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Nell'anniversario dell'insurrezione contro il tentato golpe dei generali spagnoli, abbiamo continuato la riflessione intrapresa la scorsa settimana con Claudio Venza, docente di storia della Spagna contemporanea all'università di Trieste e autore, tra gli altri, del libro, uscito un paio di anni fa per i tipi di Eleuthera, \"Anarchia e potere nella guerra civile spagnola\".\r\nNel contesto di una feroce guerra civile tra fascismo e antifascismo, che prelude alla seconda guerra mondiale, un forte e radicato movimento libertario cerca di realizzare una società di liberi e uguali. Dopo aver contribuito in modo rilevante alla sconfitta del golpe, anarchici e anarcosindacalisti provano a mettere in pratica le loro aspirazioni autogestionarie attraverso migliaia di collettivizzazioni urbane e rurali, innovative sperimentazioni in campo sociale e culturale, e una «guerra antimilitarista» basata sul modello delle milizie volontarie. In una situazione così complessa, agli anarchici si pone subito il lacerante dilemma del potere. Questo libro racconta quell'epocale esperimento rivoluzionario con i tentativi pragmatici (e le resistenze) dei libertari di venire a patti con una realtà ostile.\r\nAscolta la diretta con Claudio Venza\r\n2013 07 19 venza spagna\r\n\r\nDi seguito il capitolo conclusivo del suo libro. Un'occasione per aprire una riflessione, oggi più che mai attuale, su guerra e rivoluzione, nella difficile dialettica tra etica della convinzione ed etica della responsabilità.\r\n\r\nCon la risposta popolare e libertaria al golpe militare del 18 luglio 1936 si compie un salto di qualità cruciale per tutta la storia successiva del movimento, con riflessi enormi sul piano ideologico e politico, tattico e strategico. Il respiro dei fatti spagnoli ha, e avrà, conseguenze sull’intero anarchismo mondiale che risente direttamente degli accadimenti nel paese dove esso aveva la dimensione più ampia e solida.\r\nLo scontro spagnolo del 1936-1939 è consistito anche in un conflitto tra principi e scelte contingenti, il che ha potuto significare talvolta tra utopismo e realismo all’interno della lotta senza esclusione di colpi tra forze autoritarie e tendenze libertarie. Una constatazione ha preso forma di presupposto: il dramma bellico che si consuma tra i Pirenei e Cadice, con un livello molto alto di morte e distruzione, è stato determinante non solo per la storia spagnola ma per quella dell’anarchismo. La guerra, l’evento che tutto trasforma e militarizza, non può essere messa da parte per concentrare l’attenzione unicamente sulle vicende della rivoluzione sociale. Guerra e rivoluzione si sono intrecciate e si sono condizionate a vicenda. I due aspetti non possono essere oggetto di ricerca e riflessione indipendenti ma ne vanno illustrati e compresi i nessi indissolubili.\r\nMostrare come in Spagna si siano compiuti considerevoli passi avanti sulla strada dell’emancipazione umana e dell’autogestione produttiva è un’esigenza valida e fondata. Ma questa considerazione non spiega ancora le cause della collaborazione governativa. Per analizzare questo aspetto storico dobbiamo considerare che l’importante sperimentazione avviata in terra iberica ha goduto solo in un primo tempo di fattori favorevoli provocati oggettivamente dal golpe che ha paralizzato l’apparato di controllo statale repubblicano. Il passare dei mesi ha complicato la cornice della rivoluzione al punto che non si era drasticamente ridotto lo spazio per una alternativa praticabile al di fuori delle istituzioni repubblicane già consolidate agli inizi del 1937. Il maggio di quell’anno ha messo in rilievo quanto e come la forza dell’anarchismo fosse ormai imbrigliata da un sistema politico, ma anche poliziesco e diplomatico, costruito dagli antifascisti con il contributo sempre più condizionante del Partito comunista.\r\nPiù volte la riflessione, ieri e oggi, ha calcato la mano sulle contraddizioni dirompenti esplose negli anni Trenta nell’anarchismo spagnolo: da un elettoralismo, più o meno nascosto nell’aprile 1931 e nel febbraio 1936, alla collaborazione con altre componenti politiche e sindacali in nome dell’antifascismo e dell’auspicata vittoria sul franchismo. Tutto ciò è finalmente reso emblematico dal paradossale incarico ministeriale a quattro esponenti dell’anarchismo e dell’anarcosindacalismo.\r\nIl movimento spagnolo, pur forte all’interno, disponeva di appoggi internazionali troppo ridotti per poter reggere ad una completa rottura rivoluzionaria. L’AIT, l’unica organizzazione mondiale solidale con la CNT-FAI, non poteva mobilitare adeguatamente i lavoratori dell’Europa, ormai in parte fascistizzata, per sostenere concretamente i rivoluzionari spagnoli. Era possibile proclamare scioperi di solidarietà ma con risultati modesti, pur con tutta la dedizione e tenacia possibili. Inoltre molto ridotta era la disponibilità di materiali bellici, indispensabili per condurre una lotta ai fascisti appoggiati da Italia e Germania ed un’eventuale opposizione radicale alla Spagna repubblicana ma controrivoluzionaria.\r\nForse la spinta della CNT-FAI verso l’aumento dello spazio libertario, nella società e nell’economia, avrebbe potuto essere maggiore, ma anche nel caso di un allargamento dei consensi e delle simpatie verso l’ipotesi rivoluzionaria, i rapporti di forza tra i protagonisti del molteplice scontro venivano fortemente influenzati dal coinvolgimento di potenze estere di primaria importanza a lato degli uni e degli altri. In un certo senso gli spagnoli erano troppo forti e i loro obiettivi troppo avanzati per il livello medio degli altri movimenti libertari. Anche a prescindere dal fatto che erano quasi scomparsi i militanti in Germania e in Italia.\r\nLe ragioni dei “circostanzialisti” favorevoli ad un’integrazione nel sistema politico repubblicano e quelle degli “intransigenti” sono state presentate nel modo più analitico e critico possibile. In particolare la metamorfosi interna, in nome dell’efficienza, dei principi organizzativi del movimento, sempre più simili a quelli dei marxisti e dei repubblicani, è considerata recuperando prese di posizione e ragionamenti alquanto trascurati dagli scritti più diffusi sull’argomento. In essi di solito l’osservazione sulla mancanza di una “politica” come causa della sconfitta anarchica risente dell’eccessivo e sbrigativo esame delle forze in campo per giungere a conclusioni molto perentorie, quanto poco convincenti. Senza un quadro realistico dei punti di forza e di debolezza delle organizzazioni libertarie risultano assai discutibili le valutazioni sugli “errori” dei responsabili del movimento ai quali si destinano con troppa facilità critiche di carattere tattico e teorico.\r\nLa guerra civile resta il dato obbligatoriamente centrale nell’analisi della linea seguita dagli anarchici spagnoli. Il conflitto iniziato dal golpe favorisce la diffusione di un progetto rivoluzionario nelle prime settimane, quando esistono concrete possibilità di sconfiggere i generali ribelli. In questa fase l’immagine della Spagna antifascista si intreccia con quella della Spagna rivoluzionaria e richiama combattenti da molti paesi, attratti da uno scontro ideologico ed etico dai tratti ancora ottocenteschi e vagamente romantici. Alla fine del 1936 la situazione è cambiata radicalmente e la guerra è ormai una lotta tra due Stati contrapposti ma con tratti comuni e speculari. Le battaglie campali hanno bisogno di strutture verticistiche e di apparati industriali molto più che di iniziative coraggiose e di coscienza rivoluzionaria efficaci, anzi indispensabili, nella prima mobilitazione. La collocazione della guerra civile nelle contese tra grandi potenze emargina le possibilità di azioni indipendenti collegate alla nascita di una nuova società com’era nelle aspirazioni degli anarchici spagnoli.\r\nLe democrazie occidentali, Francia e Gran Bretagna soprattutto, restano a guardare la progressiva avanzata dei franchisti, appoggiati massicciamente da Italia e Germania, nascondendosi dietro il paravento di comodo del Comitato di Non Intervento. L’URSS usa la Spagna come pedina per le proprie alleanze internazionali e interviene anche per eliminare pericolose dissidenze, marxiste e libertarie. Il logoramento delle posizioni militari e diplomatiche repubblicane rende improponibile un rovesciamento della strategia seguita fin quasi alla fine dai vertici governativi che puntano sull’aiuto democratico estero talora promesso ma mai realizzato veramente. I contraccolpi dell’aumento del controllo a tutti i livelli sulla militanza libertaria nonché le elevate perdite di combattenti sottraggono importanza e incisività al movimento dell’inizio della rivoluzione e della guerra.\r\nQuesta sintesi schematica delle vicende belliche e politiche può far capire come le opportunità che l’anarchismo aveva per uscire dal vicolo cieco della militarizzazione e della subordinazione alla logica statale erano praticamente ridotte già pochi mesi dopo l’estate 1936. 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Oggi Pestifera la mia vita, autobiografia di Claudio Lavazza.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Claudio-Lavazza_14.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 5 ore 11,30 - Presentazione libro \"In cammino con gli ultimi\" 67 minuti [Frittura mista| Radiofabbrica]:\r\n\r\nPresentazione del libro “In cammino con gli ultimi. Dino Frisullo, storia di un militante avido di conoscenza e d’amore, vissuto e morto povero e curioso.” (curato da Senzaconfine. Edizioni Red Star Press, 2023 – 358 pagine).\r\nCon Alessia Montuori (dell’associazione Senzaconfine) e Aldo Canestrari, Ashraf Haj Yahya (della comunità Palestinese che ha conosciuto Dino) e Yilmaz Orkan dell’associazione Uiki (della comunità Curda che ha conosciuto Dino).\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/PresentazioneLibroInCamminoConGliUltimi_67.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 6 ore 8,30 - Il perno originario parte 3 14 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\n“La storia non avanza come una linea retta in uno spazio vuoto a due dimensioni, ma come una spirale in uno spazio tridimensionale, frastagliato e ricolmo di ciò che resta del passato. Più la storia avanza, più le rovine e le scorie sono numerose e si sedimentano le une sulle altre. E l’epoca capitalista, quella che conosce la più grande accelerazione nelle trasformazione dei modi di produrre e di vivere, quella a parole più irriverente e meno ossequiosa nei confronti del passato, è dunque, nei fatti, anche quella che produce più rovine – elementi che, per così dire, fanno sempre più parte della “materia prima”, oggettiva e soggettiva, materiale e ideologica, con cui si menano le azioni umane”\r\n\r\n“Lo abbiamo sentito ripetere e ripetuto a nostra volta infinite volte: il capitalismo porta con sé la guerra come le nubi portano la pioggia. Con la guerra dei Trent’anni possiamo verificare questo principio, ma anche invertirlo, ovvero interessarci a come la guerra, nella stessa misura in cui distrugge uomini e cose, funge da pungolo allo sviluppo di rapporti sociali capitalistici in gestazione”\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Perno-originario-n.3_14.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 7 ore 8,30 - Come ci beviamo il mondo 33 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nQuanta acqua si consuma scaricando un film?\r\nQuanto costa l’acqua all’inizio della catena finanziaria che specula sulla sete?\r\nCosa sono i waterfutures?\r\nA queste e ad altre domande prova a rispondere Daniele Ratti – con cui avevamo già parlato tempo fa di finanziarizzazione della terra – passato recentemente a trovarci per registrare una breve panoramica sull’acqua e sulle molteplici forme della sua “incendiaria” mercificazione.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Acqua-Daniele-Ratti_33.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 8 ore 8,30 - Frank Zappa parte 2 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nSeconda di cinque puntate monografiche dedicate a Frank Zappa.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Frank-Zappa_2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 8 ore 13,30 - Presentazione libro Jin Jiyan Azadi 48 minuti [Frittura Mista|Radiofabbrica]:\r\n\r\nCon l’aiuto della nostra ospite in studio Delfina Donnici; abbiamo presentato “Jin Jiyan Azadi. La rivoluzione delle donne in Kurdistan” – Istituto Andrea Wolf – Tamu, 2022. Delfina Donnici fa parte del comitato italiano di Jineolojî che ha curato la traduzione del libro. Da quando in anni recenti si sono accesi i riflettori sulla resistenza contro l’assedio dello Stato Islamico in Rojava, il movimento delle donne libere curde è diventato a livello globale uno degli esempi rivoluzionari più luminosi del 21° secolo. Jin, Jiyan, Azadî raccoglie le voci di venti rivoluzionarie curde e le compone in un’architettura maestosa: le combattenti ci offrono attraverso memorie private, lettere e pagine di diario una profonda riflessione su un percorso che non inizia con la riconquista di Kobane del 2015 ma ha radici ben più lontane. Ripercorrendo varie fasi della lotta di liberazione curda contro l’oppressione dello stato turco, questo volume offre una avvincente e monumentale ricostruzione della storia recente del Kurdistan, dalla costituzione del Pkk all’arresto di Öcalan, fino all’elaborazione dei nuovi paradigmi del confederalismo democratico e di Jineolojî, la scienza delle donne. Per la prima volta scopriamo dalla prospettiva delle protagoniste la visione del mondo e le scelte di vita che le hanno portate alla guida di una guerra di liberazione, oltre che di un epocale progetto di trasformazione dei rapporti tra donne e uomini, tra nazioni e tra specie viventi. Essendo il testo molto interessante e pregno di contenuti abbiamo voluto fare un’intervista divisa in 3 parti, divise tra loro da due brani (qui nel podcast riprodotte parzialmente), tratti dalla compilation “Music for Rojava” edito dall’etichetta Sonic Resistance.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Presentazione-libro-Jin-Jiyan-AzadiFritturaMista26042022_48.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 9 ore 10 - L'assassino dei sogni 29 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nLettura da un libro di Carmelo Musumeci e Giuseppe Ferraro. Un filosofo e un ergastolano si scrivono. Ne nasce un racconto di vite: di quella prigioniera dell’Assassino dei Sogni che non dà scampo, e di quella che pensiamo libera ma che pure può diventare prigione di qua dalle mura del carcere. Ricca del fascino discreto della scrittura epistolare, una riflessione sulla carcerazione che diventa discorso amoroso e “dissequestrando parole” pronuncia sentieri di libertà. Pagine che, quando tutto sembra perso e il buio sta per avere il sopravvento, diventano lezioni e iniezioni di vita, per l’ergastolano, per il filosofo, ma forse anche per tutti.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Lassassino-dei-sogni_29.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 9 ore 20 - Il margine di errore 43 minuti [Arsider]:\r\n\r\nSiamo in onda? Il bello della diretta è la zona più sperimentale della radio “amatoriale”: da quando si è in onda, la costante pressione data dal potenziale fallout tecnico costringe conduttorx – redattorx a dividersi sul momento tra l’autenticità come capacità di restare se stessi e autenticità come impossibilità di continuare a fingere e dissimulare: il famoso “ci scusiamo per i problemi tecnici” accomuna, in una dimensione quasi invisibile, la dialettica urgente tra produzione di contenuti sul momento e l’impossibilità strutturale di esercitarne un totale controllo. Chi si trova seduto di fronte al microfono non può conoscere cosa sta per accadere, se non empiricamente, cercando di giustificare l’imprevisto, talvolta inserendolo nella fase di produzione dei contenuti come elemento cardine. Ciò può accadere in diversi modi, trasformando i palinsesti in laboratori di pratica sperimentale e radicale della musica. L’ascolto che vi proponiamo opera nella zona di margine appena descritta e può costituirsi come una campionatura artistica dell’errore; (e qualunque altro fatto sonoro che si manifesti durante la diretta contro la volontà dei conduttori-redattori). Esiste una possibilità di fuga dell’imprevisto che lo ricollochi in una nuova dimensione? Attraverso l’amplificazione dell’errore è possibile avvicinarsi a risultati artistici che procedano parallelamente ai contenuti e non vi si sovrappongano?\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Il-margine-di-erroreArsider_43.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 9 ore 10 - Alfredo Bandelli 27 minuti [Vibrazioni Sonore]:\r\n\r\nUn approfondimento musicato sulla vita e le opere di un cantautore che con la sua voce e la sua chitarra ha raccontato dall’interno, un mondo fatto di militanza, contestazioni del periodo d’oro della lotta di classe in Italia.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Alfredo-Bandelli-vibrazioni-sonore.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 9 ore 18 - Franti parte 1 34 minuti [Franti]:\r\n\r\nIl podcast che vi apprestate ad ascoltare prende le sue mosse dalla necessità di riattivare un ragionamento collettivo che tenga conto dell’attuale situazione in cui versa la scuola italiana, alla luce del turbine di eventi alla cui manifestazione abbiamo assistito negli ultimi anni, a partire dalla pandemia fino allo scoppio di nuove terribili guerre.\r\n\r\nQuesto esperimento porterà a contatto diverse generazioni di professori e di studenti, impegnati tutti nel difficile compito di ristabilire una egemonia del discorso e della prassi rivoluzionari – a partire anche dall’interrogarsi sul senso di parole come questa – nella scuola.\r\n\r\nEsso è frutto di un lavoro collettivo, e per il collettivo questo lavoro è pensato e svolto: per gli studenti, i docenti e gli educatori, e tutti coloro che gravitano attorno al mondo della scuola, che credono ancora nella possibilità di quello che il situazionista Raoul Vaneigem chiamava “rovesciamento di prospettiva”.\r\n\r\nLe puntate sono tutte registrate nei locali dell’Archivio Moroni e del Centro Sociale di via Conchetta 18, a Milano.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Podcast-Franti-pt.-1_34.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n ","1 Marzo 2024","2024-03-10 18:54:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","Black Holes dal 4 al 10 marzo 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bandelli","Ambiente","archivio Moroni","attivismo","audiolibro","biografia","bloopers","cantautore","carcere","carmelo musumeci","chitarra","chitarrista","Claudio Lavazza","colp","comicità","comitato antirazzista","cox 18","Daniele Ratti","Delfina Donnici","dino frisullo","docenti","donne","ecologia","ergastolo","evasioni","filosofia","franti","giuseppe ferraro","guerra dei trent'anni","immigrazione","inquinamento","insegnamento","intervista","istituto Andrea Wolf","Jin Jiyan Azadi","lavoro","letteratura","lettura","libro","milano","mix","monografia","musica","palestina","Perno originario","Porfido","presentazione","Radio Blackout","radio cane","red star press","risorse naturali","senzaconfine","serie podcast","storia","storia movimenti","Studenti","tamu edizioni","vibrazioni sonore",{"post_content":303,"tags":307},{"matched_tokens":304,"snippet":305,"value":306},[64],"storia non avanza come una \u003Cmark>linea\u003C/mark> retta in uno spazio vuoto"," \r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 5 ore 8,30 - Claudio Lavazza 14 minuti [Centro di documentazione Porfido]:\r\n\r\nNelle vostre cuffiette, camerette e balconi, gli audiocapitoli di Porfido. Oggi Pestifera la mia vita, autobiografia di Claudio Lavazza.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Claudio-Lavazza_14.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 5 ore 11,30 - Presentazione libro \"In cammino con gli ultimi\" 67 minuti [Frittura mista| Radiofabbrica]:\r\n\r\nPresentazione del libro “In cammino con gli ultimi. Dino Frisullo, storia di un militante avido di conoscenza e d’amore, vissuto e morto povero e curioso.” (curato da Senzaconfine. Edizioni Red Star Press, 2023 – 358 pagine).\r\nCon Alessia Montuori (dell’associazione Senzaconfine) e Aldo Canestrari, Ashraf Haj Yahya (della comunità Palestinese che ha conosciuto Dino) e Yilmaz Orkan dell’associazione Uiki (della comunità Curda che ha conosciuto Dino).\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/PresentazioneLibroInCamminoConGliUltimi_67.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 6 ore 8,30 - Il perno originario parte 3 14 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\n“La storia non avanza come una \u003Cmark>linea\u003C/mark> retta in uno spazio vuoto a due dimensioni, ma come una spirale in uno spazio tridimensionale, frastagliato e ricolmo di ciò che resta del passato. Più la storia avanza, più le rovine e le scorie sono numerose e si sedimentano le une sulle altre. E l’epoca capitalista, quella che conosce la più grande accelerazione nelle trasformazione \u003Cmark>dei\u003C/mark> modi di produrre e di vivere, quella a parole più irriverente e meno ossequiosa nei confronti del passato, è dunque, nei fatti, anche quella che produce più rovine – elementi che, per così dire, fanno sempre più parte della “materia prima”, oggettiva e soggettiva, materiale e ideologica, con cui si menano le azioni umane”\r\n\r\n“Lo abbiamo sentito ripetere e ripetuto a nostra volta infinite volte: il capitalismo porta con sé la guerra come le nubi portano la pioggia. Con la guerra \u003Cmark>dei\u003C/mark> Trent’anni possiamo verificare questo principio, ma anche invertirlo, ovvero interessarci a come la guerra, nella stessa misura in cui distrugge uomini e cose, funge da pungolo allo sviluppo di rapporti sociali capitalistici in gestazione”\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Perno-originario-n.3_14.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 7 ore 8,30 - Come ci beviamo il mondo 33 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nQuanta acqua si consuma scaricando un film?\r\nQuanto costa l’acqua all’inizio della catena finanziaria che specula sulla sete?\r\nCosa sono i waterfutures?\r\nA queste e ad altre domande prova a rispondere Daniele Ratti – con cui avevamo già parlato tempo fa di finanziarizzazione della terra – passato recentemente a trovarci per registrare una breve panoramica sull’acqua e sulle molteplici forme della sua “incendiaria” mercificazione.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Acqua-Daniele-Ratti_33.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 8 ore 8,30 - Frank Zappa parte 2 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nSeconda di cinque puntate monografiche dedicate a Frank Zappa.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Frank-Zappa_2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 8 ore 13,30 - Presentazione libro Jin Jiyan Azadi 48 minuti [Frittura Mista|Radiofabbrica]:\r\n\r\nCon l’aiuto della nostra ospite in studio Delfina Donnici; abbiamo presentato “Jin Jiyan Azadi. La rivoluzione delle donne in Kurdistan” – Istituto Andrea Wolf – Tamu, 2022. Delfina Donnici fa parte del comitato italiano di Jineolojî che ha curato la traduzione del libro. Da quando in anni recenti si sono accesi i riflettori sulla resistenza contro l’assedio dello Stato Islamico in Rojava, il movimento delle donne libere curde è diventato a livello globale uno degli esempi rivoluzionari più luminosi del 21° secolo. Jin, Jiyan, Azadî raccoglie le voci di venti rivoluzionarie curde e le compone in un’architettura maestosa: le combattenti ci offrono attraverso memorie private, lettere e pagine di diario una profonda riflessione su un percorso che non inizia con la riconquista di Kobane del 2015 ma ha radici ben più lontane. Ripercorrendo varie fasi della lotta di liberazione curda contro l’oppressione dello stato turco, questo volume offre una avvincente e monumentale ricostruzione della storia recente del Kurdistan, dalla costituzione del Pkk all’arresto di Öcalan, fino all’elaborazione \u003Cmark>dei\u003C/mark> nuovi paradigmi del confederalismo democratico e di Jineolojî, la scienza delle donne. Per la prima volta scopriamo dalla prospettiva delle protagoniste la visione del mondo e le scelte di vita che le hanno portate alla guida di una guerra di liberazione, oltre che di un epocale progetto di trasformazione \u003Cmark>dei\u003C/mark> rapporti tra donne e uomini, tra nazioni e tra specie viventi. Essendo il testo molto interessante e pregno di contenuti abbiamo voluto fare un’intervista divisa in 3 parti, divise tra loro da due brani (qui nel podcast riprodotte parzialmente), \u003Cmark>tratti\u003C/mark> dalla compilation “Music for Rojava” edito dall’etichetta Sonic Resistance.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Presentazione-libro-Jin-Jiyan-AzadiFritturaMista26042022_48.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 9 ore 10 - L'assassino \u003Cmark>dei\u003C/mark> sogni 29 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nLettura da un libro di Carmelo Musumeci e Giuseppe Ferraro. Un filosofo e un ergastolano si scrivono. Ne nasce un racconto di vite: di quella prigioniera dell’Assassino \u003Cmark>dei\u003C/mark> Sogni che non dà scampo, e di quella che pensiamo libera ma che pure può diventare prigione di qua dalle mura del carcere. Ricca del fascino discreto della scrittura epistolare, una riflessione sulla carcerazione che diventa discorso amoroso e “dissequestrando parole” pronuncia sentieri di libertà. Pagine che, quando tutto sembra perso e il buio sta per avere il sopravvento, diventano lezioni e iniezioni di vita, per l’ergastolano, per il filosofo, ma forse anche per tutti.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Lassassino-dei-sogni_29.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 9 ore 20 - Il margine di errore 43 minuti [Arsider]:\r\n\r\nSiamo in onda? Il bello della diretta è la zona più sperimentale della radio “amatoriale”: da quando si è in onda, la costante pressione data dal potenziale fallout tecnico costringe conduttorx – redattorx a dividersi sul momento tra l’autenticità come capacità di restare se stessi e autenticità come impossibilità di continuare a fingere e dissimulare: il famoso “ci scusiamo per i problemi tecnici” accomuna, in una dimensione quasi invisibile, la dialettica urgente tra produzione di contenuti sul momento e l’impossibilità strutturale di esercitarne un totale controllo. Chi si trova seduto di fronte al microfono non può conoscere cosa sta per accadere, se non empiricamente, cercando di giustificare l’imprevisto, talvolta inserendolo nella fase di produzione \u003Cmark>dei\u003C/mark> contenuti come elemento cardine. Ciò può accadere in diversi modi, trasformando i palinsesti in laboratori di pratica sperimentale e radicale della musica. L’ascolto che vi proponiamo opera nella zona di margine appena descritta e può costituirsi come una campionatura artistica dell’errore; (e qualunque altro fatto sonoro che si manifesti durante la diretta contro la volontà \u003Cmark>dei\u003C/mark> conduttori-redattori). Esiste una possibilità di fuga dell’imprevisto che lo ricollochi in una nuova dimensione? Attraverso l’amplificazione dell’errore è possibile avvicinarsi a risultati artistici che procedano parallelamente ai contenuti e non vi si sovrappongano?\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Il-margine-di-erroreArsider_43.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 9 ore 10 - Alfredo Bandelli 27 minuti [Vibrazioni Sonore]:\r\n\r\nUn approfondimento musicato sulla vita e le opere di un cantautore che con la sua voce e la sua chitarra ha raccontato dall’interno, un mondo fatto di militanza, contestazioni del periodo d’oro della lotta di classe in Italia.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Alfredo-Bandelli-vibrazioni-sonore.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 9 ore 18 - Franti parte 1 34 minuti [Franti]:\r\n\r\nIl podcast che vi apprestate ad ascoltare prende le sue mosse dalla necessità di riattivare un ragionamento collettivo che tenga conto dell’attuale situazione in cui versa la scuola italiana, alla luce del turbine di eventi alla cui manifestazione abbiamo assistito negli ultimi anni, a partire dalla pandemia fino allo scoppio di \u003Cmark>nuove\u003C/mark> terribili guerre.\r\n\r\nQuesto esperimento porterà a contatto diverse generazioni di professori e di studenti, impegnati tutti nel difficile compito di ristabilire una egemonia del discorso e della prassi rivoluzionari – a partire anche dall’interrogarsi sul senso di parole come questa – nella scuola.\r\n\r\nEsso è frutto di un lavoro collettivo, e per il collettivo questo lavoro è pensato e svolto: per gli studenti, i docenti e gli educatori, e tutti coloro che gravitano attorno al mondo della scuola, che credono ancora nella possibilità di quello che il situazionista Raoul Vaneigem chiamava “rovesciamento di prospettiva”.\r\n\r\nLe puntate sono tutte registrate nei locali dell’Archivio Moroni e del Centro Sociale di via Conchetta 18, a Milano.\r\n\r\n\r\n[audio 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Tocca essere cauti perché se da un lato sembra fuori discussione che l'Ucraina possa costringere la Russia a rientrare dentro i confini precedenti al 2014 non pare nemmeno possibile che l'Ucraina possa al momento riprendersi il Donbass per poi mantenerlo, perché si tratterebbe poi di difenderlo. Se anche il supporto occidentale si rivelasse tanto rilevante da costringere i russi a rinculare, è abbastanza certo che questo innescherebbe solo una mobilitazione di massa tra i giovani russi che potrebbero triplicare i propri effettivi. Insomma, ancora una volta non si tratta di ribaltare le sorti militari sul campo ma di dissanguare la Russia di Putin, dal punto di vista \u003Cmark>dei\u003C/mark> costi umani ed economici, per rendere il futuro di Putin più incerto e costringerlo a mitigare le sue posizioni. A che prezzo, ammesso che accada, l'Ucraina e la Nato potrebbero conseguire obiettivi di questo tipo? 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Proprio perché da sempre relegate tra le mura domestiche e imbrigliate in ruoli determinati, le donne quando raccontano la loro esperienza partigiana hanno avuto la tendenza a autosvalutarsi o a banalizzare il contributo apportato. La partigiana Nelia Benissone Costa disse a tal proposito:\r\n“tanto gli uomini sono pieni di sé, tanto le donne preferiscono tacere”. Per questo motivo è per molti denominata Resistenza taciuta. La storia delle donne nella Resistenza è ancora troppo sommerso e spesso relegato al ruolo della “staffetta”, descritta quasi sempre in modo romantico e limitandone l’azione al mero trasporto clandestino di documenti o istruzioni. In realtà le donne hanno combattuto e subito le stesse violenze (con l’aggravante dello stupro nella maggior parte dei casi) degli uomini. Per le partigiane la lotta alla liberazione del proprio paese dalla tirannia nazi-fascista è stata, invece, l’occasione per affermare i propri diritti auspicando un ruolo diverso della donna nella società. E sembrava fosse davvero arrivato il momento: le italiane si sentirono finalmente alla pari dei propri compagni, i quali, d’altro canto, ne riconobbero il valore e il coraggio. Il coinvolgimento del genere femminile alla Resistenza, invece, fu consistente. Secondo i dati diffusi dall’ANPI, infatti, viene fuori questo spettro:\r\n• 70000 donne organizzate nei Gruppi di difesa della donna\r\n• 35000 partigiane, che operavano come combattenti\r\n• 20000 donne con funzioni di supporto (le cosiddette staffette)\r\n• 4563 arrestate torturate e condannate dai tribunali fascisti\r\n• 2900 giustiziate o uccise in combattimento\r\n• 2750 deportate in Germania nei lager nazisti\r\n• 1700 ferite\r\n• 623 fucilate e cadute\r\n• 512 commissarie di guerra\r\nLe donne sposarono la causa della Resistenza per varie ragioni: per ideali politici, per aiutare parenti o amici che avevano abbracciato le armi, per contribuire al ritorno della giustizia.\r\nC’erano operaie, contadine o donne borghesi. Furono attive su più fronti e con ruoli diversi, ad esempio nei paesi di montagna vi era un’alta percentuale di staffette. Le donne di città, invece, prendevano parte per lo più alla Resistenza politica e civile ed entrarono a far parte dei GAP (gruppi di azione patriottica) e delle SAP (squadre di azione patriottica).\r\nOrganizzavano scioperi e manifestazioni contro il fascismo nelle fabbriche dove lavoravano al posto degli uomini andati in guerra o che si erano uniti ai partigiani. Furono creati i Gruppi di difesa della donna, i quali si occuparono di garantire i diritti delle donne e dei loro bambini e organizzavano la raccolta di indumenti, medicinali e informazioni, che venivano fatti recapitare alle staffette per poi portarle ai partigiani. Queste ultime, infatti, avevano il compito di tenere i contatti fra le diverse brigate o con le famiglie dei combattenti. A volte la staffetta reclutava anche nuovi potenziali resistenti e all’interno della brigata faceva da infermiera ai feriti, tenendo anche i contatti con il medico o con il farmacista, dai quali si faceva dare le medicine necessarie. Di norma non erano armate, per evitare di essere identificate e arrestate nel corso di un’eventuale perquisizione e per tale motivo si vestivano in modo comune, fornite spesso di una borsa con il doppio fondo per poter nascondere il materiale che portavano con sé. Inoltre, nelle campagne e nei luoghi più accessibili ai partigiani, le donne misero spesso a disposizione le proprie case per fornire un\r\nnascondiglio o garantire un pasto caldo. Le partigiane che abbracciarono le armi, come Carla Capponi vice comandante di una formazione operante a Roma, invasero un mondo prettamente maschile. Nelle formazioni nei primi tempi vi furono delle contestazioni da parte di alcuni partigiani, contro la presenza femminile, ma alla fine anche i più scettici dovettero ricredersi. Le donne combattevano al fianco degli uomini, nelle montagne, al freddo, in alcuni casi si dedicavano a delle vere e proprie azioni di sabotaggio militare, mettendo a rischio la loro vita o addirittura perdendola. Come sempre accade in periodi di guerra questo cambiamento della condizione femminile fu solamente temporaneo e l’emancipazione che ne derivò fu abbastanza limitata: la nuova Repubblica, malgrado la concessione del diritto al voto e della partecipazione alla vita politica, continuò a mantenere leggi e tradizioni codificate sotto il regime fascista, relegando di nuovo la popolazione femminile ad un ruolo subalterno.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIn seguito, con l'aiuto della nostra ospite in studio Delfina Donnici; abbiamo presentato \"Jin Jiyan Azadi. La rivoluzione delle donne in Kurdistan\" - Istituto Andrea Wolf - Tamu, 2022. Delfina Donnici fa parte del comitato italiano di Jineolojî che ha curato la traduzione del libro. Da quando in anni recenti si sono accesi i riflettori sulla resistenza contro l'assedio dello Stato Islamico in Rojava, il movimento delle donne libere curde è diventato a livello globale uno degli esempi rivoluzionari più luminosi del 21° secolo. Jin, Jiyan, Azadî raccoglie le voci di venti rivoluzionarie curde e le compone in un’architettura maestosa: le combattenti ci offrono attraverso memorie private, lettere e pagine di diario una profonda riflessione su un percorso che non inizia con la riconquista di Kobane del 2015 ma ha radici ben più lontane. Ripercorrendo varie fasi della lotta di liberazione curda contro l'oppressione dello stato turco, questo volume offre una avvincente e monumentale ricostruzione della storia recente del Kurdistan, dalla costituzione del Pkk all'arresto di Öcalan, fino all'elaborazione dei nuovi paradigmi del confederalismo democratico e di Jineolojî, la scienza delle donne. Per la prima volta scopriamo dalla prospettiva delle protagoniste la visione del mondo e le scelte di vita che le hanno portate alla guida di una guerra di liberazione, oltre che di un epocale progetto di trasformazione dei rapporti tra donne e uomini, tra nazioni e tra specie viventi. Essendo il testo molto interessante e pregno di contenuti abbiamo voluto fare un'intervista divisa in 3 parti, divise tra loro da due brani (qui nel podcast riprodotte parzialmente), tratti dalla compilation \"Music for Rojava\" edito dall'etichetta Sonic Resistance.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/F_m_26_04_Speciale-presentazione-libro-Jin-Jiyna-Azadi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nInfine, con l'aiuto della presidente di una piccola associazione pro-Palestina di Genova che si chiama New Weapons Research Group, che si occupa principalmente degli effetti sui civili di Gaza dell’uso di armi da parte dell’esercito israeliano (il sito è http://we4gaza.org/) abbiamo raccontato la resistenza delle donne palestinesi. La presidente Paola Manduca è una genetista in pensione dell’Università di Genova che, fino a poco tempo fà, si recava regolarmente a Gaza per studiare gli effetti dei bombardamenti soprattutto su madri e neonati. Le donne nella Striscia di Gaza hanno vissuto sulla loro pelle l’Inverno Caldo del 2008 e mantengono vividi nella memoria i ricordi delle ignobili operazioni militari israeliane susseguitesi negli anni, da Operazione Piombo Fuso a Operazione Margine di Protezione, sino agli ultimi attacchi di maggio 2021. Combattono per la liberazione della mente, del corpo e della Terra nella più grande prigione a cielo aperto del mondo. Resistono da quando sono nate ad una violenta dominazione che coinvolge ogni ambito della loro vita; al contempo continuano a battersi affinché all’interno di questa striscia di terra lunga poco più di 40 km vi siano le condizioni necessarie per una vita libera dalla cultura e dalla realtà patriarcale, estremamente violenta. Un numero ancora troppo elevato di donne a Gaza subisce la fitta struttura di equilibri e leggi tradizionali che ne limita drasticamente la libertà. Le donne a Gaza lottano da sempre per i propri diritti, per la loro emancipazione, autodeterminazione e indipendenza economica. Fronteggiano la violenza di genere creando reti di supporto psicologico e legale per le donne con situazioni familiari difficili; Lottano come giovani universitarie per il diritto allo studio per tutti e tutte, per una rappresentanza studentesca che sia anche femminile, per un welfare accademico degno ed accessibile; Lottano come infermiere e dottoresse per una sanità il più possibile a disposizione delle donne di Gaza, nonostante i limiti inimmaginabili causati da decenni di assedio, totale chiusura della Striscia di Gaza. Combattono in prima linea, curano i feriti, sostengono i percorsi psicologici necessari per affrontare i traumi di guerra e le sindromi da stress post traumatico che dilagano nella popolazione adulta, così come nei bambini. Sono la Resistenza attiva della Palestina. Il blocco e l'isolamento subito dalla popolazione impedisce al mondo di sapere cosa succede \"tra le mura di Gaza\". Spetta a noi, che oggi ne abbiamo la possibilità, rompere questo isolamento.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/F_m_26_04_Paola-Mancuso-su-situazione-donne-palestinai.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","28 Aprile 2022","2022-04-28 19:56:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/copertina-jin-jiyan-azadi-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 26/04/2022",1651175767,[],[],{"post_content":498},{"matched_tokens":499,"snippet":500,"value":501},[65],"dello stupro nella maggior parte \u003Cmark>dei\u003C/mark> casi) degli uomini. 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Proprio perché da sempre relegate tra le mura domestiche e imbrigliate in ruoli determinati, le donne quando raccontano la loro esperienza partigiana hanno avuto la tendenza a autosvalutarsi o a banalizzare il contributo apportato. La partigiana Nelia Benissone Costa disse a tal proposito:\r\n“tanto gli uomini sono pieni di sé, tanto le donne preferiscono tacere”. Per questo motivo è per molti denominata Resistenza taciuta. La storia delle donne nella Resistenza è ancora troppo sommerso e spesso relegato al ruolo della “staffetta”, descritta quasi sempre in modo romantico e limitandone l’azione al mero trasporto clandestino di documenti o istruzioni. In realtà le donne hanno combattuto e subito le stesse violenze (con l’aggravante dello stupro nella maggior parte \u003Cmark>dei\u003C/mark> casi) degli uomini. Per le partigiane la lotta alla liberazione del proprio paese dalla tirannia nazi-fascista è stata, invece, l’occasione per affermare i propri diritti auspicando un ruolo diverso della donna nella società. E sembrava fosse davvero arrivato il momento: le italiane si sentirono finalmente alla pari \u003Cmark>dei\u003C/mark> propri compagni, i quali, d’altro canto, ne riconobbero il valore e il coraggio. Il coinvolgimento del genere femminile alla Resistenza, invece, fu consistente. Secondo i dati diffusi dall’ANPI, infatti, viene fuori questo spettro:\r\n• 70000 donne organizzate nei Gruppi di difesa della donna\r\n• 35000 partigiane, che operavano come combattenti\r\n• 20000 donne con funzioni di supporto (le cosiddette staffette)\r\n• 4563 arrestate torturate e condannate dai tribunali fascisti\r\n• 2900 giustiziate o uccise in combattimento\r\n• 2750 deportate in Germania nei lager nazisti\r\n• 1700 ferite\r\n• 623 fucilate e cadute\r\n• 512 commissarie di guerra\r\nLe donne sposarono la causa della Resistenza per varie ragioni: per ideali politici, per aiutare parenti o amici che avevano abbracciato le armi, per contribuire al ritorno della giustizia.\r\nC’erano operaie, contadine o donne borghesi. Furono attive su più fronti e con ruoli diversi, ad esempio nei paesi di montagna vi era un’alta percentuale di staffette. Le donne di città, invece, prendevano parte per lo più alla Resistenza politica e civile ed entrarono a far parte \u003Cmark>dei\u003C/mark> GAP (gruppi di azione patriottica) e delle SAP (squadre di azione patriottica).\r\nOrganizzavano scioperi e manifestazioni contro il fascismo nelle fabbriche \u003Cmark>dove\u003C/mark> lavoravano al posto degli uomini andati in guerra o che si erano uniti ai partigiani. Furono creati i Gruppi di difesa della donna, i quali si occuparono di garantire i diritti delle donne e \u003Cmark>dei\u003C/mark> loro bambini e organizzavano la raccolta di indumenti, medicinali e informazioni, che venivano fatti recapitare alle staffette per poi portarle ai partigiani. Queste ultime, infatti, avevano il compito di tenere i contatti fra le diverse brigate o con le famiglie \u003Cmark>dei\u003C/mark> combattenti. A volte la staffetta reclutava anche nuovi potenziali resistenti e all’interno della brigata faceva da infermiera ai feriti, tenendo anche i contatti con il medico o con il farmacista, dai quali si faceva dare le medicine necessarie. Di norma non erano armate, per evitare di essere identificate e arrestate nel corso di un’eventuale perquisizione e per tale motivo si vestivano in modo comune, fornite spesso di una borsa con il doppio fondo per poter nascondere il materiale che portavano con sé. Inoltre, nelle campagne e nei luoghi più accessibili ai partigiani, le donne misero spesso a disposizione le proprie case per fornire un\r\nnascondiglio o garantire un pasto caldo. Le partigiane che abbracciarono le armi, come Carla Capponi vice comandante di una formazione operante a Roma, invasero un mondo prettamente maschile. Nelle formazioni nei primi tempi vi furono delle contestazioni da parte di alcuni partigiani, contro la presenza femminile, ma alla fine anche i più scettici dovettero ricredersi. Le donne combattevano al fianco degli uomini, nelle montagne, al freddo, in alcuni casi si dedicavano a delle vere e proprie azioni di sabotaggio militare, mettendo a rischio la loro vita o addirittura perdendola. Come sempre accade in periodi di guerra questo cambiamento della condizione femminile fu solamente temporaneo e l’emancipazione che ne derivò fu abbastanza limitata: la nuova Repubblica, malgrado la concessione del diritto al voto e della partecipazione alla vita politica, continuò a mantenere leggi e tradizioni codificate sotto il regime fascista, relegando di nuovo la popolazione femminile ad un ruolo subalterno.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIn seguito, con l'aiuto della nostra ospite in studio Delfina Donnici; abbiamo presentato \"Jin Jiyan Azadi. La rivoluzione delle donne in Kurdistan\" - Istituto Andrea Wolf - Tamu, 2022. Delfina Donnici fa parte del comitato italiano di Jineolojî che ha curato la traduzione del libro. Da quando in anni recenti si sono accesi i riflettori sulla resistenza contro l'assedio dello Stato Islamico in Rojava, il movimento delle donne libere curde è diventato a livello globale uno degli esempi rivoluzionari più luminosi del 21° secolo. Jin, Jiyan, Azadî raccoglie le voci di venti rivoluzionarie curde e le compone in un’architettura maestosa: le combattenti ci offrono attraverso memorie private, lettere e pagine di diario una profonda riflessione su un percorso che non inizia con la riconquista di Kobane del 2015 ma ha radici ben più lontane. Ripercorrendo varie fasi della lotta di liberazione curda contro l'oppressione dello stato turco, questo volume offre una avvincente e monumentale ricostruzione della storia recente del Kurdistan, dalla costituzione del Pkk all'arresto di Öcalan, fino all'elaborazione \u003Cmark>dei\u003C/mark> nuovi paradigmi del confederalismo democratico e di Jineolojî, la scienza delle donne. Per la prima volta scopriamo dalla prospettiva delle protagoniste la visione del mondo e le scelte di vita che le hanno portate alla guida di una guerra di liberazione, oltre che di un epocale progetto di trasformazione \u003Cmark>dei\u003C/mark> rapporti tra donne e uomini, tra nazioni e tra specie viventi. Essendo il testo molto interessante e pregno di contenuti abbiamo voluto fare un'intervista divisa in 3 parti, divise tra loro da due brani (qui nel podcast riprodotte parzialmente), \u003Cmark>tratti\u003C/mark> dalla compilation \"Music for Rojava\" edito dall'etichetta Sonic Resistance.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/F_m_26_04_Speciale-presentazione-libro-Jin-Jiyna-Azadi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nInfine, con l'aiuto della presidente di una piccola associazione pro-Palestina di Genova che si chiama New Weapons Research Group, che si occupa principalmente degli effetti sui civili di Gaza dell’uso di armi da parte dell’esercito israeliano (il sito è http://we4gaza.org/) abbiamo raccontato la resistenza delle donne palestinesi. La presidente Paola Manduca è una genetista in pensione dell’Università di Genova che, fino a poco tempo fà, si recava regolarmente a Gaza per studiare gli effetti \u003Cmark>dei\u003C/mark> bombardamenti soprattutto su madri e neonati. Le donne nella Striscia di Gaza hanno vissuto sulla loro pelle l’Inverno Caldo del 2008 e mantengono vividi nella memoria i ricordi delle ignobili operazioni militari israeliane susseguitesi negli anni, da Operazione Piombo Fuso a Operazione Margine di Protezione, sino agli ultimi attacchi di maggio 2021. Combattono per la liberazione della mente, del corpo e della Terra nella più grande prigione a cielo aperto del mondo. Resistono da quando sono nate ad una violenta dominazione che coinvolge ogni ambito della loro vita; al contempo continuano a battersi affinché all’interno di questa striscia di terra lunga poco più di 40 km vi siano le condizioni necessarie per una vita libera dalla cultura e dalla realtà patriarcale, estremamente violenta. Un numero ancora troppo elevato di donne a Gaza subisce la fitta struttura di equilibri e leggi tradizionali che ne limita drasticamente la libertà. Le donne a Gaza lottano da sempre per i propri diritti, per la loro emancipazione, autodeterminazione e indipendenza economica. Fronteggiano la violenza di genere creando reti di supporto psicologico e legale per le donne con situazioni familiari difficili; Lottano come giovani universitarie per il diritto allo studio per tutti e tutte, per una rappresentanza studentesca che sia anche femminile, per un welfare accademico degno ed accessibile; Lottano come infermiere e dottoresse per una sanità il più possibile a disposizione delle donne di Gaza, nonostante i limiti inimmaginabili causati da decenni di assedio, totale chiusura della Striscia di Gaza. Combattono in prima \u003Cmark>linea\u003C/mark>, curano i feriti, sostengono i percorsi psicologici necessari per affrontare i traumi di guerra e le sindromi da stress post traumatico che dilagano nella popolazione adulta, così come nei bambini. Sono la Resistenza attiva della Palestina. Il blocco e l'isolamento subito dalla popolazione impedisce al mondo di sapere cosa succede \"tra le mura di Gaza\". Spetta a noi, che oggi ne abbiamo la possibilità, rompere questo isolamento.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/F_m_26_04_Paola-Mancuso-su-situazione-donne-palestinai.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ",[503],{"field":156,"matched_tokens":504,"snippet":500,"value":501},[65],{"best_field_score":457,"best_field_weight":161,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":37,"score":482,"tokens_matched":88,"typo_prefix_score":96},{"document":507,"highlight":519,"highlights":525,"text_match":455,"text_match_info":528},{"comment_count":37,"id":508,"is_sticky":37,"permalink":509,"podcastfilter":510,"post_author":97,"post_content":511,"post_date":512,"post_excerpt":43,"post_id":508,"post_modified":513,"post_thumbnail":514,"post_title":515,"post_type":142,"sort_by_date":516,"tag_links":517,"tags":518},"71622","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-22-ottobre-difesa-europea-le-piazze-no-pass-fronti-di-guerra-frontiere-cpr-prigioni-libiche-missioni-allestero/",[97],"Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/2021-10-22-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nVerso la difesa europea?\r\nVi sono due elementi decisivi nel disegnare il futuro quadro del mondo militare: i nuovi assetti geopolitici e l’evoluzione dell’apparato industriale militare. Dal punto di vista geopolitico i fattori di novità sono da un lato il Mediterraneo che dilata i propri confini geografici disegnando una nuova dimensione – il “Mediterraneo allargato” – e dall’altro l’Africa al centro delle attenzioni delle potenze globali.\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Ratti dell’Ateneo libertario di Milano \r\n\r\nPiazze del Balpaese\r\nUn colpo al cerchio e uno alla botte. Il senato vota contro Forza Nuova ed i No Tav. La teoria degli opposti estremismi, prontamente rispolverata dopo l’assalto fascista alla sede nazionale della CGIL a Roma, è la cifra di un governo che, al di là dell’ammucchiata che lo appoggia, ha un solo chiaro obiettivo: sostenere le imprese. Ad ogni costo, senza mettere mano al portafoglio per la tutela di chi lavora ed è esposto ad epidemie, agenti cancerogeni, ritmi di lavoro che uccidono.\r\nL’introduzione del green pass per l’accesso a servizi e posti di lavoro è un grande laboratorio di controllo sociale, che potrebbe durare e riadattarsi ad altri contesti. \r\nD’altro canto, il condensarsi intorno alla questione green pass di un insieme composito di oppositori, dove trovano ampio spazio sovranisti, fascisti, rossobruni, mistici, rende difficilmente attraversabili piazze e contesti di lotta, dove l’opposizione al lasciapassare sanitario, si traduce in mera propaganda per medicine alternative, teorie cospirazioniste che attaccano un immaginario “sistema di dominazione occulta” assolvendo, nei fatti, i veri responsabili del disastro che viviamo, che invece sono sin troppo noti e visibili, perché siedono sui banchi del parlamento e nei consigli di amministrazione delle aziende.\r\nIntanto Draghi, quasi indisturbato, annuncia una manovra di sangue e sudore, mentre i pronto soccorso esplodono, si moltiplicano licenziamenti e sfratti.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nLa linea invisibile. Frontiere, CPR, prigioni libiche, missioni all’estero: fronti di guerra\r\nI confini sono linee tracciate sulle mappe. In mare, in montagna, tra i boschi sono invisibili, fatti di nulla. Solo uomini e donne in armi li rendono veri, solo gli eserciti trasformano quei sottili tratti neri nella barriera che separa i salvati dai sommersi, chi ha la libertà di muoversi e chi non ce l’ha.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nGiovedì 4 novembre\r\nfesta degli assassini\r\npresidio antimilitarista in piazza Castello\r\ndalle 16\r\n\r\nMartedì 9 novembre\r\nGuerre tricolori. Missioni militari tra gasdotti, colonialismo e lager per migranti\r\nore 18\r\nalla Tettoia dei Contadini a Porta Palazzo\r\nInterventi dei compagn* dell’Assemblea Antimilitarista che presenteranno le iniziative contro l’aerospace and defence meetings e le missioni militari all'estero e di Daniele Ratti dell’Ateneo Libertario di Milano\r\n\r\nSabato 20 novembre\r\nCorteo antimilitarista\r\nore 14,30 Porta Palazzo – Corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nContro i mercanti d’armi, le fabbriche di morte e le basi militari\r\nContro l’Aerospace & defence meetings\r\nContro la spesa di guerra e le missioni militari all’estero\r\nContro il colonialismo tricolore, boicottiamo l’ENI\r\nContro la guerra ai migranti e ai poveri\r\nContro la violenza sessista di ogni esercito\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 20,30\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo","3 Novembre 2021","2021-11-03 17:05:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/antimilitarismo-color-verdastro-200x110.jpg","Anarres del 22 ottobre. Difesa europea? Le piazze no pass. Fronti di guerra: Frontiere, CPR, prigioni libiche, missioni all’estero...",1635959136,[],[],{"post_content":520},{"matched_tokens":521,"snippet":523,"value":524},[522],"dove","un insieme composito di oppositori, \u003Cmark>dove\u003C/mark> trovano ampio spazio sovranisti, fascisti,","Il nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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