sono in Cig dal 25 febbraio.\r\nLa cig copre tra il 40 e il 50 % del reddito pregresso e non viene erogata in estate, quando questi lavoratori in appalto non hanno né impiego né reddito, neppure in condizioni “normali”.\r\nNel settore turistico alberghiero e in quello dello spettacolo ci sono scarse possibilità di ripresa. 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Anche in quest’ambito nel distretto di Saluzzo stanno partendo le lotte.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Stefano Capello della Cub\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/2020-06-16-gov-capello.mp3\"][/audio]\r\n\r\nscarica l'audio","16 Giugno 2020","2020-06-16 12:21:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/balcone-affollato-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/balcone-affollato-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/balcone-affollato-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/balcone-affollato-1024x682.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/balcone-affollato-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/balcone-affollato.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Governo: briciole ai poveri, la torta ai padroni",1592306260,[117,118,119,58,120,121],"http://radioblackout.org/tag/braccianti/","http://radioblackout.org/tag/cig/","http://radioblackout.org/tag/governo/","http://radioblackout.org/tag/lavoratori-delle-mense-scolastiche/","http://radioblackout.org/tag/lavoratori-dello-spettacolo/",[24,18,22,15,32,30],{"post_content":124,"tags":128},{"matched_tokens":125,"snippet":126,"value":127},[75],"il 40 e il 50 % \u003Cmark>del\u003C/mark> reddito pregresso e non viene","Il governo punta a grandi opere, green economy e riforma degli ammortizzatori sociali.\r\nIl numero degli inoccupati, dei licenziati, dei precari continua a crescere, così come la difficoltà a far fronte alle spese per casa, bollette, scuola, sanità.\r\nL’unico provvedimento vero adottato dal governo è la concessione di altre quattro settimane di cassa integrazione a chi non ha più ripreso il lavoro.\r\nGli unici provvedimenti importanti sono a favore dei padroni.\r\nA Torino si sta aprendo un fronte di lotta tra i lavoratori e lavoratrici delle mense scolastiche che sono in Cig dal 25 febbraio.\r\nLa cig copre tra il 40 e il 50 % \u003Cmark>del\u003C/mark> reddito pregresso e non viene erogata in estate, quando questi lavoratori in appalto non hanno né impiego né reddito, neppure in condizioni “normali”.\r\nNel settore turistico alberghiero e in quello dello spettacolo ci sono scarse possibilità di ripresa. 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Convocato da Sveod (Σ.Β.Ε.Ο.Δ.), sindacato autonomo di base con sede a Exarcheia decisamente maggioritario nel settore del delivery e da Setxa (sindacato dei lavoratori del turismo legato a PAME), il corteo ha portato la rabbia e la solidarietà nelle piazze e nei viali di Atene.\r\n\r\nDagli uffici blindati dai reparti antisommossa M.A.T. c'è stata una prima apertura al dialogo e qualche tentennamento: dapprima hanno mandato qualche responsabile minore senza alcun potere decisionale (anche questa musica già sentita) e poi hanno chiesto di trattare ma senza la folla di motorini ad assediare gli uffici.\r\n\r\nLa risposta di lavoratrici e lavoratori a fronte di queste ridicolaggini è stata di proclamare uno sciopero di 24 ore per venerdì 24 settembre, allargato a tutte le compagnie.\r\n\r\nLe aziende trovano il loro ardire al riparo delle leggi promosse dai governi e forti della protezione della polizia.\r\n\r\nChi lavora può contare sulle proprie forze, sul sostegno de* compagn* e sul favore popolare, che si è palesato negli applausi dai balconi e agli angoli di ogni quartiere...\r\n\r\nPer un'ampia parte della classe operaia greca è chiaro che l'attacco alle condizioni di lavoro e di vita ai lavoratori di efood è il preludio ad un attacco generalizzato a tutti e tutte coloro che lavorano.\r\n\r\nE sicuramente il sostegno alla lotta del delivery non mancherà.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_05_10_Protesta-eFood-in-Grecia-porta-alla-vittoria.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n ","7 Ottobre 2021","2021-10-07 10:01:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/efood-protest-athens-pedion-tou-arews-panikos-twitter-2-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 05/10/2021","podcast",1633600875,[],[],{"post_content":213},{"matched_tokens":214,"snippet":216,"value":217},[215,75,20],"lavoratori","e da Setxa (sindacato dei \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>turismo\u003C/mark> legato a PAME), il corteo","Il primo approfondimento di oggi lo abbiamo fatto in compagnia di Fabio, attivista SiCobas a cui abbiamo chiesto un resoconto dell'assemblea cittadina tenutasi sotto la tettoia dell'orologio a porta palazzo venerdì 1 ottobre in preparazione allo sciopero generale dell'11 ottobre proclamato dal sindacalismo di base:\r\n\r\n\r\nL’11 ottobre deve diventare il punto di partenza per una vera controffensiva di classe; 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Convocato da Sveod (Σ.Β.Ε.Ο.Δ.), sindacato autonomo di base con sede a Exarcheia decisamente maggioritario nel settore \u003Cmark>del\u003C/mark> delivery e da Setxa (sindacato dei \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>turismo\u003C/mark> legato a PAME), il corteo ha portato la rabbia e la solidarietà nelle piazze e nei viali di Atene.\r\n\r\nDagli uffici blindati dai reparti antisommossa M.A.T. c'è stata una prima apertura al dialogo e qualche tentennamento: dapprima hanno mandato qualche responsabile minore senza alcun potere decisionale (anche questa musica già sentita) e poi hanno chiesto di trattare ma senza la folla di motorini ad assediare gli uffici.\r\n\r\nLa risposta di lavoratrici e \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> a fronte di queste ridicolaggini è stata di proclamare uno sciopero di 24 ore per venerdì 24 settembre, allargato a tutte le compagnie.\r\n\r\nLe aziende trovano il loro ardire al riparo delle leggi promosse dai governi e forti della protezione della polizia.\r\n\r\nChi lavora può contare sulle proprie forze, sul sostegno de* compagn* e sul favore popolare, che si è palesato negli applausi dai balconi e agli angoli di ogni quartiere...\r\n\r\nPer un'ampia parte della classe operaia greca è chiaro che l'attacco alle condizioni di lavoro e di vita ai \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> di efood è il preludio ad un attacco generalizzato a tutti e tutte coloro che lavorano.\r\n\r\nE sicuramente il sostegno alla lotta \u003Cmark>del\u003C/mark> delivery non mancherà.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_05_10_Protesta-eFood-in-Grecia-porta-alla-vittoria.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n ",[219],{"field":96,"matched_tokens":220,"snippet":216,"value":217},[215,75,20],1736172750797537300,{"best_field_score":223,"best_field_weight":224,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":44,"score":225,"tokens_matched":87,"typo_prefix_score":14},"3315670843392",14,"1736172750797537393",{"document":227,"highlight":239,"highlights":244,"text_match":247,"text_match_info":248},{"comment_count":44,"id":228,"is_sticky":44,"permalink":229,"podcastfilter":230,"post_author":202,"post_content":231,"post_date":232,"post_excerpt":50,"post_id":228,"post_modified":233,"post_thumbnail":234,"post_title":235,"post_type":208,"sort_by_date":236,"tag_links":237,"tags":238},"82619","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-30-05-2023/",[160]," \r\n\r\nIl primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Leo, della rete del Lavoro Sociale, sul presidio che si terrà il 9/6/2023 dalle 12 alle 18 in corso Francia 16 a Torino davanti alla sede di confcooperative:\r\n\"tutt* possiamo essere la persona in stato di fragilità che riceve assistenza sociale. Privatizzazioni, bandi a ribasso, tagli, danneggiano beneficiare, riducono la qualità del lavoro, generano malessere e povertà. Tuteliamo le persone Tuteliamo il lavoro di cura. Nel 2023 verrà rinnovato il CCNL delle cooperative sociali: basta contrattazioni a ribasso, non sulla nostra pelle. \"\r\nCon Leo abbiamo fatto anche un bilancio politico/sindacale della Rete del Lavoro Sociale alla luce del confronto con i sindacati e delle numerose assemblee ed iniziative promosse.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/F_m_30_05_Leonardo-rete-lavoro-sociale-su-prossime-iniziative.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo argomento che abbiamo trattato in questa puntata è stato quello dello sciopero generale lanciato dal sindacato USB, per farlo ci siamo avvalsi del collegamento telefonico con Lorenzo Montanari di USB Piemonte che ci ha raccontato come è andata la giornata di mobilitazione nazionale qui a Torino ed ha rilanciato i prossimi appuntamenti. Di seguito il comunicato di convocazione allo sciopero:\r\n\r\n\"In un Paese che conta già oltre 3 milioni di lavoratori e lavoratrici poveri e 2 milioni di disoccupati, l’aumento generalizzato dei prezzi ha ridotto del 12% il potere d’acquisto, peggiorando drasticamente le condizioni di vita delle classi popolari e facendo precipitare migliaia di famiglie in condizioni di povertà.\r\n\r\nDi fronte a costi della vita insostenibili ai più, a partire da affitti, mutui, bollette e beni di prima necessità servono investimenti per aumentare i salari, tutelare i redditi e ampliare il welfare anziché ridurlo.\r\n\r\nLa cancellazione del reddito di cittadinanza, le briciole erogate per gli aumenti delle pensioni minime, l’estensione dei contratti a termine e dei voucher, l’eliminazione dei fondi al sostegno alla locazione a fronte di migliaia di sfratti ogni anno e dell’assenza di un piano di rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, sono ulteriori tasselli che confermano la scelta anche di questo governo, come di quelli che si sono alternati negli ultimi trent’anni, di schierarsi a tutela degli interessi di profitto di padroni e palazzinari, aumentando la massa di popolazione sottopagabile, tagliando sul costo del lavoro e distruggendo quel poco che rimane di welfare e diritti.\r\n\r\nDalla finanziaria al decreto Lavoro, passando per la cancellazione della protezione speciale per i migranti, è chiara la volontà del governo Meloni di continuare ad inasprire la guerra ai poveri, ai precari e disoccupati, e al contempo, di alimentare le politiche guerrafondaie dell’Unione Europea e della Nato, tagliando la spesa pubblica per investire in armamenti.\r\n\r\nMentre i fondi del PNRR vengono dirottati per la produzione di munizioni e per finanziare grandi opere inutili e dannose come il Tav in Val Susa, il ponte sullo stretto o continuare la cementificazione in Emilia Romagna con il Passante, la crisi ambientale prodotta da questo modello di sviluppo continua ad abbattersi sui nostri territori, aggravando la crisi sociale.\r\n\r\nSono migliaia le famiglie in Emilia Romagna che si ritrovano senza casa a causa dell'insufficienza di investimenti ed assunzioni per la prevenzione e tutela dei territori. Sono migliaia i lavoratori e lavoratrici, anche precari, che in questa situazione emergenziale non hanno alcuna copertura salariale per le giornate di inattività o che non sanno se e quando inizieranno a lavorare come gli stagionali del turismo: a questi lavoratori è necessario allora garantire subito un reddito di emergenza.\r\n\r\nAnche per questo, contro un governo che odia le classi popolari, contro l'ipotesi sindacale collaborazionista di Cgil Cisl Uil, il 26 maggio invitiamo inquilini, pensionati, lavoratori e lavoratrici precari, atipici, sottopagati a partecipare allo sciopero generale di USB, per rimettere al centro casa, salario e diritti:\r\n\r\n \t300 euro netti subito in busta paga\r\n \tStipendi legati all'inflazione reale\r\n \tSalario minimo 10 € l'ora\r\n \tPrezzi, affitti e tariffe calmierate\r\n \tUn milione di case popolari riutilizzando lo sfitto\r\n \tRilancio del sistema pensionistico e previdenziale\r\n\r\nFederazione del Sociale USB\"\r\n\r\n ","8 Giugno 2023","2023-06-08 18:44:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/06/csm_sciogen_4b29860cc7-200x110.jpeg","frittura mista|radio fabbrica 30/05/2023",1686249822,[],[],{"post_content":240},{"matched_tokens":241,"snippet":242,"value":243},[75,20,215],"a lavorare come gli stagionali \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>turismo\u003C/mark>: a questi \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> è necessario allora garantire subito"," \r\n\r\nIl primo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Leo, della rete \u003Cmark>del\u003C/mark> Lavoro Sociale, sul presidio che si terrà il 9/6/2023 dalle 12 alle 18 in corso Francia 16 a Torino davanti alla sede di confcooperative:\r\n\"tutt* possiamo essere la persona in stato di fragilità che riceve assistenza sociale. 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Processi che hanno stravolto l'immagine e l'equilibrio di una costa che va via via scomparendo. Oggi il capitalismo green apporta nuovi modelli di sfruttamento del territorio. Ad esempio usa l'immagine eco-freak di Jovanotti, cantante impegnato e preso bene, che dietro lo scudo del wwf ha aperto la strada ai grandi eventi in territori a rischio. cosi come il lungomare riminese, avanguardia del turismo di massa all'italiana, si va trasformando tra mobilità sostenibile, grandi eventi ed automatizzazione, in previsione d'una spiaggia che va sparendo, mentre rimane da preservare il modello turistico festaiolo di Rimini.\r\nGrandi eventi che usano gli strumenti di controllo e limitazione delle libertà sperimentati durante la pandemia per gestire le località e i residenti, mentre l'autorganizzazione, dalle feste illegali ai falò sulla spiaggia, vengono represse.\r\n\r\nNon solo turismo, anche l'apertura a nuove e vecchie forme di sfruttamento energetico si affaccia sulle nostre coste, tra piattaforme metanifere, parchi eolici, turbine, cavi di trasporto dell'energia, gasdotti, bioraffinerie e rigassificatori, tutti a ridosso dell'acqua, con le conseguenze ambientali e la militarizzazione che apportano ai territori.\r\n\r\nNe parliamo con Alex Giuzio, autore di La linea fragile\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/mare.mp3\"][/audio]\r\n\r\nscarica il podcast\r\n\r\nNon solo grandi eventi. Anche il sistema delle grandi navi e delle reti commerciali dello shipping minacciano e trasformano i territori litoranei. In Italia l'azienda MSC ha un ruolo predominante nel settore. Un azienda che in meno di 50 anni ha trasformato due barche usate in un impero che conta centinaia di aziende e migliaia di dipendenti in tutto il mondo e non si appresta certo a fermarsi. Le crociere, oltre a essere mostri inquinanti, impongono a tante città, (che spesso vengono anche saltate dai tour operator) di trasformarsi in virtù delle scarse ricchezze propinate dal più spietato modello di turismo mordi e fuggi. Msc non vuole fermarsi al mare, con Lufthansa vuole aprirsi al mercato aereo, cercando anche di acquistare quote di Alitalia.\r\n\r\nAnche il trasporto merci è un tassello fondamentale dell'impero Msc, che si annovera tra i grandi del commercio marittimo. Un vero oligopolio che può fissare prezzi e tempi della circolazione globale delle merci. 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Nel registro degli indagati sono finiti in venti: gli ex comandanti del poligono sperimentale di Perdasdefogu e del distaccamento di Capo San Lorenzo, ma anche i responsabili sanitari del comando militare, alcuni professori universitari e i membri di un commissione nominata dal Ministero della Difesa che avrebbero dovuto studiare gli effetti della contaminazione dell’uranio.\r\nNell’elenco dei primi venti indagati è finito anche il sindaco di Perdasdefogu, uno dei paesi su cui ricade la gigantesca base militare sarda. Walter Mura, insieme al medico competente del poligono, è accusato di aver ostacolato l’inchiesta sul disastro.\r\nNelle ossa di dodici cadaveri riesumati per ordine del magistrato ci sono tracce del micidiale torio. Le persone stroncate dal nemico radioattivo potrebbero essere non meno di centosessanta.\r\nLa diffusione dei tumori e delle leucemie tra gli abitanti della zona dimostrano come le sostanze tossiche e radioattive abbiano contaminato il suolo, le falde acquifere che alimentano diversi paesi e persino l'atmosfera. Gli effetti, oltre alla morte di militari e dei pastori che hanno allevato le loro greggi dentro il poligono, sono dimostrati dalla nascita di bambini e agnelli malformati. Ora c’è la prova, quella che non hanno mai riscontrato le commissioni nominate per far luce su una strage contro la quale si battevano da anni ambientalisti e antimilitaristi.\r\n\r\nSecondo Francesco, attivista antimilitarista di Villaputzu, l’inchiesta sarebbe stata aperta per bloccare una possibile insorgenza popolare, ridare fiducia nelle stesse istituzioni che per decenni hanno coperto la strage, perché gli affari potessero andare avanti.\r\nPurtroppo in molti casi le stesse vittime diventano complici. I pastori, che, quando non ci sono esercitazioni, pascolano le pecore nella vastissima area del poligono, non hanno purtroppo interesse a far rilevare che i loro animali vivono in un territorio pesantemente inquinato.\r\nLa stessa proposta di riconversione dal militare al civile del Poligono non modificherebbe la situazione, poiché le ditte private che già oggi sperimentano a Quirra, producono danni equivalenti se non superiori a quelli dei militari. Solo la chiusura definitiva del Poligono aprirebbe qualche prospettiva per la salute delle persone e per un diverso futuro del territorio ogliastrino.\r\n\r\nAscolta l’intervista a Francesco per Radio Blackout: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-25-francesco-quirra2.mp3|titles=2012 03 25 francesco quirra2]\r\n\r\nscarica il file\r\n\r\nDi seguito una scheda sul poligono del Salto di Quirra.\r\nÈ la base militare sperimentale più grande d'Europa, costruita intorno al 1954 ed estesa su circa13.500 ettari a terra, con una ulteriore superficie che si estende a mare fino a superare l'intera superficie dell'isola di Sardegna (quasi 29 mila Kmq).\r\nIn quanto base militare viene utilizzata dall'esercito italiano e da eserciti stranieri (NATO, ma non solo) per esercitazioni e addestramento.\r\nIn quanto sito di sperimentazione, la base è attrezzata ed utilizzata per la prova di prototipi di armamenti e come mercato dimostrativo dove i produttori di armi possono esporre ai potenziali acquirenti il funzionamento e l’efficacia dei dispositivi proposti. Questa funzione rende il PISQ molto particolare: esistono al mondo solo altri tre poligoni che possono essere noleggiati da eserciti stranieri e industrie private. Il costo medio è di circa 50 mila euro l'ora.\r\nLe attrezzature del Poligono sono usate anche per il test di tecnologie militari applicate ad usi civili (se ha senso tale distinzione): si tratta di esperimenti pericolosi ed esplodenti, come quelli sulla tenuta degli oleodotti o sui motori dei razzi per satelliti, che richiedono le stesse strutture usate per la prova di armamenti. Attualmente sono questi gli usi con le ricadute più pesanti in termini di inquinamento.\r\n\r\nche cosa comporta il PISQ\r\nIl Sarrabus-Gerrei è una delle zone a minor densità abitativa in Europa, ma non per questo nel 1954 ci si sarebbe privati del territorio oggi occupato dal Poligono; quelle aree avevano una loro vocazione alla viticoltura ed all’allevamento e, verosimilmente, se oggi non ci fosse la base, si sarebbero sviluppati anche altri settori: turismo, pesca, agrumeti, serricoltura, ortalizie, apicoltura, ecc...\r\nLa base è nata da esigenze estranee a quelle delle popolazioni ed ha trasformato il rapporto con il territorio creando delle condizioni che oggi vengono percepite come uno stato di fatto immutabile:\r\n\r\n· sottrazione di sovranità: le popolazioni subiscono decisioni prese completamente al di fuori del proprio controllo, estranee ai propri interessi, senza avere alcuna voce in capitolo, anzi spesso volutamente disinformate dalle autorità;\r\n· cristallizzazione economica (se non arretramento): la popolazione complessiva attorno al PISQ, è diminuita tra il 1971 ed il 2009 di 4.580 unità ovvero del 12% (dati ISTAT). Una realtà demografica cui fa riscontro il reddito medio per abitante che per il 2008 è di appena 6.857,00 €, contro una media italiana di 18.900,00\r\n· distruzione del patrimonio archeologico e naturalistico: vale per tutti il caso del complesso carsico di S’Ingutidroxa, denunciato all’opinione pubblica da realtà autonome che operano nel territorio contro il poligono militare;\r\n· inquinamento dell'intera area tanto da causare modificazioni genetiche negli organismi vegetali ed animali e diffusione di alcune patologie (aumento dei malati di diabete fino al 300%, disturbi alla tiroide, ecc...), linfomi e cancri di vario genere, aborti e malformazioni negli animali e nell’uomo.\r\n\r\nIl territorio e le popolazioni che \"ospitano\" il PISQ appaiono essere le prime vittime del Poligono e ne subiscono le conseguenze immediate, ma deve essere ben presente che gli ordigni sviluppati all’interno della base trovano utilizzo nei teatri di guerra di tutto il mondo come nuovi e più efficaci sistemi di distruzione e morte.\r\nLa nocività del Poligono si estende ben oltre i confini dell’isola ed è difficile giustificare l’esistenza di una tale struttura nei termini dei posti di lavoro che sarebbe in grado di garantire, senza considerare che - oltre ai costi sanitari, sociali, economici e politici che pagano le popolazioni locali - i frutti del “lavoro” svolto nel Poligono ricadono sui morti e sui profughi nelle guerre dell’Africa e del Medioriente e sono un mezzo per il mantenimento di oppressione e sottosviluppo.\r\nTutto ciò è potuto accadere anche perché le stesse genti che subiscono la presenza della base militare hanno permesso questa situazione.\r\nI motivi di ciò sono, tutto sommato, spiegabili:\r\n· fiducia verso istituzioni statali, a cui si affida lo sviluppo del territorio, la creazione di opportunità economiche, la tutela della salute ed il rispetto delle leggi;\r\n· penetrazione dell’economia militare, per cui tutti hanno un parente, un amico, un vicino a qualche titolo coinvolto nell’attività bellica; pertanto una presa di posizione contraria al poligono comporta una frattura nella comunità e questo è forse il principale motivo per cui il territorio esprime una opposizione debole e disorganizzata, pronta a delegare a terzi (partiti, stampa, magistratura, ecc.) l’onere di una lotta di cui nessuno sembra volersi veramente fare carico;\r\n· sentimento di isolamento e di debolezza nei confronti di interessi che appaiono essere troppo più grandi rispetto a quelli delle popolazioni locali;\r\n· fondo di fatalismo e di cinismo, per cui si spera sempre che quanto succede agli altri non succeda a noi e si cerca di vivere la propria vita senza porsi troppi problemi.\r\n\r\nSe oggi va maturando la consapevolezza della necessità di riappropriarsi del territorio e chiudere la struttura del Poligono, è evidente che è necessario superare la passività ed intraprendere un percorso di lotta.\r\n\r\nsituazione attuale \r\nL’esistenza di una situazione sanitaria anomala è stata oggetto negli anni di molte denunce e ricerche. Oggi non è più necessario dimostrare l’esistenza o la consistenza della “sindrome di Quirra”, così come ci sono chiare evidenze di quelle che ne potrebbero essere le cause, tutte riconducibili alle attività del Poligono.\r\nFin dai primi anni ’80 tra le specie viventi (flora e fauna, inclusi gli umani) si son verificate molteplici anomalie che per gli abitanti della zona sono fatti noti: morìa ed aborti in bestie ed esseri umani, malformazioni nei feti e nei nati vivi, fino al caso di Escalaplano dove, a cavallo del 1988, su 25 nuovi nati, 14 risultarono affetti da malformazioni più o meno gravi.\r\nNel 2001 un oncologo ed un medico di base di Villaputzu denunciavano una anomala quantità di tumori emolinfatici.\r\nNel 2004 l’Istituto Superiore di Sanità raccomandava indagini epidemiologiche settoriali nell’intorno del Poligono.\r\nNel 2006 lo screening sullo stato di salute della Regione Sardegna riscontrava percentuali di malattie paragonabili a quelle delle zone industriali.\r\nNel 2008 il Comitato Scientifico di Base, organismo indipendente, agendo su incarico di associazioni locali attive nella lotta contro il PISQ, pubblicava uno studio in cui denunciava l’inquinamento elettromagnetico prodotto dalle apparecchiature in uso al Poligono.\r\nNel 2009 lo stesso Comitato Scientifico di Base denunciava una percentuale abnorme di leucemie tra i lavoratori ed i residenti nell’intorno della base e tra i lavoratori civili del Poligono.\r\nÈ di oggi, infine, la denuncia dei veterinari della zona, che riscontra, tra gli allevatori operanti nella zona del Poligono, una percentuale di malati di leucemie pari al 65% dei residenti, oltre a dati inquietanti relativi allo stato di salute del bestiame.\r\nNei primi anni del 2000 ci si è concentrati sull’uranio impoverito, che potrebbe essere una con-causa, ma è stato dimostrato non essere il principale responsabile della situazione. Nonostante ciò sia noto da allora, ancora si svolgono inutili e costose indagini per la ricerca di agenti radioattivi non significativi, e ciò non può che destare allarme.\r\nE’ poi appena il caso di ricordare il tentativo di depistaggio che attribuiva la diffusione di leucemie alle vecchie miniere di arsenico, che è pure un agente patogeno, ma per tutt’altro tipo di tumori, peraltro poco presenti nel territorio. Tuttavia ancora c’è chi sostiene questa tesi!\r\nGli studi indipendenti e quelli svolti dalle diverse commissioni hanno invece evidenziato la presenza di nanoparticelle di metalli pesanti, generate negli impatti, nelle esplosioni e nelle combustioni dei propellenti usati dai missili; la presenza di inquinanti chimici (idrazina, tungsteno, ecc.) utilizzati nei combustibili dei missili e in alcuni dispositivi militari; la presenza di intensissimi campi elettromagnetici dovuti ai radar di controllo, segnalazione ed inseguimento, oltre ai dispositivi di guerra elettronica utilizzati e sperimentati nelle esercitazioni\r\n\r\nresponsabili e responsabilità\r\nI responsabili diretti di quanto sta accadendo al territorio ed alle popolazioni attorno al Poligono Interforze del Salto di Quirra sono i governi, i militari e le industrie di armi e munizionamenti. Costoro hanno voluto il Poligono, lo hanno realizzato ed usato sulla base esclusiva dei propri interessi economici, politici, strategici, lucrando sulla vita e la salute delle popolazioni, senza metterle al corrente né dei rischi, né di eventuali misure protettive, negando, tacendo e falsificando anche di fronte all'evidenza. Le istituzioni politiche hanno agito in continuità con gli interessi militari ed industriali, senza mai ricredersi sulle scelte operate in passato e reiterando (ancora oggi) l'intoccabilità del Poligono e delle sue attività.\r\nPer non aver svolto il proprio ruolo di controllo e tutela sono responsabili: le istituzioni regionali e provinciali che si sono alternate dal 1954 fino ad oggi; i sindaci e le amministrazioni comunali, in particolare quelli di Perdasdefogu, Escalaplano e Villaputzu; le ASL competenti e l’ARPAS. Enti che avrebbero dovuto prevenire, controllare ed impedire lo scempio e che invece hanno sempre negato l'evidenza. Enti che insistono tutt'ora nel richiedere non solo il mantenimento della base militare ma finanche l'intensificazione delle sue attività. \r\nPer aver taciuto i rischi ed occultato informazioni allarmanti sono responsabili: tutte le imprese - pubbliche e private - che collaborano con il PISQ e che avrebbero potuto divulgare notizie relative alla pericolosità delle attività svolte nel Poligono; i sindacati, che - per tutelare pochi posti di lavoro (dai quali andrebbero sottratti quei pastori, agricoltori, pescatori, impiegati in attività civili, decimati dalla pandemia militarista) - difendono l'esproprio di un territorio vastissimo, accreditando il mestiere di militare come un “lavoro come gli altri”. Si trovano così vittime della contraddizione di tutelare la busta paga piuttosto che la persona. \r\nUna responsabilità nell'occultamento della verità e nel mantenimento della \"pace sociale\" deve essere attribuita anche alle istituzioni della chiesa cattolica che hanno mediato e diffuso l’ignoranza su quanto avveniva nella base. Vale su tutto la dichiarazione di mons. Mani, arcivescovo di Cagliari e generale di corpo d'armata, in quanto ex-capellano militare, che assicura personalmente «che nelle basi in Sardegna non viene utilizzato uranio impoverito».\r\n\r\nuna prima conclusione\r\nNessuno dei responsabili dell’accaduto vuole in realtà porre fine alle malattie, all’impoverimento economico, alla distruzione dell’ambiente che hanno imposto per oltre mezzo secolo alle comunità locali, ne' sarà disposto a permettere un controllo sulle attività belliche, che - in verità - non sarebbero neanche possibili se non fossero occultate dal segreto militare. E’ evidente, quindi, che non ci può essere incontro tra gli interessi di chi guadagna dalle attività del Poligono e di quanti vi perdono la vita, come singoli, come comunità e come vittime della guerra.\r\n\r\nAttendersi che l'intera popolazione si sollevi all'unisono e pretenda la chiusura del PISQ è una prospettiva irreale, sia perché parte della popolazione stessa è portatrice di interesse, sia perché l’atteggiamento prevalente è di indifferenza e cinismo. È’ necessario partire da questa realtà ed effettuare una scelta di campo: chi vuole mantenere il Poligono già lo manifesta; chi ne vorrebbe la chiusura deve prendere coscienza di questa divergenza di interessi. Non solo: l'esperienza di oltre mezzo secolo e le posizioni espresse quotidianamente dai responsabili mostrano che non si può fare affidamento su istituzioni che - a tutti i livelli - hanno dato copertura ai militari.\r\n\r\nDelegare e, dunque, affidare la vita, la salute, il territorio in cui viviamo in mani altrui, senza poter esercitare alcun controllo, è il meccanismo che ha portato alla condizione attuale. È necessaria, pertanto, una mobilitazione di base, in prima persona, in autonomia dalle organizzazioni istituzionali e tale da poter agire in modo diretto ed organizzato.","27 Marzo 2012","L’inchiesta sulla strage che da molti anni colpisce le popolazioni che vivono nella zona del Poligono di Quirra è giunta ad una prima conclusione. Nel registro degli indagati sono finiti in venti: gli ex comandanti del poligono sperimentale di Perdasdefogu e del distaccamento di Capo San Lorenzo, ma anche i responsabili sanitari del comando militare, alcuni professori universitari e i membri di un commissione nominata dal Ministero della Difesa che avrebbero dovuto studiare gli effetti della contaminazione dell’uranio.\r\nNell’elenco dei primi venti indagati è finito anche il sindaco di Perdasdefogu, uno dei paesi su cui ricade la gigantesca base militare sarda. Walter Mura, insieme al medico competente del poligono, è accusato dal procuratore Domenico Fiordalisi di aver ostacolato l’inchiesta sul disastro.\r\nNelle ossa di dodici cadaveri riesumati per ordine del magistrato ci sono tracce del micidiale torio. Le persone stroncate dal nemico radioattivo potrebbero essere non meno di centosessanta. E proprio per questo la Procura della Repubblica di Lanusei ha deciso di approfondire ulteriormente l’inchiesta sui veleni della base militare del Salto di Quirra.\r\nLa diffusione dei tumori e delle leucemie tra gli abitanti della zona, secondo la tesi della procura, dimostrano come le sostanze tossiche e radioattive abbiano contaminato il suolo, le falde acquifere che alimentano diversi paesi e persino l'atmosfera. Gli effetti, oltre alla morte di tanti militari e dei pastori che hanno allevato le loro greggi dentro il poligono, sono dimostrati dalla nascita di bambini e agnelli malformati. Ora c’è la prova, quella che non hanno mai riscontrato le commissioni nominate per far luce su uno strano fenomeno di cui si parlava da molti anni. E anche per questo, nell’elenco degli indagati, ci sono professori e altri specialisti che avrebbero volutamente negato gli effetti della contaminazione.\r\n\r\nSecondo Francesco, attivista antimilitarista di Villaputzu, l’inchiesta sarebbe stata aperta per bloccare una possibile insorgenza popolare, ridare fiducia nelle stesse istituzioni che per decenni hanno coperto la strage, perché gli affari potessero andare avanti.\r\nPurtroppo in molti casi le stesse vittime diventano complici. I pastori, che, quando non ci sono esercitazioni, pascolano le pecore nella vastissima area del poligono, non hanno purtroppo interesse a far rilevare che i loro animali vivono in un territorio pesantemente inquinato. \r\nLa stessa proposta di riconversione dal militare al civile del Poligono non modificherebbe la situazione, poiché le ditte private che già oggi sperimentano nel poligono, producono danni equivalenti se non superiori a quelli dei militari. Solo la chiusura definitiva del Poligono aprirebbe qualche prospettiva per la salute delle persone e per un diverso futuro del territorio ogliastrino. \r\n\r\nAscolta l’intervista a Francesco per Radio Blackout: \r\n\r\nscarica il file\r\n\r\nDi seguito una scheda sul poligono del Salto di Quirra.\r\nÈ la base militare sperimentale più grande d'Europa, costruita intorno al 1954 ed estesa su circa13.500 ettari a terra, con una ulteriore superficie che si estende a mare fino a superare l'intera superficie dell'isola di Sardegna (quasi 29 mila Kmq).\r\nIn quanto base militare viene utilizzata dall'esercito italiano e da eserciti stranieri (NATO, ma non solo) per esercitazioni e addestramento. \r\nIn quanto sito di sperimentazione, la base è attrezzata ed utilizzata per la prova di prototipi di armamenti e come mercato dimostrativo dove i produttori di armi possono esporre ai potenziali acquirenti il funzionamento e l’efficacia dei dispositivi proposti. Questa funzione rende il PISQ molto particolare: esistono al mondo solo altri tre poligoni che possono essere noleggiati da eserciti stranieri e industrie private. Il costo medio è di circa 50 mila euro l'ora.\r\nLe attrezzature del Poligono sono usate anche per il test di tecnologie militari applicate ad usi civili (se ha senso tale distinzione): si tratta di esperimenti pericolosi ed esplodenti, come quelli sulla tenuta degli oleodotti o sui motori dei razzi per satelliti, che richiedono le stesse strutture usate per la prova di armamenti. Attualmente sono questi gli usi con le ricadute più pesanti in termini di inquinamento.\r\n\r\nche cosa comporta il PISQ \r\nIl Sarrabus-Gerrei è una delle zone a minor densità abitativa in Europa, ma non per questo nel 1954 ci si sarebbe privati del territorio oggi occupato dal Poligono; quelle aree avevano una loro vocazione alla viticoltura ed all’allevamento e, verosimilmente, se oggi non ci fosse la base, si sarebbero sviluppati anche altri settori: turismo, pesca, agrumeti, serricoltura, ortalizie, apicoltura, ecc...\r\nLa base è nata da esigenze estranee a quelle delle popolazioni ed ha trasformato il rapporto con il territorio creando delle condizioni che oggi vengono percepite come uno stato di fatto immutabile:\r\n\r\n• sottrazione di sovranità: le popolazioni subiscono decisioni prese completamente al di fuori del proprio controllo, estranee ai propri interessi, senza avere alcuna voce in capitolo, anzi spesso volutamente disinformate dalle autorità;\r\n• cristallizzazione economica (se non arretramento): la popolazione complessiva attorno al PISQ, è diminuita tra il 1971 ed il 2009 di 4.580 unità ovvero del 12% (dati ISTAT). Una realtà demografica cui fa riscontro il reddito medio per abitante che per il 2008 è di appena 6.857,00 €, contro una media italiana di 18.900,00 \r\n• distruzione del patrimonio archeologico e naturalistico: vale per tutti il caso del complesso carsico di S’Ingutidroxa, denunciato all’opinione pubblica da realtà autonome che operano nel territorio contro il poligono militare;\r\n• inquinamento dell'intera area tanto da causare modificazioni genetiche negli organismi vegetali ed animali e diffusione di alcune patologie (aumento dei malati di diabete fino al 300%, disturbi alla tiroide, ecc...), linfomi e cancri di vario genere, aborti e malformazioni negli animali e nell’uomo.\r\n\r\nIl territorio e le popolazioni che \"ospitano\" il PISQ appaiono essere le prime vittime del Poligono e ne subiscono le conseguenze immediate, ma deve essere ben presente che gli ordigni sviluppati all’interno della base trovano utilizzo nei teatri di guerra di tutto il mondo come nuovi e più efficaci sistemi di distruzione e morte. \r\nLa nocività del Poligono si estende ben oltre i confini dell’isola ed è difficile giustificare l’esistenza di una tale struttura nei termini dei posti di lavoro che sarebbe in grado di garantire, senza considerare che - oltre ai costi sanitari, sociali, economici e politici che pagano le popolazioni locali - i frutti del “lavoro” svolto nel Poligono ricadono sui morti e sui profughi nelle guerre dell’Africa e del Medioriente e sono un mezzo per il mantenimento di oppressione e sottosviluppo.\r\nTutto ciò è potuto accadere anche perché le stesse genti che subiscono la presenza della base militare hanno permesso questa situazione. \r\nI motivi di ciò sono, tutto sommato, spiegabili:\r\n• fiducia verso istituzioni statali, a cui si affida lo sviluppo del territorio, la creazione di opportunità economiche, la tutela della salute ed il rispetto delle leggi;\r\n• penetrazione dell’economia militare, per cui tutti hanno un parente, un amico, un vicino a qualche titolo coinvolto nell’attività bellica; pertanto una presa di posizione contraria al poligono comporta una frattura nella comunità e questo è forse il principale motivo per cui il territorio esprime una opposizione debole e disorganizzata, pronta a delegare a terzi (partiti, stampa, magistratura, ecc.) l’onere di una lotta di cui nessuno sembra volersi veramente fare carico;\r\n• sentimento di isolamento e di debolezza nei confronti di interessi che appaiono essere troppo più grandi rispetto a quelli delle popolazioni locali;\r\n• fondo di fatalismo e di cinismo, per cui si spera sempre che quanto succede agli altri non succeda a noi e si cerca di vivere la propria vita senza porsi troppi problemi.\r\n\r\nSe oggi va maturando la consapevolezza della necessità di riappropriarsi del territorio e chiudere la struttura del Poligono, è evidente che è necessario superare la passività ed intraprendere un percorso di lotta. \r\n\r\nsituazione attuale \r\nL’esistenza di una situazione sanitaria anomala è stata oggetto negli anni di molte denunce e ricerche. Oggi non è più necessario dimostrare l’esistenza o la consistenza della “sindrome di Quirra”, così come ci sono chiare evidenze di quelle che ne potrebbero essere le cause, tutte riconducibili alle attività del Poligono.\r\nFin dai primi anni ’80 tra le specie viventi (flora e fauna, inclusi gli umani) si son verificate molteplici anomalie che per gli abitanti della zona sono fatti noti: morìa ed aborti in bestie ed esseri umani, malformazioni nei feti e nei nati vivi, fino al caso di Escalaplano dove, a cavallo del 1988, su 25 nuovi nati, 14 risultarono affetti da malformazioni più o meno gravi. \r\nNel 2001 un oncologo ed un medico di base di Villaputzu denunciavano una anomala quantità di tumori emolinfatici. \r\nNel 2004 l’Istituto Superiore di Sanità raccomandava indagini epidemiologiche settoriali nell’intorno del Poligono. \r\nNel 2006 lo screening sullo stato di salute della Regione Sardegna riscontrava percentuali di malattie paragonabili a quelle delle zone industriali. \r\nNel 2008 il Comitato Scientifico di Base, organismo indipendente, agendo su incarico di associazioni locali attive nella lotta contro il PISQ, pubblicava uno studio in cui denunciava l’inquinamento elettromagnetico prodotto dalle apparecchiature in uso al Poligono. \r\nNel 2009 lo stesso Comitato Scientifico di Base denunciava una percentuale abnorme di leucemie tra i lavoratori ed i residenti nell’intorno della base e tra i lavoratori civili del Poligono. \r\nÈ di oggi, infine, la denuncia dei veterinari della zona, che riscontra, tra gli allevatori operanti nella zona del Poligono, una percentuale di malati di leucemie pari al 65% dei residenti, oltre a dati inquietanti relativi allo stato di salute del bestiame.\r\nNei primi anni del 2000 ci si è concentrati sull’uranio impoverito, che potrebbe essere una con-causa, ma è stato dimostrato non essere il principale responsabile della situazione. Nonostante ciò sia noto da allora, ancora si svolgono inutili e costose indagini per la ricerca di agenti radioattivi non significativi, e ciò non può che destare allarme. \r\nE’ poi appena il caso di ricordare il tentativo di depistaggio che attribuiva la diffusione di leucemie alle vecchie miniere di arsenico, che è pure un agente patogeno, ma per tutt’altro tipo di tumori, peraltro poco presenti nel territorio. Tuttavia ancora c’è chi sostiene questa tesi!\r\nGli studi indipendenti e quelli svolti dalle diverse commissioni hanno invece evidenziato la presenza di nanoparticelle di metalli pesanti, generate negli impatti, nelle esplosioni e nelle combustioni dei propellenti usati dai missili; la presenza di inquinanti chimici (idrazina, tungsteno, ecc.) utilizzati nei combustibili dei missili e in alcuni dispositivi militari; la presenza di intensissimi campi elettromagnetici dovuti ai radar di controllo, segnalazione ed inseguimento, oltre ai dispositivi di guerra elettronica utilizzati e sperimentati nelle esercitazioni\r\n\r\nresponsabili e responsabilità\r\nI responsabili diretti di quanto sta accadendo al territorio ed alle popolazioni attorno al Poligono Interforze del Salto di Quirra sono i governi, i militari e le industrie di armi e munizionamenti. Costoro hanno voluto il Poligono, lo hanno realizzato ed usato sulla base esclusiva dei propri interessi economici, politici, strategici, lucrando sulla vita e la salute delle popolazioni, senza metterle al corrente né dei rischi, né di eventuali misure protettive, negando, tacendo e falsificando anche di fronte all'evidenza. Le istituzioni politiche hanno agito in continuità con gli interessi militari ed industriali, senza mai ricredersi sulle scelte operate in passato e reiterando (ancora oggi) l'intoccabilità del Poligono e delle sue attività. \r\nPer non aver svolto il proprio ruolo di controllo e tutela sono responsabili: le istituzioni regionali e provinciali che si sono alternate dal 1954 fino ad oggi; i sindaci e le amministrazioni comunali, in particolare quelli di Perdasdefogu, Escalaplano e Villaputzu; le ASL competenti e l’ARPAS. Enti che avrebbero dovuto prevenire, controllare ed impedire lo scempio e che invece hanno sempre negato l'evidenza. Enti che insistono tutt'ora nel richiedere non solo il mantenimento della base militare ma finanche l'intensificazione delle sue attività. \r\nPer aver taciuto i rischi ed occultato informazioni allarmanti sono responsabili: tutte le imprese - pubbliche e private - che collaborano con il PISQ e che avrebbero potuto divulgare notizie relative alla pericolosità delle attività svolte nel Poligono; i sindacati, che - per tutelare pochi posti di lavoro (dai quali andrebbero sottratti quei pastori, agricoltori, pescatori, impiegati in attività civili, decimati dalla pandemia militarista) - difendono l'esproprio di un territorio vastissimo, accreditando il mestiere di militare come un “lavoro come gli altri”. Si trovano così vittime della contraddizione di tutelare la busta paga piuttosto che la persona. \r\nUna responsabilità nell'occultamento della verità e nel mantenimento della \"pace sociale\" deve essere attribuita anche alle istituzioni della chiesa cattolica che hanno mediato e diffuso l’ignoranza su quanto avveniva nella base. Vale su tutto la dichiarazione di mons. Mani, arcivescovo di Cagliari e generale di corpo d'armata, in quanto ex-capellano militare, che assicura personalmente «che nelle basi in Sardegna non viene utilizzato uranio impoverito». \r\n\r\nuna prima conclusione\r\nNessuno dei responsabili dell’accaduto vuole in realtà porre fine alle malattie, all’impoverimento economico, alla distruzione dell’ambiente che hanno imposto per oltre mezzo secolo alle comunità locali, ne' sarà disposto a permettere un controllo sulle attività belliche, che - in verità - non sarebbero neanche possibili se non fossero occultate dal segreto militare. E’ evidente, quindi, che non ci può essere incontro tra gli interessi di chi guadagna dalle attività del Poligono e di quanti vi perdono la vita, come singoli, come comunità e come vittime della guerra.\r\n\r\nAttendersi che l'intera popolazione si sollevi all'unisono e pretenda la chiusura del PISQ è una prospettiva irreale, sia perché parte della popolazione stessa è portatrice di interesse, sia perché l’atteggiamento prevalente è di indifferenza e cinismo. È’ necessario partire da questa realtà ed effettuare una scelta di campo: chi vuole mantenere il Poligono già lo manifesta; chi ne vorrebbe la chiusura deve prendere coscienza di questa divergenza di interessi. Non solo: l'esperienza di oltre mezzo secolo e le posizioni espresse quotidianamente dai responsabili mostrano che non si può fare affidamento su istituzioni che - a tutti i livelli - hanno dato copertura ai militari. \r\n\r\nDelegare e, dunque, affidare la vita, la salute, il territorio in cui viviamo in mani altrui, senza poter esercitare alcun controllo, è il meccanismo che ha portato alla condizione attuale. È necessaria, pertanto, una mobilitazione di base, in prima persona, in autonomia dalle organizzazioni istituzionali e tale da poter agire in modo diretto ed organizzato. \r\n","2018-10-17 22:11:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/1a_quirra_001-200x110.jpg","Poligono di Quirra. 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Nel registro degli indagati sono finiti in venti: gli ex comandanti \u003Cmark>del\u003C/mark> poligono sperimentale di Perdasdefogu e \u003Cmark>del\u003C/mark> distaccamento di Capo San Lorenzo, ma anche i responsabili sanitari \u003Cmark>del\u003C/mark> comando militare, alcuni professori universitari e i membri di un commissione nominata dal Ministero della Difesa che avrebbero dovuto studiare gli effetti della contaminazione dell’uranio.\r\nNell’elenco dei primi venti indagati è finito anche il sindaco di Perdasdefogu, uno dei paesi su cui ricade la gigantesca base militare sarda. Walter Mura, insieme al medico competente \u003Cmark>del\u003C/mark> poligono, è accusato di aver ostacolato l’inchiesta sul disastro.\r\nNelle ossa di dodici cadaveri riesumati per ordine \u003Cmark>del\u003C/mark> magistrato ci sono tracce \u003Cmark>del\u003C/mark> micidiale torio. Le persone stroncate dal nemico radioattivo potrebbero essere non meno di centosessanta.\r\nLa diffusione dei tumori e delle leucemie tra gli abitanti della zona dimostrano come le sostanze tossiche e radioattive abbiano contaminato il suolo, le falde acquifere che alimentano diversi paesi e persino l'atmosfera. Gli effetti, oltre alla morte di militari e dei pastori che hanno allevato le loro greggi dentro il poligono, sono dimostrati dalla nascita di bambini e agnelli malformati. Ora c’è la prova, quella che non hanno mai riscontrato le commissioni nominate per far luce su una strage contro la quale si battevano da anni ambientalisti e antimilitaristi.\r\n\r\nSecondo Francesco, attivista antimilitarista di Villaputzu, l’inchiesta sarebbe stata aperta per bloccare una possibile insorgenza popolare, ridare fiducia nelle stesse istituzioni che per decenni hanno coperto la strage, perché gli affari potessero andare avanti.\r\nPurtroppo in molti casi le stesse vittime diventano complici. I pastori, che, quando non ci sono esercitazioni, pascolano le pecore nella vastissima area \u003Cmark>del\u003C/mark> poligono, non hanno purtroppo interesse a far rilevare che i loro animali vivono in un territorio pesantemente inquinato.\r\nLa stessa proposta di riconversione dal militare al civile \u003Cmark>del\u003C/mark> Poligono non modificherebbe la situazione, poiché le ditte private che già oggi sperimentano a Quirra, producono danni equivalenti se non superiori a quelli dei militari. Solo la chiusura definitiva \u003Cmark>del\u003C/mark> Poligono aprirebbe qualche prospettiva per la salute delle persone e per un diverso futuro \u003Cmark>del\u003C/mark> territorio ogliastrino.\r\n\r\nAscolta l’intervista a Francesco per Radio Blackout: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/03/2012-03-25-francesco-quirra2.mp3|titles=2012 03 25 francesco quirra2]\r\n\r\nscarica il file\r\n\r\nDi seguito una scheda sul poligono \u003Cmark>del\u003C/mark> Salto di Quirra.\r\nÈ la base militare sperimentale più grande d'Europa, costruita intorno al 1954 ed estesa su circa13.500 ettari a terra, con una ulteriore superficie che si estende a mare fino a superare l'intera superficie dell'isola di Sardegna (quasi 29 mila Kmq).\r\nIn quanto base militare viene utilizzata dall'esercito italiano e da eserciti stranieri (NATO, ma non solo) per esercitazioni e addestramento.\r\nIn quanto sito di sperimentazione, la base è attrezzata ed utilizzata per la prova di prototipi di armamenti e come mercato dimostrativo dove i produttori di armi possono esporre ai potenziali acquirenti il funzionamento e l’efficacia dei dispositivi proposti. Questa funzione rende il PISQ molto particolare: esistono al mondo solo altri tre poligoni che possono essere noleggiati da eserciti stranieri e industrie private. Il costo medio è di circa 50 mila euro l'ora.\r\nLe attrezzature \u003Cmark>del\u003C/mark> Poligono sono usate anche per il test di tecnologie militari applicate ad usi civili (se ha senso tale distinzione): si tratta di esperimenti pericolosi ed esplodenti, come quelli sulla tenuta degli oleodotti o sui motori dei razzi per satelliti, che richiedono le stesse strutture usate per la prova di armamenti. Attualmente sono questi gli usi con le ricadute più pesanti in termini di inquinamento.\r\n\r\nche cosa comporta il PISQ\r\nIl Sarrabus-Gerrei è una delle zone a minor densità abitativa in Europa, ma non per questo nel 1954 ci si sarebbe privati \u003Cmark>del\u003C/mark> territorio oggi occupato dal Poligono; quelle aree avevano una loro vocazione alla viticoltura ed all’allevamento e, verosimilmente, se oggi non ci fosse la base, si sarebbero sviluppati anche altri settori: \u003Cmark>turismo\u003C/mark>, pesca, agrumeti, serricoltura, ortalizie, apicoltura, ecc...\r\nLa base è nata da esigenze estranee a quelle delle popolazioni ed ha trasformato il rapporto con il territorio creando delle condizioni che oggi vengono percepite come uno stato di fatto immutabile:\r\n\r\n· sottrazione di sovranità: le popolazioni subiscono decisioni prese completamente al di fuori \u003Cmark>del\u003C/mark> proprio controllo, estranee ai propri interessi, senza avere alcuna voce in capitolo, anzi spesso volutamente disinformate dalle autorità;\r\n· cristallizzazione economica (se non arretramento): la popolazione complessiva attorno al PISQ, è diminuita tra il 1971 ed il 2009 di 4.580 unità ovvero \u003Cmark>del\u003C/mark> 12% (dati ISTAT). Una realtà demografica cui fa riscontro il reddito medio per abitante che per il 2008 è di appena 6.857,00 €, contro una media italiana di 18.900,00\r\n· distruzione \u003Cmark>del\u003C/mark> patrimonio archeologico e naturalistico: vale per tutti il caso \u003Cmark>del\u003C/mark> complesso carsico di S’Ingutidroxa, denunciato all’opinione pubblica da realtà autonome che operano nel territorio contro il poligono militare;\r\n· inquinamento dell'intera area tanto da causare modificazioni genetiche negli organismi vegetali ed animali e diffusione di alcune patologie (aumento dei malati di diabete fino al 300%, disturbi alla tiroide, ecc...), linfomi e cancri di vario genere, aborti e malformazioni negli animali e nell’uomo.\r\n\r\nIl territorio e le popolazioni che \"ospitano\" il PISQ appaiono essere le prime vittime \u003Cmark>del\u003C/mark> Poligono e ne subiscono le conseguenze immediate, ma deve essere ben presente che gli ordigni sviluppati all’interno della base trovano utilizzo nei teatri di guerra di tutto il mondo come nuovi e più efficaci sistemi di distruzione e morte.\r\nLa nocività \u003Cmark>del\u003C/mark> Poligono si estende ben oltre i confini dell’isola ed è difficile giustificare l’esistenza di una tale struttura nei termini dei posti di lavoro che sarebbe in grado di garantire, senza considerare che - oltre ai costi sanitari, sociali, economici e politici che pagano le popolazioni locali - i frutti \u003Cmark>del\u003C/mark> “lavoro” svolto nel Poligono ricadono sui morti e sui profughi nelle guerre dell’Africa e \u003Cmark>del\u003C/mark> Medioriente e sono un mezzo per il mantenimento di oppressione e sottosviluppo.\r\nTutto ciò è potuto accadere anche perché le stesse genti che subiscono la presenza della base militare hanno permesso questa situazione.\r\nI motivi di ciò sono, tutto sommato, spiegabili:\r\n· fiducia verso istituzioni statali, a cui si affida lo sviluppo \u003Cmark>del\u003C/mark> territorio, la creazione di opportunità economiche, la tutela della salute ed il rispetto delle leggi;\r\n· penetrazione dell’economia militare, per cui tutti hanno un parente, un amico, un vicino a qualche titolo coinvolto nell’attività bellica; pertanto una presa di posizione contraria al poligono comporta una frattura nella comunità e questo è forse il principale motivo per cui il territorio esprime una opposizione debole e disorganizzata, pronta a delegare a terzi (partiti, stampa, magistratura, ecc.) l’onere di una lotta di cui nessuno sembra volersi veramente fare carico;\r\n· sentimento di isolamento e di debolezza nei confronti di interessi che appaiono essere troppo più grandi rispetto a quelli delle popolazioni locali;\r\n· fondo di fatalismo e di cinismo, per cui si spera sempre che quanto succede agli altri non succeda a noi e si cerca di vivere la propria vita senza porsi troppi problemi.\r\n\r\nSe oggi va maturando la consapevolezza della necessità di riappropriarsi \u003Cmark>del\u003C/mark> territorio e chiudere la struttura \u003Cmark>del\u003C/mark> Poligono, è evidente che è necessario superare la passività ed intraprendere un percorso di lotta.\r\n\r\nsituazione attuale \r\nL’esistenza di una situazione sanitaria anomala è stata oggetto negli anni di molte denunce e ricerche. Oggi non è più necessario dimostrare l’esistenza o la consistenza della “sindrome di Quirra”, così come ci sono chiare evidenze di quelle che ne potrebbero essere le cause, tutte riconducibili alle attività \u003Cmark>del\u003C/mark> Poligono.\r\nFin dai primi anni ’80 tra le specie viventi (flora e fauna, inclusi gli umani) si son verificate molteplici anomalie che per gli abitanti della zona sono fatti noti: morìa ed aborti in bestie ed esseri umani, malformazioni nei feti e nei nati vivi, fino al caso di Escalaplano dove, a cavallo \u003Cmark>del\u003C/mark> 1988, su 25 nuovi nati, 14 risultarono affetti da malformazioni più o meno gravi.\r\nNel 2001 un oncologo ed un medico di base di Villaputzu denunciavano una anomala quantità di tumori emolinfatici.\r\nNel 2004 l’Istituto Superiore di Sanità raccomandava indagini epidemiologiche settoriali nell’intorno \u003Cmark>del\u003C/mark> Poligono.\r\nNel 2006 lo screening sullo stato di salute della Regione Sardegna riscontrava percentuali di malattie paragonabili a quelle delle zone industriali.\r\nNel 2008 il Comitato Scientifico di Base, organismo indipendente, agendo su incarico di associazioni locali attive nella lotta contro il PISQ, pubblicava uno studio in cui denunciava l’inquinamento elettromagnetico prodotto dalle apparecchiature in uso al Poligono.\r\nNel 2009 lo stesso Comitato Scientifico di Base denunciava una percentuale abnorme di leucemie tra i \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> ed i residenti nell’intorno della base e tra i \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> civili \u003Cmark>del\u003C/mark> Poligono.\r\nÈ di oggi, infine, la denuncia dei veterinari della zona, che riscontra, tra gli allevatori operanti nella zona \u003Cmark>del\u003C/mark> Poligono, una percentuale di malati di leucemie pari al 65% dei residenti, oltre a dati inquietanti relativi allo stato di salute \u003Cmark>del\u003C/mark> bestiame.\r\nNei primi anni \u003Cmark>del\u003C/mark> 2000 ci si è concentrati sull’uranio impoverito, che potrebbe essere una con-causa, ma è stato dimostrato non essere il principale responsabile della situazione. Nonostante ciò sia noto da allora, ancora si svolgono inutili e costose indagini per la ricerca di agenti radioattivi non significativi, e ciò non può che destare allarme.\r\nE’ poi appena il caso di ricordare il tentativo di depistaggio che attribuiva la diffusione di leucemie alle vecchie miniere di arsenico, che è pure un agente patogeno, ma per tutt’altro tipo di tumori, peraltro poco presenti nel territorio. Tuttavia ancora c’è chi sostiene questa tesi!\r\nGli studi indipendenti e quelli svolti dalle diverse commissioni hanno invece evidenziato la presenza di nanoparticelle di metalli pesanti, generate negli impatti, nelle esplosioni e nelle combustioni dei propellenti usati dai missili; la presenza di inquinanti chimici (idrazina, tungsteno, ecc.) utilizzati nei combustibili dei missili e in alcuni dispositivi militari; la presenza di intensissimi campi elettromagnetici dovuti ai radar di controllo, segnalazione ed inseguimento, oltre ai dispositivi di guerra elettronica utilizzati e sperimentati nelle esercitazioni\r\n\r\nresponsabili e responsabilità\r\nI responsabili diretti di quanto sta accadendo al territorio ed alle popolazioni attorno al Poligono Interforze \u003Cmark>del\u003C/mark> Salto di Quirra sono i governi, i militari e le industrie di armi e munizionamenti. Costoro hanno voluto il Poligono, lo hanno realizzato ed usato sulla base esclusiva dei propri interessi economici, politici, strategici, lucrando sulla vita e la salute delle popolazioni, senza metterle al corrente né dei rischi, né di eventuali misure protettive, negando, tacendo e falsificando anche di fronte all'evidenza. Le istituzioni politiche hanno agito in continuità con gli interessi militari ed industriali, senza mai ricredersi sulle scelte operate in passato e reiterando (ancora oggi) l'intoccabilità \u003Cmark>del\u003C/mark> Poligono e delle sue attività.\r\nPer non aver svolto il proprio ruolo di controllo e tutela sono responsabili: le istituzioni regionali e provinciali che si sono alternate dal 1954 fino ad oggi; i sindaci e le amministrazioni comunali, in particolare quelli di Perdasdefogu, Escalaplano e Villaputzu; le ASL competenti e l’ARPAS. Enti che avrebbero dovuto prevenire, controllare ed impedire lo scempio e che invece hanno sempre negato l'evidenza. Enti che insistono tutt'ora nel richiedere non solo il mantenimento della base militare ma finanche l'intensificazione delle sue attività. \r\nPer aver taciuto i rischi ed occultato informazioni allarmanti sono responsabili: tutte le imprese - pubbliche e private - che collaborano con il PISQ e che avrebbero potuto divulgare notizie relative alla pericolosità delle attività svolte nel Poligono; i sindacati, che - per tutelare pochi posti di lavoro (dai quali andrebbero sottratti quei pastori, agricoltori, pescatori, impiegati in attività civili, decimati dalla pandemia militarista) - difendono l'esproprio di un territorio vastissimo, accreditando il mestiere di militare come un “lavoro come gli altri”. Si trovano così vittime della contraddizione di tutelare la busta paga piuttosto che la persona. \r\nUna responsabilità nell'occultamento della verità e nel mantenimento della \"pace sociale\" deve essere attribuita anche alle istituzioni della chiesa cattolica che hanno mediato e diffuso l’ignoranza su quanto avveniva nella base. Vale su tutto la dichiarazione di mons. Mani, arcivescovo di Cagliari e generale di corpo d'armata, in quanto ex-capellano militare, che assicura personalmente «che nelle basi in Sardegna non viene utilizzato uranio impoverito».\r\n\r\nuna prima conclusione\r\nNessuno dei responsabili dell’accaduto vuole in realtà porre fine alle malattie, all’impoverimento economico, alla distruzione dell’ambiente che hanno imposto per oltre mezzo secolo alle comunità locali, ne' sarà disposto a permettere un controllo sulle attività belliche, che - in verità - non sarebbero neanche possibili se non fossero occultate dal segreto militare. E’ evidente, quindi, che non ci può essere incontro tra gli interessi di chi guadagna dalle attività \u003Cmark>del\u003C/mark> Poligono e di quanti vi perdono la vita, come singoli, come comunità e come vittime della guerra.\r\n\r\nAttendersi che l'intera popolazione si sollevi all'unisono e pretenda la chiusura \u003Cmark>del\u003C/mark> PISQ è una prospettiva irreale, sia perché parte della popolazione stessa è portatrice di interesse, sia perché l’atteggiamento prevalente è di indifferenza e cinismo. È’ necessario partire da questa realtà ed effettuare una scelta di campo: chi vuole mantenere il Poligono già lo manifesta; chi ne vorrebbe la chiusura deve prendere coscienza di questa divergenza di interessi. Non solo: l'esperienza di oltre mezzo secolo e le posizioni espresse quotidianamente dai responsabili mostrano che non si può fare affidamento su istituzioni che - a tutti i livelli - hanno dato copertura ai militari.\r\n\r\nDelegare e, dunque, affidare la vita, la salute, il territorio in cui viviamo in mani altrui, senza poter esercitare alcun controllo, è il meccanismo che ha portato alla condizione attuale. 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Dal comunicato di invito all'evento:\r\n\r\n[..]In questi trent'anni il lavoro in Italia, e in particolare a Torino, è cambiato profondamente. Non siamo più la città-fabbrica che i meno giovani ricordano. Tutte e tutti coloro che ancora fino ai primi anni ottanta in un modo o nell'altro sarebbero finiti a lavorare in fabbrica, oggi fanno altri lavori o si arrangiano tra lavoro nero e lunghi periodi di disoccupazione. \r\nLe promesse degli anni novanta, quelle di una Torino che si sarebbe rilanciata tra alta tecnologia, turismo culturale e terziario avanzato, però sono state tutte tradite. \r\nOggi il lavoro a Torino e nella nostra zona è soprattutto lavoro povero, con contrattai nazionali impresentabili, part-time involontari e un diffusissimo ricorso al meccanismo dell'appalto, dietro a cui si cela una vera e propria intermediazione di mano d'opera.\r\nSi lavora sempre di più, sempre peggio e sempre meno pagate/i. \r\nNello stesso tempo il lavoro si è polverizzato in un numero impressionante di piccoli nuclei di lavoratrici e lavoratori sempre meno messe/i nelle condizioni di esercitare una capacità di contrattazione con controparti o troppo lontane o troppo evanescenti. \r\nCome organizzare oggi queste lavoratrici e questi lavoratori? \r\nCome costruire una rete di soggettività che sia in grado di portare sul terreno sociale la sfida a un sistema imprenditoriale allo stesso tempo fragile e onnipotente? \r\nQueste le domande che ci siamo poste e che discuteremo con Salvatore Cominu, ricercatore attivo fin dalla seconda metà degli anni ottanta.[..]\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_23_05_Salvatore-Cominu-su-cambiamenti-mondo-del-lavoro-a-Torino.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo argomento della puntata è stato quello di una vicenda (seconda intervista, minuto 7:28) che avevamo già trattato, che riguarda Simone Zito, docente dell' istituto Ferrari di Susa e attivo nel Coordinamento Docenti Val Susa. Questa volta abbiamo intervistato proprio lui per farci raccontare come si è evoluto questo accanimento da parte della dirigente scolastica nei confronti del docente, alla luce anche dell'incontro svoltosi poco prima della nostra diretta presso l'USR (Ufficio Scolastico Regionale). Oltre a questo abbiamo discusso sulle possibili prospettive e approci di lotta nel questo comparto scolastico e ricordato gli ultimi appuntamenti pubblici che vedrà coinvolto il Coordinamento Docenti Val Susa, in particolare questo.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_23_05_Simone-Zito-docente-su-vicende-scuola-Ferrari-Susa.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo approfondimento della serata lo abbiamo fatto con Mahmood del SiCobas Torino, sulla lunga ed estenuante lotta dei lavoratori della Raspini nel pinerolese che ha portato al licenziamento di uno dei lavoratori più attivi. In risposta a questo atto intimidatorio sono stati messi in piedi ancora 3 giorni di sciopero ed un incontro è stato ottenuto dai lavoratori e dal sindacato con la prefettura, la Raspini e la Professional Solutions (ramo di Adecco), intermediatrice della manodopera. Oltre a scendere nei dettagli di questa vicenda, abbiamo poi dato aggiornamenti sulle altre vertenze in corso del SiCobas, compresa la vittoria dei facchini dei magazzini CLO di Pieve Emanuele.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_23_05_Mahmood-Sicobas-su-lotte-raspini-e-vittoria-a-Pieve-Emanuele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","26 Maggio 2023","2023-05-26 18:56:56","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/345265450_950245062977422_1587909943538602283_n-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 23/05/2023",1685127416,[],[],{"post_content":331},{"matched_tokens":332,"snippet":333,"value":334},[75,215],"lo abbiamo fatto con Mahmood \u003Cmark>del\u003C/mark> SiCobas Torino, sulla lunga ed estenuante lotta dei \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> della Raspini nel pinerolese che"," \r\n\r\nIl primo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di Salvatore Cumino, che ad un incontro da poco (il 18 maggio) tenutasi alla sede della CUB Torino, ha animato una discussione sui cambiamenti \u003Cmark>del\u003C/mark> mondo \u003Cmark>del\u003C/mark> lavoro a Torino. 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Tutte e tutti coloro che ancora fino ai primi anni ottanta in un modo o nell'altro sarebbero finiti a lavorare in fabbrica, oggi fanno altri lavori o si arrangiano tra lavoro nero e lunghi periodi di disoccupazione. \r\nLe promesse degli anni novanta, quelle di una Torino che si sarebbe rilanciata tra alta tecnologia, \u003Cmark>turismo\u003C/mark> culturale e terziario avanzato, però sono state tutte tradite. \r\nOggi il lavoro a Torino e nella nostra zona è soprattutto lavoro povero, con contrattai nazionali impresentabili, part-time involontari e un diffusissimo ricorso al meccanismo dell'appalto, dietro a cui si cela una vera e propria intermediazione di mano d'opera.\r\nSi lavora sempre di più, sempre peggio e sempre meno pagate/i. \r\nNello stesso tempo il lavoro si è polverizzato in un numero impressionante di piccoli nuclei di lavoratrici e \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> sempre meno messe/i nelle condizioni di esercitare una capacità di contrattazione con controparti o troppo lontane o troppo evanescenti. \r\nCome organizzare oggi queste lavoratrici e questi \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark>? \r\nCome costruire una rete di soggettività che sia in grado di portare sul terreno sociale la sfida a un sistema imprenditoriale allo stesso tempo fragile e onnipotente? \r\nQueste le domande che ci siamo poste e che discuteremo con Salvatore Cominu, ricercatore attivo fin dalla seconda metà degli anni ottanta.[..]\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_23_05_Salvatore-Cominu-su-cambiamenti-mondo-del-lavoro-a-Torino.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo argomento della puntata è stato quello di una vicenda (seconda intervista, minuto 7:28) che avevamo già trattato, che riguarda Simone Zito, docente dell' istituto Ferrari di Susa e attivo nel Coordinamento Docenti Val Susa. Questa volta abbiamo intervistato proprio lui per farci raccontare come si è evoluto questo accanimento da parte della dirigente scolastica nei confronti \u003Cmark>del\u003C/mark> docente, alla luce anche dell'incontro svoltosi poco prima della nostra diretta presso l'USR (Ufficio Scolastico Regionale). Oltre a questo abbiamo discusso sulle possibili prospettive e approci di lotta nel questo comparto scolastico e ricordato gli ultimi appuntamenti pubblici che vedrà coinvolto il Coordinamento Docenti Val Susa, in particolare questo.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_23_05_Simone-Zito-docente-su-vicende-scuola-Ferrari-Susa.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo approfondimento della serata lo abbiamo fatto con Mahmood \u003Cmark>del\u003C/mark> SiCobas Torino, sulla lunga ed estenuante lotta dei \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> della Raspini nel pinerolese che ha portato al licenziamento di uno dei \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> più attivi. In risposta a questo atto intimidatorio sono stati messi in piedi ancora 3 giorni di sciopero ed un incontro è stato ottenuto dai \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark> e dal sindacato con la prefettura, la Raspini e la Professional Solutions (ramo di Adecco), intermediatrice della manodopera. Oltre a scendere nei dettagli di questa vicenda, abbiamo poi dato aggiornamenti sulle altre vertenze in corso \u003Cmark>del\u003C/mark> SiCobas, compresa la vittoria dei facchini dei magazzini CLO di Pieve Emanuele.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/F_m_23_05_Mahmood-Sicobas-su-lotte-raspini-e-vittoria-a-Pieve-Emanuele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]",[336],{"field":96,"matched_tokens":337,"snippet":333,"value":334},[75,215],1733920950044328000,{"best_field_score":340,"best_field_weight":224,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":44,"score":341,"tokens_matched":87,"typo_prefix_score":14},"2216158756864","1733920950044328049",{"document":343,"highlight":357,"highlights":362,"text_match":365,"text_match_info":366},{"comment_count":44,"id":344,"is_sticky":44,"permalink":345,"podcastfilter":346,"post_author":202,"post_content":347,"post_date":348,"post_excerpt":50,"post_id":344,"post_modified":349,"post_thumbnail":350,"post_title":351,"post_type":208,"sort_by_date":352,"tag_links":353,"tags":355},"91418","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-06-08-2024/",[160]," \r\n\r\nIl primo argomento della puntata è stato quello dei problemi che affliggono i braccianti agricoli, in particolare nella zona piemontese delle Langhe e del Roero. Infatti come ci avevano annunciato nella scorsa intervista realizzata, il collettivo mononoke, assieme ad altre realtà di Alba e dintorni, ha lanciato un corteo per denunciare lo stato delle cose di chi stagionalmente o meno viene a lavorare nelle campagne come operaio agricolo. Sempre centrale è il problema abitativo, infatti il corteo era partito da un dormitorio della caritas che sarebbe stato chiuso il giorno dopo il corteo, al suo posto è stata messa a disposizione (temporaneamente) dal comune la palestra di una scuola media, che ovviamente non costituisce una soluzione dignitosa e accettabile per chi lavorando ore nei campi meriterebbe un po' di riposo, invece di poter andare solo a dormire in un luogo privo di qualsivoglia privacy. Il nostro ospire ci ha raccontato come si è svolta questa mobilitazione, con quali parole d'ordine e che effetto ha creato sulla tranquilla cittadina votata ad un lussuoso turismo enogastronomico basato sull'ipersfruttamento e sulla logica usa e getta del lavoro svolto dai braccianti agricoli.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/F_m_06_08_Collettivo-Mononoke-su-corteo-ad-Alba.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Ernesto dello SLAICobas di Taranto, per quanto riguarda gli sviluppi in quel dell'ex ILVA di Taranto, tratto da un comunicato che la segreteria del sindacato di base ha affisso davanti allo stabilimento delle acciaierie:\r\n\r\n\"Lo Slai cobas non chiamerà mai un “risultato” ridurre i nuovi cassintegrati come i vecchi cassintegrati di Ilva AS a 840 euro che possono arrivare massimo a 1.200 euro di salario;\r\n\r\nLo Slai cobas non crederà mai alle promesse di governo, Commissari, dirigenti sindacali confederali, Usb compreso, che nel 2026 tutti i cassintegrati Acciaieria e Ilva AS rientreranno in fabbrica.\r\n\r\nNoi siamo quelli che hanno sempre detto che l’amministrazione straordinaria e la via scelta dal governo Meloni/Urso avrebbe portato ad un peggioramento in termini di lavoro, salario, futuro dei lavoratori, risoluzione dei problemi della sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio. [..]\r\n\r\nSu quello che significa questo accordo per l’appalto, stendiamo un velo pietoso e non tanto perché le ditte dell’appalto in parte, solo in parte, avranno i soldi promessi dal governo che non sono certo il 70%, quanto perché scaricheranno sugli operai il costo vero di questa crisi e di questo accordo in termini di licenziamenti, cassintegrazione permanente/flessibilità e contratti precari.\r\n\r\nFiguriamoci se una fabbrica piena di cassintegrati Ilva si potrà mai riempire di operai dell’appalto.\r\n\r\nE’ inutile dire che un accordo considerato “così importante e così bello” dai sindacati Confederali e Usb, andrebbe sottoposto all’approvazione dei lavoratori in assemblee generali all’esterno delle portinerie - e andrebbe rigettato.\"\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/F_m_06_08_Ernesto-SLAICobas-Taranto-su-nazionalizzazione-exILVA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo argomento l'abbiamo trattato in compagnia di Mahmood del SiCobas Torino, riguardo alle alte temperature estive sui luoghi di lavoro e come potersi tutelare facendo rispettare i propri diritti. Inoltre il nostro ospite, ci ha raccontato anche di una storia a lieto fine, in uno stabilimento della logistica, dove a fronte agli scioperi lanciati dal SiCobas, legato proprio all'impossibilità di lavorare in un ambiente per niente areggiato e ventilato, si è riusciti ad ottenere bancali di bottigliette d'acqua per i dipendenti e un maggior numero di pause per rendere umanamente possibile lo svolgimento del lavoro.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/F_m_06_08_Mahmood-Sicobas-su-diritti-rispetto-alle-alte-temperature-luoghi-lavoro.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","12 Agosto 2024","2024-08-12 13:20:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/photo_2024-08-11_18-42-44-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 06/08/2024",1723468825,[354],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[356],"frittura mista radio fabbrica",{"post_content":358},{"matched_tokens":359,"snippet":360,"value":361},[20,75],"cittadina votata ad un lussuoso \u003Cmark>turismo\u003C/mark> enogastronomico basato sull'ipersfruttamento e sulla logica usa e getta \u003Cmark>del\u003C/mark> lavoro svolto dai braccianti agricoli.\r"," \r\n\r\nIl primo argomento della puntata è stato quello dei problemi che affliggono i braccianti agricoli, in particolare nella zona piemontese delle Langhe e \u003Cmark>del\u003C/mark> Roero. 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Il nostro ospire ci ha raccontato come si è svolta questa mobilitazione, con quali parole d'ordine e che effetto ha creato sulla tranquilla cittadina votata ad un lussuoso \u003Cmark>turismo\u003C/mark> enogastronomico basato sull'ipersfruttamento e sulla logica usa e getta \u003Cmark>del\u003C/mark> lavoro svolto dai braccianti agricoli.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/08/F_m_06_08_Collettivo-Mononoke-su-corteo-ad-Alba.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Ernesto dello SLAICobas di Taranto, per quanto riguarda gli sviluppi in quel dell'ex ILVA di Taranto, tratto da un comunicato che la segreteria \u003Cmark>del\u003C/mark> sindacato di base ha affisso davanti allo stabilimento delle acciaierie:\r\n\r\n\"Lo Slai cobas non chiamerà mai un “risultato” ridurre i nuovi cassintegrati come i vecchi cassintegrati di Ilva AS a 840 euro che possono arrivare massimo a 1.200 euro di salario;\r\n\r\nLo Slai cobas non crederà mai alle promesse di governo, Commissari, dirigenti sindacali confederali, Usb compreso, che nel 2026 tutti i cassintegrati Acciaieria e Ilva AS rientreranno in fabbrica.\r\n\r\nNoi siamo quelli che hanno sempre detto che l’amministrazione straordinaria e la via scelta dal governo Meloni/Urso avrebbe portato ad un peggioramento in termini di lavoro, salario, futuro dei \u003Cmark>lavoratori\u003C/mark>, risoluzione dei problemi della sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio. 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