","Verso il 25 novembre contro i femminicidi e la violenza di genere","post",1731595657,[67,68,69,70],"http://radioblackout.org/tag/25-novembre/","http://radioblackout.org/tag/femminicidi/","http://radioblackout.org/tag/non-una-di-meno/","http://radioblackout.org/tag/violenza-di-genere/",[72,73,74,75],"25 novembre","femminicidi","non una di meno","violenza di genere",{"post_content":77},{"matched_tokens":78,"snippet":81,"value":82},[79,80],"anziane","persone","rimasti anonimi, di ragazze, adulte, \u003Cmark>anziane\u003C/mark>, \u003Cmark>persone\u003C/mark> trans uccise. Ad oggi sono","L’osservatorio nazionale femminicidi, lesbicidi e trans*cidi di Non Una Di Meno porta avanti dal 2019 un progetto che vuole combattere la violenza di genere puntando a diversi obiettivi: contrapporsi a una narrazione che tende alla gerarchizzazione delle morti, smascherare l’uso del controllo politico sociale rispetto alla politica di genere, inserire dati che non vengono considerati a livello istituzionale, basti pensare all'uccisione di \u003Cmark>persone\u003C/mark> trans o di sex workers che non vengono considerati come femminicidi.\r\n\r\nPer la giornata mondiale contro la violenza di genere del 25 novembre Non Una Di Meno sta organizzando una mobilitazione nazionale che vedrà due appuntamenti: un corteo a Roma e uno a Palermo, inoltre è importante sottolineare la trasversalità delle lotte che a partire dal tema della violenza di genere deve allargare lo sguardo all'intersezionalità data da tutte \u003Cmark>le\u003C/mark> variabili del sistema di dominio.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/nudm-25-novembre-2024_11_14_2024.11.14-09.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nA Torino venerdì 15 novembre ci sarà una serata di autofinanziamento a Manituana per permettere a tutt di partecipare alla manifestazione nazionale e per prenotarsi un posto in pullman.\r\n\r\n\r\n\r\nPer sostenere il viaggio del 23 novembre a Roma Dona qui: https://ko-fi.com/nonunadimenotorino/goal?g=0\r\n\r\nDi seguito il comunicato verso la manifestazione nazionale del 25 novembre\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nDISARMIAMO IL PATRIARCATO\r\n\r\n\r\nSabato 23 novembre, la marea sale!\r\n\r\n\r\nManifestazione nazionale a Roma e a Palermo contro la violenza patriarcale.\r\nNon Una di Meno!\r\n\r\n\r\nÈ passato un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin e altri nomi si sono aggiunti, e rimasti anonimi, di ragazze, adulte, \u003Cmark>anziane\u003C/mark>, \u003Cmark>persone\u003C/mark> trans uccise. Ad oggi sono 104 i femminicidi, trans*cidi e lesbicidi registrati nel 2024 dall’Osservatorio (https://osservatorionazionale.nonunadimeno.net/).\r\n\r\n\r\nÈ passato un anno dalla marea che lo scorso anno ha paralizzato Roma e Messina con la potenza di centinaia di migliaia di corpi: non ci siamo mai fermate, la nostra rabbia resta enorme!\r\n\r\n\r\nScendiamo in piazza mentre giunge a conclusione il processo a Filippo Turetta, intanto una ragazza di 13 anni viene uccisa dal “fidanzatino” di 15 anni. Sappiamo bene che non sono \u003Cmark>le\u003C/mark> sentenze esemplari che cambieranno \u003Cmark>le\u003C/mark> cose. Guardiamo con sospetto ai riti collettivi che assolvono la società dalla responsabilità di queste morti.\r\n\r\n\r\nScendiamo in piazza il 23N non per ritualità ma perché è sempre più urgente in questo paese rifiutare l’oppressione, la vergogna, la guerra che ci viene imposta. Scendiamo in piazza per manifestare la nostra rivolta alla violenza patriarcale e alla deriva identitaria e autoritaria che la sostiene e giustifica.\r\n\r\n\r\nE infatti, se la violenza è strutturale, la reazione del governo Meloni è chiara: la retorica della prima donna premier è facilmente contraddetta dagli atti.\r\nL’attacco è ai percorsi di fuoriuscita dalla violenza e ai centri antiviolenza femministi, neutralizzati dal mercato dei bandi pubblici e trasformati in servizi socio-assistenziali che non puntano sull’autodeterminazione e sull’autonomia economica di chi si sottrae dal ricatto dell’abuso.\r\nL’attacco subdolo all’aborto sancisce l’alleanza con \u003Cmark>le\u003C/mark> organizzazioni antiabortiste e passa per lo smantellamento dei consultori, dei reparti IVG e per il disinvestimento sulla RU486. La GPA come reato universale si rivela misura identitaria e transomofobica che nulla ha a che fare con il contrasto allo sfruttamento.\r\nLa “crociata antigender” - che altro non è che il tentativo maschilista e misogino di segregazione di genere - diventa politica istituzionale con l’attacco ai percorsi di affermazione di genere, in netta contraddizione con la necessità di prevenzione attraverso l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole.\r\n\u003Cmark>Le\u003C/mark> propagandate politiche a sostegno della famiglia e del lavoro femminile si rivelano per quello che sono: misure spicciole e frammentate che tagliano fuori famiglie non conformi, lavorator3 precari3 e disoccupat3 e che moltiplicano il lavoro povero e di cura, tuttora appannaggio delle donne e dell3 migranti con salari da fame.\r\n\r\n\r\n\u003Cmark>Le\u003C/mark> \u003Cmark>persone\u003C/mark> disabili continuano ad essere invisibilizzate, infantilizzate e disumanizzate, gli aiuti previsti sono insufficienti e non considerano la diversità delle esigenze.\r\n\r\n\r\nLa violenza razzista di stato è perpetuata attraverso i CPR, il mancato soccorso all3 migrant3 che attraversano il Mediterraneo e la negazione della cittadinanza a chi nasce e cresce In Italia. Il progetto del centro in Albania non è altro che la prosecuzione di queste politiche, della violenza che noi ripudiamo e contro cui lottiamo.\r\n\r\n\r\nIn questo quadro Il D.D.L. Sicurezza è solo la punta dell’iceberg della deriva autoritaria e machista che attacca diritti e libertà, incrementa la circolazione delle armi, prevede il carcere anche per \u003Cmark>le\u003C/mark> donne in gravidanza o con figli piccoli. Moltiplica i provvedimenti disciplinari e attacca il diritto al dissenso, come è già stato anticipato dai blocchi ai caselli e alle stazioni ai fogli di via emessi in occasione della manifestazione per la Palestina del 5 ottobre. Accentra i poteri e militarizza i territori, lo spazio pubblico e personale: dall’autonomia differenziata che ha l’intento di definire e alimentare ulteriormente il divario già esistente tra Nord e Sud, all’inganno del progresso dietro \u003Cmark>le\u003C/mark> grandi opere (di guerra) come il Muos, la base di Coltano, la Tav e il Ponte sullo stretto.\r\nCriminalizzare il dissenso, \u003Cmark>le\u003C/mark> condotte, i “margini” è violenza patriarcale.\r\n\r\n\r\nLa guerra, che viviamo in diretta, diventa paradigma delle relazioni sociali: normalizza la violenza, disumanizza i corpi, cancella i percorsi di liberazione in nome della logica del nemico che tutto schiaccia. Diventa economia di guerra, taglia i servizi fondamentali come la scuola e la sanità per finanziare il grande business del riarmo, cancella i diritti in nome della difesa della Nazione.\r\n\r\n\r\nCi ribelliamo alla guerra come espressione più brutale della violenza patriarcale. Non vogliamo più assistere alla catastrofe quotidiana del genocidio in Palestina e della Guerra che si estende a macchia d’olio.\r\n\r\n\r\nCi connettiamo con \u003Cmark>le\u003C/mark> donne e \u003Cmark>le\u003C/mark> \u003Cmark>persone\u003C/mark> lgbtiaq+ che continuano a resistere al genocidio in Palestina messo in atto dalle politiche coloniali e sioniste dello Stato di Israele, che con la complicità dell’occidente, continua a devastare terre e vite.\r\nCon la stessa forza e determinazione, siamo solidali con \u003Cmark>le\u003C/mark> compagne come Ahou Daryaie che lottano in Iran per la loro libertà con incredibile coraggio; con \u003Cmark>le\u003C/mark> combattenti che in Rojava, in Siria e Iraq costruiscono alternativa rivoluzionaria e femminista; con \u003Cmark>le\u003C/mark> sorelle che subiscono la guerra, il colonialismo e la violenza patriarcale sui loro corpi in Ucraina, Libano, Yemen, Sudan e ovunque nel mondo.\r\n\r\n\r\nScendiamo in piazza al grido “Disarmiamo il patriarcato” perché abbiamo altre priorità che la logica geopolitica cancella: lottiamo contro la violenza e la cultura dello strupro che ci opprimono, contro i confini interni e esterni, contro la militarizzazione dei territori e la devastazione ambientale ormai dispiegate e presenti nel nostro quotidiano.\r\n\r\n\r\nDisarmiamo il patriarcato, per fermare la guerra, nelle case, sui corpi, sui territori e sulle nostre vite.\r\n\r\n\r\nCi vogliamo viv3, liber3, arrabbiat3 perchè insieme siamo più forti.\r\n\r\n\r\nCi volete vittime, saremo marea!\r\n\r\n\r\n NON UNA DI MENO",[84],{"field":85,"matched_tokens":86,"snippet":81,"value":82},"post_content",[79,80],1733921019837546500,{"best_field_score":89,"best_field_weight":90,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":53,"score":91,"tokens_matched":92,"typo_prefix_score":53},"2216192835584",14,"1733921019837546609",3,{"document":94,"highlight":114,"highlights":119,"text_match":87,"text_match_info":122},{"cat_link":95,"category":96,"comment_count":53,"id":97,"is_sticky":53,"permalink":98,"post_author":56,"post_content":99,"post_date":100,"post_excerpt":59,"post_id":97,"post_modified":101,"post_thumbnail":102,"post_thumbnail_html":103,"post_title":104,"post_type":64,"sort_by_date":105,"tag_links":106,"tags":110},[50],[52],"77976","http://radioblackout.org/2022/11/la-lotta-a-sainte-soline-contro-il-progetto-del-mega-bacino-idrico/","Lo scorso weekend si è tenuta una manifestazione importante a Sainte Soline, nel nord ovest della Francia, dove migliaia di persone messe in rete dal movimento Soulevement de la Terre si sono ritrovate per opporsi al progetto del mega bacino idrico.\r\n\r\nAbbiamo intervistato una compagna francese, simpatizzante della rete SDT, che ci ha raccontato le origini, gli sviluppi e le prospettive del movimento e della lotta contro il progetto. Di seguito riportiamo la traduzione dell'intervista radiofonica.\r\n\r\n \tCome nasce la rete Soulevement de la Terre, quali sono gli obiettivi e dove si sta sviluppando maggiormente?\r\n\r\nSDT e’ un movimento, una campagna nata da 2 anni in un contesto in cui i movimenti del clima, i sindacati, i partiti politici ed altri soggetti erano incapaci di costruire forza, quindi nasce il bisogno di creare una forza politica dove varie componenti si incontrano: abitanti di territori in lotta come nelle ZAD, giovani dei movimenti ecologisti, agricoltori sindacadicalizzati e giovani in rivolta. L'obiettivo parte dalla necessità di fare qualcosa di potente a partire da due assi: la crescente distruzione delle terre, dei campi, l'opera di cementificazione e la distruzione di risorse idriche; la constatazione di un aumento delle terre vuote o abbandonate, tanti contadini vanno in pensione e la lotta che portiamo avanti libera anche dei territori. Dunque la domanda è anche cosa facciamo con queste terre, come organizzarci per riprendere in mano queste risorse e affrontare la sensazione di essere privati delle proprie risorse.\r\n\r\n \tLa lotta di Sainte Soline: in che cosa consiste il progetto del mega bacino idrico, quali sono le conseguenze, come si inserisce nel ragionamento la questione dell’agroindustria in Francia, quali sono gli obiettivi di chi si batte contro questa grande opera?\r\n\r\nPrima di rispondere a questa domanda vorrei dare degli esempi delle lotte di SDT. Per esempio le lotte contro la distruzione e cementificazione nel sud della Francia, un anno e mezzo fa vi è stato un grande evento di più di 800 persone che hanno messo in atto una grande azione di sabotaggio che ha portato a grande visibilità ; attaccare direttamente le grandi industrie come Lafarge a Parigi, l'occupazione di Monsanto a Lione con i vari tentativi di entrare; la lotta contro la costruzione di riserve idriche artificiali nelle montagne delle Alpi, progetto che poi e’ stato abbandonato.\r\n\r\nArriviamo dunque alla lotta contro il bacino a Sainte Soline. Possiamo dire che e’ la lotta emblematica di SDT e occorre raccontare in che cosa consiste il progetto. Il mega bacino prevede lo scavo di crateri immensi che si estendono su 16 ettari di terre, all'interno vengono sistemati dei teli in plastica che dovrebbero fungere da vasche all'interno delle quali si va a pompare l’acqua direttamente dalle falde acquifere per poterla stoccare nel bacino e per poi irrigare d’estate. Questa logica di stoccaggio delle acque in un periodo di siccità viene promossa dal governo. Uno dei problemi è che quest'acqua servirebbe a una minoranza di agricoltori che lavorano nell'ambito dell’agroindustria e che producono mais per allevamento. La loro cultura distrugge il suolo, è causa di ulteriore siccità, causa l'erosione delle terre legata allo scavo delle vasche e, inoltre, rientra in una logica di privatizzazione dell’acqua. Chiaramente è basata su una logica a breve termine, ossia ce ne freghiamo di domani, in un momento di forte siccità e’ ancora più problematica.\r\n\r\n \tLo scorso weekend c'è stata una grande manifestazione contro il progetto del mega bacino a Sainte Soline, ci racconti come nasce, la composizione e quali prospettive si dà?\r\n\r\nIntanto bisogna partire dalla lotta contro le vasche: oggi ci sono 93 grandi vasche pensate in Francia e 16 in questa regione che e’ una zona di prova, quindi è ancor più importante lottare lì contro la propagazione di questo esperimento. Oggi abbiamo visto crescere il movimento territoriale che era attivo da 10 anni grazia alla collaborazione con altri soggetti e realtà di lotta. Già durante l'anno scorso vi sono stati tre grandi eventi: un'azione di smantellamento delle vasche quando a 9 vasche è stata tolta la plastica. L'obiettivo della manifestazione era impedire l’inizio del cantiere,ad oggi il progetto non e’ stato sospeso ma, dopo la mobilitazione, è stato messo in pausa il cantiere al momento perchè hanno paura della resistenza. In termini di analisi: e’ una delle prime volte che in Francia si dà una mobilitazione enorme, attraversata da una composizione molto diversa: agricoltori, persone anziane, giovani. Tutte queste persone hanno partecipato con lo stesso obbiettivo: fermare il cantiere. Quindi tutti sapevano che per praticare questo obiettivo si sarebbe andati incontro anche a sbarramenti della polizia. Il fatto che tutti avessero lo stesso obiettivo e che tutti siano stati all’ascolto delle varie pratiche per farle coesistere è stato vincente. Questa composizione ha anche permesso un vero rapporto di forza nel dibattito: da quando c’e’ stata questa manifestazione si parla ovunque di questa questione dando quindi grande visibilità al movimento. Inoltre è funzionale l’idea di creare una forza autonoma dai vecchi partiti e sindacati, questo apre nuovi spazi di lotta dove le persone possono veramente far sentire la loro voce e riprendere in mano la loro capacita di agire e costituire forza insieme.\r\n\r\nPer quanto riguarda le prospettive sicuramente tenere alta l'attenzione per impedire la costruzione delle vasche, partecipare e informare anche in Italia con l'idea di vivere insieme questi momenti e di partecipare ai prossimi appuntamenti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/Soulevement-de-la-terre-2022_11_03_2022.11.03-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","4 Novembre 2022","2022-11-04 14:13:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/obietproxy-image-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"150\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/obietproxy-image-300x150.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/obietproxy-image-300x150.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/obietproxy-image-1024x512.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/obietproxy-image-768x384.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/obietproxy-image.jpeg 1342w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La lotta a Sainte Soline contro il progetto del mega bacino idrico.",1667571205,[107,108,109],"http://radioblackout.org/tag/grandi-opere/","http://radioblackout.org/tag/movimento/","http://radioblackout.org/tag/soulevement-de-la-terre/",[111,112,113],"grandi opere","movimento","soulevement de la terre",{"post_content":115},{"matched_tokens":116,"snippet":117,"value":118},[80,79,80],"una composizione molto diversa: agricoltori, \u003Cmark>persone\u003C/mark> \u003Cmark>anziane\u003C/mark>, giovani. 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L’ordine dei medici di Torino non ne è affatto convinto. Gli unici studi effettuati sono stati fatti dalle aziende produttrici, che hanno tutto l’interesse a dimostrarne l’innocuità, ma nonostante ciò mostrano numerose lacune e criticità.\r\n\r\nI taser sono stati testati su individui giovani e sani all’interno di palestre, Ma cosa accadrà quando verranno usate su persone anziane, malate, con un pacemaker o sotto l’effetto di sostanze? Quando si viene colpiti dalla pistola elettrica si cade a corpo morto, non si riescono a piegare le gambe, a buttare aventi le mani, a riparare la testa. Se passa un auto o un bus finiamo sotto le ruote, se la testa colpisce uno gradino, un mobile, un vetro cosa ci capiterà? Cosa accadrebbe se l’ago del Taser si conficcasse in un posto delicato come l’occhio? Nessuno studio è stato effettuato per controllare gli effetti sul lungo periodo della scarica elettrica, anche se si sa che alcuni sintomi si protraggono per giorni.\r\n\r\nNon solo. Le indagini effettuate nei paesi dove il Taser è utilizzato da molti anni ci rivelano che le scariche del Taser possono uccidere.\r\nUn’inchiesta della Reuters del 2018, correla ben 1.081 morti all'utilizzo di CEWs (Conducted Energy Weapons), di cui 163 accertate tramite autopsia negli Stati Uniti.\r\nNe abbiamo parlato con Luisa, medica della rete che si oppone all’introduzione definitiva del Taser\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/2022-03-15-taser-medici.mp3\"][/audio]","15 Marzo 2022","2022-03-15 14:34:51","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/taser-carabinieri-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/taser-carabinieri-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/taser-carabinieri-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/taser-carabinieri-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/taser-carabinieri-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/03/taser-carabinieri.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Taser. 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Solo a Casale Monferrato sono morte tremila persone. Tra loro anche familiari dei lavoratori, bambini che hanno giocato in quella polvere grigia ed assassina.\r\nTorturati ed uccisi. Il mesotelioma pleurico è il tumore che colpisce gli esposti all'amianto: le fibre ti entrano dentro e prima o poi cominciano a rosicchiarti la vita. Muori soffocato.\r\nLa sentenza di Roma fa soffrire, perché ha macinato le speranze di tanta gente comune, che aveva perso una persona cara e credeva nel lieto fine. Un lieto fine che non c'é stato: una dura lezione sulla democrazia, sul capitalismo, sul gioco truccato delle aule di tribunale.\r\nNon c'é scampo. Se il tavolo è truccato non resta che rovesciarlo.\r\n\r\nOggi i giornali hanno diffuso la notizia delle promesse del primo ministro Renzi alla gente del comitato di Casale: se ci sarà un processo bis, lo Stato si costituirà parte civile. Un'altra manciata di illusioni per la gente di Casale e per i tanti esposti all'amianto?\r\n\r\nAlberto Prunetti ha seguito il processo. Il suo libro \"Amianto. Una storia operaia\" racconta una storia che gli ha segnato la vita. L'amianto ha ucciso suo padre. Non aveva ancora sessant'anni. Tanti lavoratori sono morti alla stessa età, dopo una vita di lavoro.\r\nL'amianto ucciderà ancora: secondo i medici il picco delle morti deve ancora arrivare. L'ultima vittima di Casale è una ragazza di 28 anni, che ha respirato la morte nell'età dei giochi.\r\n\r\nAscolta la diretta con Alberto:\r\n\r\nprunetti_amianto\r\n\r\nA caldo, subito dopo la sentenza, sull'Internazionale è comparso un suo articolo che vi proponiamo di seguito.\r\n\r\n\"Siete quelli dell’amianto? Andate al Palazzaccio domattina? In bocca al lupo, allora”.\r\n\r\nCi avevano avvertito, i romani.\r\n\r\n“In bocca al lupo”. Da prendere come augurio di buona sorte ma forse anche alla lettera, come pericolo di fronte al potere intimidatorio della giustizia.\r\n\r\nCi avevano avvertiti ma il lupo ci ha mostrato i denti mentre la giustizia, che abita un palazzo simile a un labirinto, si faceva vedere da lontano e poi scompariva subito.\r\n\r\nImpressionandoci. Noi, figli di operai, abituati a calpestare umili pavimenti. Vedove di lavoratori, mondine diventate casalinghe e poi vedove trasformate da un destino amaro in attiviste. Signore anziane, con le stesse rughe delle Madres de Plaza de Mayo, lo stesso dolore in petto e la stessa ansia di giustizia. Quella giustizia che ha fatto capolino e poi è sparita subito, “in bocca al lupo”, in qualche corridoio bordato di marmo.\r\n\r\nIl cuore si placava solo uscendo dal palazzo, quando trovavi i brasiliani, arrivati per aprire una vertenza nel loro paese; gli inglesi, che a Manchester registrano sei casi di mesotelioma alla settimana e hanno le scuole infestate di amianto; e poi i francesi, i belgi, gli olandesi e anche due giapponesi e un argentino. Tutti familiari di vittime dell’amianto, di quella formidabile macchina di ricchezza e morte che dispensa ai ricchi la prima e il resto ai poveri.\r\n\r\nUna sentenza pre-scritta. Peccato che prescrivendo la sentenza hanno condannato noi. Condannati a una memoria senza giustizia, alla derisione del potente, alla beffa della Dea cieca con la bilancia in mano. Al lavoro di Sisifo di tornare a scrivere le nostre storie, la nostre ingiustizie, ogni volta da capo, col fegato che si fa amaro.\r\n\r\nLa sentenza è prescritta ma anche domani a Casale qualcuno si sveglierà con un colpo di tosse e il dolore ai reni. Qualcuno sputerà e un altro morirà, dopo aver distribuito un volantino contro la polvere, come si fa da quelle parti, con dignità e gli occhi lucidi. Gli stessi occhi lucidi di chi stava accanto a me al processo, ascoltando la sentenza. Sentenza prescritta. Non assolto, il reato c’è. Ma prescritto. Anche se ne ho visti che in secondo grado a Torino volantinavano contro l’Eternit e non sono riusciti a arrivare vivi, ieri, in Cassazione.\r\n\r\nSi può prescrivere allora anche la morte di domani? Anche quella di oggi? È quasi peggio che avessero detto che il fatto non sussiste, almeno nel loro mondo al contrario. Diciamocelo anche noi, diamo tregua al cuore: non sono morti a migliaia, non è successo davvero. Magari posso inventarmi con la penna un mondo in cui i morti della Eternit tornano a casa stasera, perché in fondo non sono mica morti, sono solo stati prescritti.\r\n\r\nE allora me li immagino quei vecchi operai, i nostri vecchi. A fare l’orto, a bere un bicchiere di barbera, a volantinare contro le multinazionali, fino all’ultimo respiro. Nel mondo dove si dà la vita vera. In quel mondo che forse sta solo nei nostri cuori o nei nostri sogni, in quel mondo che non è di questo mondo c’è giustizia, finalmente. Ma non si dà vita vera nella vita falsa e qui oggi tutto ha il sapore amaro della falsità, della beffa, della morte e dell’ingiustizia.\r\n\r\nPer questo scrivo per non prescrivere, per non dimenticare, per non ucciderli d’ingiustizia. Non scrivo per contar frottole. Sono morti e non hanno giustizia. E con questo sapore amaro in bocca, bisogna ricominciare la lotta contro i mulini a vento. Contro l’ingiustizia, fino all’ultimo respiro.\"","26 Novembre 2014","2014-11-27 14:44:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/eternit-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"195\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/eternit-300x195.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/eternit-300x195.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/eternit.jpg 400w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Eternit. La giustizia dei padroni",1417018311,[166,167,168,169],"http://radioblackout.org/tag/amianto/","http://radioblackout.org/tag/eternit/","http://radioblackout.org/tag/giustizia-di-classe/","http://radioblackout.org/tag/padroni-assassini/",[171,26,38,172],"amianto","padroni assassini",{"post_content":174},{"matched_tokens":175,"snippet":177,"value":178},[79,176],"le","destino amaro in attiviste. 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Nonostante il clima repressivo determinato dai decreti, la solidarietà non si ferma. I numeri da contattare sono:\r\n\r\n?011 19115546\r\n?346 6396423\r\nNe parliamo con un compagno del Gabrio:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/spesa-gabrio.mp3\"][/audio]\r\n\r\nil comunicato:\r\n\r\nIl CSOA GABRIO è chiuso, ma non fermo!\r\nIn questo momento critico, che stravolge le nostre vite come poche cose prima, ripiegarsi su se stessi non è un’opzione. \r\nAbbiamo sempre combattuto l’individualismo e la solitudine e lo faremo a maggior ragione ora che molte persone rischiano di rimanere completamente isolate, perché anziane, immunodepresse o semplicemente ammalate e impossibilitate a uscire per provvedere ai loro bisogni essenziali.\r\n\r\nSE TI TROVI IN DIFFICOLTÀ E NON HAI LA POSSIBILITÀ DI USCIRE CHIAMA I SEGUENTI NUMERI\r\n?011 19115546\r\n?346 6396423\r\n\r\n⌚CHIAMA POSSIBILMENTE IN MATTINATA, per consentirci di organizzare la spesa in giornata.\r\nSe non rispondiamo subito non ti preoccupare, vederemo la tua chiamata e ti richiameremo!\r\nSIETE TUTT* INVITAT* A PARTECIPARE, a comunicare questo messaggio alle persone in difficoltà che conoscete e a diffonderlo in qualunque modo!\r\nUseremo tutte le precauzioni necessarie per garantire la salute delle persone a cui porteremo la spesa,\r\nla salute nostra e di tutti coloro con cui verremo in contatto.\r\n\r\n‼️IL SERVIZIO CHIARAMENTE È GRATUITO E AL TELEFONO SARANNO DATE TUTTE LE INDICAZIONI SU COME SARÀ EFFETTUATA LA CONSEGNA PER EVITARE RISCHI SANITARI.\r\n\r\nZONA SAN PAOLO ANTIFASCISTA, ANTIRAZZISTA, ANTISESSISTA.","25 Marzo 2020","2020-03-26 08:15:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/spesa-gabrio-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"225\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/spesa-gabrio-225x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/spesa-gabrio-225x300.jpg 225w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/spesa-gabrio.jpg 720w\" sizes=\"auto, (max-width: 225px) 100vw, 225px\" />",1585137126,[199,200],"http://radioblackout.org/tag/csoa-gabrio/","http://radioblackout.org/tag/spesa-solidale/",[202,32],"CSOA Gabrio",{"post_content":204},{"matched_tokens":205,"snippet":206,"value":207},[80,79],"maggior ragione ora che molte \u003Cmark>persone\u003C/mark> rischiano di rimanere completamente isolate, perché \u003Cmark>anziane\u003C/mark>, immunodepresse o semplicemente ammalate e","il Csoa Gabrio con altre realtà cittadine hanno iniziato un servizio di distribuzione della spesa rivolto a chi si trova in situazioni di difficoltà o è impossibilitata ad uscire. 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La delibera regionale che ha spostato i malati Covid nelle RSA ha contribuito alla diffusione del virus tra persone anziane e deboli. Chi ci lavora non ha protezioni adeguate ed è sotto costante ricatto per il proprio posto di lavoro.\r\nO la borsa o la vita? 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Chi, in Russia, si oppone alla guerra, grazie ad una nuova legge imposta dopo l’attacco all’Ucraina, rischia pesanti pene detentive.\r\nEppure, proprio in circostanze tanto estreme diviene necessaria lucidità politica. Senza alcun facile moralismo verso chi cerca soluzioni individuali per affrontare il totale stravolgimento della propria vita, diventa necessario essere chiari di fronte alle pressanti richieste di schieramento dalla “parte giusta”.\r\nIl governo italiano ci ha arruolati tutt*, decidendo di inviare armi in Ucraina e truppe alle sue frontiere, aprendo le frontiere ai profughi di quella guerra, ma lasciandole chiuse per chi fugge da altri conflitti.\r\nC’è anche chi, in Ucraina ha scelto di arruolarsi nelle milizie di autodifesa, istituite dal governo sin dal 2020, e di combattere la guerra contro gli invasori russi nella convinzione che fosse l’unica scelta possibile e accettando, nei fatti se non nelle parole, il piano della guerra patriottica. 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Qui come in Ucraina.\r\nNe abbiamo parlato con Federico Ferretti\r\n\r\nUcraina, l’analisi degli anarchici russi del Kras\r\nVi proponiamo un’intervista realizzata dal gruppo Moiras sul quadro geopolitico, le lotte in Russia, la situazione in Ucraina. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nSabato 2 aprile\r\nmanifestazione\r\nContro tutte le guerre e chi le arma\r\nRitiro delle truppe italiane all’estero\r\nChiusura e riconversione dell’industria bellica\r\nBasta spese militari!\r\nAbbattiamo le frontiere!\r\nSolidarietà ed accoglienza ai profughi di tutte le guerre\r\nore 14,30 piazza affari – Milano \r\n\r\nSabato 9 aprile\r\ncorteo contro la guerra e chi la arma\r\nNo alla Città dell’aerospazio, no all’industria bellica, No alla NATO a Torino!\r\nore 14,30\r\nPiazza Borgo Dora al Balon\r\nArrivo in piazza Castello\r\n\r\n* No alla città dell'aerospazio, nuovo polo di ricerca, progettazione e produzione di armi.\r\n* No al progetto D.I.A.N.A. della Nato a Torino\r\n* Chiusura e riconversione dell'industria bellica\r\n* No all’ENI che devasta l’ambiente e promuove guerre per il gas e il petrolio\r\n* Contro la guerra ai poveri che in ogni dove pagano il prezzo più alto. 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In Ucraina in questo momento non c’è alcuna prospettiva di trasformare la guerra in innesco di un processo rivoluzionario in senso anarchico. Anzi! La guerra cancella la prospettiva di classe, lo sguardo internazionalista, la lotta alle frontiere.\r\nOggi disertare la guerra non è un semplice slogan, ma una concreta pratica di opposizione all’arruolamento dei corpi e delle coscienze. 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No al carovita!\r\n* No alle spese militari! Vogliamo case, scuole, ospedali, trasporti per tutt*\r\n* Stop all'invio di armi in Ucraina, ritiro di tutte \u003Cmark>le\u003C/mark> missioni militari all'estero\r\n* Solidarietà ed accoglienza ai profughi di tutte \u003Cmark>le\u003C/mark> guerre\r\n* Contro tutti gli imperialismi per un mondo senza frontiere\r\n\r\nCoordinamento contro la guerra e chi la arma – Torino\r\ninfo: antimilitarista.to@gmail.com\r\n\r\nSabato 16 aprile\r\nmarcia contro la guerra e il Tav da Bussoleno a San Didero\r\nore 14\r\n\r\nLunedì 25 aprile ore 15\r\nRicordo e commemorazione alla lapide di Ilio Baroni, partigiano e anarchico\r\n\r\nDomenica Primo Maggio\r\nSpezzone antimilitarista al corteo da piazza Vittorio\r\n\r\nContatti:\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\n@Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[365],{"field":85,"matched_tokens":366,"snippet":362,"value":363},[176,80,79,176],1736172819248578600,{"best_field_score":369,"best_field_weight":90,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":53,"score":370,"tokens_matched":92,"typo_prefix_score":53},"3315704266752","1736172819248578673",{"document":372,"highlight":391,"highlights":396,"text_match":87,"text_match_info":399},{"comment_count":53,"id":373,"is_sticky":53,"permalink":374,"podcastfilter":375,"post_author":376,"post_content":377,"post_date":378,"post_excerpt":59,"post_id":373,"post_modified":379,"post_thumbnail":380,"post_title":381,"post_type":310,"sort_by_date":382,"tag_links":383,"tags":387},"82047","http://radioblackout.org/podcast/tortura-seduzione-manicomiale-interventi-dalla-piazza/",[271],"bellocome","Estratti dalla puntata del 8 maggio 2023 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nTORTURE IN ITALIA\r\n\r\nCome viene interpretato il reato di tortura in Italia? Un reato che dovrebbe interessare un fenomeno ben preciso - ovvero la somministrazione di violenza fisica o psicologica da parte di funzionari pubblici - e che invece assume un campo di intervento molto più aspecifico. Partendo da qualche aggiornamento sulla lotta contro il 41bis, cercheremo di analizzare gli sviluppi nel contrasto alla tortura in Italia, tra la volontà di cancellare questo reato da parte di chi strizza l’occhio ai torturatori e alcune contraddizioni nella sua applicazione, concludendo con una vicenda che emerge dal carcere di Bari.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/BCUPCB_41bis-torture_psy-bari.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nPSICHIATRIA\r\n\r\nIl recente terribile femminicidio di Barbara Capovani, pischiatra uccisa a Pisa da un uomo con diagnosi psichiatrica, sta venendo utilizzato per mostrificare la critica anti-psichiatrica e sussurrare un ritorno al modello manicomiale.\r\n\r\nIl dibattito in corso si appiattisce su un approccio economico-securitario che estromette qualunque analisi dei fattori ambientali (sociali, culturali, economici, relazionali) che suscitano le sofferenze psichiche e il loro dilagare.\r\n\r\nUn altro volto dell’apparato socio-psichiatrico riguarda la sua dimensione estrattivista: persone con disabilità, persone con neurodiversità, persone anziane, vengono trasformate in bacini dai quali estrarre profitto. Questi processi producono frequentemente orrori all’interno dei quali si intersecano deumanizzazione, sfruttamento lavorativo, sindorme da burn-out, sorveglianza e repressione.\r\n\r\nCercheremo di osservare cosa venga ipervisibilizzato e cosa venga invece nascosto nel campo della relazione tra violenza e psichiatria, anche grazie a un contributo del Collettivo Antipischiatrico Antonin Artaud rispetto al processo che vede coinvolta la Fondazione Stella Maris nei maltrattamenti verso pazienti con disabilità cognitiva:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/BCUPCB_stella-maris-pisa.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nINTERVENTI DALLA PIAZZA TEMATICA CONTRO REPRESSIONE E 41BIS\r\n\r\nProponiamo la raccolta degli interventi realizzati nel corso della piazza tematica del 22 aprile 2023: un momento di confronto e controinformazione contro carcere, 41bis, sorveglianza, sfruttamento, repressione dei flussi migratori e guerra.\r\n\r\nIntroduzione a cura della Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali [inizio tagliato per problemi tecnici]:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/PT41bis_intro_cut.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIntervento di Lorenzo D’Agostino su Antimafia e Guerra alle Persone Migranti:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/PT41bis_antimafia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIntervento su Guerra Interna e Guerra Esterna:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/PT41bis_GuerraInternaEsterna.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIntervento sul 41bis a cura della Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/PT41bis_cassantirep41bis.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIntervento su generalizzazione della repressione, guerra, crisi e controllo sociale:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/PT41bis_guerra-tech.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDiretta dal Presidio sotto al carcere de L’Aquila:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/PT41bis_aquila.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIntervento del Soccorso Rosso Internazionale:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/PT41bis_soccorso41bis.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIntervento sulle tecnologie di sorveglianza in ambito lavorativo:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/PT41bis_sorveglianza.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIntervento di un compagno dell’Assemblea Lotte Lavoro:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/PT41bis_lavoro.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIntervento dell’Assemblea contro il CPR di Torino:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/PT41bis_CPR.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nConclusione a cura della Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/PT41bis_conclusione.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","12 Maggio 2023","2023-05-12 11:40:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/05/bcupcb_torture-psy-200x110.jpg","Tortura? - Seduzione manicomiale - Interventi dalla piazza",1683891636,[384,385,386],"http://radioblackout.org/tag/41-bis/","http://radioblackout.org/tag/antipsichiatria/","http://radioblackout.org/tag/sorveglianza/",[388,389,390],"41 bis","antipsichiatria","sorveglianza",{"post_content":392},{"matched_tokens":393,"snippet":394,"value":395},[80,80,79],"con disabilità, \u003Cmark>persone\u003C/mark> con neurodiversità, \u003Cmark>persone\u003C/mark> \u003Cmark>anziane\u003C/mark>, vengono trasformate in bacini dai","Estratti dalla puntata del 8 maggio 2023 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nTORTURE IN ITALIA\r\n\r\nCome viene interpretato il reato di tortura in Italia? 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L’operazione “la città possibile” era un ingranaggio ben oliato che funzionava senza intoppi. Duecento rom meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di social housing, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima città italiana ad aver cancellato la vergogna dei campi. Peccato che l’operazione, costata cinque milioni di euro del ministero dell’Interno, abbia riempito le casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche, mentre ai rom “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché si rispettino regole di comportamento che lederebbero la dignità di un bambino di tre anni.\r\n\r\nAgli altri seicento il Comune di Torino ha offerto la strada o la deportazione.\r\n\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 persone sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, uno probabilmente è già stato deportato.\r\n\r\nIl tam tam aveva battuto la notizia che giovedì sarebbe stata sgomberata “la fossa”, la zona del campo abitata dai calderasc.\r\nPoi, a sorpresa, il tribunale dei diritti dell’uomo ha imposto al governo lo stop dello sgombero, perché, non si possono buttare in strada uomini, donne e bambini senza offrire un’alternativa.\r\nUn granello di sabbia ha cominciato a sporcare la vetrina luccicante del Comune.\r\nNel pomeriggio di giovedì 19 al Campus “Luigi Einaudi” c’era l’inaugurazione di un convegno sui rom, senza i rom. Non invitati c’erano anche gli antirazzisti di Gattorosso Gattonero che hanno aperto uno striscione, si sono presi il microfono per leggere un documento degli abitanti di Lungo Stura Lazio, gli unici a non essere mai stati interpellati su quanto veniva deciso ed attuato sui loro corpi, sulle loro vite, sul futuro dei loro figli.\r\nIl vicesindaco Elide Tisi ha dato forfait all’ultimo momento, limitandosi a inviare una lettera. L’eco delle voci dei senza voce è comunque risuonata nell’aula nuova e linda del Campus.\r\nPochi chilometri di strada da Lungo Stura Lazio, anni luce di repressione e disprezzo dalle baracche dove i rom vivono da anni tra topi e fango. La prima volta che le vedi quelle baracche fanno orrore. Poi ti accorgi che sono state dipinte, che ci sono le tendine alle finestre, dietro cui brillano candele e luci scarne. E ti accorgi che l’orrore vero è quello di tanti giorni all’alba, tra lampeggianti, antisommossa e vigili urbani con il manganello e i guanti.\r\n\r\nNei giorni successivi i quotidiani hanno dato ampio risalto alla notizia dello stop momentaneo imposto dalla corte dei diritti dell’uomo, concedendo ampia facoltà di replica sia a Tisi, sia a Borgna, il pubblico ministero che lo scorso maggio aveva posto sotto sequestro l’area.\r\nNeanche una riga è stata concessa al documento dell’assemblea degli abitanti del campo. Anarres ne ha parlato con Cecilia di Gattorosso Gattonero.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\nUnknown\r\n\r\nDi seguito il comunicato di Gatto Rosso Gatto Nero:\r\n«È sempre possibile dire il vero nello spazio di una esteriorità selvaggia; ma non si è nel vero se non ottemperando alle regole di una ‘polizia’ discorsiva che si deve riattivare in ciascuno dei suoi discorsi. » (M. F.)\r\nTorino, 19 marzo 2015\r\nQuesta mattina all'alba doveva scattare un'ulteriore operazione di sgombero nel campo rom di Lungo Stura. L'ennesima dall'estate 2014, a poche settimane di distanza da quella del 26 febbraio, in cui oltre 100 persone sono finite in mezzo alla strada senza preavviso né alternativa abitativa, mentre le loro baracche venivano distrutte dalle ruspe della Città di Torino. A rovinare i piani istituzionali è intervenuto il ricorso presentato da cinque famiglie residenti nel campo, rappresentate dall'avvocato Gianluca Vitale, il cui successo coincide con la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di imporre al governo italiano la sospensione immediata dello sgombero fino al 26 marzo, con la richiesta che vengano fornite informazioni in merito alla ricollocazione abitativa dei nuclei. E' la prima volta che la Corte sospende lo sgombero di un campo rom in Italia. Ad esser maliziosi vien da pensare che la Città di Torino la stia facendo davvero grossa.\r\nLe operazioni di sgombero fanno tutte parte del mega-progetto “La città possibile”, con il quale la Città di Torino fa vanto di “superare” i campi nomadi e la cui gestione è monopolio della cordata Valdocco - AIZO - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa, cui è stato affidato un appalto dal valore di 5.193.167,26 euro stanziati dal Ministero dell'Interno, nell'assenza di alcun monitoraggio indipendente. L'implementazione di questa “buona pratica” nel campo rom “informale” più grande d'Europa, quello di Lungo Stura, dove da 15 anni vivevano oltre 1.000 persone provenienti dalla Romania, bacino di manodopera sottocosto per le economie formali ed informali della città, ha previsto l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 persone a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o la collocazione in sistemazioni di housing sociale a metà tra la caserma e l'asilo, o ancora il rimpatrio “volontario” in Romania; ai secondi – ben oltre 600 persone - lo sgombero forzato senza alternativa abitativa da portare a termine entro il 31 marzo, appena sospeso dalla CEDU dopo che oltre 100 persone ne sono già state oggetto.\r\n\r\nNel frattempo, dopo la retata della polizia di mercoledì mattina, una ventina di persone del campo si ritrovano oggi con in mano un foglio di via che intima loro di lasciare l'Italia entro 30 giorni, come è successo a decine di altri nel corso dell'ultimo anno. Due persone sono invece rinchiuse nel CIE di Torino in attesa di convalida o annullamento dell'espulsione coatta.\r\n\r\nNella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del progetto ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, la Città di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia.\r\nAttraverso lo sgombero forzato di chi non può accedere al “libero” mercato degli affitti né alle case popolari - e si trova così costretto, dopo secoli di stanzialità, ad un nomadismo forzato attraverso cui si costruisce lo stigma “culturale” utile ad etnicizzare lo spazio politico e sociale - si sta portando avanti una violenta politica repressiva e speculativa che garantisce i profitti economici e simbolici di pochi noti, devastando la vita di molti. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici. Non importa che nel campo vivano donne in stato di gravidanza, persone anziane e malate e minori frequentanti la scuola. Non importa neppure che la loro presenza invisibile dati di oltre un decennio e sia situata su un terreno decisamente poco appetibile per grandi investimenti. Dietro all'ideologia “democratica” sui cui si fonda la retorica di questo progetto di speculazione e sgombero, di cui il nome stesso - “La città possibile” - è emblema, si cela, come sempre, la materialità delle risorse e degli interessi economici che determinano forze e rapporti di forza in campo.\r\n\r\nQual è la genealogia di questo progetto milionario?\r\nChi ha partecipato alla definizione dei termini del suo “discorso”?\r\nIn quali spazi ed attraverso quali processi?\r\nQuali effetti sono stati prodotti rispetto alla creazione di “soggetti” ed “oggetti”?\r\nCon quali conseguenze nello spazio politico locale e sovra-locale?\r\nIn base a quali criteri sono state scelte le famiglie?\r\nDi che natura è lo strumento governativo definito “patto di emersione”?\r\nQuali rappresentazioni e vincoli impone all'azione ed alla vita quotidiana delle persone? Qual è la sostenibilità economica delle sistemazioni abitative per le famiglie?\r\nPerché vengono costrette alla dipendenza da associazioni e cooperative?\r\nCosa succederà alle famiglie quando finiranno i contributi agli affitti non calmierati?\r\nLo sgombero senza alternativa abitativa \"supera\" un campo per crearne altri?\r\nQuale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione”?\r\nChi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari del campo di Lungo Stura?\r\n\r\nQueste sono solo alcune delle domande a cui una delle principali responsabili politiche del progetto, la vicesindaco Tisi - invitata ad inaugurare un'imbarazzante conferenza sull'inclusione abitativa dei Rom, patrocinata niente meno che dalla Città di Torino proprio mentre la stessa porta avanti un'operazione di speculazione e sgombero sulla pelle dei Rom - non ha evidentemente molta voglia di rispondere. Informata della presenza di un gruppo di antirazzisti/e all'evento, ha preferito scappare, lasciando alla platea una missiva greve di retorica e compassione per i “poveri senza tetto” che ben si addice ad un'esponente di punta del PD torinese, da anni al governo della capitale italiana degli sfratti. Una conferenza tenutasi a pochi chilometri dal campo rom di Lungo Stura - dove centinaia di persone vivono nell'incertezza radicale rispetto al loro presente e sotto la costante minaccia della violenza poliziesca - in cui non si è percepita in alcun modo la materialità dei processi di speculazione, repressione e ricatto in atto, né la sofferenza dei soggetti che subiscono quotidianamente gli effetti di queste politiche “virtuose” con cui la Città di Torino pensa di farsi pubblicità; una conferenza in cui gli unici assenti erano proprio questi soggetti, ai quali i “ricercatori critici” hanno pensato bene di concedere statuto di esistenza unicamente in qualità di “oggetti” dei discorsi e dello sguardo altrui; una conferenza dove non è stato minimamente problematizzato il nesso tra potere e sapere, ma è stata anzi offerta legittimazione alle istituzioni ed al loro operato, accogliendole come interlocutori credibili – uno sguardo al programma, ai termini del discorso ed agli sponsor in esso contenuti è sufficiente a capire quali siano le differenti “agende” che nell'iniziativa hanno trovato felice saldatura. Non vanno sprecate ulteriori parole.\r\n\r\nLa presenza degli antirazzisti/e ha portato uno squarcio di realtà e materialità in una Aula Magna dove ad un'analisi del potere politico e dei rapporti di classe nello spazio metropolitano, di cui la questione abitativa è parte, si è ancora una volta preferito il comodo sguardo culturalista sui Rom come luoghi dell'eccezione. All'ipocrita retorica della “cittadinanza” e del “diritto di parola” (comunque negato), abbiamo risposto con la presa diretta della parola. Nè “partecipanti” ad un confronto che non è mai esistito, né “portavoce” di un popolo o di qualsivoglia bandiera. Lontani dalla melmosa palude della “rappresentanza” - di cui altri sembrano invece tanto ossessionati - abbiamo usato i nostri corpi come amplificatori delle voci dell'assemblea degli abitanti del campo rom di Lungo Stura, dove si sta combattendo una guerra sociale.\r\n\r\nAssemblea Gatto Nero Gatto Rosso\r\ngattonerogattorosso@inventati.org\r\n\r\nDi seguito il testo letto in università.\r\nBasta sgomberi e speculazioni nel campo rom di lungo Stura!\r\nGiovedì 26 febbraio la polizia ha sgomberato dal campo rom di Lungo Stura 200 persone. Le loro baracche e roulottes sono state distrutte dalle ruspe del Comune di Torino senza dare alle persone neanche il tempo di mettere in salvo le proprie cose, né ai malati di recuperare i medicinali. Chi è stato sgomberato non aveva altro posto dove andare: qualcuno è fuggito in altre parti della città, altri hanno chiesto ospitalità a chi ancora vive nel campo.\r\nQuesto sgombero non è giusto.\r\nNel campo di Lungo Stura fino all'anno scorso vivevano oltre 1.000 persone. Siamo arrivati in Italia 15 anni fa e abbiamo sempre vissuto in baracche, non per scelta, ma perché non possiamo permetterci di pagare un affitto. In Romania abbiamo sempre vissuto in case, che lo Stato garantiva a tutti durante il regime di Ceaușescu, nonostante il razzismo contro i Rom esistesse anche allora. Siamo venuti in Italia perché dopo il 1989 la situazione economica è diventata molto difficile: hanno chiuso miniere, fabbriche e collettivizzazioni dove molti di noi lavoravano, mentre le attività che alcuni gruppi rom svolgevano da secoli non hanno trovato spazio nell'economia capitalista. Siamo diventati disoccupati e senza reddito.\r\nSiamo venuti in Italia per cercare lavoro e qui abbiamo visto che i Rom vivevano in campi, mentre l'accesso alle case popolari era praticamente impossibile. Il mercato degli affitti di Torino, poi, è inaccessibile per chi come noi svolge lavori sottopagati che non ci permettono nemmeno di sfamarci. Così ci siamo adattati alla situazione, che è sempre stata molto dura, perché non eravamo abituati a vivere in baracche, senza luce né acqua. Il campo di Lungo Stura si è velocemente ingrandito perché molte persone scappavano qui dopo che polizia e vigili le sgomberavano da altre zone. Prima che la Romania entrasse nell'Unione Europea i poliziotti venivano spesso nei campi, all'alba, per fare retate e spaccare tutto: ci prendevano, ci portavano in questura e spesso ci chiudevano nei CIE o ci mettevano direttamente sugli aerei per espellerci. Anche dopo che siamo diventati cittadini europei la violenza della polizia è continuata, così come il razzismo e lo sfruttamento.\r\nAbbiamo letto sui giornali che più di un anno fa il Comune di Torino ha avviato un progetto abitativo per i Rom, chiamato “La città possibile” e costato oltre 5 milioni di euro, finanziati dallo Stato italiano. Abbiamo letto che con questo progetto le istituzioni hanno detto di voler “superare” i campi nomadi. Il Comune, però, non ha organizzato nemmeno un'assemblea per parlare con noi, né alcuna rappresentanza delle famiglie è mai stata invitata alle riunioni dove sono state prese le decisioni.\r\n\r\nNessuno ci ha mai informati di come sono stati spesi i soldi, né delle caratteristiche di questo progetto.\r\n\r\nLe cooperative e le associazioni hanno chiamato alcune famiglie del campo, a cui hanno fatto firmare dei fogli con cui accettavano di distruggere le proprie baracche in cambio di una sistemazione abitativa. In questo modo, il Comune ha inserito 250 persone nel progetto: alcune in alloggio, altre in housing sociale, altre ancora sono state rimpatriate in Romania. Là però non si riesce a sopravvivere, quindi queste persone sono già tornate in Italia. Nessuno ci ha spiegato i criteri con cui queste famiglie sono state scelte. Alcune persone arrivate da poco in Italia hanno avuto la casa, altri che sono qui da 10 anni non hanno avuto niente, quindi pensiamo che ci siano stati casi di corruzione. L'unica cosa che abbiamo davvero capito è che le case sono state offerte solo per pochi mesi, al massimo due anni. Poi le famiglie dovranno pagare affitti insostenibili e se non riusciranno a farlo si ritroveranno in mezzo alla strada, a meno che le cooperative non ricevano altri soldi per continuare il progetto. Ma cosa è successo a tutte le persone rimaste fuori da “La città possibile”?\r\n\r\nLa maggior parte degli abitanti del campo di lungo Stura è stata arbitrariamente tagliata fuori dal progetto.\r\n\r\nStiamo parlando di oltre 600 persone: abbiamo ricevuto continue promesse, ma nessuna risposta concreta. Abbiamo chiesto spiegazioni sui criteri, ma nessuno ci ha voluto parlare. L'unico rapporto con Questura, Comune, associazioni e cooperative era che venivano a censirci e a farci domande in continuazione. Poi arrivava la polizia a darci il foglio di via. Ogni due settimane mandavano i poliziotti nel campo con cani, scudi e manganelli, per fare le retate, prendere le persone e mandarle via dall'Italia, con qualunque pretesto. Ad una signora hanno dato il foglio di via perchè aveva acceso la stufa per scaldare la baracca. La Croce Rossa invece veniva a prendere nota delle baracche vuote, per farle spaccare, quando la gente non era in casa, dopo le 9 del mattino.\r\nIl 26 febbraio la polizia ha sgomberato 200 di noi, senza offrire nessuna alternativa abitativa. Ora nel campo siamo ancora oltre 400 persone ed ogni giorno viviamo con la paura di essere buttati in mezzo alla strada. A nessuno interessa che nel campo vivano donne incinte, persone anziane e molte persone malate. A nessuno interessa che, a causa dello sgombero, i nostri bambini e bambine non abbiano più la possibilità di andare a scuola e così perdano l'anno scolastico. L'unica cosa che interessa è spaccare le nostre baracche.\r\n\r\nViviamo come topi, se non abbiamo diritto nemmeno ad una baracca, allora tanto vale che veniate a spararci.\r\n\r\nI campi rom non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Quanti soldi hanno guadagnato in tutti questi anni, sulla pelle dei Rom, associazioni e cooperative cui il Comune di Torino ha dato appalti di ogni genere per “gestire” i campi e chi è costretto a viverci? Quanti soldi hanno guadagnato nell'ultimo anno Valdocco, Terra del Fuoco, AIZO, Stranaidea, Liberitutti e Croce Rossa, con il progetto “La città possibile” che è costato più di 5 milioni di euro? Questi soldi non vengono spesi a favore dei Rom ed infatti la nostra situazione non è affatto migliorata in tutti questi anni. Dobbiamo chiederci chi realmente ci guadagna da tutti questi progetti “eccezionali”, che oltretutto rinforzano l'idea che noi Rom non facciamo parte di una comune umanità e fomentano il razzismo.\r\n\r\nNel campo oggi vivono oltre 400 persone, di cui metà sono minori.\r\nNegli ultimi giorni a qualcuno è stato promesso di entrare nel progetto: questa logica di divisione e ricatto deve finire!\r\nTutti/e devono poter di vivere in case o luoghi dignitosi e sicuri.\r\nNessuno deve essere buttato in mezzo alla strada.\r\nI minori devono poter frequentare la scuola e terminare l'anno.\r\nBasta sgomberi e speculazioni sulla nostra pelle!\r\nTorino, 15 marzo 2015\r\nAssemblea abitanti del campo di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n ","21 Marzo 2015","2018-10-17 22:59:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/cle1-200x110.jpg","Convegno sui Rom senza i Rom: antirazzisti/e rovinano la vetrina della Città di Torino",1426934211,[412,413,414,415,416,417],"http://radioblackout.org/tag/corte-europea-diritti-umani/","http://radioblackout.org/tag/elide-tisi/","http://radioblackout.org/tag/lungo-stura-lazio/","http://radioblackout.org/tag/retata/","http://radioblackout.org/tag/rom/","http://radioblackout.org/tag/sgombero-campo/",[294,285,419,277,420,287],"lungo stura lazio","rom",{"post_content":422},{"matched_tokens":423,"snippet":424,"value":425},[80,79],"donne in stato di gravidanza, \u003Cmark>persone\u003C/mark> \u003Cmark>anziane\u003C/mark> e malate e minori frequentanti","Il 19 marzo è stata una gran brutta giornata per gli apprendisti stregoni del Comune di Torino.\r\nEra tutto perfetto. L’operazione “la città possibile” era un ingranaggio ben oliato che funzionava senza intoppi. Duecento rom meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di social housing, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima città italiana ad aver cancellato la vergogna dei campi. Peccato che l’operazione, costata cinque milioni di euro del ministero dell’Interno, abbia riempito \u003Cmark>le\u003C/mark> casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche, mentre ai rom “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché si rispettino regole di comportamento che lederebbero la dignità di un bambino di tre anni.\r\n\r\nAgli altri seicento il Comune di Torino ha offerto la strada o la deportazione.\r\n\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 \u003Cmark>persone\u003C/mark> sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, uno probabilmente è già stato deportato.\r\n\r\nIl tam tam aveva battuto la notizia che giovedì sarebbe stata sgomberata “la fossa”, la zona del campo abitata dai calderasc.\r\nPoi, a sorpresa, il tribunale dei diritti dell’uomo ha imposto al governo lo stop dello sgombero, perché, non si possono buttare in strada uomini, donne e bambini senza offrire un’alternativa.\r\nUn granello di sabbia ha cominciato a sporcare la vetrina luccicante del Comune.\r\nNel pomeriggio di giovedì 19 al Campus “Luigi Einaudi” c’era l’inaugurazione di un convegno sui rom, senza i rom. Non invitati c’erano anche gli antirazzisti di Gattorosso Gattonero che hanno aperto uno striscione, si sono presi il microfono per leggere un documento degli abitanti di Lungo Stura Lazio, gli unici a non essere mai stati interpellati su quanto veniva deciso ed attuato sui loro corpi, sulle loro vite, sul futuro dei loro figli.\r\nIl vicesindaco Elide Tisi ha dato forfait all’ultimo momento, limitandosi a inviare una lettera. L’eco delle voci dei senza voce è comunque risuonata nell’aula nuova e linda del Campus.\r\nPochi chilometri di strada da Lungo Stura Lazio, anni luce di repressione e disprezzo dalle baracche dove i rom vivono da anni tra topi e fango. La prima volta che \u003Cmark>le\u003C/mark> vedi quelle baracche fanno orrore. Poi ti accorgi che sono state dipinte, che ci sono \u003Cmark>le\u003C/mark> tendine alle finestre, dietro cui brillano candele e luci scarne. E ti accorgi che l’orrore vero è quello di tanti giorni all’alba, tra lampeggianti, antisommossa e vigili urbani con il manganello e i guanti.\r\n\r\nNei giorni successivi i quotidiani hanno dato ampio risalto alla notizia dello stop momentaneo imposto dalla corte dei diritti dell’uomo, concedendo ampia facoltà di replica sia a Tisi, sia a Borgna, il pubblico ministero che lo scorso maggio aveva posto sotto sequestro l’area.\r\nNeanche una riga è stata concessa al documento dell’assemblea degli abitanti del campo. Anarres ne ha parlato con Cecilia di Gattorosso Gattonero.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\nUnknown\r\n\r\nDi seguito il comunicato di Gatto Rosso Gatto Nero:\r\n«È sempre possibile dire il vero nello spazio di una esteriorità selvaggia; ma non si è nel vero se non ottemperando alle regole di una ‘polizia’ discorsiva che si deve riattivare in ciascuno dei suoi discorsi. » (M. F.)\r\nTorino, 19 marzo 2015\r\nQuesta mattina all'alba doveva scattare un'ulteriore operazione di sgombero nel campo rom di Lungo Stura. L'ennesima dall'estate 2014, a poche settimane di distanza da quella del 26 febbraio, in cui oltre 100 \u003Cmark>persone\u003C/mark> sono finite in mezzo alla strada senza preavviso né alternativa abitativa, mentre \u003Cmark>le\u003C/mark> loro baracche venivano distrutte dalle ruspe della Città di Torino. A rovinare i piani istituzionali è intervenuto il ricorso presentato da cinque famiglie residenti nel campo, rappresentate dall'avvocato Gianluca Vitale, il cui successo coincide con la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di imporre al governo italiano la sospensione immediata dello sgombero fino al 26 marzo, con la richiesta che vengano fornite informazioni in merito alla ricollocazione abitativa dei nuclei. E' la prima volta che la Corte sospende lo sgombero di un campo rom in Italia. Ad esser maliziosi vien da pensare che la Città di Torino la stia facendo davvero grossa.\r\n\u003Cmark>Le\u003C/mark> operazioni di sgombero fanno tutte parte del mega-progetto “La città possibile”, con il quale la Città di Torino fa vanto di “superare” i campi nomadi e la cui gestione è monopolio della cordata Valdocco - AIZO - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa, cui è stato affidato un appalto dal valore di 5.193.167,26 euro stanziati dal Ministero dell'Interno, nell'assenza di alcun monitoraggio indipendente. L'implementazione di questa “buona pratica” nel campo rom “informale” più grande d'Europa, quello di Lungo Stura, dove da 15 anni vivevano oltre 1.000 \u003Cmark>persone\u003C/mark> provenienti dalla Romania, bacino di manodopera sottocosto per \u003Cmark>le\u003C/mark> economie formali ed informali della città, ha previsto l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 \u003Cmark>persone\u003C/mark> a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o la collocazione in sistemazioni di housing sociale a metà tra la caserma e l'asilo, o ancora il rimpatrio “volontario” in Romania; ai secondi – ben oltre 600 \u003Cmark>persone\u003C/mark> - lo sgombero forzato senza alternativa abitativa da portare a termine entro il 31 marzo, appena sospeso dalla CEDU dopo che oltre 100 \u003Cmark>persone\u003C/mark> ne sono già state oggetto.\r\n\r\nNel frattempo, dopo la retata della polizia di mercoledì mattina, una ventina di \u003Cmark>persone\u003C/mark> del campo si ritrovano oggi con in mano un foglio di via che intima loro di lasciare l'Italia entro 30 giorni, come è successo a decine di altri nel corso dell'ultimo anno. Due \u003Cmark>persone\u003C/mark> sono invece rinchiuse nel CIE di Torino in attesa di convalida o annullamento dell'espulsione coatta.\r\n\r\nNella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del progetto ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, la Città di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia.\r\nAttraverso lo sgombero forzato di chi non può accedere al “libero” mercato degli affitti né alle case popolari - e si trova così costretto, dopo secoli di stanzialità, ad un nomadismo forzato attraverso cui si costruisce lo stigma “culturale” utile ad etnicizzare lo spazio politico e sociale - si sta portando avanti una violenta politica repressiva e speculativa che garantisce i profitti economici e simbolici di pochi noti, devastando la vita di molti. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove \u003Cmark>le\u003C/mark> politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici. Non importa che nel campo vivano donne in stato di gravidanza, \u003Cmark>persone\u003C/mark> \u003Cmark>anziane\u003C/mark> e malate e minori frequentanti la scuola. Non importa neppure che la loro presenza invisibile dati di oltre un decennio e sia situata su un terreno decisamente poco appetibile per grandi investimenti. Dietro all'ideologia “democratica” sui cui si fonda la retorica di questo progetto di speculazione e sgombero, di cui il nome stesso - “La città possibile” - è emblema, si cela, come sempre, la materialità delle risorse e degli interessi economici che determinano forze e rapporti di forza in campo.\r\n\r\nQual è la genealogia di questo progetto milionario?\r\nChi ha partecipato alla definizione dei termini del suo “discorso”?\r\nIn quali spazi ed attraverso quali processi?\r\nQuali effetti sono stati prodotti rispetto alla creazione di “soggetti” ed “oggetti”?\r\nCon quali conseguenze nello spazio politico locale e sovra-locale?\r\nIn base a quali criteri sono state scelte \u003Cmark>le\u003C/mark> famiglie?\r\nDi che natura è lo strumento governativo definito “patto di emersione”?\r\nQuali rappresentazioni e vincoli impone all'azione ed alla vita quotidiana delle \u003Cmark>persone\u003C/mark>? Qual è la sostenibilità economica delle sistemazioni abitative per \u003Cmark>le\u003C/mark> famiglie?\r\nPerché vengono costrette alla dipendenza da associazioni e cooperative?\r\nCosa succederà alle famiglie quando finiranno i contributi agli affitti non calmierati?\r\nLo sgombero senza alternativa abitativa \"supera\" un campo per crearne altri?\r\nQuale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione”?\r\nChi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari del campo di Lungo Stura?\r\n\r\nQueste sono solo alcune delle domande a cui una delle principali responsabili politiche del progetto, la vicesindaco Tisi - invitata ad inaugurare un'imbarazzante conferenza sull'inclusione abitativa dei Rom, patrocinata niente meno che dalla Città di Torino proprio mentre la stessa porta avanti un'operazione di speculazione e sgombero sulla pelle dei Rom - non ha evidentemente molta voglia di rispondere. Informata della presenza di un gruppo di antirazzisti/e all'evento, ha preferito scappare, lasciando alla platea una missiva greve di retorica e compassione per i “poveri senza tetto” che ben si addice ad un'esponente di punta del PD torinese, da anni al governo della capitale italiana degli sfratti. Una conferenza tenutasi a pochi chilometri dal campo rom di Lungo Stura - dove centinaia di \u003Cmark>persone\u003C/mark> vivono nell'incertezza radicale rispetto al loro presente e sotto la costante minaccia della violenza poliziesca - in cui non si è percepita in alcun modo la materialità dei processi di speculazione, repressione e ricatto in atto, né la sofferenza dei soggetti che subiscono quotidianamente gli effetti di queste politiche “virtuose” con cui la Città di Torino pensa di farsi pubblicità; una conferenza in cui gli unici assenti erano proprio questi soggetti, ai quali i “ricercatori critici” hanno pensato bene di concedere statuto di esistenza unicamente in qualità di “oggetti” dei discorsi e dello sguardo altrui; una conferenza dove non è stato minimamente problematizzato il nesso tra potere e sapere, ma è stata anzi offerta legittimazione alle istituzioni ed al loro operato, accogliendole come interlocutori credibili – uno sguardo al programma, ai termini del discorso ed agli sponsor in esso contenuti è sufficiente a capire quali siano \u003Cmark>le\u003C/mark> differenti “agende” che nell'iniziativa hanno trovato felice saldatura. Non vanno sprecate ulteriori parole.\r\n\r\nLa presenza degli antirazzisti/e ha portato uno squarcio di realtà e materialità in una Aula Magna dove ad un'analisi del potere politico e dei rapporti di classe nello spazio metropolitano, di cui la questione abitativa è parte, si è ancora una volta preferito il comodo sguardo culturalista sui Rom come luoghi dell'eccezione. All'ipocrita retorica della “cittadinanza” e del “diritto di parola” (comunque negato), abbiamo risposto con la presa diretta della parola. Nè “partecipanti” ad un confronto che non è mai esistito, né “portavoce” di un popolo o di qualsivoglia bandiera. Lontani dalla melmosa palude della “rappresentanza” - di cui altri sembrano invece tanto ossessionati - abbiamo usato i nostri corpi come amplificatori delle voci dell'assemblea degli abitanti del campo rom di Lungo Stura, dove si sta combattendo una guerra sociale.\r\n\r\nAssemblea Gatto Nero Gatto Rosso\r\ngattonerogattorosso@inventati.org\r\n\r\nDi seguito il testo letto in università.\r\nBasta sgomberi e speculazioni nel campo rom di lungo Stura!\r\nGiovedì 26 febbraio la polizia ha sgomberato dal campo rom di Lungo Stura 200 \u003Cmark>persone\u003C/mark>. \u003Cmark>Le\u003C/mark> loro baracche e roulottes sono state distrutte dalle ruspe del Comune di Torino senza dare alle \u003Cmark>persone\u003C/mark> neanche il tempo di mettere in salvo \u003Cmark>le\u003C/mark> proprie cose, né ai malati di recuperare i medicinali. Chi è stato sgomberato non aveva altro posto dove andare: qualcuno è fuggito in altre parti della città, altri hanno chiesto ospitalità a chi ancora vive nel campo.\r\nQuesto sgombero non è giusto.\r\nNel campo di Lungo Stura fino all'anno scorso vivevano oltre 1.000 \u003Cmark>persone\u003C/mark>. Siamo arrivati in Italia 15 anni fa e abbiamo sempre vissuto in baracche, non per scelta, ma perché non possiamo permetterci di pagare un affitto. In Romania abbiamo sempre vissuto in case, che lo Stato garantiva a tutti durante il regime di Ceaușescu, nonostante il razzismo contro i Rom esistesse anche allora. Siamo venuti in Italia perché dopo il 1989 la situazione economica è diventata molto difficile: hanno chiuso miniere, fabbriche e collettivizzazioni dove molti di noi lavoravano, mentre \u003Cmark>le\u003C/mark> attività che alcuni gruppi rom svolgevano da secoli non hanno trovato spazio nell'economia capitalista. Siamo diventati disoccupati e senza reddito.\r\nSiamo venuti in Italia per cercare lavoro e qui abbiamo visto che i Rom vivevano in campi, mentre l'accesso alle case popolari era praticamente impossibile. Il mercato degli affitti di Torino, poi, è inaccessibile per chi come noi svolge lavori sottopagati che non ci permettono nemmeno di sfamarci. Così ci siamo adattati alla situazione, che è sempre stata molto dura, perché non eravamo abituati a vivere in baracche, senza luce né acqua. Il campo di Lungo Stura si è velocemente ingrandito perché molte \u003Cmark>persone\u003C/mark> scappavano qui dopo che polizia e vigili \u003Cmark>le\u003C/mark> sgomberavano da altre zone. Prima che la Romania entrasse nell'Unione Europea i poliziotti venivano spesso nei campi, all'alba, per fare retate e spaccare tutto: ci prendevano, ci portavano in questura e spesso ci chiudevano nei CIE o ci mettevano direttamente sugli aerei per espellerci. Anche dopo che siamo diventati cittadini europei la violenza della polizia è continuata, così come il razzismo e lo sfruttamento.\r\nAbbiamo letto sui giornali che più di un anno fa il Comune di Torino ha avviato un progetto abitativo per i Rom, chiamato “La città possibile” e costato oltre 5 milioni di euro, finanziati dallo Stato italiano. Abbiamo letto che con questo progetto \u003Cmark>le\u003C/mark> istituzioni hanno detto di voler “superare” i campi nomadi. Il Comune, però, non ha organizzato nemmeno un'assemblea per parlare con noi, né alcuna rappresentanza delle famiglie è mai stata invitata alle riunioni dove sono state prese \u003Cmark>le\u003C/mark> decisioni.\r\n\r\nNessuno ci ha mai informati di come sono stati spesi i soldi, né delle caratteristiche di questo progetto.\r\n\r\n\u003Cmark>Le\u003C/mark> cooperative e \u003Cmark>le\u003C/mark> associazioni hanno chiamato alcune famiglie del campo, a cui hanno fatto firmare dei fogli con cui accettavano di distruggere \u003Cmark>le\u003C/mark> proprie baracche in cambio di una sistemazione abitativa. In questo modo, il Comune ha inserito 250 \u003Cmark>persone\u003C/mark> nel progetto: alcune in alloggio, altre in housing sociale, altre ancora sono state rimpatriate in Romania. Là però non si riesce a sopravvivere, quindi queste \u003Cmark>persone\u003C/mark> sono già tornate in Italia. Nessuno ci ha spiegato i criteri con cui queste famiglie sono state scelte. Alcune \u003Cmark>persone\u003C/mark> arrivate da poco in Italia hanno avuto la casa, altri che sono qui da 10 anni non hanno avuto niente, quindi pensiamo che ci siano stati casi di corruzione. L'unica cosa che abbiamo davvero capito è che \u003Cmark>le\u003C/mark> case sono state offerte solo per pochi mesi, al massimo due anni. Poi \u003Cmark>le\u003C/mark> famiglie dovranno pagare affitti insostenibili e se non riusciranno a farlo si ritroveranno in mezzo alla strada, a meno che \u003Cmark>le\u003C/mark> cooperative non ricevano altri soldi per continuare il progetto. Ma cosa è successo a tutte \u003Cmark>le\u003C/mark> \u003Cmark>persone\u003C/mark> rimaste fuori da “La città possibile”?\r\n\r\nLa maggior parte degli abitanti del campo di lungo Stura è stata arbitrariamente tagliata fuori dal progetto.\r\n\r\nStiamo parlando di oltre 600 \u003Cmark>persone\u003C/mark>: abbiamo ricevuto continue promesse, ma nessuna risposta concreta. Abbiamo chiesto spiegazioni sui criteri, ma nessuno ci ha voluto parlare. L'unico rapporto con Questura, Comune, associazioni e cooperative era che venivano a censirci e a farci domande in continuazione. Poi arrivava la polizia a darci il foglio di via. Ogni due settimane mandavano i poliziotti nel campo con cani, scudi e manganelli, per fare \u003Cmark>le\u003C/mark> retate, prendere \u003Cmark>le\u003C/mark> \u003Cmark>persone\u003C/mark> e mandarle via dall'Italia, con qualunque pretesto. Ad una signora hanno dato il foglio di via perchè aveva acceso la stufa per scaldare la baracca. La Croce Rossa invece veniva a prendere nota delle baracche vuote, per farle spaccare, quando la gente non era in casa, dopo \u003Cmark>le\u003C/mark> 9 del mattino.\r\nIl 26 febbraio la polizia ha sgomberato 200 di noi, senza offrire nessuna alternativa abitativa. Ora nel campo siamo ancora oltre 400 \u003Cmark>persone\u003C/mark> ed ogni giorno viviamo con la paura di essere buttati in mezzo alla strada. A nessuno interessa che nel campo vivano donne incinte, \u003Cmark>persone\u003C/mark> \u003Cmark>anziane\u003C/mark> e molte \u003Cmark>persone\u003C/mark> malate. A nessuno interessa che, a causa dello sgombero, i nostri bambini e bambine non abbiano più la possibilità di andare a scuola e così perdano l'anno scolastico. L'unica cosa che interessa è spaccare \u003Cmark>le\u003C/mark> nostre baracche.\r\n\r\nViviamo come topi, se non abbiamo diritto nemmeno ad una baracca, allora tanto vale che veniate a spararci.\r\n\r\nI campi rom non li abbiamo creati noi, li hanno creati \u003Cmark>le\u003C/mark> istituzioni italiane decine di anni fa. Quanti soldi hanno guadagnato in tutti questi anni, sulla pelle dei Rom, associazioni e cooperative cui il Comune di Torino ha dato appalti di ogni genere per “gestire” i campi e chi è costretto a viverci? Quanti soldi hanno guadagnato nell'ultimo anno Valdocco, Terra del Fuoco, AIZO, Stranaidea, Liberitutti e Croce Rossa, con il progetto “La città possibile” che è costato più di 5 milioni di euro? Questi soldi non vengono spesi a favore dei Rom ed infatti la nostra situazione non è affatto migliorata in tutti questi anni. Dobbiamo chiederci chi realmente ci guadagna da tutti questi progetti “eccezionali”, che oltretutto rinforzano l'idea che noi Rom non facciamo parte di una comune umanità e fomentano il razzismo.\r\n\r\nNel campo oggi vivono oltre 400 \u003Cmark>persone\u003C/mark>, di cui metà sono minori.\r\nNegli ultimi giorni a qualcuno è stato promesso di entrare nel progetto: questa logica di divisione e ricatto deve finire!\r\nTutti/e devono poter di vivere in case o luoghi dignitosi e sicuri.\r\nNessuno deve essere buttato in mezzo alla strada.\r\nI minori devono poter frequentare la scuola e terminare l'anno.\r\nBasta sgomberi e speculazioni sulla nostra pelle!\r\nTorino, 15 marzo 2015\r\nAssemblea abitanti del campo di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n ",[427],{"field":85,"matched_tokens":428,"snippet":424,"value":425},[80,79],{"best_field_score":89,"best_field_weight":90,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":53,"score":91,"tokens_matched":92,"typo_prefix_score":53},6648,{"collection_name":310,"first_q":259,"per_page":260,"q":259},5,["Reactive",434],{},["Set"],["ShallowReactive",437],{"$f5mM16KMlupfF9lG-vs2HVUIdytKn57MMiAke2g1LXWc":-1,"$fJ70u4ZzV3xayGToWM16IS0MX4LzARhWUA2l7qfWm7G0":-1},true,"/search?query=le+persone+anziane"]