","Cannabis Terapeutica","post",1449750856,[61,62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/cannabis/","http://radioblackout.org/tag/cannabis-terapeutica/","http://radioblackout.org/tag/forum-droghe/","http://radioblackout.org/tag/legalizzazione/","http://radioblackout.org/tag/societa-italiana-ricerca-cannabis/","http://radioblackout.org/tag/uso-medico/",[15,30,26,28,34,24],{"tags":69},[70,72,74,76,79,81],{"matched_tokens":71,"snippet":15},[],{"matched_tokens":73,"snippet":30},[],{"matched_tokens":75,"snippet":26},[],{"matched_tokens":77,"snippet":78},[28],"\u003Cmark>legalizzazione\u003C/mark>",{"matched_tokens":80,"snippet":34},[],{"matched_tokens":82,"snippet":24},[],[84],{"field":35,"indices":85,"matched_tokens":87,"snippets":89},[86],3,[88],[28],[78],578730123365712000,{"best_field_score":92,"best_field_weight":93,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":94,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,"578730123365711977",{"document":96,"highlight":116,"highlights":121,"text_match":125,"text_match_info":126},{"cat_link":97,"category":98,"comment_count":47,"id":99,"is_sticky":47,"permalink":100,"post_author":50,"post_content":101,"post_date":102,"post_excerpt":53,"post_id":99,"post_modified":103,"post_thumbnail":104,"post_thumbnail_html":105,"post_title":106,"post_type":58,"sort_by_date":107,"tag_links":108,"tags":112},[44],[46],"96291","http://radioblackout.org/2025/03/francia-governo-e-polizia-ampliano-i-poteri-di-intercettazione-con-la-nuova-legge-anti-narcotraffico/","Nel mezzo del clamore mediatico sul traffico di droga, il Parlamento francese sta per approvare una legge contro il “traffico di stupefacenti” . Figlia del clima mediatico esploso negli ultimi tempi nel paese, che vede la destra e l'estrema destra avvitarsi in un delirio securitario e paragonare la situazione del traffico di droga in Francia a quella del Messico e degli Stati Uniti (tutto questo in un Paese in cui da anni sembra impossibile qualsiasi tipo di dibattito politico sulla legalizzazione e sugli effetti delle sostanze stupefacenti, da quelli legati al loro consumo alle conseguenze dell'illegalità in termini repressivi), questa legge non si applica solo alla vendita di stupefacenti, ma anche e soprattutto alle capacità di sorveglianza dei servizi di intelligence e del dipartimento di investigazione criminale. \r\n\r\nSecondo la Quadrature du Net - gruppo di compagni/e che si occupa di monitorare gli avanzamenti repressivi in termini di intercettazioni, tracciamenti e del sempre maggiore potere della polizia di poter frugare nelle vite delle persone accedendo alle loro comunicazioni personali - \"si tratta di uno dei provvedimenti legislativi più repressivi e pericolosi degli ultimi anni\". In particolare, la polizia francese ha spinto fortemente per inserire all'interno del testo la possibilità di poter accedere ai contenuti di qualsiasi app di messaggistica cifrata (Signal, Telegram, Whatsapp...) e la possibilità di poter \"imporre il segreto d'ufficio\" sugli strumenti tecnologici utilizzati durante un'inchiesta, un grave attacco alla possibilità degli accusati di conoscere le prove a loro carico e potersi difendere. A tutti gli effetti, questa legge sembra studiata non solo per colpire il traffico di stupefacenti (un fenomeno già mediaticamente esagerato), ma anche per aumentare la repressione contro l'agire militante e dei collettivi. La legge sarà ora discussa dall'Assemblea nazionale, ma a giudicare da alcuni segnali sembrano esserci buone possibilità di una mobilitazione efficace che si contrapponga alla sua entrata in vigore.\r\nNe abbiamo parlato con Noemie, de La Quadrature du Net:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/noemiequadrature.mp3\"][/audio]","8 Marzo 2025","2025-03-08 16:37:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/maxresdefault-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/maxresdefault-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/maxresdefault-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/maxresdefault-1024x576.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/maxresdefault-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/maxresdefault.jpg 1280w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Francia: governo e polizia ampliano i poteri di intercettazione con la nuova legge \"anti-narcotraffico\"",1741451851,[109,110,111],"http://radioblackout.org/tag/cyberpolizia/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/intercettazioni/",[113,114,115],"cyberpolizia","francia","intercettazioni",{"post_content":117},{"matched_tokens":118,"snippet":119,"value":120},[28],"tipo di dibattito politico sulla \u003Cmark>legalizzazione\u003C/mark> e sugli effetti delle sostanze","Nel mezzo del clamore mediatico sul traffico di droga, il Parlamento francese sta per approvare una legge contro il “traffico di stupefacenti” . 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Questo avviene in concomitanza con la campagna per il referendum sull'acqua bene comune, nell'ambito della quale il Comune istituisce un Laboratorio-Napoli per una costituente dei beni comuni. Le delibere dei beni comuni, che riguardavano spazi del Comune o dello Stato, a partire dal 2015, definiscono \"beni comuni\" alcuni spazi di Napoli, in particolare l'ex Asilo Filangieri, il Giardino Liberato, lo Scugnizzo Liberato, l'Ex lido Pola, il Santa Fede Liberato. In seguito a questo, ci furono delle spaccature all'interno di questi spazi, si ragionò ampiamente sul fatto, per esempio, di dover rendere conto alle istituzioni di un regolamento d'uso degli spazi, di dover attaccare le utenze, di dover inserire la figura di un custode dello spazio e rispettare gli orari concessi, così come di dover fornire un elenco dei nomi di chi possiede le chiavi degli spazi. Nonostante alcune divisioni interne, è in particolare nelle pratiche di lotta, mutuo aiuto e solidarietà, che vivono insieme le esperienze \"legalizzate\" e quelle che hanno scelto di non intraprendere nessun processo di legalizzazione. E' stato questo il caso della distribuzione dei \"pacchi\" alimentari durante il lock-down, nell'ambito della campagna \"tu mi chiudi, tu mi paghi\".\r\n\r\nAbbiamo sentito in diretta una compagna di Napoli oggi, 14 febbraio 2024, durante la mattinata informativa di Radio Blackout:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Beni-comuni.mp3\"][/audio]","14 Febbraio 2024","2024-02-14 14:42:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/je-so-pazzo-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"195\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/je-so-pazzo-300x195.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/je-so-pazzo-300x195.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/je-so-pazzo-768x500.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/je-so-pazzo.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Beni comuni: una prospettiva da Napoli",1707921761,[144,145,146],"http://radioblackout.org/tag/beni-comuni/","http://radioblackout.org/tag/lockdown/","http://radioblackout.org/tag/solidarieta/",[148,149,150],"beni comuni","lockdown","solidarietà",{"post_content":152},{"matched_tokens":153,"snippet":154,"value":155},[28],"non intraprendere nessun processo di \u003Cmark>legalizzazione\u003C/mark>. 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Cosa è cambiato negli ultimi 20 anni?\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri di CanaPisa, autore di un articolo uscito sul settimanale Umanità Nova\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-09-iron-war-on-drugs.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nLeggi l’articolo:\r\n\r\n“Prima dell’arrivo del Covid 19 sul nostro pianeta, la cosiddetta “epidemia degli oppioidi” negli Stati Uniti era considerata una delle più gravi crisi sanitarie della nostra epoca. Nel 2017 un report del National Safety Council relativo ai rischi di morte prevenibili per la popolazione statunitense aveva messo il rischio di morire per overdose accidentale da oppioidi al quinto posto nella classifica delle morti prevenibili (guidata da malattie cardiovascolari, tumori e malattie respiratorie croniche), superando per la prima volta quello di rimanere vittima di un incidente automobilistico: 1 possibilità su 96 contro 1 su 103. La crisi era dovuta, secondo una nota diffusa dallo stesso Nsc, soprattutto all’uso illegale del fentanyl, un analgesico molto potente, di cui anche solo 20 milligrammi rappresentano una dose potenzialmente letale. Il fentanyl non è, però, una droga illegale ma un farmaco da prescrizione. Sono farmaci da prescrizione anche le altre sostanze (morfina, codeina, ossicodone, metadone e tramadolo) che, insieme al fentanyl, provocano la quasi totalità delle morti per overdose negli USA che in totale dal 1999 al 2017 sono state quasi 400 mila, mentre gli ultimi dati dei “Centers for Disease Control and Prevention” (CDC) riferiscono di 81mila vittime nei dodici mesi che vanno dal giugno 2019 al maggio 2020.\r\n\r\nI Cdc americani identificano l’inizio della “epidemia” nell’aumento della prescrizione degli oppioidi negli anni Novanta. Allora, rassicurati dalla aziende farmaceutiche che escludevano rischi di dipendenza dagli oppioidi, i medici cominciarono a prescriverne in grandi quantità. Prima nella farmacologia gli oppioidi erano utilizzati per la gestione del dolore severo – per esempio in seguito ad interventi chirurgici o in caso di tumori o altri gravi patologie. A partire dalla seconda metà degli anni Novanta vennero utilizzati anche per patologie meno gravi, inizialmente per il trattamento di dolori come quelli associati all’osteoartrite, poi per tutti i dolori alla schiena, ai muscoli ed alle ossa, poi per i dolori in genere (compresi mal di testa e mal di denti). In pochi anni gli oppioidi si diffusero come alternativa agli antidolorifici più diffusi (tipo aspirina ed aulin e quelli che continuiamo ad usare qui in Europa), rispetto ai quali erano più veloci a fermare il dolore, avevano meno effetti collaterali e davano anche una certa euforia.\r\n\r\nIn un paese in cui mettersi in malattia significa non prendere lo stipendio, per molti utilizzare oppioidi per ogni tipo di dolore diventò una pratica quotidiana. A differenza, però, dei loro concorrenti gli oppioidi non hanno anche effetti antinfiammatori: le cause del dolore rimangono e per lenirlo bisogna continuare ad utilizzare i farmaci. Come sanno bene tutti gli eroinomani, però, l’uso degli oppioidi (di tutti, compresi quelli da prescrizione) può indurre la tolleranza ai medicinali ed aumentare la sensibilità al dolore, con l’effetto che per avere lo stesso sollievo dal dolore servono più quantità del farmaco. Tutto questo, unitamente al fatto che gli oppioidi non solo alleviano il dolore, ma inducono anche euforia, aumenta chiaramente il rischio di dipendenza, con usi prolungati. Ad alti dosaggi gli oppioidi causano problemi respiratori e possono portare a morte e il rischio aumenta se nel mix finiscono anche alcolici e sedativi.\r\n\r\nNegli Stati Uniti, però, nella cultura dominante la performance lavorativa e non solo è considerata il primo sacro dovere di ogni essere umano, al punto che è considerato normale che in molti posti di lavoro tra i fattori che favoriscono la carriera ci sia il fatto di andarsi a fare una corsetta prima di arrivare puntualissimi in ufficio, tenendo fede a “work hard – play hard” (cioè “lavora duro – fai sport duro”), il motto stakanovista di Wall Street che da noi si vede sulle magliette dei runner più tristi. In pochi anni l’uso prolungato di oppioidi si è fatto sempre più frequente e diffuso, al punto che già all’inizio dei Duemila è arrivata quella che i Cdc hanno definito “la prima ondata di morti per overdose da oppioidi”, quasi interamente causata dall’utilizzo di farmaci legali.\r\n\r\nDi fronte a questa prima ondata di morti, il governo federale e i vari governi statali non hanno saputo far di meglio che aumentare i prezzi dei farmaci e varare misure per limitare la prescrizione di oppioidi da parte dei medici, con cose tipo il divieto di prescrivere oppioidi negli ospedali e nelle cliniche free-care (“gratuite”). Queste misure non hanno certo impedito a chi se lo poteva permettere di continuare ad utilizzare oppioidi con ricetta a pagamento ed hanno creato così un mercato parallelo illegale per chi come molti lavoratori manuali dei settori della logistica e della ristorazione non poteva permettersi di perdere lo stipendio mettendosi in malattia e neanche però di aggiungere il prezzo della ricetta a quello del farmaco. È così che, secondo i Cdc, l’eroina prima e la diffusione di oppioidi sintetici poi, in particolare il fentanyl illegale, avrebbero invece caratterizzato rispettivamente la “seconda” e la “terza” ondata dell’epidemia, che continua ad infuriare negli USA.\r\nDai primi anni Duemila, negli Stati Uniti tutti gli enti “ufficiali” (da quelli sanitari a quelli governativi) non hanno mancato di lanciare allarmi sulla “epidemia di oppioidi”, “uno dei più gravi problemi di salute pubblica dei nostri tempi” come l’ex presidente Trump l’ha definita, promettendo a più riprese crociate che non si sono mai viste. L’epidemia, quindi, continua ad infuriare, da un lato perché non è semplice bloccare la produzione di farmaci legali e nemmeno controllarla e dall’altro, è soprattutto perché l’utilizzo di farmaci veloci ed efficaci per fermare il dolore è quel che serve in un mondo in cui dappertutto le condizioni di lavoro sono peggiorate per tutte e tutti (negli USA come in Europa) e sono aumentate la fatica, lo stress e, invece, non bisogna mai fermarsi in quella corsa dei topi, la “rat-race” in cui il neoliberismo ha trasformato la nostra vita.\r\n\r\nL’“epidemia da oppiodi” è chiaramente la più grande dimostrazione del fallimento della War On Drugs chiamata da Nixon e poi lanciata da Reagan. Da quarant’anni esatti, ormai, infuria negli Usa la Guerra Alla Droga (che Reagan evocò dal giorno del suo insediamento, nel gennaio 1981), milioni di persone sono state licenziate per essere state trovate positive ai test antidroga, la popolazione carceraria è quintuplicata (alla fine del 1979 c’erano nelle carceri USA meno di 400mila detenuti, alla fine degli anni Ottanta erano già più di due milioni), sono state lanciate vere e proprie campagne militari (come la famigerata CAMP, la Campaign Against Marijuana Plantantions che per le piantagioni di ganja illegale prevedeva il lancio dagli elicotteri del napalm che negli anni nel Nord della California ha provocato migliaia di nascite di bambini malformati). Nel frattempo, però, la più grande crisi sanitaria legata alle “droghe” è stata provocate da sostanze legali, diffuse da cause farmaceutiche che ad un certo punto avevano deciso che per aumentare i loro profitti nelle vendite e in borsa avrebbero puntato sulla diffusione degli oppioidi come antidolorifici “comuni” ed hanno poi sguinzagliato migliaia di informatori negli studi medici di tutto il paese a offrire depliant con articoli scientifici selezionati, corsi d’aggiornamento gratuiti etc.\r\n\r\nNegli ultimi dieci anni negli Stati Uniti la War On Drugs sta finendo: attualmente sono 33 gli stati che consentono almeno l’utilizzo e la vendita di cannabis medica e 15 (Arizona, Montana, Mississippi, New Jersey, South Dakota ed Oregon si sono aggiunte alla lista durante l’ultimo Election Day del 4 novembre) che consentono l’uso e la vendita di quella “ricreativa”. Secondo la Gallup, l’istituto di ricerca statistica che da anni registra un consenso crescente nell’opinione pubblica statunitense alla legalizzazione della marijuana (arrivato nel 2020 al record di 65% di favorevoli), la diffusione dell’epidemia d’oppioidi è stato uno dei fattori che hanno fatto crescere il sostegno alle tesi antiproibizioniste.\r\n\r\nIntanto, perché è diffusa la convinzione che la cannabis possa essere un’efficace sostituto per gli oppiodi, convinzione che, peraltro, sembrerebbe confermata da uno studio pubblicato il 27 gennaio sul British Medical Journal. Secondo la ricerca, l”accesso ai negozi legali di cannabis è associato a una riduzione delle morti legate agli oppioidi negli Stati Uniti, in particolare quelle legate agli oppioidi sintetici come il fentanyl. Confrontando i dati provenienti da 812 contee sulla presenza di punti vendita di marijuana legale e l’evoluzione dei tassi di overdose a casa di oppioidi, i ricercatori hanno verificato che le contee con un maggior numero di dispensari di cannabis attivi sono associate a tassi ridotti di mortalità legata ad overdose: la presenza di due dispensari, a scopi medici o ricreativi, è accompagnata dalla diminuzione del tasso di vittime degli oppiacei del 17%, mentre nelle contee dove sono presenti tre dispensari il tasso diminuisce di un ulteriore 9%.\r\n\r\nCertamente, però, anche perché proprio l’epidemia d’oppioidi è la dimostrazione del fallimento della War On Drugs che lo storico Howard Zinn ha definito a suo tempo “la causa delle più gravi, le più diffuse e le più sistematiche violazioni dei diritti umani della storia degli Stati Uniti”. Non per niente, la fine della War On Drugs è stata una delle richieste più condivise nei movimenti contro la polizia e contro Trump che dalla fine di maggio, dopo la morte di George Flloyd, hanno occupato (e continuano ad occupare anche dopo l’elezione di Biden perché anche chi l’ha votato contro Trump sa che non ci sono governanti amici, ma al massimo nemici meno nemici) le strade e le piazze della citta USA.\r\n\r\nLa War On Drugs non sta finendo solo negli USA. L’assemblea delle 53 nazioni rappresentate nella mattinata del 2 dicembre alla riconvocazione della 63ma CND “Conferenza Droghe Narcotiche delle Nazioni Unite” a Vienna ha votato la riclassificazione della cannabis come richiesto da un comitato di esperti nominato dall’Organizzazione mondiale della Sanità e la cannabis è stata tolta dalla Tabella IV – quella delle sostanze “a rischio particolarmente forte di abuso e senza alcuna utilità terapeutica” – e messa nella Tabella I, quella delle “sostanze pericolose” che comprende i farmaci legali ottenuti senza prescrizione. Questo di fatto rende non più valida la Convenzione di Vienna che dagli anni Sessanta ha messo fuorilegge la cannabis in tutto il mondo (anche se negli ultimi anni è stata legalizzata in Canada e in Uruguay, è in libera vendita da mezzo secolo nei coffee shop olandesi e da un po’ di tempo anche nei cannabis club spagnoli).\r\n\r\nIn Messico, in Svizzera, in Lussemburgo e in Macedonia del Nord sono stati già approvati dei progetti di legalizzazione di cui sono ancora stati definiti i tempi ma che si concretizzeranno nei prossimi anni.\r\n\r\nIn Italia, invece, siamo ancora ai tempi in cui basta un docufilm su Netflix su Muccioli “San Patrignano – luci e ombre”, che pur mostrando più luci che ombre non può tacere sull’omicidio di Roberto Maranzano, i suicidi nascosti le centinaia di denunce di violenze etc. e la reazione non è chiedersi come sia possibile che un tale lager degli orrori non sia ancora stato chiuso ma le urla e gli strepiti di fascisti e leghisti che, dello stupratore e torturatore Vincenzo Muccioli, ne fanno un emblema e che sono pronti a lanciarsi in una nuova e più feroce stagione della Guerra Alla Droga all’Italiana. La Lega ha dichiarato che i soldi del Recovery Fund dovrebbero essere impiegati “per la lotta alla droga (…) per costruire nuove carceri e per finanziare le comunità terapeutiche” e per quando tornerà al governo ha già presentato una proposta di legge a prima firma Molinari composta da due soli articoli che prevedono: 1. l’immediato arresto di chiunque coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito o consegna per qualunque scopo cannabis. Ad esempio, se un ragazzo dopo aver “fatto un tiro” passa alla propria ragazza o al proprio ragazzo una canna ci dovrebbe essere l’arresto immediato; 2. dopo l’arresto, l’incarcerazione.\r\n\r\nSecondo la proposta della Lega la pena dovrebbe andare dai 3 ai 6 anni di carcere con una sanzione dai 5mila ai 20mila euro e questo in modo tassativo perché la proposta chiede di eliminare le pene alternative al carcere, come i lavori di pubblica utilità. Se invece la persona coltiva o detiene cannabis ed il giudice non riscontra la “lieve entità”, la pena dovrebbe salire dai 6 ai 20 anni di carcere e dai 26mila ai 260mila euro (tanto per intenderci, per l’omicidio, così come da articolo 575 del codice penale, è prevista una pena dai 21 anni di carcere). Nel novero della cannabis, peraltro, rientra secondo la Lega anche la cannabis light (quella con basso contenuto di Thc che secondo un recente pronunciamento della Commissione Europea dovrebbe essere commercializzabile in tutta la UE), che viene venduta in centinaia di hemp shops di tutta Italia e che è proprio la marijuana che “non fa niente – speriamo che non si annoi” (come diceva una vignetta di Matteo Guarrnaccia ripresa anche da Gaber), visto che ha solo proprietà rilassanti senza avere effetti psichedelici.\r\n\r\nAd accompagnare il ritorno della crociata proibizionista anche un articolo sul settimanale berlusconiano Panorama che ha pubblicato un editoriale del direttore dal titolo: “Perché il consumo di droga va punito” (con a fianco, peraltro, una pubblicità, a tutta pagina, di una marca di grappa “da condividere e gustare in ogni occasione”), come se non fosse già punito abbastanza in quest’Italia più di un milione e 200mila persone sono state segnalate e sanzionate solo in quanto consumatori di sostanze proibite. Da parte loro, Pd e M5S che sono al governo (e probabilmente ci resteranno) non riescono neanche a trovare un cavillo per regolamentare in qualche modo la cannabis light e continuano solo a proseguire la Guerra alla Droga all’italiana. Senza farsi mancare neanche di fare un accordo antidroga con l’Iran (dove secondo Iran Human Rights, il governo nel 2019 ha giustiziato almeno 30 persone accusate di reati di droga), come rivelato dal Tehran Times che ha riferito che: “Dopo un incontro con l’ufficiale di collegamento della polizia antidroga italiana Salvatore Labarbera, il capo della polizia antidroga iraniana Majid Karimi ha annunciato che il livello di cooperazione tra i due Paesi sarà rafforzato e incrementato per la necessità di combattere gli stupefacenti anche a livello internazionale”, anche se fornire assistenza diretta contro il narcotraffico alle operazioni antidroga iraniane, comporterà inevitabilmente condanne a morte per presunti autori di reati di droga (e proprio per questo motivo hanno rifiutato di fornire assistenza alle operazioni antidroga iraniane Germania, Austria, Danimarca, Irlanda e Norvegia).\r\n\r\nIn questo contesto si comprende il silenzio su uno degli episodi più gravi avvenuti negli ultimi anni in Italia, la morte di 13 detenuti dopo le rivolte in carcere nel marzo dell’anno scorso. 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La crisi era dovuta, secondo una nota diffusa dallo stesso Nsc, soprattutto all’uso illegale del fentanyl, un analgesico molto potente, di cui anche solo 20 milligrammi rappresentano una dose potenzialmente letale. Il fentanyl non è, però, una droga illegale ma un farmaco da prescrizione. Sono farmaci da prescrizione anche le altre sostanze (morfina, codeina, ossicodone, metadone e tramadolo) che, insieme al fentanyl, provocano la quasi totalità delle morti per overdose negli USA che in totale dal 1999 al 2017 sono state quasi 400 mila, mentre gli ultimi dati dei “Centers for Disease Control and Prevention” (CDC) riferiscono di 81mila vittime nei dodici mesi che vanno dal giugno 2019 al maggio 2020.\r\n\r\nI Cdc americani identificano l’inizio della “epidemia” nell’aumento della prescrizione degli oppioidi negli anni Novanta. Allora, rassicurati dalla aziende farmaceutiche che escludevano rischi di dipendenza dagli oppioidi, i medici cominciarono a prescriverne in grandi quantità. Prima nella farmacologia gli oppioidi erano utilizzati per la gestione del dolore severo – per esempio in seguito ad interventi chirurgici o in caso di tumori o altri gravi patologie. A partire dalla seconda metà degli anni Novanta vennero utilizzati anche per patologie meno gravi, inizialmente per il trattamento di dolori come quelli associati all’osteoartrite, poi per tutti i dolori alla schiena, ai muscoli ed alle ossa, poi per i dolori in genere (compresi mal di testa e mal di denti). In pochi anni gli oppioidi si diffusero come alternativa agli antidolorifici più diffusi (tipo aspirina ed aulin e quelli che continuiamo ad usare qui in Europa), rispetto ai quali erano più veloci a fermare il dolore, avevano meno effetti collaterali e davano anche una certa euforia.\r\n\r\nIn un paese in cui mettersi in malattia significa non prendere lo stipendio, per molti utilizzare oppioidi per ogni tipo di dolore diventò una pratica quotidiana. A differenza, però, dei loro concorrenti gli oppioidi non hanno anche effetti antinfiammatori: le cause del dolore rimangono e per lenirlo bisogna continuare ad utilizzare i farmaci. Come sanno bene tutti gli eroinomani, però, l’uso degli oppioidi (di tutti, compresi quelli da prescrizione) può indurre la tolleranza ai medicinali ed aumentare la sensibilità al dolore, con l’effetto che per avere lo stesso sollievo dal dolore servono più quantità del farmaco. Tutto questo, unitamente al fatto che gli oppioidi non solo alleviano il dolore, ma inducono anche euforia, aumenta chiaramente il rischio di dipendenza, con usi prolungati. Ad alti dosaggi gli oppioidi causano problemi respiratori e possono portare a morte e il rischio aumenta se nel mix finiscono anche alcolici e sedativi.\r\n\r\nNegli Stati Uniti, però, nella cultura dominante la performance lavorativa e non solo è considerata il primo sacro dovere di ogni essere umano, al punto che è considerato normale che in molti posti di lavoro tra i fattori che favoriscono la carriera ci sia il fatto di andarsi a fare una corsetta prima di arrivare puntualissimi in ufficio, tenendo fede a “work hard – play hard” (cioè “lavora duro – fai sport duro”), il motto stakanovista di Wall Street che da noi si vede sulle magliette dei runner più tristi. In pochi anni l’uso prolungato di oppioidi si è fatto sempre più frequente e diffuso, al punto che già all’inizio dei Duemila è arrivata quella che i Cdc hanno definito “la prima ondata di morti per overdose da oppioidi”, quasi interamente causata dall’utilizzo di farmaci legali.\r\n\r\nDi fronte a questa prima ondata di morti, il governo federale e i vari governi statali non hanno saputo far di meglio che aumentare i prezzi dei farmaci e varare misure per limitare la prescrizione di oppioidi da parte dei medici, con cose tipo il divieto di prescrivere oppioidi negli ospedali e nelle cliniche free-care (“gratuite”). Queste misure non hanno certo impedito a chi se lo poteva permettere di continuare ad utilizzare oppioidi con ricetta a pagamento ed hanno creato così un mercato parallelo illegale per chi come molti lavoratori manuali dei settori della logistica e della ristorazione non poteva permettersi di perdere lo stipendio mettendosi in malattia e neanche però di aggiungere il prezzo della ricetta a quello del farmaco. È così che, secondo i Cdc, l’eroina prima e la diffusione di oppioidi sintetici poi, in particolare il fentanyl illegale, avrebbero invece caratterizzato rispettivamente la “seconda” e la “terza” ondata dell’epidemia, che continua ad infuriare negli USA.\r\nDai primi anni Duemila, negli Stati Uniti tutti gli enti “ufficiali” (da quelli sanitari a quelli governativi) non hanno mancato di lanciare allarmi sulla “epidemia di oppioidi”, “uno dei più gravi problemi di salute pubblica dei nostri tempi” come l’ex presidente Trump l’ha definita, promettendo a più riprese crociate che non si sono mai viste. L’epidemia, quindi, continua ad infuriare, da un lato perché non è semplice bloccare la produzione di farmaci legali e nemmeno controllarla e dall’altro, è soprattutto perché l’utilizzo di farmaci veloci ed efficaci per fermare il dolore è quel che serve in un mondo in cui dappertutto le condizioni di lavoro sono peggiorate per tutte e tutti (negli USA come in Europa) e sono aumentate la fatica, lo stress e, invece, non bisogna mai fermarsi in quella corsa dei topi, la “rat-race” in cui il neoliberismo ha trasformato la nostra vita.\r\n\r\nL’“epidemia da oppiodi” è chiaramente la più grande dimostrazione del fallimento della War On Drugs chiamata da Nixon e poi lanciata da Reagan. Da quarant’anni esatti, ormai, infuria negli Usa la Guerra Alla Droga (che Reagan evocò dal giorno del suo insediamento, nel gennaio 1981), milioni di persone sono state licenziate per essere state trovate positive ai test antidroga, la popolazione carceraria è quintuplicata (alla fine del 1979 c’erano nelle carceri USA meno di 400mila detenuti, alla fine degli anni Ottanta erano già più di due milioni), sono state lanciate vere e proprie campagne militari (come la famigerata CAMP, la Campaign Against Marijuana Plantantions che per le piantagioni di ganja illegale prevedeva il lancio dagli elicotteri del napalm che negli anni nel Nord della California ha provocato migliaia di nascite di bambini malformati). Nel frattempo, però, la più grande crisi sanitaria legata alle “droghe” è stata provocate da sostanze legali, diffuse da cause farmaceutiche che ad un certo punto avevano deciso che per aumentare i loro profitti nelle vendite e in borsa avrebbero puntato sulla diffusione degli oppioidi come antidolorifici “comuni” ed hanno poi sguinzagliato migliaia di informatori negli studi medici di tutto il paese a offrire depliant con articoli scientifici selezionati, corsi d’aggiornamento gratuiti etc.\r\n\r\nNegli ultimi dieci anni negli Stati Uniti la War On Drugs sta finendo: attualmente sono 33 gli stati che consentono almeno l’utilizzo e la vendita di cannabis medica e 15 (Arizona, Montana, Mississippi, New Jersey, South Dakota ed Oregon si sono aggiunte alla lista durante l’ultimo Election Day del 4 novembre) che consentono l’uso e la vendita di quella “ricreativa”. Secondo la Gallup, l’istituto di ricerca statistica che da anni registra un consenso crescente nell’opinione pubblica statunitense alla \u003Cmark>legalizzazione\u003C/mark> della marijuana (arrivato nel 2020 al record di 65% di favorevoli), la diffusione dell’epidemia d’oppioidi è stato uno dei fattori che hanno fatto crescere il sostegno alle tesi antiproibizioniste.\r\n\r\nIntanto, perché è diffusa la convinzione che la cannabis possa essere un’efficace sostituto per gli oppiodi, convinzione che, peraltro, sembrerebbe confermata da uno studio pubblicato il 27 gennaio sul British Medical Journal. Secondo la ricerca, l”accesso ai negozi legali di cannabis è associato a una riduzione delle morti legate agli oppioidi negli Stati Uniti, in particolare quelle legate agli oppioidi sintetici come il fentanyl. Confrontando i dati provenienti da 812 contee sulla presenza di punti vendita di marijuana legale e l’evoluzione dei tassi di overdose a casa di oppioidi, i ricercatori hanno verificato che le contee con un maggior numero di dispensari di cannabis attivi sono associate a tassi ridotti di mortalità legata ad overdose: la presenza di due dispensari, a scopi medici o ricreativi, è accompagnata dalla diminuzione del tasso di vittime degli oppiacei del 17%, mentre nelle contee dove sono presenti tre dispensari il tasso diminuisce di un ulteriore 9%.\r\n\r\nCertamente, però, anche perché proprio l’epidemia d’oppioidi è la dimostrazione del fallimento della War On Drugs che lo storico Howard Zinn ha definito a suo tempo “la causa delle più gravi, le più diffuse e le più sistematiche violazioni dei diritti umani della storia degli Stati Uniti”. Non per niente, la fine della War On Drugs è stata una delle richieste più condivise nei movimenti contro la polizia e contro Trump che dalla fine di maggio, dopo la morte di George Flloyd, hanno occupato (e continuano ad occupare anche dopo l’elezione di Biden perché anche chi l’ha votato contro Trump sa che non ci sono governanti amici, ma al massimo nemici meno nemici) le strade e le piazze della citta USA.\r\n\r\nLa War On Drugs non sta finendo solo negli USA. L’assemblea delle 53 nazioni rappresentate nella mattinata del 2 dicembre alla riconvocazione della 63ma CND “Conferenza Droghe Narcotiche delle Nazioni Unite” a Vienna ha votato la riclassificazione della cannabis come richiesto da un comitato di esperti nominato dall’Organizzazione mondiale della Sanità e la cannabis è stata tolta dalla Tabella IV – quella delle sostanze “a rischio particolarmente forte di abuso e senza alcuna utilità terapeutica” – e messa nella Tabella I, quella delle “sostanze pericolose” che comprende i farmaci legali ottenuti senza prescrizione. Questo di fatto rende non più valida la Convenzione di Vienna che dagli anni Sessanta ha messo fuorilegge la cannabis in tutto il mondo (anche se negli ultimi anni è stata legalizzata in Canada e in Uruguay, è in libera vendita da mezzo secolo nei coffee shop olandesi e da un po’ di tempo anche nei cannabis club spagnoli).\r\n\r\nIn Messico, in Svizzera, in Lussemburgo e in Macedonia del Nord sono stati già approvati dei progetti di \u003Cmark>legalizzazione\u003C/mark> di cui sono ancora stati definiti i tempi ma che si concretizzeranno nei prossimi anni.\r\n\r\nIn Italia, invece, siamo ancora ai tempi in cui basta un docufilm su Netflix su Muccioli “San Patrignano – luci e ombre”, che pur mostrando più luci che ombre non può tacere sull’omicidio di Roberto Maranzano, i suicidi nascosti le centinaia di denunce di violenze etc. e la reazione non è chiedersi come sia possibile che un tale lager degli orrori non sia ancora stato chiuso ma le urla e gli strepiti di fascisti e leghisti che, dello stupratore e torturatore Vincenzo Muccioli, ne fanno un emblema e che sono pronti a lanciarsi in una nuova e più feroce stagione della Guerra Alla Droga all’Italiana. La Lega ha dichiarato che i soldi del Recovery Fund dovrebbero essere impiegati “per la lotta alla droga (…) per costruire nuove carceri e per finanziare le comunità terapeutiche” e per quando tornerà al governo ha già presentato una proposta di legge a prima firma Molinari composta da due soli articoli che prevedono: 1. l’immediato arresto di chiunque coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito o consegna per qualunque scopo cannabis. Ad esempio, se un ragazzo dopo aver “fatto un tiro” passa alla propria ragazza o al proprio ragazzo una canna ci dovrebbe essere l’arresto immediato; 2. dopo l’arresto, l’incarcerazione.\r\n\r\nSecondo la proposta della Lega la pena dovrebbe andare dai 3 ai 6 anni di carcere con una sanzione dai 5mila ai 20mila euro e questo in modo tassativo perché la proposta chiede di eliminare le pene alternative al carcere, come i lavori di pubblica utilità. Se invece la persona coltiva o detiene cannabis ed il giudice non riscontra la “lieve entità”, la pena dovrebbe salire dai 6 ai 20 anni di carcere e dai 26mila ai 260mila euro (tanto per intenderci, per l’omicidio, così come da articolo 575 del codice penale, è prevista una pena dai 21 anni di carcere). Nel novero della cannabis, peraltro, rientra secondo la Lega anche la cannabis light (quella con basso contenuto di Thc che secondo un recente pronunciamento della Commissione Europea dovrebbe essere commercializzabile in tutta la UE), che viene venduta in centinaia di hemp shops di tutta Italia e che è proprio la marijuana che “non fa niente – speriamo che non si annoi” (come diceva una vignetta di Matteo Guarrnaccia ripresa anche da Gaber), visto che ha solo proprietà rilassanti senza avere effetti psichedelici.\r\n\r\nAd accompagnare il ritorno della crociata proibizionista anche un articolo sul settimanale berlusconiano Panorama che ha pubblicato un editoriale del direttore dal titolo: “Perché il consumo di droga va punito” (con a fianco, peraltro, una pubblicità, a tutta pagina, di una marca di grappa “da condividere e gustare in ogni occasione”), come se non fosse già punito abbastanza in quest’Italia più di un milione e 200mila persone sono state segnalate e sanzionate solo in quanto consumatori di sostanze proibite. Da parte loro, Pd e M5S che sono al governo (e probabilmente ci resteranno) non riescono neanche a trovare un cavillo per regolamentare in qualche modo la cannabis light e continuano solo a proseguire la Guerra alla Droga all’italiana. Senza farsi mancare neanche di fare un accordo antidroga con l’Iran (dove secondo Iran Human Rights, il governo nel 2019 ha giustiziato almeno 30 persone accusate di reati di droga), come rivelato dal Tehran Times che ha riferito che: “Dopo un incontro con l’ufficiale di collegamento della polizia antidroga italiana Salvatore Labarbera, il capo della polizia antidroga iraniana Majid Karimi ha annunciato che il livello di cooperazione tra i due Paesi sarà rafforzato e incrementato per la necessità di combattere gli stupefacenti anche a livello internazionale”, anche se fornire assistenza diretta contro il narcotraffico alle operazioni antidroga iraniane, comporterà inevitabilmente condanne a morte per presunti autori di reati di droga (e proprio per questo motivo hanno rifiutato di fornire assistenza alle operazioni antidroga iraniane Germania, Austria, Danimarca, Irlanda e Norvegia).\r\n\r\nIn questo contesto si comprende il silenzio su uno degli episodi più gravi avvenuti negli ultimi anni in Italia, la morte di 13 detenuti dopo le rivolte in carcere nel marzo dell’anno scorso. Anche se non si sa ancora di cosa sono morti (visto che scandalosamente non sono stati ancora rivelati i risultati delle autopsie mentre iniziano ad uscire testimonianze sull’ultraviolenza delle forze di polizie intervenute), erano tutti dentro “per droga” e sicuramente sono vittime di questa Guerra Alla Droga che è prima di tutto una guerra contro le persone che provoca soltanto sofferenza e dolore.”",[194],{"field":123,"matched_tokens":195,"snippet":191,"value":192},[28],{"best_field_score":127,"best_field_weight":128,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":129,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},{"document":198,"highlight":217,"highlights":222,"text_match":125,"text_match_info":225},{"cat_link":199,"category":200,"comment_count":47,"id":201,"is_sticky":47,"permalink":202,"post_author":50,"post_content":203,"post_date":204,"post_excerpt":53,"post_id":201,"post_modified":205,"post_thumbnail":206,"post_thumbnail_html":207,"post_title":208,"post_type":58,"sort_by_date":209,"tag_links":210,"tags":215},[44],[46],"63282","http://radioblackout.org/2020/09/milano-manifestazione-itinerante-per-gli-spazi-sociali/","Sabato scorso si è tenuta una manifestazione per gli spazi liberati. 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La nuova norma, se approvata, penalizzerebbe i clienti e proprietari di sex club con multe e pene fino a quattro anni di carcere.\r\n\r\nSulla prostituzione in Spagna, così come in Italia, il dibattito è molto acceso. Tra chi punta alla piena legalizzazione e altri gruppi, comprese alcune femministe, che si oppongono alla “normalizzazione” del sex work come professione regolamentata.\r\n\r\n\r\n\r\nChi decide di vendere prestazioni sessuali nel mondo rischia di venir marginalizzato dagli stati, che puntano ad abolire la prostituzione perché considerata dannosa per le donne (si declina spesso al femminile nonostante riguardi anche gli uomini, le persone non binarie ecc.). A denunciarlo è il nuovo report del Comitato internazionale dei diritti dei lavoratori del sesso (International Committee on the Rights of Sex Workers in Europe, Icrse)\r\n\r\nOltre l’80% delle persone che operano in questo settore è straniero, in maggioranza senza documenti e non ha la possibilità di aprire una partita Iva o avere dei contratti che consentano loro di avere un posto di lavoro o il permesso di soggiorno.\r\n\r\nLa figura della sex worker viene associata spesso alla vittima di tratta, esortando così i governi ad abolire la prostituzione intesa come sfruttamento e violenza maschile contro le donne. Il rischio però è includere nelle vittime di tratta anche migranti che utilizzano il mercato del sesso come necessità di lavoro, una scelta quindi personale lontana dalle logiche di sfruttamento.\r\n\r\nAbbiamo parlato di lavoro sessuale con Regina Vertebra, sex worker, performer e video maker, alla quale abbiamo chiesto il suo punto di vista sui corpi liberamente espressi, sullo stigma del piacere nella società ancora profondamente cattolica, che penetra anche in luoghi più libertari come gli spazi occupati e ancora sulla vergogna e colpevolizzazione per il desiderio, il corpo e la promiscuità in genere.\r\n\r\nNella puntata, inoltre, abbiamo provato a sfatare alcuni miti sul sex work quali la sacralità del corpo, la volontarietà e la facilità di praticare questo lavoro.\r\n\r\n \r\n\r\nGiornale Malandrino - TTSQT - 14/10/2022","14 Ottobre 2022","2024-11-22 00:48:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/Sew_work_podcast-200x110.jpeg","Dalla voce di una protagonista del mondo dei sex workers, pensieri critici sul sesso e sulla libertà - TuttoSquat 14.10.2022",1665745016,[370],"http://radioblackout.org/tag/tutto-squat-il-giornale-malandrino/",[372],"Tutto squat - Il giornale malandrino",{"post_content":374},{"matched_tokens":375,"snippet":376,"value":377},[28],"Tra chi punta alla piena \u003Cmark>legalizzazione\u003C/mark> e altri gruppi, comprese alcune","Migliaia di sex workers in corteo, pochi giorni fa a Madrid, per protestare contro il disegno di legge che propone di ampliare la definizione di sfruttamento della prostituzione. 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Dalla Libia al Golfo di Guinea: tra lager per migranti e fiumi di gas e petrolio. La diplomazia in armi del governo e dell’ENI.\r\nCe ne ha parlato Daniele Ratti\r\n\r\nFree (k) Pride! Un Pride indecoroso, libero, mostruoso per le strade di Torino, nel segno della rivolta frocia, della liberazione dai confini tra i corpi e tra gli Stati, del rifiuto del pinkwashing istituzionale. Un Pride che trova il suo orgoglio nella lotta contro ogni forma di oppressione e di sfruttamento. Un Pride che fugge la norma eteropatriarcale e non si piega alla \u003Cmark>legalizzazione\u003C/mark> delle proprie identità costitutivamente ed orgogliosamente erranti, fuori posto, fuorilegge. Riflessioni prima della giornata di lotta dell’11 luglio\r\n\r\nTorino. Rinominate strade e monumenti. 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Tre giorni di informazione e lotta\r\n\r\nL’urgenza dell’anarchia\r\n\r\nRitorno alla normalità? Emergenza permanente!\r\n\r\nGrandi opere, missioni militari, spesa di guerra, crisi sociale, braccianti-schiavi, repressione, frontiere chiuse ai migranti ma aperte a turisti e merci… come prima, peggio di prima\r\n\r\nGiovedì 23 luglio\r\n\r\ndalle ore 10,30 \r\n\r\nvolantinaggio al mercato di piazza Foroni\r\n\r\n\r\nVenerdì 24 luglio\r\nore 16 presidio\r\nvia Po 16 \r\n\r\n\r\nSabato 25 luglio\r\n\r\nore 14,30\r\n\r\npunto info\r\n\r\na Porta Palazzo\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 20\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 21\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org",[401],{"field":123,"matched_tokens":402,"snippet":398,"value":399},[28],{"best_field_score":127,"best_field_weight":128,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":129,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":47},{"document":405,"highlight":424,"highlights":429,"text_match":125,"text_match_info":432},{"comment_count":47,"id":406,"is_sticky":47,"permalink":407,"podcastfilter":408,"post_author":409,"post_content":410,"post_date":411,"post_excerpt":53,"post_id":406,"post_modified":412,"post_thumbnail":413,"post_title":414,"post_type":308,"sort_by_date":415,"tag_links":416,"tags":420},"60616","http://radioblackout.org/podcast/quelli-della-thc-le-radici-del-proibizionismo/",[262],"THC","Ancora una puntata di Quelli della THC dedicata all'antiproibizionismo e all'autoproduzione, all'insegna del do it yourself. Quali sono le radici del proibizionismo? Che cosa ha trasformato questa pianta meravigliosa in una droga da combattere con ogni mezzo?\r\n\r\nE poi la consueta ricetta: oggi Alcaponata, mascalzonata latina. Ed ancora alcool e THC: vodka lemon.\r\n\r\nE le notizie cannabiche dal mondo e dall'italia; il covid 19 blocca in molti paesi degli States i processi già iniziati per la legalizzazione della marijuana.\r\n\r\nE quanto la redazioni di Quelli della THC ha scovato per voi\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\nQUELLI DELLA THC_puntata 7_Il Proibizionismo_LOW","19 Maggio 2020","2020-05-19 22:55:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/autoproduzione-200x110.jpeg","Quelli della THC: le radici del proibizionismo",1589928912,[417,418,419],"http://radioblackout.org/tag/antiproibizionismo/","http://radioblackout.org/tag/autoproduzione/","http://radioblackout.org/tag/radio-blackout/",[421,422,423],"antiproibizionismo","autoproduzione","Radio Blackout",{"post_content":425},{"matched_tokens":426,"snippet":427,"value":428},[28],"processi già iniziati per la \u003Cmark>legalizzazione\u003C/mark> della marijuana.\r\n\r\nE quanto la","Ancora una puntata di Quelli della THC dedicata all'antiproibizionismo e all'autoproduzione, all'insegna del do it yourself. 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Da Napoli a Barcellona sta crescendo anche la resistenza.\r\nNe abbiamo parlato con Giovanni Semi, sociologo e docente all’ateneo torinese.\r\n\r\nResistenza indigena e popolare in Brasile\r\nIl compagno brasiliano Johnny del Centro di Cultura Sociale della Favela Vila Dalva e del Colettivo Anarcopunk Aurora Negra sarà a Torino mercoledì 17 luglio per un incontro sulle lotte sociali, ecologiche e le iniziative autogestite nel Brasile sotto il tallone di Bolsonaro.\r\nSi parlerà della situazione politica e sociale in Brasile, della resistenza popolare al regime di Bolsonaro, delle attività e le iniziative culturali di organizzazione e lotta all'interno dello spazio.\r\nJohnny è in Europa come delegato al congresso IFA di Lubiana per Iniciativa Federalista Anarquista Brasil.\r\nCi presenta il tour Simone Ruini della CRINT della FAI, che conosce bene il Brasile dove ha vissuto per qualche tempo.\r\n\r\nMorire al CPR. Faisal, “Sahid” e gli altr*\r\n\r\nDiario di un bagnino\r\n\r\nFree(k) Pride – Il 13 luglio un Pride indecoroso, libero, mostruoso attraversa le strade di Torino, nel segno della rivolta frocia, della liberazione dai confini tra i corpi e tra gli Stati, del rifiuto del pinkwashing istituzionale, della costruzione di percorsi di autonomia dai generi. Un Pride che trova il suo orgoglio nella lotta contro ogni forma di oppressione e di sfruttamento. Un Pride che fugge la norma eteropatriarcale e non si piega alla legalizzazione delle proprie identità costitutivamente ed orgogliosamente erranti, fuori posto, fuorilegge.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nMercoledì 17 luglio\r\nore 21 alla FAT\r\nin corso Palermo 46\r\nBrasile. Resistenza indigena e popolare\r\nIncontro sul Brasile con Johnny do Centro de Cultura Social da Favela Vila Dalva e del Coletivo Anarcopunk Aurora Negra / I.F.A. Brasil\r\n\r\nOgni giorno in giro per la città…\r\nSalta il Tornello!\r\nAppendino fa la guerra ai poveri. Il biglietto di tram, bus e metro aumenta, diminuiscono le corse, aumentano i controlli.\r\nI nuovi tornelli che stanno montando sui mezzi lasciano a piedi tanta gente che non ce la fa a campare la vita tra disoccupazione, pensioni da fame, precarietà e lavoro nero.\r\nÈ la città a 5Stelle, che attua riqualificazioni escludenti, caccia i senza casa, i senza reddito, i senza documenti ai margini della metropoli.\r\nBus e tram devono essere gratuiti per tutti. I soldi ci sono: li hanno i ricchi che vivono sulle spalle dei poveri, i padroni che sfruttano il nostro lavoro.\r\nRiprendiamoci la città, costruiamo esperienze di autogestione, cacciamo padroni e governanti, creiamo assemblee in ogni quartiere. \r\nCon la lotta, il mutuo appoggio e la solidarietà rendiamo gratuiti sin da ora i trasporti pubblici.\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nRiunioni ogni giovedì alle 18 presso la FAT in corso Palermo 46\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nLe riunioni della Federazione Anarchica Torinese, aperte a tutti gli interessati, sono ogni giovedì dalle 21 in corso Palermo 46\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","16 Luglio 2019","2019-07-16 15:42:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/07/66733897_432131707374593_4575352751176810496_n-200x110.jpg","Anarres del 12 luglio. Turismo e gentrification. Resistenza indigena e popolare in Brasile. Morire al CPR. Faisal, “Sahid” e gli altr*. Diario di un bagnino. Free(k) Pride…",1563291731,[445,446],"http://radioblackout.org/tag/brasile/","http://radioblackout.org/tag/free-k-pride/",[448,449],"brasile","free-k pride",{"post_content":451},{"matched_tokens":452,"snippet":398,"value":453},[28],"Come ogni venerdì abbiamo fatto fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. 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