","Turchia. La libertà di stampa tra le sbarre","post",1466711048,[52,53,54],"http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/liberta-di-stampa-arresti-giornalisti/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[17,26,15],{"post_content":57,"post_title":64,"tags":67},{"matched_tokens":58,"snippet":62,"value":63},[59,60,61],"libertà","di","stampa","La lotta per la \u003Cmark>libertà\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>stampa\u003C/mark> è sempre più dura nel","La lotta per la \u003Cmark>libertà\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>stampa\u003C/mark> è sempre più dura nel paese della mezzaluna. Lunedì scorso sono stati arrestati ilrappresentante \u003Cmark>di\u003C/mark> Reporters Sans Frontières in Turchia, Erol Önderoglu, la docente universitaria e presidente della Fondazione dei Diritti dell'Uomo (Tihv) Sebnem Korur Fincanci e dello scrittore Ahmet Nesin. Per tutti l'accusa è \u003Cmark>di\u003C/mark> propaganda terroristica. I tre hanno partecipato, lo scorso mese, ad una campagna \u003Cmark>di\u003C/mark> solidarietà con il quotidiano filo-curdo Ozgur Gundem.\r\n\r\nIn maggio, Önderoglu, Nesin e Fincanci avevano simbolicamente assunto la direzione del giornale, da anni nel mirino delle autorità.\r\nIniziativa che aveva determinato l'avvio del procedimento giudiziario a loro carico. Raggiunto telefonicamente poco prima dell'udienza, Önderoglu ha raccontato: \"Il pubblico ministero che ci ha interrogato ha chiesto la nostra incriminazione e il nostro arresto per propaganda terroristica\" a favore del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk).\r\n\r\nA Erol Önderoglu, rappresentante \u003Cmark>di\u003C/mark> Rsf in Turchia dal 1996, e ai due intellettuali, la corte ha contestato in particolare tre articoli dedicati alla lotta intestina in corso tra diverse componenti delle forze \u003Cmark>di\u003C/mark> sicurezza del Paese e alle operazioni \u003Cmark>di\u003C/mark> guerra contro le città che hanno dichiarato l'autonomia nel Bakur, la zona a maggioranza curda nel sud-est del paese.\r\n\r\nAll'esterno del tribunale \u003Cmark>di\u003C/mark> Istanbul, sfidando la repressione, c'erano un centinaio \u003Cmark>di\u003C/mark> sostenitori.\r\n\r\nÖnderoglu, Nesin e Fincanci vanno ad aggiungersi alla lunga lista dei \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark>, degli scrittori e degli intellettuali perseguiti dalla magistratura turca in osservanza \u003Cmark>di\u003C/mark> una legge antiterrorismo che calpesta apertamente la \u003Cmark>libertà\u003C/mark> d'espressione e colpisce in particolare la \u003Cmark>stampa\u003C/mark> scomoda per il presidente Recep Tayyp Erdogan. Nell'ambito dell'accordo sull'accoglienza in Turchia dei profughi siriani accampati nelle isole greche, la Ue ha chiesto ad Ankara \u003Cmark>di\u003C/mark> rivedere quella legge per adeguarla agli standard democratici richiesti a un Paese che ambisce a entrare nell'Unione e che , nell'immediato, punta a far viaggiare i suoi cittadini in Europa senza dover richiedere un visto. Ma Erdogan non perde occasione per dire che quella legge non si tocca.\r\n\r\nNella classifica sulla \u003Cmark>libertà\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>stampa\u003C/mark> per il 2016 stilata da Reporters Sans Frontières, la Turchia occupa la 151ma posizione sui 180 Paesi presi in considerazione. La Turchia, legge dopo legge, è diventata un regime islamo-conservatore. Il partito Akp \u003Cmark>di\u003C/mark> Erdogan, al potere dal 2002 punta ad una riforma costituzionale in senso presidenzialista.\r\nSi moltiplicano le misure per tacitare ed imprigionare otgni forma \u003Cmark>di\u003C/mark> opposizione accusata \u003Cmark>di\u003C/mark> sostenere il PKK, che è considerato un organizzazione terrorista. Dai deputati del partito filo-curdo Hdp, che non godono più dell'immunità parlamentare, alla \u003Cmark>stampa\u003C/mark> indipendente, tutti corrono il rischio \u003Cmark>di\u003C/mark> essere accusati \u003Cmark>di\u003C/mark> collaborazionismo con il Pkk.\r\nCan Dündar, redattore capo \u003Cmark>di\u003C/mark> Cumhuriyet, è stato condannato lo scorso maggio a cinque anni e dieci mesi \u003Cmark>di\u003C/mark> reclusione per \"divulgazione \u003Cmark>di\u003C/mark> segreto \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato\". Il segreto, messo allo scoperto da un video publicato dal quotidiano, era quello che copriva la fornitura \u003Cmark>di\u003C/mark> armi ai jihadisti dell'Isis in Siria.\r\n\r\nQuali sono le leggi su cui fa leva il governo turco per tappare la bocca e imprigionare i \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark> fuori dal coro?\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, blogger, e videoattivista \u003Cmark>di\u003C/mark> origine turca.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-06-21-murat-turchia-arresti",{"matched_tokens":65,"snippet":66,"value":66},[59,60,61],"Turchia. 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L'accusa? Aver cercato di rovesciare il sistema democratico del paese, costruendo prove false contro il presidente Erdogan e il suo partito, ed effettuando intercettazioni telefoniche illegali.\r\nNel mirino: giornalisti, sceneggiatori e produttori dei telefilm e alcuni poliziotti.\r\nCosi si nasconde dietro l'ultima operazione repressiva del governo turco?\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar, giornalista indipendente turco.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nmurat cinar\r\n\r\nIl testo che segue è liberamente ispirato un suo articolo sull'operazione\r\n\r\nOrmai è palpabile il conflitto tra il governo, composto dal partito unico AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo) e la fratellanza religiosa guidata dall’esiliato Fettullah Gülen. Dopo un rimpasto che ha portato alla sostituzione dei ministri della comunità di Gülen, all’interno dell’AKP c’è stata una scissione. Ad innescarla le operazioni anti corruzione che, a novembre e dicembre di quest'anno, hanno coinvolto quattro ministri ed varie persone vicine al Governo.\r\nIl Primo Ministro all’epoca dei fatti, Recep Tayyip Erdoğan, per aveva usato il concetto di “Stato parallelo” in riferimento alla comunità di Gülen. Secondo l’AKP e, soprattutto, secondo Erdoğan, da tempo, in Turchia, esisteva un sistema parallelo allo Stato legittimo e questo si era infiltrato nel sistema giuridico, nelle forze dell’ordine ed in una serie di enti pubblici. Da quel momento il vessillo della comunità di Gülen è stata la “lotta contro la corruzione per il bene della patria”, amplificato dai video messaggi pubblicati sul sito Herkul dalla Pennsylvania, ove tuttora risiede Gülen. Obiettivo dichiarato del Governo era la lotta contro un sistema oscuro che tenta di ottenere il potere in modo illegittimo ed illegale. Lo scontro con la comunità di Gülen è stato al centro della campagna elettorale che ha portato Recep Tayyip Erdoğan a diventare il Presidente della Repubblica.\r\nLo stesso Erdoğan aveva promesso che dopo le elezioni sarebbero state prese misure contro la comunità di Gülen.\r\n\r\nIl flirt tra due movimenti conservatori di destra è arrivato al capolinea.\r\nCirca una settimana fa, il misterioso account Twitter aperto a nome di Fuat Avni, forse Parlamentare dell’AKP vicinissimo alla comunità Gülen, aveva annunciato con chiarezza l’operazione che si sarebbe svolta di lì a poco. Avni aveva previsto l’arresto di circa 400 persone, di cui 150 giornalisti quasi tutti di media vicini alla comunità guidata dall’ex imam Gülen. Veniva così annunciata la resa dei conti tra Fettullah Gülen, fondatore, nel lontano 1965, della prima associazione per la lotta contro il comunismo ad Erzurum ed, Recep Tayyip Erdoğan, esponente di spicco della destra turca.\r\n\r\nIl 13 ed il 14 Dicembre sono state arrestate 31 persone. Tre quelle più note: Ekrem Dumanli, direttore generale del quotidiano nazionale Zaman, Hidayet Karaca, presidente del Canale Televisivo Samanyolu, e Tufan Erduger, ex presidente dell’ufficio per la lotta contro il terrorismo di Istanbul. L’arresto dei primi due servirebbe ad avallare la tesi del governo che sostiene che alcuni mezzi di comunicazione di massa siano stati utilizzati per sostenere il tentativo di rovesciare il sistema democratico del paese. L’ultimo nome è un colpo messo a segno contro il gruppo di persone che, sempre secondo la teoria complottista del governo, avrebbe sistematicamente procurato prove false e effettuato intercettazioni illegali per creare altre prove mendaci e permettere l’apertura di inchieste contro il Governo stesso. Le operazioni contro i poliziotti semplici e ufficiali, fino ad oggi, avevano già coinvolto, in meno di un anno, circa 2500 membri delle forze dell’ordine.\r\n\r\nLe reazioni delle due parti sono state immediate: con un video messaggio, Fettulah Gülen, dagli USA, ha espresso la propria solidarietà agli arrestati, incoraggiandoli con un: “evidentemente siete sulla pista giusta”. Dal canto suo, il Presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdoğan, ha preferito usare parole al vetriolo: “Non troveremo mai un punto comune con chi minaccia la stabilità della Turchia! Queste operazioni fanno parte del nostro progetto per la Nuova Turchia. Spero che così anche i media abbandonino i lavori sporchi a cui si stanno dedicando. Tutti quelli che sono contrari all’indipendenza del Paese, prima o poi, perderanno. Questo popolo non si lascerà mai soggiogare da minacce e ricatti delle forze internazionali!”.\r\nNel mirino di Erdoğan è anche l’Unione Europea che, attraverso il Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, aveva definito preoccupanti le operazioni contro i giornalisti perpetrate dalla Turchia. La reazione di Erdoğan in merito a questa comunicazione è stata forte: “Non siamo preoccupati di quello che può pensare o dire l’UE. Non siamo preoccupati all’idea di essere o meno inclusi nell’UE. Per favore, tenete per voi i vostri consigli!”. Anche il nuovo Primo Ministro Ahmet Davutoğlu ha espresso la propria opinione in merito all’operazione: “Lo Stato ha il compito di prevenire. Sia prima delle elezioni sia durante i lavori per la risoluzione della questione curda qualcuno ha provato a provocare. Noi dobbiamo prendere le misure necessarie. Quelli che intercettano il Primo Ministro, il Presidente della Repubblica, il capo dei Servizi Segreti, quelli che bloccano i tir che portano gli aiuti in Siria non pensino che tutto ciò che hanno fatto e stanno facendo resterà senza risposta. Che sia oggi o domani presenteremo loro il conto da pagare a questo popolo ed alla storia. Noi non guardiamo con pregiudizio nessuno per l’attività che svolge. In questa operazione non sono state fermate le persone per via della loro professione di giornalisti, bensì per le altre attività in cui sono state coinvolte”.\r\n\r\nSenz’altro queste ultime parole di Davutoğlu ricordano fortemente le storiche dichiarazioni di Recep Tayyip Erdoğan e dei Parlamentari all’epoca in cui l’AKP avrebbe dovuto rispondere dell’accusa di limitare la libertà di stampa in Turchia, quando più di 60 giornalisti si trovavano in carcere a causa dei maxi processi Ergenekon, Balyoz, OdaTV e KCK, tra il 2008 ed il 2014. Oltre al governo, tra i sostenitori di questa tesi complottista figura anche Ekrem Dumanlı. Nel 2011, il direttore del quotidiano nazionale Zaman sostenne che le operazioni non avevano coinvolto i giornalisti per la loro attività professionale bensì per eventuali legami con le organizzazioni che volevano rovesciare il sistema democratico della Repubblica. Le battute sono le stesse, cambia solo il pulpito dal quale vengono pronunciate.\r\n\r\nTra le dichiarazioni del primo ministro Davutoğlu spicca il concetto di “prevenzione del delitto”. Non a caso, il 12 dicembre, grazie alla firma definitiva del Presidente della Repubblica, diventò legge il nuovo pacchetto sicurezza, fortemente sostenuto dal governo, che conferisce alla polizia il diritto di arrestare le persone legittimamente sospettate, al fine di prevenire il delitto prima che venga compiuto, sostituendo in questo modo il concetto di “fortemente sospettato”. Infatti, secondo le prime dichiarazioni di Ekrem Dumanlı, egli stesso era stato condotto in detenzione provvisoria perché ritenuto un sospettato legittimo.\r\n\r\nIl 15 Dicembre, diversi parlamentari dei partiti all’opposizione hanno espresso la propria contrarietà all’arresto dei giornalisti coinvolti nell’operazione. Ertugrul Kurkcu, del Partito Democratico dei Popoli (HDP), ha definito tutto ciò come un “colpo basso alla libertà di stampa”. Ha poi aggiunto: “Le operazioni in atto dimostrano che il conflitto tra il Governo e la comunità di Gülen continua. Si tratta di una lotta di potere tra parti che non hanno ragione. Tuttavia, nonostante le posizioni ostili che ha sempre assunto il quotidiano nazionale Zaman nei confronti dei maxi processi che hanno coinvolto, negli ultimi anni, diversi giornalisti, è necessario che vengano immediatamente rilasciati i giornalisti arrestati negli ultimi tre giorni”. Anche le organizzazioni dei giornalisti hanno espresso la propria contrarietà all’arresto dei colleghi.\r\n\r\nLo scontro di potere tra Gulen, protetto dagli Stati Uniti e Erdogan, fautore di un progetto di egemonia turca in chiave neo-ottomana, si spiega nel desiderio dell'islamico Erdogan di non avere briglie e lacci imposti da oltreoceano.\r\nNei fatti siamo di fronte ad uno scontro di potere molto duro, che finisce con l'infliggere un ulteriore colpo alle già esili libertà a tutele dei cittadini turchi.","18 Dicembre 2014","2015-01-08 12:35:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/erdogan-in-versione-imperatore-ottomano-615619_tn-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/erdogan-in-versione-imperatore-ottomano-615619_tn-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/erdogan-in-versione-imperatore-ottomano-615619_tn-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/erdogan-in-versione-imperatore-ottomano-615619_tn.jpg 310w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Turchia. 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Anche le organizzazioni dei \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark> hanno espresso la propria contrarietà all’arresto dei colleghi.\r\n\r\nLo scontro \u003Cmark>di\u003C/mark> potere tra Gulen, protetto dagli Stati Uniti e Erdogan, fautore \u003Cmark>di\u003C/mark> un progetto \u003Cmark>di\u003C/mark> egemonia turca in chiave neo-ottomana, si spiega nel desiderio dell'islamico Erdogan \u003Cmark>di\u003C/mark> non avere briglie e lacci imposti da oltreoceano.\r\nNei fatti siamo \u003Cmark>di\u003C/mark> fronte ad uno scontro \u003Cmark>di\u003C/mark> potere molto duro, che finisce con l'infliggere un ulteriore colpo alle già esili \u003Cmark>libertà\u003C/mark> a tutele dei cittadini turchi.",{"matched_tokens":120,"snippet":122,"value":122},[121],"Arresti","Turchia. \u003Cmark>Arresti\u003C/mark> eccellenti",[124,127,129,132,134],{"matched_tokens":125,"snippet":126},[72,73],"\u003Cmark>arresti\u003C/mark> \u003Cmark>giornalisti\u003C/mark>",{"matched_tokens":128,"snippet":17},[],{"matched_tokens":130,"snippet":131},[60],"guerra \u003Cmark>di\u003C/mark> potere",{"matched_tokens":133,"snippet":20},[],{"matched_tokens":135,"snippet":15},[],[137,139,145],{"field":84,"matched_tokens":138,"snippet":117,"value":118},[60,59,60,61,60,73],{"field":27,"indices":140,"matched_tokens":141,"snippets":144},[38,14],[142,143],[72,73],[60],[126,131],{"field":87,"matched_tokens":146,"snippet":122,"value":122},[121],2891363715184066600,{"best_field_score":149,"best_field_weight":150,"fields_matched":93,"num_tokens_dropped":38,"score":151,"tokens_matched":95,"typo_prefix_score":38},"4423805501440",14,"2891363715184066675",6646,{"collection_name":49,"first_q":26,"per_page":30,"q":26},11,{"facet_counts":156,"found":19,"hits":168,"out_of":196,"page":19,"request_params":197,"search_cutoff":28,"search_time_ms":198},[157,163],{"counts":158,"field_name":161,"sampled":28,"stats":162},[159],{"count":19,"highlighted":160,"value":160},"No Trip For Cats","podcastfilter",{"total_values":19},{"counts":164,"field_name":27,"sampled":28,"stats":167},[165],{"count":19,"highlighted":166,"value":166},"notripforcats",{"total_values":19},[169],{"document":170,"highlight":184,"highlights":189,"text_match":192,"text_match_info":193},{"comment_count":38,"id":171,"is_sticky":38,"permalink":172,"podcastfilter":173,"post_author":166,"post_content":174,"post_date":175,"post_excerpt":44,"post_id":171,"post_modified":176,"post_thumbnail":177,"post_title":178,"post_type":179,"sort_by_date":180,"tag_links":181,"tags":183},"77822","http://radioblackout.org/podcast/viaggio-verso-liran-zhen-zhian-azadi/",[160],"Qui trovate il podcast della puntata di domenica 23 ottobre: un viaggio intenSo verso l'Iran in cui NoTripForCats, grazie al prezioso contributo di Masoudeh, Selda e Asal, cerca di ripercorrere l'ultimo mese di proteste dall'uccisione di Masha Amini.\r\n\r\nLe compagne di viaggio ci trasportano verso l'Iran, da Torino, passando dalla Turchia e dall'Isola di Lesbo, raccontando il grido da tutto il mondo\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/vita.donna_.libertà.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n*Le nostre Special Guests ...\r\n\r\nMasoudeh è una pittrice architetta iraniana da 13 anni in Italia\r\n\r\n\r\nSelda si occupa di editing, è una montatrice turca in collegamento dall'Isola di Lesbo che ha editato il primo video virale pubblicato su instagram StandwithWomenofIran_Turkey\r\n\r\nil video: https://www.instagram.com/tv/CjD98WjDk2C/?igshid=YmMyMTA2M2Y=\r\n\r\n\r\nAsal è una giornalista fuggita dall'Iran per la Turchia l'anno scorso. 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